Destra di Popolo.net

NUOVO RILANCIO DI RENZI: VIA BONAFEDE, GUALTIERI E CATALFO

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

CANALE BETTINI-GIANNI LETTA… IL PARADOSSO DI UN GOVERNO SOTTO RICATTO DA UN PARTITO CHE NON ENTREREBBE NEANCHE IN PARLAMENTO

“Lo stile dell’ultimo minuto non può più funzionare” dice la ministra della Famiglia Elena Bonetti quando ormai alle sette della sera il testo definitivo del Recovery plan non era ancora arrivato (arriverà  solo in tarda serata, verso le 22).
Ma la moral suasion del Colle sembra aver funzionato, ed è sempre la ministra renziana a spiegare che “prima del Consiglio dei ministri non ci sarà  alcuno strappo”.
Dal Quirinale si sono moltiplicati i segnali sull’importanza dell’incassare il piano di rilancio prima di aprire un’eventuale crisi, e questo obiettivo minimo Giuseppe Conte sembra poterlo incassare.
È su cosa succede dopo che la trattativa non fa passi avanti. Renzi avrebbe posto condizioni esose per un eventuale Conte-ter: via Alfonso Bonafede, reo di aver portato avanti una linea giustizialista al ministero della Difesa, via Nunzia Catalfo, alfiere del reddito di cittadinanza, via Roberto Gualtieri per la necessità  di una discontinuità  al ministero dell’Economia.
Ovviamente oltre all’ingresso di una nuova pattuglia di suoi nell’esecutivo, Maria Elena Boschi compresa, ipotesi che sta già  creando non pochi mal di pancia nel Movimento 5 stelle.
Ma è il pacchetto nel suo complesso a essere giudicato irricevibile.
Dai pentastellati anzitutto, che non sono intenzionati a farsi dettare la lista dei ministri nè disposti a incassare veti, specialmente su una figura chiave in quella galassia come il Guardasigilli. Ma raccontano anche di un Nicola Zingaretti sfibrato da una trattativa che se si dovesse arenare alle richieste iniziali sarebbe finita ancor prima di iniziare.
“È un modo per alzare la posta? Altrimenti è incomprensibile”, spiega una fonte di governo.
Forse anche per questo Goffredo Bettini, gran tessitore del Nazareno, lancia una frecciata a Renzi: “Mi pare che quello che punta i piedi è Renzi, che dice di essere disponibile, di voler entrare nel merito, poi, quando si entra nel merito e si parla di una possibile riorganizzazione, ho la sensazione che non abbia le idee chiare lui”.
I pontieri sono alacremente al lavoro per ricomporre una situazione che tuttavia sembra da giorni aver toccato un punto di non ritorno, senza che per questo nessuno si decida a mettere le carte sul tavolo.
Italia viva è sempre più convinta dello strappo, in qualunque modo finisca la partita del piano di ricostruzione: “Non tutto è risolvibile con il Recovery plan”, mette le mani avanti Teresa Bellanova.
Matteo Renzi torna per l’ennesima volta ad alzare la posta chiedendo l’attivazione del Fondo salva stati: “È stato presentato il Piano pandemico nazionale. Dice: “Se ci sono poche risorse, bisogna scegliere chi curare.” Ho una idea più semplice. Se ci sono poche risorse, prendiamo il Mes. Ci vuole tanto a capirlo?”. L’esigenza è quella di tenere la tensione alta in una fase di stallo totale.
I renziani vorrebbero dare il benservito a Conte, non escludendo di appoggiarne un terzo governo alle loro condizioni, ma seminando dubbi e sospetti: “Si dimettesse, poi vediamo”, taglia corto un dirigente di Iv. Nutrendo la diffidenza del premier, che si è mostrato disposto a cedere su Recovery, Servizi e nuova squadra di governo ma non ha nessuna intenzione di uscirne umiliato.
Spiega chi frequenta spesso i corridoi di Palazzo Chigi: “Se si dimettesse chi gli garantirebbe un nuovo incarico? Renzi? Ma per favore…”.
È in questo clima che le diplomazie lavorano faticosamente a uno schema che preveda una crisi pilotata, che si svolga nel perimetro della stessa maggioranza, preveda un nuovo programma, delle nuove priorità  e un riequilibrio che irrobustisca la squadra renziana di governo ma che sia potabile anche per gli altri partiti di maggioranza.
È Bettini a uscire per primo allo scoperto: “Dobbiamo avere un’alleanza molto solida, che abbia un’intesa politica e che concordi un programma di fine legislatura. Un programma preciso, chiaro. E fare anche un riassetto del governo. C’è una disponibilità  a fare questo, persino con una crisi breve, gestibile, parlamentare”.
Ecco lo schema: dare a Renzi una via d’uscita onorevole, per non perdere la faccia e poter sventolare lo scalpo di un Recovery riscritto e di un nuovo impulso al fine legislatura, potendo intestarsene il merito, cercando di mettere al sicuro il paese – e i partiti di governo – dallo scenario delle urne.
Ma le condizioni poste dall’ex rottamatore sono al momento considerate irricevibili. Proprio Bettini avrebbe attivato un canale con Forza Italia tramite Gianni Letta. “Non sono affatto convinto che da Forza Italia possa venire un sostegno soltanto da qualche disperato isolato”, ha spiegato l’ex senatore che sta lavorando a un soccorso azzurro concordato: una pattuglia di forzisti, con il silenzio assenso dei vertici, che possano puntellare la maggioranza in caso di addio di Italia viva. Operazione complessa di cui sono state poste le basi, anche se il piano A prevede di riportare Renzi a più miti consigli.
Conte non si fida, e non è un caso che il Cdm, previsto domani sera, che dovrà  dare l’ok al Recovery non preveda lo scostamento di bilancio, oggetto di una nuova riunione dei ministri più in là  nella settimana.
I 24 miliardi di debito sono necessari a finanziare l’ultimo decreto Ristori, ma sarebbero complicati da deliberare per un esecutivo dimissionario e in carica per il disbrigo degli affari correnti. Un modo per guadagnare un altro po’ di tempo, insieme al necessario passaggio parlamentare previsto sul piano di rilancio, e dare respiro a una trattativa al momento bloccata.
Anche perchè il premier è stato messo in guardia da una conta al buio in Parlamento. Il Pd è scettico, i 5 stelle hanno paura di venirne sbriciolati, e anche dal Quirinale sono filtrati i dubbi su questo scenario. Domani nella tarda serata, con il favore delle tenebre, i primi nodi verranno al pettine.

