Destra di Popolo.net

LE SOLITE BALLE DI SALVINI SUL CASO DEI DETENUTI A ITALIA’S GOT TALENT

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

A PAGARE LO SPOSTAMENTO E’ STATA LA PRODUZIONE DEL PROGRAMMA E NON I CITTADINI ITALIANI COME HA SOSTENUTO IL LEADER DELLA LEGA

Quando si sale su un palco c’è sempre il rischio di incappare in una giornata no e fare una figuraccia davanti al pubblico. Sono i rischi del mestiere.
L’importante è chiedere scusa e provare a rimediare spiegando realmente cosa sia accaduto.
E invece, ancora una volta, il palco social di Matteo Salvini getta illazioni e accuse che restano ‘fissate in alto’ nonostante siano già  state fornite spiegazioni sufficienti per spegnere il (non) caso. Parliamo dei detenuti Italia’s got talent: quattro persone che hanno partecipato al talent di Tv8.
L’unica notizia vera contenuta in questo post Facebook è la partecipazione dei quattro detenuti, che si trovano rinchiusi (per vari reati) all’interno del Carcere Marassi di Genova, alla trasmissione di Tv8 che vede come giudici Joe Bastianich, Frank Matano, RMara Maionchi e Federica Pellegrini. Il resto è stato tutto abbondantemente smentito.
Il resto no. Nessuna spesa per i contribuenti. Nessun soldo versato dal governo. I quattro detenuti hanno ricevuto il via libera dal Ministero di Grazia e Giustizia, questo è vero. Ma la onlus Teatro Necessario, che cura le attività  culturali all’interno del Teatro Arca del carcere di Marassi, a Genova, ha spiegato a La Repubblica che non c’è stata alcuna spesa per i cittadini. A pagare lo spostamento e il trasferimento (con i detenuti tradotti dalla Liguria al carcere di Rebibbia prima della registrazione della loro esibizione) è stata la produzione della trasmissione.
Molto rumore per nulla
Le notizie, dunque, smentiscono quell’accusa al governo sulla spesa di soldi pubblici per i detenuti Italia’s got talent. Ma quel post è ancora fissato in alto sulla bacheca social di Salvini, dopo quasi 24 ore.
La detenzione penitenziaria, infatti, ha lo scopo riabilitativo e all’interno delle carceri italiane ci sono anche corsi di teatro, come quello seguito dalle quattro persone che hanno partecipato al talent di TV8. Molto rumore per nulla. Nessuna spesa per i contribuenti. Il leader della Lega può stare tranquillo. Ci sono altri casi giudiziari, già  arrivati a condanna definitiva della Cassazione, che hanno evidenziato ruberie di milioni di euro (un esempio? Il numero 49 dovrebbe essere indicativo) di soldi pubblici sottratti.

(da agenzie)

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SALVINI RIEMPIE I SOCIAL DI FOTO CON ZAIA SPERANDO DI VIVERE DI LUCE RIFLESSA

