Gennaio 21st, 2021 Riccardo Fucile
SI GUARDA AI RENZIANI INDECISI E SI SPERA IN UN “EFFETTO ROSSI” IN FORZA ITALIA
Renato Schifani parla di “sirene che fanno breccia” tra i senatori di Forza Italia. Andrea Causin, uno dei due azzurri che ieri ha dato fiducia al governo, sarebbe stato direttamente a colloquio a Palazzo Chigi con il premier, e parla di una dozzina di suoi colleghi che stanno seriamente valutando il da farsi.
Tiziana Drago, ex M5s ora nel gruppo Misto, parla di “stalking” per votare la fiducia. All’Udc è stato assicurato un posto in Consiglio dei ministri, al Psi almeno un sottosegretariato con deleghe importanti, alcuni senatori di Italia Viva sono stati blanditi con la promessa di un seggio blindato nel 2023.
L’intenzione di Giuseppe Conte, condivisa con la sua maggioranza in tre ore di vertice per fare il punto, è chiara: allargare la maggioranza di governo. L’ambizione è quella di farlo attraverso un gruppo strutturato, una dozzina di elementi, che possa sostituire organicamente Italia Viva in maggioranza e garantire al Quirinale una navigazione tranquilla fino a fine legislatura.
“L’obiettivo – confida un ministro – è quota 167, una decina in più di ieri, in modo da avere un margine anche senza i senatori a vita”. Alla Camera Bruno Tabacci “ha sistemato tutto”, come dice un esponente di maggioranza, con un contenitore che sta raccogliendo transfughi e contenti e in cui dovrebbe confluire anche Renata Polverini.
Il problema è al Senato..
Da Forza Italia non arriverà una mano, non “autorizzata” da Silvio Berlusconi, almeno. Ma a Palazzo Chigi sono convinti che “l’effetto Maria Rosaria Rossi” ha scosso l’ambiente, e che due o tre senatori sarebbero seriamente tentati di traslocare in maggioranza.
Un capitolo a parte è quello di Italia Viva. È significativa la risposta di uno di quei senatori considerati incerti sullo strappo portato a termine da Matteo Renzi allorchè ieri si sono sparse le voci di un voto contrario alla fiducia: “La linea è quella dell’astensione. Se si vota contro, liberi tutti”.
Spiega uno dei gestori del suk: “Sappiamo che sono almeno quattro o cinque quelli di Italia Viva che hanno seguito Renzi con la prospettiva di riaprire poi il discorso con la maggioranza. Ma che non lo seguirebbero fino in fondo, uno di loro mi ha detto: non potrei votare contro il governo”. Il pressing è forsennato. Ma anche qualora tutte le caselle andassero al loro posto, con sette/otto nuovi ingressi la maggioranza assoluta, al netto dei senatori a vita, sarebbe risicatissima.
Ecco che diventa fondamentale l’Udc. Perchè lo scudo crociato potrebbe mettere a disposizione un bagaglio di relazioni, una peculiare forza attrattiva nella galassia popolare, e soprattutto quel simbolo senza il quale per le regole di Palazzo Madama il gruppo non si può formare.
Sul piatto un ministero, l’Agricoltura, o i Trasporti scorporato dalle Infrastrutture, forse un sottosegretariato. I democristiani al momento non cedono, ma trattano. Una delle condizioni poste sono le dimissioni di Conte e un terzo governo guidato dallo stesso premier, un segnale di discontinuità necessario a giustificare il trasloco, ma di dimissioni al momento il premier non vuol sentir parlare. Un altro ministero è a disposizione dei “costruttori”, con la casella della Famiglia rimasta scoperta, e un sottosegretariato è dato in direzione Nencini.
Il tempo è tiranno. Conte spinge affinchè la partita, se non chiudersi, si delinei per larghi tratti entro mercoledì della prossima settimana, quando si voterà la relazione annuale sulla giustizia sulla quale Renzi ha già annunciato il voto contrario di Iv. “Matteo sta tenendo buoni i suoi, almeno fino ad allora non ci saranno incidenti, perchè il suo obiettivo è rimasto sempre lo stesso, un nuovo governo con la stessa maggioranza”.
Conte sa che in quell’equazione lui non è compreso, ha bisogno in fretta di un nuovo patto di legislatura, nuove priorità , un nuovo progetto che possa oggi essere attrattivo per chi fino a ieri gli si opponeva. E di un gruppo al Senato
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 21st, 2021 Riccardo Fucile
IL VECCHIO ACCORDO BILATERALE CHE PERMETTEVA DI RIPORTARE IN SLOVENIA I RICHIEDENTI ASILO VIOLA LA COSTITUZIONE E LA CARTA EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO
“La prassi adottata dal ministero dell’Interno in attuazione dell’accordo bilaterale con la Slovenia è
illlegittima sotto molteplici profili”. Non sono le parole di un’associazione che tutela i diritti dei migranti o di una delle tante ong che denuncia da mesi violenze e soprusi sulla rotta balcanica.
