Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
MELONI VEDE IL BICCHIERE MEZZO PIENO, IL LEGHISTA INGOIA IL ROSPO…E LA RUSSA ACCUSA BRUNETTA
Alla fine, sono le facce a raccontare tutto. Quella di Matteo Salvini che, nervoso e frettoloso, batte sul tasto dell’“unità del centrodestra” per parlare del futuro anzichè del presente, per rilanciare le sue prossime battaglie: il tavolo con la maggioranza su scuola e fisco, e la lotta alle modifiche dei Decreti Sicurezza, dove “sono sicuro che porteremo la nostra compattezza, con FdI e Fi faremo muro”.
Quella di Giorgia Meloni, la più disinvolta nell’argomentare che il sì allo scostamento è una vittoria non di Silvio Berlusconi bensì dell’intero centrodestra che ha convinto il governo a dire come spenderanno i soldi, e “stavolta non abbiamo votato a scatola chiusa”.
Quella di Antonio Tajani, un po’ imbarazzata, mentre argomenta che quando Berlusconi al mattino in collegamento con il suo gruppo parlamentare ha annunciato il voto favorevole “evidentemente si era sentito con Matteo e Giorgia…”. E ribadisce che “collaborazione istituzionale non significa sostegno al governo”.
La conferenza stampa dei leader del centrodestra al Senato comincia con quasi un’ora di ritardo, mentre intorno tutto si è già consumato.
A Montecitorio, lo scostamento è appena passato con 552 sì, compresi quelli di tutto il centrodestra.
Nonostante il contemporaneo parere negativo del governo sulla risoluzione di Fi, Lega e FdI. Non avrebbe potuto andare diversamente, perchè l’asticella fissata da Salvini e Meloni, rispetto a quella degli azzurri, era troppo alta e irricevibile, come il Tesoro aveva già messo in chiaro e come era già emerso durante la riunione degli sherpa economici dei tre partiti.
Ma è uno “sgarbo”, se non altro di forma, che irrita molto la destra: “Potevano trovare un modo per recepire qualcosa, magari andare al voto per parti separate”.
Nei meloniani l’impressione che i giallorossi “si siano scelti l’interlocutore” per spaccarli è forte. E che ci riproveranno. La partita, insomma, si sposta sulla legge di bilancio, sulle misure vere e proprie e sui capitoli di spesa importanti. Dove Meloni ha avvisato: “Vigileremo, non ci faremo turlupinare”.
L’accelerazione di Berlusconi
La mossa in avanti di Berlusconi, maturata ieri quasi a mezzanotte — grazie all’apertura sul sostegno agli autonomi “non garantiti” e sul rinvio delle scadenze fiscali del ministro Gualtieri e al pressing inesausto dei “dialoganti” guidati da Gianni Letta e Renato Brunetta – mette in subbuglio gli alleati e agita Forza Italia, sempre più spaccata tra “governisti” e “sovranisti”.
Fatto sta che stamattina, prima delle nove, l’ex premier ha telefonato in diretta al suo gruppo riunito a Montecitorio, dove la seduta stava per cominciare: “Forza Italia vota a favore — ha detto con decisione — Gli altri decideranno cosa fare, ma auspico che ci seguiranno e che il centrodestra sarà unito”.
Un’accelerazione rispetto allo status quo della sera precedente, quando prevaleva l’idea di aspettare la risposta del governo. Certo, il voto contrario era già escluso, ma si pattinava tra astensione e sì, con l’obiettivo anche tattico di tenere la maggioranza sulla corda.
E invece l’ex premier ha colto di sorpresa il suo stesso partito, dove il gruppo guidato da Mariastella Gelmini era propenso al voto favorevole, mentre al Senato la preoccupazione di spaccare la coalizione è avvertita in modo netto.
Spiazzati anche i gruppi leghisti e meloniani, che dopo avere inviato la mozione comune alla maggioranza attendevano che fosse questa a battere un colpo.
