Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile “I CANTIERI SONO FERMI” RIPETUTO TRE VOLTE FA CAPIRE MEGLIO GLI INTERESSI CHE CI SONO DIETRO QUESTA CRISI CHE TRE ITALIANI SU QUATTRO NON VOGLIONO
Tornerà con Conte? Possibile. Appoggerà un governo di unità nazionale? Possibile. Matteo Renzi ha
annunciato la decisione di togliere dal governo i ministri Bellanova e Bonetti spiegando: “Per dimettersi servono coraggio e senso di responsabilità ” e aggiungendo: “La crisi non è stata aperta da noi, è aperta da mesi”.
La mossa arriva dopo l'”incontro interlocutorio” tra Conte e il presidente Mattarella, che aveva sottolineato la “necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza” vista “la pandemia”.
Non si vota adesso ma nel 2023, altrimenti scompariamo
“Non si vota adesso, si vota nel 2023”, dice Renzi, tornando a negare l’ipotesi di elezioni anticipate. “Non credo al voto, non ci crede nessuno. Oggi non ci sono stati contatti con il presidente del Consiglio”. E sulle dimissioni dei suoi ministri: “Fanno un gesto enorme. Fare gli scatoloni non è semplice. Serve rispetto per questo, altro che perdere la faccia”.
“Lo sbocco della crisi? Tocca a Conte”
Lo sbocco della crisi? “Tocca al presidente del Consiglio, noi siamo pronti a discutere di tutto. Non abbiamo nessuna pregiudiziale nè su formule nè su nomi”, ha detto Matteo Renzi in conferenza stampa.
No a pieni poteri, uso discutibile dei Servizi Segreti
“Abbiamo chiesto tre questioni al premier. Il primo è di metodo: non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri, abbiamo fatto un governo per non darli a Salvini”. Lo dice Matteo Renzi attaccando “l’utilizzo (da parte del premier ndr) in modo ridondante delle dirette tv, quello discutibile della delega ai servizi” (la Costituzione li affida al premier, evidentemente Renzi ha altri interlocutori privilegiati).
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile ORA RENZI POTREBBE “COGLIERE L’INVITO CHE ATTENDEVA” O PROVOCARE LA CRISI E PERDERE LA FACCIA
“Io ho sempre detto che ci vuole una maggioranza solida per portare avanti l’azione del governo”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte parlando fuori palazzo Chigi e rispondendo ad una domanda sui cosiddetti “responsabili”. – “Fino all’ultima ora io sono disponibile e lavorerò per la coesione”. “Già in questi giorni sto lavorando a un patto di fine legislatura. Confido che se c’è la volontà ci si possa ritrovare tutti intorno a un tavolo per lavorare con lealtà per ritrovare maggiore coesione tra le forze di maggioranza”.
“Spero che non si arrivi a questo”, ha detto il premier Giuseppe Conte parlando fuori palazzo Chigi a chi gli chiede se si dimetterebbe senza il sostegno di Iv. – “Una crisi non sarebbe compresa dal paese”. “Ho aggiornato il Capo dello Stato del fatto positivo dell’approvazione del Pnrr. La bozza di aggiornamento ci consente di andare avanti con il progetto. La portiamo in Parlamento e poi ne discutiamo con le parti sociali e avremo poi lo schema definitivo. Io ringrazio tutte le forze di maggioranza che hanno lavorato intensamente per far pervenire osservazioni critiche, migliorando il progetto. Quando si lavora intorno a un tavolo in modo costruttivo si fa sempre bene.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile IL QUOTIDIANO CONSERVATORE CHE IN PASSATO NON AVEVA LESINATO ATTACCHI ALL’ITALIA RICONOSCE I RISULTATI ITALIANI… A DIFFERENZA DEI SOVRANISTI ITALIANI E DI RENZI
Die Welt, importante quotidiano conservatore tedesco, dedica un articolo all’Italia riconoscendone i
meriti nella campagna vaccinale anti Covid. Una “medaglia” nono scontata se si considera che anche in un passato recente il giornale non ha lesinato attacchi velenosi a Roma. Lo scorso 9 aprile aveva ad esempio “avvisato” la Merkel che la mafia stava solo aspettando i fondi anti pandemia di Bruxelles.
