Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
LOCKDOWN SOLO LOCALI, DOMANI ALTRO VERTICE CON LE REGIONI: FATE PURE CON COMODO … I SOVRANISTI E LA RUOTA DI SCORTA DI FORZA ITALIA DICONO NO A PROPOSTE CONDIVISE, PREFERISCONO LUCRARE SUI DISORDINI CHE SALVARE LA VITA AGLI ITALIANI
Lungo vertice del governo a Palazzo Chigi, con Giuseppe Conte e i capidelegazione della maggioranza. Sul tavolo, i dati forniti dagli scienziati sulle aree considerate più a rischio in base all’indice Rt e alle condizioni del sistema sanitario locale. L’esecutivo sarebbe intenzionato a promuovere una stretta sui territori.
Per questo incontrerà domani le Regioni, in modo da fare il punto sulle aree sotto pressione e decidere un’eventuale stretta. Occhi puntati sulle aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova, Torino, su porzioni del Veneto e su alcune regioni meridionali.
Accanto ai limiti alle Regioni, però, dovrebbe essere anche varata una stretta nazionale: è in arrivo anche un dpcm, da approvare lunedì.
I dati, d’altra parte, sono pessimi. La pressione del Covid continua ad aumentare. La scaletta originaria prevedeva lockdown territoriali rigidi per le aree metropolitane o intere Regioni che segnano l’Rt oltre il 2 e, solo dopo, un dpcm nazionale entro metà della prossima settimana.
Ma le resistenze dei territori non mancano, come è chiaro anche dalle parole del governatore campano Vincenzo De Luca: “E’ una stupidaggine chiudere Milano e Napoli, non servono misure “mezze, mezze”. E’ il momento di interventi di carattere nazionale”.
Per questo l’esecutivo studia in queste ore anche una strategia diversa. Un doppio binario, che corre però parallelo: restrizioni sull’intero territorio del Paese e, contestualmente, ordinanze locali più restrittive, che si configurerebbero come dei veri e propri lockdown mirati.
Tra i limiti studiati invece in vista del dpcm nazionale, nuove regole per gli orari dei negozi, limitazioni ai movimenti regionali, forse ulteriori strette ai ristoratori, ad alcune attività sportive e dedicate alla cura della persona. Un modo per accontentare gli amministratori critici per l’assenza di un ulteriore quadro nazionale.
Resta inoltre il problema delle scuole, uno dei punti più delicati. Conte sembra aver del tutto abbandonato la linea della ministra Lucia Azzolina, ammettendo che in alcune aree del Paese la didattica in presenza è ormai a rischio e verà stabilita dai governatori. Tutto però è ancora in bilico. E nessun esito, in questa rincorsa ad arginare il virus, può darsi ancora per scontata.
La valutazione, territorio per territorio, spetta al Comitato tecnico-scientifico, ma a palazzo Chigi la volontà politica ha già preso atto di una direzione di marcia obbligata: se la mappatura degli esperti dirà che è necessario attivare da subito un cordone di protezione intorno ai territori più a rischio, allora si procederà immediatamente con zone rosse mirate. E con un nuovo Dcpm lunedì.
La pressione dei dati a livelli record, con 31.758 contagi e 297 morti, un centinaio in più in un solo giorno. La pressione delle piazze che continuano ad aggiornare il conto del disagio sociale e si infiammano con la protesta e con la violenza. Prima Torino, poi Firenze, oggi Roma, con Campo de’ Fiori messa a soqquadro dai tafferugli.
Pressioni che spingono Giuseppe Conte, ora investito anche da un calo di consenso nel Paese, ad accelerare.
Mezza Europa è sulla rotta del lockdown, dopo Francia, Germania e Belgio, anche Austria, Grecia e Portogallo si allineano sulle restrizioni alla francese, così come il Regno Unito al di là della Manica.
