Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile I MENO PREOCCUPATI? GLI ELETTORI DELLA LEGA
Sette italiani su dieci sono d’accordo con la scelta del governo di non allentare le restrizioni anti
contagio durante le festività natalizie.
Quasi la stessa percentuale di quelli che temono l’arrivo di una terza ondata dopo le Feste: sono in maggioranza elettori dei partiti di governo, mentre meno di uno su due tra quelli che votano Lega è preoccupato di un eventuale incremento del contagio a gennaio. È quello che emerge dall’ultimo sondaggio dell’Istituto Demopolis per Radio1 Rai.
La maggioranza dei cittadini propensi alla linea del rigore è rappresentata da quelli che abitano al Sud e nelle Isole (74%), meno marcata al Nord (67) e al Centro-Italia (71). Tra le principali misure, il 72% degli italiani condivide la conferma durante le festività del “coprifuoco”, cioè il divieto di spostamento dalle 22 alle 5 del mattino.
Molto apprezzata, addirittura dall’80% degli intervistati, risulta la scelta del governo di prolungare l’apertura dei negozi sino alle 21.
Il 67% è favorevole alla chiusura dei centri commerciali nel week end, mentre il 63 approva l’apertura di bar e ristoranti fino alle 18.
Sulle singole restrizioni, circa i 2/3 degli intervistati dall’istituto diretto da Pietro Vento ritengono necessario il divieto di spostamento tra le Regioni durante le festività .
Divide invece l’opinione pubblica ed è apprezzata da meno di un italiano su due la misura relativa al divieto di mobilità tra Comuni nei giorni di Natale e Capodanno.
Secondo il sondaggio il 68% degli italiani teme che le imminenti festività , legate a eventuali comportamenti sbagliati, possano far aumentare i contagi nelle prossime settimane, aggravando la situazione sanitaria nel Paese.
Da segnalare la polarizzazione dei timori in base alla collocazione politica degli intervistati: i più preoccupati del rischio di incremento dei contagi sono gli elettori dei partiti di governo, cioè del Pd e del Movimento 5 stelle, rispettivamente all’85% e all’80.
Teme un boom di contagi dopo le Feste anche il 60% di chi vota Fratelli d’Italia, una percentuale che si riduce drasticamente tra chi preferisce Matteo Salvini: solo il 46% tra gli elettori della Lega è preoccupato per una terza ondata dopo le feste.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile LA DIRETTA INSTAGRAM DIVENTA UN AUTOGOL
Una diretta Instagram tra il leader della Lega e il direttore delle Malattie Infettive del San Martino di Genova per parlare dell’emergenza Covid e per polemizzare — questo era l’intento del senatore — sui divieti durante le prossime feste natalizie.
Una trovata che, però, si è trasformata in un’autorete perchè Bassetti (pur non condividendo le limitazioni) ha sottolineato come ci sarà sicuramente una terza ondata tra gennaio e febbraio e che l’utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale siano le uniche due pratiche possibili per tentare di tenere a freno la curva.
E lo ha detto proprio a Matteo Salvini, la cui letteratura degli ultimi mesi è fatta di dichiarazioni (e azioni) del tutto avverse a queste due indicazioni.
Il confronto è andato in diretta sul canale Instagram del leader della Lega. Bassetti terza ondata: questo potrebbe essere il titolo. Perchè anche l’infettivologo ligure è certo che tra gennaio e febbraio il numero dei contagi tornerà a crescere. Come riporta anche Bufale.net, il medico ha sottolineato alcuni aspetti fondamentali.
«Bisogna stare attenti perchè il rischio di una potenziale terza ondata da coronavirus è presente. Ovvero: è probabile che noi a gennaio/febbraio avremo sicuramente dei nuovi casi. Questo mi pare evidente e fa parte anche della convivenza. Quindi bisogna avere molta attenzione a evitare dei comportamenti rischiosi».
Più che un rischio terza ondata, dunque, c’è una quasi certezza. Per questo occorre mantenere alta la barra dell’attenzione ed evitare di sottovalutare il problema diventato protagonisti di comportamenti che possano ledere se stessi e gli altri. Poi la chiusura sull’importanza della mascherina.
