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ZAIA HA GIA’ CAMBIATO IDEA SUL NON RICANDIDARE I TRE CONSIGLIERI DELLA LEGA CHE HANNO PRESO I 600 EURO

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

“CI SONO CASI E CASI, DEVO PARLARE CON LORO”… PERFETTO, VUOLE SALVARE IL SUO VICE

Dopo aver ostentato sicurezza e pugno duro, oggi Luca Zaia ha fatto un mezzo passo indietro sul caso dei consiglieri leghisti in Veneto che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro riservato ai lavoratori autonomi e alle Partite Iva.
Lunedì e martedì, infatti, il Presidente veneto aveva annunciato la non candidatura — alle elezioni Regionali in programma il prossimo 20 e 21 settembre — degli esponenti coinvolti in questa vicenda che ha indignato l’Italia intera, seguendo la linea definita anche dal Carroccio a livello nazionale.
Oggi spiega che prima di prendere una decisione definitiva vorrà  confrontarsi con le tre persone in questione, spiegando che ci sono «casi e casi».
Quel vecchio ‘celodurismo’ leghista appare, oggi, ammorbidito rispetto agli scorsi giorni. Nelle prossime ore, prima di una decisione ufficiale, Luca Zaia incontrerà  i consiglieri veneti Riccardo Barbisan ed Alessandro Montagnoli per ascoltare le loro giustificazioni (già  rese pubbliche nei giorni scorsi attraverso interviste e post social). Stesso discorso, ma con una delicatezza ben differente, vale per il suo vice Gianluca Forcolin.
E l’indicazione dei «casi e casi» viene fornita dallo stesso Luca Zaia, a margine di un evento con la Protezione Civile a Marghera: “Stiamo parlando di scelte che non sono state illegali, ma il tema è quello dell’opportunità . Noi abbiamo tre casi molto differenti tra loro: due consiglieri hanno chiesto il bonus e lo hanno ottenuto, prima di documentare la loro beneficenza; poi c’è quello del vice presidente, che è socio di minoranza di uno studio associato che ha presentato domande per i soci e i clienti».
Basta credere alla versione e il gioco è fatto.
Abbiamo capito.

(da agenzie)

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IL RAS DI FRATELLI D’ITALIA IN VENETO CANDIDA IL GENERO: PIU’ CHE DIO E PATRIA CONTA LA FAMIGLIA

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

SERGIO BERLATO GIRA AL CONGIUNTO I VOTI DEI CACCIATORI: “AVENDO SPOSATO MIA FIGLIA, E’ ANCORA PIU’ AFFIDABILE”… BERLATO COME EUROPARLAMENTARE AVEVA GIA’ FATTO ASSUMERE COME ASSISTENTE SIA LA MOGLIE CHE IL GENERO

Mentre un sindaco ed ex candidato di Fratelli d’Italia viene indagato per il centro migranti e per le strane assunzioni effettuate, Sergio Berlato, europarlamentare, ieri ha candidato il genero al consiglio regionale del Veneto:
Dio, Patria e famiglia. Anzi, quando si parla dell’eurodeputato Sergio Berlato, plenipotenziario di Fratelli d’Italia in Veneto, nonchè da anni riferimento delle migliaia di cacciatori della zona (è presidente della Confederazione delle associazioni venatorie italiane), bisognerebbe precisare: soprattutto famiglia.
Nel 2017 si seppe che aveva fatto assumere dal Parlamento europeo, per poi assegnarli al suo staff come local assistant, sia la moglie Nicoletta Brigato, sia il genero, Vincenzo Forte. Stipendio: 2.700 euro lordi per dodici mensilità  (tutto secondo il protocollo di Bruxelles, sia chiaro).
Oggi, invece, eccolo muoversi di nuovo a fianco dello stesso genero, candidato di FdI alle prossime regionali.
Per sostenerlo, e garantirgli un bel pacchetto di voti, Berlato nei giorni scorsi ha inviato una lettera ai 7mila cacciatori vicentini della sua associazione: «Vincenzo Forte – ha scritto – oltre che essere un nostro iscritto ed un dirigente di partito è anche marito di mia figlia Sara, la qual cosa lo rende ancora più affidabile rispetto ad altri possibili candidati». Irrituale?
«Assolutamente no – dice lui –. sappiamo come va in politica. Io di Vincenzo, che ha sposato mia figlia 13 anni fa, invece conosco anche il numero di scarpe»

