Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
UN ORGANO COMPOSTO SOLO DA PERSONE FEDELI A ORBAN HA TAPPATO LA BOCCA A UNA VOCE NON VENDUTA AL SOVRANISTA
Da oggi l’Ungheria di Orban è un paese ancora meno libero e sempre più autoritario: l’ultima radio indipendente, Klubradio, chiuderà le sue trasmissioni il 15 febbraio per decisione del tribunale di Budapest, che ha confermato la decisione del consiglio dei media, un organo composto soltanto da persone vicine al primo ministro nazionalista di estrema destra Viktor Orban.
Klubradio è accusata di aver violato le leggi sulla registrazione delle emittenti, ma normalmente ciò dovrebbe comportare solo una multa. La radio potrà presentare appello, ma intanto dovrà in ogni caso cessare le trasmissioni alla mezzanotte di domenica.
I programmi di Klubradio, un mix di notizie e talk show, raggiungono fino a 500mila ascoltatori. Dopo l’avvento di Orban nel 2010, le sue frequenze erano state limitate alla sola area di Budapest. Ora l’emittente vuole continuare le trasmissioni come radio online
“Un’altra voce messa a tacere in Ungheria. Un altro giorno triste per la libertà dei media”, ha twittato Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio d’europa.
(da agenzie)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
IL LEADER DELLA LEGA DUE MESI FA HA DETTO: “TUTTO E’ INIZIATO IN UN LABORATORIO CINESE SENZA CONTROLLO”
L’Oms mette a tacere i complottisti: il virus non è nato in laboratorio. Sicuramente -fanno
sapere- è di origine animale, anche se non si sa nè di quale, nè quando. Ma una cosa è certa: l’ipotesi di un errore in laboratorio è “estremamente improbabile”.
Probabilmente un pipistrello, probabilmente dal mercato di Wuhan, in Cina. Ma nulla di certo, almeno per ora.
Di certo c’è solo che le tesi dei complottisti, di cui Matteo Salvini è stato capo squadra- che ritenevano che il covid fosse stato creato ad hoc o (anche) per sbaglio- all’interno dei laboratori cinesi oggi possono essere definitivamente escluse.
Come dimenticare il direttore di TgCom24 Paolo Liguori, che ripreso a tutto schermo e con il led alle spalle, emetteva sentenze come: “Il virus è nato in laboratorio”. E poi, come per acquisire credibilità : “Ho fonti dell’intelligence”. Dando così adito a complottisti e mistificatori. Prendiamone uno ad esempio: Matteo Salvini.
Riavvolgiamo il nastro e torniamo indietro di un paio di mesi: 16 dicembre 2020. Matteo Salvini è in Senato, e per l’ennesima volta punta il dito contro l’Organizzazione mondiale della Sanità , colpevole di non aver ancora accertato l’origine del virus. Anzi, di non aver proprio aperto gli occhi (con malizia? — “è complice”, dirà ) sulla città di Wuhan. In pompa magna urla: “Ce lo diciamo? Tutto è iniziato in un laboratorio cinese senza controllo, con l’Oms che ha dormito o è stata assente o complice. Mi domando perchè i cittadini italiani dovrebbero continuare a pagare questa organizzazione. Spero che arriverà il momento, in cui qualcuno in questa aula chiederà il risarcimento a chi ha causato tutto questo, sperando che possa farlo”.
Ora la risposta è arrivata, e La Bestia l’ha commentata così, di striscio, con un “Assurdo che la missione Oms si chiuda con un ‘non lo so’”. Per i leghisti non è il momento di scusarsi per non aver pesato parole e idee, bensì quello di continuare ad attaccare l’Oms, stavolta colpevole di non esserne venuta a capo. Come a dire con un po’ di ironia: “Siamo in buone mani”.