Perchè i comportamenti rischiosi da evitare, citati da Bassetti, sono: «Gli assembramenti che abbiamo visto anche in questo fine settimana. E bisogna cercare di dire che la mascherina e il distanziamento sono molto importanti».
E lo ha detto in diretta con il senatore che a Palazzo Madama disse: «La mascherina non ce l’ho e non la metto». E che per tutta l’estate è andato in giro a fare comizi con tanto di assembramenti, strette di mano, baci e selfie a distanza ravvicinata.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile UNA CORSA DA MILANO A CERNUSCO, MA DIMENTICA CHE NON SI PUO’ FARE ATTIVITA’ SPORTIVA FUORI DAL PROPRIO COMUNE IN ZONA ARANCIONE
Un assessore fuori dal Comune. In tutti i sensi. 
Giulio Gallera, con improvvida leggerezza, ha condiviso con i suoi followers Instagram la sua ultima attività sportiva: una corsa di 20 km in compagnia dei suoi amici. Il tutto partendo da Milano e arrivando a Cernusco sul Naviglio.
Qual è il problema? Che il suo punto di arrivo sia fuori dal comune meneghino e che le regole sull’attività sportiva in zona arancione (quale è ancora la Lombardia) non permettono di varcare i confini per queste attività . Ma lui lo ha condiviso lo stesso sui social e Gallera viola zona arancione è servito.
Tutto è iniziato domenica 6 dicembre. Giulio Gallera decide di condividere con i suoi followers la sua impresa sportiva: una corsa di 20 km partita da via Melchiorre Gioia (a Milano) con il traguardo a Cernusco sul Naviglio. Il tutto immortalato e postato sui social.
E siamo certi di questi due punti: questo, per esempio, è il punto di partenza — via Melchiorre Gioia — visualizzabile anche su Google Maps. E anche il punto di arrivo, Cernusco sul Naviglio, è palese viste le immagini e il percorso che si intravede nella seconda foto con il tracciamento GPS del suo tracker di allenamento (ad esempio si vede Vimodrone, che è un Comune). Insomma, Gallera viola zona arancione è una cosa assodata.
Il problema è averlo anche condiviso, con nonchalanche, sui propri canali social. E la rete non lo ha perdonato sottolineando come un assessore, oltre a dover conoscere quali siano le leggi e le indicazioni, dovrebbe rispettarle. E, invece, lui ha optato per una corsa fuori dal Comune. Perchè, in fondo, ha sempre dimostrato di essere un assessore fuori dal comune. Ma ora questa definizione l’ha presa troppo alla lettera.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile FAVOREVOLE IL 64%, SOLO IL 31% CONTRARIO
C’è un dato che sembra andare in controtendenza con le manifestazioni di alunni e genitori che, negli ultimi mesi, hanno premuto per il ritorno a scuola dei ragazzi.
Il 64% degli italiani giudica positivamente i ricorso alla didattica a distanza nelle scuole superiori. Il 31%, invece, si è detto contrario alla misura del governo, mentre il 5% non si è voluto esprimere sul tema.
Sono i risultati del sondaggio Demos & Pi, pubblicato da Ilvo Diamanti su Repubblica.
Spacchettando i dati, emerge come soltanto l’8% del campione intervistato abbia un giudizio molto negativo nei confronti della chiusura delle scuole secondarie di secondo grado.
Analizzando ulteriormente il campione in base alle categorie socio-professionali, sono i disoccupati ad avere un giudizio particolarmente positivo sulla didattica a distanza: il 24% si dice molto positivo. Subito dopo, ci sono gli stessi studenti, che nel 18% dei casi danno il massimo dei voti a questo tipo di insegnamento. Al terzo posto, tecnici, impiegati, dirigenti e funzionari, al 16%.
Anche la fascia di età di appartenenza restituisce uno spaccato interessante sulla percentuale di gradimento della Dad alle scuole superiori.