Lo spaesamento in aula
I tempi sono strettissimi. Poco dopo, alle dieci, comincia la seduta, in un clima surreale in cui i deputati non sanno bene come andrà a finire. Il vicecapogruppo di FdI Tommaso Foti fa un discorso da opposizione dura: “Il nostro giudizio è negativo, il divide et impera non vi porterà da nessuna parte”.
Sottolinea: “valutiamo quale apertura di credito dare alla maggioranza per fare uscire l’Italia dalle secche. Il nostro voto non è ispirato a secondi fini, la stella polare di FdI è il Paese”. Praticamente una dichiarazione implicita di voto favorevole, senza però legarsi le mani.
Quando tocca a Renato Brunetta, il responsabile economico azzurro è raggiante: “Si sta aprendo una fase nuova di ascolto e condivisione sul fisco, sulle partite Iva, sul reddito di ripartenza, sul grande senso di responsabilità di Berlusconi”.
E’ grazie a lui, in sostanza, che il governo si appresta a ridurre “la tragica frattura tra garantiti e non garantiti”. Certo, “sono misure costose, ma servono per tenere in piedi il Paese”.
Conclude un intervento che sembra un’arringa: “Spero in un sì unanime del centrodestra unito, altrimenti si direbbe no all’ossigeno per il Paese”.
Mette le mani avanti, poichè già si parla di un prossimo scostamento a gennaio: “Noi ci saremo sempre per votare risorse. Da noi verrà un sì alla coesione come chiede il presidente della Repubblica Mattarella”.
E pazienza se il suo discorso, e il suo ruolo di “tessitore del dialogo” non sono graditi a tutti nelle file alleate: La Russa lo accusa apertamente di “intralciare l’unità del centrodestra” con un sì annunciato prematuramente, e chissà a chi si riferisce Salvini quando evoca “quinte colonne”.
A quel punto, il boccino è in mano alla Lega. Ha il ruolo più ingrato, sono quelli rimasti a bocca asciutta: volevano l’azzeramento dell’Iva al 4% sui beni primari, il taglio dell’aliquota al 22%, la sostituzione dell’Irap con l’Ires per le imprese, persino misure sulle pensioni come lo stop al blocco delle rivalutazioni automatiche.
Provvedimenti troppo costosi per il governo, ma i leghisti masticano amaro: “Gualtieri ha 100 miliardi e se li spende in solitaria — mugugnano — A noi resta una mancia”.
In aula prende la parola Massimo Garavaglia: “Se tra un mese fate un nuovo scostamento sarebbe un falso in bilancio”. Oggi però “la Lega c’è, ma chiede al governo rispetto e trasparenza sui dati”.
Fine dei giochi. E della suspense. Le letture si accavallano, ma la partita è finita.
Esultano i “governisti”. Per Gelmini è “uno scatto in avanti”, per Osvaldo Napoli “cambiano le prospettive tra maggioranza e opposizione, ma niente federazione”, per Debora Bergamini Fi è “determinante”.
Berlusconi — a modo suo — ha rispettato i paletti: la posizione del centrodestra è unitaria. Ha portato il centrodestra sulle sue posizioni (come rileva con una certa malizia Franceschini), ne ha mantenuto l’unità (grazie anche, per l’ennesima volta, alla prontezza e alle doti di mediazione della Meloni), ha “ascoltato” gli appelli del Quirinale.
E’ una vittoria politica che sposta il baricentro dell’opposizione sulla “collaborazione istituzionale”. Se durerà , e a che prezzo, lo si vedrà presto.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCUSA: “L’INDUSTRIA DEL TABACCO HA RICEVUTO UN TRATTAMENTO DI FAVORE DALLA TASSAZIONE”… CASALEGGIO ANNUNCIA QUERELE
Un finanziamento di due milioni di euro. Una cifra “in diverse fatture”, tra il 2017 e il 2020, che la
Casaleggio Associati avrebbe ricevuto dalla Philip Morris, l’azienda che produce sigarette.
A denunciare il fatto è stato, oggi, il quotidiano Il Riformista,” secondo cui le fatture intestate alla società di Davide Casaleggio, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, ammonterebbero complessivamente a “1.950.166 euro e 74 centesimi al netto dell’Iva e sono cadenzate nel tempo, non relative a un evento specifico”.
