Destra di Popolo.net

GRETA THUNBERG, L’ULTIMA “DEDICA” PER TRUMP: “UN VECCHIETTO FELICE CON UN FUTURO LUMINOSO”

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

L’ATTIVISTA PER IL CLIMA HA SALUTATO CON MOLTA IRONIA L’EX PRESIDENTE USA

Appena 18enne, Greta Thunberg si è concessa anche qualche battuta ironica.
Nel corso dell’Inauguration Day, con Donald Trump che ha lasciato la Casa Bianca nella mattinata di Washington (il primo pomeriggio italiano), l’attivista per il clima ha voluto salutare a modo suo l’ex presidente degli Stati Uniti, una delle poche autorità  istituzionali del pianeta che non ha mai avuto un buon feeling con la ragazzina che ha catalizzato l’attenzione dei più giovani sul cambiamento climatico.
«Sembra davvero un vecchietto felice che guarda avanti verso un luminoso e splendido futuro. Così carino da vedere!».
Greta Thunberg era spesso stata attaccata dal presidente degli Stati Uniti per le sue battaglie sul clima. Non a caso, Donald Trump è sempre stato considerato come uno dei principali negazionisti dei cambiamenti climatici e ha spesso utilizzato i suoi profili social — attualmente chiusi, dopo i provvedimenti che Facebook e Twitter, tra gli altri, hanno fatto seguire alle proteste di Capitol Hill — per diffondere delle fake news in proposito. Memorabile anche l’incontro tra la giovane attivista e l’ex presidente degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, prima dell’intervento di Greta davanti ai potenti del mondo.
Si sono incrociati per qualche secondo e tanto era bastato alla Thunberg per incenerirlo con lo sguardo.
Oggi, nel giorno del tramonto dell’era Trump sulla Casa Bianca, Greta Thunberg ha deciso di attaccare l’ormai ex presidente degli Stati Uniti scegliendo come immagine quella del Tycoon che sale sull’elicottero presidenziale per lasciare, una volta per sempre, le stanze del potere.

(da agenzie)

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BIDEN GIURAMENTO DA BRIVIDI: “AIUTATEMI A UNIRE L’AMERICA, OGGI E’ IL GIORNO DELLA DEMOCRAZIA”

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

“C’E’ MOLTO DA RISANARE IN QUESTO INVERNO DI PERICOLO”

“È un nuovo giorno in America”. In una cerimonia di inaugurazione blindata, Joe Biden ha giurato come 46esimo presidente degli Stati Uniti d’America. Pochi minuti prima ha prestato giuramento la sua vice, Kamala Harris, prima donna e prima afroamericana a ricoprire l’incarico. Ad aprire la cerimonia Lady Gaga con l’inno nazionale americano, seguita da una performance di Jennifer Lopez.
“Questa è la giornata dell’America, della democrazia, della storia, della speranza”, ha detto Biden nel suo primo discorso da presidente in carica.
“La nostra democrazia è forte […] dobbiamo essere uniti contro l’astio, l’estremismo, la violenza”, ha dichiarato il presidente, lanciando un appello all’unità . “Chiedo a tutti gli americani di aiutarmi a unire il Paese. Metterò tutta la mia anima per riunire la nazione”.
“Sarò il presidente di tutti gli americani, mi batterò anche per coloro che non mi hanno sostenuto”, ha proseguito.
“Per superare le sfide future serve unità ”, ha ribadito Biden. “Voltiamo pagina, tutti insieme. Torniamo ad ascoltarci con rispetto, dobbiamo respingere la cultura della faziosità . Dobbiamo essere diversi rispetto al passato, siamo molto meglio di quello che abbiamo visto”. È ora di mettere fine a questa “guerra incivile”.