I più favorevoli, con un 21% di giudizi che rientrano nella categoria “molto positivo”, sono i giovani di età compresa tra i 18 e i 29. I più scettici, con un 13% di “molto negativo”, sono le persone che rientrano tra i 30 e i 40 anni.
Se dal punto di vista strettamente numerico l’indagine sembra corroborare la scelta di tenere chiuse le scuole per questioni di sicurezza legate al Coronavirus, c’è un altro aspetto che non si può sottovalutare.
Il sociologo Diamanti rileva come «la “scuola a distanza”, per quanto utile, ci abitua ad agire e a vivere “da soli”. Sostituendo il digitale al contatto personale. Con il rischio di costruire una società di “persone sole”. E “da soli” è difficile essere felici.
Di certo, il “distanziamento” annuncia il declino del “legame sociale”. Cioè, della società — Diamanti conclude con una considerazione per il post festività natalizie -. Il ritorno della didattica in presenza, previsto a partire dal prossimo gennaio, dunque, è opportuno. Per contrastare il virus della solitudine. A condizione, ovviamente, di non liberare…il Coronavirus».
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile “HA FATTO LE COSE CHE HA PROMESSO”
Giuseppe Conte è primo tra i “Doers”, ovvero i politici più credibili perchè hanno concretamente
fatto le cose promesse, nelle classifica delle personalità europee che saranno più influenti nel 2021 secondo Politico Europe.
“L’avvocato — scrive Politico — diventato primo ministro deve affrontare una serie di minacce che sconvolgerebbero anche un politico esperto. Per gli interni, deve gestire la sua irritabile coalizione di governo respingendo gli attacchi da destra. All’estero, deve rassicurare i governi scettici dell’Unione Europea che questa volta, per davvero, l’Italia metterà insieme il suo atto finanziario”.
Poi la descrizione della classifica continua: “Il Coronavirus ha devastato l’Italia, ma per Conte, almeno politicamente, è stato un vantaggio. E poi c’è la seconda ondata natalizia. Nel 2020, la pandemia ha consegnato a Conte un capitale politico sotto forma sia di tragedia che di fortuna. Il modo in cui la saprà sfruttare la pandemia, potrebbe renderlo nel 2021 il leader più stabilizzante nella storia italiana moderna”.
Personalità europee più influenti del 2021: gli altri nomi
Anche Giorgia Meloni è tra le 28 personalità europee che saranno più influenti nel 2021 secondo Politico Europe. La leader di Fratelli d’Italia all’inizio dell’anno era stata inserita nell’elenco dei “personaggi che potrebbero cambiare il 2020” secondo il Times, e ora ottiene questo nuovo riconoscimento.
Tra gli altri nomi scelti da Politico Europe ci sono personalità politiche internazionali come il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Boris Johnson, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello russo Vladimir Putin, ma anche personalità del mondo della cultura come la scrittrice britannica J.K. Rowling, e dell’economia, come la presidente della Bce Christine Lagarde.
Le 28 personalità , di cui 4 sono ancora anonime, sono divise in 3 categorie (doers, disrupters and dreamers), ognuna delle quali rappresenta un tipo diverso di potere. A queste si aggiungerà il numero uno della classifica, che avrà il titolo di “persona più influente in Europa.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile ULTIMATUM DALL’UNIONE EUROPEA… “IL VETO SERVE SOLO ALLE FINANZE DI ORBAN, DELLA SUA FAMIGLIA E DEI SUOI AMICI”
“Orban ha avviato i preparativi per portare l’Ungheria fuori dall’Ue”. A dirlo non è George Soros o uno dei partiti della sparuta opposizione di sinistra in Ungheria.
Bensì Pèter Jakab, leader di Jobbik, partito nazionalista ungherese, il secondo gruppo parlamentare a Budapest dopo Fidesz. Solo 17 deputati contro i 117 del partito di Viktor Orban, ma oggi Jakab non era da solo contro il premier nell’incontro a porte chiuse in Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì.