(da “Huffingtonpost”)

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TWITTER HA SOSPESO TEMPORANEAMENTE L’ACCOUNT DI LIBERO

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

IN REALTA’ IL PROFILO VIENE MOSTRATO DOPO AVER PREMUTO IL TASTO “ACCETTA”… IL PIAGNISTEO DEGLI SPECIALISTI DI BUFALE E MACCHINA DEL FANGO

«L’avviso qui presente ti viene mostrato poichè l’account in questione ha eseguito delle attività  sospette. Vuoi davvero proseguire?» — è questo il messaggio che compare su Twitter, quando si arriva — attraverso la barra delle ricerche — sul profilo del quotidiano Libero, diretto da Pietro Senaldi, di cui Vittorio Feltri è editorialista.
A quanto pare, Twitter sospende Libero, limitatamente all’account della testata giornalistica italiana
Una delle giornaliste della testata, Azzurra Barbuto, ha commentato così — sempre via Twitter — quanto accaduto: «Limitato l’account di Libero. La censura si allarga velocemente ai giornali che non si assoggettano al pensiero unico. Democrazia è pluralismo di voci, non intolleranza nei confronti delle voci avverse. Non stanno colpendo Libero, stanno minando le fondamenta della democrazia».
Al momento, non si tratta di un vero e proprio ban di Twitter nei confronti di Libero, come quello riservato all’account personale di Donald Trump per intenderci: sebbene l’account non sia visibile, infatti, è comunque possibile per gli utenti visualizzare la sua timeline cliccando sul tasto di accettazione che prevede l’opzione di mostrare il profilo
L’azione di sospensione, apparentemente, sembra rientrare nelle restrizioni maggiori messe in atto — per policy — dal social network di Jack Dorsey a partire dall’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio.
Il problema non esisterebbe se le testate che veicolano notizie false fossero state fatte chiudere da tempo.

