Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
IL MAESTRO DEI SOVRANISTI HA TRUFFATO CENTINAIA DI MIGLIAIA DI FINANZIATORI NELLA RACCOLTA FONDI… SALVINI E MELONI SONO RIMASTI ORFANI
Stephen Bannon, l’ex controverso stratega di Donald Trump, è stato arrestato per frode. Bannon è
accusato dalle autorità di New York insieme ad altre tre persone nell’ambito della campagna online di raccolta fondi ‘We Build The Wall’.
“Hanno frodato centinaia di migliaia di finanziatori capitalizzando sul loro interesse a finanziare la costruzione del muro al confine (con il Messico, ndr) e sotto la falsa pretesa che i fondi sarebbero stati spesi per la costruzione”, denunciano le autorità di New York.
“Non solo hanno mentito ai finanziatori” della campagna ma “li hanno truffati nascondendo” l’uso reale dei fondi, molti dei quali andati a finanziare il loro stile di vita, aggiungono le autorità .
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
PER EVITARE IRONIE SUI SOLDI FOTTUTI AGLI ITALIANI, MA IL TAPPULLO E’ PEGGIOR DEL BUCO
Su Twitter è riesplosa la digiuno per Salvini mania. Ma la maggior parte delle persone che hanno ripreso l’hashtag (già comparso nel mese di gennaio) lo ha fatto a mo’ di presa in giro. Anche perchè sul sito della Lega creato ad hoc in vista del processo per il caso Gregoretti le adesioni sono state poco più di cinquemila.
Nel frattempo, come se l’attesa per il processo fosse essa stessa il processo, su profilo social del Carroccio è iniziato il conto alla rovescia che terminerà il 3 ottobre, quando il segretario del partito ed ex ministro dovrà rispondere dei reati di cui è accusato davanti ai giudici di Catania.
Nulla di anormale: la politica del Terzo Millennio, è fatta anche di campagne social di questo tipo. Curioso, però, che nel countdown verso il processo, i responsabili social del profilo ufficiale ‘Lega Salvini Premier’, abbiano omesso una giornata: quella del -49. Il 14 agosto,
Ma mentre si riporta in auge il digiuno per Salvini, magicamente quel numero salta dal conteggio: si passa dal -50 al -48 del 16 agosto.
Il 15 era festa, quindi qualcuno potrebbe pensare che ci sia stata una pausa social. Ma non è così: il profilo della Lega — Salvini Premier è stato molto attivo anche nella giornata di Ferragosto, ricordando il processo del 3 ottobre, ma senza conto alla rovescia.
Quel ‘-49’, che riporta inevitabilmente a quei milioni di fondi elettorali sottratti dal Carroccio (e che restituirà in comodissime rate mensili per 75 anni), sparisce dalla scansione dei giorni. L’ironia, infatti, sarebbe stata fin troppo facile
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
SI SCATENA L’IRONIA DELLA RETE E CENTINAIA DI FOTO E COMMENTI SATIRICI SOMMERGONO I SOVRANISTI
Era successo già in gennaio, quando era stato lanciato per la prima volta il sito digiunopersalvini.it a
sostegno del leader della Lega, che verrà processato per aver vietato lo sbarco di 116 migranti dalla nave Gregoretti della Guardia costiera, a fine luglio dello scorso anno, quando ricopriva il ruolo di ministro dell’Interno.
Già in quell’occasione la Rete si era scatenata in direzione opposta a quella voluta dai sostenitori di Matteo Salvini, postando sotto l’hashtag #digiunopersalvini (indicato da Twitter tra quelli “di tendenza” da stamane) frecciate, commenti ironici e anche insulti all’indirizzo del leader leghista. Anche adesso, alla ripresa dell’iniziativa, gli internauti postano le foto dell’ex ministro alle prese con piatti e spuntini prelibati, con commenti del tipo: “Un politico guarda alle prossime elezioni; uno statista guarda alla prossima generazione; Salvini guarda alla prossima merenda” (postato da un utente il cui nickname è @manginobrioches).
“Solo vedendo l’hashtag #digiunopersalvini, mi è venuta fame. Propongo cappuccino e cornetto per tutti per iniziare bene la giornata”, scrive Linda.