“Sulle vaccinazioni l’Italia sta staccando quasi tutta Europa e lascia indietro anche al Germania”, titola invece adesso Die Welt che parla di un risultato “sorprendente” di cui la penisola stessa “si meraviglia”. Nel testo si citano poi i dati: il bollettino di martedì mattina ha mostrato che in Italia sono state vaccinate 718.797 persone, e cioè “più di ogni altro stato in Europa”. In termini proporzionali, rispetto alla popolazione, fa meglio solo la Danimarca, si rileva, con 2 persone vaccinate per ogni 100 abitanti, mentre “in Italia sono 1,16, in Germania solo 0,73”.
In quello che da Berlino dev’essere visto davvero come un mondo capovolto, Die Welt evidenzia anche un altro dato inedito. “E’ interessante notare come la tipica differenza fra Nord e Sud, che vede in genere il nord più efficiente e il sud più lento e caotico, sia in questo caso capovolta: la regione più veloce è la Campania”.
Infine il quotidiano propone una possibile analisi dei motivi del vantaggio italiano: potrebbe risiedere nel fatto che il piano nazionale preveda di vaccinare prima il personale sanitario, che si trova già nelle strutture adeguate a ricevere il vaccino.
Due giorni fa nel suo rapporto sull’Europa la banca d’affari statunitense Goldman Sachs ha evidenziato come verosimilmente l’Italia sarà in testa alla classifica dei vaccinati anche nel secondo trimestre dell’anno ponendo le basi per un ripresa economica migliore di quanto inizialmente previsto e superiore al 6%.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile IL PREMIER AL QUIRINALE… IL VOTO RESTA L’OPZIONE MENO PROBABILE
Il Pd è furioso per come Giuseppe Conte e la macchina della comunicazione di Palazzo Chigi ha gestito le ultime 48 ore. Nei 5 stelle serpeggiano perplessità e irritazione, Beppe Grillo interviene nella crisi richiamando i “costruttori” citati da Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno, che chiede una riflessione “sull’opportunità di continuare sulla strada di polemiche sterili e strumentali che in questo momento servono solo a dividere le energie di tutti coloro che devono occuparsi di rappresentare il Paese intero”, un monito rivolto sicuramente a Matteo Renzi, ma nel quale vi si scorge anche una critica al premier.
Chi ha sentito in queste ore il fondatore spiega che il suo ragionamento è incardinato su due punti: basta liti, salvaguardiamo la maggioranza e la presenza di M5s al governo, possibilmente con l’attuale premier.
Quest’ultimo assunto apre alla domanda: anche con i responsabili? C’è un passaggio del post di Grillo che sembrerebbe aprire al tanto vociferato soccorso azzurro che riempie gli spifferi di Palazzo: “Non può esistere in questo momento una distinzione tra maggioranza ed opposizione perchè tutti i rappresentanti del popolo devono contribuire uniti a sostenere, in uno dei momenti più bui della sua storia, il Paese”. Opzione che, per quanto faccia loro tremare le vene ai polsi, alla fine sarebbe digerita anche dai 5 stelle pur di non andare al voto.
Conte è salito al Quirinale, un incontro, spiegano, per informare Mattarella dello sviluppo della crisi, senza che al momento sia stata presa alcuna decisione in un senso o nell’altro. Ma la fuga in avanti di ieri è stata “un errore madornale”, a sentire un dirigente pentastellato. Quel mai più al governo con Renzi in caso di rottura è stata una mano giocata male in una partita dove i dettagli sono fondamentali, dando un ulteriore pretesto per l’ex rottamatore per aggiungere motivazioni alla propria insofferenza. “Anche se pensavi che quello di Renzi era solo un bluff, non è quello il modo per stanarlo, la politica non è una mano di poker”, si sfoga un 5 stelle di governo.
