Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
ALTRE SEI REGIONI OSCILLANO TRA ZONA ROSSA E ARANCIONE… COPRIFUOCO ALLE 22
Sta prendendo forma in queste ore la mappa dell’Italia colorata a seconda delle fasce di
rischio nelle quali verranno inserite le Regioni, con conseguenti minori o maggiori restrizioni, nel dpcm che il governo sta per varare e che resterà in vigore fino al prossimo 3 dicembre.
La lunghissima riunione odierna tra Giuseppe Conte, i capi delegazione dei partiti di maggioranza e il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia è servita a dirimere le ultime divergenze sul testo.
A partire dall’orario del coprifuoco nazionale, sul quale da due giorni è andato in scena un braccio di ferro tra l’ala rigorista del governo, guidata da Roberto Speranza e Dario Franceschini, che è partita dalla proposta delle 18, e chi come Italia viva spingeva per le 23, orario già adottato da alcune Regioni.
Alla fine ha pesato l’orientamento del presidente del Consiglio, persuaso che una limitazione tout-court dell’orario di spostamento valida per tutta Italia non fosse una misura ragionevole, anche in considerazione delle restrizioni che interesseranno le zone a più alto contagio. Il compromesso raggiunto dal governo ha infine fissato lo stop alla circolazione dalle 22 alle 5 del mattino.
Il testo del dpcm uscito da Palazzo Chigi che dovrebbe entrare in vigore giovedì a mezzanotte divide l’Italia in tre fasce di rischio.
Nella zona rossa potrebbero finire la Lombardia, il Piemonte, la Calabria, la Valle d’Aosta e l’Alto Adige. In questi territori verranno introdotte ulteriori restrizioni rispetto a quelle annunciate ieri dal premier e valide su tutto il territorio nazionale (didattica a distanza al 100% per tutti i licei e istituti professionali, chiusura nei giorni festivi e prefestivi dei centri commerciali, chiusura delle sale giochi e di quelle dedicate al bingo, oltre agli spazi dedicati a queste attività presenti nei tabaccai, stop a musei e mostre, capienza massima dei mezzi pubblici limitata al 50%.).
Nei territori inseriti nella terza fascia (per un minimo di 15 giorni e con aggiornamenti di settimana in settimana) saranno vietati gli spostamenti interni e in ingresso e in uscita salvo che per comprovate esigenze lavorative, necessità e motivi di salute.
Verranno inoltre sospese le attività commerciali al dettaglio, salvo generi alimentari e di prima necessità , chiusi mercati, pub, ristoranti, gelaterie e pasticcerie e le attività sportive.
Resterà consentita la sola ristorazione con consegna a domicilio e, fino alle 22, quella da asporto. Rimarranno aperte librerie, negozi di giocattoli, autosaloni, negozi di computer e elettrodomestici, oltre a benzinai, ferramenta, vivai, edicole, cartolibrerie, negozi per animali e farmacie.
Didattica a distanza per licei e classi seconde e terze delle medie, mentre la scuola per l’infanzia, la primaria e la prima classe delle medie continueranno in presenza.
La discussione è in corso su altre sei Regioni, che al momento oscillano tra la zona arancione e quella rossa: sono la Puglia, la Campania, l’Umbria, la Toscana, le Marche e il Lazio. Arancione dovrebbero essere anche la Liguria e il Veneto, ma quest’ultima potrebbe essere inserita per ora nella fascia di rischio più basso, quella verde, insieme al resto del territorio italiano.
Per le zone arancioni saranno vietati i movimenti in entrata e uscita, salvo i casi già enunciati per le zone rosse, ma saranno consentiti quelli interni purchè siano all’interno del proprio comune di domicilio o di residenza.
Chiusi anche qui i servizi di ristorazione, fatto salvo per le consegne a domicilio e l’asporto fino alle 22, mentre le restanti attività al dettaglio potranno continuare ad operare. Per le scuole varranno le disposizioni nazionali: didattica a distanza per le superiori, in presenza dalle medie in giù.
Lo slittamento di un territorio da una fascia di rischio all’altra avverrà di concerto tra il ministero della Salute e i governatori, anche se in caso di contrasti il governo avocherà a sè, tramite ordinanza del ministro della Salute la decisione finale.
