Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile UNA SQUADRA DI OLTRE 300 PERSONE CON LA TESTA POLITICA CHIGI-MEF-MISE
Una nuova maxi task force, un Comitato interministeriale affari europei, un organo politico, un
comitato esecutivo costituito da sei manager.
Ecco la gigantesca macchina che gestirà nei prossimi mesi i 209 miliardi in arrivo dall’Europa per attuare un piano di ripresa, il Recovery Fund.
Si è discusso di questo durante l’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Conte e due rappresentanti per ogni partito di maggioranza.
Presenti anche i ministri dell’Economia Roberto Gualtieri (Pd), degli Affari europei Enzo Amendola (Pd) e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro (M5S). Durante il vertice non sono mancati momenti di tensione sul Meccanismo europeo di stabilità , con il Movimento 5 Stelle profondamente contrario al suo utilizzo in ambito sanitario.
Intanto prende forma una struttura che vede un organo politico e un organo tecnico-esecutivo. L’organo politico ruota attorno al Ciae, il Comitato interministeriale per gli affari europei, guidato dal ministro Amendola (delegato ai rapporti con Bruxelles) e ha come figure di riferimento il premier Conte e i ministri Gualtieri (Economia) e Patuanelli (Sviluppo economico).
L’organo tecnico avrà un comitato esecutivo costituito da 6 manager, responsabili degli obiettivi del Recovery Fund, anche con poteri sostitutivi rispetto ai soggetti attuatori, coadiuvati da una task force di 300 persone.
Durante l’incontro, come si è detto, si è discusso anche del tema più spinoso, quello del Mes su cui le posizioni all’interno della maggioranza sono diverse.
Secondo alcuni retroscena il M5S avrebbe proposto di scrivere una risoluzione di maggioranza che specifichi il fatto che l’Italia non farà ricorso al Mes sanitario. “La nostra linea è che la riforma del Mes si discute in Parlamento e, comunque, va messo nero su bianco che non si userà ”, fanno sapere all’Adnkronos fonti di governo pentastellate.
“Ma come si fa, nel pieno della seconda ondata a rifiutare i miliardi del Mes? Questo è uno scambio inaccettabile”, avrebbe replicato durante la riunione Luigi Marattin, di Italia Viva. Sulla stessa linea di rappresentanti del Pd.
Poco più tardi fonti di governo chiariscono che la firma della riforma del Mes all’Eurogruppo di lunedì è una questione distinta e non ha nulla a che fare con il ricorso al Mes o al Mes sanitario.
Sarebbe stato questo il punto ribadito dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri nel corso della riunione.
Una riunione preliminare in vista dell’audizione del titolare del Mef in programma per lunedì mattina, che non si concluderà nè con risoluzioni nè con voti.
Gualtieri, sempre a quanto s’apprende, ha spiegato quanto la riforma sia migliorativa rispetto a quella già trattata dal primo Governo Conte e come non sia possibile procedere ponendo veti sugli strumenti messi in campo dall’Europa, come fa il premier ungherese Orban, strumenti positivi per il nostro Paese e che tutti i nostri alleati caldeggiano.
La riforma era stata concordata a livello di Eurogruppo nel dicembre del 2018 e prevede tra le altre cose la possibilità che il Mes agisca come backstop (supporto al Fondo di risoluzione unico) nelle crisi bancarie.
La risoluzione di maggioranza dell’11 dicembre 2019 poneva come condizioni per la sottoscrizione della riforma, l’esigenza che essa fosse collocata in un pacchetto più ampio di riforme economiche europee e venissero esclusi ogni ponderazione del trattamento prudenziale dei titoli di stato e ogni ristrutturazione automatica del debito. Su questi ultimi due punti nelle settimane successive l’Italia aveva ottenuto le necessarie garanzie, poi con la decisione di varare il programma Next Generation EU il governo si dice soddisfatto.
Ed è per questo che vuole andare avanti con la riforma perchè bloccare l’accordo, fortemente sostenuto da tutti gli altri paesi dell’area euro e in particolare da quelli a noi più vicini come Francia, Spagna e Portogallo, apparire controproducente agli occhi dell’esecutivo.