Non è un caso che ieri pomeriggio dalla presidenza del Consiglio siano partiti messaggi per stemperare una posizione che fino a qualche ora prima appariva tetragona, e che nel Movimento, che aveva fatto partire la batteria del “Mai più con Renzi”, sia stato dato lo stop all’operazione.
Conte è chiuso a Palazzo Chigi, la linea dura di ieri è stata smorzata, diluita in una trattativa che i pontieri, soprattutto del Pd, da Goffredo Bettini ad Andrea Marcucci, porteranno avanti fino a un minuto prima della conferenza stampa.
“Una crisi ora sarebbe incomprensibile”, dice il presidente del Consiglio, quasi a invitare un’ultima mediazione, mentre i suoi fanno filtrare una tiepida schiarita nei rapporti.
Fonti di Italia viva bollano il riavvicinamento come “invenzioni”, ma sulle eventuali dimissioni della pattuglia di governo le bocche rimangono cucite, e un membro del partito sorride: “Matteo valuta tutto fino all’ultimo, e poi decide”. Si rincorrono le veline, circola voce di un incontro in extremis tra i leader, Palazzo Chigi tace, Iv smentisce categoricamente.
La convinzione, pressochè di tutti i protagonisti, è che il voto sia comunque l’opzione meno probabile al momento. Anche per questo le pressioni per evitare che Conte drammatizzi ulteriormente la situazione con una conta al buio in aula a caccia dei responsabili, ricordando che ai tempi dello scontro con Salvini non ci fu alcun voto, fatto che aprì nella forma e nella sostanza al reincarico.
Si lavora per rimanere nel perimetro dell’attuale maggioranza, con un premier politico (che può essere lo stesso premier uscente, ma non necessariamente) o con uno schema che preveda un presidente di garanzia per tutti (nel borsino salgono le quotazioni di Luciana Lamorgese), concordato con il Quirinale, e una squadra di ministri politici.
Se lo shodown dovesse andare in atto, Conte potrebbe giocarsi un’ultima carta: salire al Colle per uscirne formalmente non dimissionario, allo scopo di non veder sfumare i cruciali provvedimenti su Covid e sullo scostamento di bilancio necessario per il quinto decreto Ristori, in programma tra oggi e venerdì.
Un’estremo scampolo di tempo per ricomporre una situazione che ad oggi, complici le mosse dei suoi due principali protagonisti, sembra essere andata in frantumi.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile “SE CONTE AVESSE DETTO ‘MI VESTO DA MURATORE E VADO SUBITO A COSTRUIRE IL PONTE SULLO STRETTO’, RENZI AVREBBE DETTO ‘BISOGNA ANCHE FARE IL PONTE PER LA SARDEGNA'”
«Renzi vuole solo rompere, proprio come Bertinotti»
Altro che picconatore: Matteo Renzi è come Fausto Bertinotti. Romano Prodi sceglie un paragone a lui molto caro (e personale) per definire l’atteggiamento politico del leader di Italia Viva.
Lo ha fatto nel corso del suo collegamento a DiMartedì, su La7, nel quale si è inevitabilmente parlato della crisi di governo. L’ex Presidente del Consiglio trova delle analogie tra il comportamento renziano e quello di un suo ex alleato di governo. E non era di certo un complimento. Il tutto sembra esser stato compreso anche dagli italiani che hanno risposto al sondaggio di Di Martedì.
Interrogato da Giovanni Floris sulla situazione (di stallo) politica all’interno delle esecutivo, Romano Prodi decide di utilizzare il paragone più scomodo che rimanda alla sua esperienza a Palazzo Chigi: «Nella politica si media ma bisogna essere in due per mediare. Quando mi trovai nel mio primo Governo con Bertinotti lui non voleva mediare ma rompere, come sta facendo oggi Matteo Renzi. Se Conte avesse detto ‘mi vesto da muratore e vado subito a costruire il Ponte sullo stretto’ Renzi avrebbe detto ‘bisogna anche fare il Ponte per la Sardegna’».
