Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile E IL SINDACO MASTELLA GLI FA NOTIFICARE LA MULTA PER NON AVER INDOSSATO LA MASCHERINA
Ieri Matteo Salvini durante la sua visita a Benevento si è fatto fotografare con la maglietta
della squadra di calcio della città che è neopromossa in serie A.
Oggi è arrivata la risposta dei tifosi della Curva Sud del Benevento:
La Curva Sud condanna ed esprime tutto il proprio dissenso nei confronti del turpe gesto che ha visto consegnare a Matteo Salvini la maglia del Benevento Calcio. Per noi non si tratta di un semplice pezzo di stoffa, ma il fulcro cardine della nostra passione che non può essere strumentalizzata per deliranti campagne elettorali. La nostra non è una presa di posizione politica: è un mondo dal quale siamo stati sempre alla larga.
Nel momento in cui, però, qualsiasi esponente esibisca i colori giallorossi in maniera propagandistica, troverà sempre la pronta opposizione di tutto il popolo sannita. Invitiamo gli artefici di questo triste episodio a fare mea culpa, consapevoli di aver infangato la nostra gloriosa maglia e il buon nome del Benevento Calcio.
Anche il sindaco di Benevento, storico esponente della Democrazia Cristiana, ha deciso di sanzionare il politico leghista.
«Il leader della Lega, Matteo Salvini, sarà multato per non aver indossato la mascherina in occasione dell’incontro che ieri ha avuto in via Traiano a Benevento» ha annunciato Mastella, chiarendo che «la manifestazione è avvenuta senza autorizzazione e in concomitanza con un’altra di protesta».
Salvini ha agito in modo illecito, «in totale spregio alla normativa, che obbliga tutti dalle ore 18 in poi a indossare le mascherine anche all’aperto e in circostanze di potenziali assembramenti», ha aggiunto il sindaco.
Su indicazioni del sindaco, la polizia municipale ha avviato l’identificazione delle persone che erano raggruppate intorno a Salvini, anche loro senza mascherina.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile INCHIESTA RICICLAGGIO 49 MILIONI… DOVEVA SVOLGERSI NOVE MESI FA, MA IL PARLAMENTARE VI AVEVA ELETTO DOMICILIO PER IMPEDIRLA, CI E’ VOLUTO UN VOTO DEL PARLAMENTO PER AVERE ACCESSO
Perquisizione in corso della guardia di finanza di Genova presso la sede della Boniardi Grafiche srl del deputato leghista Fabio Massimo Boniardi nell’ambito dell’inchiesta della procura di Genova sul presunto riciclaggio di parte dei 49 milioni di euro ottenuti dalla Lega come rimborsi elettorali grazie a bilanci non trasparenti all’epoca della gestione del leader Umberto Bossi e del tesoriere Francesco Belsito. I finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria, guidati dal colonnello Maurizio Cintura, stanno acquisendo documenti cartacei e informatici su disposizione del procuratore aggiunto Francesco Pinto e del sostituto Paola Calleri.
Boniardi, che non è indagato, aveva eletto domicilio presso la tipografia e quindi lo scorso dicembre non era stato possibile procedere con la perquisizione.
La procura aveva chiesto l’autorizzazione al parlamento che l’aveva concessa all’inizio di agosto.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile LA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO E’ COMPETENZA DELLO STATO…PREFETTI CONTRO MUSUMECI: “CREA SOLO CONFUSIONE”… MUSUMECI: “LA TUTELA SANITARIA SPETTA A NOI”… BRAVO, PENSA A TUTELARLA PER I SICILIANI INVECE CHE ESSERE L’ULTIMA REGIONE PER NUMERO DI TAMPONI
Il Governo ha impugnato l’ordinanza del presidente della Sicilia Nello Musumeci che
prevede la chiusura degli hotspot e dei centri di accoglienza per migranti presenti sull’isola. Il ricorso sarebbe già stato notificato alla controparte e ne è in corso il deposito presso il Tar della Sicilia.
