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I SOVRANISTI RIESCONO NEL MIRACOLO DI PERDERE 22 VOTI AL SENATO CONTRO I 12 DELLA MAGGIORANZA (DI CUI 2 PD GIUSTIFICATI): LA MADRE DI TUTTE LE SCONFITTE

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

IL MES PASSA CON 156 SI’, 129 NO E 4 ASTENUTI… SOLO DUE GRILLINI VOTANO CONTRO, MENTRE IN FORZA ITALIA SI DEFILANO IN NOVE… MA GLI ALTRI 13 TRA LEGA E FDI DOVE CAVOLO SONO FINITI? … IL GRANDE STRATEGA E L’URLATRICE DELLA GARBATELLA CON LE PIVE NEL SACCO

Si vota sul Mes. Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza, presentata sulla riforma, in vista del consiglio europeo.
I favorevoli sono stati 156, 129 i contrari e 4 gli astenuti.
Due i senatori del Movimento 5 stelle che hanno votato contro: Mattia Crucioli e di Bianca Granato, altri nove senatori pentastellati e due del Pd non hanno partecipato alla votazione, come emerge dai tabulati della votazione.
Sul fronte della maggioranza sei erano le assenze giustificate (2 per il Pd ossia D’Arienzo e Giacobbe, 4 per il Movimento 5 stelle ossia Di Nicola, Vanin, Lannutti e Guidolin, e una del gruppo delle Autonomie, Casini).
Nove invece i senatori di Forza Italia che non hanno partecipato al voto (Roberto Berardi, Sandro Mario Biasotti, Paola Binetti, Andrea Cangini, Antonio De Poli, Niccolò Ghedini, Antonio Saccone, Salvatore Sciascia, Laura Stabile).
Facciamo due conti
La maggioranza al Senato è così composta: 35 Pd, 92 5S, 18 IV, 8 Autonomie. Poi ci sono 15 del Misto che   di solito votano con la maggioranza. Il totale fa 168.
Sul fronte dell’opposizione, ci sono 54 senatori di Forza Italia, 63 della Lega, 18 FdI, 14 del Misto. La somma fa 149, più i due dissidenti grillini farebbe 151, ma i No sono stati appena 129.

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PRIMA GLI ITALIANI? NO, PRIMA I LEGHISTI: IL CONSIGLIERE LEGHISTA DI CREVALCORE CHE INVITA A COMPRARE DA CHI VOTA LEGA

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

PUBBLICA UNA LISTA DI COMMERCIANTI E PROFESSIONISTI DA CUI ACQUISTARE BENI E SERVIZI… UN VERO “PATRIOTA”, GLI ALTRI ITALIANI POSSONO ANCHE MORIRE DI FAME

Lorenzo Balboni: da “prima gli italiani a “prima i leghisti”. Il responsabile della   Lega nell’Unione Terre d’Acqua   consigliere, anzi capogruppo dell’opposizione a Crevalcore in un gruppo Facebook esorta a comprare servizi e beni da chi è del Carroccio
Balboni annuncia una lista, un file excel “che poi andremo ad implementare se voi sarete d’accordo”, in cui elencare professionisti e commercianti da cui acquistare: “ci metteremo dentro tutte le professionalità  e le competenze che abbiamo al nostro interno, partendo magari dall’idraulico o dall’elettricista, arrivando all’imprenditore edile, per finire poi a al libero professionista come l’avvocato, il commercialista, il mobiliere…”.
Balboni poi spiega da dove nasce la sua ideona: “In um momento così di crisi se possiamo come dice Salvini prima gli italiani, se possiamo aiutiamoci prima fra noi”.
Fra noi però non si riferisce agli italiani ma ai leghisti: “Stiamo realizzando questa lista dove noi tesserati Lega, appartenenti a questo gruppo, metteremo nome professione e numero di telefono”.
E per farsi capire bene fa anche un esempio: “Se io domani devo ristrutturare casa, devo rifare il bagno vado a vedere tra i leghisti, miei amici, miei compagni, vado a vedere   nel grupo Terre d’Acqua Lega se c’è qualcuno che ha questa competenza”. Il gruppo, di cui Balboni è anche amministratore, conta 208 iscritti.
(da agenzie)

