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SOLO GRAZIE ALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO SI E’ RICONOSCIUTO A CENTINAIA DI SENZATETTO IL REDDITO DI CITTADINANZA

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

“COSI’ POSSONO AFFITTARE UNA STANZA E A VOLTE TROVARE LAVORO”… “MOLTI NON SANNO NEMMENO CHE ESISTA, LI ASSISTIAMO IN TUTTE LE PRATICHE BUROCRATICHE E A SUPERARE IL PROBLEMA DELLA CAPARRA PER LA CASA”

“Sono centinaia, solo su Roma, le persone fragili che abbiamo aiutato a ottenere il reddito di cittadinanza“. Così “hanno potuto affittare una stanza o pagare una piccola pensioncina e sono riusciti anche a trovare un lavoretto”.
Filippo Sbrana, volontario della Comunità  di Sant’Egidio e coordinatore del progetto Housing First, racconta le storie e le testimonianze di chi, grazie al loro aiuto, è riuscito a lasciare la strada e trovare una sistemazione, seppure precaria.
La misura di contrasto alla povertà  introdotta dal M5s ad oggi riguarda circa 2,8 milioni di cittadini. Durante la pandemia il numero dei beneficiari è aumentato, ma proprio chi si trova in condizioni di povertà  estrema spesso fatica di più a ottenere l’aiuto.
“Quando sei in strada neanche lo sai che esiste il reddito”, racconta Sbrana, che spiega come servirebbero dei navigator per l’accompagnamento burocratico. In assenza dello Stato, al momento ci pensano i volontari della Comunità  di Sant’Egidio e di altre associazioni.
I risultati sono le storie di persone come Francesco e Claudio, romani, tra i 40 e i 50 anni. “Quando arrivi a combattere per la sopravvivenza, quando ti manca il cibo e il tetto, non ce la fai neanche a cercarlo, un lavoro”, spiega Sbrana.
I circa 480 euro al mese del reddito, più l’integrazione di 280 euro per chi paga l’affitto, permettendo di superare questa fase, favoriscono la ricerca del lavoro o almeno di qualche ora di occupazione retribuita.
Un sostegno decisivo, quindi, anche se non mancano altre criticità , come lo scoglio rappresentato dalla firma del contratto di locazione: “E’ necessaria per ottenere il contributo integrativo per l’affitto — afferma Sbrana — ma per chi sta in strada avere quei 1000 euro per pagare la caparra di 2-3 mesi diventa un ostacolo insormontabile”.
Francesco, dal dormitorio a un nuovo impiego
Poco più di cinquanta anni, un passato in una ditta informatica chiusa per crisi, da un giorno all’altro si è ritrovato a dormire in giro: “Un po’ ospite da qualcuno, un po’ sul bus e poi, per mesi, in un dormitorio”.
Questa è in breve la storia di Francesco. Grazie all’intervento della Comunità  di Sant’Egidio è riuscito a ottenere il reddito di cittadinanza. “Dormire in un dormitorio implica che si rientri tra le 18 e le 19, questo rende quasi impossibile lavorare: soprattutto gli impieghi precari generalmente non permettono di staccare alle 17”, spiega Sbrana. “Grazie al progetto Housing First abbiamo superato il problema della caparra di una stanza in una casa in condivisione, che ora Francesco sta pagando grazie al contributo integrativo che reddito di cittadinanza prevede per chi paga l’affitto”. “Proprio di recente — aggiunge — si è rimesso in cerca e nonostante il periodo difficile ha trovato un impiego: fa alcune ore nell’assistenza di una persona con disabilità ”.
Antonio e lo scoglio della caparra
Anche Antonio, 45 anni, dopo la morte dei genitori e la perdita del lavoro era finito in strada. Solo e senza entrate, ha dormito in giro solo per pochi giorni perchè il reddito gli ha permesso di pagarsi una piccola pensioncina.
“Lo scoglio principale che incontriamo quando una persona fragile, in povertà  estrema, vuole affittare una casa con il reddito è quello della firma dell’affitto e della caparra — ribadisce Sbrana — perchè il contributo integrativo per l’affitto viene dato solo a chi ha già  il contratto firmato. E per farlo servono quei 2-3 mesi pagati cui i più poveri non arrivano”.
“Sarebbe importante se questo ostacolo si potesse superare”, aggiunge. “Ora speriamo che Antonio possa presto mettere da parte i soldi per pagare la caparra e accedere così alla quota aggiuntiva del reddito, perchè l’affitto è quello che garantisce la sicurezza per potersi rimettere in gioco”, sottolinea il volontario.
Quello che manca: il “navigator di strada”
Dalla testimonianza della Comunità  di Sant’Egidio emerge quindi con forze l’esigenza di un “accompagnamento” al reddito. “Noi lo proponiamo a tutte le persone con cui entriamo in contatto: li aiutiamo a fare la residenza virtuale, poi i documenti, poi la misura di supporto”, racconta Sbrana.
“Un clochard da solo non riesce a seguire le pratiche burocratiche”. E ha bisogno di un aiuto che, per quanto riescono, danno i volontari di Sant’Egidio, come di altre associazioni. “In questo periodo abbiamo ospitato tanti senzatetto a seguito dell’emergenza freddo e grazie a questa occasione siamo riusciti ad avviare le pratiche per il reddito a diverse persone”, racconta Sbrana.
Servirebbero navigator dedicati a questo ruolo di sostegno: “Sarebbe bello se alcuni di loro fossero formati anche per l’accompagnamento burocratico per chi non ce la fa”, si augura Sbrana. Soprattutto a Roma, dove ci sono migliaia di appartamenti sfitti e altrettante persone che ancora vivono per strada.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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INTERVISTA A MASSIMO FINI: “LA CULTURA E’ UNA ENORME FONTE DI SOFFERENZA”