Il Riformista sottolinea inoltre come l’industria del tabacco abbia “beneficiato di un trattamento di favore relativo soprattutto al regime di tassazione agevolata che riguarda il tabacco bruciato”.
Quando il Movimento Cinque Stelle vinse le elezioni del 4 marzo 2018, dando vita al primo governo Conte, scrive il quotidiano, “lo sconto sulle accise si ridusse di un ulteriore 25%, diventando così del 75%”.
Accuse che hanno suscitato la replica indignata di Casaleggio. “Leggo un ennesimo attacco a Casaleggio Associati con teorie fantasiose – attacca – e procederà come di consueto a querelare chi diffama. Il tema dei conflitti di interesse affrontiamolo pure, a partire dai 120 parlamentari che possiedono un’azienda e firmano leggi. Io non firmo decreti, nè voto leggi, e non ho mai fatto ingerenze per tornaconti personali o aziendali. Questi sono i fatti”.
Ma la difesa di Davide Casaleggio non placa le polemiche dei partiti di opposizione.
‘Tra i 5 Stelle, la deputata grillina Anna Macina prova a sostenere Casaleggio. “Come sempre non abbiamo nulla da nascondere e della trasparenza abbiamo fatto uno dei nostri capisaldi – dice – Sul conflitto d’interessi noi del Movimento non accettiamo lezioni da nessuno. Ma visto che, improvvisamente, il tema pare stare così tanto a cuore ad alcuni, allora calendarizziamo per l’Aula subito la proposta di legge e approviamola nel più breve tempo possibile. Vediamo chi ci sta e chi è coerente e chi, invece, fa solo propaganda politica e mere strumentalizzazioni”.
Forza Italia, però, non risparmia parole dure. “Quella contro Casaleggio è un’accusa gravissima che oltre a gettare ombre pesanti sul M5S, confermerebbe i nostri dubbi sul metodo e la trasparenza dell’esercizio democratico dei grillini, di fatto controllati da una societa’ privata in parte sovvenzionata da soldi pubblici”, accusa la deputata azzurra Deborah Bergamini. “Se confermato, ci troveremmo davanti a un gigantesco conflitto d’interessi – prosegue – e vorrebbe dire che anche la retorica dell’onestà del Movimento ha ceduto all’antico sistema del malaffare. Insomma, duri e puri ma solo finchè conviene. Ci chiediamo inoltre, cosa avranno da dire a riguardo Crimi e Di Maio che, per molto meno, hanno crocifisso gli avversari politici, in nome di un presunto codice morale che a quanto pare deve valere per gli altri ma non per loro stessi”.
(da “la Repubblica”)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
I CAZZARI PUBBLICANO UNA VECCHIA IMMAGINE DI GENNAIO, TANTO CI SONO SEMPRE I COGLIONI CHE CI CREDONO
Vi avevamo già avvisato quando abbiamo parlato dell’intervento di Giuseppe Conte nel corso della trasmissione Otto e Mezzo andata in onda lunedì 23 novembre 2020.
Il presidente del Consiglio era già stato da Lilli Gruber a gennaio, prima dell’inizio della pandemia, prima ancora che fosse proclamato lo stato d’emergenza in Italia.
La data dell’ospitata originaria era stata il 28 gennaio 2020. È vero che sembra una vita fa, ma è bene ricordare che — a quell’epoca — ci si poteva ancora stringere la mano, ci si poteva abbracciare e non si indossavano le mascherine.
Nemmeno avevamo ancora contezza della reale pericolosità del virus, non per miopia politica, ma per assenza di informazioni da parte della comunità scientifica.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è andato poi nuovamente da Lilli Gruber il 23 novembre, in condizioni completamente diverse.
Il premier è stato criticato per qualche colpo di tosse di troppo durante la trasmissione, frutto — secondo la versione ufficiale di Palazzo Chigi — di un abbassamento della voce e di una infiammazione alle corde vocali che ciclicamente capita al presidente del Consiglio con l’approssimarsi della stagione invernale.