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UN BAMBINO DI MILANO DI 4 ANNI AVEVA IL CORONAVIRUS IL 21 NOVEMBRE 2019

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

IL SUO CAMPIONE RIANALIZZATO DAI RICERCATORI RIAPRE IL MISTERO SULLA DIFFUSIONE DEL VIRUS GIA’ A META NOVEMBRE… LA FAMIGLIA NON ERA MAI STATA ALL’ESTERO E AVEVA CONTATTI LIMITATI

Il 21 novembre 2019 a Milano un bambino di 4 anni che frequenta la scuola materna si ammala di tosse e raffreddore. Non è il solito malanno di stagione.
Il 30 novembre arriva in pronto soccorso perchè vomita e fatica a respirare. Il giorno dopo la pelle si riempie di bollicine e il 5 dicembre gli viene fatto un tampone in gola: il morbillo che i medici sospettano si rileva così.
Ma non è quella la diagnosi giusta. In ogni modo il bambino guarisce e il cotton fioc, come è prassi, viene conservato nel freezer a meno 80 gradi nel laboratorio dell’università , che funge da sentinella nella rete Moronet per la diffusone del morbillo.
Oggi, a quasi un anno di distanza, un gruppo di ricercatori dell’ateneo si chiede: e se fosse stato Covid?
Trentanove campioni vengono ripresi dal gelo, risalenti al periodo settembre 2019-febbraio 2020. Trentotto sono negativi, ma il tampone del bambino no.
In quel cotton fioc, più di un anno fa, c’era già  il coronavirus. L’esame effettuato nel laboratorio dell’università  di cui sono responsabili Elisabetta Tanzi e Antonella Amendola è lo stesso tampone molecolare che viene usato oggi per le diagnosi dei positivi. –
Nessun test è sicuro al 100 per cento, ma quello è il più preciso che abbiamo e rileva direttamente l’Rna del coronavirus, non (come nel caso degli esami del sangue) gli anticorpi che potrebbero reagire anche a contatto con virus simili.
“Ma non ci siamo fermati qui – raccontano Tanzi e Amendola – e per essere completamente sicuri che si trattasse di Sars-Cov2 abbiamo letto anche tutte le basi di una porzione del suo Rna, che corrisponde al cento per cento con quello di Wuhan”. La ricerca, firmata anche dal preside di Medicina dell’università  di Milano Gian Vincenzo Zuccotti, è stata pubblicata sulla rivista internazionale Emerging Infectious Diseases e sul sito dei Centers for Disease Control (Cdc) americani.
“Nè verosimilmente può essere un caso di contaminazione di laboratorio” ragiona Mario Raviglione, anche lui autore dello studio, professore di Salute globale all’ateneo milanese e alla Queen Mary university of London. “Quel laboratorio è stato chiuso a marzo e non ha mai fatto analisi di tamponi Covid”.
In Francia, in modo simile, il tampone di un uomo raccolto il 27 dicembre era stato conservato e scoperto positivo mesi dopo. “L’esplosione che il coronavirus ha avuto in Nord Italia a fine febbraio – secondo Raviglione – è perfettamente compatibile con un’infezione già  in circolazione da settimane o mesi”.
L’analisi filogenetica dei virus sequenziati finora fa pensare a una comparsa di Sars-Cov2 a ottobre-novembre in Cina. A questo risultato si arriva disponendo tutte le sequenze dell’Rna dei coronavirus trovati nel tempo lungo un albero genealogico.
Risalendo indietro lungo i rami, è possibile ricostruire anche le radici e stimare il momento della comparsa di un nuovo virus nell’uomo.
“Per avere i primi sintomi il 21 novembre – prosegue Raviglione – il bambino si è probabilmente contagiato 4 o 5 giorni prima. Nè lui nè la sua famiglia avevano viaggiato. Quindi il coronavirus era già  presente in Nord Italia a metà  novembre, confuso con i sintomi dell’influenza”.
L’Istituto superiore di sanità , con un’analisi di giugno coordinata da Giuseppina La Rosa, aveva trovato il genoma di Sars-Cov2 anche nei vecchi campioni delle acque reflue prelevate a Milano e Torino il 18 dicembre 2019 e a Bologna il 29 gennaio 2020.
“L’idea ci è venuta proprio da quella notizia” spiegano Tanzi e Amendola. “Nell’acqua il virus è molto diluito. Per arrivare a essere rilevato, doveva essere presente già  in quantità “.
Raviglione conclude: “Speriamo che altri laboratori – conclude Raviglione – abbiano adesso la stessa idea di riprendere i vecchi tamponi e testarli per il coronavirus. Potremmo così ricostruire una mappa più precisa dell’arrivo dell’infezione in Europa”.