Quello che si è saputo oggi, e che deve aprire gli occhi, è altro: i complottisti vadano in panchina e lascino spazio alla scienza. Dopo settimane di ricerche nella città cinese dell’Hubei, poche ore fa in conferenza stampa: “Non abbiamo scoperto qualcosa che abbia drammaticamente cambiato la storia. Non sappiamo quale ruolo abbia avuto il mercato di Wuhan. Però abbiamo aggiunto nuovi dettagli importanti per la nostra comprensione”. Ma comunque non è più ora di cercare indizi nei laboratori. Di questo Peter Ben Embarek, capo della squadra di esperti dell’Oms, ne è certo.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
COME CAMBIANO IDEA I MEDIA A LIBRO PAGA DEI GRUPPI FINANZIARI… PER NOI CHIACCHIERE INUTILI ERANO E TALI RIMANGONO SE NON SAPPIAMO L’EVOLVERSI DELLA PANDEMIA
Confessiamolo, non è un gran momento per assistere a discorsi lucidi sulle proposte politiche: la spasmodica attesa e le grandi aspettative del possibile prossimo governo Draghi e il fatto che per il momento sembrano volerci entrare praticamente quasi tutti i partiti hanno sdoganato posizioni fideistiche che confidano sul potere taumaturgico del governo che verrà .
In queste ore sta ottenendo lodi sperticate la proposta del premier incaricato di tenere aperte le scuole fino alla fine di giugno “per recuperare le giornate perse” durante la pandemia (riferiscono così i parlamentari che hanno partecipato alle consultazioni).
Si alzano i cori: “Prolungare la scuola è il vero messaggio al Paese”, scrive l’ex senatore del Pd Stefano Esposito. “Dopo un anno la cui preoccupazione del Governo è stata la chiusura delle scuole […] la capite la differenza?”, fa notare l’ex deputato Fabio Lavagno.
E via così: il giornalista de La Stampa Iacoboni scrive del passaggio “dalla propaganda a delle sane, semplici idee di governo” e gli editorialisti esultano.
Ma c’è un punto che forse vale la pena rimarcare: la proposta di prolungare l’anno scolastico fino a fine giugno era già stata lanciata dalla ex ministra Azzolina proprio a dicembre dell’anno scorso, poche settimane fa.
In quel caso la reazione della stampa e della politica fu diametralmente opposta (cadendo spesso nella derisione) e il mondo della scuola pose obiezioni che valgono ancora oggi: la Cisl parlò di idea “inopportuna” chiarendo come ci fossero “scuole dove l’attività non si è mai interrotta, anzi, ci sono scuole in cui si è sempre lavorato tra mille difficoltà ”. “Le scuole sono aperte, nessuno ha chiuso”.
Il coordinatore nazionale della Gilda Insegnanti, Rino Di Meglio, parlò di “proposta offensiva verso i colleghi che stanno sgobbando con la dad”. La Uil rifiutò la proposta invitando il Governo a “uscire dall’estemporaneità per il lavoro straordinario e confuso”
Venne poi fatto presente il problema della sovrapposizione degli esami e dei problemi di salubrità climatica di molte classi del sud. Qualcuno fece notare che il problema della scuola in tempi di pandemia sono i dispositivi di sicurezza, i trasporti e l’areazione delle classi (che sarebbe costata meno dei banchi a rotelle).
Un po’ di lucidità , insomma, perchè osannare le stesse proposte dell’altro Governo dopo averle derise non fa bene alla presunta serietà che si vorrebbe imporre.
E questo non è un problema di Draghi: questo ha a che fare con la credibilità di tutti gli altri intorno.
(da TPI)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
REGIONI VIRTUOSE: CAMPANIA (97,7% DI DOSI A DISPOSIZIONE INIETTATE), MARCHE 99%, PIEMONTE 98,4%
Tra rallentamenti ed accelerazioni continua la campagna vaccinale in Italia. Dal 31 dicembre a
oggi sono state somministrate in totale 2.619.005 dosi di farmaco contro il Coronavirus, come riportato dal report quotidiano del governo.
Le persone che hanno ricevuto anche la seconda dose — e che dunque sono protette dall’infezione — sono a questo punto 1.172.239. Un numero che cresce tra vari stop and go e che è ancora lontano dalle cifre utili per il raggiungimento dell’immunità di gregge.
Guardando al profilo di chi ha ricevuto almeno una dose di siero, 1.648.665 sono donne e 970.340 sono uomini.