(da “Huffingtonpost”)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile DA MARZO UNA PIOGGIA DI RETTIFICHE SUI DATI TRASMESSI: RICOVERATI IN RIANIMAZIONE CHE SI DIMEZZANO, POSTI LETTO SOLO SULLA CARTA, MORTI CHE SPUNTANO SOLO DOPO TRE SETTIMANE, 5.000 TAMPONI CHE SI PERDONO PER STRADA
C’è chi ha riportato 45 posti di terapia intensiva che erano solo sulla carta, e chi s’è perso per strada 5mila tamponi in un solo giorno.
Perfino il numero dei morti è soggetto a modifiche, perchè il numero dichiarato il giorno prima è cambiato il giorno dopo con una semplice “nota di rettifica”, così come avviene per tutti gli altri indicatori. Positivi, dimessi, deceduti e posti di terapia intensiva etc.
Su questi parametri la cabina di regia istituita da ministero e Iss classifica le regioni per indice rischio e colore (giallo, arancione e rosso), e motiva la gradualità d’intervento da parte del governo.
Ma quei numeri sono sempre più spesso contesi e contestati, usati anche per intavolare scontri politici, trattative, accuse e veleni.
Quei dati sono “essenziali al monitoraggio della situazione epidemiologica e delle previsione degli scenari futuri”, ha scandito ancora oggi il presidente dell’ISS Silvio Brusaferro, ma la “precondizione è che siano riportati e che siano riportati tutti in maniera completa”. Quando questo non si verifica “le valutazioni proposte soffrono di una difficoltà di valutazione” frutto, appunto di dati incompleti.
Di fatto, il sistema di monitoraggio delle Regioni dopo quasi un anno di emergenza è ancora così imperfetto e suscettibile agli errori da diventare esso stesso un problema quotidiano.
Da inizio della pandemia, infatti, non passa giorno senza che la Protezione Civile debba accogliere una qualche “rettifica dei dati trasmessi”, a volte anche a distanza di settimane. Nella dashboard, il cruscotto per il monitoraggio online, del ministero della Salute era stata attrezzata da subito un’area per le “note” a margine, dove segnalare eventuali correzioni e precisazioni sui dati trasmessi dalle regioni e finiti nel famoso “bollettino” di riepilogo nazionale diffuso nel tardo pomeriggio.
Quello spazio originariamente era stato pensato per correggere dati ancora suscettibili di conferma, specie in caso di secondo tampone che modifica l’esito del primo inserito in precedenza nel bollettino, oppure per inserire quello di pazienti arrivati tardi perchè curati in altre regioni. E invece è diventato un registro degli errori e degli orrori, perchè a scorrerlo si capisce che anche sul fronte dell’attendibilità dei dati regna ancora totale incertezza.
Un’incertezza che perdura ancora oggi.
Tre giorni fa, ad esempio, l’ultimo correttivo sostanzioso lo ha segnalato il Friuli Venezia Giulia, comunicando che “i nuovi casi di oggi includono 117 casi positivi registrati dai laboratori privati dal 21 ottobre al 21 novembre”, vale a dire nell’arco di due settimane prima.
Il più clamoroso, tanto da uscire dalle note tecniche per agitare la politica, è quello della Calabria del 3 novembre scorso. A sera, proprio poche ora dopo che il governo l’aveva inserita tra le probabili “zone rosse”, aveva rettificato il numero di pazienti in rianimazione più che dimezzandolo: non 26 ma 10, aveva comunicato il Dipartimento di tutela della salute della stessa regione che aveva cambiato in corsa il criterio del conteggio dei malati in terapia intensiva, contando solo gli intubati.
La coincidenza era così singolare che qualcuno vi ha scorto il tentativo di ridimensionare l’emergenza per evitare il bollino di zona off-limits. Tre giorni dopo, del resto, è stato lo stesso ISS a mettere nero su bianco, nella nota a margine del proprio report, che i dati della Campania erano ritenuti “non attendibili”.
Il problema partiva da lontano e non è stato risolto. Il 10 marzo l’elenco delle rettifiche pativa con un generico “La Regione Lombardia ha comunicato dati parziali”.
Nulla più, nulla meno. Da lì non si è più smesso, anche perchè si è poi capito quanto pesino alcune “rettifiche”.