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

IL PRESIDENTE VENETO NON PARTECIPERA’ ALLA PAGLIACCIATA DI CATANIA CON CUI SI CERCA DI CONDIZIONARE I GIUDICI

Il colpo d’occhio, per i frequentatori del web e per chi – curiosità  o diletto – scorre abitualmente la pagina ufficiale di Matteo Salvini, è notevole: all’improvviso una raffica di foto e video con Luca Zaia, il sempre più ingombrante rivale interno nella Lega uscito con numeri plebiscitari dalle Regionali.
Fra uno scatto con un tiramisù in mano (“stasera strappo alla regola”) e l’invito alla “Pontida” catanese in concomitanza con il processo per il caso Gregoretti, il segretario del Carroccio posta una foto in Laguna, un video e un combo di sei immagini con il “Doge” durante un incontro coi giornalisti.
Raramente – quasi mai – Zaia aveva fatto capolino nello spazio che Salvini dedica alle sue iniziative, ai suoi numerosissimi interventi televisivi, alle sue campagne contro l’immigrazione clandestina e/o contro il governo. Insomma, alla celebrazione della sua leadership
Ma stavolta è diverso: Salvini trae spunto dalla sua visita in Veneto per celebrare non solo se stesso ma anche colui che più di altri – almeno per dimensione elettorale – ne offusca l’immagine oggi dentro la Lega.
Il frutto di una semplice strategia di comunicazione: non alimentare, in alcun modo, una contrapposizione interna ma cavalcare oggi più che mai l’onda di Zaia, capace di conquistare con la sua lista personale il triplo dei voti di quella ufficiale del Carroccio
E infatti Salvini dà  atto del successo del “modello Veneto” ma contemporaneamente parla di “grande responsabilità  attribuita dagli elettori non al governatore ma al partito. E mette insieme, in un unico conto, tutti i consiglieri leghisti, per la stragrande maggioranza eletti con Zaia e per una quota minore sotto il simbolo di Alberto da Giussano: “Con 34 consiglieri della Lega su 51 il problema sarà  la mancanza di opposizione…”. Parole pronunciate dietro una mascherina della Serenissima.
E’il tempo delle “coccole” per Zaia, ad allontanare qualsiasi discorso sulla rivalità : “Con Luca ci sentiamo più volte al giorno, siamo quasi una coppia di fatto”, fa sapere il Capitano raggiante accanto a un altro simbolo del “modello Veneto”: il rieletto sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.
Salvini si spinge oltre: “Luca e Luigi saranno due risorse preziosissime a livello nazionale”.

(da agenzie)

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IL CANDIDATO SOVRANISTA A QUARTU SANT’ELENA: “CI VUOLE CORAGGIO A FARE 5 FIGLI CON LA STESSA DONNA, CAMBIARE PRODOTTO E’ FACILE”

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

QUESTI SOGGETTI SAREBBERO I “DIFENSORI DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE”? IL CORPO DELLA DONNA DEFINITO OGGETTO CHE SAREBBE MEGLIO CAMBIARE INVECE CHE USARE SPESSO

Il candidato sindaco per il comune di Quartu Sant’Elena Christian Stevelli, fortemente sostenuto dal governatore Christian Solinas, ha affermato: «Sono sposato e ho una moglie con cui ho avuto cinque figli. Ci vuole coraggio a fare cinque figli con la stessa donna, perchè cambiare prodotto è facile».
Il candidato alla carica di sindaco si è definito coraggioso per la sua scelta di vita, salvo poi cercare di salvarsi dicendo comunque di avere una famiglia meravigliosa che lo sostiene sempre e senza la quale non avrebbe mai potuto portare avanti alcune sfide.
In Sardegna, alcuni comuni saranno al voto il prossimo 25 e 26 ottobre. La tornata delle elezioni comunali nell’isola è stata volontariamente tenuta separata rispetto alla tornata delle regionali e delle amministrative (che ha visto anche il voto per il referendum sul taglio dei parlamentari) del mese precedente.
La corsa a sindaco di Quartu Sant’Elena per Christian Stevelli con il sostegno di tutto il centrodestra unito (compreso Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e altre liste civiche a sostegno per un totale di 10 progetti politici) non inizia nel migliore dei modi.
Non possiamo non rimarcare che la frase mette in evidenza l’oggettificazione del corpo della donna, definito ‘prodotto’, sottintendendo che a volte sarebbe molto più semplice cambiarlo che usarlo spesso.

(da agenzie)

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IL SENATORE M5S POSITIVO AL COVID: “I PRIMI SINTOMI 15 GIORNI FA, MA PENSAVO FOSSE SINUSITE”

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

FRANCESCO MOLLAME: “STATE ATTENTI, NESSUNO PUO’ DIRSI AL RIPARO DAL VIRUS”

