Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
“SE CONTE VUOLE UNIRE I PICCOLI SOGGETTI CHE STANNO AL CENTRO, IO CI SONO”
Paola Binetti ha votato No all’ultima fiducia al Governo di Giuseppe Conte, annunciando che le
cose potrebbero cambiare. Al Messaggero la senatrice Udc sembra aver maturato la convinzione di sostenere l’esecutivo, perchè bisogna “fare di tutto”, spiega, perchè la legislatura non finisca anzitempo.
“Il Governo attuale può fare due scelte: o una captatio benevolentiae verso Italia Viva, o guardare al centro”. Se Conte guarda al centro “non trova una prateria vuota, c’è già l’Udc”.
Secondo Binetti il premier “deve capire se la sfida che vuole assumere è quella di aggregare questa miriadi di piccoli soggetti che stanno al centro. Se questa fosse la sfida, mi vedrebbe interessata”. Assicura di non essere stata contattata da Conte, o da qualcuno a nome di Conte, o da alte sfere vaticane, nè le è stato offerto un Ministero.
Sull’indagine a Lorenzo Cesa, Paola Binetti esprime il dispiacere e la solidarietà al collega di partito. “Detto questo – aggiunge – porca miseria, era un momento dei più inopportuni”.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
“PER MEDICI, INFERMIERI E PERSONALE SANITARIO IL VACCINO DEVE ESSERE OBBLIGATORIO”
Lo ha detto ieri sera a “Piazza Pulita” Gino Strada, fondatore di Emergency, ospite in collegamento di Corrado Formigli per parlare di tutti i temi più caldi del momento, dal dramma umanitario dei migranti lungo la rotta balcanica alle code infinite di poveri nella sua Milano, dalla sanità pubblica al piano vaccinale. Ed è proprio su questo tema che Strada ha preso una posizione nettissima.
“È bellissimo parlare di informazione, persuasione, ma ci vuole tempo e noi il tempo non lo abbiamo. Se non si vaccina una persona normale, è un danno e un rischio per la società intera. Se non si vaccina un medico, è un rischio doppio, perchè se quella persona si prende il Covid poi non è piu in grado di curarne altri. Per cui io sarei molto più chiaro e tranchant: quando si parla di vaccino, deve valere una regola molto semplice: che per i medici, gli infermieri e il personale sanitario il vaccino deve essere obbligatorio. E, se uno non vuole vaccinarsi, viene sospeso.”
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
FDI RADDOPPIA L’INCASSO, A ITALIA VIVA 726.000 EURO
Oltre 18 milioni di euro. È questa la cifra a cui ammonta il totale del 2 per mille destinato ai partiti
dai cittadini italiani.
A rendere noti i dati è stato il ministero dell’Economia e delle Finanze e si riferiscono ai redditi 2019 compilati nelle dichiarazioni del 2020.
In base al dossier del Mef risulta che un milione e trecentosettantuno mila contribuenti hanno versato 18,9 milioni di euro ai partiti e in vetta alla classifica spicca il Pd.
La formazione politica del segretario Nicola Zingaretti ha ricevuto in “donazione” dai cittadini italiani 7,428 milioni di euro staccando notevolmente la Lega, seconda in classifica. Sebbene infatti i dem quest’anno con il 2 per mille abbiano incassato circa un milione in meno di euro (lo scorso anno erano sugli 8,437 mln), staccano comunque il Carroccio di circa cinque milioni di euro.
La Lega di Matteo Salvini ha infatti incassato 2,358 milioni di euro (contro i 3 milioni dello scorso anno), mentre al terzo posto dei partiti più amati dai contribuenti c’è Fratelli d’Italia: per Giorgia Meloni e i suoi con il due per mille sono arrivati 2,196 milioni di euro, cifra in questo caso in crescita se si confronta con il dato dello scorso anno, che era di 1,168 milioni.