In queste ore Speranza sta lavorando alle ordinanze per classificare il territorio che sono attesi per domani, probabilmente dopo la consueta conferenza stampa di Conte. Molti territori oscillano tra due fasce di rischio, e non è escluso che i dati di domani possano pesare sulla decisione.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
A MAGGIO POTRA’ CHIEDERE I DOMICILIARI PER AVER RAGGIUNTO I 70 ANNI DI ETA’
L’ex senatore Denis Verdini è stato condannato a sei anni e mezzo di reclusione dalla Cassazione nell’ambito del processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino. Estinta per prescrizione la parte della condanna pari a quattro mesi per la truffa sui fondi dell’editoria. Verdini in appello era stato condannato a 6 anni e dieci mesi. L’ex senatore si è costituito nel carcere di Rebibbia a Roma.
In particolare, Verdini – ex coordinatore nazionale di Forza Italia e poi dei moderati di Ala – era stato condannato a sei anni e dieci mesi di reclusione dalla Corte di Appello di Firenze il tre luglio del 2018. In primo grado gli erano stati inflitti nove anni, poi ridotti per alcune prescrizioni legate ai reati di truffa sui fondi pubblici dell’editoria. Ieri il Procuratore generale della Suprema Corte Pasquale Fimiani aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di secondo grado in quanto aveva ritenuto accertati alcuni fatti di bancarotta mentre su “numerosi altri episodi” riteneva necessario un ulteriore approfondimento.
Secondo il Procuratore generale, inoltre, erano prescritti alcuni capi di imputazione relativi ai fondi sull’editoria. Evidentemente il collegio della Quinta sezione penale presieduto da Paolo Antonio Bruno ha ritenuto che ci fossero gli elementi per confermare quasi interamente il verdetto d’appello.
“Purtroppo mi pare non ci siano esiti diversi, per fortuna Verdini è un uomo forte e coraggioso, penso saprà affrontare questa prova”. Lo ha dichiarato il professor Franco Coppi, lasciando il ‘Palazzaccio’, rispondendo alle domande dei cronisti su Verdini che dovrà andare in carcere dopo la sentenza della Cassazione.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“E PENSARE CHE DOVEVAMO USCIRNE MIGLIORI”
“Nella notte qualche vigliacco ha deciso di eliminare totalmente i murales dedicati ai medici
ed infermieri dell’ospedale Sacco, realizzati delle associazioni territoriali con la collaborazione del Municipio 8. Di sicuro prenderemo provvedimenti per quanto accaduto! Presenterò un esposto per danneggiamenti ad un’opera pubblica richiedendo la visione delle telecamere! E pensare che dovevamo uscirne migliori…”.
Con queste parole l’assessore del Municipio 8 di Milano, Fabio Galesi, ha denunciato l’imbrattamento con della vernice grigia dei grandi “graffiti” dei sanitari con i volti coperti dalle mascherine chirurgiche realizzati dall’artista Cosimo Cheone l’estate scorsa sui muri tra via Eritrea e via Palizzi, nel popolare quartiere Quarto Oggiaro.
Hanno il viso coperto dalla mascherina e si vedono soltanto gli occhi dei personaggi raffigurati nel maximurale dedicato ai medici e al personale sanitario dell’ospedale Sacco di Milano, che durante la lotta al coronavirus hanno lavorato intensamente per far fronte all’emergenza.
(da Globalist)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“NON ABBIAMO PAURA DI VOI, LA NOSTRA FATICA PIU’ GRANDE E’ NON MANDARVI A CAGARE”,,, “UN GIORNO LA SOCIETA’ CI CHIEDERA’ IL CONTO DEL CONTRIBUTO CHE CIASCUNO HA DATO ALLA COMUNITA’, PREPARATE LO SCONTRINO”
Se pensate che ci facciano paura i vostri stupidi video girati nei nostri Pronto Soccorsi, se pensate che possa intimidirci il vostro vociare insulso, il vostro brontolare sine causa o l’accusarci ingiustamente di dittatura sanitaria..vi sbagliate!! E di grosso anche!