Sul web, tuttavia, circola una sua foto con un dietro le quinte particolarmente affettuoso da Lilli Gruber: baci, abbracci e nessuna mascherina indossata.
È bastata questa foto per far gridare allo scandalo, al complotto e al negazionismo della pandemia: i potenti del Paese si fanno beffe delle regole che loro stessi impongono agli italiani. È la sintesi del messaggio che sta circolando su diversi account sovranisti.
Cosa c’è di sbagliato? Ricordate la puntata che vi abbiamo citato a inizio pezzo? La foto risale a quel momento dell’anno.
Lo dimostrano i vestiti dei protagonisti degli scatti e gli articoli (tra cui quello di Dagospia) che hanno documentato, all’epoca dei fatti, l’incontro tra Conte e Lilli Gruber.
(da Open)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI LAURA BOLDRINI NEI CONFRONTI DI MATTIA FELTRI, DIRETTORE DELL’HUFFINGTONPOST CHE CONFERMA: “SONO IL DIRETTORE E HO DIRITTO A FARE QUELLO CHE VOGLIO”
Arriva oggi su Facebook il giusto sfogo di Laura Boldrini
“Avevo scritto un intervento per il blog dell’Huffington Post in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne. Il direttore di HuffPost, Mattia Feltri, ieri non ne ha autorizzato la pubblicazione. Sapete perchè? Perchè chiamavo in causa Vittorio Feltri, suo padre, che martedì firmava un articolo su Libero dal titolo: ‘La ragazza stuprata da Genovese è stata ingenua”, di fatto attribuendo, come avviene troppo spesso, anche alla ragazza la colpa dello stupro’.
Dunque un direttore di una testata giornalistica sceglie di non pubblicare un intervento per via dei suoi rapporti familiari. Ma è accettabile una cosa del genere? Per me no, non lo è. In tanti anni non mi sono mai trovata in una simile situazione. Sia chiaro che continuerò ad impegnarmi perchè sia rispettata la dignità delle donne, anche nell’informazione e sul piano del linguaggio, e continuerò a difendere sempre la mia libertà di parola”.
La risposta di Mattia Feltri:
Confermo quanto scritto oggi dall’onorevole Boldrini su Facebook: ieri ha mandato uno scritto per HuffPost che conteneva un apprezzamento spiacevole su mio padre Vittorio. Ritengo sia libera di pensare e di scrivere su mio padre quello che vuole, ovunque, persino in Parlamento, luogo pubblico per eccellenza, tranne che sul giornale che dirigo. L’ho chiamata e le ho chiesto la cortesia di omettere il riferimento. Al suo rifiuto e alla sua minaccia, qualora il pezzo fosse stato ritirato, di renderne pubbliche le ragioni, a maggior ragione ho deciso di non pubblicarlo. Al pari di ogni direttore, ho facoltà di decidere che cosa va sul mio giornale e che cosa no. Se questa facoltà viene chiamata censura, non ha più nessun senso avere giornali e direttori.
Oltretutto l’onorevole Boldrini, come altri, su HuffPost cura il suo blog. Quindi è un’ospite. E gli ospiti, in casa d’altri, devono sapere come comportarsi.
Ps. Ringrazio il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, per avermi condannato senza nemmeno una telefonata per sentire la mia versione, quella di un iscritto.
Un commento:
1) Laura Boldrini sarà pure una ospite, ma ha scritto su invito dell’Huffpost, non è che una scrive se qualcuno non l’avesse invitata a farlo.
2) Gli ospiti in casa d’altri? L’Huffpost è un importante e interessante quotidiano on line, non un salotto della buona borghesia torinese (ogni riferimento ai proprietari della testata è voluta). E non è “casa della famiglia Feltri”, caso in cui sarebbe disdicevole parlare male di uno dei componenti della famiglia, ma come si usa dire “patrimonio dei suoi lettori”. Che se non ci fossero farebbero venir meno anche gli stipendi dei giornalisti.