Questa volta a dirlo, o meglio, a scriverlo in un’ordinanza a suo modo storica e che farà giurisprudenza, è una giudice della Repubblica. E’ il primo pronunciamento di questo tipo.
Un durissimo atto d’accusa che porta l’intestazione del “Tribunale ordinario di Roma – Sezione diritti della persona e immigrazione” e la data del 18 gennaio 2021. Con le riammissioni informali sul confine italo-sloveno, che si tramutano in un respingimento a catena fino alla Bosnia, il governo italiano sta violando contemporaneamente la legge italiana, la Costituzione, la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e persino lo stesso accordo bilaterale.
La storia di Mahmood
L’ordinanza emessa dalla giudice Silvia Albano è l’esito di un procedimento cautelare d’urgenza. Il pakistano Mahmood contro il ministero dell’Interno. Nel ricorso presentato ad ottobre dagli avvocati dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) si chiedeva al Tribunale “di accertare il diritto del signor Mahmood a presentare domanda di protezione internazionale in Italia”.
La storia di questo 27 enne non è diversa da quella di migliaia di migranti che partecipano al Game, come nei campi profughi della Bosnia è stata beffardamente ribattezzata la pericolosa traversata dei boschi croati e sloveni.
A metà del luglio scorso Mahmood raggiunge la frontiera di Trieste dopo il viaggio lungo rotta balcanica durante il quale ha subito violenze e trattamenti inumani, provati da una serie di fotografie che ha messo a disposizione del magistrato.
E’ fuggito dal Pakistan “per le persecuzioni a causa del mio orientamento sessuale”. Giunto in Italia insieme a un gruppo di connazionali, è rintracciato dagli agenti di frontiera e portato in una stazione di polizia italiana.
“Minacciato coi bastoni dalla polizia italiana”
Nel suo ricorso Mahmood sostiene di aver chiesto esplicitamente ai poliziotti l’intenzione di presentare la domanda di protezione internazionale. Richiesta del tutto ignorata. La sua testimonianza, evidentemente ritenuta attendibile dalla giudice Albano, prosegue col racconto di quanto accaduto all’interno e nelle vicinanze della stazione di frontiera.
Si legge nell’ordinanza: “Gli erano stati fatti firmare alcuni documenti in italiano, gli erano stati sequestrati i telefoni ed erano stati ammanettati. Poi sono stati caricati su un furgone e portati in una zona collinare e intimati, sotto la minaccia di bastoni, di correre dritti davanti a loro, dando il tempo della conta fino a 5. Dopo circa un chilometro erano stati fermati dagli spari della polizia slovena che li aveva arrestati e caricati su un furgone”. Da lì in poi il suo destino del pakistano è segnato: riportato nell’affollato campo bosniaco di Lipa, ha dormito alcune notti in campagna, infine ha trovato rifugio in un rudere a Sarajevo.
Il Viminale non poteva non sapere
Secondo il Tribunale di Roma ci sono tre solide ragioni per ritenere illegali le riammissioni in Slovenia. La prima. Avvengono senza che sia rilasciato alcun pezzo di carta legalmente valido.
“Il riaccompagnamento forzato – scrive Albano – incide sulla sfera giuridica degli interessati quindi deve essere disposto con un provvedimento amministrativo motivato impugnabile innanzi all’autorità giudiziaria”.
La seconda attiene al rispetto della Carta dei diritti fondamentali, che impone la necessità di esame individuale delle singole posizioni e vieta espulsioni collettive. E’ uno dei passaggi più significativi dell’ordinanza. “Lo Stato italiano non avrebbe dovuto dare corso ai respingimenti informali. Il ministero era in condizioni di sapere, alla luce dei report delle Ong, delle risoluzioni dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati e delle inchieste dei più importanti organi di stampa internazioanale, che la riammissione in Slovenia avrebbe comportato a sua volta il respingimento in Bosnia nonchè che i migranti sarebbero stati soggetti a trattamenti inumani”.
Infine la terza ragione, che sbriciola la posizione ufficiale del Viminale, rappresentata al Parlamento dal sottosegretario Achille Variati durante un question time in cui è stato affermato che le riammissioni si applicano a tutti, anche a chi vuol presentare domanda di asilo. Scrive invece la giudice: “Non si può mai applicare nei confronti di un richiedente asilo senza nemmeno provvedere a raccogliere la sua domanda, con una prassi che viola la normativa interna e sovranazionale e lo stesso contenuto dell’Accordo bilaterale con la Slovenia”.
La condanna
Per queste tre ragioni, il Viminale è condannato a prendere in esame la domanda di asilo di Mahmood, consentendogli l’immediato ingresso nel territorio italiano, e a pagare le spese legali.