(da agenzie)

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ADDIO MOVIMENTO, NASCE IL PARTITO CINQUESTELLE

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

IL POPOLO DI ROUSSEAU DOMANI AL VOTO PER ABBATTERE GLI ULTIMI DUE BASTIONI DEL GRILLISMO: DOPPIO MANDATO E ALLEANZE

La trasformazione di Ferragosto. Nella settimana più calda dell’estate, quando gli italiani si concedono quei pochi giorni di vacanza nonostante il Covid e la crisi economica, ecco che il Blog delle Stelle pubblica il post dei post.
Quello che cambia la natura del Movimento 5 Stelle e che lo rende definitivamente partito. Si voterà  giovedì e venerdì. Il responso arriverà  il 14 sera.
Nell’afa agostana, quasi di soppiatto, il capo politico Vito Crimi chiede agli iscritti non solo di votare per derogare al limite dei due mandati per quanto riguarda i consiglieri comunali ma autorizza un consigliere anche a dimettersi per candidarsi altrove.
Inoltre si chiede di dare il via libera alle alleanze con i partiti tradizionali nelle elezioni amministrative. In pratica accanto al simbolo M5s ci sarà  a tutti gli effetti quello di altri partiti, si inizia con la Liguria e con il Pd. Si tratta ancora sulla regione Marche per trovare un’intesa con i dem.
Le regole cardine su cui il grillismo si è basato in tutti questi anni potrebbero essere spazzate via con un clic. Le battaglie contro la cosiddetta “casta che vive di politica” si infrangono contro il muro della tradizione partitica per eccellenza. Chi doveva cambiare il Parlamento alla fine è stato cambiato nel profondo.
Per quando il capo politico si sforzi a dire che “un eventuale cambiamento non è da intendersi come una deroga o passo indietro sui nostri principi (per noi la politica sarà  sempre essere al servizio dei cittadini e del Paese e non per se stessi), ma il riconoscimento di una realtà  di fatto, che può aiutarci a crescere, maturare e migliorarci”, il Movimento è comunque in subbuglio.
La deroga studiata ad hoc per Virginia Raggi, all’indomani del ‘Daje’ di Beppe Grillo alla ricandidatura del sindaco di Roma, viene visto come un escamotage. E questo spiega il malcontento diffuso di queste ore.
“Mandato zero? Pura ipocrisia. Il limite del secondo mandato muore con la ricandidatura di Virginia Raggi”, lo sfogo affidato all’Adnkronos da fonti pentastellate, che attaccano: “La si smetta con queste prese in giro degli elettori: dopo il mandato zero, si inventeranno il mandato meno uno?”.
Molto più diretto Stefano Buffagni. “Ogni volta che deroghi ad una regola praticamente la cancelli”. Così il vice ministro M5s allo Sviluppo economico ha commentato la vicenda su Facebook, citando una frase di Gianroberto Casaleggio (di cui allega un vecchia foto insieme all’altro fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo).
Crimi la spiega così: “Il limite dei due mandati era stato introdotto per evitare che la politica diventasse una professione, ma con il tempo ci si è resi conto di quanto fosse difficile paragonare l’attività  politica che si svolge in Parlamento e nei consigli regionali, a quella che si realizza in un consiglio comunale: qui il professionismo della politica è quasi inesistente e senza un puro, sincero, spirito di servizio, è difficile andare avanti”. Perchè il malcontento dei parlamentari? Perchè sperano nei fatti che la deroga arrivi presto anche per loro.
E poi ancora: “Il Comitato di Garanzia — scrive Crimi – audito in merito, ha valutato le richieste provenienti dai territori e le ha ritenute meritevoli di attenzione, sia per il complesso e articolato percorso intrapreso che per la modalità  partecipata con cui è stato realizzato. Tuttavia, il Comitato ritiene necessario sottoporre questa scelta al voto degli iscritti. Pertanto gli iscritti saranno chiamati a decidere sulla proposta di autorizzare il Capo Politico, sentito il Comitato di Garanzia, a valutare la possibilità  di alleanze per le elezioni amministrative oltre che con le liste civiche anche con i partiti tradizionali”.
Le urla “fuori i partiti dai Palazzi” sono solo un lontano ricordo. Ora i partiti sono gli alleati in campagna elettorale. Stessa coalizione, stesso palco.