Jobbik e tutti gli altri partiti di opposizione hanno chiesto a Orban di togliere il veto sul recovery fund, raccontano i siti ungheresi. Il capo del governo insiste sulla sua linea ma a sera scatta una nuova videochiamata con il ‘partner di veto’ Mateusz Morawiecki, premier della Polonia.
Da Bruxelles la pressione è fortissima sui due paesi dell’est che stanno bloccando il pacchetto di 750 miliardi di aiuti anti-crisi e anche il bilancio pluriennale europeo da 1800 miliardi di euro.
Da Berlino la presidenza tedesca dell’Ue, di turno fino a fine dicembre, ha fatto recapitare a Budapest e a Varsavia l’ultimatum: entro mercoledì devono dare la loro ultima parola. E se continuerà a essere ‘veto’, allora gli altri 25 Stati europei andranno avanti da soli: il recovery fund potrebbe a questo punto diventare un accordo intergovernativo a cooperazione rafforzata o un fondo sul modello del programma ‘Sure’, elaborato dalla Commissione per sostenere le spese di disoccupazione per covid.
La scelta di mettere il veto, per protesta contro le condizioni che legano l’erogazione dei fonti Ue al rispetto dello stato di diritto, sta provocando tensioni nel governo polacco.
Il vicepremier Jaroslaw Gowin non è esattamente sulla stessa linea di Morawiecki e la scorsa settimana ha lasciato intravedere uno spiraglio. Vale a dire la possibilità di chiudere un’intesa con gli altri leader europei sulla base di una dichiarazione politica che sancisca il rispetto della sovranità di tutti gli Stati membri.
Del resto, la Polonia è terza nella classifica della ripartizione dei soldi del recovery fund, subito dopo Italia e Spagna, con oltre 60 miliardi di euro. Perderli sarebbe un peccato.
È uno dei motivi per cui negli ambienti diplomatici di Bruxelles si considera la posizione della Polonia meno granitica di quella ungherese. Se la coppia ‘Orban-Morawiecki’ dovesse scoppiare, Budapest potrebbe avere maggiori difficoltà a isolarsi sul no.
Ma Orban per ora non cede. Nel parlamento ungherese il premier però finisce sotto attacco, pur saldo nella solida maggioranza di Fidesz naturalmente. Ma è un fatto che tutti gli altri partiti, di destra e sinistra, gli chiedano di ritirare il veto.
“Orban vuole paralizzare l’Europa anche se questo finisce per uccidere gli ungheresi”, attacca Jakab, convinto che invece il recovery fund possa tirare fuori il paese dalla crisi.
Del resto, sui criteri di ripartizione anche l’Ungheria è messa bene: ha la quota di fondi più alta pro-capite, in totale oltre 15 miliardi di euro per nemmeno 10 milioni di abitanti. “Il veto costerebbe 250mila fiorini a ogni ungherese”, secondo i calcoli di Tàmea Szabà³ del partito ambientalista ‘Pà¡rbeszèd’.
“Il veto serve solo alla sicurezza finanziaria del primo ministro, della sua famiglia e dei suoi amici”, attacca il socialista Bertalan Tà³th.
“Il premier ha dichiarato guerra, ma la guerra avrà solo degli sconfitti”, dice Erzsèbet Schmuck, di Lmp, i Verdi ungheresi.
“Orban è troppo debole per fare del male all’Europa col veto, ma il veto può causare seri danni all’Ungheria”, dice il Democratico Là¡szlà³ Varju che chiede al governo di usare solo vaccini ‘fidati’.
La replica di Fidesz è sempre la stessa: “Siete al servizio di Soros e di Bruxelles che favorisce l’immigrazione”.
(da “Huffingtonpost”)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile L’ANNUNCIO IN UN VIDEO SI INSTAGRAM NEL GIORNO DI SANT’AMBROGIO
L’annuncio è arrivato, simbolicamente, nel giorno di Sant’Ambrogio. Il patrono di Milano, ma anche
“uno dei fondatori della cultura e dell’identità della città “. Un esempio per tutti. A cominciare da chi deve amministrarla Milano.