Essendo la campagna vaccinale ancora nella prima fase, 1.845.287 sono le dosi somministrate a operatori sanitari e sociosanitari. Al personale non sanitario sono andate 472.662 dosi, agli ospiti di strutture residenziali 271.489 dosi e agli ultraottantenni — categoria che è stata aggiunta per ultima a quelle che hanno il diritto di ricevere il vaccino in via prioritaria — sono andate 29.567 dosi.
Il farmaco anti-Covid somministrato è nella stragrande maggioranza dei casi quello brevettato da Pfizer/BioNTech (2.778.750 dosi), mentre le dosi di Moderna iniettate sono ancora solo 112.800.
La fascia d’età che fino ad ora ha registrato più somministrazioni è quella che va da 50 a 59 anni con 679.593 dosi. Segue quella che va da 40 a 49 anni con 505.879 dosi. Quanto alle regioni virtuose nella somministrazione, primeggiano ancora la Campania (97,7% di dosi a disposizione iniettate), l’Emilia Romagna (94,6%), le Marche (99%), il Piemonte (98,4%) e la Valle d’Aosta (104,3%).
(da agenzie)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
MA LA LEGA NON E’ PER IL “MODELLO BERTOLASO” CHE VACCINA TUTTI ENTRO GIUGNO CON LA BACCHETTA MAGICA?
Vi ricordate Gianluca Vinci, il deputato della Lega membro della Commissione parlamentare per gli affari costituzionali e interni? Qualche tempo fa vi abbiamo raccontato come il leghista si fosse apertamente dichiarato a favore dell’iniziativa #ioapro dei ristoratori “ribelli” contro le chiusure previste nei decreti per contrastare l’avanzata del Coronavirus: “Ioapro. Perchè se le mense degli ospedali sono aperti, per quale motivo le trattorie dovrebbero rimanere chiuse?” spiegava Vinci mettendo insieme mele e pere, ovvero mense degli ospedali e ristoranti.
Ora il deputato del Carroccio, proprio mentre a Rovigo sta dilagando un focolaio in un reparto ospedaliero, quello di geratria, esprime un’altra opinione assurda su Facebook. Si schiera con gli operatori sanitari che si rifiutano di fare il vaccino anti COVID:
Una posizione quanto meno curiosa visto che il leader del suo partito, Salvini, proprio in queste ore ha spiegato che la campagna vaccinale è uno dei temi di cui parlerà a Draghi, addirittura esaltando il cosiddetto modello Bertolaso.
Il tutto mentre invece il fronte che vuole escludere medici e infermieri no vax si allarga. La linea che le Asl stanno adottando è quella di allontanare tutti coloro che non vogliono e non vorranno vaccinarsi contro il Covid-19.
Come verranno allontanati? Potranno essere ricollocati (in strutture non a contatto con i pazienti, ipotesi molto difficile per personale sanitario), o potrebbero addirittura rischiare il licenziamento. Insomma Vinci è come l’ultimo giapponese. Il mondo è andato avanti, Salvini pure, lui è rimasto con chi non si vuole vaccinare.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
ZINGARETTI TENTATO DALL’INGRESSO, IL PD SPERA DI OTTENERE IL VIMINALE
Uno strano intruglio di ambizioni dissimulate e potenziali delusioni: c’è un’aria frizzante, nei
partiti. Si avvicina il giorno della lista dei ministri del governo Draghi e continuano a circolare i nomi dei papabili.
Non perchè il premier incaricato si sbilanci, anzi: solo la figura di Daniele Franco sembra blindata per l’Economia e quella di Marta Cartabia per la Giustizia. Il resto è un puzzle ancora tutto da comporre.
Il Movimento è epicentro di un pesante braccio di ferro.
Luigi Di Maio punta agli Esteri, pare aver avuto la meglio su Giuseppe Conte, ma deve sopportare un problema: Matteo Salvini continua a sostenere in giro che se entra il grillino, allora lui pretenderà di fare lo stesso. Di più: ambirebbe alla Difesa o all’Agricoltura.
Nel Carroccio, in realtà , svetta in queste ore Giancarlo Giorgetti, che è in rapporti stretti con Draghi e che potrebbe rivestire il ruolo di responsabile dello Sviluppo economico o delle Infrastrutture. Circola pure l’ipotesi di Erika Stefani, che punterebbe agli Affari regionali.