Più critico Emy Crania: “I leghisti sono così scemi che digiunano per uno che mangia gratis in giro per l’Italia percependo lo stipendio e non andando a lavorare con i soldi delle loro tasse”. “L’hashtag #digiunopersalvini è un insuperabile ossimoro…”, per Guido Laremi, che raccoglie anche le foto più significative del leader leghista che mangia con guisto piattoni di pesce, pizze, panini e spiedini.
Il tema delle foto di piatti gustosi fa presa su molti degli utenti. Qualcuno lancia anche la proposta di “riempire l’hashtag #digiunopersalvini con foto di cibo mangiato durante quest’estate”.
Arrivano pizze, pollo con le patatine, persino cannoli siciliani, per ricordare al leader leghista tutte le accuse lanciate nel corso del tempo nei confronti dei meridionali. C’è poi chi paragona Salvini (sempre all’insegna dello sfottò) al Mahatma Gandhi oppure, più vicino alle cronache di casa nostra, a Marco Pannella.
E c’è anche chi propone di “schedare tutti coloro che digiunano per Salvini e depennarli vita natural durante dalle liste elettorali”.
Non è il solo tweet polemico nei confronti dei sostenitori del leader leghista: “Davvero chi pratica il #digiunopersalvini ha pieni diritti civili, potrà votare come chiunque altro e non è stato ancora assicurato al Servizio Sanitario Nazionale per un opportuno TSO per il nostro e soprattutto per il suo bene”, si chiede qualcuno.
Molti fanno riferimento alle vicende giudiziarie che coinvolgono la Lega: “#digiunopersalvini ma #Salvini quando digiuna per noi? Almeno risparmiamo un po’ de soldi”.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
SE VUOI FARE IL RAZZISTA NON SERVIRE AI TAVOLI, LICENZIATI E NON NASCONDERTI DIETRO IL QUADRO DI MUSSOLINI PER GIUSTIFICARE LA TUA MALATTIA MENTALE
Italia, agosto 2020. Una madre organizza una piccola festa di compleanno in famiglia all’interno di un ristorante di Rimini. Prenota con tutte le cautele del caso, vista l’emergenza sanitaria in corso, chiede una torta per celebrare i due anni appena compiuti dalla piccola.
Tutto bene, fino a quando non varca la soglia di quel locale: da quel momento il razzismo spegne le candeline della festa e diventa il peggior regalo possibile.
Questa è la (triste) storia del cameriere si scusa con Mussolini per aver preso l’ordine da clienti neri.
Fatou Mbengue, la donna di Bergamo che aveva organizzato la festa di compleanno per la figlia in quel ristorante di Rimini (dove è in vacanza insieme alla sua famiglia) ci ha raccontato questa assurda vicenda che fa sprofondare il nostro Paese .
«Non appena entrati nel ristorante, è arrivato un cameriere al nostro tavolo per prendere la comanda. Non ha neanche salutato, ma questo per noi non era un problema — ha raccontato Fatou ai microfoni di Giornalettismo -. Dopo aver preso l’ordine, però, si è voltato verso un mobiletto che conteneva il quadro con il volto di Mussolini».
Già la presenza di un quadro con l’effige dovrebbe far riflettere, ma quel che accade dopo è ancora peggio: «Il cameriere si scusa con Mussolini per aver preso il nostro ordine, fa il saluto fascista e mentre si allontana per consegnare la comanda in cucina farfuglia un ‘sti negri’».
Fatou e la sua famiglia se ne accorgono e al suo ritorno in sala gli chiedono di ripetere quel che aveva proferito davanti al quadro di Mussolini. E lui non nega: confessa di aver chiesto scusa al duce. Mentre il saluto romano era innegabile e notato da tutti.
«Io gli ho detto che comportamenti xenofobi sono reato in Italia, invitandolo a scusarsi», ci ha raccontato Fatou.
Dopo qualche istante di tensione, con il cameriere che forse aveva compreso l’illogicità del suo gesto, è lui stesso a chiedere scusa e ad accettare l’invito alla rimozione di quel quadro di Mussolini messo in bella vista all’interno di un mobiletto, dopo la minaccia di chiamare le forze dell’ordine. Ma la serata è, ormai, rovinata. Quel compleanno di una bambina di due anni (e alla cena erano presenti molti altri giovanissimi) ha avuto un epilogo devastato dal razzismo.
