Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
MANIFESTAZIONI PER TRE GIORNI CONTRO LA PRESENZA DELLE TRUPPE CAMMELLATE DEL LEGHISTA IN CITTA’
Monta la protesta in occasione della venuta di Salvini a Catania per il 3 ottobre.
La rete siciliana “Mai con Salvini” in concomitanza alla chiamata della Lega ha preparato la sua accoglienza per 1,2,3 ottobre con flash mob, incontri e manifestazioni.
Stamattina sono stati esposti striscioni con la scritta “Leghisti not welcome”, davanti ai principali ingressi dell’aeroporto.
Il messaggio è rivolto agli uomini che Matteo Salvini ha chiamato a raccolta sui suoi canali social in occasione del processo.
“Pur di riempire le piazze siciliane, Matteo Salvini, chiama a raccolta leghisti da tutta Italia. Ma gli unici a non essere benvenuti nella nostra terra sono loro.” dichiara Sara, lavoratrice precaria e attiva nella costruzione della rete, che continua: “La Lega al Sud non ha sfondato e così l’occasione del processo per il caso Gregoretti diventa l’ennesimo tentativo di venire a far campagna elettorale qui in Sicilia. Per questo abbiamo deciso di organizzare dall’ 1 al 3 ottobre diverse iniziative per esprimere chiaramente che se pensavano di poter fare una Pontida del Sud, si sbagliavano.”
“La nostra rete nasce per dire no alla presenza leghista a Catania. Una presenza che porta solo odio e discriminazione. Il 3 ottobre saremo presenti in Piazza Trento a Catania in moltissimi siciliani e siciliane per far capire a Salvini che nessuno di noi è disposto a mostrargli solidarietà “. Lo afferma all’Adnkronos Francesca Egitto, studentessa universitaria e portavoce della rete catanese ‘Mai Con Salvini’.
“Anche nei giorni precedenti al 3 ottobre – aggiunge – ci mobiliteremo in città . Domani 1 ottobre apriremo le iniziative con un flash mob che si terrà fuori dall’ex dogana al porto di Catania, la location scelta dalla Lega per la loro tre giorni di incontri. Ed anche il giorno seguente vi saranno varie manifestazioni ed iniziative”.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
“CHI SONO GLI ITALIANI CHE DITE DI AVERE DIFESO LASCIANDO MORIRE IN MARE DONNE E BAMBINI?”… ANCHE GLI STUDENTI SI MOBILITANO CONTRO L’ARRIVO DEI LEGHISTI IN CITTA’
Gli studenti e le studentesse delle scuole Catanesi hanno deciso di citofonare alla sede delle Lega, chiedono risposte alle tante domande che gli studenti e delle studentesse hanno sull’operato della politica leghista.
“Oggi si aggiunge un tassello al percorso di contestazione che arriverà sino a sabato 3 ottobre”, dichiarano gli attivisti. Andrea, della rete “Mai con Salvini” dichiara: “Noi giovani siamo fra i soggetti maggiormente preso di mira dalla politica qualunquista della Lega, soprattutto noi giovani del Mezzogiorno. Lasciare spazio alla Lega vuol dire accettare nella nostra terra a chi per anni ci ha insultato e a chi negli ultimi anni solo per ragioni di propaganda associa il sud alle sue politiche di odio e discriminazione, i giovani vogliono invece che Catania, e tutta la Sicilia, si dimostri ancora una volta la terra colorata e accogliente che è sempre stata”.
“Dove sono i 49 milioni?” “Chi sono gli Italiani che avete difeso lasciando morire in mare i migranti?”
