Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
UNICA REGIA DELL’ALTA FINANZA, SOLITA MANOVALANZA SOVRANISTA CON LO SFASCISTA REAZIONARIO: OBIETTIVO METTERE LE MANI SUI 209 MILIARDI DEL RECOVERY
Attaccare i responsabili e poi aprire le porte a loro per formare un governo di Centrodestra.
L’ex ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio, dice che la Lega è pronta a un esecutivo di Centrodestra (senza passare per il voto) anche con l’appoggio di Matteo Renzi e Italia Viva
Insomma, i costruttori che erano il male del Paese (secondo Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega) perchè a sostegno del governo Conte, ora diventano una fonte dalla quale attingere per la creazione di un nuovo esecutivo, senza restituire (come ripetono da mesi) la parola ai cittadini.
Il mondo è bello perchè è vario. Quindi ora va bene anche un governo di Centrodestra con Renzi.
Gian Marco Centinaio, intercettato dai giornalisti vicino a Montecitorio, ha espressamente aperto a Italia Viva. Una dichiarazione importante alla vigilia dell’inizio delle consultazioni al Quirinale che domani entreranno nel vivo con i primi gruppi parlamentari (dopo l’incontro di oggi tra Sergio Mattarella e i presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico).
Nel video pubblicato da Il Corriere della Sera, l’ex Ministro per le Politiche Agricole parla chiaro: «Siamo disponibili a un governo di centrodestra con chi vuole fare un governo con noi. Con i nostri responsabili. Se Renzi dice di essere un responsabile, sediamoci intorno a un tavolo con Renzi. Se è responsabile, sennò no». Insomma, l’amo è stato lanciato e — prendendo per buona la posizione di Gian Marco Centinaio — venerdì il Carroccio (e tutta la coalizione con Forza Italia e Fratelli d’Italia) potrebbe portare al Quirinale l’ipotesi di un esecutivo di centrodestra con i suoi responsabili. E tra di loro potrebbe esserci anche Renzi (e Italia Viva).
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
UN EVIDENTE CONFLITTO DI INTERESSI TRA CHI FA CADERE UN GOVERNO E CHI VIENE RETRIBUITO DA UN FONDO FINANZIARIO STRANIERO (E DI UN REGIME SANGUINARIO)
Da Italia viva a Italia Riad. In America gli ex presidenti fanno conferenze a pagamento e giocano
molto a golf. Ma non è un caso che lo facciano dopo la fine del loro mandato (dedicarsi alle conferenze, non al golf) perchè è evidente a tutti, soprattutto ai custodi della democrazia e alla stampa americana, che nell’impegno retribuito per un leader c’è un potenziale conflitto di interessi, grande come una casa.
Un principio così semplice, evidentemente, non è chiaro a Matteo Renzi, che non è certo un “ex” — ma come è noto un senatore in carica, che opera in una commissione del Senato come tutti gli altri, che incide sul percorso legislativo — e che è un leader di partito influente (come stiamo vedendo) addirittura sulle sorti di un governo.
Un rappresentante che deve avere indipendenza di giudizio non può essere retribuito, direttamente o indirettamente, da istituzioni legate a Stati stranieri.
E persino sulle relazioni non retribuite è obbligato a fare chiarezza su tutto quello che guadagna e come lo fa.
In nessun paese del mondo un leader o un eletto possono avere potenziali conflitti di interessi, e lo sa bene Gerhard Schrà¶der, che in Germania fu allontanato bruscamente da qualsiasi ruolo (anche solo onorifico) nella Spd, e che vide il suo ex partito prendere clamorosamente le distanze da lui, quando iniziò ad entrare in relazioni professionali con il colosso del gas russo Gazprom.
Schrà¶der era tuttavia un ex cancelliere, ma in quel momento era nei fatti solo un privato cittadino. Renzi, proprio in queste ore, è ancora un leader influente. Uno che — addirittura — prova a decidere il destino di un governo.