(da agenzie)

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SALVINI E MELONI NON CONDANNANO I TERRORISTI CHE HANNO ASSALTATO CAPITOL HILL: VERGOGNA SOVRANISTA IN EUROPA

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

LA UE STIGMATIZZA LE VIOLENZE, FDI VOTA CONTRO, LA LEGA SI ASTIENE… LA SEDICENTE “DESTRA DELLA LEGALITA'” NON CONDANNA I CRIMINALI… FORZA ITALIA VOTA SI’

Nel giorno dell’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca, i sovranisti italiani eletti al Parlamento europeo non condannano le violenze di Capitol Hill. Fratelli d’Italia vota contro, la Lega si astiene nel voto su un emendamento alla risoluzione sulla politica estera dell’Ue, presentato dal tedesco David McAllister del Ppe (Cdu, partito di Merkel).
L’emendamento schiera nettamente l’Eurocamera su una posizione di condanna dell’insurrezione da parte dei supportes di Donald Trump il 6 gennaio scorso al Congresso Usa.
Votano a favore gli eletti di Forza Italia, insieme al Pd, al M5s e la gran parte delle forze politiche presenti all’Europarlamento. Il testo passa a larga maggioranza con 523 sì, 90 no, 65 astenuti.
Ecco l’emendamento:
Il Parlamento europeo “condanna con la massima fermezza l’attacco perpetrato al Congresso degli Stati Uniti da un gruppo di rivoltosi incitati dalle teorie cospirative del Presidente Donald Trump e dalle accuse infondate di brogli nelle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020; confida nel fatto che gli Stati Uniti garantiranno un pacifico passaggio di poteri al Presidente eletto Joseph Biden e alla vicepresidente eletta Kamala Harris; è allarmato per l’ascesa del populismo e dell’estremismo su entrambe le sponde dell’Atlantico e sottolinea l’urgente necessità  di difendere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto a livello globale”.
“Gli europarlamentari della Meloni hanno votato contro un emendamento di condanna dell’attacco perpetrato al Congresso degli Stati Uniti lo scorso 6 gennaio, mentre quelli di Salvini si sono astenuti. Incredibile ma vero, con questo voto al Parlamento europeo Fratelli d’Italia e Lega perdono l’occasione di esprimere, nel giorno della proclamazione di Biden, la doverosa solidarietà  al popolo americano e rinnegano, al contempo, anche la difesa di alcuni valori intrinsechi nella alleanza Usa-Ue: quelli della democrazia, del rispetto delle sue istituzioni e dello Stato di diritto a livello globale”, commenta il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo
“Nell’emendamento — continua – si confidava inoltre nel fatto che gli Stati Uniti possano garantire un pacifico passaggio di poteri al Presidente eletto Joe Biden e alla vicepresidente eletta Kamala Harris. Per fortuna in Europa questo emendamento è passato grazie a una schiacciante maggioranza: il Parlamento europeo lo ha approvato con 523 voti, 90 contrari e 65 astensioni. Sui valori della libertà , della democrazia e del multilateralismo non possono esserci distinguo o eccezioni: la Lega e Fratelli d’Italia con questo loro voto hanno gettato la maschera. Queste incomprensibili posizioni dovrebbero far riflettere tutte quelle forze moderate, europeiste e atlantiste su quanto non ci sia spazio per le loro sensibilità  sotto l’ala protettrice ultrasovranista: o si finisce orbaniani o, peggio ancora, amici di Jake Angeli”.

(da “Huffingtonpost”)

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FORZA ITALIA, DOPO LO STRAPPO DI MARIAROSARIA ROSSI IL PARTITO TEME UNA FUGA DI PARLAMENTARI