Dichiara Andrea, spiegando l’azione: “Vogliamo che i Leghisti a Catania comprendano che questa città non è disposta a rimanere in silenzio di fronte alla venuta di Salvini per il processo della Gregoretti.” Conclude: “ Noi studenti e studentesse della Rete Mai con Salvini continueremo la costruzione della mobilitazione verso il 3 Ottobre. Infatti, dall’1 al 3 ottobre si terranno iniziative e momenti di confronto in cui l’obiettivo è quello di parlare una lingua diversa da quella che, non solo la lega, ma i vari governi in questi anni hanno parlato. Per concludere le tre giornate di mobilitazione con una grande manifestazione regionale giorno 3 Ottobre a Piazza Verga h.10:00.“
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA MELONI CHE DIFENDE (GIUSTAMENTE) VANESSA INCONTRADA, NON APPLICA LO STESSO CRITERIO A SE STESSA
Giorgia Meloni su Vanessa Incontrada ha una posizione molto chiara e netta: «Bellissima Vanessa Incontrada. Vorrebbero imporci pure i canoni di bellezza, ma la realtà è sempre più forte di ogni stereotipo».
La leader di Fratelli d’Italia ha commentato la copertina di Vanity Fair, diffusa nella giornata di ieri, in cui l’attrice e showgirl si mostra senza veli, lanciando un messaggio di benessere nei confronti del proprio corpo, di lotta ai pregiudizi, al bodyshaming e a tutte le forme di haters online.
Ragioniamo, un attimo, sul concetto espresso dalla leader di Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni ha lanciato un messaggio condivisibile.
Basta con i canoni di bellezza, basta con gli stereotipi che vorrebbero condizionare la realtà . Bene, brava, bis.
Ma non sembra anche a voi che ci sia qualcosa di stonato nel messaggio della neo presidente del partito dei conservatori europei?
Vi dice niente: «Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono cristiana»? E cos’è questo elenco — pronunciato nel corso di una manifestazione del centrodestra e diventato successivamente una hit virale sui social network — se non una serie di stereotipi, di canoni che vorrebbero imprigionare, all’interno di un’unica cultura tra l’altro dominante in Europa, le donne italiane?
E cosa dire a proposito di tutti gli stereotipi sui migranti che vengono costantemente alimentati dalle narrazioni fatte dal partito Fratelli d’Italia nei dibattiti sui temi di attualità ?
Si pensi, ad esempio, all’associazione costante tra Islam e terrorismo fatta dagli esponenti del partito di destra, o ancora alle critiche fatte da Giorgia Meloni — soprattutto nell’ultima parte del 2019 — ai commercianti cinesi che riuscivano a eludere i controlli fiscali perchè «si chiamano tutti allo stesso modo»?
Insomma, la lotta agli stereotipi vale per tutti.
Non soltanto a targhe (e relativi consensi social) alterni.
(da Giornalettismo”)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
FRONDA GRILLINA ALL’INTERNO DEL MOVIMENTO SULLA REINTRODUZIONE DELLA PROTEZIONE UMANITARIA…A CHE SERVE TRATTARE CON I VERTICI QUANDO OGNUNO FA I CAZZI CHE VUOLE?
Una parte del Movimento 5 stelle non vuole la reintroduzione della protezione umanitaria, che fu cancellata dai decreti sicurezza di Salvini. E’ quanto si apprende da fonti parlamentari del Partito democratico.
La frenata sarebbe emersa nel confronto in corso in maggioranza in vista del varo domenica in Consiglio dei ministri del decreto sull’immigrazione che modificherà profondamente i due decreti sicurezza del governo giallo-verde.
“Alcuni esponenti del M5s nelle ultime ore hanno messo in discussione la parte dell’intesa siglata a luglio dai partiti di maggioranza, che riguarda la protezione umanitaria. Ma questo per noi sarebbe inaccettabile: non possono essere fatti passi indietro rispetto a quell’accordo”, dicono fonti Dem informate del dossier.
“Non possono scaricare le loro fibrillazioni interne su questo”, dicono nel Pd.