Scorrendole, davvero, c’è da chiedersi se anche su questo fronte — come già su quelli del tracciamento, delle Usca, dei Covid hotel e dei medici da assumere — le Regioni usino approssimazione o malafede.
Qualche esempio? Il 7 ottobre l’Umbria aveva dichiarato 135.552 tamponi effettuati, l’indomani ha precisato in realtà erano 130.552, ossia 5mila in meno rispetto a “come erroneamente digitato”
Errori di digitazione che si ripetono con sorprende costanza.
È sempre per un “mero errore materiale” che il 3 novembre, mentre la Calabria forniva dati sbagliati sui pazienti in rianimazione, la Campania dichiarava 45 posti di terapia intensiva in più rispetto alla dotazione reale, tanto da doverli rettificare il giorno dopo.
Del resto, il 7 settembre aveva dichiarato 260 positivi, salvo precisare poi che 42 erano da attribuire ai giorni precedenti perchè erano un “residuo si screening”.
Nei meri “errori materiali” finiscono anche i morti. Il 10 novembre scorso l’ Abruzzo ha segnalato che il giorno prima erano stati conteggiati anche 21 decessi delle 3 settimane precedenti “comunicati oggi dalla ASL 201 ed il cui dettaglio è stato inserito oggi nel portale ISS”.
Non mancano casi di blackout veri e propri, anche prolungati.
La Regione Abruzzo il 19 settembre ha fatto sapere che “non sarà possibile elaborare i dati COVID per i giorni 19 e 20 settembre. Per questi giorni verranno riportati gli stessi valori del 18 settembre; l’aggiornamento avverrà il 21 settembre”. Tanto è uguale no?
Capita, come detto, su positivi, posti letto manche sui guariti.
Il 31 settembre il Veneto fa sapere il seguente ricalcolo: “Il numero corretto dei guariti e dell’isolamento domiciliare del giorno 29.08.20 è rispettivamente 18.290 e 2.285; il numero corretto dei guariti e dell’isolamento domiciliare del giorno 30.08.20 è rispettivamente 18.399 e 2.286”.
Viene da chiedersi se era il giorno nero per la statistica.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile UNA GIORNALISTA DELL’AGI DIMOSTRA CHE SIAMO UN PAESE RIDICOLO: SI FISSANO NORME SENZA FARLE RISPETTARE
La giornalista dell’Agi Annalisa Cretella ha documentato il viaggio in macchina da Milano verso le
piste da sci di Zermatt, passando per il Piemonte
La questione della stagione sciistica continua a occupare gran parte del dibattito sulle misure restrittive anti Covid che interesseranno le prossime settimane.
Il periodo natalizio è alle porte, e mentre in Italia ci si prepara alla rinuncia di settimane bianche e affini, Svizzera e Austria hanno già annunciato che le porte delle stazioni sciistiche rimarranno aperte per tutto dicembre, anche per gli italiani.
All’invito allettante ha risposto anche la giornalista dell’Agi, Annalisa Cretella, che, partita da Milano, si è diretta verso le piste da sci appena oltre confine della gettonata località svizzera di Zermatt.
Come il suo video dimostra, eludere i controlli non si è rivelato affatto difficile.
Anche perchè non esistono.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile “BISOGNA PORTARE SUBITO IN REPARTO CHI HA PROBLEMI RESPIRATORI, NON TENERLI PER ORE SULLE AMBULANZE”
Il picco della seconda ondata di Covid sembra essere stato raggiunto, ma la notizia non deve rasserenare troppo gli animi. Perchè questo dato, solo, non basta a far migliorare la situazione.
È in sostanza questo il messaggio che filtra dalle parole di Mario Balzanelli, presidente della Sis 118: ‘Il plateau raggiunto, il picco dei contagi sono solo numeri, la realtà ospedaliera è un’altra cosa: le strutture sono sature, i reparti sono strapieni, il sistema è prossimo a scoppiare. È questa la realtà di cui bisogna avere il polso. La Sis 118 chiede una condotta più responsabile da parte delle istituzioni, il governo dia ascolto a chi si occupa di emergenza urgenza, stia a sentire, non si possono disattendere i doveri istituzionali”, dice.