(da agenzie)

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NEONAZISTI INSULTANO LA SCRITTRICE TAGLIACOZZO DURANTE LA PRESENTAZIONE DI UN LIBRO SULLA SHOAH

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

URLA DI “EBREI AI FORNI”, “VI BRUCEREMO TUTTI”, “SONO TORNATI I NAZISTI”

Irruzione neonazista in tempo di pandemia. Nessuna squadra organizzata, nessuno striscione srotolato, nessun fumogeno lanciato.
Solo tanto, tanto odio nel corso di una riunione via Zoom organizzata dall’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e dal Centro studi ebraici di Torino, insieme alla scrittrice Lia Tagliacozzo che stava presentando il suo ultimo lavoro La generazione del deserto, un toccante racconto sulla deportazione dal ghetto di Roma, durante i rastrellamenti nella Capitale.
A raccontare come sono andate le cose è stata la figlia di Lia Tagliacozzo, la ventenne Sara De Benedicits: «Un gruppo di persone organizzate sono entrate in massa nella riunione Zoom della presentazione, mentre stava parlando mia madre. Zittendola. Hanno iniziato ad urlare “ebrei ai forni”, “sono tornati i nazisti” ,“vi bruceremo tutti”, “dovete morire tutti”. Impostando come foto identificativa immagini di Hitler e svastiche enormi».
Su quanto accaduto, sta indagando la polizia postale che dovrà  capire — oltre all’identità  delle persone che si sono rese protagoniste di questo deprecabile accaduto — anche come hanno fatto a entrare all’interno della stanza di Zoom che era stata preparata per l’occasione.
Fa davvero senso che — in un’Italia dove è ormai difficilissimo riuscire a fare qualsiasi cosa e dove la cultura sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia di coronavirus — sia invece rimasta intatta la voglia di odiare, che si può manifestare, a maggior ragione, dietro allo schermo di un computer.

(da agenzie)

argomento: Razzismo | Commenta »

CENTRODESTRA IN ALTO MARE PER IL CANDIDATO DA OPPORRE A SALA: SALVINI VUOLE RASIA, BERLUSCONI INDICA MAURIZIO LUPI

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

DOPO L’APPOGGIO DEI VERDI, ANCHE IL M5S NON ESCLUDE UNA CONVERGENZA SU SALA

“Ho imparato in questa legislatura a non escludere nulla”: e quel nulla, vista la domanda che gli viene rivolta, è un possibile sostegno a Beppe Sala come (ri)candidato sindaco di Milano. A rispondere è il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, esponente di spicco del Movimenti 5 Stelle. “Se c’è la volontà  di condividere alcuni punti fermi come l’assistenza sociale agli ultimi, le case popolari, la riqualificazione delle periferie e l’ambiente, il verde e i parchi che sono sempre e solo annunciati e non organizzati, si può ragionare su qualsiasi cosa”. “Però – ha concluso – non mi compete, grazie al Cielo”.
Una data, per le elezioni Comunali, ancora non c’è, e più indicatori fanno pensare a uno slittamento a causa della situazione epidemiologica non solo in Lombardia. Ma dopo che il sindaco Beppe Sala ha confermato la sua ricandidatura – incassando anche una alleanza con i Verdi – per gli altri partiti il momento delle decisioni non può essere rimandato più di tanto, pena lasciare campo libero alla sua campagna elettorale.
Archiviato il rimpasto della giunta in Regione, il centrodestra si concentra sulla scelta del candidato. Entro la settimana la coalizione conta di trovare l’intesa.
Restano in pista la candidatura di Roberto Rasia dal Polo, responsabile della comunicazione del gruppo della ristorazione Pellegrini, che si è autocandidato con un post su Facebook ed è sponsorizzato da Matteo Salvini: un candidato della società  civile, come da mesi ha sostenuto il leader della Lega.
Negli ultimi giorni, però, hanno ripreso a crescere le quotazioni dell’ex ministro ciellino, Maurizio Lupi.
Piace a Silvio Berlusconi, che considera Rasia un nome troppo poco conosciuto per correre in una partita delicata come quella di Milano, la città  dove è nata Forza Italia e nella quale ormai da tanti anni Berlusconi cerca una riscossa.
Il nome di Lupi finora non convince Salvini: un volto politico, che non rappresenterebbe una figura nuova.
A completare la terna di nomi rimasti in lizza resta Simone Crolla, direttore della Camera di Commercio americana, che sembra gradito almeno ai leghisti moderati vicini a Giancarlo Giorgetti, pur avendo un passato da deputato di Forza Italia anche se solo per sei mesi nel 2013.
Un nome che, secondo alcuni potrebbe essere il compromesso dopo l’ingresso di Letizia Moratti nella giunta regionale di Attilio Fontana.
Nei prossimi giorni sono previsti incontri incrociati tra i papabili e i partiti della coalizione. Salvo che all’ultimo momento non si aggiunga un nuovo nome. Il risiko delle candidature infatti potrebbe incrociarsi con quelle delle altre città  che andranno al voto.