(da “Huffingtonpost”)

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I DATI DEL SOLE 24 ORE: QUOTA 100 E’ UN FLOP, CROLLATE LE DOMANDE

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

LA PATACCA DI SALVINI E’ SERVITA SOLO A SPUTTANARE 6 MILIONI… A POCHI INTERESSA ANDARE IN PENSIONE PRIMA PERDENDO 200 EURO AL MESE

Secondo dati raccolti dal Sole 24ore la riformetta che tanto piaceva a Matteo Salvini, ovvero la possibilità  di andare in pensione anticipata con la cosiddetta quota 100, non piace più agli italiani. A giugno, secondo il giornale di Confindustria, meno di un terzo delle domande rispetto all’anno scorso.
Si tratta del minimo assoluto. La somma di 62 anni di età  e 38 di contributi, quota 100, con relative decurtazione però sull’ammontare complessivo dell’assegno pensionistico a fronte di una quiescenza anticipata, potrebbe oggi generare incertezze, percezione di un calo di reddito a fronte di una fase in ci si naviga a vista.
Le domande sono state 47.810. Le minori richieste farebbero risparmiare all’Inps circa tre miliardi, secondo le proiezioni dell’ufficio studi della Cgil.
Le uscite con un’anzianità  contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne sono ferme a 79.093 in giugno (-17%).
Quel che rileva il Sole è anche un calo di quelle uscite anticipate comode ma costose per le tasche dei cittadini che vedono grosse riduzioni sull’assegno pensionistico. Tra queste Opzione donna scelta appena da 8.842 persone nei primi due trimestri dell’anno, meno della metà  delle domande presentate a giugno 2019. Frenata anche sull’Ape.

(da agenzie)

argomento: Pensioni | Commenta »

IL CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA IN LIGURIA CHE HA INCASSATO IL BONUS: “HO FATTO UNA CAVOLATA, MI AUTOSOSPENDO E NON MI RICANDIDO”

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

ALMENO UNO CHE AMMETTE DI AVERLO CHIESTO PERSONALMENTE SENZA DARE COLPA AL SUO COMMERCIALISTA

Saltano fuori i nomi dei politici che hanno ottenuto il bonus Inps di 600 euro per autonomi e partite Iva in difficoltà  per il Covid 19. La saga dei “ furbetti di Montecitorio” non ha confini e raggiunge anche la Liguria, dove il caso del sussidio del governo richiesto dal consigliere del Carroccio, Alessandro Puggioni, provoca un terremoto: « Ho fatto una cavolata, mi auto-sospendo ».
Il partito conferma tutto e annuncia che il nome di Puggioni è stato eliminato dalle liste dei candidati, mentre ancora non è stata definita la questione della sospensione da parte del segretario regionale Edoardo Rixi. Puggioni, imprenditore edile di Rapallo, da 25 anni nella Lega, ha preso due volte il bonus. « Sono soggetto a partita Iva, perchè ho una ditta con un socio. Durante l’emergenza Covid siamo stati costretti a smettere di lavorare. Quando è stato pubblicato il decreto per il bonus da 600 euro ho telefonato al mio commercialista per verificare se ero nelle condizioni per richiederlo. Rientravo, ho quindi inoltrato io stesso la richiesta all’Inps. Quel giorno, senza rendermene conto ho fatto un autogol. Nulla di illegittimo, ma una grandissima stupidaggine, una cavolata. E voglio chiedere scusa » .
Puggioni ha dichiarato di avere preso il primo e il secondo bonus, non il terzo, in totale 1.200 euro. «Se sapessi come fare, avrei già  restituito quei soldi all’Inps; lo farò nei tempi e modi stabiliti. Se me li chiederanno pagherò anche gli interessi. «Ho fatto una cavolata e sarei meschino a dire che è colpa del governo che non ha messo paletti o del mio commercialista. La colpa è esclusivamente mia. E chiedo scusa a tutti. Il partito non c’entra nulla e non voglio che debba pagare per una leggerezza. Non esistono più le condizioni per cui il partito mi candidi ».