(da agenzie)

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“TORTURE, CIBO AVARIATO E COVID: VI RACCONTO COSA SUCCEDE NELLE CARCERI DI LUKASCHENKO”

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

“IO E I MIEI GEITORI MEDICI ARRESTATI, SULLA CAMIONETTA MIA MADRE E’ STATA INTOSSICATA COL GAS”… “IN CARCERE MIO PADRE HA PRESO IL COVID, IN UNA CELLA DA DUE ERANO IN SETTE”

Non c’è pace per la Bielorussia: dopo le proteste della scorsa estate, nel Paese continuano i disordini e le violazioni dei diritti umani da parte del regime di Lukashenko, questa volta a riflettori spenti, poichè a causa dell’emergenza Covid-19, i media dedicano sempre meno spazio alle tematiche internazionali.
Tra le vittime dei soprusi del regime Bielorusso, avevamo raccontato la vicenda del giovane seviziato in carcere, oggi fuggito in Ucraina, e la storia di Peter Polevikov, licenziato dalla televisione di Stato per aver partecipato alle proteste di piazza.
Dopo aver perso il lavoro, Peter non ha interrotto le attività  di protesta in piazza, ha continuato a manifestare e per questo motivo è stato arrestato.
Tutta la sua famiglia ha subito violazioni della libertà : arresti e forme di tortura. Da pochi giorni è tornato libero, lo abbiamo intervistato in esclusiva per TPI
Peter, come mai sei stato arrestato?
“Sono stato arrestato il 15 novembre, durante una manifestazione ‘in memoria’ di un attivista che era stato picchiato dalla polizia ed era morto. Si trattava di una manifestazione di ricordo, dove i cittadini portavano fiori. Non era nemmeno una vera e propria protesta. La polizia ha iniziato a circondare l’area, sono andato via, e mentre camminavo sul marciapiede, insieme ad altre cinque persone, una macchina si è avvicinata. Erano le forze di Lukashenko. Mi hanno arrestato con l’accusa di protesta non autorizzata e sono rimasto in carcere 15 giorni (la durata massima di custodia per questo tipo di reato, prima di poter avere un processo, ndr)”.
Le proteste dalla scorsa estate non si sono mai fermate
“Le proteste contro Lukashenko e a favore della democrazia proseguono ogni domenica, anche se hanno cambiato forma: non vengono più organizzate in centro ma in altri quartieri, e strutturate in piccoli gruppi. In questo modo è più difficile per la polizia reprimere i manifestanti, anche se ogni domenica circa 400 attivisti vengono arrestati”.
Come è stata la tua reclusione?
“Le condizioni in carcere erano pessime, con aree sovraffollate. Non c’era posto per dormire, ci hanno dato da mangiare pesce con parassiti, fortunatamente permettevano ai carcerati di ricevere cibo, spazzolini da denti e coperte dall’esterno. Ma alla mia famiglia è andata peggio”.
Cos’è successo a tua madre e tuo padre?
“Il 2 dicembre mia madre, medico di 48 anni, ha preso una multa da 100 euro per aver partecipato ad una manifestazione, ed è stata arrestata per aver preso parte alle proteste. Durante un trasporto in una camionetta mia è stata intossicata con del gas. Si tratta dello stesso gas utilizzato per disperdere i manifestanti. Ha causato laringosparmi e problemi di respirazione. Era terrorizzata. Anche mio padre, medico di 49 anni, è stato arrestato e ha preso il Covid-19 in carcere. Alloggiava in una stanza con cento persone, tutti senza mascherina. Non c’erano nemmeno sedie. Nelle celle da due persone mettono sette detenuti. È rimasto in carcere per otto giorni ed è stato rilasciato per il Covid. A casa ha passato due settimane a letto e ora è tornato al lavoro. Dopo l’arresto di mio padre hanno liberato mia madre, solo perchè ha un figlio di 9 anni. Per entrambi si tratta dei primi arresti della loro vita. Oggi siamo finalmente tutti liberi e possiamo denunciare quanto accaduto”.
Qual è lo scopo delle torture?
“Nelle carceri bielorusse fanno di tutto: torture, stupri, percosse. Lo fanno per scoraggiare le persone dal manifestare”
In che condizioni sono i giovani attivisti con cui collabori?
“Molti sono fuggiti, anche di notte, andando prima in Russia, poi in Ucraina. Un’attivista è ancora sotto custodia cautelare, altri hanno subito raid in casa da parte della polizia. Molti sono stati espulsi da scuole e università . Una signora è stata imprigionata perchè aveva appeso in casa una bandiera blu e rossa (simbolo della democrazia in Bielorussia), si vedeva dalla finestra ed è stata accusata di protesta illegale, punita dall’articolo 23:34 che punisce questo tipo di attività ”.