Il partito di Matteo Renzi compare quest’anno per la prima volta in classifica e i contribuenti hanno destinato a Italia viva 726 mila euro.
“Circa 500mila cittadini hanno scelto di devolvere il 2 per mille della propria dichiarazione dei redditi al Partito democratico, li ringraziamo tutti. E’ un traguardo importante perchè conferma come il Pd è sostenuto dai cittadini e dai propri elettori”, commenta il tesoriere dei dem Walter Verini. “Non si tratta certamente di una gara – aggiunge – tuttavia è fondamentale constatare che il Pd, non solo è di gran lunga il partito pù sostenuto, ma ottiene, ancora una volta circa il 40% delle sottoscrizioni dei cittadini”. Un segnale importante, dice Verini, che conclude: “Questo risultato carica il Pd di una grande responsabilità , quella cioè di impegnarci sempre di più per una politica trasparente, per un partito aperto alla societò , in grado di rispondere quotidianamente ai bisogni del Paese”.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
IL VIROLOGO: “TRUMP PARLAVA SENZA PROVE SCIENTIFICHE, CON BIDEN TRASPARENZA E ONESTA'”
Dopo mesi di fake news e notizie lanciate senza fondamento da Donald Trump sulla cura contro il Coronavirus, Anthony Fauci può finalmente svolgere il suo lavoro a pieno
Il virologo ha parlato dell’esperienza con l’ex presidente Usa Donald Trump e della nuova Amministrazione Biden, dell’impegno alla “completa trasparenza e onestà “.
“L’idea che si possa salire qui, parlare di ciò che si sa, di quello che sono le prove e la scienza – ha detto il virologo nel briefing di ieri alla Casa Bianca – è una sorta di sensazione liberatoria”.
“Posso dirvi che non mi piace affatto trovarmi in una situazione di contraddittorio con il presidente – ha aggiunto – Era ben chiaro che c’erano cose che venivano dette riguardo alcune cose, come l’idrossiclorochina e altre cose del genere, che erano imbarazzanti perchè non basate su prove scientifiche”.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
RESPINTA L’INGIUNZIONE DEL SOCIAL SOVRANISTA: NEL CONTRATTO SI INDICA CHE SI DEVONO RIMUOVERE CONTENUTI CHE INCITANO ALLA VIOLENZA E PARLER NON L’HA FATTO
Da Washington arriva un primo tassello fondamentale per quel che riguarda il caso Parler e la
rimozione del social sovranista dai server di Amazon.
Un giudice federale del Distretto Ovest ha respinto la richiesta di ingiunzione presentata da John Matze — Ceo di Parler — nei confronti di AWS (Amazon Web Services) dopo quanto accaduto all’indomani dei fatti di Capitol Hill.
Si tratta di un primo passo di una battaglia legale che proseguirà . Allo stesso tempo, però, è un tassello fondamentale per l’attualità : con questa decisione del giudice, infatti, il servizio di hosting non sarà obbligato a ripristinare sui propri server il social sovranista
Nella giornata di ieri Barbara Rothstein — giudice federale del Distretto Ovest di Washington — si è pronunciata respingendo la richiesta di ingiunzione presentata nei giorni scorsi dal Ceo John Matze, come spiega la CNN. E i motivi sono noti ed evidenti, oltre a esser stati pubblicamente segnalati da AWS al momento della rescissione dell’accordo: la piattaforma non ha fatto nulla per rimuovere i contenuti violenti — e di istigazione alla violenza — pubblicati all’interno del social (grande protagonista nell’organizzazione dei fatti di Capitol Hill del 6 gennaio scorso).