Il Pd insiste. “C’e’ un insieme di provvedimenti che penso sia maturo per essere approvato. I decreti Salvini, con la sicurezza degli italiani non c’entravano nulla, anzi erano i decreti paura. Abbiamo discusso per mesi, la ministra Lamorgese ha detto da settimane che l’accordo e’ pronto, io trovo naturale rispettare questo punto. Sono convinto che nei prossimi giorni, nelle prossime ore questo avverra’”. Lo ha detto il segretario Nicola Zingaretti, rispondendo a una domanda sui decreti Sicurezza dell’ex ministro Matteo Salvini, a margine di un comizio a sostegno del candidato sindaco di Voghera, Nicola Affronti, in vista del ballottaggio.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA SOCIETA’ RICORDA DI AVER ACCETTATO TUTTE LE CONDIZIONI PREVISTE DAL GOVERNO MA C’E’ UN LIMITE ALLA DEMAGOGIA DEI GRILLINI
“Ogni richiesta pervenuta dal Governo, nell’ambito delle negoziazioni avviate da luglio 2019, è stata integralmente accettata da Autostrade per l’Italia e Atlantia. E’ stato dato il doveroso e massimo supporto economico e operativo al Commissario Bucci per consentire la più rapida ed efficiente ricostruzione del Ponte”.
E’ quanto affermano fonti di Atlantia, a proposito del dossier di Autostrade per l’Italia. “Sono stati stanziati 3,4 miliardi di euro nel Bilancio di ASPI quale importo compensativo, tra cui 700 milioni per la ricostruzione del Viadotto Polcevera e per risarcire i danni diretti. E’ stato accettato il nuovo sistema tariffario voluto dal Governo e dall’ART, che ha ridotto la marginalità della società di 4 punti percentuali. E’ stato accettato l’incremento annuo massimo delle tariffe dell’1,75% – lasciando in carico ad ASPI la totalità dei danni sul traffico generati dal Covid19 — mantenendo al tempo stesso l’impegno di investire fino a 14,5 miliardi di euro e spendendo 7 miliardi di euro in manutenzioni. E’ stata accettata la totale riscrittura dello schema Convenzionale, a seguito dell’articolo 35 del Milleproroghe, con una riduzione di due terzi del valore di indennizzo in caso di rescissione anticipata della concessione. Infine, è stato anche accettato di cedere il controllo di ASPI. Il Governo ha dunque ottenuto tutto quanto richiesto”, continuano fonti di Atlantia.
“La dismissione di ASPI può avvenire attraverso un processo trasparente e di mercato, in quanto gli azionisti di Atlantia, dei quali il 70% è rappresentato da fondi istituzionali, hedge fund, investitori internazionali, non sono disposti ad approvare in assemblea soluzioni che non siano trasparenti e di mercato”.
“Alla luce di tutto ciò non si capiscono le motivazioni di una eventuale revoca, che provocherebbe un default sistemico gravissimo, esteso a tutto il mercato europeo, per oltre 16,5 miliardi di euro, oltre al blocco degli investimenti. Verrebbero così messi a serio rischio 7.000 posti di lavoro. Bisogna assolutamente evitare questo scenario nefasto, vista la totale accettazione di tutte le clausole volute dall’Esecutivo. Noi continueremo ad agire in totale buona fede, affinchè possa essere trovata una soluzione equa, ragionevole, di mercato. La società confida nella capacità di mediazione e nell’equilibrio del Presidente Conte e del suo Governo, considerandolo un riferimento di garanzia per tutti”, concludono le fonti di Atlantia.
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
“QUI ASSUNTO E BEN PAGATO ANCHE SE DEVI IMPARARE IL TEDESCO”
Per andare da Taurianova a Tubinga ci vogliono 17 ore e 32 minuti di auto, senza traffico. Bisogna attraversare tutta l’Italia, dalla provincia di Reggio Calabria fino a Cernobbio, sul lago di Como, poi tutta la Svizzera e alla fine rimangono da percorrere gli ultimi chilometri che arrivano fino a questa città da quasi 90mila vicino a Stoccarda. Non è un viaggio che si fa per vedere paesaggi o città d’arte.
È un viaggio di lavoro, ed è il viaggio che Francesco Palermita ha deciso di percorrere per fare quello per cui ha studiato: l’infermiere. Un viaggio che sei mesi fa ha raccontato con un video su YouTube insieme ad altri infermieri, anche loro emigranti in Germania.
Francesco ha 28 anni e ad agosto 2015 ha deciso di partecipare a una selezione di Germitalia, un’agenza specializzata nel reclutare infermieri italiani per strutture sanitarie tedesche.
