Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
I REATI: ASSOCIAZIONE A DELINQUERE DI STAMPO MAFIOSO, ESTORSIONE, SCAMBIO ELETTORALE POLITICO-MAFIOSO, TRUFFA, RICICLAGGIO
L’inchiesta dei pm Rossi e Landolfi ha colpito il cosiddetto Nuovo Clan Partenio,
l’organizzazione camorristica guidata dai fratelli Nicola e Pasquale Galdieri.
Diciassette indagati, quattordini ordinanze di custodia cautelare, otto in carcere sei ai domiciliari e il sequestro di cinque società .
Sono i numeri dell’ultima operazione anti camorra della procura di Napoli. L’inchiesta dei pm Henry John Woodcock, Simona Rossi e Luigi Landolfi ha colpito il cosiddetto Nuovo Clan Partenio, l’organizzazione camorristica guidata dai fratelli Nicola e Pasquale Galdieri, originari di Mercogliano.
Nell’inchiesta emerge come il clan ha avuto un ruolo alle elezioni nel capoluogo irpino. Secondo gli investigatori dei carabinieri del Comando provinciale di Avellino e della Guardia di Finanza di Napoli, infatti, il clan ha procurando preferenze per Damiano Genovese, l’ex consigliere comunale della Lega e figlio di Amedeo, boss ergastolano al 41 bis , e per Sabino Morano, avvocato ed ex segretario provinciale del Carroccio, autosospeso e indagato dalla Dda di Napoli.
Il clan voleva”influenzare la vita politica e amministrativa della città di Avellino allo scopo di accedere alla cabina di regia delle scelte operate dalla pubblica amministrazione in materia urbanistica ed edilizia”, scrive gip di Napoli Fabrizio Finamore.
Morano, sempre secondo i pm, avrebbe accettato la promessa di procurargli i voti nelle elezioni comunali fatta dai capiclan Pasquale e Nicola Galdieri, anche attraverso Damiano Genovese.
In cambio avrebbe dovuto soddisfare, scrive il gip, “non meglio specificate utilità e in cambio della disponibilità a soddisfare gli interessi e le esigenze del clan e dei suoi membri”.
Già in campagna elettorale, tra l’altro, ci sarebbe stato un impegno concreto — sostengono gli investigatori — in merito a un centro pugilistico gestito dalla camorra in una scuola del capoluogo irpino.
Dopo il voto, tra l’altro Genovese ha un colloquio in carcere con il padre per comunicargli i risultati e spiegargli lo scenario politico. “Ho vinto, stiamo al Comune”, dice Damiano al padre.
Poi spiega lo scenario: il Movimento 5 Stelle “non hanno la maggioranza” spiega al padre, “hanno 5 consiglieri e quindi chiamano noi”. “Andiamo insieme a loro (riferendosi al M5S, ndr) — dice ancora il figlio del boss — però io sto con la Lega“.
Tra i destinatari delle misure cautelari figurano anche l’imprenditrice Livia Forte, per i carabinieri di Avellino in stretti contatti con il clan (le viene contestata l’associazione di stampo mafioso) la quale, insieme al fratello Modestino (anche per lui, come per la sorella, è stato disposto il carcere) assoggettavano alle volontà della camorra le loro vittime, i proprietari di immobili messi all’asta, approfittando del loro stato di necessità . Livia e Modestino Forte, insieme con Armando Pompeo Aprile (anche per lui il gip ha disposto il carcere), soprannominati “i tre-tre”, sono personaggio molto noti ad Avellino. Partecipavano alle attività criminose connesse alla gestione delle aste immobiliari, principalmente quelle incardinate nel Tribunale di Avellino, utilizzando anche violenze e minacce per intimidire i partecipanti a vantaggio loro e del clan.
Per gli indagati le accuse a vario titolo sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, scambio elettorale politico-mafioso, turbata libertà degli incanti, falso, truffa, riciclaggio e trasferimento di valori.
Sequestrate anche cinque società il cui patrimonio, composto da 59 fabbricati e 26 terreni, è stimato in quattro milioni di euro. Tra queste anche una struttura di assistenza socio-residenziale, una attività di ristorazione e altre società immobiliari e di consulenza amministrativa.