Poi, a fine serata — prima della denuncia ai Carabinieri — si va alla cassa per pagare il conto. E qui la sorpresa: uno sconto di 13 euro (in pratica un euro a persona, visto che gli ospiti erano 13) su uno scontrino da 131 euro (battuto dallo stesso cameriere). Era meglio pagare il prezzo pieno che assistere a questo sconcio”
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
IL REALE MALESSERE DI VIVIANA, QUEL BUIO CHE SCAVA CHE NEPPURE LE PERSONE AMATE RIESCONO A CAPIRE
“Ho guardato dove gli altri non hanno cercato”. Lo ha detto l’uomo che ha trovato, ieri, i poveri resti
del piccolo Gioele.
E questa frase sembra l’epilogo perfetto per una vicenda che rimane piena di buio, di angoli ciechi, di luoghi, sentimenti, comportamenti dentro cui nessuno, evidentemente, “aveva guardato”. Sembrano una piccola violenza, oggi, tutte le ricostruzioni, le investigazioni, le curiosità , e l’ondata d’emozione che ha accompagnato questa lunga, assurda vicenda — dentro l’estate più assurda degli ultimi cinquant’anni — vortica e s’impenna, e il moltiplicarsi di indizi veri o presunti, di certificati che non si sa bene cosa certifichino, di testimonianze a posteriori, di video impietosi e imbarazzanti provoca un effetto paradossale: un desiderio di distogliere lo sguardo, di pudore per il dolore altrui, di ribellione per ogni obiettivo che inquadra, ancora e ancora, i frammenti di questa storia.
È lo sguardo, ancora, il tema: quell’ansia, ora, di “guardare dove gli altri non avevano cercato”, alla ricerca di ogni minimo documento, dichiarazione, singhiozzo da dare in pasto al pubblico fremente. Eppure è evidente che, in questa storia dolorosa, proprio lo sguardo è quello che è mancato.
Guardare là dove gli altri non cercavano: forse guardare dentro il malessere di Viviana, qualunque nome clinico potesse avere (e per la diagnosi del suo stato mentale sarebbe meglio aspettare di sapere cosa c’è scritto davvero nel certificato medico trovato nell’auto e sequestrato). A volte, dentro, si scava un buio che anche le persone più prossime e amate non riescono a capire, a vedere. A volte la sofferenza psicologica è un rebus tenuto nascosto, o che emerge con difficoltà nella consapevolezza delle famiglie.
A volte si resta di stucco, e si cercano all’indietro crisi mistiche, o piramidi o altri simboli che giustifichino il non avere visto, non avere guardato (quella che sembra svettare, lontana, su tutta questa vicenda, la piramide di Mauro Staccioli, “38° Parallelo”, a Motta d’Affermo, ultima di una serie di installazioni d’arte immaginate per “curare” la Sicilia, è un simbolo di rinascita e di sguardo che trafigge il cielo e l’orizzonte).
Guardare è difficile. A volte ci vuole un falcetto, come quello del volontario, il brigadiere in congedo che, da solo, infilandosi “dove nessuno riusciva a passare”, ha trovato quello che nessuno avrebbe voluto trovare, ma che si doveva comunque cercare.
Guardare è complicato: lo sanno bene i testimoni di quei gesti strani di Viviana, quel suo allontanarsi verso il bosco che sembrava senza senso. Ma — siamo sinceri — quanto ci è chiaro cosa fanno gli altri, mentre lo vediamo accadere? Quanto sono chiari i confini tra chiedere a qualcuno se ha bisogno di aiuto e restare immobilizzati da un “no, grazie”? Cosa vediamo, quando guardiamo? Guardare è penoso, è doloroso, e tutti i frammenti penosi e dolorosi della storia di Viviana e Gioele — se mai potremo davvero ricostruirla nella sua umana verità , al di là dei dettagli investigativi — ci esplodono intorno, coi dettagli più macabri o impietosi, e sì, questo sguardo ci sgomenta.Guardare dove nessuno aveva guardato: ritrovare il buio, la domanda che non avrà risposta, e il fratello silenzio.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
DOMANI L’AUTOPSIA SUI RESTI RITROVATI NEI BOSCHI DI CARONIA
“I resti umani trovati ieri a Caronia sono compatibili con Gioele”. Lo ha detto il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, parlando con i giornalisti, prima di entrare in ufficio. Le dichiarazioni seguono il ritrovamento, avvenuto ieri mattina nei boschi di Caronia (Messina).