Tuttavia, dopo lo scoop di Emiliano Fittipaldi sul Domani, che ha rivelato la presenza di Renzi a Riad proprio nelle ore della crisi, si è entrati nel teatro dell’assurdo, e si è superata qualsiasi barriera di buonsenso.
Gli uffici stampa di Italia viva nelle ultime ore cercano affannosamente di circoscrivere e smentire, con dei veri e propri capolavori dialettici, non la notizia del volo in Arabia Saudita (che ormai è indubbia e non contestata da nessuno) ma il dettaglio sull’entità del compenso percepito (50mila euro) riportata dal giornale diretto da Stefano Feltri.
Il quotidiano invece rilancia, spiegando che Renzi è un membro consultivo dello FII Institute, un organismo controllato dalla famiglia reale: “Per sedere nel board — scrive il Domani precisando il dettaglio — viene pagato fino a 80mila dollari l’anno”.
La fonte del Domani non è qualche malelingua, ma — come spiega Fittipaldi — lo stesso leader di Italia viva.
Ed ecco quindi la nota integrale dell’ufficio stampa, scritta, come si può notare, in punta di penna: “A differenza di ciò che scrive il quotidiano ‘Domani’, Matteo Renzi non era a Riad ‘per una conferenza da 50 mila euro’, ma per un evento internazionale cui partecipano da anni molti esponenti del mondo della finanza, dell’innovazione, della politica mondiale, organizzato dal Fondo Pif”.
Era a Riad, non per una conferenza, dice l’ufficio stampa: ma per un “convegno internazionale” organizzato dall’istituto con cui collabora.
Di fatto, facendo attenzione alle formule, si tratta una rettifica formale. Che forse è ancora più incredibile: Renzi era a Riad per un rapporto più duraturo che supera il singolo evento, dunque, un impegno annuale — legato a più eventi — che deriva dalla sua partecipazione al board che è diretta emanazione della famiglia saudita.
Ma intanto si conferma che ci fosse.
Si capisce l’imbarazzo, anche se questo dettaglio è del tutto irrilevante, dal momento che Renzi ha dichiarato di aver guadagnato un milione di euro nello scorso anno — ha l’obbligo di rendicontare il suo reddito al Senato — ed è evidente che questi guadagni gli arrivano dalla sua attività di conferenziere retribuito.
Tuttavia, prima ancora di entrare nel tema degli emolumenti, il punto più grave secondo me è questo: mentre il Parlamento avrebbe dovuto discutere del decreto ristori, proprio per effetto delle scelte politiche di Renzi veniva inchiodato a discutere della crisi.
E mentre discuteva della crisi, e non dei ristori, per effetto delle scelte politiche di Renzi, l’interessato non c’era perchè era ad una conferenza a Riad.
Convocato per le consultazioni, il leader di Italia viva era costretto a rientrare precipitosamente con un volo, come uno che viene sottratto ad un impegno importante. Ma Matteo Renzi è un senatore della Repubblica pagato dallo Stato italiano per sedere in un emiciclo e rappresentare il suo territorio, non un conferenziere che incidentalmente ha un ruolo onorifico in una delle due Camere dello Stato.
Matteo Renzi inchioda il Parlamento per la crisi, ma lui non c’è. Infine una considerazione politica necessaria — trattandosi di un politico — sul ruolo dell’Arabia Saudita. Un regime sanguinario, misogino, feroce con gli oppositori e confessionale, in cui nessun diritto umano viene rispettato.
Lo sanno bene due leader di statura internazionale, attenti ai temi civili, che hanno rifiutato prebende e proposte di collaborazione da parte dall’Arabia Saudita e delle sue istituzioni: questi personaggi, attenti ai diritti umani, si chiamano Lionel Messi e Cristiano Ronaldo.