Stavolta però il presidente del Consiglio prova a coinvolgere le opposizioni. Ora che entro lunedì bisogna fare il grande salto nel buio, con ipotesi drastiche allo studio – dalle zone rosse nelle grandi città con la chiusura di bar, ristoranti e negozi allo stop alla mobilità tra le Regioni, alla scuola in presenza solo a fino alla seconda media – Conte propone a Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia un posto al tavolo delle consultazioni domenicali per mettere a punto il nuovo Dpcm. Chiama anche Silvio Berlusconi, che resta freddo. E in serata il concetto è esternato con durezza in un comunicato congiunto con Matteo Salvini e Giorgia Meloni: “Ravvedimento tardivo, non siamo disponibili a operazioni di Palazzo”.
Conte non ha perso nulla, solo del tempo: è evidente che da mesi i sovranisti e la ruota di scorta di Berlusconi puntano solo sui disordini per lucrare voti sulla pelle degli italiani, fomentando odio sociale.
E’ il governo che avrebbe dovuto agire subito con un lockdown totale di tre settimane parlando chiaro agli italiani e mettendo all’angolo gli eversori che non sono “patrioti” , ma solo servi di interessi privati di categorie e lobbie.
I patrioti pensano a salvare le vite degli Italiani, non i conti in banca.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
LE FOTO CHOC DAL VILLA SCASSI E DAL SAN MARTINO
Emergenza Coronavirus a Genova. A lanciare l’allarme è Ferruccio Sansa, consigliere regionale d’opposizione e già malato di Covid a sua volta.
In un post su Facebook, Sansa racconta la sua visita al pronto soccorso di Villa Scassi, a Genova, e le scene che si è trovato davanti inoltrandosi lungo i corridoi della struttura e affacciandosi stanza per stanza.
Con dovizia di particolari e di immagini — Sansa è anche un giornalista — lo sfidante di Giovanni Toti alle ultime Regionali raccoglie gli elementi di una situazione a dir poco allarmante e condivide le testimonianze del personale sanitario.
«Siamo già ben oltre la linea rossa. Se non si prendono provvedimenti immediati — sono le parole di un medico — non potremo più curare le persone. E non potremo più assistere le persone che hanno patologie diverse dal Covid», riporta Sansa nel lungo resoconto pubblicato sul suo profilo Facebook.
I numeri forniti da Alisa, l’azienda sanitaria della Regione Liguria, indicano chiaramente che Villa Scassi è da marzo la prima frontiera nella lotta contro il virus: 47% di posti Covid sul totale, contro il 37% del Galliera e il 23% di San Martino. «Uno dopo l’altro i reparti cedono: nei giorni scorsi anche cardiologia è diventata Covid — racconta Sansa -. Proprio cardiologia che a Villa Scassi è un fiore all’occhiello, con riconoscimenti a livello nazionale per la rapidità delle terapie fornite alle persone persone colpite da infarto».
Dunque ne consegue che chi viene colpito da infarto ed è negativo «si trova davanti un sistema sanitario scoperto per la cardiologia da Genova a Savona. Con il bacino immenso di tutto il Ponente genovese».
Situazione drammatica anche nell’ospedale San Martino. Anche di questa visita di qualche giorno fa Sansa ha riportato un resoconto puntuale di quello che gli è apparso sotto gli occhi al pronto soccorso, nelle corsie, nei reparti dove sono curati i malati di Covid. E ha raccolto le voci di decine di medici, infermieri, oss e barellieri.
(da Open)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
DOPO AVER PASSATO UN’ESTATE A DIRE CHE LE COSE NON SAREBBERO PEGGIORATE, ORA DICE CHE VA TUTTO MALISSIMO
Ad agosto Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente della task force Covid-19 della Liguria. sosteneva convinto che “le bare di Bergamo non ci saranno più”.