Anche Balzanelli si è ammalato e, guarito da ieri, racconta la sua esperienza: “Quindici giorni fa ho contratto il Covid. Ho la polmonite interstiziale-alveolare, sono andato in sepsi, blocco della funzione renale, ho avuto un’alterazione importante del muscolo cardiaco. Da ieri sono negativo. Ho vissuto la malattia che curo nei pazienti. L’alta mortalità è correlata al fatto che intercettiamo troppo tardi i pazienti, li teniamo troppo a casa con terapie blande. Quando arrivano in ospedale il loro organismo è deteriorato”.
Cosa bisognerebbe fare allora?
“La presa in carico del paziente Covid con problemi respiratori deve essere immediata. L’intervento deve essere standard: tutte le ambulanze devono essere fornite di ventiilatori ad alta pressione ed emogasanalizzatori per verificare con precisione le condizioni del paziente. Se vogliamo salvare le persone, davanti agli ospedali devono essere organizzate strutture recettive intermedie in attesa della presa in carico del reparto. Non si può continuare a tenere malati severi in attesa per ore dentro i mezzi di soccorso, che poi finiscono in intensiva senza più speranze di vita”.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile L’ASSESSORE REGIONALE ATTACCA IL COMUNE DI ROMA: “UN GRAVE ERRORE FARLO APRIRE IERI”… IL DISTANZIAMENTO IN QUELLE CONDIZIONI NON SI PUO’ CERTO GARANTIRE
Gli assembramenti selvaggi di ieri non gli sono andati giù. E oggi Alessio D’Amato tuona contro il
Campidoglio: “Ognuno ha dei compiti specifici, in questo caso sono del sindaco e dell’amministrazione comunale. – spiega l’assessore regionale alla Sanità – Non andava autorizzata l’apertura di ieri in un giorno topico per le attivita’ commerciali come il ‘black friday’. E’ un errore molto grave”.
La ressa in via Laurentina e dentro il centro commerciale era iniziata ieri già dalle prime ore del mattino, alle 10 erano entrate più di 5mila persone, tutti in mascherina e con gel igienizzanti ma è stato impossibile rispettare i distanziamenti: e solo Primark, catena irlandese di abbigliamento low cost , alle 12 attirava una fila di oltre mille persone. “Scene che si potevano evitare, anzi si dovevano evitare, così come vanno evitati tutti gli assembramenti” aggiunge Zingaretti.
L’affondo della Regione arriva proprio mentre il direttore del neonato shopping center gongola per i numeri registrati ieri.
“Trentamila mila visitatori” nella sola giornata di venerdì. “Il numero può spaventare ma voglio precisare che non sono mai state presenti più di 4 mila visitatori contemporaneamente all’interno del centro”, ha tenuto a sottolineare Alessandro Allegri. Che snocciola tutte le misure messe in campo, come il numero di vigilanti: “50 gli operatori in strada e all’interno del centro e 25 hostess al servizio della clientela per ricordare le corrette norme di distanziamento”. E il divieto “di tavoli e sedie di uso comune”.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile ELENA PAGLIARINI E’ L’OPERATRICE SANITARIA FOTOGRAFATA STREMATA E ADDORMENTATA SULLA SCRIVANIA MESI FA… SI SCATENA LA SOLITA FOGNA DI RIFIUTI UMANI
“Grande preoccupazione per il pranzo di Natale…preoccupatevi di non farlo in ospedale o magari di non farli mai più i pranzi”.
Un post su facebook che sintetizza, in questi giorni, il pensiero di molti italiani che trovano irrispettoso per chi è ammalato di Covid e ancor più per le famiglie degli oltre 50.000 morti, il dibattito su come poter trascorrere le festività natalizie in piena pandemia.
Solo che a scrivere il post non è un utente qualsiasi ma Elena Pagliarini, l’infermiera dell’ospedale maggiore di Cremona diventata simbolo dell’abnegazione degli operatori sanitari che hanno ripreso da settimane a lavorare senza sosta e in condizioni massacranti negli ospedali di tutta Italia.
Elena Pagliarini è l’infermiera fotografata da un medico addormentata con la testa poggiata sulla scrivania della stanza infermieri stremata alla fine del suo turno di lavoro nella notte tra il 7 e l’8 marzo scorso, in piena emergenza.