(da agenzie)

argomento: elezioni | Commenta »

CRISANTI CONTRO ZAIA: “DIETRO IL BOOM DI CONTAGI IN VENETO C’E’ LA VARIANTE INGLESE? NON C’ENTRA NULLA”

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

“E’ UN DISASTRO PER COLPA DI TEST E ZONA GIALLA”

Sembrava che la causa della recrudescenza del contagio da Coronavirus in Veneto, così impetuosa nell’ultimo mese, fosse l’ormai celebre variante Covid, la cosiddetta variante inglese perchè isolata nel Regno Unito. Almeno secondo quanto ripete da tempo il governatore Luca Zaia, nettamente smentito dal direttore di Microbiologia dell’Università  di Padova Andrea Crisanti: «Dubito che possa essere la variante inglese la causa del disastro», dice il microbiologo in un’intervista a la Repubblica.
Il professore di Microbiologia all’Università  di Padova appare convinto: «Ho visto il documento dell’istituto zooprofilattico, datato 24 dicembre. Primo: la variante inglese non è stata veramente trovata. Secondo: per dire che una variante genetica del virus sta provocando un’incidenza così alta — attualmente, in Veneto si trovano 927 positivi ogni 100 mila abitanti — e quel numero di malati devi dimostrare che è maggioritaria rispetto alle altre. I casi studiati nel report sono pochi per fare questa deduzione. È come se in Sicilia trovi un ragazzo biondo e ne deduci che tutti i siciliani sono biondi».
Crisanti ricorda che la variante inglese si distingue per 24 mutazioni del genoma rispetto al ceppo di Wuhan. E, a supporto del suo scetticismo, afferma che «l’istituto zooprofilattico ha sequenziato il genoma rilevato su 26 tamponi. In nessun caso ce n’è uno uguale al 100% a quello inglese. Alcuni pezzetti corrispondono, ma non nella loro interezza». Insomma, mutazioni simili, ma non uguali. Soprattutto, il professore sottolinea che seppur fossero stati individuati alcuni casi di variante, «due o tre casi statisticamente non spiegano dati epidemiologici così drammatici. In Inghilterra, la percentuale di contagiati dalla variante è passata dal 10 all’80% nell’arco di un mese».
L’incidenza dei tamponi rapidi
Anche le due varianti autoctone individuate in Veneto, «senza aver dimostrato che sono predominanti e hanno un vantaggio selettivo», non possono essere elevate a cause del boom di contagi nella regione.
Piuttosto, Crisanti attribuisce ai «tamponi rapidi per testare il personale medico e delle Rsa» una delle ragioni della violenza di questa seconda ondata: «Tre volte su dieci danno un falso negativo». Un altro fattore determinante per il medico è «il fatto che il Veneto è rimasto sempre zona gialla», come il Lazio, ma senza il «livello accettabile di contact tracing e di test molecolari» della regione del Centro Italia.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