Cavallo ha aggiunto: “Già i consulenti medici ci hanno detto quello che è successo, già loro hanno delle certezze e ce le hanno comunicate riservandosi l’esito di questi risultati”.
E ha spiegato: “A noi i medici legali delle cose ben precise le hanno già dette”. ”È ovvio che a voi non le posso dire, aspettano i risultati istologici ma una chiave di lettura sugli avvenimenti ci è stata data”.
Intanto è stata fissata per domani l’autopsia sui resti ritrovati nella mattinata di ieri a Caronia che secondo gli inquirenti apparterrebbero al bambino di 4 anni, scomparso con la madre Viviana il 3 agosto. Ad effettuare l’esame autoptico sarà Elvira Spagnolo, lo stesso medico legale che ha eseguito l’esame sulla madre di Gioele, Viviana Parisi.
Viviana Parisi “soffriva di paranoia e ha avuto un crollo mentale dovuto a una crisi mistica”. È quanto risulta scritto su un certificato medico rilasciato dall’ospedale di Barcellona Pozzo di Gotto e che la donna teneva nel cruscotto della sua auto.
Lo conferma il procuratore capo di Patti parlando stamane con i cronisti in Procura. “Stiamo analizzando le celle di aggancio della zona sia quello che c’era sul tablet e nel cellulare della signora. Ma per ora non ci sono risultanze su chiamate telefoniche. Si è parlato di sette ma non è cosi”, ha detto ancora, aggiungendo: “Bisogna compiere un’analisi accurata che anche qui richiede più tempo”.
“Non è escluso” che “la madre e il figlio siano morti nello stesso punto”. “Tutte le ipotesi sono aperte – ha spiegato il pm -. O una morte contestuale o una morte in momenti separati, dobbiamo verificarlo. Le emergenze più importanti arriveranno dagli accertamenti medico-legali”.
I resti del piccolo, ha aggiunto Cavallo, “sono stati trascinati in più punti dagli animali selvatici. Noi riteniamo che ci sia stato un intervento quantomeno successivo degli animali”.
“Questo è sicuro – ha spiegato -, quell’effetto di dispersione è sicuramente frutto di un intervento di animali o in un momento successivo o al momento dei fatti”.
“Questa mattina ci sarà il riconoscimento da parte del padre degli oggetti ritrovati sul posto. Gli avevo chiesto di farlo già ieri, ma ha preferito seguire le spoglie di quello che riteniamo sia il figlio e abbiamo rispettato questa esigenza”, ha aggiunto il procuratore di Patti Angelo Cavallo.
“Oggi il primo passo da fare è valutare i luoghi dove sono stati ritrovati i vari resti che purtroppo erano sparsi”, ha detto ancora il procuratore. “Si devono valutare – ha aggiunto – i possibili tragitti della signora, del bambino, dei terzi, di animali, oggi c’è questo lavoro iniziale le da fare. La zona dove abbiamo rinvenuti i resti – ha sottolineato il magistrato – percorrendo 50-60 metri di boscaglia si arriva ad un sentiero che potrebbe essere collegato al traliccio, ma è un’area vegetazione fitta. Trai due luoghi in linea d’aria c’è una distanza di circa 300 metri”.
Il procuratore ha proseguito: “Il tragitto fatto da Viviana Parisi e dal figlio Gioele, il 3 agosto scorso, da casa al momento dell’incidente, sulla A20, riteniamo che sia stato tutto accertato. Abbiamo trovato i biglietti dei caselli autostradali, delle immagini in cui la signora usciva di casa col bambino in perfetta salute, le immagini di Sant’Agata di Militello che ci dicono che il bambino era vivo dentro l’auto con la madre”.
“Riteniamo con buona approssimazione – ha detto Cavallo – che l’uscita dall’autostrada fosse dovuta alla necessità di fare carburante perchè in auto c’era poca benzina. E sono attendibili i e testimoni che vedono madre e figlio erano insieme e vivi dopo l’incidente stradale sulla Palermo-Messina”.