Alla base dell’impugnazione la considerazione che la gestione del fenomeno migratorio è competenza dello Stato, non delle Regioni
In precedenza erano stati prefetti a criticare l’iniziativa del governatore siciliano: “Suscita stupore l’iniziativa del Presidente della Regione Sicilia, stando a notizie di stampa, di sollecitare le prefetture di quel territorio – pena il possibile deferimento alla Autorità giudiziaria – a dare tempestiva esecuzione alla ordinanza con la quale ha disposto la chiusura di hot-spot e centri di accoglienza migranti”.
Lo scrivono in una nota i sindacati dei prefetti, Sinpref e Ap, i quali, “senza entrare minimamente nel merito della questione”, ricordano che “tali strutture sono operative per l’accoglienza di persone su specifiche disposizioni del Viminale, con il quale solamente vanno pertanto affrontati e risolti possibili motivi di confronto”.
“Quanto sta accadendo in queste ore – prosegue la nota – con ordinanze, di Presidenti di Regione e Sindaci, contrastanti con direttive e circolari ministeriali, sta ancor maggiormente agitando un quadro normativo complesso in tema di gestione dell’accoglienza degli immigrati, resa oltremodo difficile dalle altrettanto delicate procedure per prevenire la diffusione del Covid. Da sempre i prefetti, come ampiamente dimostrato lavorando in silenzio e sul campo anche in occasione dell’emergenza prodotta dell’epidemia in atto, garantiscono l’unità della Repubblica, raccordando la rete istituzionale a livello territoriale. Per questo, nello spirito di servizio che ne connota ruolo e stile operativo, essi continueranno ad assicurare l’operatività necessaria a superare il delicato momento che il Paese sta vivendo, nonostante le tante carenze in termini di risorse umane che restano da colmare con urgenza”.
“In questo contesto – conclude il comunicato dei sindacati dei prefetti – attendono che si definisca con chiarezza chi deve fare cosa, così da evitare, ora e come anche nel recente passato, di ‘pagare’ con avvisi di garanzia o con inviti a dedurre del Giudice contabile, l’operare per trovare, direttamente sul campo, soluzioni concrete a situazioni emergenziali o di non prevedibile sopravvenienza.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile HANNO MANDANTI POLITICI CHE OSSERVANO TACENDO, CHE APPROVANO SOPPESANDO, PERCHE’ ANCHE I DELINQUENTI VOTANO
E fu così che ci sentimmo finalmente autorizzati a fare quello che già da tempo avvertivamo come una specie di necessità interiore: declinare con una iniziale minuscola quella parola abitualmente fregiata dalle cronache di una maiuscola, con riferimento alla potente macchina dei social allestita per Salvini e per la Lega: la Bestia.
La quale Bestia, dopo la putrida colata di insulti a Lucia Azzolina, ministro della Scuola, su un gruppo Facebook leghista, trasforma a pieno titolo quei singoli leghisti nella bestia. Con la minuscola. Nel senso di non-uomo.
Nel senso di creatura senza spirito e intelletto.
“Insulti sessisti”, ci si va indignando, ma credo sia riduttivo. Il sessismo, persino lui, comporta una qualche forma di pensiero, ancorchè molto debole, degradato, degradante. In questo caso – come in tutti i casi analoghi ahimè non infrequenti- ci troviamo invece davanti ad attività non solo prive di pensiero, ma al pensiero del tutto contrapposte, come si contrappone all’uomo l’animale.
Si tratta di creature violente, barbariche e imbecilli, si dirà , di stupratori virtuali, di scarti della società civile, di feccia da smaltire nell’indifferenziata per totale assenza di un’identità persino in qualità di rifiuti. E tuttavia sono tanti. E tuttavia tra loro, inspiegabilmente, ci sono alcune donne. E tuttavia si riconoscono nel partito più grande del Paese. E tuttavia sono dotate di una storia, di un’origine sociale e politica che suscita molto allarme per ciò che è e per ciò che potrebbe diventare.
Se invece di acquattarsi negli anfratti del web ci mettessero la faccia – ammesso che ne abbiano una-, sarebbe interessante osservarla, poterla sottoporre a un competente studio antropologico.