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

LA VENDETTA DELLA ZARINA CONTRO IL NUOVO CERCHIO MAGICO

“Ho votato la fiducia al presidente Conte perchè non è un esponente dei partiti. E poi perchè in questo straordinario e delicato momento il presidente del Consiglio è la nostra unica interfaccia in Italia e nel mondo”.
Sembrano le parole di una lungimirante analista politica. Parla invece Mariarosaria Rossi, ben più che una semplice senatrice di Forza Italia. E lo fa dopo aver consumato il più clamoroso degli strappi, votando la fiducia all’esecutivo giallorosso: proprio lei, collaboratrice inseparabile di Silvio Berlusconi negli anni del “cerchio magico”, del quale costituiva anello fondamentale a cavallo dell’ultimo governo di centrodestra.
“La visione di Conte è di una politica liberale, europeista e garantista – continua – E io questa visione l’ho sposata nel 1994 e da questa visione non mi separerò mai perchè ci credo ora più di allora”.
Insomma, una scelta in continuità  col berlusconismo, a sentire lei. “No, non ho condiviso questa decisione con il presidente Berlusconi – tiene a precisare per fugare i sospetti che fioriscono il giorno dopo – Ma questo non significa che ho rotto con il presidente: il mio rapporto di stima e di amicizia con lui resta immutato e immutabile”.
Che sia davvero così, non tutti sono disposti a crederlo in Forza Italia. Chi conosce le dinamiche interne alla “corte” del Cavaliere sostiene che la mossa sia stata dettata da un desiderio di “vendetta” della zarina del vecchio “cerchio magico” contro le titolari del “nuovo” che ha da anni circonda l’anziano leader.
La Rossi da tempo non riusciva più a mettersi in contatto con l’inquilino di Arcore, non aveva più alcun ruolo nel partito (ne era stata tesoriera nella fase aurea per lei), soprattutto da quando a gestire l’agenda è stata l’attuale braccio destro, la senatrice Licia Ronzulli.
E ancor più da quando la fidanzata del leader non è stata più l’amica Francesca Pascale ma la nuova Marta Fascina, deputata di origini calabresi.
La conferma della rottura definitiva del resto è arrivata pochi minuti dopo l’inatteso voto di fiducia a Conte. Il numero due Antonio Tajani ha espulso lei e il suo collega Andrea Causin, come aveva fatto 24 ore prima con la deputata Renata Polverini.
Il timore dentro Forza Italia è che la perdita di due senatori su 54 sia solo l’inizio di un’emorragia ben più consistente che potrebbe riprendere nelle prossime settimane. Anche per tenere compatto il gruppo su una linea dura, Antonio Tajani in queste ore ha alzato il tiro contro il governo Conte, mentre Salvini e Meloni invocano l’intervento del Colle per porre fine al cammino dell’esecutivo e della legislatura.
“Se saremo determinanti sullo scostamento di bilancio, allora il premier salga al Colle”, attacca l’ex presidente forzista del Parlamento europeo.

(da “La Repubblica”)

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LE MOSSE DI CONTE; NUOVO GRUPPO E UN PIANO DI RIFORME, OGGI SALE AL COLLE