Poi ce n’è un altro, di statura diversa, che — evidentemente meno preoccupato del tema dei diritti — ha accettato
(da TPI)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
ESILARANTE: ANCHE GLI ELETTORI DI CENTRODESTRA PREOCCUPATI SE A GESTIRE RECOVERY E PANDEMIA FOSSE LA CORTE DEI MIRACOLI SOVRANISTA
Gli italiani, almeno 4 su 5, sono contrari ad andare subito alle urne, al di là delle loro preferenze politiche, per i timori legati alla campagna di vaccinazione contro il coronavirus e al Recovery plan, il piano europeo di sostegno economico al Paese.
Quanto al premier dimissionario Giuseppe Conte, l’apertura della crisi di governo non scalfisce al momento la sua popolarità , anche perchè non viene imputata a lui la colpa del precipitare degli eventi politici.
E anche chi non si mostra entusiasta del suo operato, preferisce che resti comunque alla guida del Paese. È questo in sintesi il quadro che illustra all’AdnKronos il sondaggista Maurizio Pessato, vicepresidente di Swg
“Sicuramente, nell’opinione pubblica prevale di gran lunga la richiesta di stabilità politica, anche se ovviamente non tutti amano il governo Conte. Ma l’80% degli italiani si mostra contrario alle elezioni anticipate – riferisce Pessato – un po’ per le preoccupazioni riguardo al coronavirus e ai possibili intoppi nell’organizzazione della distribuzione dei vaccini; un pò per i timori legati alle proprie attività nel caso di chi lavora in proprio, specie nei settori dell’impresa, del commercio, della ristorazione, del turismo, temendo un danno economico ancora più forte da una crisi che metterebbe in discussione persino il Recovery Plan e dunque i fondi europei in aiuto al Paese”.
Conte non perde popolarità
Inoltre, “in maggioranza, gli italiani giudicano comunque buona la prova di Conte, che non perde quote di popolarità dopo l’apertura della crisi di governo, in quanto la colpa non viene addossata a lui e alla sua azione bensì alle mosse politiche decise da Matteo Renzi. Il premier dimissionario al momento arriva ‘intonso’ alla crisi di governo”.
Questo, tiene a precisare Pessato, “non vuol dire ovviamente che tutti coloro che chiedono stabilità voterebbero poi per Conte o per il centrosinistra alle elezioni; in tanti sono pronti a votare per il centrodestra, ma non ora”.
Ora, “gli italiani chiedono che si vada avanti, senza elezioni anticipate, per affrontare le emergenze sanitarie ed economiche. Anche se in pochi sono convinti che un nuovo equilibrio politico possa durare per due anni, fino al termine naturale della legislatura”.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IL BALLISTA SERIALE CONTINUA A PROPAGARE BUFALE
In principio fu «Posso abbassarmi la mascherina mentre parlo con una signora? Ah no?». Ieri sera,
durante la puntata di Di Martedì, Giovanni Floris ha dovuto nuovamente controbattere, colpo su colpo, a Matteo Salvini che aveva affermato che l’Europa aveva già bocciato il Recovery Plan.
«Lei chiami qualunque corrispondente a Bruxelles o a Berlino — ha detto Salvini sul Recovery Plan — e le dirà che quello che ha mandato Conte è un piano ridicolo».
Giovanni Floris controbatte: «Ma non è vero che il recovery plan è stato bocciato. È stato già approvato. Il presidente del Parlamento Europeo ha detto di stare attaccati a questo piano».
E allora Matteo Salvini prova a buttarla in caciara affermando che «il presidente del Parlamento europeo è del PD».
Facciamo una rapida analisi di Fact checking. Chi dei due ha ragione?
Innanzitutto, il piano dell’Italia sui 209 miliardi del Recovery Plan è stato approvato in consiglio dei ministri. È stato uno degli ultimi del Conte-bis, andato avanti con l’astensione delle ministre di Italia Viva, poco prima delle loro dimissioni.