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

LO SCRITTORE ANTIMODERNO PER ECCELLENZA: “SONO PER UN’EUROPA UNITA, NEUTRALE E ARMATA, CHE NON DIPENDA PIU’ DAGLI STATI UNITI”… “LA DEMOCRAZIA NON E’ UN VALORE IN SE’, E’ UN INSIEME DI PROCEDURE CHE VA RIEMPITA DI CONTENUTI, NOI CI ABBIAMO MESSO SOLO COSE MATERIALI”

Quando lo chiamo per dirgli che sarei interessato a incontrarlo mi dice: “Sbrigati, non mi resta molto tempo”. Massimo Fini ha settantasette anni e vive a Milano accerchiato dal nemico. È lo scrittore vivente più compiutamente anti moderno che l’Italia abbia prodotto dalla fine del Novecento in qua, e abita a Porta Nuova, il quartiere in cui la modernità  ha impresso negli ultimi quindici anni i segni più luminosi del proprio trionfo.
Ci sono dei grattacieli che chiunque sia in pace con il mondo contemporaneo troverebbe di irresistibile bellezza e invece lui detesta: “Quando sono tornato a vivere in questa casa, che era dei miei genitori — dice — quelle porcherie non le avevano ancora costruite”.
Come capita spesso con gli antimoderni, leggerli è particolarmente istruttivo per comprendere la vastità  dei cambiamenti che attraversano il mondo.
La collera con cui si scagliano contro ciò che non è più come prima è un indice che misura la quantità  di dolore che una civiltà  deve sopportare per far nascere nuove forme di vita, uccidendo quelle precedenti. “La cultura — dice Massimo Fini — è un’enorme fonte di sofferenza. Non è nè consolante, nè terapeutica. Al contrario, ogni volta che la si accresce moltiplica i problemi, gli interrogativi, le questioni. È un peso enorme da portare”.
Nel salotto di casa sua, Massimo Fini ha incorniciato una prima pagina del Corriere Lombardo. L’articolo di fondo è firmato da Benso Fini, suo padre. “È l’editoriale con cui lasciò il giornale” mi racconta. Il padre di Fini scappò dall’Italia dopo essersi rifiutato di aderire al fascismo e riparò a Parigi dove conobbe una donna russa alla cui famiglia la rivoluzione d’Ottobre aveva fatto perdere tutto. Si chiamava Zinaide Tubiasz e una dozzina d’anni dopo sarebbe diventata la madre di Massimo Fini. “Questo mix di due mondi, di due culture eterogenee fa di me un vero ‘bastardo’ e credo che forse qui ci sia il germe della mia stranezza, della mia diversità , del mio essermi sentito ‘straniero in patria’”.
Come si può essere reazionari in un Paese come l’Italia che non ha mai conosciuto la rivoluzione?
Il problema è il modello di sviluppo occidentale, non il modo in cui è stato tradotto nel nostro Paese. È un sistema che andrà  a sbattere perchè l’idea della crescita esponenziale esiste solo in matematica. È contrario alla natura. Non ci rendiamo conto che la velocità  a cui andiamo sta accorciando la lunghezza del nostro futuro. A questo mi sono opposto e mi oppongo.
Sì, però tu hai vissuto in Italia, hai scritto in italiano.
Devo ammetterlo, purtroppo.
Perchè purtroppo?
Perchè ho conosciuto l’Italia degli anni cinquanta e non era la stessa Italia di oggi. L’onestà  è stato il valore fondamentale della borghesia, del mondo contadino e anche dell’universo proletario. C’era un codice etico e c’erano dei principi in ogni settore della vita sociale: dalle istituzioni alla cultura. Alcuni casi di cronaca hanno dimostrato che anche nell’arma dei carabinieri c’è ormai chi usa la divisa per i fatti propri.
Cosa detesti della modernità ?
Quando ho compiuto quarantacinque anni ho confrontato la mia vita con quella di mio padre, nato nel 1901. Lui ha vissuto la prima guerra mondiale, il fascismo, la seconda guerra mondiale, il tracollo del regime, la guerra civile, il crollo della Monarchia, l’avvento della Repubblica. Sono eventi che lo hanno costretto a delle scelte. Lui e quelli della sua generazione sono stati, in maggiore o minore misura, protagonisti delle loro vite. Quelli della mia generazione e delle generazioni successive al dopoguerra non hanno potuto esserlo. Gli enormi cambiamenti avvenuti nell’arco della nostra esistenza li abbiamo vissuti passivamente, sono passati sopra le nostre teste. Si può dire sì o no al fascismo o alla guerra, non si può dire sì o no alla tecnologia o alla globalizzazione. Non sono eventi, sono processi inarrestabili che si insinuano nelle nostre vite, le avvolgono e le determinano senza che ci si possa far nulla.