3) Se Mattia Feltri ritiene di condividere quello che il padre Vittorio scrive, abbia la coerenza di difenderlo con argomentazioni giornalistiche, senza trincerarsi dietro un malinteso senso “familistico”.
4) Se un direttore concede (per avere un ritorno di visualizzazioni) uno spazio fisso a un “opinionista schierato” (di destra o di sinistra poco importa) non può certo pretendere che scriva quello che piace a lui. In questi casi scrive un articolo di commento, in cui si dissocia motivando nei contenuti le ragioni.
In democrazia usa così, in Ungheria magari no.
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
CONTRARI ANCHE ALL’APERTURA DEGLI IMPIANTI SCIISTICI
Impianti sciistici chiusi, vaccinazione anti-Covid facoltativa e no alla messa di Natale a mezzanotte del 24 dicembre.
Sono queste le indicazioni fornite dagli italiani in un sondaggio realizzato da Emg Acqua per Agorà , trasmissione di Rai 3.
Il dato più netto è quello riguardante la messa di Natale, contro cui si schiera ben il 64% degli italiani, ritenendo che in questo momento sia un rischio che è meglio non correre, considerando la situazione epidemiologica e la diffusione del Coronavirus nel Paese.
Il giudizio degli intervistati sulla messa di Natale, quella della mezzanotte del 24 dicembre, è abbastanza netto. Come accennato, ben il 64% ritiene che sia un rischio e che quindi è meglio evitare che si tengano le messe alla mezzanotte del giorno di Natale. Al contrario, però, c’è anche un 29% del campione secondo cui la messa va salvaguardata. Mentre il 7% preferisce non rispondere sul punto.
La chiusura degli impianti sciistici
Sulla chiusura degli impianti sciistici l’Italia sembra attendere, al momento, una risposta europea, con un coordinamento comunitario sulla questione.
Intanto, però, gli italiani si dividono con circa la metà degli intervistati che ritiene che questi impianti debbano rimanere chiusi a dicembre: ad affermarlo è il 50% del campione. Al contrario, il 38% si dice favorevole a una loro apertura, ma solamente con regole e limitazioni molto rigorose.
A questi si aggiunge un 9% che ritiene che la strada da seguire sia quella di aprire gli impianti da sci esattamente nello stesso modo in cui avveniva negli scorsi anni. Infine non si esprime il 3%.
Sondaggi, per gli italiani vaccinazione deve essere facoltativa
Ultimo tema affrontato dal sondaggio è quello del vaccino anti-Covid. Anche in questo caso la posizione è meno netta, anche se a prevalere è la linea di chi ritiene che la soluzione migliore sia rendere il vaccino anti-Covid facoltativo per tutti: a pensarlo è il 54% del campione.
È alta, però, anche la quota di chi pensa che la vaccinazione contro il Coronavirus debba essere obbligatoria per tutti: si tratta, infatti, della risposta data dal 42% degli intervistati. Infine, il 4% del campione preferisce non esprimersi sul tema del vaccino anti-Covid e sulla sua somministrazione.
(da Fanpage)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
“FINIREMO CHE CI FAREMO NATALE A ROMA”… SE AVESSIMO TEMPESTIVAMENTE FATTO INTERVENIRE LA NOSTRA MARINA APPOGGIATA DA MEZZI AEREI OGGI I MEZZI DEI CRIMINALI DELLA GUARDIA COSTIERA LIBICA SAREBBERO IN FONDO AL MARE
“Dopo 72 giorni siamo riusciti a sentire i nostri pescatori in Libia. Ho iniziato io la chiamata con il
mio capitano Diego. Sono stremati, stanno bene ma sono esausti, vogliono uscire, vogliono tornare a casa”.
A parlare a TPI è Marco Marrone, l’armatore di uno dei due battelli. “L’11 novembre abbiamo vissuto un momento di commozione grazie a quella telefonata. Ma ora siamo precipitati di nuovo nel silenzio”.
Sono trascorsi quasi tre mesi da quando i militari del generale Kalifa Haftar hanno sequestrato due pescherecci italiani di Mazara del Vallo e trattenuto 18 pescatori.