Sono due i senatori del Movimento 5 Stelle a esser risultati positivi ai tamponi sul Coronavirus. Entrambi sono attualmente in isolamento nelle rispettive abitazioni. Tutti e due hanno sintomi (ciascuno di differente entità ).
La Repubblica è riuscita a contattare uno dei due, Francesco Mollame, che ha racconto di aver percepito i primi sintomi circa 15 giorni fa. All’inizio non aveva dato grande importanza a quel suo malessere, soffrendo di sinusite cronica. Poi quella strana febbre alta e il Covid ufficializzato attraverso i test.
«Quindici giorni fa ho avvertito i primi sintomi. Ma soffro di sinusite, non ci ho fatto caso più di tanto. Martedì della scorsa settimana, però, mi è sopraggiunta la febbre e mi sono subito chiuso in casa, chiedendo di poter fare il tampone — ha raccontato Francesco Mollame a La Repubblica -. L’ho eseguito nei giorni successivi e lunedì mattina ho avuto l’esito».
E così ha saputo di esser stato contagiato. Il senatore pentastellato ha detto di non recarsi in Senato da quasi un mese (l’ultima volta il 10 settembre) e di non aver partecipato all’assemblea del gruppo parlamentare. Neanche in video-collegamento, per via della febbre alta.
Ora si trova in isolamento nella sua abitazione di Alcamo, in provincia di Trapani, dalla quale non esce da martedì scorso (22 settembre).
Da quando, dunque, ha iniziato ad avere febbre alta. Ma prima aveva partecipato ad alcuni incontri elettorali a Faenza e Imola (in Emilia-Romagna) dove potrebbe aver contagiato il suo collega di partito (di cui non si conosce l’identità ).
Il senatore pentastellato ha detto che, probabilmente, l’infezione è avvenuta quando ha dato un passaggio in auto a un suo conoscente, poi risultato positivo ai test seppur asintomatico.
Ma nei giorni scorsi, quando già  aveva accusato i primi sintomi lievi (scambiati per sinusite) si era recato al seggio per votare, come testimoniato dalla sua pagina Facebook.
Ora Francesco Mollame ha detto di aver ancora sbalzi febbrili: la temperatura di mantiene bassa durante il giorno, per poi alzarsi la sera. «Se la situazione dovesse peggiorare, sarei costretto a ricoverarmi. Ma mi auguro proprio di no. Bisogna combattere. E stare attenti, perchè la malattia è davvero fra noi. E finchè non ci sarà  un vaccino, nessuno potrà  dirsi al riparo».

(da agenzie)

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L’OLANDA MINACCIA LO STOP AL RECOVERY FUND SE NON VIENE FATTO RISPETTARE LO STATO DI DIRITTO IN UNGHERIA