I provvedimenti emessi dal Gip del Tribunale di Napoli riguardano anche Pasquale e Nicola Galdieri e Carlo Dello Russo, già detenuti in seguito all’inchiesta che il 14 ottobre dell’anno scorso portò all’arresto di 27 persone indagate, a vario titolo, nel filone delle aste giudiziarie truccate e al sequestro di beni per 1 milione e mezzo di euro.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
LO PROVANO I DOCUMENTI PRESENTATI IN TV A REPORT
Nel pieno della crisi da Coronavirus, durante la prima ondata della pandemia, quando la provincia di Bergamo era la più colpita d’Italia, la Regione Lombardia dimenticò, letteralmente, di ordinare i caschi per l’ossigenazione, i cosiddetti caschi Cpap che sono il passaggio immediatamente precedente all’intubazione del paziente.
La clamorosa rivelazione, corredata da mail e una fonte anonima — anche se il dirigente lombardo interessato Luigi Cajazzo, ora indagato, non ha smentito nulla — è al centro della puntata di Report che andrà in onda questa sera, 9 novembre, alle 21.20 su Rai3.
Come raccontano il conduttore, Sigfrido Ranucci, e l’inviato Emanuele Bellano, è il 14 marzo quando l’azienda sanitaria locale, la Asst Bergamo Est fa richiesta urgente di caschi Cpap.
Due giorni dopo, però, i dispositivi non sono ancora arrivati. E dalle verifiche fatte con l’azienda che doveva seguire la consegna, la Dimar di Modena, emerge che l’Unità di crisi aveva dimenticato di inviare l’ordine.
Non è l’unica sfasatura.
La Regione per parecchio tempo, mentre la situazione di Bergamo Est, quella di Alzano e Nembro, diventa sempre più grave, continua a fare gli ordinativi di tutti i materiali di protezione e persino dei tamponi non sulla base del numero di malati, ma sulla popolazione: a province più grandi più dispositivi, non importa se ci sono meno contagi. Va così per le tute protettive: 4 a Bergamo Est, mentre ne arrivano 17 a Como, a Monza, a Lecco e a Varese.
Come si può leggere nella mail che Report ha mandato in onda questa sera, il Direttore Amministrativo della Bergamo Est quel giorno scrive ai colleghi: «Solo un commento: ci daranno lo stesso numero di camici di Valtellina, che ad oggi ha 8 positivi».
Va così anche per i tamponi. Il 25 febbraio Marino Signori, il responsabile della medicina del Lavoro della ASST Bergamo Est, uno dei medici poi uccisi proprio dal virus, scrive in una mail di prima mattina, inviata alla Regione: «Non posso fare sorveglianza sanitaria in quanto sprovvisto di tamponi». E’ uno dei tanti allarmi che manda, finiti sempre inascoltati.
L’errore sui caschi, però, è il più clamoroso perchè in molti casi l’assenza dell’adeguata ossigenazione ha letteralmente ucciso pazienti che avevano buone speranze di ripresa.
E perchè Report ha rintracciato le prove della dimenticanza. Una fonte anonima ha rivelato alla trasmissione elementi importantissimi: «Il 14 marzo la Asst Bergamo Est fa richiesta di caschi Cpap per i gli ospedali di Alzano Lombardo, Seriate e di Piario. Due giorni dopo, il 16 marzo, i caschi non arrivano. Allora chiamiamo la Dimar di Modena, la società che produce i caschi Cpap. La risposta della Dimar è che i caschi non sono nell’ordine che ha ricevuto. Dopo aver parlato con Dimar e aver capito che il nostro ordine non c’era, chiediamo spiegazioni ad Aria e veniamo a sapere qual è il problema: l’Unità di crisi aveva dimenticato di inviare l’ordine dei nostri caschi alla Dimar».
Il caso Sardegna
Non è l’unica rivelazione contenuta nella puntata di stasera. A proposito delle discoteche in Sardegna rimaste aperte fino a ferragosto, il consigliere regionale Angelo Cocciu, ha confermato a Report il sospetto circolato da più parti in quei giorni. Se la Regione scelse di tenere aperti i locali fu per non scontentare i gestori di discoteche. Cocciu dice addirittura che si sarebbe stata una riunione tra capigruppo direttamente nell’aula del consiglio: «Ci siamo riuniti come capigruppo, ma dentro l’aula. Questi contagi stavano salendo, però erano abbastanza contenuti. Avevano una curva di crescita contenuta rispetto a quello che abbiamo visto durante il periodo di marzo-aprile. Quindi mi hanno chiesto quasi tutti, dai Presidente dai qualche giorno in più perchè è possibile che ci siano delle problematiche. Poi ho saputo per esempio che Billionaire, PhiBeach e altra gente avevano dei contratti stratosferici con dj importanti».