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

SI AL RIMPASTO, MA NO AL TER… IL DIALOGO TRA RENZI E SALVINI

Sul filo, ma “ancora vivo”. Non sono ore tranquille, per Giuseppe Conte. È sopravvissuto all’Aula del Senato. Ha davanti “due settimane di fuoco”, in cui provare a far nascere un gruppo centrista e organizzare il rimpasto. Senza “ter”, nonostante le pressioni. Montagne da scalare, ma con la certezza di averla scampata. Ne parlerà  oggi al Colle, che intanto prende atto del voto.
Poteva “andare meglio”, certo. Gli avevano promesso un paio di voti in più. Ma l’avvocato sa anche che sarebbe potuta andare molto peggio.
Con numeri ancora precari, c’è da rimboccarsi le maniche e “rendere ancora più solida questa maggioranza, perchè l’Italia non ha un minuto da perdere”.
Il piano di Conte non può prescindere da un passaggio fondamentale, a questo punto: deve nascere, e in fretta, il gruppo centrista a Palazzo Madama.
Alla Camera è solo questione di giorni: Bruno Tabacci ha radunato i disponibili. Non è un problema solo estetico, per mostrare al mondo una nuova maggioranza “derenzizzata”.
No, è una questione di governabilità : soltanto con la costituzione di un gruppo si potranno riequilibrare a favore dei giallorossi le commissioni parlamentari del Senato. Senza il sostegno di Italia Viva, alcune sono in mano alle opposizioni. Due, in particolare, preoccupano: Bilancio e Affari costituzionali. Nella prima deve tra l’altro transitare il Recovery Plan, nella seconda la riforma della legge elettorale in senso proporzionale.
Per costruire il gruppo popolare e socialista, il premier continua a impegnarsi in prima persona. Lavora ai fianchi l’Udc e Italia Viva.
La motivazione utile a guadagnare i giorni preziosi per realizzare questo progetto c’è già : il decreto ristori. Nel frattempo, sarà  anche stilato un patto di legislatura, fissando tre o quattro riforme chiave per gli ultimi due anni di legislatura.
Tra queste, quella fiscale e della legge elettorale. Soltanto in seguito, giurano da Palazzo Chigi – e quindi non prima di febbraio – si aprirebbe la partita del rimpasto di governo. Rimpasto e non Conte ter, perchè Conte non intende dimettersi. Per diverse ragioni.
A sconsigliare il passo indietro c’è innanzitutto la necessità  di evitare la liturgia della crisi formale, che inchioderebbe l’esecutivo a un nuovo rodeo alle Camere, in un momento duro per il Paese.
Secondo: si preferisce non certificare con enfasi il passaggio di “responsabili”, che Palazzo Chigi e il Pd sperano invece di far dimenticare presto.
Terzo: meglio non spezzare equilibri già  precari, soprattutto nei 5S. E invece muoversi con interventi mirati, sfruttando i posti lasciati liberi da Iv. Magari allargando la compagine da 60 a 65 posti, con un decreto che verrebbe motivato dalla necessità  di introdurre il sottosegretario ai Servizi.
La strategia della cautela pare sia stata consigliata da Franceschini. Forse non dispiace neanche al Colle. “Abbiamo scongiurato un salto nel buio”, fa sapere Zingaretti.
È vero, i gruppi grillini sono spaccati, e c’è chi chiede la testa di qualche ministro. E certo, la pressione delle truppe parlamentari dem per non escludere il “ter” esiste, anche per coinvolgere Graziano Delrio e Andrea Orlando.
Ma si può fare parecchio anche con un semplice rimpasto. Per Orlando, ad esempio, si ipotizzano due caselle: Interno o Giustizia, in questo secondo caso dirottando Alfonso Bonafede ai Servizi.
E poi c’è l’Agricoltura, già  promessa all’Udc se riterrà  di entrare in maggioranza con i suoi tre senatori, portandosi dietro anche un altro parlamentare berlusconiano.
E ancora, ballano il ministero della Famiglia e un posto da sottosegretario agli Esteri. Senza dimenticare anche l’ipotesi di sdoppiare qualche ministero, ad esempio Infrastrutture e Trasporti, ma anche Rapporti con il Parlamento e Riforme, affidando queste ultime al Pd.
Tutto, piuttosto che tornare a trattare con Renzi. Il leader lascia per un giorno intero la maggioranza sul filo. A metà  pomeriggio è il Pd – avvertito del rischio che Italia Viva possano cambiare all’ultimo l’orientamento e passare dall’astensione al voto contrario – a contattare l’avvocato pregandolo di non calcare troppo la mano nella replica. L’obiettivo è non dare ragioni al leader di Rignano per rompere.
Renzi ribadisce infine la linea della neutralità . Su cui resterà  comunque per poco tempo. Lo spiega anche a Matteo Salvini, nel corso della giornata. E dopo aver scartato con il leghista la possibilità  di un blitz sulla fiducia, si prepara a dare vita a un Vietnam nelle commissioni chiave. Sulla giustizia, ad esempio. Prima c’è, già  oggi, il voto sullo scostamento.

(da “La Repubblica”)

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“I SENATORI A VITA NON MUOIONO MAI”: LA CLASSE DI SALVINI CHE HA CAMBIATO UNA PAROLA DELLA FRASE DI GRILLO

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

LA REPLICA IMPECCABILE DI LILIANA SEGRE: “IO SONO SCARAMANTICA, MI HA ALLUNGATO LA VITA, LO RINGRAZIO”