Sarebbe importante capire se hanno una doppia personalità o sono proprio come ciò che scrivono; che sguardo hanno -ammesso che ne abbiano uno-; che vita fanno; qual è la loro collocazione generazionale, sociale e geografica; se lavorano e sono dotati di famiglia, magari anche di figli, che in automatico diventerebbero creature a rischio, esposte a una lezione di odio, di violenza e di ignoranza che potrebbe riprodursi nel corredo genetico, così da farci sperare che invece non ne abbiano.
Ma lo studio più interessante sarebbe quello che porta alle origini di questi fenomeni, ovvero all’incastro tra quel Bronx virtuale in cui l’odio, attraverso le sue forme più bieche, amplifica a dismisura la libertà di esistere di tante esistenze senza senso, e una antica ma più che mai attuale cultura politica celodurista che con la Politica – anche qui questione di minuscole e maiuscole- ha ben poco a che vedere.
Le prime da colpire, al centro di quell’incastro, sono le donne, soprattutto se giovani, soprattutto se piacenti. Le prime da cercare di ferire con esercizi di violenza e di volgarità ; le prime da tentare di svilire e umiliare, se ricoprono responsabilità politiche.
Con l’assenza di pensiero delle bestie. E con l’incoraggiamento, più o meno subliminale, di mandanti politici. Che osservano, tacendo. Che approvano, soppesando.
Perchè le correnti di pensiero, se assecondate, possono trasformarsi in consenso. Quelle di non-pensiero anche di più.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile CANDIDATO NELLA LISTA CHE SOSTIENE IL SINDACO DI FRATELLI D’ITALIA SI PROCLAMA TALE… LA SEMPRE LOQUACE MELONI PERCHE TACE?
“Cancelli quel nome dalle liste elettorali, è inaccettabile che una persona di questo tipo si
possa candidare ad elezioni democratiche”. Sono diverse associazioni quelle che si appellano direttamente alla ministra Lamorgese contro il candidato al consiglio comunale di Fondi, in provincia di Latina, che sui social si definisce naziskin, negazionista, omofobo, xenofobo, antidemocratico, anticostituzionale, anticomunista e antisemita. Ed è candidato nella lista “Giulio Mastrobattista sindaco” espressione di Fratelli d’Italia.
Cerca di metterci una tardiva pezza il senatore pontino di FdI, Nicola Calandrini. “Chi si definisce nazista, fascista, xenofobo, omofobo e che vanta ideologie antidemocratiche non è neppure lontanamente compatibile con Fratelli d’Italia nè con una coalizione alla quale prende parte Fratelli d’Italia. Ho immediatamente chiesto al candidato sindaco di Fondi Giulio Mastrobattista di attivare qualunque procedura per espellere dalla lista Giulio Mastrobattista sindaco il candidato consigliere Cristian D’Adamo e per escluderlo dalla coalizione che lo sostiene”, ha assicurato Calandrini. Ma ancora silenzi da parte della leader di FdI, Giorgia Meloni.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile PESANTI INTERROGATIVI SUL SAN RAFFAELE… ZANGRILLO DALL’UVEITE ALLA PROSTATITE?
Dunque. Leggiamo insieme il comunicato del San Raffaele che conferma, oggi mercoledì 26 agosto, la positività al Coronavirus di Flavio Briatore, dopo la goffa smentita di Daniela Santanchè ieri a In onda: “Flavio Briatore si è rivolto all’Ospedale per una specifica patologia diversa da Covid-19 ed è stato sottoposto prima del ricovero, come tutti i pazienti, al tampone rinofaringeo per il rilevamento del Coronavirus SARS-Cov-2. Il tampone è risultato positivo e di conseguenza al signor Briatore è stato applicato il protocollo standard che prevede l’isolamento e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale necessari in caso di positività , sia per la sicurezza del paziente, sia per la tutela del personale di reparto e degli altri pazienti ricoverati”.