Ed è così, pensando all'”insegnamento del santo protettore” dei milanesi, che in un video pubblicato su Instagram Beppe Sala ha sciolto la riserva: “In questi difficili mesi ho avuto modo di riflettere su cosa vuol dire amministrare politicamente la comunità milanese. Una riflessione che si intrecciava con la consapevolezza di sapere e di dover prendere una decisione relativamente alla mia possibile ricandidatura. In più riprese ho sottolineato che volevo essere totalmente sicuro di avere in me le energie fisiche e mentali indispensabili per impegnarmi altri 5 anni. Ora sento che posso, anzi voglio, farlo. E’ per questo che ho deciso, alla fine di questa lunga riflessione, di ricandidarmi a sindaco di Milano”.
Dietro le quinte, persino i partiti del centrosinistra ormai davano quasi per scontato che Sala avrebbe comunicato la sua decisione all’inizio del 2021.
Anche perchè non solo il sindaco più volte aveva rimandato l’annuncio, ma aveva detto come la priorità in questo momento fosse dedicare ogni singola energia a far rialzare Milano dall’emergenza Covid.
E’ quello che, promette, continuerà a fare: “Mi impegnerò al massimo fino all’ultimo giorno del mio mandato”. Ma adesso è arrivato anche il momento di fare una scelta.
E Sala ha scelto Milano: “Tanti dicono di amare questa città io l’ho dimostrato dedicando una parte significativa della mia vita al bene dei milanesi. Sono più di 10 anni che antepongo Milano alla mia vita privata”. Una ricandidatura, la sua, che vuole all’insegna di un nuovo obiettivo: “Non mi candido per completare il lavoro fatto, ma per avviare una nuova fase. Che sarà difficile, faticosa, ma riporterà Milano a essere una fonte di ispirazione per l’Italia, l’Europa, Il mondo. Io sono pronto, ora tocca a voi decidere”.
Quello che ha ripercorso il sindaco nel video, infatti, è la storia recente di Milano. Un film diviso in due parti: prima e dopo il Covid. “Sono fiero di aver potuto guidare Milano in un periodo glorioso per i primi quattro anni e difficilissimo per l’ultimo. E, dando per scontato che non tutti saranno d’accordo, sono fiero di come l’ho fatto”, ha detto Sala. Che ha elencato una serie di fatti: “Lo sviluppo e la crescita di una città che si è imposta all’attenzione del mondo senza mai dimenticare la solidarietà ; la trasformazione urbanistica che ha posto attenzione a tutti i quartieri, anche e soprattutto ai più periferici; le Olimpiadi conquistate per la prima volta nella storia…”. Poi, è arrivato il Covid che ha rallentato tutto questo senza, però, “far scomparire i valori di Milano”. Una “nuova trasformazione” che Sala si candida “a guidare” cercando di riconquistare “la fiducia dei milanesi” .
Se l’intero Pd festeggia, dal leader di Azione Carlo Calenda arriva un appoggio condito però anche da una pre-condizione: “La ricandidatura di Sala è un’ottima Notizia. Azione lo sosterrà convintamente se lascerà fuori dalla coalizione i populisti”. Tradotto: nessuna alleanza con i 5 Stelle.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile I “CLANDESTINI” CHE SBARCANO “TRANQUILLAMENTE” DA UN ALTRO CONTINENTE E IL BAMBINO AFFETTO DA TETRAPARESI SPASTICA DI POZZALLO
Giorgia Meloni, quella del “sono una donna, sono cristiana” definisce con l’avverbio tranquillamente il viaggio che un sacco di poveracci, e se lo fanno adesso che non c’è il sole e il bel tempo sono ancora più poveracci, fanno per fuggire da fame, bombardamenti, miseria, torture.
Chissà come è stato tranquillo il viaggio del bambino disabile arrivato a Pozzallo di cui ha parlato il deputato di Leu Erasmo Palazzotto: “È arrivato a Lampedusa il 5 novembre insieme a suo padre. Il viaggio per mare è stata l’unica possibilità di cura per lui che a 7 anni non può camminare per una meningite. Ho chiesto che venga trasferito subito dall’hotspot di Pozzallo a una struttura dove possa essere curato”.