Chi sceglie la nostra professione lo fa dedicandosi anni, anni e anni a studiare e praticare, lo fa affinando tecnica, manualità e spirito di sacrificio verso la scienza e l’Uomo
Lo fa in sfregio a pericoli, a presa di responsabilità , lo fa spesso mettendo da parte divertimenti, realizzazione personale, a volte trascurando famiglia e amici..e dopo tutto ciò pensate davvero che possa farci paura l’atteggiamento che avete contro di noi?
Beh..vi sbagliate!!!
Noi continueremo a curare, a prenderci carico delle vostre sofferenze vere o presunte (perchè spesso la vostra ansia supera di gran lunga i vostri ridicoli sintomi!)senza commentare, senza chiederci cosa vi ha condotti da noi, senza ironizzare nè chiedervi se vi siete fumati una sigaretta cinque minuti prima di entrare o bevuto un caffè, senza contarvi le ore di lavoro, nè le rughe sul viso.
Continueremo a lavorare con passione e fatica
Sì…perchè ben oltre le fatiche fisiche che i vostri comportamenti stupidi ed irresponsabili provocano, esiste una fatica ben più grande che è quella di superare la voglia di mandarvi tutti a cagare e di restare invece lì, pazienti (già perchè i veri pazienti in realtà ormai siamo noi!!!!) ad ascoltarvi e curarvi.
Ben oltre c’è la fatica della rabbia, della indifferenza e diffidenza verso di voi e i vostri atteggiamenti stupidamente bellicosi.
Siamo tutti nella stessa barca, navighiamo in acqua poco sicure e invece che unirci e darci una mano ad uscire..ci facciamo la guerra!!!la guerra tra i poveri tra l’altro…Ma ricordate..
Se credete di intimidirci vi sbagliate..noi continueremo un lavoro che amiamo profondamente, che non si può scindere dal nostro “io”..continueremo a lottare a fianco dei vostri cari visto che non siete in grado di farlo voi..visto che col vostro sbraitare perdete attimi preziosi di una Vita che non fa sconti nè che si mette a frecce accese ad aspettare..
Continueremo a lottare dritti verso il nostro obiettivo che è la cura della persona e non (solo) della sua malattia..continueremo ignorandovi, un pò come le mucche fanno con le mosche.
Voi continuate a imbrattare stupendi murales simbolo di rinascita e di impegno..continuate a rompere i finestrini delle nostre auto percheggiate per ore fuori dagli ospedali…continuate pure a perdere tempo prezioso..
Noi intanto laddentro continueremo a dare il nostro contributo alla società che un giorno ci chiederà il conto.
Tu cosa risponderai quando toccherà a te mostrare lo scontrino?
Annalisa F.
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“DA ALCUNI E’ VISTA COME L’UNICA VERA ALTERNATIVA AL SISTEMA”
“L’ideologia islamista penetra nell’Occidente – anche se l’Isis ha perso la sua dimensione
statuale – e attrae i giovani di seconda generazione”.
HuffPost ha parlato con Renzo Guolo, sociologo delle religioni e studioso di fondamentalismo islamico, all’indomani della notte di sangue a Vienna, terza tappa della nuova ondata di terrorismo partita con la decapitazione del professore a Conflans Sainte-Honorine, gli accoltellamenti a Nizza di giovedì scorso e, appunto, l’attentato in Austria.
A suo parere ci troviamo di fronte a “una forma quasi endemica” di terrorismo, “che può trovare un contrasto solo attraverso la sconfitta di questa ideologia, nonostante oggi possa contare su meno appoggi, anche indiretti, rispetto al passato”.
L’Europa è al sicuro? “Potrebbe diventare bersaglio, perchè oggi c’è una maggiore disponibilità da parte dei militanti dell’Isis a sacrificarsi per la causa”.
Professore, in che situazione si trova l’Europa? Siamo di fronte a una nuova recrudescenza del terrorismo?