La comunicazione è firmata da Giulio Melisurgo, medico curante, IRCCS Ospedale San Raffaele, e da Pasqualino D’Aloia, direttore professioni sanitarie.
Dunque, su questa comunicazione c’è molto da dire e a questo punto gli interrogativi inquietanti riguardano non solo Briatore, ma l’ospedale San Raffaele.
Primo: Briatore aveva avuto, per sua ammissione parlando con Porro, raffreddore e febbre giorni prima e aveva chiamato Zangrillo, evidentemente preoccupato. Come si fa a sostenere che sia andato in ospedale “per altra patologia”?
Il raffreddore, anche a voler credere alla storiella del ricovero per prostatite, non è compatibile con la prostatite.
Dunque prima bisognava pensare al Covid, anche vista la situazione dei contagi nel suo locale e della Costa Smeralda in generale, poi forse ad altro. Quindi se io vado in al San Raffaele con un mal di testa fortissimo da giorni ma sostengo che è dermatite mi mandano via con una pomata?
Secondo: Briatore, secondo la prima nota diffusa dal suo staff, sarebbe arrivato al San Raffaele domenica sera. Ieri, martedì, dichiarava al Corriere che non sapeva ancora se era positivo. All’amica Santanchè che non aveva il Covid. La notizia ufficiale della positività arriva oggi, mercoledì. Dunque dobbiamo dedurre che al San Raffaele, un sospetto malato di Covid, impieghi da RICOVERATO ben tre giorni prima di avere il risultato di un tampone. Addirittura se ti chiami Briatore.
Caspita, che efficienza questo San Raffaele. Nel frattempo il sospetto malato se ne sta nel reparto solventi e non quello Covid?
Terzo: adesso si apprende da nota ufficiale di oggi che “Il tampone è risultato positivo e di conseguenza al signor Briatore è stato applicato il protocollo standard che prevede l’isolamento e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale necessari in caso di positività ”.
Ah, quindi che vuole dire? Che fino a ieri sera Briatore era in un reparto non Covid e non si utilizzavano le precauzioni necessarie? Questo da domenica sera?
Quindi ha ragione l’Espresso quando sostiene che non era nel padiglione Covid, ma nel reparto a pagamento e che ci fosse malumore all’interno dell’ospedale.
Davvero una prassi insolita e preoccupante, a meno che non abbia mentito Briatore e la sua positività sia stata rilevata subito o poco dopo. E che le precauzioni siano state prese subito, ma in un reparto non isolato. Ma anche in quel caso, perchè non è stato messo subito in un reparto Covid? Perchè si chiama Briatore?
Per concludere. Torna alla mente quel fatto che riesumai mesi fa su Zangrillo , il medico personale di Briatore che negli ultimi giorni, dopo l’emorragia verbale degli ultimi mesi, pare sparito dalle comunicazioni del San Raffaele.
Correva l’anno 2013. Berlusconi era nel pieno del ciclone Ruby, doveva deporre al processo. Zangrillo fece ricoverare d’urgenza Berlusconi al San Raffaele per un’operazione urgente e improrogabile (l’uveite, un’infiammazione agli occhi). Proprio nei giorni in cui Berlusconi avrebbe dovuto deporre, ma guarda un po’.
La Boccassini mandò la visita fiscale per accertarsi del fatto che Berlusconi fosse stato ricoverato proprio per un’urgenza da uveite. “Si tratta di una patologia che se trascurata può produrre alterazioni alla visione che possono cronicizzarsi e invalidare la normale funzione dell’occhio!”, tuonò Zangrillo alla stampa.
I medici fiscali lo smentirono: “Ha una congiuntivite non grave, può presentarsi in aula”. Insomma, Zangrillo gli diede una mano per risolvere qualche casino. Chissà che la prostatite non sia la nuova uveite.
(da TPI)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile IL DIRETTORE DELLO SPALLANZANI: “NON ABBIAMO BISOGNO DI GUERRA”
“Prima abbiamo detto che i migranti erano delinquenti e adesso diciamo che i migranti sono
malati. Basta, i migranti sono migranti e noi abbiamo bisogno dei migranti. Strumentalmente la sanità può entrare in tutto, evitiamo questo tipo di diatribe”.