“Ricordo ai senatori a vita che legittimamente voteranno la fiducia ai 5s, cosa diceva il leader dei 5s su di loro, ‘non muoiono mai, o almeno muoiono troppo tardi’, che coraggio che avete…”.
Salvini durante il suo intervento in aula mentre si discuteva la fiducia al governo Conte in Senato ha dimostrato ancora una volta che la classe non è acqua.
Il leader della Lega infatti ha provocato una reazione molto sentita tra i banchi dei senatori con urla e dimostrazioni di dissenso. Anche la presidente del Senato Casellati ha definito “parole irrispettose”.
Sempre sfoderando il suo infinito charme Salvini invece di cambiare rotta ha insistito difendendosi: “Parole e musiche di Beppe Grillo” e quando si sono sollevate le proteste si è nascosto dietro l’origine della frase ignorando che è stato lui a riportarla nel contesto atttuali:
Il post di Grillo e la battuta satirica però non era quella citata da Salvini: “I senatori a vita non muoiono mai o almeno muoiono molto più tardi“.
Una cosa è dire “muoiono molto più tardi”, altra cosa dire “muoiono troppo tardi”, quasi auspicandone una dipartita anzitempo.

La trovata del “Capitano” è doppiamente inopportuna perchè proprio nell’occasione del voto di ieri era presente tra i senatori a vita anche una donna sopravvissuta all’Olocausto come Liliana Segre, partita alla volta di Roma solo per senso del dovere. Non ha ancora potuto fare il vaccino anti Covid e i medici le avevano sconsigliato di muoversi. Lei ha preferito esserci, partecipare, dare il suo contributo.
E le parole di Salvini somigliano pericolosamente a quelle degli haters che l’avevano attaccata proprio per il suo gesto
Quello che rimarrà  di quel momento indecoroso è la risposta di Liliana Segre, impeccabile: “Cosa mi ha detto Salvini? Niente, che sui senatori a vita riportava delle parole di Grillo. Quindi ha insistito dicendo che i senatori a vita non muoiono mai. Io sono molto scaramantica, ho 90 anni. Quindi grazie”.

(da agenzie)

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LA FACCIA TOSTA DI SALVINI CHE CHIEDE COERENZA AI SENATORI A VITA

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

DA QUALE PULPITO VIENE LA PREDICA: QUELLO CHE HA PRESO I VOTI DEGLI ELETTORI DEL CENTRODESTRA PER FARE IL GOVERNO CON IL M5S

Ci vuole coraggio a chiedere coerenza ai rivali politici del Movimento 5 Stelle e ai tre senatori a vita presenti in Aula per il voto di fiducia al governo Conte.
Soprattutto se la richiesta arriva dal personaggio politico che — come altri, ma più di altri — fa dell’incoerenza il suo pane quotidiano.
Eppure Salvini sui senatori a vita a Palazzo Madama, ha toccato il fondo. Anzi, ha iniziato a scavare. Una provocazione pessima, in un clima già  incandescente.
Eppure lui, proprio lui, è l’uomo delle giravolte. Quello del «oggi dico x, domani dico y», tanto ha comunque un buon consenso.
Solo qualche giorno fa, per esempio, Salvini disse che l’arrivo seconda ondata era previsto «anche dai tombini». Peccato che a giugno disse che non sarebbe mai arrivata e che fare discorsi di questo tipo serviva solo a terrorizzare gli italiani.
Per non dimenticare il giro di valzer in pochi giorni all’inizio delle prime misure sanitarie per scongiurare i contagi: prima chiudere tutto, poi aprire tutto. Il tutto con una nonchalance notevole.
Poi il suo dissenso verso l’app Immuni, per poi chiedere ai suoi elettori dati sensibili per iscriversi al concorso per parlare con lui.
Quello che con i voti degli elettori di Centrodestra ha fatto il governo con il M5s.
Insomma, la coerenza non è il suo forte. Soprattutto se vuole insegnarla.

(da agenzie)

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CONTE VA AVANTI: “ORA L’OBIETTIVO E’ RENDERE QUESTA MAGGIORANZA ANCORA PIU’ SOLIDA”