Quella foto fece il giro di tutti i giornali del mondo e valse ad Elena Pagliarini il riconoscimento dell’onorificenza di cavaliere della Repubblica da parte del capo dello Stato Sergio Mattarella.
Ma le frasi che l’infermiera ha postato non sono piaciute a molti e la donna è stata bersaglio di critiche dalla solita fogna.
“Questi infermieri dovrebbero smetterla di fare i fenomeni da social e limitarsi a fare semplicemente il proprio lavoro, senza tutti questi proclami. Un lavoro che peraltro si sono scelti loro e che nessuno ha costretto a fare”, scrive Nicola
“Non ci rompete le p..!! E fateci fare un Natale umano …che in questo tragico momento stiamo vivendo disumanamente”, sbotta Alessandro.
(da “la Repubblica”)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile IL SINDACO DI MALEGNO: “DA QUESTA SIGNORA UN COMMOVENTE SEGNO DI SPERANZA”
L’iniziativa a Malegno in provincia di Brescia. Il sindaco: “Da questa signora un Cinquecento euro
sigillati in una busta, da destinare ai bambini di Malegno in vista delle festività natalizie.
È questa l’iniziativa di una donna, residente nel paese bresciano di quasi duemila abitanti, che si è rivolta al sindaco Paolo Erba. “Ha voluto un appuntamento in Municipio e, quando si è presentata, mi ha confidato che ogni anno per Natale risparmia qualcosa per poi farsi un regalo. – racconta il primo cittadino – Ma dato il momento difficile che stiamo vivendo a causa del Covid, mi ha chiesto di usare questi soldi per rendere felici i bambini del paese in occasione della festa di Santa Lucia o di Natale”.
Un gesto di solidarietà che il sindaco ha voluto condividere con la sua comunità : “La concittadina mi ha fatto promettere di non rivelare la sua identità , ma questa storia meritava di essere raccontata – spiega Erba – La sua naturalezza nel chiedermi di fare da tramite per i nostri concittadini più piccoli mi ha particolarmente commosso, visto che rappresento una comunità che ancora oggi è provata dai numerosi lutti della prima ondata della pandemia e che, quindi, ha bisogno di notizie positive per tornare a sperare”.
Ma come verranno impiegati in concreto questi soldi?
“I bambini a Malegno aspettano con trepidazione l’arrivo di Santa Lucia nella notte tra il 12 e il 13 dicembre – sottolinea il primo cittadino – Siccome quest’anno non potremo fare la tradizionale messa in scena, cercheremo di trovare un modo alternativo affinchè giunga un piccolo giocattolo nella casa di ogni bambino”.
E la scelta di un pensiero ludico non è casuale, anche se ancora in fase creativa: “Avrà sicuramente un tema educativo, perchè i bambini in questo momento difficile hanno tanto bisogno di continuare a imparare e sognare proprio attraverso il gioco”, conclude Erba.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile IL PESTAGGIO DI UN PRODUTTORE MUSICALE DA PARTE DI QUATTRO DELINQUENTI IN DIVISA (ARRESTATI) E LA NUOVA NORMA CHE VIETA DI
FOTOGRAFARE AGENTI DI POLIZIA IN AZIONE HANNO SCATENATO LA PROTESTA
Il colpo d’occhio su piazza della Rèpublique stracolma di gente è impressionante: dal tappeto umano diretto verso la Bastiglia spuntano cartelloni contro la nuova “legge liberticida” del Governo, mentre accanto alla statua della Marianne sventola un fantoccio gigante di Macron, in una giornata di alta tensione finita con scontri tra forze dell’ordine e black bloc.
A Parigi e nel resto della Francia si manifesta così contro il disegno sulla “sicurezza globale”, proprio nel giorno in cui la stretta del lockdown comincia ad allentarsi, con i negozi che riaprono e le strade che tornano a riempirsi per il primo shopping natalizio. In questo momento, però, a dominare il dibattito nel paese è l’articolo 24 del nuovo disegno di legge presentato dalla maggioranza e promosso dal ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, che vieta la diffusione da parte di media e semplici cittadini di immagini che ritraggono agenti e militari in servizio.