Un’evidenza che ha portato il giudice federale a respingere la richiesta di ingiunzione presentata da Parler che, con questa mossa, puntava almeno a un ritorno temporaneo online in tutte le sue funzioni. I contratti — pubblici — del servizio di cloud hosting fornito da Amazon attraverso AWS, però, parlano chiaro: attraverso i loro server non si possono pubblicare contenuti violenti e che incitino alla violenza.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
“IDEOLOGIA NEONAZISTA, VOLEVA UNA STRAGE COME A UTOYA”… PERQUISIZIONI IN VARIE CITTA’… ACCUSATO DI ISTIGAZIONE A DELINQUERE PER DISCRIMINAZIONE RAZZIALE
La polizia ha arrestato un giovane savonese nell’ambito di un’operazione antiterrorismo in ambienti della destra radicale contigui al terrorismo di matrice suprematista. L’indagato — di 22 anni — è accusato di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo nonchè di aver svolto azione di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale aggravata dal negazionismo. Sono in corso anche 12 perquisizioni nei confronti di persone vicine al 22enne nelle città di Genova, Torino, Cagliari, Forlì-Cesena, Palermo, Perugia, Bologna e Cuneo.
L’operazione antiterrorismo della polizia è diretta in particolare ad ambienti della destra radicale contigui al terrorismo di matrice suprematista. L’attività investigativa, diretta dalla procura di Genova, è condotta dalle Digos di Genova e Savona e dal Servizio per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo Interno della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione-UCIGOS.
L’inchiesta
Gli investigatori della polizia hanno accertato che il giovane insieme ad altri coetanei, aveva costituito un’organizzazione – denominata “Nuovo Ordine Sociale” – di matrice nazionalsocialista, finalizzata al reclutamento di altri volontari e alla pianificazione di atti estremi e violenti a scopo eversivo. “Nello specifico, tramite piattaforme di messaggistica, l’arrestato, appassionato ed esperto di armi e oggettistica “militaria”, teneva i contatti, diretti o in appositi gruppi, con altri soggetti attestati sulle medesime posizioni ideologiche — si legge in un comunicato della Digos — Ha collaborato con altri sodali alla redazione ed alla successiva diffusione sul web di documenti di chiara matrice neonazista e antisemita nei quali, fra l’altro, si incita apertamente alla rivoluzione violenta contro ‘lo Stato occupato dai sionisti’ ed alla eliminazione fisica degli ebrei”.
Collegamenti ideologici con il suprematismo statunitense: secondo gli inquirenti, il ventiduenne “si è ispirato al sodalizio suprematista statunitense AtomWaffen DIVISION ed alle Waffen-SS naziste. In tale ambito ha creato specifiche chat aventi il fine di svolgere propaganda ed istigazione alla violenza per motivi di discriminazione razziale. In varie conversazioni si è definito quale appartenente alla corrente ‘INCEL’, manifestando profondo astio nei confronti del genere femminile”.
Fra gli obiettivi del giovane figurava anche “il compimento di azioni terroristiche di matrice suprematista analoghe a quelle realizzate nel 2011 e nel 2019 rispettivamente a Utoya (Norvegia) e Christchurch (Nuova Zelanda), la cui esaltazione frequentemente ricorre nelle conversazioni tra i membri del gruppo. In varie chat analizzate erano altresì presenti istigazioni alla commissione di atti di violenza estremi anche sacrificando la propria vita, incoraggiando lo “school shooting” o il “day of the rope”.
(da “il Secolo XIX)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
TABACCI: “INEVITABILI SE MAGGIORANZA NON SI RAFFORZA”…DOPO IL CASO CESA SI ALLONTANA L’IPOTESI DI UNA ENTRATA DEI CENTRISTI NELLA MAGGIORANZA… NEL CENTRODESTRA SI SMARCANO CARFAGNA, ZAIA E TOTI: “GOVERNO ISTITUZIONALE DI LARGHE INTESE”
La “bomba” Udc, dopo la notizia del coinvolgimento dell’ormai ex segretario Udc Lorenzo Cesa in
un’inchiesta per ‘ndrangheta, piomba sulle trattative di governo a un passo dalla chiusura.