La bozza del piano è stata inviata a Bruxelles che non ha avuto particolari osservazioni sul piano italiano, anche perchè si tratta ancora di una fase abbastanza preliminare.
Il Recovery Plan (o, meglio, il Piano nazionale di ripresa e resilienza — presentato così dal governo italiano) ora deve passare in parlamento, attraverso le commissioni. Queste ultime, in base alle loro relazioni, daranno alcune indicazioni al governo su come approntare il documento definitivo da inviare a Bruxelles che solo allora farà partire un esame formale (ha a disposizione tre mesi di tempo) del piano italiano.
Cosa ha detto finora la Commissione Europea sul recovery italiano
Al momento, si sono avuti soltanto pareri ufficiosi da parte della commissione europea, con il commissario italiano Paolo Gentiloni che ha esposto sia gli aspetti positivi, sia quelli negativi del recovery italiano.
Soprattutto, tra gli aspetti meno forti, aveva sottolineato l’esigenza di legare la bozza italiana a progetti di riforme da realizzare con il denaro in arrivo dall’Europa. Ma aveva esplicitamente dichiarato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza era «una buona base da rafforzare» (18 gennaio 2021). Anche di Gentiloni Salvini dirà che «tanto è del PD?».
In ogni caso, affermare che il Recovery Plan sia già stato bocciato è una bufala.
(da Giornalettismo)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
LA UE HA FINANZIATO A FONDO PERDUTO I VACCINI, HA ACQUISTATO LE DOSI MA NON HA PROIBITO LA PRIVATIZZAZIONE DEL BREVETTO
Non fare profitto sulla pandemia. Era questo lo scopo dichiarato nel 2020 dall’Organizzazione mondiale della sanità , dall’Unione europea e da qualche casa farmaceutica (AstraZeneca su tutte) che stava lavorando alle cure e ai vaccini anti Covid. C’è voluto poco tempo per capire che le cose sarebbero andate diversamente.
L’esempio di Pfizer, che protegge i suoi ritardi dietro uno scudo contrattuale di ferro e continua a guadagnare dalle vendite, è eloquente da molti punti di vista.
Il problema dei profitti delle case farmaceutiche non è da poco, perchè il guadagno esclusivo delle aziende coinvolte impatta sull’efficacia della distribuzione. Non estendendo la produzione ad altre aziende (per un’azienda farmaceutica, guadagnare significa in primis avere l’esclusiva sui brevetti), la loro capacità di soddisfare la domanda resta limitata. Sui ritardi e sui comportamenti da azienda profit che sta avendo Pfizer, ora i governi stanno minacciando di intervenire per vie legali. Ma oltre alle difficoltà legate ai contratti — che non prevedono multe automatiche e stabiliscono la deresponsabilizzazione sulle cause avverse — una sanzione pesa molto poco sulle tasche delle multinazionali.
Come sottolinea Vittorio Agnoletto, medico e professore di “Globalizzazione e politiche della salute” alla Statale di Milano — nonchè ex parlamentare europeo e parte del comitato dell’Iniziativa dei cittadini europei “Nessun profitto sulla pandemia” -, «Big pharma si fa beffe delle multe». Le loro prospettive di guadagno sono «stratosferiche», e le sanzioni estemporanee non le spaventano. Tra il 2016 e 2017, ad esempio, erano state imposte multe da quasi 3 miliardi (2,9) legate a 38 casi di violazioni: solo nel 2017, però, stando ai bilanci delle aziende, le multinazionali avevano incassato in tutto oltre 151 miliardi.
Dati secretati e stime sui profitti
L’Unione europea, dunque, ha stilato contratti con le aziende che prevedevano ingenti finanziamenti pubblici e quasi totale carta bianca sulla distribuzione. Parte degli accordi è ancora secretata — su tutti il punto relativo all’ammontare dei soldi pubblici investiti — ma gli indizi parlano di grandi guadagni per le case farmaceutiche già da ora. Secondo Bloomberg, solo tra il 2020 e il 2021, e solo per il vaccino contro il Covid, le aziende di Big pharma si divideranno tra loro 20 miliardi di soldi pubblici (non è chiaro in quali percentuali).