“In questo momento tutte le ipotesi sono aperte: o una morte contestuale o in momenti separati. Dobbiamo verificare. Le risposte più importanti arriveranno dagli accertamenti medico legali e grazie alla collaborazione di altre professionalità ”, ha detto ancora Angelo Cavallo, confermando la notizia che “nell’auto di Viviana Cavallo sono stati trovati due certificati medici sullo stato di salute della donna” e che, su questo tema, “altri accertamenti sono in corso”.
“Ringrazio Pino Di Bello, questo ex carabiniere che è una persona fantastica”. Sono state le parole del pm Angelo Cavallo sul volontario che ieri mattina ha trovato i resti smembrati del corpo di un bambino nelle campagne di Caronia. “Non solo ha svolto quest’opera di ricerca per trovare il corpo – ha aggiunto – ma poi nonostante fosse stanco e grondante di sudore è rimasto altre 4 ore con noi. L’ho visto personalmente strisciare sotto passaggi alti 30 centimetri tra i rovi e ci ha indicato un altro posto dove potevano essere altri resti che abbiano rinvenuto. Lo ringrazio molto. Già nei giorni precedenti eravamo stati contattati dai familiari che ci avevano chiesto la possibilità di poter fare delle ricerche volontarie. Noi abbiamo dato subito una disponibilità di massima perchè eravamo convinti che le ricerche si dovessero concentrare in quel posto. Più persone erano presenti maggiori era la possibilità di trovarlo. A noi interessava il risultato”.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
LO SFOGO DEL PADRE DI GIOLE: “UN VOLONTARIO E 5 ORE DI LAVORO SONO BASTATI RISPETTO AI 15 GIORNI DI 70 UOMINI”
“Persino per ritrovare Gioele la mia famiglia ha dovuto fare affidamento sulle proprie forze: ancora
una volta ha dovuto “metterci una pezza”. La credibilità dello Stato ne esce fortemente compromessa e non posso che dolermene”. E’ l’accusa di Claudio Mondello, legale e cugino della famiglia di Daniele Mondello, il padre del piccolo Gioele.
“Devo, tuttavia, ringraziare i tantissimi volontari che ci hanno sostenuto col loro sudore ed amore- scrive Claudio Mondello sui social- E’ una Italia che ci restituisce speranza”.
“Cinque ore di lavoro di un volontario rispetto a 15 giorni di 70 uomini esperti mi fanno sorgere dei dubbi oggettivi sui metodi adottati per le ricerche. La mia non vuole essere una polemica, ma la semplice considerazione di un marito e padre distrutto per la perdita della propria famiglia”. Lo afferma Daniele Mondello, papà di Gioele e marito di Viviana Parisi, sul proprio profilo Facebook.
“Nonostante il dramma che mi ha travolto – scrive – trovo doveroso ringraziare quanti mi hanno aiutato. Dedico un ringraziamento particolare al Signore che ha trovato mio figlio. Se non ci foste stati voi, chissà se e quando lo avremmo ritrovato”.
“Viviana e Gioele – conclude Daniele Mondello – vi ringraziano ed io vi mando un abbraccio enorme, siete stati grandi!”.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
23 GIOVANI SOTTOPOSTI A TAMPONE
Un ragazzo di 17 anni ricoverato al Policlinico di Milano in terapia intensiva pediatrica per COVID-19. Il giovane, di Albano Sant’Alessandro, nel Bergamasco, era arrivato martedì al pronto soccorso di Seriate con febbre e sintomi gastrointestinali. Potrebbe essere stato contagiato dopo una festa a Ferragosto.
L’Eco di Bergamo, che riporta la notizia, spiega che il ragazzo non ha mai avuto problemi di salute: “un ragazzo sano, che fino a pochi giorni fa pensava soltanto a godersi l’estate, le giornate di caldo e sole con gli amici”.
Fino a che sottoposto al tampone, è risultato positivo al Covid, le sue condizioni si sono aggravate ed è stato trasferito a Milano.
Parenti e medici hanno ricostruito i suoi spostamenti, individuando nella festa in piscina con alcuni amici a cui ha partecipato a Ferragosto uno dei possibili momenti in cui sarebbe avvenuto il contagio. Ats ha tracciato i suoi contatti: 23 persone, che oggi saranno sottoposte al tampone. Il 17enne non ha altre patologie, nè avrebbe problemi di salute congeniti.