(da TPI)

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SERVE IL LOCKDOWN, MERKEL IMPLORA I TEDESCHI: “TROPPI MORTI, PREZZO INACCETTABILE”

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

“LIMITATE I CONTATTI O RISCHIA DI ESSERE L’ULTIMO NATALE CON I NONNI”

“So quant’è dura, lo so quanto amore ci sia quando si mettono su degli stand di vin brulè. Sono profondamente dispiaciuta, dal profondo del mio cuore. Ma se il prezzo che paghiamo è 590 morti al giorno, allora dal mio punto di vista è inaccettabile e dobbiamo agire”.
È una Angela Merkel commossa, esasperata ma anche estremamente lucida quella che oggi ha parlato al Parlamento tedesco intervenendo sulla legge di bilancio.
La cancelliera, allarmata per l’andamento dei contagi nel Paese (quasi 21mila casi e un nuovo record di morti, 590 nelle ultime 24 ore), ha lanciato un accorato appello a tutti i tedeschi in vista del periodo natalizio: ridurre al massimo i contatti per fare in modo che “questo non sia l’ultimo Natale che trascorriamo insieme ai nostri nonni”.
Il fatto che la cancelliera – colei che ha fatto della razionalità  la cifra dei suoi 15 anni alla guida della prima economia d’Europa — sia ricorsa alla carta emotiva racconta anche una difficoltà : quella di una leader giunta agli sgoccioli del suo terzo e ultimo mandato a farsi ascoltare tanto dai governatori dei Laender, responsabili della Sanità , quanto dai membri del suo stesso partito, assorbiti dalla lotta alla successione.
La sfida per la leadership della Cdu — unico grande partito di centro sopravvissuto in Europa — ha condizionato molto l’efficacia della strategia federale, con alcuni Stati che hanno fatto di testa propria, in un senso o nell’altro.
In Sassonia, ad esempio, lunedì scatterà  un nuovo blocco con la chiusura di scuole e asili e limitazioni ai contatti sociali fino al 10 gennaio, mentre la Baviera dichiarerà  lo “stato di catastrofe” per “favorire il coordinamento delle misure anti-Covid”.
Stanca di trattare con i governatori e provata dalla lotta interna al partito, Merkel ha sfruttato il suo intervento di oggi in Parlamento per parlare direttamente alla pancia e al cuore dei tedeschi, più che alle menti degli amministratori, verso i quali nutre una mal celata frustrazione (per non dire di peggio).
“Gli scienziati ci stanno praticamente implorando di ridurre i nostri contatti per una settimana, prima di vedere i nostri nonni, le nostre nonne e altre persone anziane durante questo Natale”, ha ricordato la cancelliera, che ha sempre mostrato di approcciare la pandemia con gli occhi della scienza, prima che della politica.
“Forse, dobbiamo davvero [trovare] un modo per iniziare le vacanze scolastiche in anticipo, ad esempio il 16 dicembre invece che il 19. Cosa potremo dire guardandoci indietro, di fronte a un evento di proporzioni storiche, se non saremo in grado di trovare una soluzione per quei tre giorni?”
La cancelliera ha indirettamente invitato tutti all’umiltà  e a fidarsi degli esperti, ammettendo in prima persona di non sapere quale sia la soluzione migliore sulla scuola, ma di avere chiara la priorità : salvare più vite possibile.