Ti rendi conto di quanto sia fragile questa proposta al cospetto della potenza del mondo moderno?
Non tocca a me dare delle soluzioni, non tocca agli intellettuali dire come devono essere le cose del mondo. È un vecchio trucco quello di rimuovere le critiche all’esistente dicendo: ‘E tu cosa proponi di concreto?’. Per caso Orwell dava soluzioni pratiche quando mostrava la falsificazione, le storture, la violenza del mondo totalitario?
Però usava la ragione, che tu invece contesti.
Sulla ragione bisogna intendersi, perchè quella che ho contestato è la razionalizzazione del mondo che discende dall’illuminismo. La ragione esisteva anche nell’antica Grecia e aveva una caratteristica che si è del tutto persa: il senso del limite. La ragione che contesto è la ragione astratta che riduce la grandezza della vita a dei procedimenti schematici. La ragione che giudica l’uomo in base all’aderenza o meno a delle formule, anzichè guardarlo per quello che è. Questa ragione ha creato il mito della superiorità  occidentale, per cui noi crediamo di abitare il migliore dei mondi possibili e valutiamo le altre culture in base alla compatibilità  che hanno rispetto alla nostra. È una pretesa violenta, radicata nel cuore della nostra civiltà . L’avete letto qualche volta Claude Levi-Strauss o no? La nostra ragione esige di ricondurre a se stessa i valori e gli ideali di ogni civiltà . Pretendiamo che la donna islamica si tolga il velo e metta la minigonna. Non concepiamo nemmeno l’idea che una donna islamica possa aderire sinceramente alle regole dell’Islam perchè quell’adesione esula dalle ragioni che la nostra ragione contempla.
Eppure questo mondo ti ha consentito di essere quello che sei, ti ha consentito di dire anche quello che dici contro di esso.
D’accordo, mi ha consentito di essere contro, e allora? Avrei preferito mille volte vivere come vivono i contadini yemeniti, crescere tra la gente del popolo nell’Ottocento, che vivere in questo mondo.
Quale idea ti sembra ancora bella?
L’idea di coniugare le libertà  civili con l’uguaglianza. Rimane l’idea più affascinante venuta fuori nel nostro mondo. In fondo è l’idea del socialismo, ancora oggi avversato in tutto il mondo. Lo dimostra il caso venezuelano, dove un uomo che ha tentato il colpo di stato come Guaidà³ è rimasto a piede libero. In quale democrazia sarebbe successo?
Ma che c’entra il Venezuela di Maduro con la libertà ?
C’entra perchè il Venezuela ha tutto il diritto di svilupparsi oppure di non svilupparsi come meglio crede, e c’entra perchè il socialismo venezuelano, prima con Chavez ora con Maduro, è un socialismo imperfetto, ma pur sempre una forma di socialismo che in tutti i modi il sistema capitalista cerca di eliminare, così come il comunismo cubano.
Secondo me, in questi regimi tu saresti perseguitato.
In questo caso sarei scappato in esilio, come ha fatto mio padre, oppure mi sarei fatto uccidere, e pazienza. Però non tollero che si ritengano tutti i nostri padri delle carogne perchè sono stati fascisti mentre tutti noi saremmo delle persone ammirevoli per il fatto che viviamo in un regime democratico. La democrazia non è un valore in sè. È un insieme di procedure che deve essere riempita di contenuti. Noi siamo riusciti a riempirla soltanto di cose materiali. Al punto che si è da poco formato un governo presieduto da un banchiere — uno dei tanti sacerdoti dell’alta finanza mondiale che ci strangola — ed è stato accolto dall’entusiasmo generale come il salvatore della Patria.
Disapprovi anche l’europeismo?
Al contrario. Son sempre stato per l’Europa unita, neutrale, armata e nucleare. Non per aggredire qualcuno, ma per non dipendere più dagli Stati Uniti. Finchè ci sarà  l’Europa, finchè ci sarà  la Merkel questo Paese non precipiterà  nel disastro.