Per Google bastano tre parole chiave: lavoro+infermieri+italia. Il sito di Germitalia è il primo risultato. Prima del Covid il processo di selezione avveniva dal vivo: un colloquio in un albergo di Torre del Greco, in provincia di Napoli, e poi l’inizio del progetto in Germania. Nella maggior parte delle offerte le garanzie sono due: contratto a tempo indeterminato e corso per imparare la lingua.
Secondo i dati pubblicati da Almalaurea, la percentuale di infermieri che lavorano un anno dopo aver completato gli studi è del 72%. Una percentuale alta, come tipico delle professioni sanitarie, che però non racconta delle condizioni degli infermieri nei primi anni di professione, dove spesso è difficile trovare un contratto a tempo indeterminato e dove responsabilità e ore di lavoro non sono bilanciate rispetto allo stipendio.
Un quadro che è cambiato poco nonostante l’emergenza Covid, tanto che il flusso di infermieri che si formano in Italia per emigrare all’estero non si è certo chiuso.
Matteo, quando hai deciso di andare in Germania per lavorare?
«Ho deciso appena finita la laurea, verso il 2015. In Italia non ho mai lavorato come infermiere in ospedale, facevo giusto qualche assistenza notturna. Cercavo un’esperienza all’estero: ero indeciso tra Germania e Regno Unito».
Come mai la Germania?
«Per la lingua. Di solito nel Regno Unito viene richiesto un livello minimo di inglese per lavorare. Qui invece ti danno la possibilità di essere assunto subito e intanto frequentare un corso per imparare la lingua. Una volta superato l’esame di livello di B2 viene definitivamente riconosciuto come infermiere».
E prima del riconoscimento, come lavori?
«Hai un contratto con un inquadramento diverso. Un infermiere con il B2 di tedesco ha un contratto che si aggira sui 2.900 euro lordi: circa 1.800 euro netti al mese. Prima del B2 hai un altro tipo di contratto, con un netto più basso che attorno ai 1.650 euro al mese».
Sono cifre più alte degli stipendi italiani. Ma non completamente diverse.
«Sono cifre simili a quelle che si possono avere se si riesce a trovare lavoro in ospedale, contando notti e straordinari. Posti del genere però in Italia non sono semplici da ottenere, qui in Germania invece le selezioni per nuovi candidati sono molto frequenti».
Non c’è il rischio di spendere tutti questi soldi per il costo della vita?
«Questa cosa è un luogo comune. È vero, in Germania il costo della vita è più alto se lo paragoniamo con quello del Sud Italia, però il confronto non regge con altre città . Quando studiavo a Roma pagavo per la mia stanza 450 euro di affitto al mese. Qui per la stessa cifra posso affitare un monolocale. Poi bisogna contare le altre spese: durante il lockdown l’Iva è stata abbassata dal 19% al 16%. L’assicurazione dell’auto invece mi costa solo 600 euro all’anno. Con il mio stipendio e qualche sacrificio credo di riuscire a mantenere una famiglia. Almeno un figlio, non dico due. In Italia per mantenere un figlio bisogna essere in due a fare sacrifici».
Nel video che hai girato sui tuoi colleghi c’è una cosa che hanno in comune tutte le voci che hai raccolto: provengono del Sud.
«È vero. La maggior parte, direi quasi il 90% degli infermieri italiani che ho conosciuto qui, arrivano dal Sud o al massimo dal Centro. Posso dire di aver conosciuto davvero poca gente del Nord, giusto una ragazza di Como e una coppia di Trento».
Quindi non c’è nessuna controindicazione per trasferirsi in Germania?
«Qualche problema c’è. All’inizio, soprattutto prima di ottenere il B2, controllano molto ogni passaggio del tuo lavoro. E questo ha fatto innervosire parecchi colleghi. Qui poi sei comunque lontano dalla famiglia e dagli amici. Certo, noi italiani cerchiamo di fare gruppo ma non è facile ricostruirsi i contatti in questo territorio».
Come è stato affrontato il Coronavirus negli ospedali tedeschi?