E’ la vittoria di Gianfranco Schiavone, componente del direttivo Asgi e presidente del Consorzio italiano di Solidarietà , che da mesi denuncia quanto sta accadendo sul confine italo-sloveno. Nel 2020 le riammissioni informali sono state circa 1.300. E’ la vittoria soprattutto delle due legali che hanno presentato il ricorso e sostenuto la causa, Anna Brambilla e Caterina Bove. “Siamo molto soddisfatte della pronuncia”, commenta Brambilla. “Alla luce di questa ordinanza si devono interrompere subito le riammissioni informali in Slovenia perchè sia garantito l’accesso al diritto di asilo”.
(da “La Repubblica”)
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Gennaio 21st, 2021 Riccardo Fucile
PIU’ RISALTO A LADY GAGA CHE AL GIURAMENTO… NON SOPPORTANO CHE ABBIA BATTUTO IL GRANDE CRIMINALE SOVRANISTA… QUESTIONE DI TEMPO, POI TOCCA A TUTTI
C’è persino Il Tempo che — pur di minimizzare sulla notizia dell’insediamento di Joe Biden come 46° presidente degli Stati Uniti d’America — sottolinea la performance di Lady Gaga che, poco prima del giuramento, ha cantato l’inno americano direttamente da quello che può essere definito il palcoscenico di Capitol Hill.
Altre testate — come il più moderato Il Giornale -, pur concedendo uno spazio rilevante nella prima pagina, non mancano di sottolineare come il discorso di Joe Biden sia stato «divisivo».
Eppure, il nuovo presidente ha fato più volte appelli all’unità e ha affermato di impegnarsi per essere considerato il presidente di tutti.
Insomma i giornali sovranisti su Biden oggi scelgono le vie traverse per parlare di un evento che — comunque la si pensi — può essere considerato storico.
Libero, invece, sceglie volutamente di non dare alcuno spazio alla notizia in prima pagina. Come se a Washington, ieri, non fosse successo proprio niente.
La Verità di Maurizio Belpietro, al contrario, riserva uno spazio della prima, in basso a sinistra. Ma quasi non dà rilevanza all’insediamento di Biden: preferisce concentrarsi sull’addio di Donald Trump alla Casa Bianca.
A colui «che ha portato ricchezza negli Usa e un po’ di pace nel mondo». Statista, economista e pacificatore.
Immagini che stridono, soprattutto se paragonate alle scelte degli altri principali quotidiani italiani: nonostante la crisi di governo ancora in tutto il suo svolgimento, infatti, Repubblica e il Corriere — in linea con tutti i principali quotidiani del mondo — propongono le foto a tutta pagina del giuramento di Joe Biden e di Kamala Harris. Le notizie, i commenti, le analisi.
Dalla stampa sovranista, invece, sembra sia stata avviata una vera e propria opera di rimozione. Sempre per la serie: raccontare un’altra realtà . Che molto spesso non esiste.
(da Giornalettismo)
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Gennaio 21st, 2021 Riccardo Fucile
IL GIORNALE RIVELA: “RENZI E SALVINI SI SONO SENTITI PIU’ VOLTE AL SENATO PER FAR CADERE CONTE”… “NECESSITA’ DI APRIRE UN VERO E PROPRIO VIETNAM AL SENATO”…ODDIO, PIU CHE DELLA TEMPRA DEI VIETCONG HANNO QUELLA DEGLI UOMINI DI PANZA
Secondo il Giornale, il quotidiano della famiglia Berlusconi, nelle scorse ore in Senato è “nato l’asse
fra i due Matteo”. Ovvero tra Matteo Renzi e Matteo Salvini, un’intesa che si fonda sicuramente sul nemico comune Giuseppe Conte, ma che sembra poter andare oltre.
Quelli che fino a questo momento erano stati solo sospetti, vengono confermati da alcune fonti del centrodestra e di Italia viva stessa al giornalista Adalberto Signore. Nelle ore più concitate a Palazzo Madama insomma, in attesa del voto di fiducia, Renzi e Salvini si sono sentiti al telefono più volte.
L’obiettivo sarebbe stato quello di “un’azione coordinata” tra Lega e Italia viva. Matteo Renzi ha infatti valutato tutte le opzioni, anche quella di votare contro la fiducia e quindi di rischiare di far cadere l’esecutivo.
Una strada sulla quale si è confrontato, scrive sempre il Giornale, proprio con Matteo Salvini al telefono e che ha deciso di scartare dopo aver visto, nel corso della prima chiama per il voto, che comunque non avrebbe avuto i numeri necessari per far saltare tutto.
Ma l’asse è appena nato e i due leader, da una parte il segretario del Carroccio e dall’altra l’ex premier, avrebbero convenuto, è sempre la ricostruzione del quotidiano di Berlusconi, “sulla necessità di aprire un vero e proprio Vietnam al Senato”, a partire dai lavori in Commissione.
Se infatti Lega e Italia viva si accordassero per fare opposizione alla maggioranza, le cose potrebbero complicarsi per il governo Conte, ma il piano funziona al momento solo sulla carta: i gruppi di Iv sono formati da parlamentari eletti per la maggior parte con il Partito democratico e non è per niente scontato che accettino di diventare i nuovi alleati dei sovranisti.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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