(da agenzie)
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Agosto 20th, 2020 Riccardo Fucile
MENTRE MACCHINISTA E CAPOTRENO ERANO AL BAR IL TRENO SI E’ MOSSO, INIZIANDO LA SUA CORSA…SE CI FOSSERO STATI MOLTI PASSEGGERI SAREBBE STATA UNA STRAGE
L’incidente ferroviario accaduto ieri a Carnate, dove un treno è deragliato, non ha avuto gravi
conseguenze: lunico passeggero a bordo, il macchinista e il capotreno sono rimasti lievemente contusi. Ma gli esiti potevano essere totalmente diversi. Perchè quel treno era completamente fuori controllo e ha viaggiato per 10 chilometri senza nessuno che lo guidasse. Come è potuto succedere? I due ferrovieri erano scesi per una pausa al bar. Ma il convoglio non era stato “stazionato”. Ovvero non era inserito il freno.
Il Corriere ricostruisce gli attimi precedenti all’incidente, quando macchinista e capotreno erano al bar:
«Due caffè» Macchinista e capotreno sono al banco del bar-vineria a pochi metri dalla stazione di Paderno D’Adda (Lecco). Sorseggiano dalle tazzine. Poi uno fa un’altra ordinazione: «Un panino alla pancetta, ma da portare via». Quindi i due ferrovieri escono a fumare sotto il pergolato. Alle 11.55 il capostazione irrompe sotto il pergolato urlando: «Il treno, ragazzi. Si muove il treno. Se ne va». Le telecamere di sicurezza del bar riprendono macchinista e capotreno che iniziano a correre verso la banchina.
Cosa sta succedendo? Un’impercettibile pendenza, invisibile ad occhio nudo, ha iniziato a far muovere il convoglio 10776 di Trenord. Il treno viaggerà per 10 chilometri senza guida. Fino allo schianto. Un report interno di Trenord visionato dal Fatto Quotidiano spiega perchè è stato deciso di far deragliare il treno: “Il convoglio si muoveva autonomamente e senza autorizzazione in direzione Carnate privo di personale di bordo. Il materiale veniva instradato dal DM di Carnate verso il binario 5 tronco urtando il paraurti. Nell’occorso sviava vettura pilota e altre due vetture”. Ma perchè il treno si è mosso? Come spiega il Corriere gli investigatori già nella serata di ieri hanno scoperto che il convoglio non era stato frenato:
Alla fine della giornata gli investigatori della Polizia ferroviaria eimagistrati della Procura di Monza (che hanno aperto un fascicolo per disastro ferroviario colposo) avranno già una chiara spiegazione di quel che è accaduto: il macchinista non ha «stazionato» il treno. Di fatto non ha azionato i freni per la sosta. E il convoglio, arrivato a Paderno D’Adda alle 11.39, dopo un quarto d’ora abbondante in cui è rimasto «in bilico», s’è rimesso in moto, rotolando giù, di nuovo in direzione Milano, del tutto fuori controllo.
Il treno è stato portato su un binario morto con una certezza, poi rivelatasi errata, che non ci fossero passeggeri a bordo. E dei rischi presi consapevolmente, ovvero ipotizzando che le carrozze invadessero anche la strada prospiciente al binario, così com’è poi avvenuto, racconta il Fatto:
L’unico dato certo fino a quel momento era che a bordo non vi fossero passeggeri. Una certezza sgretolatasi dopo pochi minuti: sul treno, infatti, c’era un passeggero extracomunitario che non avrebbe dovuto trovarsi lì, della cui presenza nessuno si era accorto. Un miracolato, visto che ha riportato solo alcune escoriazioni. Per sua fortuna era nell’ultima carrozza, l’unica rimasta sulle rotaie. “Ho chiesto a Trenord che venga fatta chiarezza”, ha detto l’assessore regionale alle Infrastrutture, Trasporti e Mobilità , Claudia Maria Terzi. “La società ha istituito una commissione interna: una decisione che accolgo positivamente. Se si è trattato di un errore umano, ritengo siano necessari provvedimenti adeguati”.
Si tratta di un errore umano o di un guasto? Le scatole nere, sequestrate dalla Polfer, riveleranno cosa è successo.
(da agenzie)
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