Per Giuseppe Conte la partita sembrava avviata verso la conclusione, con la fase due del piano già impostata: entro lunedì sarebbe dovuto avvenire lo stacco dello Scudo crociato da Forza Italia, per dar vita a quel contenitore politico di centro in cui tenere insieme socialisti, liberali e democristiani. Da lì, poi, sarebbe nato il suo partito futuro. Ma la trattativa ora rischia di bloccarsi.
Sul punto Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista sono stati chiari: “Mai il M5S potrà aprire un dialogo con soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”. Viceversa i cinquestelle, mentre chiudono la porta a Matteo Renzi, lasciano uno spiraglio aperto per i parlamentari di Iv, con i quali “si è sempre lavorato bene”, come sottolinea il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa.
Per aggirare l’ostacolo, a Conte resta ancora la carta Pd. Il partito di Nicola Zingaretti, infatti, sta incessantemente corteggiando i senatori renziani che a settembre del 2019 uscirono dal gruppo dem per seguire l’ex segretario in Italia viva. Intanto i senatori e deputati di Iv escono con una nota congiunta, in cui auspicano una “soluzione politica che abbia il respiro della legislatura”.
Ma al tempo stesso si riaffaccia l’ipotesi elezioni, prefigurata sia dai “tessitori” centristi come Bruno Tabacci, sia dallo stesso Pd, con il sottosegretario Andrea Martella che oggi afferma di non temere le urne.
Il fine settimana, dunque, si preannuncia di grandi manovre, a tutte le latitudini. Perchè anche il centrodestra si muove. Non solo con il colloquio dei tre leader, Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, al Colle, durante il quale hanno ribadito al capo dello Stato che “con questo Parlamento è impossibile lavorare”.
Ma soprattutto per la mossa di Mara Carfagna, che dando ragione a Giovanni Toti e Luca Zaia, “nella drammatica crisi sanitaria ed economica che stiamo vivendo” vede come “sola prospettiva patriottica in questo momento” un “governo di salvezza nazionale, con una guida autorevole e un sostegno largo, nel quale tutti remino nella stessa direzione”.
(da agenzie)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
COSTRETTA A LICENZIARE E TROVARE UNA SEDE PIU’ MODESTA: DENTRO LA CRISI DEL RASSEMBLEMENT NATIONAL
Nonostante l’anniversario dei primi dieci anni alla guida del Rassemblement National che ricorre in questi giorni, Marine Le Pen non ha molto da festeggiare.
La sua formazione sovranista e antisistema è sepolta da una montagna di debiti, che alla fine del 2018 ammontavano a 24,4 milioni di euro. E proprio seguendo l’esempio di una delle tante multinazionali straniere spesso indicate come il nemico da combattere, il partito si ritrova a dover licenziare per riuscire a sopravvivere.
A fare le spese del piano di ristrutturazione sono quattro dipendenti del servizio di comunicazione, che secondo quanto annunciato dalla dirigenza verrà esternalizzato.
A questo si aggiungono due prepensionamenti che non saranno sostituiti. Secondo Le Figaro, che ha dato in anteprima la notizia, il partito della Le Pen dovrebbe ridimensionare il suo organico tagliando complessivamente una decina di teste, per arrivare a meno di 30 dipendenti.
La formazione non è nuova a problemi finanziari, visto che nel giugno dello scorso anno è riuscita a rinegoziare le modalità per saldare un debito da 9 milioni di euro contratto presso una banca russa, la Forst Czech Russian Bank, in seguito fallita e passata nelle mani della società Aviazaptchast, specializzata in componenti militari.
La riduzione del personale, però, non è l’unica mossa prevista per diminuire i costi. La storica sede di 2mila metri quadrati situata nel feudo di Nanterre, alle porte di Parigi, con tanto di statua dorata di Giovanna d’Arco all’entrata, è diventata un lusso insostenibile. Così, mentre negli uffici si cominciano a fare i cartoni, il braccio destro della Le Pen, l’eurodeputato Jordan Bardella, ha lanciato le ricerche per un locale più modesto, possibilmente nel centro di Parigi.