Anche Nicola Zingaretti è seriamente tentato di chiedere l’ingresso in squadra, consapevole però che la scelta non è del tutto nelle sue mani. Peggio: se dovesse decidere di diventare ministro, aiuterebbe paradossalmente la battaglia di Salvini per guidare un dicastero.
Impossibile o quasi sostenere questo scenario, per il Pd, che è già alle prese con i suoi problemi interni. Nella sede del partito i nomi in lizza aumentano di ora in ora. Alcuni sindaci premono per schierare il presidente dell’Anci Antonio Decaro, mentre si fa spazio anche il nome di Graziano Delrio.
Ma in pole, si sa, ci sono innanzitutto i capi corrente: Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini. Quest’ultimo, in alternativa alla Difesa dove circola anche l’ipotesi di Vincenzo Camporini – già comandante dello Stato maggiore dell’Aeronautica e della Difesa – potrebbe essere dirottato alla delega ai Servizi.
Se poi al Nazareno venisse sfilato il ministero dell’Economia, come sembra probabile, allora potrebbe partire la richiesta del ministero dello Sviluppo economico o dell’Interno. Il Viminale, però, fa parte della “quota Draghi”, vale a dire di quei dicasteri che il premier potrebbe sottrarre allo scontro politico.
Anche i centristi provano a ottenere uno spazio, con Carlo Calenda o Benedetto Della Vedova. Nessuno, però, può dirsi sicuro di farcela, anche perchè non si conosce il numero esatto di politici che l’ex presidente della Bce potrebbe eventualmente coinvolgere, nè ancora è certo che lo faccia davvero.
Si agitano molti, come detto. Se dovesse passare lo schema di un esecutivo tecnico, ad esempio, pensa di potersi giocare delle chance un “non politico” come Gaetano Manfredi, ministro uscente dell’Università , dove però potrebbe finire la rettrice della Sapienza, Antonella Polimeni.
*E anche nel Movimento c’è fermento. Tre ministre 5S cercano la riconferma: Paola Pisano, Fabiana Dadone e, nonostante le polemiche che hanno accompagnato il suo lavoro, Lucia Azzolina. Una sfida, per quest’ultima, ai limiti dell’impossibile.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
LA SENATRICE LEZZI: “NON POSSIAMO ACCETTARE DI CONDIVIDERE IL GOVERNO CON LEGA E BERLUSCONI”
Il fronte del ‘No’ al governo Draghi all’interno del Movimento 5 Stelle, in vista della consultazione su Rousseau, si compatta e lancia una iniziativa online che si terrà questa sera sulla piattaforma ‘Zoom’. “V Day: No governo Draghi” il titolo dell’evento organizzato da Luca Di Giuseppe, facilitatore regionale del Team del Futuro e volto emergente di Rousseau.
“Pubblicheremo a poco a poco l’elenco degli ospiti: portavoce, attivisti, giornalisti, intellettuali”, si legge nelle info dell’evento su Facebook.
Tra i partecipanti ci sarà la senatrice Barbara Lezzi: “Confrontiamoci con serietà , senza fumo negli occhi, ma guardando al bene del Paese e alla sopravvivenza del M5S che non deve perdere la sua etica”, scrive sulla sua pagina la parlamentare salentina condividendo il link dell’evento.
“Il M5S – rincara Lezzi – non può accettare di condividere il governo con Lega e, ancora di più, con Silvio Berlusconi. Un governo in cui, se allargato a quasi tutta la destra (Meloni esclusa) ricordo, non saremmo ago della bilancia, non avremmo la maggioranza relativa, potremmo incidere molto meno di quanto fatto fino ad ora perchè non avremmo neppure espresso il Presidente del Consiglio. Saremmo ininfluenti ma perderemmo per sempre la nostra reputazione. La nascita di questo governo ha avuto come obiettivo quello di far fuori Conte e di eliminare il tratto distintivo del M5S”.
(da agenzie)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
ENTREREBBE AL POSTO DI PADOAN
Non tornerà a insegnare diritto tra i banchi dell’Università di Firenze. O per lo meno non ci
tornerà se vincerà alle elezioni suppletive a Siena, che dovrebbero tenersi prima del 31 marzo.