Ora invece afferma: “Siamo di fronte a una situazione difficle e c’è molto disordine. Non c’è un regia condivisa, mancano linee di indirizzo e soprattutto chi decide. Se si dice che l’Rt è importante, allora si poteva prevedere nel Dpcm che quando questo parametro sale oltre 1.5 si devono fare alcune cose, se sale ancora altre cose e così via. Ora servono misure precise che non lascino libera interpretazione alle Regioni. Per ora però solo tanti annunci, ma poche decisioni vere”.
“Avevamo già detto 2-3 settimane fa che la situazione in alcune città e Regioni stava diventando difficile e andavano poste limitazioni a livello di città o anche di quartiere per limitare i contatti. Questa era la strada”, rimarca l’infettivolgo.
“In momenti di emergenza come questi serve sangue freddo – chiosa Bassetti – e non vedo questo atteggiamento. Inizio a preoccuparmi perchè la situazione negli ospedali si fa più difficile. Va detto che non è così in tutte le Regioni, ecco perchè non possiamo avere un’unica misura valida per tutta l’Italia. Ora servono decisioni condivise”.
(da Globalist)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE AUMENTA IL CONTAGIO DEL 24%… DEDICATO A CHI, PER RAGIONI POLITICHE, DA SETTIMANE MARTELLA CHE A SCUOLA NON CI SI CONTAGIA
La chiusura o meno delle scuole può avere effetto sull’andamento della pandemia di Sars-Cov-2.
Secondo uno studio dell’Università di Edimburgo pubblicato su ‘Lancet’, che ha analizzato l’impatto dei diversi provvedimenti sui contagi dopo avere studiato quanto accaduto in 131 Paesi, “la chiusura delle scuole da sola potrebbe ridurre la trasmissione del 15% dopo 28 giorni e la riapertura delle scuole potrebbe aumentare la trasmissione del 24% dopo 28 giorni”.
A rilanciare lo studio è il virologo dell’Università San Raffaele di Milano, Roberto Burioni, sul suo sito ‘MedicalFacts’.
“Non siamo stati inoltre in grado di valutare l’effetto della riapertura di diversi livelli di scuola (per esempio, scuole elementari e medie), poichè potrebbe differire per fasce di età all’interno di bambini e adolescenti in età scolare — concludono i ricercatori — Un rapporto ha rilevato che i bambini di età inferiore ai 5 anni con Covid-19 da lieve a moderato avevano elevate cariche virali nel rinofaringe rispetto ai bambini più grandi e agli adulti, e quindi potevano potenzialmente essere importanti fattori di trasmissione nella popolazione generale”.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
“SONO MISURE PESANTI, E’ L’ULTIMA CHANCE”
Anche il Belgio torna in lockdown: da lunedì al 13 dicembre uffici vuoti e smart working generalizzato, negozi serrati e vacanze scolastiche d’autunno allungate fino al 15 novembre dopo che il governo già due settimane fa aveva chiuso ristoranti e bar e imposto il coprifuoco notturno.
“Sono misure pesanti, sono le misure dell’ultima chance”, ha spiegato il premier Alexander De Croo in serata dopo una riunione fiume del Comitato d’emergenza. Illustrando le restrizioni, che ricordano quelle imposte mercoledì da Emmanuel Macron in Francia, il governo ha aggiunto: “Vogliamo evitare di trovarci in una situazione in cui i medici dovranno scegliere tra chi vive e chi muore”.
Il Belgio in questa seconda ondata di Covid è il Paese europeo con il maggior tasso di contagi, negli ultimi 14 giorni 1.390 ogni 100 mila abitanti. Il numero di ricoveri quotidiani ha ormai superato quelli del picco di marzo e in alcune zone del Paese, come a Liegi, le autorità sanitarie hanno ingiunto ai medici malati asintomatici di coronavirus di tornare in corsia a curare i malati.
Tra il 20 ed il 26 ottobre il Paese ha registrato una media di 15.316 nuovi casi di Covid-19 al giorno, con un aumento del 38% in una nazione che conta appena 11,5 milioni di abitanti. Con il numero di contagiati probabilmente ancora più alto visto che a causa della penuria di tamponi non vengono più testati gli asintomatici.