Al di là delle ragioni economiche, il trasloco contribuisce all’operazione di restyling lanciata ormai diversi anni fa dalla leader, che cerca di reinventarsi per l’ennesima volta dopo la sconfitta incassata alle ultime presidenziali del 2017.
Ormai sembrano essere ormai lontani i tempi del Front National (nome cambiato nel 2018) del padre Jean-Marie, che intanto si è risposato a 92 anni senza neanche invitare le figlie.
In questo periodo di crisi provocata dal coronavirus Marine Le Pen ha tenuto un profilo relativamente basso, lasciando il presidente Emmanuel Macron gestire una situazione senza precedenti.
Niente dichiarazioni complottiste, toni contenuti e posizioni moderate: un atteggiamento in apparenza responsabile, ma che in realtà ha seguito la curva dell’opinione pubblica evitando così strattonamenti rischiosi. Come sui vaccini, visti con diffidenza a dicembre e poi accettati il mese seguente, dopo che nei sondaggi il numero di francesi disposti ad immunizzarsi è salito al 56 per cento.
Ma la strategia per le prossime presidenziali è ancora tutta da definire. Le Pen ha già annunciato la sua prossima candidatura per il 2022, che dovrebbe essere ufficializzata a luglio durante il congresso nazionale a Perpignan. Nell’attesa, il suo partito è al lavoro per scegliere una linea e, soprattutto, evitare gli errori fatti nel 2017.
Da quanto riferisce Paris Match, Le Pen in questo periodo sta incontrando almeno una volta a settimana il gruppo degli “Orazi”, un collettivo creato nel 2016 che vede al suo interno alti funzionari pubblici, capi di impresa ed ex membri di governo.
Tutti rimasti anonimi tranne il loro portavoce, Jean Messiha, che giustifica la discrezione dei suoi colleghi definendola “indispensabile in una società orwelliana come la nostra”. Con questa èlite di consiglieri, la futura candidata dell’estrema destra francese sta cercando una quadra su alcuni temi cruciali. L’euroscetticismo mostrato alle ultime presidenziali si è rivelato fallimentare, così come le posizioni prese su temi economici, troppo vaghe e incomprensibili.
A questi dossier si aggiunge poi il posizionamento del Rassemblement National, che dovrà decidere su eventuali alleanze nel panorama nazionale, mentre resta in agguato Marion Marechal, nipote di Marine, uscita dalla politica ma onnipresente sui media francesi, dove non risparmia frecciatine verso la zia.
Ma la corsa all’Eliseo, si sa, è piena di ostacoli. Prima delle presidenziali del 2022, i francesi dovranno votare per le regionali e le dipartimentali a giugno (se il governo non deciderà di posticiparle un’altra volta a causa della crisi sanitaria).
Un test fondamentale per l’estrema destra francese, che dopo i deludenti risultati delle municipali dell’anno scorso cerca l’effetto “sorpresa” come scrive Le Monde, nel tentativo di aggiudicarsi la prima regione della sua storia.
Il voto locale è da sempre un tallone d’Achille per il partito, che soffre una scarsa presenza a livello locale ad eccezione di alcune zone nel nord della Francia.
Per questo Le Pen sta serrando i ranghi con al speranza di evitare brutte sorprese provenienti dalle fila dei candidati. Secondo quanto riferisce il settimanale L’Express, il partito avrebbe assunto Nicolas Pierron, vice-delegato dipartimentale della Seine-Saint-Denis, con il solo compito di passare al setaccio tutti i candidati per studiare i loro profili ed evitare figuracce come quelle fatte durante la campagna delle dipartimentali nel 2015, segnata da commenti razzisti, omofobi e antisemiti da parte di diversi rappresentanti dell’allora Front National.
L’ennesimo filtro per un partito sempre più simile a quell’establishmente tanto criticato durante i comizi.