(da agenzie).

argomento: denuncia | Commenta »

FIRENZE, CASO BONUS: IL LEGHISTA BOCCI SI DIMETTE, MA SOLO DA COORDINATORE DEL CENTRODESTRA

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

MA NON MOLLA LA POLTRONA DI CONSIGLIERE COMUNALE A PALAZZO VECCHIO

Ubaldo Bocci non è più il coordinatore del centrodestra in Palazzo Vecchio. Dopo 48 ore vissute pericolosamente per la storia del bonus Inps percepito e poi dato in beneficenza, sotto attacco da mezza Italia sui social e dai partiti, ha deciso di rassegnare le dimissioni dal ruolo di speaker dell’opposizione di destra in Consiglio comunale.
Non lascia il consiglio comunale ma smette di rappresentare Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, i partiti col cui sostegno si era candidato a sindaco nel 2019.
Il manager, che ha dichiarato 277 mila euro nel 2019, ha chiesto e riscosso le due tranche del bonus da 600 euro – ha spiegato – per “provocazione”, per far capire che la legge era sbagliata, e poi ha girato quei soldi in beneficenza a due associazioni che si occupano di disabili e poveri.
In pochi lo hanno però capito, anzi la notizia ha indignato migliaia di persone e spinto i partiti del centrodestra a sfiduciarlo. E alla fine Bocci ha ceduto. Anche per non danneggiare la campagna elettorale della destra per le regionali.
“Condvido e apprezzo la scelta compiuta da Bocci, necessaria del resto; resto convinto della onestà  e buonafede di Ubaldo; purtroppo per la sua inesperienza politica , si è tirato la zappa sui piedi e con un atto fatto in maniera goffa ha fatto storcere il naso a molti che lo avevano sostenuto” già  commenta il capogruppo di Fratelli d’Italia Alessandro Draghi.
Dalla Lega, Federico Bussolin ed Emanuele Cocollini parlano di “atto dovuto”: “Abbiamo appreso con grande amarezza e sconcerto la questione legata alla richiesta del bonus di 600 euro da parte del consigliere Ubaldo Bocci, il cui reddito non ha certo bisogno di un modesto introito destinato per legge a chi soffre ed è in difficoltà  economiche”

(da agenzie)

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DOPO DUE GIORNI CAPITAN SCHETTINO RITROVA LA PAROLA PER DIRE CHE NESSUNO SARA’ ESPULSO ANCHE SE HA PRESO I 600 EURO

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

“O SOSPESI O NON RICANDIDATI” VUOL DIRE CHE LA SOSPENSIONE E’ SOLO TEMPORANEA E LA NON RICANDIDATURA RIGUARDA SOLO LE PROSSIME REGIONALI…. PASSATA LA FESTA GABBATO LO SANTO

A caldo, quando lo scandalo era scoppiato, Salvini chiedeva le dimissioni dei percettori del bonus (ma ancora non sapeva che c’entrava il suo partito).
“Ho dato indicazione che chiunque abbia chiesto o incassato il bonus venga sospeso e in caso di elezioni regionali imminenti non ricandidato”.
Ospite ad Agorà  stamattina, Matteo Salvini decide di intestarsi la decisione di Zaia di non ricandidare i consiglieri regionali veneti che hanno chiesto e ottenuto il bonus partite IVA e poi parla di ‘sospensione’ senza fare esplicito riferimento ai due parlamentari indicati come percettori:
“Spero che tutti siano altrettanto fermi anche nelle altre forze politiche” la esilarante chiosa finale. Ovvero una presa per i fondelli degli elettori.
A caldo, quando lo scandalo era scoppiato, Salvini aveva invece chiedeva le dimissioni dei percettori del bonus (ma ancora non sapeva che c’entrava il suo partito).
È un peccato che nessuno gli abbia chiesto dei due parlamentari che avrebbero incassato il bonus secondo quanto scritto da Corriere e Fatto e come mai ci sia un così imbarazzato del Carroccio sulla questione.
Sarà  per la prossima volta.