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

MENTRE LA COMMISSIONE PRESENTA IL RAPPORTO SULLE VIOLAZIONI NEI PAESI UE

Mark Rutte torna alla carica sul recovery fund.
Ora il premier olandese, capofila dell’offensiva dei paesi frugali contro il ‘Next generation Eu’, minaccia di bloccare il piano anti-crisi nel Parlamento de L’Aja se non verrà  migliorata la parte di condizionalità  legata allo stato di diritto.
Oggi, nella riunione degli ambasciatori dei 27 Stati membri, l’Olanda ha votato no sulla proposta italo-tedesca sullo stato di diritto, esattamente come hanno fatto gli altri frugali e anche Polonia e Ungheria.
I primi la ritengono troppo blanda, i secondi troppo severa. La proposta è passata a maggioranza, ma, avvertono fonti olandesi, se rimarrà  tale, l’Olanda bloccherà  l’erogazione dei fondi.
Come? Non approvando la parte del recovery fund che necessita della ratifica da parte dei Parlamenti nazionali.
Vale a dire il capitolo sull’introduzione di nuove risorse proprie, digital tax, carbon tax e tasse sulle transazioni finanziarie che servono per ripagare il debito comune da recovery fund, che altrimenti sarebbe in parte scoperto.
E’ esattamente la stessa minaccia di Viktor Orban, a conferma che, a due mesi dalla nascita, il recovery fund è vittima di veti incrociati nell’Ue.
Gli olandesi criticano la proposta di mediazione avanzata dalla Germania e sostenuta dalla maggioranza dei paesi europei tra cui l’Italia perchè, a loro dire, limiterebbe gli spazi di manovra della Commissione europea per far rispettare lo stato di diritto in Europa.
“Se la proposta rimarrà  tale — dice una fonte diplomatica olandese — allora il nostro Parlamento non approverà  la parte sulle risorse proprie”.
La speranza olandese, viene spiegato dalle stesse fonti diplomatiche, è che sia il Parlamento europeo a bocciare la proposta nella trattativa in corso con la presidenza tedesca (all’Eurocamera spetta la parola finale sul bilancio pluriennale europeo a fine anno, bilancio che è legato al recovery fund).
In effetti, il testo non piace ai negoziatori dell’Eurocamera che lo ritengono troppo vago o comunque difficile da applicare, perchè bloccherebbe l’erogazione dei fondi europei solo in caso di violazioni accertate dello stato di diritto, clausola difficile da dimostrare. Si pensi solo che il Consiglio europeo ha dossier aperti su Polonia e Ungheria da tempo ma ancora non riesce ad aprire procedure.
Dunque, parola al Parlamento europeo che, con la levata di scudi olandese, si vede rafforzato nella trattativa.
Ma il rischio di ritardare l’erogazione del recovery fund si fa sempre più concreto. Tanto che fonti socialiste dell’Europarlamento rilevano un uso strumentale dello stato di diritto nella nuova trattativa.
Secondo loro, gli olandesi brandiscono il tema solo per ritardare il recovery fund, pacchetto che in fondo Rutte ha dovuto ingoiare a luglio: ancora oggi si ritrova a doverlo giustificare di fronte all’opinione pubblica olandese e agli attacchi dell’opposizione in Parlamento.
Ad ogni modo, l’accusa degli olandesi, secondo cui la proposta italo-tedesca spoglia la Commissione europea di poteri contro chi viola lo stato di diritto, ha un suo fondamento. Già  prima di questa proposta, l’esecutivo di Palazzo Berlaymont non poteva decidere granchè su queste — e anche altre — materie: tutto demandato agli Stati membri. La proposta di fatto solidifica questa situazione di impossibilità  ad agire.
Proprio oggi la Commissione ha presentato il primo rapporto sul rispetto dello stato di diritto negli Stati membri.
E’ una mappa completa, non ci sono solo i casi più chiacchierati di Polonia e Ungheria, per ogni paese dell’Ue vengono elencati i punti critici, già  segnalati in passato da Bruxelles. Ma non è l’anticamera di nuove procedure: quelle restano nelle mani degli Stati membri. Piuttosto, dice il commissario alla Giustizia Didier Reynders, il rapporto ”è uno strumento aggiuntivo” per arrivare ad un “dialogo” con gli Stati membri sui problemi riscontrati.
L’Italia finisce nel mirino per: giustizia lenta e ingolfata e scarsa indipendenza dei media e anche per gli attacchi alle associazioni non governative. “L’indipendenza politica dei media italiani resta un problema a causa della mancanza di un efficace sistema che prevenga i conflitti d’interesse in particolare nel settore audio-visivo”, scrive la vicepresidente della Commissione europea Vera Jourova nel rapporto.
Spicca comunque l’Ungheria, dove preoccupa “l’indipendenza della magistratura”, anche se il sistema giudiziario “funziona bene per quanto riguarda la lunghezza dei processi e ha un alto livello di digitalizzazione”, e la lotta alla corruzione: “Quando emergono accuse serie, c’è una sistematica mancanza di azione determinata per indagare e perseguire i casi di corruzione che riguardano politici di alto livello o il loro inner circle”.
E poi scarso “pluralismo dei media”, anche perchè, oltre alla concentrazione della proprietà , il governo esercita una “influenza politica indiretta” sui media grazie alla pubblicità . I media indipendenti, si legge, devono fronteggiare “intimidazioni sistematiche”, mentre la tendenza ad acquistarli “solleva ulteriori preoccupazioni”. In generale “la debolezza delle istituzioni indipendenti e l’aumentata pressione sulla società  civile indeboliscono ulteriormente i pesi e contrappesi” necessari in democrazia.
Ecco: c’è tutto questo sullo sfondo del nuovo braccio di ferro sul recovery fund. Sembrava fatta, a luglio. E invece no: Rutte non si dà  per vinto.