“Può anche essere il caso — ha proseguito nel suo accorato appello – che far restare a casa i bambini sia un errore, che dovremo tenere lezioni online o inventarci qualcos’altro: non lo so, non è la mia area di competenza e non voglio interferire. L’unica cosa che voglio dire è: se avremo troppi contatti adesso, nel periodo precedente a Natale, e se alla fine sarà  l’ultimo Natale con i nostri nonni, allora avremo fatto qualcosa di sbagliato. Non dovremo lasciare che questo accada”.
Sulla scuola, dunque, le ipotesi in campo sono due: vacanze anticipate o passaggio alle lezioni in digitale. Ma delle limitazioni ci devono essere, ha messo in chiaro Merkel, perchè da quei contatti dipenderà  il bilancio di gennaio.
Per quanto riguarda le attività  commerciali, la cancelliera ha ribadito la necessità  di attuare un blocco generale: “Ritengo sia giusto chiudere i negozi dopo le feste fino almeno al 10 gennaio”.
Le restrizioni adottate finora, per Merkel, non sono sufficienti: contro la pandemia serve una linea più dura e soprattutto serve realismo, perchè il primo trimestre del 2021 sarà  “difficile”, malgrado l’arrivo del vaccino. “Dobbiamo fare qualcosa insieme, governo e Laender”, ha dichiarato, chiedendo di prendere sul serio l’appello di ieri dell’Accademia Leopoldina che chiedeva un lockdown più severo, per il periodo pre e post-natalizio, dal 14 dicembre fino al 10 gennaio.
“L’esperienza mostra che la seconda ondata di Covid è più dura della prima” – ha aggiunto – e “il numero di contagi e decessi è ancora troppo alto”. Il vaccino aiuterà , certo, ma è irrealistico pensare a un cambio di scenario prima della primavera inoltrata. La cancelliera lo ha detto chiaramente al Bundestag: le autorità  della più grande economia europea non saranno “in grado di fornire vaccini contro il coronavirus a un numero sufficiente di persone nel primo trimestre del 2021 tale da determinare un grande cambio radicale del corso della pandemia”.
La leader 66enne ha risposto anche a quella parte di Parlamento e popolazione che nega la necessità  di misure restrittive: “Ai tempi della Ddr avevo scelto lo studio della Fisica perchè sapevo con certezza che si può mettere in discussione tutto, ma non la legge di gravità , non la velocità  della luce, in generale non i fatti. E questo vale ancora oggi”.
Nel breve e medio termine, la resistenza e il rispetto delle misure anti-contagio restano gli ingredienti principali dello sforzo collettivo per fermare la corsa del virus. Merkel lo ha ripetuto anche oggi: “la chiave per avere successo nella lotta alla pandemia è il comportamento responsabile del singolo e la disponibilità  a partecipare insieme a questo sforzo”. “Sono convinta che la grande maggioranza della popolazione sia pronta a far parte di questo sforzo”.
Quanto alla finanziaria, la leader ha difeso la legge di bilancio per il 2021, che prevede un aumento del debito pubblico di circa 180 miliardi di euro per finanziare la risposta della Germania alla crisi del coronavirus. “Viviamo in una pandemia, viviamo in una situazione eccezionale”.
L’assunzione di un debito tanto elevato — ha precisato — è stata “tutt’altro che facile”, poichè significa un onere per le famiglie e restrizioni sulla spesa e le generazioni future. “In una situazione straordinaria bisogna agire in modo straordinario”.