Invita la politica a “non trasformare tutto in guerra” Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Inmi Spallanzani di Roma, intervistato ad ‘Agorà Estate’ su Rai3.
“Non abbiamo bisogno di guerra”, ha ammonito il medico invitando a riascoltare l’omelia del vescovo di Rieti, Domenico Pompili, durante la Messa ad Amatrice per il quarto anniversario del terremoto. “Abbiamo bisogno di una ricostruzione, di una ricostruzione di fiducia e anche di rapporti. Usiamo quelle parole per applicarle al Covid – ha invitato Ippolito – Bando alle ciance, bando alle guerre di religione”.
“La pandemia di Covid-19 rallenta? E’ evidente che non ci libereremo presto di questa infezione, ma se ogni giorno diciamo ‘è aumentata un po”, ‘è diminuita un po”, creiamo un senso di sconcerto. Il virus non se n’è mai andato – sottolinea – Il virus circola in tutto il mondo e ci sono Paesi in cui ha livelli di infezione, di malattia, di aggressività e di morti ancora rilevanti”.
(da agenzie)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile UN TERZO DEGLI INSEGNANTI SI SOTTRAE ALLO SCREENING
Sono partiti da 48 ore e già sorgono le prime preoccupazioni. Le attività di screening per gli insegnanti — stabilite dall’Istituto Superiore di Sanità per il rientro a scuola — non stanno funzionando come dovrebbero.
A inizio settimana, 24 agosto, il medico di medicina generale e vicesegretario della Federazione di categoria Fimmg Domenico Crisarà aveva denunciato i ritardi delle aziende sanitarie territoriali nel rifornire gli studi dei kit. A preoccuparlo ancora di più, però, è il fatto che molti dei docenti si rifiutano di fare i test sierologici sul Coronavirus prima di tornare in classe.
«C’è una quota non indifferente di docenti che rifiuta il check», ha spiegato a Open. Stando alle linee guida del rientro, il personale delle scuole è invitato (non obbligato) a sottoporsi ai test per fornire un quadro agli Istituti e alle Asl già una settimana prima delle riaperture, fissate in linea di massima per il 14 settembre.
Lo studio di Crisarà , che opera in Veneto, sta facendo aperture straordinarie dedicate unicamente all’attività di screening per i docenti.
Gli insegnanti vengono chiamati direttamente a casa per fissare l’appuntamento. «Non che mi aspettassi grande entusiasmo — ha detto — ma nemmeno che un terzo degli insegnanti si rifiutasse. E non mi sembra normale che una categoria come quella dei docenti, che dovrebbe essere intellettualmente superiore, non si renda conto che così facendo si ledono dei diritti costituzionali fondamentali della Costituzione, come quello alla salute e all’istruzione».
Motivazioni e rischi
Secondo il medico, se si continuano a ignorare le indicazioni dell’Iss, non ci vorrà molto prima che le classi o le scuole siano costrette a chiudere di nuovo. «Non possiamo permetterci di tornare alla didattica a distanza — ha aggiunto — perchè è un sistema classista che lascia fuori chi non ha computer sufficienti o una connessione internet adeguata. Fare la propria parte è un dovere morale».
Ma perchè gli insegnanti si rifiutano di fare i test?
«Per lo stesso motivo per cui folle di persone si sono ammassate nei locali di Briatore o nelle mete vacanziere», ha detto il medico. «La gente crede che il virus sia acqua passata, oppure che se mai si infetteranno non sarà poi niente di così grave. Certo che il governo avrebbe dovuto evitare le riaperture incondizionate, ma quello che manca davvero ai cittadini è una coscienza di comunità ».
Per quanto riguarda i ritardi sulla fornitura dei kit per gli screening agli studi medici (che comprendono la ‘saponetta’, il reagente, il capillare e il pungidito), la Protezione Civile e la gestione di Domenico Arcuri c’entrano poco: «Alle Regioni è arrivato tutto il materiale. Il problema — ha sottolineato Crisarà — è che le aziende sanitarie non si sono organizzate bene. E in un momento così delicato non possiamo accettare una disorganizzazione del genere».