(da Huffingtonpost)

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FORZA ITALIA CHIEDE LA SOSPENSIONE DEL CASHBACK, NON SIA MAI CHE FACCIA EMERGERE L’EVASIONE FISCALE

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

MENTRE MILIONI DI ITALIANI POSSONO RISPARMIARE FINO A 300 EURO L’ANNO E STANNO ARRIVANDO I PRIMI RIMBORSI

La notizia di partenza è che i primi cittadini italiani che hanno raggiunto la quota dei 10 pagamenti elettronici nel mese di dicembre stanno per ricevere il rimborso del 10% sui loro acquisti, per una cifra che potrà  arrivare — in totale — a 150 euro a testa.
L’altra notizia è che c’è un movimento neanche troppo sotterraneo da parte di forze che, fino a due settimane fa erano all’opposizione e che adesso si trovano in maggioranza, esprimendo anche ministri chiave, per spingere il governo di Mario Draghi a bloccare l’operazione Cashback.
In questi giorni è partita la prima tranche di rimborsi, equivalente a circa 121 milioni di euro. Per i restanti 122 (il totale previsto è di 223 milioni per il periodo che è andato dall’8 al 31 dicembre), l’erogazione è prevista nei prossimi giorni.
Dunque, ad alcuni cittadini è già  stato accreditato il rimborso per la sperimentazione natalizia della misura e — nel giro di poco tempo — questa erogazione toccherà  tutti i cittadini che hanno raggiunto la soglia minima delle dieci operazioni.
La domanda che ci si pone, tuttavia, è se queste disquisizioni saranno utili ancora per molto: Forza Italia, da poco entrata in maggioranza e al governo, esprimendo tra le altre cose il ministro della Pubblica Amministrazione (Renato Brunetta), sta spingendo per sospendere il programma cashback.
Gli azzurri sostengono che le misure non abbiano centrato il proprio obiettivo, non incentivando i pagamenti elettronici da parte di chi, in passato, ha sempre pagato in contanti e ha continuato a farlo anche in questi mesi.
Dal momento che a bilancio il cashback vale 4 miliardi, Forza Italia è in pressing su Draghi per convincerlo a sospendere la misura.
Il sospetto è un altro: che Forza Italia non ami la misura perchè ha costretto molti commercianti a fare lo scontrino in quanto richiesto dal cliente, riducendo quindi le possibilità  di evasione fiscale.