(da “Huffingtonpost”)

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OMICIDIO VANNINI, CIONTOLI CONDANNATI: 14 ANNI PER ANTONIO, 9 ANNI E 4 MESI A MOGLIE E FIGLI

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

“E’ STATO OMICIDIO VOLONTARIO, FATALI LE DUE ORE TRASCORSE PRIMA DEI SOCCORSI”

La decisione dei giudici del processo di appello bis per la morte del 20enne ucciso da un colpo di arma da fuoco la notte tra il 17 e il 18 maggio del 2015 mentre si trovava a casa della sua fidanzata a Ladispoli, sul litorale romano.
Omicidio volontario con dolo eventuale per Antonio Ciontoli, sottufficiale della Marina militare distaccato ai servizi segreti, concorso anomalo in omicidio volontario i due figli Federico e Martina e la moglie Maria Pezzillo
Non è ancora la parola fine, ma questa volta potremmo esserci davvero vicini. Nel processo bis per la morte di Marco Vannini la Corte d’Assise d’Appello ha condannato a 14 anni Antonio Ciontoli per omicidio volontario con dolo eventuale e a nove anni e quattro mesi per concorso anomalo in omicidio volontario i figli Martina e Federico Ciontoli e la moglie Maria Pezzillo.
Alla lettura della sentenza la mamma di Marco, Marina Vannini, è scoppiata in lacrime: “E’ una grande emozione, finalmente dopo più di 5 anni abbiamo dimostrato quello che era palese dall’inizio. Se Marco fosse stato soccorso subito non saremmo oggi qui, ancora una volta davanti alle telecamere. Ma è la dimostrazione che la giustizia esiste. Non dovete demordere mai. Antonio Ciontoli non deve chiedere perdono a noi, ma a sè stesso. Non so quale era la strategia dietro quelle parole. Questa è una sede di giustizia e non di vendetta, i giovani devono crescere con principi morali sani”.
Marco Vannini, bagnino di 21 anni di Cerveteri, venne ucciso il 18 maggio 2015 a Ladispoli, raggiunto da un colpo di arma da fuoco sparatogli da Antonio Ciontoli, padre della fidanzata Martina, all’interno della villetta di famiglia in via De Gasperi.
Il ragazzo era nella vasca da bagno quando fu raggiunto dallo sparo esploso dal padre della fidanzata: un solo colpo, ma che risultò fatale visto che nessuno dei presenti in casa, cioè Martina, l’altro figlio della coppia Federico Ciontoli e la loro madre Maria Pezzillo, chiamò tempestivamente i soccorsi che avrebbero permesso di salvare la vita a Marco.
Dal momento del colpo esploso dal sottufficiale di Marina distaccato ai Servizi all’arrivo dei soccorsi, passarono 110 minuti. Quasi due ore in cui, secondo la ricostruzione dei processi, i Ciontoli si preoccuparono più delle conseguenze lavorative del padre che della vita di Marco
Il pg, durante la sua requisitoria il 16 settembre scorso, aveva chiesto 14 anni per omicidio volontario in concorso per tutta la famiglia o in subordine di valutare l’ipotesi di concorso anomalo in omicidio, e condannarli a 9 anni e 4 mesi.
Si tratta del quarto processo: la Cassazione il 7 febbraio scorso aveva annullato la sentenza di secondo grado che aveva ridotto la pena da 14 a 5 anni per Antonio Ciontoli. I giudici d’appello, a differenza dei colleghi di primo grado, lo avevano ritenuto colpevole di omicidio colposo. Ma per la Cassazione quella sentenza andava riformata: per i Supremi giudici c’era il dolo. E non solo per Ciontoli, ma anche per i suoi familiari perchè, se Marco “fosse stato soccorso per tempo – si leggeva nelle motivazioni – si sarebbe salvato”.