(da “NextQuotidiano”)

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IL COMMERCIALISTA CHE SPIEGA LE BUGIE DEI FURBETTI DEL BONUS 600 EURO

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

NESSUNA RICHIESTA A INSAPUTA DEL CLIENTE, E’ UNA BUGIA: “IL PIN E’ PERSONALE DEI NOSTRI ASSISTITI”

Ieri un nutrito gruppo di percettori del bonus 600 euro per le partite IVA ha incolpato il proprio commercialista per aver fatto richiesta a sua insaputa. Oggi Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Commercialisti, spiega che si tratta di una bugia:
«Il commercialista è ancora, dopo tutti questi anni, un capro espiatorio: sono basito». A parlare è Giorgio Luchetta, vicepresidente del Consiglio nazionale dei Commercialisti. Il nodo è quello che da giorni anima il dibattito politico: la vicenda dei deputati   che hanno chiesto il bonus Covid. E, in particolare, la scelta di difendersi attribuendo la decisione al commercialista.
Come hanno fatto Ubaldo Bocci, coordinatore del centrodestra a Firenze, Matteo Gagliasso, consigliere leghista piemontese e Riccardo Barbisan, consigliere veneto, che a settembre non verrà  ricandidato dal governatore Luca Zaia.
Questo gioco a scaricare le responsabilità  secondo Luchetta deve finire. «Basterebbe un po’ di amor proprio e di coraggio delle proprie azioni, invece che tirare sempre in ballo la nostra professione».
Non bisogna avere una memoria di ferro, prosegue, per ricordare che l’8 aprile l’Inps negò la possibilità  a commercialisti e consulenti del lavoro di fare da intermediari per i loro assistiti nell’invio tramite il pin abilitante delle richieste. Sarebbe servito un decreto ministeriale, che però non è mai arrivato. «Come possiamo essere responsabili di una cosa che non potevamo fare?»

(da “NextQuotidiano”)

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IL CONSIGLIERE REGIONALE VENETO DELLA LEGA CHE FA SPARIRE I COMMENTI DALLA SUA PAGINA FB

Agosto 12th, 2020 Riccardo Fucile

“SE VUOI FARE BENEFICIENZA FALLA CON I SOLDI TUOI, NON CON QUELLI DEGLI ALTRI”

Riccardo Barbisan è uno dei consiglieri regionali del Veneto che ha ammesso di aver preso il bonus 600 euro Partite IVA specificando che il tutto è successo per colpa del suo commercialista e che ha poi bonificato l’intera cifra al comune di Treviso: «Il 5 maggio ricevo 600 euro dall’Inps. Non capisco cosa siano, chiamo la banca, chiamo il commercialista cui ho affidato da tempo le mie credenziali Inps e lui mi spiega “è il bonus, ho fatto richiesta e te l’hanno concesso”. Esattamente il giorno dopo, ho i bonifici che lo provano, verso l’intera somma sul conto corrente che in Comune a Treviso — io sono anche consigliere comunale — avevamo aperto per le famiglie in difficoltà . Nelle stesse ore do indicazioni al mio commercialista di non richiedere altri bonus».
Ora, è necessario precisare che invece Barbisan oggi al Gazzettino ha detto di aver invece preso anche la seconda tranche di bonus “da 600 euro” e questi li ha girati alla Pro Loco. Ciò nonostante, ieri nei commenti ai suoi post si sono riversati una sequela di facinorosi che gli ha chiesto conto della vicenda.
Ma siccome il bene vince sempre sull’invidia e sull’odio, la maggior parte di questi commenti in serata è sparita e almeno uno degli utenti che li avevano pubblicati è stato nel frattempo bannato:
Intanto sussiste ancora il mistero su chi abbia cancellato i commenti dei nuovi fans di Barbisan (che secondo Zaia non sarà  ricandidato). Sarà  stato il suo commercialista?

(da “NextQuotidiano”)

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