(da Open)
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Agosto 26th, 2020 Riccardo Fucile I DATI DELLA AGENZIE DELLE ENTRATE: INCASSATO SOLO IL 13%, PIU’ DIFFICILE IL RECUPERO DELLE GRANDI SOMME
C’è una montagna di debiti fiscali grande più della metà del nostro Pil e che, molto in teoria,
lo Stato dovrebbe recuperare.
Ben 954,7 miliardi, cioè il totale delle entrate iscritte a ruolo ma non ancora incassate a fine 2019.
Il dato arriva dal giudizio di parifica della Corte dei Conti e cita la stessa Agenzia delle Entrate, evidenziando però che sul totale appena 79,6 miliardi quelli che hanno concreta probabilità di finire nelle casse dello Stato. Per il resto si tratta di importi relativi a soggetti falliti, ditte cessate e contribuenti definiti con ‘anagrafe tributaria negativa’, di fatto nullatenenti.
Nel dettaglio, dei 954,7 miliardi ce ne sono 153 dovuti a soggetti falliti, 118,9 a contribuenti deceduti e ditte cessate, 109,5 relativi a nullatenenti, e 68,8 per ‘scarico sospeso’.
A questi se ne aggiungono 410 miliardi che riguardano importo dovuti da soggetti che nel passato erano già incappati in procedure coattive e ai quali si sono aggiunti ora nuovi importi, 14,7 miliardi per rate in scadenza su dilazioni non revocate e 79,6 miliardi di importi di magazzino da recuperare.
Mille miliardi di cartelle in 20 anni, recuperato solo il 13,3%
Guardando invece con un arco temporale pià ampio supera quota mille miliardi l’ammontare delle ‘cartelle’ per le iscrizioni a ruolo delle entrate – non solo tributarie – affidate in 20 anni, tra il 2000 e il 2019, aagli agenti per la riscossione: ma solo 13,3% degli importi risulta recuperato.
Dai dati, elborati dalla Corte, emerge un tasso di riscossione via via più elevato per gli anni più lontani, che arriva al 28% per il 2000, fino a scendere al 4,9 e all’1,88% del 2018 e del 2019, numeri quest’ultimi influenzati anche dai meccanismi di rateazione ora previsti.
La Corte dei Conti, pur non nascondendo i molti problemi, registra comunque un ‘netto miglioramento’ tra i quinquenni 2010-4 e 2015-9 con un indice di riscossione generale passato dal 10,8 al 12,5%, con miglioramenti sia sui ruoli erariali (entrate e dogane) con l’indice salito dal 7,7 al 9%, sia sui ruoli Inps (dal 21,9 al 25,5%). Fermo al 30,5% invece la quota riscossa per i tributi degli enti non statali come Comuni e Regioni.
Più difficile riscuotere le somme più alte
Secondo la Corte poi risulta più difficile il recupero delle grandi somme rispetto agli importi minori. In particolare il recupero ‘coattivo’ di imposterisulta meno efficace per i grandi contribuenti e per le ‘iscrizioni a ruolo’ sopra i 100mila euro l’incasso medio si ferma al 2,7%.
Il calcolo riguarda le ‘cartelle’ affidate dal 2008 al 2019 e mostra che a fronte di 302,9 miliardi di imposte da riscuotere coattivamente relative a ruoli superiori a 100mila euro, l’incasso è stato di 8,2 miliardi, appunto il 2,7%.
“Si deduce – scrive la Corte dei Conti – che nei confronti dei più importanti contribuenti, in quanto intestatari di cartelle di importo elevato, si riscuotono mediamente 2.700 euro per ogni 100mila iscritti a ruolo”. Sotto questa soglia, invece, gli importi affidati erano pari a 166 miliardi e il recupero si è attestato a 31,7 miliardi, pari al 19,1%
(da agenzie)
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