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
SULLA BASE DEI DATI, DA MERCOLEDI’ SARA’ ARANCIONE
Di verde, ormai, in Basilicata restano solo le cime del monte Pollino. E quando tra qualche
settimana scenderà la neve, non resteranno verdi nemmeno più quelle.
Da mercoledì, dopo l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza, la regione del sud entrerà a far parte della fascia arancione, quella immediatamente precedente al lockdown più completo, quella che prevede divieti di spostamenti tra comuni, chiusura dei locali come bar e ristoranti, autocertificazioni per andare a lavorare o per potersi curare in ospedale.
Eppure, solo cinque giorni fa, l’assessore Gianni Rosa — che evidentemente aveva il polso della situazione — esultava per la tenuta del sistema sanitario lucano e per la «Basilicata zona verde».
L’assessore all’Ambiente, in quota Fratelli d’Italia, aveva scritto il 4 novembre (all’indomani delle prime indiscrezioni sul dpcm del presidente del Consiglio che ha diviso il Paese in aree, a seconda della gravità del contagio): «Basilicata zona verde. Nonostante il terrorismo di certa stampa e le polemiche di certa politica, la Basilicata è zona verde. Non abbiamo mai abbassato la guardia. Abbiamo un Presidente che si è messo in prima linea nella battaglia contro il Covid. Abbiamo una struttura sanitaria che, sebbene abbia problemi atavici, regge con lo sforzo di tutti».
Poi, seguivano i ringraziamenti di rito al generale Vito Bardi (presidente della regione) e a tutta la classe dirigente che — secondo lo stesso Rosa — stava «lavorando bene». Com’è noto, la Basilicata non è mai stata zona verde, dal momento che questa dicitura per le regioni semplicemente non è mai esistita.
Lo aveva specificato Giuseppe Conte nella sua conferenza stampa che aveva accompagnato il dpcm, invitando a mantenere alta la guardia.
Inoltre, esultare per la situazione in regione sembrava quantomeno inappropriato: tra casi significativi nelle RSA, un aumento dei contagi che nell’ultima settimana ha sfiorato le duemila unità e i focolai negli istituti scolastici la Basilicata è stata una delle regioni che più ha preoccupato l’esecutivo per l’andamento recente dell’epidemia. Questa preoccupazione si è trasformata nell’adozione delle misure da zona arancione dall’11 novembre. Eppure, quattro giorni fa, la classe dirigente lucana sosteneva che tutto stesse andando per il verso giusto.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
“LA SITUAZIONE E’ CRITICA”… LO STACCO DA SALVINI
La situazione non è ancora come quella dei mesi di marzo e aprile, quando la prima ondata di Coronavirus ha messo in ginocchio il sistema sanitario di alcune Regioni italiane. Ma i campanelli di allarme sono visibili a occhio nudo e negare l’evidenza rischia di far sprofondare il Paese in una situazione analoga a quella già vissuta.
Lo dicono i numeri: da quelli dei contagi a quelli dei ricoveri, passando per le terapie intensive e per gli altri indici che sono il simbolo della pandemia. E Luca Zaia su contagi in Veneto continua a essere molto schietto, sottolineando come sia folle vedere ancora in giro chi neghi l’emergenza.
«È normale che a qualcuno possa dare fastidio fare delle scelte. Abbiamo oltre 1.500 persone ricoverate, almeno 202 in terapia intensiva. Non abbiamo ancora i picchi di marzo, però è pur vero che tensione ce n’è. È inutile fare i negazionisti e pensare sempre piove governo ladro, perchè il virus c’è — ha detto Luca Zaia in collegamento con RaiNews 24 -. La salute viene prima di tutto».