«Con molta tranquillità . Qui a Tubinga abbiamo avuto un massimo di 60 pazienti in terapia intensiva. Oggi siamo a zero. Le autorità sanitarie hanno mostrato di essere molto preparate davanti all’epidemia di Coronavirus».
Le agenzie tedesche cercano personale italiano ancora adesso? Con il rischio di una nuova fase dell’epidemia alle porte?
«Certo, di posizioni aperte ce ne sono ancora tante. E le agenzie offrono sempre nuovi progetti».
Torneresti in Italia?
«Ora no. Qui ho quello che mi serve e qui immagino il mio futuro. Ogni tanto risale la voglia di tornare ma non riesco a vedere un percorso lavorativo solido come quello che ho trovato qui».
(da Open)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
LA RISPOSTA AL PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI BONOMI CHE AVEVA CHIESTO UNA “VISIONE DIVERSA DAI SUSSIDI”
L’ultima frecciata è arrivata con un tweet secco, senza fronzoli: “Quando li prendono gli altri si chiamano sussidi. Quando li prendi tu, contributi alla competitività ”.
Mittente il vicesegretario del Pd Andrea Orlando, destinatario non esplicitato. Eppure chiarissimo: Confindustria.
E arriva nel giorno in cui il presidente degli industriali Carlo Bonomi, davanti all’assemblea degli iscritti, aveva chiesto una “visione diversa dai sussidi” per “sostenere i settori in difficoltà ” dopo il lockdown. “Non vogliamo diventare un Sussidistan”, la frase a effetto che riprende le parole dell’ex segretario generale della Fim, Marco Bentivogli, ora impegnato nel lancio di Base. “Sulle filiere — aveva aggiunto il presidente di Confindustria — occorre uno sforzo particolare, ma non sussidi nè ulteriore indebitamento” quanto piuttosto “condizioni regolatorie e di mercato tali da tornare ad accrescere produzione e occupazione”.
Una posizione netta, quella di Orlando, nel giorno in cui riparte un timido dialogo tra governo e viale dell’Astronomia dopo mesi di gelo per la gestione economica durante e dopo la crisi sanitaria.
Non si tratta della prima bordata del vice di Nicola Zingaretti negli ultimi mesi. Ad agosto, in un post su Facebook, era entrato a gamba tesa nel dibattito sollevato dal Corriere della Sera, e apprezzato da Confindustria, sulle misure “neostataliste” del governo: “I tapini non si rendono conto di quale regalo facciano ai populisti ai quali consegnano l’immeritato attestato di difensori del popolo. (Nulla di più falso, il populismo difende alla fine lo status quo sociale)”.
A giugno aveva invece attaccato frontalmente Bonomi per il parallelo politica-virus in un’intervista a Repubblica. “Ma davvero è accettabile che la politica (tutta) sia accostata a un virus da un rappresentante economico? Non credo ci sia altro Paese in Europa (compresi i Paesi che hanno reagito assai peggio dell’Italia al Covid) nel quale un parallelo così rozzo e generico sarebbe accettato”, aveva scritto su Facebook. “A parte la sensibilità di assumere come termine di paragone un fenomeno che ha provocato decine di migliaia di morti in Italia, è il segno — aveva aggiunto Orlando — di quanta strada abbia fatto l’antipolitica nel nostro Paese, o meglio, di quanta strada abbia fatto la politica che si traveste da antipolitica”. “È un processo che va avanti da anni e non mi pare ci abbia consegnato nè istituzioni più solide nè una politica migliore. Una politica, peraltro, tanto debole da accettare il parallelo quasi in silenzio”, concluse il numero due del Partito Democratico.