Spese che, viste anche le esperienze pregresse, non sembrano andare a coprire unicamente i costi di produzione. Come ricorda il professor Agnoletto, quando Pfizer produsse il fluconazolo, il farmaco impiegato in patologie correlate all’Hiv, la casa farmaceutica ci aveva messo appena un anno a rientrare di tutte le spese di ricerca e produzione. E al tempo non erano entrati in gioco nemmeno tutti i finanziamenti a fondo perduto stanziati questa volta.
Agnoletto — che dal 2004 al 2009 si è occupato di sanità al Parlamento europeo — ricorda inoltre che tutte le grandi aziende farmaceutiche spendono solitamente la maggior parte dei loro soldi in pubblicità e propaganda. Come emerge dai loro bilanci, le spese in questi settori sono maggiori rispetto a quelle destinate allo sviluppo e alla ricerca: «Big pharma è tra i maggiori finanziatori di tutti i candidati presidente negli Stati Uniti e sono tra i maggiori lobbisti presenti nell’Unione europea». Dettaglio che rende poco credibile l’idea che i finanziamenti e le vendite servano appena a coprire i costi di realizzazione e logistica.
Nonostante i ritardi, dunque, le grandi aziende non hanno perso nulla. La loro ricerca è già stata finanziata e grandi quantità di dosi sono già state vendute (solo all’Ue ne sono state accordate 300 milioni +200 in una seconda tranche, e ci si è già accordati per un eventuale +100). Ogni singola dose costa all’Europa oltre 15 dollari, pagamenti che vanno ad aggiungersi ai fondi già stanziati nel contratto.
Quante siano nel mondo le dosi vendute è difficile da dire, perchè oltre a quelli collettivi esistono anche diversi accordi diretti con ogni singolo Stato. «Quello che sappiamo per certo è che noi abbiamo messo dei soldi per finanziare una ricerca che è stata privatizzata — dice Agnoletto -. Che dobbiamo acquistarli quando li abbiamo già finanziati. E che siamo nelle loro mani per quanto riguarda la scelta di chi privilegiare, in che modo e in quali tempi».
Il problema dei brevetti e gli errori dell’Ue
L’iniziativa “Nessun profitto sulla pandemia” si concentra su un punto fondamentale: le condizioni di esclusività sui brevetti. «La Commissione ha messo soldi al buio puntando su tutti i cavalli in corsa e ha lasciato che il prodotto venisse totalmente privatizzato», spiega Agnoletto. Alla battaglia per il vaccino come bene comune partecipano in Italia diverse associazioni e personalità di spicco — come Gino Strada ed Emergency — oltre a tutti i sindacati di base e confederali.
Il fatto che Pfizer abbia avuto problemi con la produzione non era niente di imprevisto: non avendo esteso la possibilità di produrre il vaccino anche ai singoli Paesi in autonomia, era chiaro che il ritmo sarebbe rallentato presto. Stando all’accordoTRIPs sulla proprietà intellettuale, entrato in vigore nel 1995 e promosso dalla Organizzazione mondiale del commercio (Wto), qualunque azienda farmaceutica che mette sul mercato farmaco o vaccino, ne ha possesso esclusivo per 20 anni. Un totale monopolio che affida nelle mani di poche società la filiera produttiva.
Ma c’è un modo perfettamente legale per aggirare i problemi che ne derivano: nel 2001, grazie anche alle proteste di Nelson Mandela in Sudafrica, viene approvata una dichiarazione nell’ambito degli accordi TRIPs nella quale si dice che, se una nazione è in una condizione di povertà economica e deve far fronte a una pandemia, le è possibile ricorrere a una clausola di salvaguardia chiamata licenza obbligatoria. «Quello che chiediamo con questa iniziativa è che ogni Paese ricorra alla licenza obbligatoria e che la Commissione europea, da sempre contraria, non lo impedisca. E che approvino le richieste di India e Sudafrica in questo senso».