Avvenire ha raccontato come mai al padre è venuta l’idea bislacca di portarlo in Italia a fare quella che a sentire la Meloni sembra una gitarella:
Racconta il padre di non avere avuto scelta. Sostiene che quel figlio flagellato dalla meningite meritava altre cure, lontano dal suo quartiere in Tunisia. Ripete di non avere avuto nè soldi nè buoni agganci per ottenere un permesso e volare in Francia o in Italia, e qui implorare i medici più bravi di prestare le cure migliori al suo bambino. Perciò ha messo nelle tasche degli scafisti un pugno di dinari ed è salito su un barcone. Avrà pensato che rischiare di morire annegati è sempre meglio che sopravvivere senza neanche aver provato a dare al bambino una migliore speranza di vita.
Ora quel bambino è stato trasferito Dal Bambino Gesu’. Secondo quanto si apprende, il piccolo tunisino di 7 anni, disabile, dopo la quarantena svolta nel centro siciliano, arrivera’ nel pomeriggio a Roma e sara’ trasferito all’ospedale pediatrico, nella struttura di Palidoro, a Fiumicino, sede predisposta per la riabilitazione.
Il bimbo e’ affetto da tetraparesi spastica, una forma di paralisi che coinvolge contemporaneamente la muscolatura volontaria di tutti e quattro gli arti. Padre e figlio erano stati trasferiti da Lampedusa a Pozzallo perche’ nel gruppo di migranti erano presenti altri risultati positivi al Covid-19; per questo sono stati costretti alla quarantena. La decisione di trasferire il bimbo di 7 anni all’ospedale Bambino Gesu’ e’ stata presa, sempre secondo quanto viene riferito, su interessamento e indicazione del ministero della Salute, e in particolare della sottosegretaria Sandra Zampa. Ieri era stato il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, a informare attraverso una nota stampa della negativita’ al tampone di padre e figlio.
Oggi, in viaggio con loro, anche un infermiere della Croce rossa italiana. All’hotspot di Pozzallo non ci sarebbe neanche dovuto rimanere. Ma non è questo il punto. La disperazione di suo padre è quella di tanti come lui che affrontano il rischio di morire in mare.
Ma la Meloni cosa ha fatto per evitare che questo Natale fosse diverso dagli altri per le restrizioni anti COVID? Ve la ricordate quando, tanto per cambiare, strillava in parlamento quasi con le stesse parole a luglio diceva: “”Ma cosa state combinando? Presidente Conte è da pazzi irresponsabili” dopo “i sacrifici fatti dagli italiani per evitare il contagio, consentire a migliaia di immigrati clandestini di entrare violando i nostri confini e poi violare la quarantena. Noi non saremo conniventi con questa furia immigrazionista del governo”
Oppure quando il 25 agosto Giorgia Meloni era in visita alla Sop di Polignano a Mare senza mascherina? In quell’azienda pochi giorni dopo c’era un grosso focolaio di Coronavirus. Forse se invece di parlare di immigrati avesse dato dei buoni esempi avrebbe contribuito a rendere la seconda ondata meno grave. E il Natale più vicino a quello a cui siamo abituati.
(da agenzie)
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Dicembre 7th, 2020 Riccardo Fucile NEL CORSO DELL’UDIENZA AVEVA CHIESTO ALLA TESTIMONE DI TOGLIERSI LA MASCHERINA
Rudy Giuliani è risultato positivo al Covid giusto quattro giorni dopo aver chiesto a un membro della
giuria — che stava testimoniando durante il dibattimento del processo per le presunte frodi durante le elezioni Usa 2020 — di parlare levandosi la mascherina.
Il video già già da qualche giorno e oggi è diventato virale subendo anche una serie di modifiche ironiche. Rudy Giuliani, che oggi è positivo al Covid, solo quattro giorni fa chiedeva alle persone di levarsi la mascherina in sua presenza mentre lui stesso non la portava.
Ad annunciare la positività del suo avvocato personale è stato il presidente uscente degli Usa in persona.
(da agenzie)
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