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

DIECI GIORNI DI TEMPO PER AMPLIARE IL PERIMETRO E SUPERARE QUOTA 161

“Il governo ottiene la fiducia anche al Senato. Ora l’obiettivo è rendere questa maggioranza ancora più solida”.
Chi aveva dubbi su come Giuseppe Conte avrebbe preso atto di aver avuto il via libera del Senato ma senza maggioranza assoluta alle undici e un quarto della sera ha la sua risposta. Il premier è intenzionato ad andare avanti, a non dimettersi, convinto di avere una, forse due settimane di tempo per trattare un perimetro di maggioranza che superi quota 161.
Nella votazione serale finisce con 156 sì, che nei conti di maggioranza sono 157, considerata l’assenza per Covid del 5 stelle Castiello.
Quattro sotto la cifra fatidica, ma anche due sopra l’asticella psicologica che si era dato il governo, fissata nei 155 voti.
Abbastanza per azzardare una navigazione a vista fin che si può, e fin che 5 stelle e Pd (per tacer del Quirinale) lo permetteranno. Conte ha incassato i sì del forzista Causin e della collega di partito Maria Rosaria Rossi, quello sul filo di lana di Nencini, arrivato all’ultimo insieme all’ex 5 stelle Ciampolillo, la cui ammissione al voto è stata oggetto di lunga analisi da parte della presidenza del Senato.
Segnali politici, li definiscono dalle parti della war room del capo del governo, che sa che non possono bastare ma che spera siano i primi passi di un percorso che possa confermarlo in sella.
Un esponente del governo a metà  mattina conta il pallottoliere: “Siamo a 157 – dice profetico – poi   siamo nelle mani di Conte”.
Il presidente del Consiglio lavora alla costruzione di un gruppo, almeno una decina di elementi, che possa sostituire Italia viva organicamente nella maggioranza. Sa che un ritorno a Renzi sarebbe cosa affatto sgradita a un buon pezzo sia del Pd sia dei 5 stelle, decisi in ultima istanza a non sacrificare la legislatura immolandosi per lui, e sa che un ritorno sulle geometrie giallorosse probabilmente significherebbe dire addio a Palazzo Chigi e lasciare spazio a un nuovo premier.
Per questo la speranza è che attorno a quei pochi “responsabili” provenienti dalle fila dell’opposizione si possa coagulare un’operazione più ampia.
Si guarda sempre nella stessa direzione, verso l’Udc, che continua a rimanere nel centrodestra ma con segnali di sbandamento (“Oggi voto no, domani mai dire mai”, il messaggio in bottiglia di Paola Binetti) e con il quale la trattativa è aperta, come confermano diverse fonti di maggioranza, al punto che si rincorrono le voci incontrollate di contatti fra lo stesso Conte e il segretario dello scudocrociato, Lorenzo Cesa.
Dice un esponente M5s dell’esecutivo che “l’ambizione di Conte è quella di creare le condizioni affinchè i tre dell’Udc si stacchino, e attorno a loro coagulino un gruppetto di sei o sette senatori con sensibilità  vicine ai popolari europei. Se fai i conti torneremmo su quota 165/166, che è da dove si partiva con Renzi”.
Il sentiero è stretto, Conte lo sa, ma vede il bicchiere mezzo pieno, perchè è l’unico che poteva sperare di imboccare per cercare di allungare la partita, di guadagnare tempo nella trattativa, incassando il sì di un elemento chiave nelle mosse future della scacchiera, quello di Riccardo Nencini, senatore del Psi fino ad oggi nel gruppo di Italia viva.
Quando scada il gong è complicato a dirsi. Ma l’occhio attento del Colle e un robusto pezzo di maggioranza che non è disposto a concedere un credito illimitato al premier hanno già  fatto partire il conto alla rovescia.
I primi passi saranno quello di riferire a Sergio Mattarella le proprie valutazioni, e di convocare un vertice di maggioranza, in cui esaminare la situazione. La crisi continua.

(da agenzie)

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LA PATTUGLIA DEI RESPONSABILI; CHI SONO I SENATORI DA IERI IN MAGGIORANZA E CHI STA PER AGGIUNGERSI