La vicenda viene monitorata dalla Farnesina, che dalla sera dell’agguato sta trattando il rilascio degli equipaggi dell’Antartide e del Medinea.
I due motopesca sono tuttora ancorati nel porto di Bengasi, mentre i marittimi sono stati prima interrogati e poi trasferiti in un’altra struttura da cui non possono uscire liberamente, di fatto sono ostaggi del generale Khailifa Haftar.
Agli armatori viene contestata la presenza dei loro pescherecci all’interno delle 72 miglia (sessanta in più delle tradizionali 12 miglia), che la Libia dal 2005 rivendica unilateralmente come acque nazionali, in virtù della convenzione di Montego Bay che dà facoltà di estendere la propria competenza fino a 200 miglia.
“Credo la direzione sia quella dello scambio con i calciatori libici condannati al carcere in Italia”. È la convinzione espressa al Corriere della Sera dal vicepresidente del Consiglio presidenziale libico di Tripoli, Ahmed Maitig.
“Gli italiani — ha detto Maitig — sono attivissimi, lavorano a tempo pieno. Tra i nostri due Paesi esistono trattati per lo scambio di prigionieri. Credo sia questa la strada. Seguiremo le nostre legislazioni in merito. Spero nel successo il prima possibile. Ma non so quando di preciso”.
“Abbiamo appreso che è nuovamente ricomparsa l’ipotesi dello scambio di detenuti: non ci stiamo capendo più niente”, ci confessa Marco Marrone. “Alla fine dobbiamo credere che c’è qualcosa di più grosso sotto che un semplice sconfinamento di acque territoriali. C’è davvero qualcosa di grosso che non riusciamo più a capire. Non è servito a niente il nostro presidio a Roma di 60 giorni. Dopo la telefonata avevamo sentito il ministro di Maio che aveva detto di aver trovato un canale nuovo, questa notizia ci aveva dato un po’ di speranza. Ma da allora nessuno ci ha detto più niente. Hanno ripreso a dirci le stesse cose. Più si avvicinano le festività più aumenta la nostra disperazione. Come si fa a pensare a Natale, una festa di famiglia, senza padri e figli? Finirà che ci faremo Natale a Roma. Devono assolutamente ridarci i nostri pescatori”.
Le trattative sono molto lunghe. I libici vogliono uno scambio, che vengano liberati 4 connazionali condannati a 30 anni di carcere in Italia per traffico di esseri umani e omicidio. Intanto in un comunicato diffuso sul sito della Farnesina il 19 novembre, si legge che Di Maio ha avuto un colloquio telefonico con la Rappresentante Speciale Onu ad Interim per la Libia, Stephanie Williams. Nella nota Di Maio “ha confermato il pieno sostegno dell’Italia agli sforzi di dialogo intra-libico condotti da UNSMIL” e ha espresso soddisfazione per il Dialogo Politico che ha fissato le elezioni al 24 dicembre 2021. Infine, Di Maio “ha evidenziato i positivi sviluppi in campo economico dopo la ripresa della produzione e delle esportazioni di petrolio”. Della questione dei pescatori mazaresi nessuna parola.
(da TPI)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
INSULTATI DA UNA SIGNORA CHE PUBBLICA IL POST COLMO DI BUGIE E POI CANCELLA IL SUO PROFILO
Alessio Spano ha 29 anni ed il responsabile della base di Valledoria, a pochi passi da Sassari, del 118. Nei giorni scorsi tramite la sua pagina Facebook ha denunciato quanto è avvenuto qualche giorno fa quando una delle loro ambulanze è stata inseguita dall’auto di una negazionista del Covid, un episodio che si sta ripetendo sempre più spesso in numerose città italiane.
“Ci hanno mandato lo screen di un post condiviso sui social con tanto di foto — ha raccontato a Fanpage.it -. Quella era una nostra vettura, perchè è una delle poche ad avere quel tipo di colorazione. Ci hanno insultato, dicendo che non era vero niente, che era vuota”.