ALLARME FBI: “IL 17 GENNAIO ESTREMISTI TRUMPIANI SARANNO A WASHINGTON CON LE ARMI”

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

MANIFESTAZIONI NEI CAMPIDOGLI DI TUTTI GLI STATI, CRESCE IL LIVELLO DI ALLARME TERRORISTICO

L’Fbi mette in guardia su possibili proteste il 17 gennaio da parte dei Boogaloo, organizzazione di estrema destra.
Lo riportano i media americani citando una comunicazione di allerta dell’Fbi inviata alle forze dell’ordine locali e statali.
Proteste “sono in via di organizzazione in tutti i campidogli dei 50 stati fra il 16 e almeno il 20 gennaio, e al Congresso fra il 17 e il 20 gennaio”, si legge nella nota inviata dall’Fbi, che ha “ricevuto informazioni su un gruppo armato che intende andare a Washington il 16 gennaio” per una manifestazione il 17.
Il gruppo ha messo in guardia sulla possibilità  di una rivolta nel caso in cui il Congresso tentasse di rimuovere il presidente con il 25/o emendamento.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

IDENTIFICATO IL NEONAZISTA TRUMPIANO CHE INDOSSAVA LA MAGLIA DI AUSCHWITZ IL GIORNO DELL’ASSALTO

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

IL TERRORISTA E’ ORIGINARIO DELLA VIRGINIA, HA PRECEDENTI PENALI

Nel corso dell’assalto al Congresso Usa del 6 gennaio scorso si era fatto notare perchè indossava una maglietta con scritto ‘Camp Auschwitz’: ora Robert Keith Packer, originario della Virginia, è stato identificato grazie ad alcune testimonianze e alle sue foto del giorno dell’assalto che hanno fatto il giro del mondo intero. Ora, insieme ad altri 25, è indagato per ‘domestic terrorism’, terrorismo interno.
L’immagine di Packer all’interno del Campidoglio, la cui felpa recava il nome del lager nazista dove furono sterminate circa 1,1 milioni di persone, ha suscitato shock e incredulità  sui social.
“Il lavoro porta la libertà “, recitava un’altra scritta sulla maglietta, che è la traduzione approssimativa della frase “Arbeit macht frei” (il lavoro rende liberi) che campeggia ancora oggi sui cancelli del campo.
Un vicino della Virginia, che ha parlato alla Cnn in condizione di anonimato, ha descritto Packer come un estremista di lunga data che ha avuto scontri con la legge. “È stato sempre estremo e molto esplicito riguardo alle sue convinzioni”, ha commentato il vicino.
Un’altra fonte che conosce Packer lo ha descritto come un personaggio “insolito” che ha espresso frustrazioni con il governo
Una terza fonte ha detto che Packer aveva precedentemente lavorato come saldatore e installatore di tubi. I documenti del tribunale della Virginia mostrano che Packer annovera tre condanne per guida sotto l’influenza dell’alcol e una condanna penale per falsificazione di registri pubblici. Nel 2016 è stato accusato di presunta violazione di domicilio, ma il caso è stato archiviato.