Il Presidente del Veneto, poi, lancia anche un appello a tutti i cittadini, senza distinzione per fasce di età : «Dal punto di vista sociale, manca quella chiamata di popolo che a marzo abbiamo avuto e ci ha permesso di fare un grande lavoro di squadra. Non è il virus degli anziani, attacca anche i giovani. Abbiamo anche ragazzi ricoverati».
Una verità che qualche altro della Lega non ha centrato in alcune avventate dichiarazioni.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
UN GESTO D’AMORE CHE VA SEGNALATO IN UN MONDO SEMPRE PIU’ POVERO DI ESEMPI POSITIVI
L’amore è più forte di ogni altra cosa. Di ogni restrizione, di ogni divieto. 
In questo caso è l’amore di un uomo per la propria moglie. La donna è ricoverata in ospedale ma le visite sono sospese a cause delle nuove misure anti-Covid.
E così Stefano Bozzini, 81 anni, innamorato della sua compagna di una vita, Carla, le fa una ‘serenata’ dal cortile.
È già virale nel Piacentino il video che immortala Stefano Bozzini, l’alpino castellano classe ’39 che, nel pomeriggio di domenica ha imbracciato la sua fisarmonica e ha suonato per un’oretta seduto di fronte alle finestre dell’ospedale di Castel San Giovanni.
A pubblicare tutto sui social è stato un compagno alpino di Bozzini, Valerio Marangon.
Una storia che ha commosso il web.
(da Fanpage)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
UNGHERESI E POLACCHI MINACCIANO IL VETO… LO RIBADIAMO: CERTI PAESI DELL’EST NON CONDIVIDONO I VALORI EUROPEi, SONO ENTRATI NELLA UE SOLO PER SUCCHIARE SOLDI … DEVONO RITORNARE AD AVERE LE PEZZE AL CULO, COSI’ CAPISCONO COSA VUOL DIRE EUROPA
“Alla luce degli ultimi sviluppi, l’Ungheria non può fornire l’unanimità richiesta per il pacchetto adottato a luglio”. Firmato Viktor Orban.
Con una lettera inviata alla Commissione europea e alla presidenza tedesca dell’Ue, il premier ungherese minaccia il veto sul recovery fund. Insieme alla Polonia, Orban non condivide l’intesa raggiunta giovedì scorso con il Parlamento europeo sullo stato di diritto.
La sconfitta alle presidenziali Usa di Donald Trump, maggiore punto di riferimento internazionale dei sovranismi europei, per ora non produce effetti visibili nel vecchio continente.
Le relazioni tra Bruxelles e i governi più nazionalisti dell’Unione restano tese. E il recovery fund, l’oggetto più desiderato dai leader alle prese con la pandemia in tutti gli Stati membri, resta ancora bloccato sui veti dell’est Europa.
L’intesa raggiunta giovedì scorso permette all’Ue di bloccare i finanziamenti ai governi che non rispettano la legge, che minano l’indipendenza della magistratura, che violano i valori dell’Ue come la libertà , la democrazia, i diritti delle minoranze.
Niente fondi anche per chi li usa in modo improprio, per corruzione o frode. Il meccanismo può essere attivato in caso di violazione dimostrata, ma anche quando ne esista soltanto “un serio rischio”, in modo da prevenire che “i fondi europei possano finanziare azioni in conflitto con i valori Ue”, recita l’accordo.
Nel caso venga segnalato un rischio di violazione, le istituzioni europee avranno dai 7 ai 9 mesi di tempo per valutare. Dopo aver accertato la violazione, la Commissione europea potrà attivare il meccanismo di condizionalità nei confronti del governo finito sotto accusa. Decide il Consiglio europeo, cioè gli Stati membri, a maggioranza qualificata entro un mese.
Ungheria e Polonia non si sono fatte attendere nella protesta. Già giovedì scorso, il governo di Budapest ha reagito definendo l’intesa un “ricatto inaccettabile”. Un “ricatto politico e ideologico inaccettabile”, rincara il ministro polacco della Giustizia Janusz Kowalski, “veto o morte è lo slogan-simbolo della difesa della sovranità polacca contro le ambizioni antidemocratiche e ideologiche degli eurocrati”.
Oggi arriva la lettera di Orban, che ufficializza la minaccia di veto. Significa che, anche se presidenza tedesca e Parlamento europeo raggiungeranno un accordo totale sul fondo (oggi, un ennesimo round negoziale sull’altra questione: il bilancio pluriennale dell’Ue), il recovery fund non potrà ottenere l’unanimità tra gli Stati membri.