Dichiarazione netta e giudizio tagliente sull’operato recente di Matteo Renzi. Insomma, il ruolo di Bastian contrario che il leader di Italia Viva si sta ritagliando (e gli ultimi giorni sono solamente l’apice di questo percorso iniziato mesi fa, con la bocciatura del Mef, per citare solo uno degli esempi) è, per Romano Prodi, un qualcosa di fuori luogo e privo di costrutto.
La battuta sul Ponte sullo Stretto può sembrare esagerata, ma sembra essere la fotografia esatta del ‘guastafeste’ alla Jep Gambardella de ‘La Grande bellezza’: «Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire».
Il tutto in attesa delle dimissioni delle due ministre di Italia Viva, annunciate da giorni. Ma le valigie sono ancora sul letto e il lungo viaggio non è ancora iniziato.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile L’EX MINISTRO DELL’AGRICOLTURA SCEGLIE DI LASCIARE LA CAMERA PER ASSUMERE IL PRESTIGIOSO INCARICO
Lascia la Camera per andare alla Fao. Il deputato del Pd Maurizio Martina lo annuncia in un post su Facebook in cui spiega la sua decisione di dimettersi da parlamentare per ricoprire il prestigioso ruolo di vicedirettore generale aggiunto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Martina, che di recente ha pubblicato per Mondadori Cibo sovrano, le guerre alimentari globali al tempo del virus, un saggio sulla questione alimentare durante la pandemia, è stato ministro delle Politiche agricole con delega all’Expo 2015 nei governi Renzi e Gentiloni. Questo nuovo incarico è il coronamento di anni di lavoro e del suo impegno costante nelle questioni legate alle risorse alimentari.
“Nei prossimi giorni si aprirà per me un nuovo capitolo d’impegno – scrive Martina su Facebook – Lascerò le mie responsabilità politiche e istituzionali nazionali per iniziare l’esperienza in FAO come Special Advisor e Vicedirettore generale aggiunto. Come tanti possono capire, si tratta di una scelta carica di forti emozioni personali: dopo più di vent’anni di militanza politica diretta, compio un passo nuovo nell’esperienza diplomatica internazionale”.
E aggiunge: “Sono molto grato al Direttore Generale QU Dongyu per la fiducia e al nostro governo per aver seguito la proposta tramite il prezioso lavoro del ministro degli Esteri e della Farnesina oltre che della nostra Rappresentanza permanente”.
L’ex ministro poi riepiloga le sue passate esperienze e rilancia sulle sfide future: “L’esperienza di Expo 2015 e il lavoro al ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali nella scorsa legislatura mi hanno consentito di sviluppare ancora meglio competenze e di arricchire il mio bagaglio su questo fronte. Che si trattasse della lotta al caporalato o della difesa del reddito dei nostri agricoltori mi sono sempre fatto guidare da alcuni principi inderogabili. Ora si apre per me la possibilità di continuare questo impegno al servizio di una straordinaria esperienza multilaterale come la FAO lavorando sui temi dell’agenda G20, del prossimo Food Summit promosso dall’ONU e sul progetto della ‘Food Coalition’ presentato proprio dall’Italia. Io credo in una nuova stagione della cooperazione multilaterale, che si misuri senza reticenze anche coi suoi limiti, per offrire oggi e in futuro le giuste risposte alla comunità internazionale”.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile FAREBBERO PRIMA A CHIAMARE DIRETTAMENTE I MANDANTI CHE VOGLIONO METTERE LE MANI SUI MILIARDI DEL RECOVERY
Per evitare lo showdown gli spazi di manovra sono strettissimi ma nel Pd sono convinti che ancora
esistano. E li stanno esplorando con l’obiettivo di realizzare una ricomposizione o un Conte ter con Italia Viva dentro pur di scongiurare l’ipotesi responsabili nell’esecutivo, che i dem non accetterebbero. “Si faccia di tutto per riprendere il dialogo”, dice il segretario dem Nicola Zingaretti puntando a un patto di legislatura in tempi “certi e brevi”. E il capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci lo dice in modo ancora più chiaro: “Non servono responsabili, ma senso di responsabilità ”.