Il post in questione recita così: “Sirene e lampeggianti accesi. Ci supera. Va a 30 chilometri orari fino a Tempio, dove spegne le sirene e continua ad andare a 30 km/h. La seguo giusto un po’. La curiosità è femmina ed io lo sono. Nella cabina di guida c’è solo una persona: l’autista, e mi pare molto rilassato”.
A bordo dell’ambulanza, ha spiegato Alessio, c’era in realtà un paziente in codice giallo verso il pronto soccorso di Tempio. “Era negativo al Covid ma ormai trattiamo tutti i casi come sospetti per questo gli operatori all’interno della vettura erano tutti bardati. Inoltre, tramite le immagini della dash cam della vettura abbiamo capito che le sirene non sono rimaste ferme neanche per un minuto”.
Dopo la denuncia via social di Alessio, la signora negazionista non solo ha cancellato immagini e post, ma ha eliminato anche il proprio profilo Facebook. “Io l’ho contattata personalmente — ha continuato Alessio -. Ma poi è sparita. Intanto, ci siamo rivolti a un legale per tutelare l’associazione e il nostro lavoro”.
L’episodio ha creato indignazione. “Quello che più mi amareggia oltre al testo del post sono i commenti, che inneggiano alla falsità , al complottismo più ignorante atto a colpire un settore che sta lavorando a livelli pressochè assurdi in un periodo difficile come questo. Mi dispiace per i miei ragazzi che erano in servizio su quel mezzo, ma mi dispiace anche per tutti gli altri equipaggi. È un offesa per tutte quelle persone che lavorano nel Sistema di Urgenza/Emergenza con un carico assurdo, e per il sistema in se che lavora a ritmi allucinanti. Oltre al personale Ospedaliero e il resto che gira intorno per far si che tutto possa funzionare. Quello che serve è un po’ più di rispetto per chi lavora e per i pazienti”, ha concluso Alessio.
(da Fanpage)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
UN TEAM INTERNAZIONALE HA DIMOSTRATO CHE NON INCIDE POSITIVAMENTE
Il plasma dei convalescenti/guariti dalla COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-
CoV-2, non protegge i pazienti colpiti dalla forma grave della malattia da ulteriori complicazioni, inoltre non riduce il rischio di morire per essa. In altri termini, il plasma ricco di anticorpi dei convalescenti/guariti non è efficace contro l’infezione.
A far crollare il “mito” di questa terapia, considerata una delle più promettenti in assoluto soprattutto durante i mesi della prima ondata della pandemia, è stato uno studio randomizzato controllato con placebo, considerato il “gold standard” della ricerca scientifica.
A determinare l’inefficacia del trattamento è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati argentini dell’Hospital Italiano de Buenos Aires, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Virologia della Fondazione Leloir Institute, della Swiss Medical di Buenos Aires, dell’Hospital Universitario Austral di Pilar, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) presso i National Institutes of Health di Bethesda (Stati Uniti) e di altri centri di ricerca.
Gli scienziati, coordinati dal professor Ventura A. Simonovich, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sottoposto una parte dei pazienti ospedalizzati con polmonite grave indotta dal coronavirus SARS-CoV-2 al trattamento col plasma, e confrontando i loro esiti clinici con quelli di altri pazienti trattati con un placebo, il classico gruppo di controllo.
In tutto sono stati ammessi allo studio 333 pazienti, 228 dei quali trattati col plasma dei convalescenti e 105 col placebo (rapporto di 2:1). Il principale criterio che ha garantito l’accesso alla sperimentazione è stata la desaturazione dell’ossigeno, una delle complicazioni ben note per chi sviluppa la forma severa della COVID-19.
Al trentesimo giorno dall’infusione del placebo o del plasma, il professor Simonovich e i colleghi non hanno osservato nella distribuzione dei risultati clinici “nessuna differenza significativa tra il gruppo del plasma da convalescente e il gruppo placebo”, si legge nell’abstract dello studio.