Siamo in una situazione un po’ complicata, perchè si è messo in moto un ritorno dell’Islam radicale sotto forma di violenza politica che fa riferimento in prevalenza all’Isis. Non è che il fenomeno fosse scomparso, più probabilmente era stato occultato a livello mediatico perchè si era ritenuto che la sconfitta politico-militare dello Stato islamico comportasse anche una caduta verticale dell’organizzazione e in parte è vero. E’ ovvio che non c’è più la potenza di fuoco di un tempo, ma l’ideologia islamista radicale ha fatto presa soprattutto sulle giovani generazioni, almeno dalle prime informazioni che ci arrivano su chi ha agito a Vienna.
Quindi come possiamo definire l’attuale contesto nell’Occidente?
Siamo in una situazione di ripresa della conflittualità di matrice jihadista-radicale legata al fatto che la tensione si è alimentata nelle ultime settimane a seguito della questione delle vignette di Charlie Hebdo, alla decapitazione del professor Paty, e a tutto lo scontro che c’è stato tra Macron ed Erdogan, che non ha fatto altro che polarizzare le posizioni di carattere politico, culturale e religioso. Questo contesto è stato sfruttato dall’Isis che ha messo in moto tutte le azioni simboliche che abbiamo visto manifestarsi anche in questi ultimi giorni.
Prima diceva che è stata sconfitta solo la dimensione statuale dell’Isis…
Sì, ma certo non la sua ideologia, che è ideologia che prescinde la sua stessa nascita e circola da più decenni. Oggi essa è raggiungibile da più persone ed è l’ultima ideologia antagonista disponibile sul mercato per mostrarsi alternativi a un ordine che non è accettato nè politicamente nè religiosamente nè culturalmente. A tal proposito, la domanda da farsi è il perchè di questa penetrazione, soprattutto tra le seconde generazioni, come nel caso austriaco, in cui il giovane attentatore era nato e cresciuto in Austria.
Perchè questi giovani sposano l’ideologia islamista?
Perchè la vedono come unica vero alternativa al sistema e può giungere fino alla dimensione sacrificale, quindi c’è non solo la disponibilità a togliere la vita agli altri, ma anche di mettere sul piatto la propria perchè questo è concepito come una sorta di atto di martirio. Si può dire che sia una situazione di disperazione nichilistica e quindi questa ideologia diventa l’ultimo riferimento per chi si sente culturalmente estraneo al modo di vita occidentale.
Molti si sentono attratti dall’Isis perchè lì vedono una atmosfera di inclusione che invece l’Europa non gli dà ?
Questo sicuramente. C’è una dimensione fortemente comunitaria — che è tipica di tutte le esperienze estreme — quasi settaria dal punto di vista delle forme di appartenenza, ma ciò che conta è che sembra, nelle seconde generazioni europee, una forma di identità , perchè questo tipo di persone in genere sono alla ricerca di una identità che gli consenta di non essere preda di una doppia assenza. Non hanno più l’appartenenza alla cultura originaria, familiare, e però non si sentono neppure parte dei Paesi in cui si trovano a vivere come residenti o come cittadini di seconda generazione. È questo cortocircuito che alimenta la disperazione ed è questo disagio che ha incontrato l’ideologia islamista.
Siamo all’inizio di un qualcosa, di un avvio di una lunga serie di episodi?
Non è mai finita la dimensione di opposizione antagonistica che può trovare forma nel terrorismo. Adesso si dovrà capire, in quello che è successo a Vienna, se la vicinanza con l’area balcanica e la disponibilità di armi marcano una differente organizzazione rispetto a chi in Francia ha agito con il solo coltello. Seguendo la traccia delle armi si riesce a capire se ci sia stata una dimensione organizzata. Se queste organizzazioni sono in crisi nel cuore del Medioriente o dell’Asia, paradossalmente possono diventare — con queste azioni a bassa intensità che purtroppo non sono tali per le vittime — protagoniste del contesto occidentale. È una forma quasi endemica, che può trovare un contrasto solo attraverso la sconfitta di questa ideologia, anche se essa può contare su meno appoggi, anche indiretti, rispetto al passato.
Qualche osservatore a proposito degli attentati in Francia ha parlato di ‘lupi solitari’, è d’accordo?