(da agenzie)

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TRUMP NON CONDANNA I SUPREMATISTI BIANCHI E IN TV INVITA LA TEPPA RAZZISTA A “STARE PRONTI”

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

L’AMERICA INDIGNATA: “STA LEGITTIMANDO LA VIOLENZA E PREPARANDO I SUOI SQUADRISTI”

Alla domanda del moderatore di prendere posizione il presidente americano ha glissato spostando l’attenzione sulla violenza delle organizzazioni di sinistra
Tra gli scambi di offese e insulti, c’è una cosa che non è passata inosservata: l’ennesimo endorsement di Trump ai suprematisti bianchi.
Durante la sessione del dibattito sul Black Lives Matter, e le proteste scoppiate nel Paese dopo la morte di George Floyd, il moderatore Chris Wallace ha chiesto a Trump se fosse disponibile a condannare i suprematisti bianchi e i gruppi armati e a dirgli di farsi da parte.
Trump ha risposto: «Ragazzi orgogliosi, fate un passo indietro e state in attesa. Ma ti dico questo: qualche giorno si dovrà  fare qualcosa per gli Antifa e la sinistra». Il messaggio è chiaro.
Il riferimento di Trump è ai Proud Boys (Ragazzi orgogliosi) un gruppo di suprematisti bianchi che il presidente aveva già  elogiato durante gli scontri a Portland a fine agosto. Ora il loro logo è stato modificato in «Stand back, stand by», ovvero «Fate un passo indietro e state in attesa».
Creato nel 2016 da Gavin McInnes, tra i fondatori del magazine Vice, nel 2018 il gruppo era stato inserito dall’Fbi nella lista delle organizzazioni estremisti con legami con suprematisti bianchi. L’idea di McInnes era quella di aprire uno spazio per “maschilisti occidentali”, contro la correttezza politica e il senso di colpa dei bianchi. Per il fondatore di Vice la violenza contro gli opponenti politici era giustificata. McInnes non ha mai nascosto di essere contro l’immigrazione e islamofobico. In diverse occasioni ha denigrato le altre culture: «Abbiamo portato strade e infrastrutture in India e le usano ancora come bagni».
Visioni e messaggi che hanno attirato l’interesse dei suprematisti bianchi. Nel 2018, dopo che sette dei suoi membri erano stati accusati di aver preso parte a una rissa di strada a New York, McInnes ha lasciato il gruppo, ma con rammarico: «La vedo ancora come la più grande fratellanza al mondo».
Da allora, i Proud Boys hanno sfruttato gli scontri tra la polizia e i manifestanti del Black Lives Matter in tutto il Paese per inserirsi nei disordini. La loro presenza è stata alimentata anche dalle affermazioni di Trump che negli scorsi mesi ha ritenuto gli antifa responsabile del caos nelle città  governate dai democratici. Nel 2018 i Proud Boys e McInnes erano stati banditi anche da Facebook che ha aveva spiegato la decisione citando la sua «politica contro le organizzazioni che incitano all’odio».
Alan Friedman, giornalista e scrittore da anni in Italia, ha scritto su Twitter come il presidente stia “legitimando la violenza, sta preparando i suoi squadristi”.

(da Open)

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STAMPA AMERICANA CONCORDE: “IL DIBATTITO LO HA VINTO BIDEN MA E’ STATO IL CAOS”