Nello stesso periodo, sono morte una media di 79 persone al giorno (+ 43,9%), facendo lievitare a 11.308 il numero di decessi attribuiti al coronavirus dall’inizio della pandemia. I ricoveri hanno raggiunto una media giornaliera di 618 tra il 23 e il 30 ottobre, con un aumento del 77%. I posti in terapia intensiva sono vicini all’esaurimento.
“Vogliamo un confinamento, non un isolamento”, ha affermato De Croo spiegando che ogni nucleo famigliare potrà avere contatti con una sola persona, sempre la stessa, durante il lockdown. I single potranno invece vederne due, ma non contemporaneamente. All’esterno sono permessi gruppi solo di quattro persone. I viaggi all’estero sono sconsigliati. Ai funerali potranno partecipare un massimo di 15 persone, ma senza ricevimento.
Il lockdown avrà effetto anche sulle istituzioni europee di Bruxelles, epicentro della seconda ondata di infezioni. Il Parlamento europeo continua a lavorare grazie agli sforzi di David Sassoli, che è riuscito a organizzare i lavori in modalità remoto costante. Il Consiglio europeo, foro dei governi, ha già tagliato praticamente tutti gli incontri fisici e la Commissione europea — l’esecutivo comunitario – tornerà in smart working pressochè totale come in primavera.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
IL PREMIER CONSERVATORE AUSTRIACO KURZ CHIUDE BAR, RISTORANTI, HOTEL E SCUOLE PER UN MESE
“Sono giorni di grande preoccupazione per l’Europa intera. Mai abbiamo avuto uno stress test così forte per le nostre democrazie”. A dirlo è il commissario Ue agli Affari Economici, Paolo Gentiloni, alla festa del Foglio, aggiungendo di ritenere “inevitabile prendere decisioni drastiche. È abbastanza un percorso scritto nei diversi Paesi europei”, ha detto il commissario Ue, “ma la situazione non è fuori controllo in nessun Paese europeo, incluso il Belgio che ha il livello di contagio più alto. E tuttavia alcuni Paesi, come Belgio, Francia e Germania, hanno preso decisioni abbastanza drastiche”.
A questi paesi si aggiunge la Grecia. Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, ha annunciato un parziale lockdown nel Paese per combattere la seconda ondata di Covid-19. Da martedì bar, ristoranti e altre attività ricreative resteranno chiusi ad Atene e in altre grandi città e sarà applicato il coprifuoco notturno: dalla mezzanotte alle 5 del mattino.
“Dobbiamo agire adesso prima che le unità di terapia intensiva vengano sopraffatte”, ha detto Mitsotakis in un discorso alla nazione. “Non è un blocco totale come la primavera scorsa”, ha precisato.
Anche l’Austria stringe i bulloni. “Da martedì scatterà il secondo lockdown e durerà fino al 30 novembre” ha annunciato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz a seguito della drammatica situazione dei contagi in Austria.
Coprifuoco dalle 20 alle , solo take away per i ristoranti, hotel chiusi a tutti tranne alla clientela business, didattica a distanza per licei e università , mentre fabbriche e negozi rimarranno aperti.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
DA GIOVEDI’ PROSSIMO CHIUSI BAR E RISTORANTI, RESTANO APERTE LE SCUOLE
La riunione di emergenza del gabinetto di Boris Johnson per discutere di nuove misure anti-Coronavirus è durata molto più del previsto ma alla fine, come era atteso, il premier britannico ha annunciato un nuovo semi-lockdown nel giorno in cui il Paese supera quota un milione di casi positivi.
A partire da giovedì prossimo per un mese (fino al 2 dicembre) in Inghilterra, e quindi non in tutto il Regno Unito, i cittadini dovranno rimanere a casa, tranne che per ragioni specifiche: per andare a lavoro o a scuola, per esempio. Potranno anche esercitarsi all’aperto, ma soltanto in gruppi ristretti.