Nella capitale l’appuntamento è nel primo pomeriggio, dopo che ieri sera il Tar ha dato il via libera alla manifestazione, inizialmente vietata dalla prefettura per motivi sanitari. Sulla piazza, diventata il simbolo delle proteste in questi ultimi anni, sventolano bandiere di sindacati e di organizzazioni di giornalisti, mentre qua e là cominciano a formarsi i primi gruppetti di gilet gialli. Tutti uniti, contro una legge bavaglio percepita come un pericolo per la libertà di espressione.
In questi giorni la protesta è stata alimentata soprattutto dai recenti casi di violenza da parte delle forze dell’ordine, con lo sgombero di un campo migranti improvvisato nel centro di Parigi lunedì sera e il pestaggio di un produttore musicale di colore massacrato da alcuni agenti nei suoi studi.
Le immagini di quest’ultimo episodio, riprese dalle telecamere di sorveglianza dei locali e diffuse dal sito Loopsider, sono state viste su Twitter da quasi 15 milioni di persone, tra cui il presidente Macron.
L’inquilino dell’Eliseo si è detto “scioccato” dal video, prima di pubblicare un lungo post su Facebook nella serata di ieri, dove ha parlato di immagini “inaccettabili” che fanno vergognare la Francia.
I quattro agenti implicati nello scandalo sono stati sospesi e posti in stato di fermo, ma l’aggressione ha dimostrato a tutto il paese i potenziali effetti della legge, che se fosse stata in vigore avrebbe impedito la pubblicazione del video.
(da agenzie)
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Novembre 28th, 2020 Riccardo Fucile UN VIDEO DI PRISENCOLINENSINIAINCIUSOL A MILLELUCI POSTATO DA UNO SCOZZESE CONQUISTA GLI UTENTI
Un post pubblicato da una ‘navigatrice’ scozzese è diventato virale sul social network con quasi 4
milioni di visualizzazioni, 41 mila retweet e circa 145 mila cuoricini, decine di migliaia di commenti da tutto il mondo.
Ci sono anche quelli dello scrittore Neil Gaiman, il regista Edgar Wright, la webstar statunitense Casey Neistat, il rapper britannico Akala, l’attrice Barbara Hershey, ma anche imprenditori della Silicon Valley come Paul Graham e Mark Frost che definisce Celentano “un genio”.
“Il cantante italiano Adriano Celentano ha pubblicato una canzone con un testo nonsense che doveva sembrare inglese/americano forse per provare che agli italiani potesse piacere qualunque canzone inglese – scrive, in inglese, l’autrice del primo post ‘Harry’, Harriet Mould condividendo anche il video – è diventata una hit dando vita a questo: Il più bel video che abbia mai visto”.
E così il Molleggiato non deve questo ennesimo momento di gloria al suo ultimo pezzo e nemmeno a qualche sua forte esternazione simile a quella in cui in Rai, nel 2005, divise il mondo in rock (fantasia e freschezza) e lento (grigiore e noia), non mancando nemmeno di fare nomi e cognomi.
Lo deve invece alla sua interpretazione di Prisencolinensinainciusol duettata con Raffaella Carrà accompagnata dal suo balletto durante uno delle trasmissioni cult della televisione italiana ancora unica padrona dell’etere.
Era la primavera del 1974 e la trasmissione Milleluci diretta da Antonello Falqui e condotta da Mina e da Raffaella Carrà , trasmessa il sabato alle 20.40 sul Programma Nazionale.
Prisencolinensinainciusol è probabilmente uno dei brani più bizzarri e avanguardisti nella storia del Pop (inteso come musica popolare a beneficio del grande pubblico) italiano e non solo. Celentano la compose ed incise nel 1972 originariamente come facciata B del brano Disc Jockey a cui stava lavorando, poi diventato il retro del 45 giri stesso che uscì il 3 novembre.
Il brano, più che cantato è recitato/declamato stile rap, in una specie di grammelot, un inglese maccheronico in cui le parole non hanno alcun significato compiuto a parte il ricorrente “all right” e si basa su una ritmica ossessiva quasi funk.
Celentano non mancò, come era solito fare, di assegnare al pezzo significati anti convenzionali, mentre sul retro del 45 compariva la scritta “Questa canzone è cantata in una lingua nuova che nessuno capirà ; avrà un solo significato: amore universale”
(da Globalist)
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