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

PER LA CNN IL 60% HA GRADITO BIDEN, MENO DEL 30% TRUMP

Sentenza unanime quella della stampa americana dopo il primo confronto televisivo tra il presidente Donald Trump e il candidato democratico Joe Biden.
Per la maggior parte dei media, infatti, il vero vincitore della serata è stato “il caos”. Colpa di Trump che ha continuamente interrotto il suo rivale, colpa di Biden che non ha saputo far altro che sottolineare gli errori e l’inadeguatezza del primo e colpa anche del mediatore, Chris Wallace (di Fox News), probabilmente attonito di fronte al comportamento dei due candidati e incapace di far rispettare l’ordine nel dibattito.
Per la Cnn, che definisce “rancoroso e caotico” il dibattito, alla fine della serata riderebbe solo Biden: per l’emittente televisiva 6 telespettatori su 10 hanno apprezzato il modo in cui si è posto il candidato democratico.
In un’analisi fatta, la Cnn addirittura arriva a sostenere come l’unico vincitore della notte sia stata la Cina, al centro della discussione per volontà  dei due candidati. Secondo la Cnn lo spettacolo indecoroso offerto dai protagonisti è stato un “regalo per i critici della democrazia”.
Anche il New York Times definisce nello stesso modo l’andamento della serata. Il quotidiano ha anche valutato singolarmente le dichiarazioni dei due sfidanti attraverso un facht checking in tempo reale.
Per esempio, falso sarebbe quanto affermato da Biden riguardo al deficit che gli Stati Uniti hanno con la Cina, ma vera è la sua presa di posizione in difesa dell’utilizzo delle mascherine che “se utilizzate da qui a gennaio salverebbero 100mila vite” dal coronavirus.
Il Washington Post, invece, sulla sua pagina online titola con il comportamento assunto da Trump durante l’intera serata, “immergendola in un litigio ardente” mentre Biden lo accusava di aver diviso gli Stati Unti durante questi quattro anni. Il quotidiano della capitale accusa anche il presidente di aver dato vita al “peggior dibattito della storia”.

(da agenzie)

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CRISANTI: “E’ FOLLE CHE PER I GIOCATORI NON CI SIA L’OBBLIGO DELLA QUARANTENA PRIMA DELL’ESITO DEI TAMPONI”

Settembre 30th, 2020 Riccardo Fucile

“LE REGOLE DEVONO VALERE PER TUTTI”

Il professor Andrea Crisanti, virologo dell’università  di Padova, non ha dubbi sull’efficacia e sull’importanza dei tamponi.
à‰ lui, tra l’altro, l’uomo che ha chiesto di aumentare il più possibile il numero di test giornalieri per contenere la pandemia del Coronavirus.
Al Messaggero ha spiegato che «i tamponi sono e restano lo strumento più efficace per accertare la positività . Questa della squadra del Genoa è una storia che rientra perfettamente nella dinamica di trasmissione del virus. Non c’è tampone che tenga se le regole per i giocatori sono diverse da quelle degli altri cittadini».
Una risposta forte e chiara al professor Matteo Bassetti che, commentando quanto accaduto al Genoa (dove alcuni giocatori sono risultati positivi nonostante poco prima fossero stati sottoposti a tampone, in un primo momento negativo), aveva detto: «Quello che sta accadendo al Genoa potrebbe rappresentare la Waterloo dei tamponi».
«à‰ un problema di deroga della quarantena, i giocatori sono esentati da questa misura di prevenzione. Ci sarebbe da chiedersi perchè viene derogata per il calcio una misura che, invece, viene applicata a tutti quanti gli altri. Quello che è accaduto è che, durante l’allenamento, la persona positiva abbia trasmesso la malattia. La follia è non aver messo queste persone in quarantena in presenza di un positivo» ha detto.
Adesso la soluzione, secondo Crisanti, sarebbe quella di mettere in isolamento il team del Genoa e quello del Napoli. Tutti dovranno «rimanere sotto sorveglianza sanitaria» e fare i tamponi ai giocatori del Napoli ripetendoli anche nei prossimi giorni.
«La verità  è che tutte le volte che le ragioni economiche hanno prevalso sulla salute pubblica, i risultati sono stati pessimi. Ci si rimette sempre. Quella partita non si doveva fare» ha tuonato.
I giocatori «devono essere testati tre giorni prima della partita» e, durante quel periodo, «devono rispettare l’isolamento» per poi essere sottoposti di nuovo al tampone. Nel caso del Genoa, secondo Crisanti, la diffusione sarebbe derivata dall’uso «non corretto della quarantena». «Parliamo di persone che guadagnano fior di quattrini, non gli costerà  troppo rimanere in isolamento tre giorni» ha concluso.

(da Open)

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