Dipende. Quando si tratta di attacchi all’arma bianca, con lame, ci troviamo spesso di fronte a persone che sono lupi solitari, però, attenzione, solo nell’agire e non nell’adesione ideologica a un progetto. Magari sono persone che si sono radicalizzate online. Se si tratta di operazioni come quella di Vienna, che presuppongono un diverso livello di organizzazione, hanno alle spalle qualcosa di diverso. L’area balcanica è sempre problematica, sia dal punto di vista della radicalizzazione che del flusso di armi, e potrebbe portare all’apertura di una nuova stagione terroristica all’interno del Continente.
La novità sembra essere ravvisabile in particolare nel caso dell’uccisione del professor Paty. In quel caso l’assassino era un cittadino ceceno, nato a Mosca.
Come ho detto, ogni situazione è a sè. Anche il ceceno era considerato un residente in quanto i familiari avevano ricevuto lo status di rifugiati politici in Francia. Il concetto di seconda generazione di cui parlavamo prima riguarda non solo chi è nato nel Paese ma anche chi è residente per vari motivi nel territorio. Ciascuno si porta dietro il proprio bagaglio culturale, geopolitico e storico, ma in generale il flusso di combattenti europei dal 2011 verso la Siria va a incrementare questa sorta di proiezione sull’Europa, che fino adesso si era verificata soprattutto verso l’esterno, ma che dopo la fine statuale dell’Isis può avere avuto un forte meccanismo di retroattività verso l’interno dell’Europa.
Queste operazioni diventeranno costanti?
È uno dei nodi da sciogliere. Il caso austriaco può diventare importante anche per capire le modalità di organizzazione che l’Isis si è data.
Adesso che lo Stato islamico non esiste più, laddove è nato, come centro, si può dire che esiste un fenomeno polverizzato per tutto l’Occidente
Ci sono sia fenomeni di ritorno, sia fenomeni dati dal fatto che viene a mancare una sorta di centro, che prima era attrattivo e organizzativo e che ora — per chi vuole compiere azioni di questo tipo — non c’è più. In pratica si torna ad agire sotto forma del classico terrorismo esportato o importato. Non c’è più un punto di riferimento in grado di catalizzare questa energia. Pensiamo a tutte le migliaia di combattenti europei che sono andati in Siria tra il 2011 e il 2016. Quello sfogo non c’è più e però esiste l’ideologia che spinge questi soggetti ad agire. L’Europa dall’indebolimento statuale dell’Isis non trova un sollievo, ma un aggravamento, che la potrebbe far diventare un potenziale bersaglio.
La pandemia e le sue regole agevolano il terrorismo?
No, casomai il contrario, ma pandemia e terrorismo vissuti nello stesso momento prostrano, quindi più che un tema di sicurezza è una questione etico-morale.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
NEHAMMER SMENTISCE CHE AD AGIRE SIA STATO UN COMMANDO COME ERA STATO SOSTENUTO IN UN PRIMO TEMPO… IL POLIZIOTTO RIMASTO FERITO ERA STATO MESSO IN SALVO DA ALCUNI AUSTRIACI DI ORIGINI STRANIERE
Dopo aver esaminato il 50 per cento del materiale video acquisito, la polizia di Vienna si è convinta che l’attentatore ha agito da solo. “Attualmente non c’è alcun indizio di un secondo terrorista”, precisa il ministro dell’Interno austriaco Karl Nehammer in una conferenza stampa.
Finora le vittime confermate dalle autorità austriache sono 4 civili più l’assalitore. “Nella notte gli agenti dell’antiterrorismo hanno fatto 18 perquisizioni e 14 arresti”, ha aggiunto Nehammer.
Il sindaco di Vienna Michael Ludvig ha detto che dieci persone ferite sono state dimesse dagli ospedali. Sette ricoverati sono ancora in condizioni critiche. Tra i feriti anche un poliziotto, che ieri sera sarebbe stato tratto in salvo da alcuni austriaci di origini straniere.
A differenza di quanto era sembrato ieri sera, dopo che le sparatorie erano state segnalate in sei diversi punti del centro della città , non ci sarebbe alcun commando. Non è escluso però che il 20enne Kujtim Fazelai, di origine macedone ma nato in Austria, ritenuto il responsabile della strage, avesse un complice. Motivo per cui le indagini vanno avanti e resta la massima allerta nel Paese.