(da Huffingtonpost)

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SOVRANISTI TRUMPIANI ASSALTANO LA CASA DI UNA CONSIGLIERA DELL’IDAHO ANTI-NEGAZIONISTA

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

IL GRUPPO NEO-NAZISTA PEOPLE’S RIGHT ORGANIZZA L’ASSALTO, IN CASA IL FIGLIO 12 ENNE

Delinquenti aizzati da quell’essere spregevole che sta ancora alla Casa Bianca e cerca di fare un golpe giudiziario per annullare i risultati di un’elezione che lo hanno visto sonoramente sconfitto.
Nell’America divisa su Trump e la pandemia, una folla inferocita di manifestanti no mask ha assaltato la casa di una consigliera di contea in Idaho, mentre era in corso una riunione online per stabilire nuove restrizioni anti coronavirus.
La donna, Diana Lachiondo, ha abbandonato in lacrime il collegamento, dopo aver ricevuto una telefonata del figlio dodicenne, rimasto solo in casa, spaventato dai manifestanti che picchiavano sulla porta
La protesta ha coinvolto un centinaio di no mask che hanno assaltato la sede dell’Ufficio sanitario distrettuale nella città  di Boise, capoluogo dello stato, e le case di due consiglieri, Lachiondo e Ted Epperly, che è anche medico.
Tutto è avvenuto durante una riunione online per decidere un’ordinanza sull’obbligo di mascherina in pubblico e un divieto di riunione con oltre dieci persone. Epperly, che al contrario di Lachiondo era in casa, ha detto che una quindicina di persone ha iniziato a picchiare la porta, mandare fasci di luce dentro casa e percuotere i bidoni della spazzatura. La polizia è intervenuta e la decisione sulle restrizioni rinviata
Gli assalti sono stati organizzati da People’s Right, una rete neonazista ramificata in vari stati. A guidarla è Ammon Bundy, diventato noto nel 2016 per un lungo braccio di ferro con le autorità  federali al Malheur National Wildlife Refuge in Oregon. In agosto è stato arrestato durante una manifestazione anti mask in Idaho
Le restrizioni anti coronavirus sono motivo di forte tensione in Idaho, dove in ottobre la vice governatore, Janiche McGeachin, si è opposta a misure restrittive auspicate dal governatore Brad Litlle, come lei repubblicano, postando un video in cui diceva di voler difendere “la vita e la libertà “, tenendo in mano una Bibbia e un fucile.
In Idaho (1,7 milioni di abitanti) vi sono stati finora oltre 111.800 contagi e 1.055 morti, ma i numeri stanno ora crescendo in fretta e gli ospedali rischiano il collasso entro la fine dell’anno.

(da Globalist)

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RECOVERY PLAN, DIETRO LO SCONTRO SULLA CABINA DI REGIA C’E’ LO SCONTRO TRA BUROCRAZIE