(da Open)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
“LA SINDACA NON EBBE SOLO UN RUOLO POLITICO MA ANCHE GESTIONALE”
La sindaca di Torino, Chiara Appendino, è stata condannata a un anno e sei mesi nel processo con
rito abbreviato per i fatti di piazza San Carlo.
Il processo si riferisce ai fatti del 3 giugno 2017, quando un’ondata di panico collettivo tra la folla che stava assistendo alla finale di Champions League tra Juventus e Real Madrid causò il ferimento di oltre 1600 persone e la morte di due donne: Erika Pioletti, deceduta in ospedale dopo una decina di giorni, e Marisa Amato, rimasta tetraplegica e spirata nel 2019.
Nel processo, oltre alla sindaca, hanno ricevuto la stessa condanna il suo ex capo di gabinetto Paolo Giordana, l’allora questore Angelo Sanna, l’ex presidente di Turismo Torino (l’agenzia che prese in carico la creazione dell’evento) Maurizio Montagnese, ed Enrico Bertoletti, professionista che si occupò di parte della progettazione.
Per tutti l’accusa è di disastro, omicidio e lesioni colpose. Per Appendino il procuratore aggiunto, Vincenzo Pacileo aveva chiesto una condanna a un anno e 8 mesi; stessa richiesta per l’ex questore Sanna, due anni per Giordana, un anno e sette mesi per Montagnese e 3 anni e sei mesi per Bertoletti.
Per l’accusa, sostentuta dal pm Vincenzo Pacileo, la manifestazione fu organizzata male e troppo in fretta. Le difese hanno invece replicato che era impossibile prevedere ed evitare il panico collettivo.
Dalle indagini emerse che a causare l’ondata di panico fu una gang, poi sgominata dagli investigatori, che compiva rapine tra gli spettatori in piazza usando spray urticanti. Secondo il pm Pacileo la sindaca Appendino, in particolare, “non ebbe solo un ruolo politico ma anche gestionale”.
L’udienza era iniziata ed è stata quasi subito interrotta dopo che i difensori Paolo Pacciani, Simona Grabbi e Roberto Macchia, avevano sollevato l’eccezione di nullità dell’intero processo a causa del fatto che per un errore alcuni atti non sono mai stati resi noti ai difensori nè depositati nel fascicolo d’indagine
Sono le copie dei telefonini e dei computer dell’ex portavoce della sindaca e l’ex capo di gabinetto che furono sequestrati a gennaio 2018 in un procedimento parallelo ma che contengono conversazioni di alcuni dei protagonisti prima del processo, prima, durante e dopo l’evento.
Il processo è poi ripreso dopo che il gup, Maria Francesca Abenavoli, ha rigettato l’istanza di nullità . Successivamente il giudice si è ritirato in camera di consiglio: dopo un’ora e mezza la sentenza.
(da agenzie)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
“NON PRENDEREI I SOLDI A PRESTITO, LI TROVEREI SUL MERCATO A TASSI MIGLIORI”… POI PERO’ COTTARELLI E GUALTIERI GLI SPIEGANO CHE HA DETTO UNA CAZZATA: “L’ITALIA DOVREBBE PAGARE 25 MILIARDI DI INTERESSI IN PIU’ IN DIECI ANNI”
Vi ricordate quando Giorgia Meloni diceva che il Recovery Fund era anche merito suo? Ne è passata di acqua sotto i ponti visto che adesso Matteo Salvini dice che quei soldi gli fanno schifo anche se il Paese ne ha un disperato bisogno.
Il “Capitano” spiega che lui sarebbe capacissimo di trovarne altrettanti sul mercato a tassi migliori. Poi però Cottarelli e Gualtieri gli spiegano che non ha affatto ragione.