Ancor più rilevante il riscontro sul rischio di morire per COVID-19: “La mortalità complessiva è stata del 10,96% nel gruppo con plasma convalescente e del 11,43% nel gruppo placebo, con una differenza di rischio di -0,46 punti percentuali (95% CI, -7. Da 8 a 6.8)”. Ciò significa che non è stata rilevata alcuna differenza statistica significativa: placebo e plasma dei convalescenti, in pratica, presentavano il medesimo livello di rischio. Tra i due gruppi, inoltre, non è stata rilevata alcuna differenza tra la comparsa di effetti avversi ed ed eventi avversi gravi. Gli scienziati hanno anche osservato che al secondo giorno dal trattamento, i titoli anticorpali totali del SARS-CoV-2 erano tendenzialmente più elevati nel gruppo trattato col plasma.
I risultati dello studio “A Randomized Trial of Convalescent Plasma in Covid-19 Severe Pneumonia” pubblicato sulla rivista scientifica “The New England Journal of Medicine”, considerata la più autorevole in assoluto in campo medico, sono stati commentati anche dal professor Matteo Bassetti, direttore della Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova. Lo scienziato ha scritto in un post su Facebook che si è detto dispiaciuto di “deludere le aspettative di molti, ma il plasma dei guariti non funziona”.
(da agenzie)
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Novembre 26th, 2020 Riccardo Fucile
IL PASSO FALSO NELLA SPERIMENTAZIONE PUO’ INTACCARE LA FIDUCIA DEI CITTADINI
«Oxford, abbiamo un problema». Questa potrebbe essere la sintesi di quanto sta accadendo al vaccino di AstraZeneca contro la Covid19 dopo l’ammissione da parte del vicepresidente esecutivo della ricerca, Mene Pangalos, di un errore commesso in fase di sperimentazione.
Sperimentazione sfociata nell’annuncio in pompa magna di un’efficacia pari al 90%. Quali conseguenze dovremmo aspettarci da questa scoperta? I rischi ci sono, ma vanno spiegati. Si parla di un «errore fortunato» che era stato rilevato dai ricercatori in fase di sperimentazione, dove hanno cercato proseguire ugualmente nonostante tutto.
Ciò detto, questo problema non rischia di fermare il processo di ricerca e la conseguente consegna degli studi alle agenzie del farmaco competenti
Stiamo affrontando un continuo via vai di notizie, di comunicati, di annunci rilasciati da aziende e singoli individui, imprenditori o politici che siano, mentre invece dovremmo attendere lo studio che certifichi le potenzialità di questi vaccini e la conseguente approvazione.
L’errore commesso è noto e il team di Oxford/AstraZeneca ne è consapevole tanto che dovrà farne menzione nello studio finale, il che potrebbe anche rilevarsi positivo piuttosto che negativo. Potrebbe.
Il rischio, però, riguarda la credibilità di fronte all’opinione pubblica, già ampiamente confusa e vittima dell’infodemia. Siamo purtroppo bombardati, in continuazione, dalla pessima comunicazione di esperti e di uffici stampa che battono sotto dettatura slogan e annunci utili a tirare acqua al proprio mulino, facendo in alcuni casi oscillare le quotazioni in borsa come abbiamo potuto assistere nel caso della Pfizer.
Se questa confusione non viene frenata rischiamo seriamente di mettere a repentaglio quanto siamo riusciti a costruire fino ad oggi, alimentando ulteriormente l’eco delle aree NoVax e la mancanza di fiducia da parte della cittadinanza nei confronti dei vaccini e delle industrie farmaceutiche già sottoposte a forti critiche.
A questo punto è necessario attendere la verifica dei fatti nella letteratura scientifica, che sarà effettuata dalle agenzie del farmaco speriamo nel breve periodo, consapevoli che a seguito di questi scivoloni ed errori comunicativi il mondo dell’informazione e della politica dovranno saper spiegare e dare risposte adeguate a coloro che sono caduti nelle grinfie dell’infodemia.
Pascal Soriot, numero uno di Astrazeneca, ha dichiarato oggi a Bloombergh che il vaccino anti Covid19 elaborato all’Università di Oxford richiede «studi supplementari».
(da Open)
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