(da agenzie)

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IL RITORNO DI MARIASTELLA, LA NEUTRINA DI SILVIO

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

OCCHIO DI LAGO E CIELLE, 8,4 MILIARDI TAGLIATI A SUO TEMPO ALL’ISTRUZIONE, L’ESAME DI STATO A REGGIO CALABRIA PERCHE’ SI PASSA PIU’ FACILMENTE: ORA E’ NEL GOVERNO DEI “MIGLIORI”

Noi sudditi di poca fede credevamo che il suo sorriso andasse spegnendosi ogni sera nel cielo catodico dei tg, mentre recitava, a metà  con l’elettrica Anna Maria Bernini, il fervente mantra dell’identico nulla: “Anche oggi il presidente Berlusconi ha avuto ragione”.
Persuasi che quel suo lampo d’occhi lacustri, di denti candidi e di tailleur fucsia, fosse un bagliore al crepuscolo.
Non sapevamo che quella permanenza serale della sua cangiante permanente, era l’alba di una nuova stagione lungamente attesa. Quella dei competenti dell’Era Draghi.
Eccola, dunque. Mariastella Gelmini è tornata con il suo centesimo paio di occhiali. Sarà  di nuovo ministro. E anche stavolta ci darà  delle soddisfazioni.
A questo giro, per divertirci, non tormenterà  più gli insegnanti, gli studenti e i bidelli della scuola pubblica, facili da strapazzare con tagli, dispetti, gomitate, come nella sua indimenticata stagione al dicastero dell’Istruzione, anni 2008-2011.
Ma dovrà  vedersela con l’agglomerato balcanico della Regioni, dove ogni giorno si combatte la guerra vera al Covid-19, con il fuoco delle ordinanze, le ritirate in zona rossa, le varianti da inseguire, la trincea dei vaccini da scavare.
Oltre ai disastri economici, sociali, esistenziali da fronteggiare, anche al netto degli assembramenti e delle lotte per la sacrosanta libertà  di skilift e di aperitivo. Vedremo cosa riuscirà  a cavare da quell’abisso di tormenti per trasformarli in colpi di teatro e buon umore, mai come ora utili alla depressa nazione.
Se saprà  ripetere quel meraviglioso inciampo del tunnel che credeva scavato tra il Cern di Ginevra e i laboratori del Gran Sasso, 732 chilometri nientemeno, dove secondo lei, ministra persino della Ricerca scientifica, correvano allegri i neutrini alla velocità  della luce. Per vantarsene disse che il suo dicastero aveva contribuito a costruirlo con 45 milioni di euro. E quando il mondo si meravigliò di tanta ingenuità , non rise come tutti, ma licenziò il portavoce.
Erano i tempi in cui tormentava la scuola passeggiandoci dentro con l’esplosivo, accompagnata dalle squadre di pulizia di Giulio Tremonti: 100 mila insegnanti cancellati in un triennio, 8,4 miliardi di euro di tagli.
E intanto intasava convegni e giornali con gli elogi alla meritocrazia, le lodi all’impegno formativo, gli encomi alla scuola dei migliori, sebbene allestita nelle classi pollaio e con i grembiulini.
Stavano tutti per crederle, quando venne fuori che lei aveva fatto il contrario. E da giovane laureata in Giurisprudenza, era scesa da Brescia fino a Reggio Calabria per sostenere l’esame di Stato.
Quando venne scoperta la sua furbata, spiegò: “Al Nord bocciano il 70 per cento dei candidati. In Calabria nove su dieci vengono promossi”. Ma non l’aveva fatto per sè, figuriamoci. Bensì per i suoi genitori che erano poveri e stanchi: “Non potevano permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi. Mio padre era agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare”.