Fazelai era un nome ben noto ai servizi di intelligence austriaci. Il 25 aprile 2019 era stato condannato perchè aveva tentato di raggiungere la Siria per unirsi al Califfato. Dopo 22 mesi era stato rimesso in libertà grazie alle attenuanti generiche dovute alla giovane età .
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
PENSA A QUANDO L’ORA D’ARIA LA DARANNO A TE IN GALERA (E FORSE TI CONVERRA’ RIMANERE IN CELLA)
Matteo Salvini non vuole chiudere le regioni e men che mano l’Italia. Il leader della Lega, dopo
diversi giorni di tentennamenti a proposito del lockdown, sembra virare deciso verso questa soluzione, dopo “aver appurato” che — secondo lui — alcuni farmaci come l’idrossiclorochina (ritirato dall’Aifa) possono essere efficaci anche per le cure a domicilio. Peccato che la scienza abbia ribadito che non serve a una mazza.
La domanda di Myrta Merlino a L’Aria che Tira è molto precisa: «Lei, Salvini, non chiuderebbe niente se dovesse toccare a lei decidere? Farebbe soltanto un’organizzazione diversa della vita?».
Il leader della Lega risponde: «Se c’è un’alternativa alla chiusura sì. Se la cura a domicilio può alleviare la pressione ospedaliera, allora sì. Se si può organizzare diversamente la mobilità , sì».
Qualche giorno fa, quando i numeri sul coronavirus sembravano più impietosi, il senatore aveva detto che il lockdown era inevitabile.
Ora, però, Salvini non vuole chiudere perchè sostiene che il 96% dei positivi che ogni giorno vengono conteggiati dai dati diffusi dal ministero della Salute non sia malato: abbia cioè pochi sintomi.
Salvini invece vuole le fasce orarie per la mobilità degli over 75
Per Matteo Salvini, una soluzione del genere potrebbe essere migliorata istituendo delle fasce orarie di mobilità per le persone anziane, over 75: «Possiamo dar loro un’ora in cui possono prendere i mezzi pubblici e andare a fare la spesa».
Una soluzione che, sebbene con toni diversi, ricorda da molto vicino le parole di Giovanni Toti e la proposta fatta domenica scorsa dalle regioni.
In pratica gli over 75 li vuole sequestrare in casa (lui è esperto di sequestri di persona).
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
“UN GIOCO PERICOLOSO E INACCETTABILE”… “TRA 15 GIORNI SI SENTIRA’ NEGLI USA L’EFFETTO DEI COMIZI DI TRUMP, CON GENTE SENZA MASCHERINE E DISTANZIAMENTO”
“Delle mille ramificazioni inattese di questa emergenza ce n’è una che è per me assolutamente inaccettabile: il negazionismo”. E’ quanto scrive in un articolo sul Corriere delle Sera la scienziata italiana Ilaria Capua, che vive e lavora in Florida, la quale osserva che “nonostante l’evidenza scientifica, le foto drammatiche e il tamtam social-mediatico, osserviamo una polarizzazione totalizzante delle opinioni che obbliga una parte politica ed il suo seguito a disattendere completamente le misure di sanità pubblica di base”.
Il riferimento è alla campagna elettorale per le presidenziali americane, dove “il fronte che riconosce questa pandemia come un problema da gestire con strumenti anche coercitivi è del tutto contrapposto a un fronte che organizza raduni elettorali con migliaia di partecipanti”.
Capua annota a questo proposito che “l’aspetto davvero surreale è che gli elettori repubblicani si trovano in un gigantesco assembramento organizzato da un leader che non porta la mascherina, che urla e che stimola gli altri ad urlare in barba a tutte le regole ed alle misure di restrizione e di protezione di sè e degli altri: goccioline, droplet ed aerosol tutti insieme allegramente, magari mentre ci si passa la bottiglia di soda” e ciò che fa venire in mente è che “queste oceaniche folle di persone senza mascherina e che seguono il Presidente in questa marcia inarrestabile forse non si rendono conto di essere parte di un gigantesco esperimento vivente”.