Il governo di Budapest e quello di Varsavia erano soddisfatti dell’intesa raggiunta al Consiglio europeo di luglio, ma non accettano le revisioni apportate d’intesa con l’Europarlamento. E senza unanimità in Consiglio europeo, il recovery fund non può andare avanti.
Non solo. Per diventare operativo, il fondo di ripresa va ratificato da tutti gli Stati membri, nella parte relativa all’introduzione delle ‘risorse proprie’: la digital tax per i giganti del web, le tasse sui prodotti di industrie inquinanti esportati nell’Ue, sulle transazioni finanziarie. Risorse che servono per garantire il rimborso del debito comune europeo da recovery fund.
I tempi si allungano. Il recovery fund non rispetterà l’appuntamento col nastro di partenza a gennaio, ormai è chiaro. ‘Orfani’ di Trump, i sovranisti dell’est hanno ancora più interesse a farsi sentire per dimostrare di essere ancora vivi, riuscendo a bloccare tutta l’Ue. Incredibilmente e ancora oggi.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
UN SEGNALE DI RISCATTO DELLA SCIENZA DOPO IL CRIMINALE NAGAZIONISMO DI TRUMP
Dopo poco più di 48 ore dall’elezione, il presidente Joe Biden è già al lavoro contro il
Covid-19: oggi ha nominato i membri della task force contro il coronavirus, che sarà incaricata di elaborare un piano per frenare la diffusione dei contagi.
La task force avrà tre co-presidenti: l’ex chirurgo generale Vivek Murthy, l’ex commissario per la Food and Drug Administration (Fda) David Kessler e la dottoressa Marcella Nunez-Smith dell’Università di Yale.
Quella contro il coronavirus “è una delle principali battaglie che dovrà affrontare la nostra amministrazione e io voglio essere informato da esperti e dalla scienza”, ha detto Biden, spiegando che la task force lo aiuterà a delineare l’approccio “per affrontare la crescita delle infezioni, assicurare che i vaccini siano sicuri, efficaci e distribuiti in maniera efficiente, equa e gratuita”.
E ha avvertito che “questa pandemia miete quasi un migliaio di vite americane al giorno, quasi 240mila morti finora, ma le proiezioni indicano che potremmo perdere altre 200mila vite nei prossimi mesi prima che il vaccino sia disponibile per tutti”.
“Il processo di approvazione del vaccino contro il Covid deve essere guidato dalla scienza in modo che l’opinione pubblica abbia fiducia che sia sicuro ed efficace”, ha precisato il neoeletto presidente nel corso del primo briefing con la nuova squadra.
Ed è poi tornato a sollecitare i cittadini a usare le mascherine: “Gli Usa hanno di fronte ancora un inverno buio e il vaccino probabilmente non sarà largamente disponibile per mesi”, ha detto specificando che le protezioni “non sono una dichiarazione politica”.
Nel gruppo di esperti è stata inserita anche la “talpa” Rick Bright, l’esperto di vaccini che aveva denunciato di essere stato riassegnato a incarichi meno importanti dopo aver resistito alle pressioni per consentire l’uso dell’idrossiclorochina contro il coronavirus, spinto invece dallo stesso presidente Donald Trump.
Bright era stato espulso da capo della Biomedical Advanced Research and Development Authority dopo aver criticato la risposta del governo federale al coronavirus. L’inclusione del whistleblower nel gruppo di lavoro è un chiaro segnale della diversa direzione con la quale Biden affronterà la pandemia.
Gli altri membri sono la dottoressa Luciana Borio, italo-americana, vicepresidente del personale tecnico presso la società di investimenti strategici In-Q-Tel che fino all’anno scorso era una specialista in biodefense del Consiglio di sicurezza nazionale, il dottor Eric Goosby, esperto di malattie infettive e professore di medicina all’Università della California, che durante l’amministrazione Clinton è stato il direttore e fondatore del più grande programma contro Hiv/Aids finanziato dal governo federale. Il dottor Atul Gawande, professore di chirurgia al Brigham and Women’s Hospital e alla Harvard Medical School. Ha anche servito come consulente presso il Dipartimento di salute durante l’amministrazione Clinton.