Tutti gli esercizi commerciali «non essenziali» dovranno chiudere, compresi quindi i ristoranti, i pub e i «luoghi di intrattenimento». Come in Francia e in Germania le scuole invece rimarranno aperte, così come rimarranno aperte anche le università . Anche la Premier League non si fermerà . Per assistere le classi sociali più in difficoltà il governo ha deciso di estendere la cassa integrazione (che copre l’80% dello stipendio) per la durata del nuovo lockdown.
Nel motivare le nuove misure il consigliere medico del governo, Chris Whitty, ha citato l’aumento dei casi, che attualmente si attestano a 50mila al giorno, e ha aggiunto che sono destinati ad aumentare. «Se non facciamo nulla, inevitabilmente questi numeri aumenteranno e alla fine supereranno il picco che abbiamo visto nella primavera di quest’anno. Ora abbiamo diversi ospedali con più pazienti ricoverati con Covid di quanti ne avessimo durante il picco in primavera».
Oggi il Regno Unito ha registrato un leggero calo nei casi positivi: +21.915 a fronte di quasi 350mila test effettuati, contro i 24.405 nuovi positivi di ieri.
I morti a causa del Coronavirus sono però aumentati: +326 (ieri erano 273). Come scrive la BBC, a smuovere il premier sarebbe stato proprio un rapporto secondo cui, in assenza di ulteriori restrizioni, le morti a causa del virus avrebbero presto raggiunto quota 4mila morti al giorno nel Paese, circa quattro volte il picco registrato durante la prima ondata.
(da agenzie)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
BLOCCATO IL TENTATIVO DI ARRIVARE A MONTECITORIO… NON VOGLIONO IL LOCKDOWN, MEGLIO CHE GLI ITALIANI SI INFETTINO PUR DI TENERE APERTI I RISTORANTI… LIBERTA’ DI CONTAGIARE IL PROSSIMO
Disordini in piazza Campo de’ Fiori a Roma, dove oggi pomeriggio sabato 31 ottobre hanno manifestato movimenti di cittadini contrari alle chiusure, tra cui gli esponenti di estrema destra, con CasaPound e Forza Nuova.
Un centinaio di manifestanti con mascherine e bandiere tricolore, che si sono dati appuntamento, radunandosi attorno alla statua di Giordano Bruno per dire “No alle attuali strette imposte dal Dpcm e a un nuovo lockdown” e chiedere le dimissioni del Governo.
Il corteo ha iniziato a muoversi dalla piazza per avvicinarsi a Montecitorio, da qui sono nate le cariche e gli scontri con le forze dell’ordine.
I manifestanti si sono rivolti verso i poliziotti in assetto antisommossa, schierati in fila mentre il corteo ha intonato a gran voce l’Inno italiano.
La manifestazione è degenerata quando gli agenti della Polizia di Stato hanno sbarrato loro la strada, con lancio di bottiglie, petardi e fumogeni nel centro di Roma.
Momenti di tensione tra le strade di Roma. Il corteo si è poi spostato sul lungotevere, per raggiungere Trastevere. I manifestanti hanno infine raggiunto piazza Trilussa, dove poi la manifestazione in un primo momento pareva essersi sciolta, poi alcune decine di persone restano monitorate dalle forze dell’ordine.
(da Fanpage)
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Ottobre 31st, 2020 Riccardo Fucile
RIUNIONE DI CONTE CON MAGGIORANZA E COMITATO SCIENTIFICO
Lockdown locali, regionali e lo spettro di una chiusura generale. I contagi schizzati oltre 30mila nella giornata di venerdì da una parte, la necessità secondo l’ala meno rigorista di attendere il tempo necessario perchè le nuove misure messe in campo lo scorso week end possano dispiegare i loro effetti sulla curva. Il governo è al bivio.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lascia intendere che la stretta è sul tavolo e ha convocato Comitato tecnico scientifico con i capidelegazione della maggioranza. Il vertice è in corso. E il ministro Luigi Di Maio annuncia che i tavoli per un Dpcm che sarà “più restrittivo” sono “incessanti”.