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

IL NUOVO CENTRO DI POTERE CHE DOVREBBE GESTIRE GLI AIUTI EUROPEI TAGLIA FUORI GLI STORICI ALTI DIRIGENTI DEI MINISTERI

Dietro allo scontro sulla cabina di regia che dovrebbe guidare l’attuazione del Recovery Plan c’è anche un forte contrasto tra burocrazie dello Stato. Ovvero tra la consolidata burocrazia dei ministeri e quella nascente di Palazzo Chigi.
Naturalmente questo conflitto è solo una delle componenti del braccio di ferro politico all’interno del governo, ma il tema non va affatto sottovalutato e, negli ultimi giorni, soprattutto tra le leve delle burocrazie efficienti e tecnocratiche formatisi negli ultimi vent’anni alla scuola del rispetto dei vincoli europei e di Maastricht, e che sovente fanno riferimento all’area progressista, è scoppiato un malumore che ha fatto la differenza.
Il problema è che la bozza dell’emendamento, poi forse decreto, che istituisce la cabina di regia presenta una serie di snodi che di fatto mettono fuori gioco le burocrazie dei ministeri a tutto vantaggio di quelle nascenti di Palazzo Chigi.
Il primo tema è la nomina dei 6 manager che dovrebbero guidare le sei missioni della task force. La designazione   viene effettuata dal comitato esecutivo (premier più due ministri di spesa) senza che il provvedimento preveda un profilo, nè una selezione nè tantomeno un concorso. Ci si affida al semplice intuitu personae.
Il secondo tema è costituito dai poteri dei sei manager. E’ la questione centrale. I sei, nominati dal comitato esecutivo di carattere politico, nel caso di inerzia o gravi ritardi possono esercitare un “potere sostitutivo”. Sostitutivo di chi? Dei “soggetti attuatori”, cioè dei vari ministeri.
Il terzo tema si lega al secondo ed ha aumentato il mal di pancia delle normali burocrazie. Come è evidente dunque il potere di mettere in atto, gestire e di fatto determinare i progetti del Recovery Fund, passerebbe con facilità  dai ministeri alla nuova struttura di Palazzo Chigi.
Qui i sei manager, per eseguire il lavoro di gestione, dovrebbero comporre e dar vita ad un organismo dai 90 ai 300 tecnici o funzionari, anche in questo caso scelti senza concorso e pescati nella pubblica amministrazione. Si metterebbe in piedi una squadra che, per quanto composta di bravi, giovani e competenti, avrebbe bisogno, si dice citando i manuali di management, almeno di un anno per cominciare ad agire in sintonia.
Il quarto aspetto riguarda le strutture di Palazzo Chigi che sono già  gravate di molti compiti, da Investitalia alle nomine dei commissari per le opere pubbliche e per la sanità . Sarebbero in grado, ci si chiede nelle tecnocrazie di Stato, di farsi carico anche di questa ulteriore incombenza.
Ultimo elemento che bisogna pur prendere in considerazione. Il tetto agli stipendi: oggetto di una contesa pluriennale alla fine è stato fissato per le burocrazie dello Stato in 240 mila euro. La nuova struttura di Palazzo Chigi agirebbe invece in deroga. L’establishment si chiede perchè e si prepara alla guerra.

(da agenzie)

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RENZI A CONTE SUL RECOVERY: “NON SCAMBIAMO IL NOSTRO SI’ PER UNO STRAPUNTINO”

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

“CHI HA DECISO SOLO 9 MILIARDI PER LA SANITA’ E 3 PER IL TURISMO?”

Per Matteo Renzi è il momento di “dirsi le cose in faccia perchè serve”. Parla così in Senato il fondatore di Italia Viva in replica alle comunicazioni del premier Giuseppe Conte sul Mes. “I 18 senatori di Italia Viva la invitano” a schierare l’Italia dalla parte dell’Europoeismo. La riforma del Mes ”è una piccola parte ma va nella giusta direzione”, ha continuato l’ex premier.
“I duecento miliardi – continua – sono una conquista ma anche una grande responsabilità : noi non scambieremo il nostro si alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità  delle istituzioni”.
Sul Recovery fund il fondatore di Italia Viva continua: “La task force non può sostituire il parlamento: dov’è il sindacato?”. In merito alla divisione dei fondi che arriveranno continua: “Ma non è solo un problema di metodo, anche di merito. Come si fa a dare 9 miliardi alla Sanità ”. Un riferimento poi alla sua esperienza da premier: “Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità  e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo”. “Dico una cifra: 36, quelli del Mes…”.
Poi l’affondo: “Dica ai suoi collaboratori che chiamano le redazioni dei giornali per dire che Iv è in cerca di poltrone che se ha bisogno di qualche poltrona ce ne sono 3 a sua disposizione, due da ministro e una da sottosegretario”.