Sommersa di fischi, rimase imperturbabile, come solo le devote alla causa sanno fare. E di cause Mariastella ne ha addirittura due.
Una la porta al collo sotto al foulard, nella forma di un piccolo crocifisso di legno, l’altra nel cuore ed è l’immagine grande-grande di Silvio che le sorride. La prima coincide intimamente con la sua infanzia di Bassa bresciana, nata tra le nebbie di Leno, anno 1973, babbo sindaco democristiano, mamma maestra, all’orizzonte la luce malinconica del Lago di Garda.
La seconda con il destino alto suo e della Repubblica: “Quando il presidente scese in campo, svegliò in me la passione civile”. Era il 1994. Aveva 21 anni. Racconta: “La mia fu una scelta coraggiosa e trasgressiva. Tutti dicevano che Forza Italia era un partito di plastica. E mia madre era preoccupata da morire”.
Coraggiosamente e trasgressivamente, Mariastella diventa la pupilla dell’ex ministro democristiano Giovanni Prandini, detto a quei tempi “Prendini”, inseguito da numerose Procure, riparato anche lui nel partito di plastica, dove secondo la novizia Mariastella “È alto il profilo etico della politica”. Che è a sua volta “la più alta forma di carità ”.
Veloce fu la sua gavetta, da consigliere comunale a Desenzano a coordinatrice lombarda di Forza Italia, passando per il memorabile incontro con il presidente, grazie alla mediazione del giardiniere di Arcore, un tale Giacomo Tiraboschi.
Da lì è un attimo sbocciare in Parlamento, nella celebre pattuglie delle devote — Carfagna, Santanchè, Prestigiacomo, Brambilla — titolari di un cospicuo potere nel sultanato di Arcore: “In Forza Italia — disse Mariastella — le quote rosa non servono. Il presidente tiene già  tanto a noi”.
Da allora i rotocalchi e gli invidiosi non l’hanno più persa di vista. Compare accanto al presidente nel celebre giorno del Predellino, 18 novembre 2007, piazza San Babila, mentre Silvio sbriga in tre minuti di comizio/congresso la nascita del Popolo delle Libertà .
È sulla scalinata del Tribunale di Milano, l’11 marzo 2013, mentre canta l’Inno di Mameli con altri 150 deputati azzurri, per difendere il presidente da altre quote rosa che i giornali chiamano Olgettine, compresa la minorenne Ruby Rubacuori, e i giudici comunisti vogliono “ficcare il naso sotto le lenzuola del presidente”.
Salvo gli inciampi cognitivi, un matrimonio finito male e qualche fanta-intercettazione, la sua avventura in pubblico è tutta d’acqua dolce.
Per anni canta la messa quotidiana accanto a Sandro Bondi “umile, timido, immensa cultura”. È a suo agio tra le buie santità  dell’Opus Dei e le bianche fatturazioni di Comunione e liberazione. Si addestra alla scienza sociale con Roberto Formigoni e a quella politica con Fabrizio Cicchitto.
Per il tempo libero si affida a un altro piduista, Luigi Bisignani. Ma sono solo istanti sottratti al presidente che difende con le unghie da un quarto di secolo: “Chi lo insulta, insulta gli italiani”.
Una fedeltà  che a suo tempo Dell’Utri elogiò: “È lei il futuro di Forza Italia”. Neanche lui immaginando che sarebbe stato proprio Draghi a bersela.

(da Il Fatto Quotidiano)

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SARLI, ESPULSA M5S: “NON FARO’ RICORSO, TORNARE CON LA LEGA E’ TROPPO”