Giuseppe Conte vorrebbe in questo modo non abbandonare la politica, e rimanere in scena, seppure con vesti diverse: il premier uscente ne ha parlato prima con Luigi Di Maio e Beppe Grillo, poi con Goffredo Bettini, il Pd e Leu.
Sembrano tutti d’accordo, è il nome giusto per prendere il posto di Pier Carlo Padoan, già ministro dell’Economia con Renzi, e deputato Pd in questa legislatura, che a novembre scorso si è dimesso per entrare a far parte del consiglio di amministrazione di Unicredit. Insomma, sembra tutto fatto: da presidente del Consiglio a Onorevole, con un percorso contrario a quello che solitamente accade.
Ma andiamo con ordine. Questa domanda se l’erano posta in molti: che farà ora il presidente Conte? Tornerà a fare il professore e a esercitare da avvocato (come più volte ha detto), oppure si farà spazio in politica? E se sì, come?
In un primo momento si pensava che potesse essere messo a capo di un ministero di peso, come gli Esteri ad esempio (che ora è del suo braccio destro nel governo, Luigi di Maio), salvo poi apparire in assemblea 5 Stelle e affermare apertamente di non aver intenzione di assumere alcun ruolo nel prossimo esecutivo. Poi invece qualcuno l’ha accostato alla Capitale, facendo il suo nome a sindaco di Roma, ipotesi scansata davanti ai giornalisti, con un: “No grazie”.
Ora sembra che il cerchio possa chiudersi, e che possa ufficializzare l’inizio della carriera politica di Giuseppe Conte, che potrebbe sbarcare (se vincesse) a Montecitorio.
E c’è un altro “se”, più piccolo ma c’è: a Siena non la stanno prendendo proprio bene.
“Va bene un nome comune col Movimento, ma deve essere espressione del territorio”, ha detto infatti il segretario provinciale del Pd Andrea Valenti. Ma se dovesse andare in porto sarebbe una soluzione che alcuni ritengono perfetta per Conte, che in questo modo non sparirebbe dai Palazzi e dai media, pronto a tornare in sella a fine legislatura, magari come leader della coalizione della scorsa maggioranza (escluso Renzi, che tra l’altro non si sa se a Siena proporrà un altro candidato o sosterrà Conte).
Intanto però sembra che la lista per le suppletive si chiamerà “Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile”. E chissà se questo sarà un nome che sentiremo spesso in futuro.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 9th, 2021 Riccardo Fucile
GUIDERA’ LA DELEGAZIONE DI FORZA ITALIA IN PELLEGRINAGGIO DA DRAGHI
Via al secondo round di consultazioni per il presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, che oggi a Montecitorio incontra le delegazioni delle principali forze politiche: l’ex presidente della Bce vedrà i rappresentanti di Pd, Iv, Leu, Fdi, Fi e Lega, mentre domani alle 12.45 sono attese le parti sociali. A guidare la delegazione di Forza Italia ci sarà Silvio Berlusconi, che è atterrato a Roma intorno alle 11.
Possibile anche un vertice con le forze politiche che sosterranno l’esecutivo, riferiscono fonti parlamentari.
I partiti aspettano le prossime mosse di Draghi, ma al netto del malessere che ancora persiste nel Movimento 5 stelle, non ci saranno veti da parte delle forze politiche. Neanche appunto dalla delegazione M5S che oggi dovrebbe chiedere solo garanzie sul programma. La base pentastellata si esprimerà tra mercoledì e giovedì sulla piattaforma Rousseau, decisione questa che spiazza i gruppi parlamentari, anche per la tempistica che nei fatti – osserva un ‘big’ M5S – blocca il lavoro di Draghi.
La Lega è sempre più orientata verso il via libera all’esecutivo e il Carroccio fa sapere che è pronto a votare il regolamento sul Recovery Fund al Parlamento europeo, segnale ulteriore dell’apertura ‘europeista’ del movimento di Matteo Salvini. Confronto aperto anche all’interno del Pd, dove dopo la nascita del governo si aprirà la strada al congresso.
(da agenzie)
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