“I criteri sono: massima precauzione, adeguatezza e proporzionalità . Noi siamo sempre flessibili. Stiamo lavorando per capire se si deve intervenire ancora”, ha detto Giuseppe Conte alla festa de Il Foglio.
Intanto proprio dalle aree più a rischio lockdown, Campania e Lombardia, arrivano segnali in senso contrario. Con il governatore Vincenzo De Luca che bolla come una “stupidaggine” la serrata totale a Napoli invocando un intervento generalizzato del governo e Attilio Fontana che solo lunedì incontrerà i sindaci della Lombardia, probabilmente per concordare una mossa su base regionale visto che in sofferenza c’è non solo l’area metropolitana di Milano, dove si va verso la saturazione del testing, ma anche la Brianza e Varese.
La situazione è fluida ma un’accelerazione pare vicina. Il segnale è la riunione con il premier, i capidelegazione di maggioranza, il ministro Francesco Boccia, il sottosegretario Riccardo Fraccaro e il Comitato tecnico scientifico.
Conte andrà in Parlamento mercoledì e prima di quella data non vorrebbe accelerare misure di carattere nazionale, ma allo stesso tempo — come raccontato da Il Fatto Quotidiano — già nella giornata di venerdì ha aperto un interlocuzione con Camera e Senato per capire con quali modalità il Parlamento possa essere eventualmente convocato per comunicazioni “immediate”.
“Se avessimo un luogo dove confrontarci celermente per arrivare a decisioni veloci, il governo sarebbe ancora più sereno nel prenderle”, ha spiegato il premier. Del resto la fotografia scattata dal monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità è nitida ed è stata il propulsore dell’accelerazione: ci sono aree del Paese già in sofferenza per i posti letto occupati nei reparti Covid, altre entro metà novembre potrebbero entrare in crisi con le terapie intensive, ben 11 Regioni vengono catalogate tra quelle a “rischio elevato” e in quattro sono già nello Scenario 4 ipotizzato nel Piano per la gestione della seconda ondata messo a punto da ministero, Iss e Regioni nelle scorse settimane. “Ora stiamo lavorando per esaminarli e capire se serve un altro intervento”, ha spiegato Conte.
Una situazione nella quale è nel potere dei governatori intervenire. Ma tutte le misure finora predisposte sono state ‘light’, con interventi su trasporti e didattica a distanza. Eppure anche eventuali confinamenti possono essere disposti dai presidenti di Regione. Che attendono, traccheggiano, allungano il passo solo sulla scuola, uno dei temi più caldi.
E tra quelli nei quali bisognerà trovare un accordo prima di eventuali decisioni di carattere nazionale, non escluse. Anche per questo, dopo aver messo al sicuro i lavoratori con il prolungamento dello stop ai licenziamenti, Conte venerdì sera ha incontrato la ministra Lucia Azzolina e i capidelegazione dei partiti di maggioranza. Fumata nera e incontro aggiornato probabilmente ad oggi per stabilire qual è la linea da tenere nei confronti dell’insegnamento, dopo le mosse in ordine sparso delle Regioni che hanno la facoltà di potenziare la didattica a distanza al 75% introdotta dall’ultimo decreto. Interventi che qualcuno legge in chiave prodomica a un nuovo giro di vite.
La scuola resta uno dei nodi critici: “La curva sta subendo una impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza, alcuni presidenti di regione lo hanno fatto, non è il nostro obiettivo, noi continuiamo a difendere fino alla fine — ha detto ancora Conte — la didattica in presenza. Ma dobbiamo mantenerci vigili per seguire e assicurare la tutela della salute del tessuto economico”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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