Nel team ci sono anche la dottoressa Celine Gounder, della scuola di medicina della New York University. Il dottor Ezekiel Emanuel, oncologo e presidente del Dipartimento di etica medica e politica sanitaria presso l’Università della Pennsylvania. La dottoressa Julie Morita, che ha contribuito a guidare il Dipartimento della sanità pubblica di Chicago per quasi 20 anni. Il dottor Michael Osterholm, direttore del Centro malattie infettive dell’Università del Minnesota. Loyce Pace, direttore e presidente del Global Health Council, che in precedenza ha ricoperto posizioni di leadership presso l’American Cancer Society. Il dottor Robert Rodriguez, professore di medicina d’urgenza presso l’Università della California.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
SI ERA OPPOSTO, INSIEME AGLI ALTI GRADI MILITARI, ALL’USO DELL’ESERCITO PER REPRIMERE LE MANIFESTAZIONI ANTI-TRUMP
L’ultima resa dei conti di Trump: licenziato il capo del Pentagono Mark Esper. Al suo posto il direttore del centro Antiterrorismo Miller
In caso di rielezione del tycoon, il segretario alla Difesa, secondo i media americani, era già pronto a rassegnare le dimissioni. Su posizioni sempre prudenti, come gli alti gradi militari non ha mai appoggiato la politica trumpiana in materia di missioni all’estero. Dall’altra parte, il presidente uscente era rimasto contrariato dal rifiuto di utilizzare i militari per reprimere le sommosse antigovernative nate in tutto il Paese
Il licenziamento di Esper arriva dopo circa un anno e mezzo dalla sua entrata in carica, quando andò a sostituire un’altra vittima delle purghe trumpiane all’interno della sua stessa amministrazione, Jim Mattis.
Ma anche lui, come il suo predecessore, non è mai entrato in sintonia con il presidente uscente, visto che ha sempre tenuto posizioni vicine a quelle dei Generali che mai hanno digerito l’imprevedibilità e le decisioni impulsive del capo della Casa Bianca in tema di missioni internazionali.
Ma soprattutto al tycoon non era piaciuta la posizione prudente del capo del Pentagono, supportato dagli alti gradi militari, di non intervenire con le truppe per reprimere le manifestazioni anti-Trump che si sono man mano diffuse in tutto il Paese, spiegando la scelta con la necessità di non interferire con l’esercito in questioni di Sicurezza Interna.
Un rapporto, quello tra Esper e Trump, che si era deteriorato al punto che i media americani davano ormai per certe le sue dimissioni in caso di rielezione del candidato repubblicano.
E anche in tema di Covid i due hanno sempre tenuto posizioni opposte, con il segretario della Difesa che si è sempre mostrato in pubblico indossando la mascherina e sottolineando l’importanza delle protezioni individuali per combattere il diffondersi della pandemia nel Paese più colpito al mondo.
(da agenzie)
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Novembre 9th, 2020 Riccardo Fucile
IL SILENZIO DI MIKE PENCE
Donald Trump nel weekend è andato per due volte a giocare a golf nel suo club in Virginia,
per lui “un luogo di rifugio”, ammettono dalla sua amministrazione.
Un modo forse per sottrarsi alle pressioni che, secondo i media americani, alcuni membri della sua famiglia starebbero facendo sul presidente affinchè accetti la sconfitta nelle elezioni Usa 2020 e riconosca l’elezione di Joe Biden, che continua intanto a ricevere auguri e congratulazioni da tutto il mondo.
Anche quelle di alleati di ferro come Boris Johnson, Benjamin Netanyahu e persino la famiglia reale saudita.
Una divisione che attraversa anche la famiglia Trump, con la moglie Melania ed il genero, e consigliere, Jared Kushner che starebbero chiedendogli di prendere in considerazione una exit strategy.
Mentre i figli Donald jr ed Eric che continuano a combattere in prima linea, tweet dopo tweet di denuncia di presunti brogli.
Pesa poi come una pietra il silenzio delle ultime ore del vice presidente Mike Pence. “Dove diavolo è Pence?”, ha scritto in una chat ieri pomeriggio un funzionario della campagna di Trump, notando che il vice presidente è sparito dopo l’unico tweet del 5 novembre in cui affermava che bisognava contare “ogni voto legale”.
(da agenzie)
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