Quindici giorni prima aveva avvertito: “Presto attacchi al governo da centri economici e dei media”. E spiegato: “Ci parleranno della capacità comunicativa di Conte o dell’errore di questo o quel ministro, ma all’ordine del giorno c’è un altro tema: provare a vedere se si costruisce un’altra formula politica” che “va respinta”. “Dobbiamo saperlo — aggiunse — gestire quei flussi finanziari fa gola a molti, e alcuni si prestano anche a operazioni politiche che vanno in questo senso”. Anche ad aprile, quando si scatenò la corsa alla riapertura, Orlando a il Manifesto non fu tenero: “Prima di riaprire tutto servono i dati. In gioco ci sono vite, Confindustria lo sa”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
A CARBONE, COMUNE IN PROVINCIA DI POTENZA, UN GRUPPO DI POLIZIOTTI IN SERVIZIO AL REPARTO MOBILE DI REGGIO CALABRIA SI ERA CANDIDATO PER GODERE DI UN MESE DI ASPETTATIVA ELETTORALE
Un’inchiesta interna sui poliziotti candidati soltanto per ottenere l’aspettativa. Obiettivo: verificare se sono state violate norme deontologiche.
La Polizia si muove dopo la denuncia di Repubblica del caso di Carbone, piccolo comune della provincia di Potenza, dove un gruppo di poliziotti in servizio al reparto mobile di Reggio Calabria si era candidato per governarla.
E, non avendo praticamente avversari, sono stati eletti.
Peccato però che nè candidato sindaco nè i consiglieri erano mai stati una volta nel centro alle porte del parco del Pollino. Tanto che, il giorno dopo le elezioni, si sono immediatamente dimessi.
Perchè allora la candidatura? Per godere, probabilmente, dell’aspettativa elettorale di 30 giorni che, per legge, spetta a chi si candida.
Repubblica ha ricostruito come lo stesso gruppo di persone si candidi praticamente ogni anno in centri diversi, applicando sempre lo stesso sistema. A farli scoprire, questa volta, però il fatto che sono stati addirittura eletti.
La vicenda – seppur si muova, sulla carta, nell’ambito della legge – ha molto indispettito i vertici della Polizia che hanno ritenuto assolutamente amorale, se fosse confermato, e fuori dalla deontologia l’atteggiamento. Per questo sono stati immediatamente avviati degli accertamenti per verificare se sono stati violati i codici deontologici interni alla Polizia.
Il caso è finito anche in Parlamento con il segretario di Leu, Nicola Fratoianni. “Quanto hanno denunciato Repubblica e Striscia la notizia ha dell’incredibile. Mentre ci sono decine di migliaia di rappresentanti delle forze dell’ordine – spiega – che quotidianamente svolgono con serietà i propri compiti nell’interesse della collettività , bastano pochi furbetti per disonorare il loro impegno. Poichè è da anni, mi pare di capire, che questo giochetto funziona ora mi aspetto che il Viminale – conclude Fratoianni – prenda severi provvedimenti nei confronti di questi figuri, che c’entrano davvero poco con la polizia di Stato”.
(da agenzie)
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Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile
UNA CONSIGLIERA COMUNALE AVEVA SROTOLATO UNO STRISCIONE DAL BALCONE DEL MUNICIPIO, GLI E’ STATO CONTESTATO IL “TRAVISAMENTO” DEL VOLTO, NEANCHE FOSSIMO AI TEMPI DEGLI ANNI DI PIOMBO
Per aver violato il divieto di coprirsi il volto durante una manifestazione politica in base alla legge 152/1975, la cosiddetta legge Reale dal nome del suo promotore Oronzo Reale, approvata nell’emergenza degli “anni di piombo”, la consigliera comunale uscente di Aosta Carola Carpinello (movimento di sinistra Adu) è stata denunciata a piede libero dalla polizia.
I fatti risalgono al 16 settembre scorso, quando il leader della Lega Matteo Salvini, contestato in quello stesso giorno anche a Venaria, nel Torinese, ha tenuto un comizio nella centrale piazza Chanoux del capoluogo valdostano: all’improvviso da un balcone del municipio è stato srotolato uno striscione con la scritta “No Lega Bella Ciao” da una persona con la tuta rossa e la maschera di Dalì, outfit dei protagonisti della celebre serie spagnola “La Casa di Carta”.
Le indagini della Digos hanno portato all’individuazione della consigliera comunale quale autrice del gesto. “Non avevo nessun motivo – ha detto – per celare la mia identità , la mia era una performance di protesta che comprendeva l’utilizzo della maschera. Infatti sono entrata in municipio timbrando il badge e senza nascondermi”.
(da agenzie)
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