“Oggi – prosegue la scienziata dell’Università della Florida – si parla in Europa di lockdown più o meno hard perchè si teme che la crescita esponenziale dei contagi possa fermarsi soltanto attraverso un blocco molto severo delle movimentazioni delle persone. Molti Stati europei sono adesso al bivio di dover prendere o meno delle misure drastiche che penalizzeranno ancora di più l’economia”, per poi chiedersi: “Ma queste misure di restrizione sono o non sono necessarie per salvarci da un nuovo collasso del servizio sanitario o addirittura da un’ecatombe?” Ebbene, conclude Capua, “credo che questa risposta poco scientifica e molto pragmatica arriverà ancora una volta dagli Stati Uniti. Alcuni fra i grandi eventi delle ultime due settimane di campagna elettorale americana hanno le caratteristiche che secondo i massimi esperti in materia, Fauci in testa possono risultare esplosive per il contagio e quindi per le ospedalizzazioni e causare decessi”. In realtà , aggiunge Capua, ”è questione di qualche giorno o al massimo di qualche settimana e gli effetti di questi comportamenti negazionisti si vedranno” e “man mano che si genereranno i numeri di questa onda lunga americana e delle relative ospedalizzazioni e decessi, si capirà se l’origine dei nuovi contagi è legata a un comizio elettorale ‘non protetto’ oppure no”.
Conclude Capua: “L’esperimento è in corso ed il virus, implacabile e a quanto pare inarrestabile, ci mostrerà quale dei due schieramenti ha avuto un approccio più adeguato alla situazione. Peccato che la risposta arriverà solo dopo le elezioni”.
(da agenzie)
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Novembre 3rd, 2020 Riccardo Fucile
LA MAGGIORANZA DEI GIOVANI VOTA BIDEN
Secondo la media dei sondaggi più autorevoli calcolata da RealClearPolitics, il candidato
democratico Joe Biden ha circa 6,8 punti percentuali di vantaggio sul presidente uscente, il repubblicano Donald Trump.
In ragione del sistema del “collegio elettorale”, però, il risultato in singoli Stati del Paese può essere decisivo, spostando il numero di Grandi elettori per ogni candidato anche a discapito della maggioranza del voto popolare a livello federale.
La leggenda metropolitana vuole che i sondaggi americani, nel 2016, sbagliarono completamente nell’attribuire la vittoria alla candidata democratica Hillary Clinton. In realtà , i sondaggi nazionali si dimostrarono perlopiù corretti; infatti Clinton vinse la maggioranza del voto popolare. I sondaggi furono meno precisi al livello di alcuni Stati, proprio in quegli Stati che alla fine Trump si aggiudicò con un margine di vantaggio molto contenuto (77.000 voti di vantaggio in tutto, distribuiti fra tre Stati).
Stavolta però la maggior parte dei sondaggisti sembrerebbe aver aggiustato il tiro. In che modo? Innanzitutto considerando e pesando al meglio la variabile “istruzione degli elettori”. Il gruppo demografico più forte a sostegno di Trump, infatti, è quello degli elettori bianchi con un titolo di studio inferiore; un gruppo che nel 2016 fu sottostimato ma che oggi non dovrebbe più esserlo.
La strada più “semplice” per Joe Biden
Stando ai sondaggi d’opinione più accreditati, è plausibile che Joe Biden, il candidato dei Democratici alla Casa Bianca, si aggiudicherà tutti gli Stati che Hillary Clinton già si aggiudicò nel 2016 (qualche dubbio ci potrebbe essere per il solo Minnesota). Se Biden, oltre che in questo “zoccolo duro” di Stati, riuscirà a vincere anche in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, ecco che la sua strada maestra per la Casa Bianca sarà spianata. Sarebbero sufficienti questi tre Stati infatti, aggiunti a quelli già vinti dalla Clinton nel 2016, a far conquistare a Biden la maggioranza dei Grandi elettori, arrivando a 278 (ricordo che George W. Bush nel 2000 vinse con appena 271 Grandi elettori).