Alla Camera e al Senato si moltiplicano i “conversari d’Aula”, così i pontieri, che fanno da staffetta tra Pd e Italia Viva, chiamano i contatti ripetuti e anche affannosi attualmente in corso. Tutto questo condensato da un giro di telefonate ininterrotto. Viene ravvivata quella vecchia consuetudine che, tra ruggini e polemiche, era venuta meno ma che adesso per ragion di Stato viene ripristinata con urgenza. Insomma, va trasformato l’ultimatum di Renzi in preultimatum per fare in modo che ci si segga di nuovo al tavolo.
“Non si può governare con i responsabili, nelle commissioni sarebbe un disastro. Non avrebbero un leader, un punto di riferimento, non si può”, dice un deputato Pd, incrociato nei corridoi di Montecitorio e molto attento all’evolversi di questa crisi politica. Piuttosto, bisognerebbe ragionare su un nuovo governo e quindi un altro premier sostenuto dall’attuale maggioranza. Ma ancora è davvero troppo presto per simili ragionamenti.
Poco più in là , anche Nico Stumpo, deputato di Leu, è molto attivo nel tessere i rapporti con Italia Viva. Tutti parlano con tutti, per capire che aria tira. Anche Giancarlo Giorgetti, ai vertici leghisti e con fiuto politico, si avvicina al renziano Gianfranco Librandi e se lo porta via.
A Palazzo Madama appare il capogruppo Pd Andrea Marcucci, ex renziano doc. Conferma come i dem siano in campo alla ricerca di un’ultima mediazione in zona Cesarini e bacchetta anche il premier Conte: “Non è il momento degli ultimatum”. Il riferimento? All’uscita di ieri fatta trapelare da fonti di Palazzo Chigi e rilanciata da tutti i parlamentari 5Stelle, secondo la quale se Renzi ritira le ministre è fuori dal governo e si sarebbe pronti ad andare avanti con i responsabili. “Lo hanno capito che così salta tutta la trattativa? Anche l’unica possibilità di una crisi pilotata con Italia Viva?”, si sfogano nel Pd facendo notare come Conte si sia “schiacciato su M5s”.
Comunque sia oggi il Pd lavora fitto fitto per riallacciare i fili del dialogo con Italia Viva provando a portare tutti i partiti di maggioranza a un tavolo con il premier. E quindi Marcucci insiste sulla necessità di ricomporre la frattura con i renziani e vede come fumo negli occhi l’ipotesi responsabili nel governo: “Non ci vogliono responsabili ma senso di responsabilità per l’Italia. Non vanno accentuati i toni, il Pd sta ancora mediando, Italia Viva ha contribuito a migliorare il Recovery, Conte ha accolto le modifiche. Va rilanciato l’azione di questa maggioranza e di questo governo. Io ci credo ancora, serve una maggioranza politica con Italia Viva”.
Stasera il Consiglio dei ministri sulle misure anti-Coronavirus è in programma alle 20.30, ma prima alle 17.30 ci sarà la conferenza di Matteo Renzi e di Italia Viva: per molti lo spartiacque, il punto di non ritorno. Si sta tentando di scongiurare il ritiro delle due ministre, minacciato più volte dal leader Iv. Perchè se ciò dovesse avvenire la posizione di Conte potrebbe irrigidirsi ancora di più, discorso diverso se ci fosse prima un confronto tra i leader di maggioranza. Ufficialmente Italia Viva chiude: “Sparagli? Si sono scordati di avvisarci”. Ma la trattativa è ancora in corso.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile LA MASCHERINA DI TRUMP ORA LA TIENE A CASA
Ve lo ricordate quando L’independent aveva sfottuto Matteo Salvini chiamandolo la cheerleader di Trump? Altri tempi. Tempi in cui il Capitano diceva “ha ragione Trump, fa bene a chiedere di controllare voto per voto. Ci sono posti dove ci sono più voti che votanti. Ci saranno sorprese, aspettatevele. Confido che possano arrivare delle sorprese”.