Salvini, intervistato da Giovanni Floris a Dimartedì ha detto: “I soldi a prestito del Recovery plan, da restituire con gli interessi, sono due terzi dell’ammontare, non li prenderei perche’ li posso chiedere al mercato a tassi migliori” e ha anche aggiunto che se il centrodestra dovesse andare al governo il Recovery Plan verrà modificato: “Questo è un programma che dovrebbe durare sei anni e vincolerà questo governo e il prossimo. In teoria ci dovrebbe essere l’accordo di tutte le forze politiche, invece sono divise. Se questo governo va avanti, probabilmente dopo le elezioni il programma verrà gestito e cambiato dal centrodestra”.
Subito dopo il leader della Lega però arriva Carlo Cottarelli che spiega che quella di Salvini non è affatto una buona idea. Costerebbe 25 miliardi in 10 anni: “Rimango stupito, quei prestiti sono erogati a tassi negativi, sui 10 anni prendi a prestito 100 e restituisci 98, sui prestiti soltanto si risparmiano 25 miliardi in 10 anni”.
E Floris a quel punto fa ad alta voce a Cottarelli la domanda che in tanti mentalmente si fanno anche da casa. Che conseguenze potrebbero avere le parole di Salvini in Europa? “Ma se leggono queste dichiarazioni in Olanda o in Germania cosa pensano di quello che può vincere le elezioni?”. Oltre a Cottarelli anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha espresso perplessità criticando Salvini: “Matteo Salvini ci ha spiegato in modo eloquente perchè non è possibile un governo con forze anti-europeiste che hanno contrastato l’Europa e l’euro”.
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
IL LEGHISTA HA DATO NUOVAMENTE SFOGGIO DELLA SUA COMPETENZA IN MERITO ALLE REGOLE DI SICUREZZA, ANCORA NON SA COME SI USA
Ieri Matteo Salvini ospite a Dimartedì ha dato sfoggio nuovamente della sua competenza in merito
alle regole di sicurezza anti COVID.
Mentre ha rispolverato la mascherina tricolore che fa tanto fashion in questi giorni di crisi di governo, il leader della Lega ha anche dimostrato che non sa come si usa.
Il dispositivo di protezione, per definizione, protegge dal virus se non è contaminato. Non a caso va cambiato spesso e non va toccato con le mani o sporcato in altri modi.
E invece il “Capitano” che fa? Se lo mette in bocca come se fosse un accessorio qualunque. Del resto in passato con la mascherina aveva anche pulito i suoi occhiali . Ovviamente la reazione sui social è stata un massacro
Salvini in questi giorni si dice pronto a governare. Lo è davvero? Parafrasando un famoso modo di dire voi “comprereste una mascherina (usata) da quest’uomo?
(da “NextQuotidiano”)
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Gennaio 27th, 2021 Riccardo Fucile
RENZI BOCCIATO SUL’APERTURA DELLA CRISI
Ieri Nando Pagnoncelli a Dimartedì ha illustrato i sondaggi Ipsos della settimana che questa volta si sono focalizzati sui protagonisti della crisi di governo: Conte, Renzi e Salvini.
La rilevazione di Pagnoncelli ha sondato qual è la popolarità del premier dimissionario e del personaggio politico che, se si dovesse andare a elezioni e il centrodestra formasse un governo, sarebbe il candidato a sostituirlo:
Salvini si ferma al 29% dei consensi mentre il 48% vorrebbe ancora Giuseppe Conte alla guida del Paese.
La domanda successiva ha indagato l’umore dei cittadini riguardo l’apertura della crisi di governo.
Renzi ha fatto bene? Per il 65% no. E il restante 23% che approva, ha poi precisato Pagnoncelli, è formato da elettori di centrodestra che ovviamente vedono la crisi come un’occasione ghiotta nel caso di elezioni anticipate.
(da agenzie)
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