Gli Stati maggiormente in bilico tra Biden e Trump
Biden nelle ultime settimane ha fatto campagna elettorale anche in Stati come la Georgia e il Texas, Stati che nel 2016 i Repubblicani si aggiudicarono con un significativo margine di vantaggio. Fare campagna qui, secondo alcuni osservatori, vuol dire che Biden ritiene possibile una vittoria netta che potrebbe andare ben al di là delle solite roccaforti democratiche. Allo stesso tempo Trump fino all’ultimo ha tenuto comizi soprattutto in Michigan e Pennsylvania, Stati che si aggiudicò un po’ a sorpresa nel 2016 strappandoli ai Democratici; ritiene forse di poter ribaltare i sondaggi che lo vedono indietro — ma in lieve rimonta — in questi Stati. Se fosse Trump ad avere ragione, allora Biden potrebbe aver compiuto un errore simile a quello compiuto dalla Clinton nel 2016. La candidata dem allora fece campagna in Arizona, Stato che pensò di poter strappare ai Repubblicani, abbandonando Pennsylvania e Michigan che era sicura di vincere. Non andò così: Clinton perse in Arizona e anche in Pennsylvania e Michigan.
Il fattore economia e il fattore pandemia
La gestione e i risultati dell’economia americana, prima della pandemia, erano gli atout principali per la rielezione in mano al presidente uscente Trump. Oggi, a circa dieci mesi dalla comparsa del Covid-19, con tutti i suoi effetti distruttivi, l’economia statunitense attraversa una ripresa apparentemente vigorosa ma incerta nella sua sostenibilità , come dimostrato pure dalle correzioni in corso nei listini azionari.
La gestione della pandemia, invece, è un fattore che gioca a favore di Biden. Secondo un recente sondaggio, infatti, solo il 37% degli Americani ritiene che Trump stia gestendo bene l’emergenza Covid-19, contro il 59% che dà un giudizio negativo della stessa gestione. Pur non potendo far derivare l’esito delle elezioni americane da questo singolo tema, siamo comunque di fronte a una issue importante per spiegare il clima generale del Paese e soprattutto un consenso nei confronti di Trump che durante la primavera e l’estate ha perso vigore.
Il ruolo dell’affluenza alle urne, soprattutto quella giovanile
Milioni di cittadini americani sembrano aver optato per il voto postale o il voto anticipato, in proporzione mai viste finora nella storia del Paese. La paura del contagio da Covid-19 potrebbe aver giocato un ruolo, così come la forte polarizzazione politica e l’intensa mobilitazione che ne discende. È plausibile dunque che l’affluenza sarà da record, ma non è scontato. Solo alla fine dei giochi sapremo se invece non avremo assistito — almeno in parte — a una sorta di “effetto sostituzione”: voto per posta e voto anticipato al posto del voto in persona, invece che in aggiunta al voto in persona.
Gli indizi comunque fanno pensare che di un’affluenza più significativa possa avvantaggiarsi soprattutto Biden. Da una parte perchè gli elettori democratici, che nel 2016 si divisero sulla candidatura della Clinton e che almeno in parte la trovarono “respingente” (pensiamo ai sostenitori dello sfidante alle primarie, Bernie Sanders), stavolta sembrano molto più compatti nel sostenere un candidato meno divisivo come Biden. Così pure il voto disperso tra candidati minori, Verdi e Libertari, quest’anno dovrebbe tornare a scendere sicuramente sotto il 2% del totale.
Dall’altra parte è soprattutto il precedente delle elezioni di mid-term del 2018 a racchiudere utili insegnamenti: allora l’affluenza alle urne aumentò in maniera più marcata che mai tra gli elettori giovani, nella fascia 18-29 anni; l’affluenza alle urne dei 18-29enni passò dal 20% del totale di quella fascia d’età nel 2014 al 36% nel 2018. Fu proprio questo massiccio incremento — associato a una crescita in generale più forte del voto delle aree metropolitane rispetto a quelle rurali e ai centri minori — a consegnare ai Democratici la vittoria in molti Stati, inclusi quelli che nel 2016 erano stati conquistati da Trump.
Oggi l’alta affluenza potrebbe nuovamente segnalare un ruolo decisivo dei giovani, in maggioranza filo Democratici. Potrebbero essere proprio gli under-30 a decidere l’esito di una campagna elettorale che ha visto protagonisti due dei candidati più anziani di sempre.
(da “Huffingtonpost”)
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