Ora invece, chissà perchè Salvini non indossa più la mascherina con la faccia di Trump. A Enrico Lucci a Cartabianca dice che la tiene a casa, e lo vedremo nel servizio che andrà in onda stasera: ”La mascherina di Trump la ho a casa. Se vuoi te la dono. Le immagini dei giorni scorsi sono state vergognose. Rischiano di vanificare una presidenza che di cose buone ne ha fatte. Quando vedi gente che assalta un Parlamento io sto dall’altra parte”.
E fa anche di più. A differenza di quanto aveva spiegato Giorgia Meloni il leader della Lega dà la responsabilità dell’attacco al Congresso all’ormai ex presidente: la responsabilità di quanto accaduto è di Trump?, ha domandato Lucci. “Evidentemente — ha risposto Salvini — sì. Sicuramente non gli ha detto subito: state tranquilli, state a casa”.
Come passa il tempo.
(da agenzie)
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Gennaio 13th, 2021 Riccardo Fucile L’INTERVISTA A RENZI SFORA I TEMPI E IL VIROLOGO SI INCAZZA: “SONO IN PIEDI A LAVORARE DA QUESTA MATTINA ALLE SEI, NON HO TEMPO DA PERDERE PER SENTIRE UNA SEQUELA DI LUOGHI COMUNI”
Se c’è proprio qualcuno a cui la crisi di governo innescata da Matteo Renzi non interessa, quello è il
primario del Sacco Massimo Galli.
Ieri, come spesso capita, lo scienziato è stato ospite in collegamento con Cartabianca, il talk show di Bianca Berlinguer. Tuttavia, il suo intervento è stato ritardato di molto sulla scaletta, proprio in virtù della precedente e lunga intervista al leader di Italia Viva, che ha parlato (anche) di pandemia, ma soprattutto di crisi di governo. Per questo Galli sbuffa contro Renzi in diretta.
Renzi lascia lo studio con il sorriso stampato sul volto, conscio di aver fatto la solita performance retorica con la quale ha sperato di convincere non solo la conduttrice del talk show, ma anche il pubblico a casa.
Quando però la telecamera stacca sull’inquadratura del professor Galli, quest’ultimo si mostra decisamente infastidito: sbuffa e inarca il sopracciglio. Fa capire alla conduttrice che lavora dal mattino presto e che è assolutamente inopportuno farlo aspettare così tanto senza intervenire in trasmissione.
«Sono molto scocciato — ha detto Galli -, abbia pazienza ma sono in piedi a lavorare dalle sei di stamattina. Posso capire tutto, ma ne faccio a meno». Per cercare di stemperare la tensione che a quel punto affiora palese, la Berlinguer chiede al direttore del reparto di malattie infettive del Sacco di Milano se è preoccupato dalla crisi di governo. Ma a Galli non gliene può fregar de meno: «Sono preoccupato dalla serqua (una gran quantità , un sinonimo di dozzina che si utilizzava spesso per indicare i panieri di uova, ndr) di luoghi comuni che ho sentito questa sera». A quel punto, Galli prova anche a rimandare l’intervista: «Forse è il caso che delle altre cose parliamo un’altra volta».
Insomma, questa crisi di governo — e soprattutto le sue ragioni — non sembrano interessare nemmeno al mondo della scienza, convinto — evidentemente — che in questo momento la politica abbia ben altro a cui pensare. E, tra queste cose, ci sarebbe anche il modo di uscire da questa pandemia globale che sta ancora presentando il suo conto. Se anche Galli s’è rotto le scatole, figurarsi gli altri cittadini italiani.
(da agenzie)
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