(da “Huffingtonpost”)
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Gennaio 22nd, 2021 Riccardo Fucile
TUTTI DELUSI E CONFUSI: “UN FALLIMENTO”, “BASTA, E’ FINITA, CHE FARSA”
Fuori dalla bolla dei media mainstream, che hanno accolto con entusiasmo l’insediamento di Biden
e i suoi richiami all’unità , gli “orfani” dell’ex presidente danno voce a tutta la loro delusione e definiscono Trump «un fallimento»
Doveva essere una giornata all’insegna dell’unità , soprattutto dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio. Joe Biden lo ha ripetuto più volte nel suo discorso di insediamento, dalla promessa di essere il presidente «di tutti gli americani», ai richiami al bipartitismo e l’invito a «rifiutare la cultura in cui i fatti stessi vengono manipolati e persino fabbricati». Ma la narrazione stessa della cerimonia d’insediamento è stata motivo di nuove divisioni. Persino sul Washington Post, Margaret Sullivan ha scritto che la copertura mediatica era «lusinghiera al punto da essere imbarazzante». Per non parlare poi dei media della destra radicale.
Mentre sulla conservatrice Fox News il presentatore Chris Wallace, ha definito il discorso di Biden «il migliore che lui abbia mai sentito» dai tempi di John F. Kennedy, su Breitbart — tra gallery di Melania Trump e articoli sul mancato distanziamento fisico dei partecipanti alla cerimonia — gli editorialisti hanno chiamato lo sforzo di Biden «banale, con zero comprensione della ricca e illustre tradizione dell’oratoria presidenziale». Entrambi però hanno ospitato articoli che criticavano sia gli attacchi a Trump sia i toni adulatori dei media mainstream. Ma il distacco tra le due Americhe si vede ancora più nettamente sui social media e sul web.
QAnon, Proud Boys e gli altri
Mentre nei forum della piattaforma 4Chan c’è chi si lamenta delle politiche «America last» del nuovo presidente — un riferimento all’apertura nei confronti dei Dreamers e degli immigrati “irregolari” — altri gridano al complotto: «La pandemia non è altro che una cosa politica che aveva come obiettivo la frode elettorale», scrive un utente.
Sul servizio di messaggistica Telegram invece l’ex YouTuber d’estrema destra (bannato dalla piattaforma di Google) Nick Fuentes — che ha fatto una sua diretta “alternativa” su Americafirst.live -, condanna «l’insediamento farsa» di questi «malati modaioli che stuprano il Paese».
Ma alcuni tra i principali gruppi di estrema destra, che hanno caratterizzato la stagione elettorale delle presidenziali, come i QAnon dello sciamano Jake Angeli o la milizia dei Proud Boys, sembrano attraversare un momento di smarrimento da quando Trump ha condannato con toni più duri (dopo qualche giorno) l’assalto al Campidoglio e soprattutto non ha tentato di ostacolare l’arresto dei loro membri dopo i fatti del 6 gennaio.
Come scrive il New York Times in una chat privata dei Proud Boys su Telegram, una volta tra i sostenitori più accaniti di Trump, l’ex presidente viene definito «un fallimento». Come se non bastasse, l’insediamento di Biden è stato addirittura accolto con ottimismo: «Almeno questa amministrazione è più onesta rispetto alle proprie intenzioni».
Anche i QAnon, che fino all’altro ieri non esitavano nel considerare Biden un esponente di spicco della setta di satanisti, cannibali e pedofili che controllano Hollywood, Washington e l’intero mondo, e che Trump era stato chiamato a sconfiggere, adesso sono orfani di eroi e brancolano nel buio. Mentre alcuni su Telegram cercano di far quadrare il cerchio sostenendo che lo stesso Biden «fa parte di un piano», altri invece gettano la spugna, sopraffatti dalla delusione: «Basta, è finita, che farsa».
(da agenzie)
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