(da agenzie)

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GIALLO SULLA FIDANZATA DI BERLUSCONI: NON PARTECIPA AL VOTO

Dicembre 9th, 2020 Riccardo Fucile

“ERO ASSENTE GIUSTIFICATA”…   MA C’E’ CHI SI CHIEDE: “ATTO DI DISOBBEDIENZA O MESSAGGIO DEL CAVALIERE?”

“Berlusconi, come sempre, ne sa una più del diavolo”. Sorride divertito l’onorevole del Pd scorrendo i tabulati della Camera che, a metà  pomeriggio, restituiscono i nomi dei deputati di centrodestra che hanno deciso di non partecipare al voto sul via libera al Mes inserito nella risoluzione di maggioranza.
Nell’elenco dei 16 azzurri che, disobbedendo agli ordini del Cavaliere, hanno preferito disertare l’Aula anzichè unirsi a Lega e FdI nella bocciatura del documento giallorosso c’è pure lei: la fidanzata del Capo. Marta Fascina, con l’accento sulla “i” se non volete farla arrabbiare: la giovane e affascinante parlamentare che da almeno nove mesi ha preso il posto di Francesca Pascale nel cuore dell’ex premier.
Distratti dall’ammutinamento annunciato di Brunetta e Polverini, nessuno poteva immaginare che la prima amazzone del berlusconismo militante non si presentasse a Montecitorio per dare esecuzione agli ordini del “suo” presidente.
Una scoperta che lascia basiti in tanti, fra gli scranni del palazzo diradati dal distanziamento sociale. Basta infatti che sui tabulati compaia quel nome, Fascina, per scatenare una ridda di ipotesi e illazioni fra chi pensa a una rottura della coppia (“Magari si sono lasciati”) e chi invece a un fantomatico messaggio che il Cavaliere voleva forse spedire agli alleati, innanzitutto, e poi anche ai possibili compagni di viaggio, semmai il governo dovesse cadere.
Boatos talmente insistenti da obbligare il gruppo forzista a diramare a stretto giro una nota stampa per precisare che   “oltre a Brunetta Polverini, non ci sono altri deputati di Forza Italia a non aver partecipato al voto per ragioni politiche. Le altre assenze registrate questa mattina erano preannunciate e giustificate per motivi di salute o personali”.
Nessun retroscena, nè retropensiero, dunque. Se la bella Marta non era in Parlamento non dipende certo dalla fine di un amore nè dalla dissimulazione di Berlusconi: costretto a dire no alla maggioranza per far contenti Salvini e Meloni, ma in realtà  più propenso a seguire le colombe trainate da Gianni Letta sulla strada giallorossa.
No. Niente di tutto questo. “Sono mesi che Fascina non partecipa ai lavori d’aula”, conferma un collega per fugare ogni dubbio, “ormai non fa un passo senza il Cavaliere, lo segue come un’ombra”. E siccome Berlusconi dovrebbe essere ancora nella villa di Marina a Valbonne, è probabile che sia lì anche lei.
Ma il tam tam   alla Camera è impazzito e non si ferma. Deve uscire Fascina in persona per cercare di arginare il mare di voci e congetture. E già  questa è una notizia, visto quanto poco ami dichiarare. “La mia assenza non è in alcun modo assimilabile a un dissenso dalla linea politica del presidente Berlusconi e di Forza Italia”, puntualizza secca. “La mia indisponibilità  a partecipare al voto di oggi era nota e comunicata con anticipo al gruppo”. Giallo risolto. Almeno fino al prossimo gossip. Sentimentale e politico.

(da “La Repubblica”)

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