Gennaio 20th, 2021 Riccardo Fucile

ESPONENTI CENTRISTI IN MOVIMENTO

Sono 3 i senatori che han votato in dissenso rispetto alla linea del proprio gruppo parlamentare: Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin di Forza Italia e Riccardo Nencini di Italia Viva-Psi. Ma prossimamente altre forze potrebbero entrare in gioco
Al Senato la fiducia è passata con 156, 140 no e 16 astenuti. Mentre molti osservatori ed esperti erano concentrati sulle possibili mosse personali di esponenti centristi di Italia Viva, di Azione, dell’Udc, del Gruppo Misto e degli ex pentastellati, a sorprendere molti ci han pensato gli esponenti di Forza Italia.
Fondamentalmente sono 3 i senatori che han votato in dissenso rispetto alla linea del proprio gruppo parlamentare: Mariarosaria Rossi e Andrea Causin di Forza Italia e Riccardo Nencini di Italia Viva-Psi.
Che la coalizione di centrodestra avesse qualche problema interno era forse percepibile dalle continue riunioni convocate sfruttando ogni possibile spiraglio di pausa durante la due giorni in Parlamento e, escludendo per ovvie ragioni Lega e Fratelli d’Italia, gli unici nodi possibili potevano sussistere solo nell’ala forzista.
A innescare la miccia è stata l’onorevole Renata Polverini che ha deciso di porre il suo voto di fiducia nell’esecutivo alla Camera e di tagliare, senza troppe discussioni, i rapporti con gli azzurri. Ma anche il voto a Palazzo Madama non è stato da meno, riservando sorprese che non erano state messe in conto.
Inizialmente circolavano voci su un possibile voto a favore dell’esecutivo da parte della senatrice Anna Carmela Minuto, più o meno irreperibile per lunghe ore assieme a Barbara Masini e alla collega Laura Stabile.
Ma ancora ieri il loro voto è stato fedele alla linea del partito. Tuttavia, se l’addio di Andrea Causin era già  nell’aria da qualche tempo, il suo voto di fiducia a Giuseppe Conte ha rappresentato la mera formalizzazione del suo strappo.
Ma la vera e propria sorpresa è stato il voto di fiducia espresso dall’ormai ex braccio destro di Silvio Berlusconi, l’onorevole Mariarosaria Rossi.
Rossi era difatti considerata la fedelissima del Cavaliere, dopo aver ricoperto ruoli chiave in Forza Italia. Tesoriera di partito, assistente, consigliera e chiamata spesso “badante” di Silvio Berlusconi, indagata per falsa testimonianza nel processo Ruby Ter e ospite abituale alle cene ad Arcore, l’onorevole Rossi ha creato uno strappo netto, inaspettato, deciso. Un segnale che tuttavia apre, ancora una volta, perplessità  su quello che sarà  il futuro di Forza Italia e sui malumori interni che continuano a susseguirsi da anni.
Basti pensare all’addio di Giovanni Toti nell’agosto del 2019, o al passaggio da Forza Italia al Pd dell’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin.
C’è poi il voto all’ultimo minuto, come quello di Lello Ciampolillo, del socialista Riccardo Nencini che ha deciso di non astenersi come gli altri esponenti 16 esponenti di Italia Viva, ma di votare la fiducia a Conte.
I voti a sostegno dell’esecutivo sono poi arrivati da alcuni esponenti del Gruppo Misto. Tra loro l’ex pentastellato Gregorio De Falco, che ha deciso di votare la fiducia per «soccorrere la maggioranza per «scongiurare intoppi nella lotta al Covid e alla campagna vaccinale».
Stesso discorso per l’ex M5s Luigi Di Marzio, che, «da medico», avrebbe ritenuto «irresponsabile» non dare il proprio appoggio a un esecutivo durante una pandemia. Anche l’ex pentastellato Saverio De Bonis, ormai spostatosi nel Maie, si è speso per non far crollare il governo: «In questa crisi c’è la casa in fiamme e noi siamo i vigili del fuoco».
A questa compagine di «volenterosi» e «responsabili» si è unita, come già  apertamente dichiarato in precedenza, l’onorevole Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella.
E l’Udc? Malgrado i richiami nei discorsi del premier hanno deciso di non porre la fiducia anche se, come dichiarato da Paola Binetti, «oggi no, ma domani è un altro giorno».
Insomma, una finestra aperta che potrebbe collegarsi a quella lasciata aperta da Goffredo Bettini, braccio destro di Nicola Zingaretti che dinanzi ai nodi delle formazioni delle commissioni parlamentari che verrebbero a mancare a causa del mancato supporto di Italia Viva, apre: «Vabbè, poi allarghiamo».

(da Open)

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