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

LA BUFALA SOVRANISTA SU PAPA FRANCESCO ARRESTATO PER PEDOFILIA

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

CONSERVATIVE BEAVER HA LANCIATO LA SCONCIA BUFALA CHE VIENE FATTA GIRARE DALL’INTERNAZIONALE CRIMINALE SOVRANISTA

Il sito Conservative Beaver è un portale canadese, che strizza l’occhio al sovranismo di Donald Trump e a tutti i suoi riflessi, anche in campo religioso.
Poche ore fa, dalle sue colonne, si è diffusa la notizia di Papa Francesco arrestato sabato per 80 casi di pedofilia, ma anche con altre accuse come possesso di materiale pedopornografico, traffico di esseri umani, incesto e altri capi di imputazione.
Il sito parla chiaramente di un arresto nella giornata di sabato 10 gennaio, sottolineando come la notizia sia stata sottoposta a una censura di massa.
Del resto, sappiamo tutti che, nella giornata di ieri, Papa Francesco è comparso per il suo angelus domenicale. Nonostante ciò, però, diversi utenti (anche italiani) stanno divulgando a macchia d’olio questa fake news, sia sui social network tradizionali come Twitter, sia su quelli più di nicchia come il sovranista Parler.
Secondo la ricostruzione fantasiosa del sito canadese — che continua, tra le altre cose, a riportare la notizia in evidenza ancora nella giornata di oggi, 11 gennaio — «Papa Francesco è attualmente detenuto in una prigione sconosciuta, interrogato da agenti federali che lavorano per lo Stato italiano e l’Interpol. Secondo quanto riferito, l’FBI sta prendendo accordi per volare e interrogarlo una volta che l’Interpol avrà  finito con lui».
Tra le altre cose, il sito canadese riferisce addirittura di una dichiarazione in merito del generale italiano Giuseppe Governale e, per giustificare il fatto che non ci sia riscontro della notizia da nessuna parte, sottolinea come Google abbia deindicizzato tutti i risultati relativi alla notizia, meno che in Canada e negli Stati Uniti.
La cosa più triste è che, a dispetto di qualsiasi forma di buonsenso, in Italia c’è gente che sta condividendo questa informazione ritenendola vera. L’hashtag #Papa è in tendenza su Twitter, la notizia è molto calda per quanto riguarda le chiavi sui motori di ricerca. Insomma, una sorta di isteria collettiva.

(da agenzie)

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L’ULTIMA IDIOZIA DEI COMPLOTTISTI: “MATTARELLA E’ UN AGENTE SEGRETO AL SERVIZIO DELLA REGINA”

Gennaio 11th, 2021 Riccardo Fucile

IN UN VIDEO APPARSO SUI SOCIAL FILO TRUMPIANI IL DELIRIO SOVRANISTA

Su La Stampa, è stato riportato il video pubblicato su BitChute e su Parler. “Quello che mi è stato detto è che l’Italia è l’ultimo pezzo del contrattacco alla guerra della Nato contro gli Stati Uniti, guidata dal Regno Unito. Il Presidente italiano mi è stato detto che era un agente del MI6 (servizi segreti britannici)” e starebbe cospirando “contro il presidente degli Stati Uniti”.
L’ultima folle teoria complottista, che vede Donald Trump essere vittima di congiure mondiali, tira in ballo anche il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella.
Tutti siti dove la stragrande maggioranza degli utenti iscritti è vicina all’estrema destra statunitense, filo trumpiana e pronta a ipotizzare qualsiasi idea che sveli un grande complotto globale contro gli Usa.
L’avvertimento è arrivato da un signore, il quale all’interno del suo studio mette in allerta i suoi fan riguardo il protagonismo di Mattarella che, sotto le vesti di agente segreto britannico, avrebbe manipolato il voto elettorale di novembre scorso che ha portato Joe Biden alla Casa Bianca.
Il tutto documentato da voci (“quello che mi è stato detto”) che presuppongono la cospirazione, testimoniata da una foto dal dubbio valore e poco chiara che ritrarrebbe Mattarella con il segretario di Stato americano, Mike Pompeo.
“Questa foto”, spiega l’uomo rivolgendo il telefono alla telecamera, “presumibilmente mostra il presidente della Repubblica italiana mentre viene arrestato con Mike Pompeo e la polizia italiana. Non so se è reale o meno”, sostiene l’uomo al quale è giunta una ulteriore soffiata:
“Sembra che i dieci giorni di buio stiano per iniziare, è probabile che i bancomat e Internet e le carte di credito smetteranno di funzionare, se non oggi, lunedì. In ogni caso”, ribadisce, “quello che mi è stato detto è che la gente dovrebbe essere pronta per la perdita delle carte di credito, la mancanza di contante nei bancomat e la perdita di Internet”.
Questa teoria è solo una delle tante apparse in rete, specialmente quelle che gridano ai brogli elettorali che hanno permesso a Donald Trump di non vincere le elezioni.

(da agenzie)

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