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

LA DEPUTATA CAMPANA HA VOTATO NO ALLA FIDUCIA

Doriana Sarli, 59 anni, deputata napoletana, è una dei 40 (per ora) espulsi dai gruppi parlamentari del M5S.
Come siete orientati a muovervi adesso?
“Non esiste un ‘noi’ coordinato, ci sono persone diverse che si sono trovate in questa situazione per motivi e con percorsi diversi”
Lei quindi come si muoverà ?
“Troverei inopportuno fare ricorso contro l’espulsione sapendo come funzionano le dinamiche interne del Movimento. Già  votai contro al decreto sicurezza 2, ma allora non furono presi provvedimenti. Il mio nemico comunque non è il M5S, per cui non ho intenzione di fare azioni legali. Ovviamente la cosa è diversa per chi è uscito dall’aula e per i quali un provvedimento di espulsione mi sembra non opportuno, tante volte ce lo siamo detti tra noi, ‘se non te la senti di votare questa cosa…’, ed era una forma finora contemplata ecco”.
Il suo no come nasce?
“Penso che sarebbe stato possibile un appoggio esterno al governo per valutare provvedimento su provvedimento, ma anche fare una opposizione non preconcetta è un bene per il funzionamento democratico. Capisco chi crede che da dentro sia possibile condizionare il governo ma non è il mio caso. Personalmente aggiungo che non sono mai riuscita a superare la prima fiducia data alla Lega come ideali e valori, per me i diritti umani e la tutela dell’ambiente sono fondamentali, per cui ridare fiducia a un governo ad alta trazione di centrodestra e con un esponente dell’alta finanza alla guida era veramente troppo”.
Che sentimenti prova dopo questa espulsione?
“Dispiace perchè avrei voluto sin dal primo giorno una maggiore collegialità  interna e meno verticismo. Il limite della piattaforma Rousseau è aver spersonalizzato i processi democratici, ci sarebbe voluto quindi un metodo più assembleare. Il meccanismo delle espulsioni non è la soluzione ai mali, anzi. Altro errore fatto dal M5S, ma è un po’ della politica tutta: prevale il razionalismo tecnico, a me non sembra giusto, le decisioni devono spettare alla politica. Una cosa è la competenza, un’altra è la politica che si assume la responsabilità  delle decisioni”.

(da agenzie)

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LA FRANCIA SCIOGLIE I RAZZISTI DI “GENERAZIONE IDENTITARIA”

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

“ISTIGAZIONE ALL’ODIO RAZZIALE” E TUTTI A CASA

Il ministro degli interni francese, Gerald Darmanin ha annunciato con un messaggio via twitter l’avvio del processo di dissoluzione di Generazione Identitaria.
La formazione francese di stampo razzista si era resa nota per le sue azioni anti-migranti. Il gruppo, nato nel 2010 dalle ceneri di Unitè Radical
La sede di Gènèration Identitaire si trova a Lione, ma l’associazione ha anche una sede storica a Parigi e può contare su altre filiali sparse per il territorio. Qui molti ragazzi frencesi praticano pugilato e arti marziali per difendersi “dall’invasione islamista
Nel 2017 alcuni militanti del partito francese avevano cominciato a organizzare svariate manifestazioni dopo la vicenda che sconvolse la Francia al Bataclan. A seguito del tragico attentato che costò la vita a 130 persone, i rami dell’estrema destra hanno cominciato a soffiare sul fuoco della discriminazione. Di conseguenza non c’è da stupirsi se le azioni dei seguaci del partito nazionalista abbiano coinvolto persino le ONG. Nel 2018 uno dei membri riuscì ad infiltrarsi nella Sos Mediteranee per ostacolare l’aiuto offerto ai migranti sbarcati in territorio francese.
Gerald Darmanin ha avviato il processo di scioglimento contro l’organizzazione che ora avrà  10 giorni di tempo per rispondere alle accuse. Il ministro aveva già  chiesto un’indagine preliminare a seguito di un’operazione avvenuta sul confine spagnolo nei Pirenei che aveva lo scopo di impedire il passaggio di alcuni migranti.
Il partito francese non ha potuto però farla franca dopo che nel giugno 2020, in occasione delle manifestazioni per il movimento black lives matter, alcuni membri avevano mostrato uno striscione che chiedeva “giustizia per le vittime contro i bianchi”. Le ultime azioni non sono passate inosservate e Parigi ha finalmente aperto un’indagine per “provocazione pubblica all’odio razziale”.

(da agenzie)

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SPERANZA ANNUNCIA ACCORDO CON I MEDICI DI FAMIGLIA PER LA CAMPAGNA VACCINALE

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

SARANNO 35.000 I MEDICI DI BASE A DISPOSIZIONE, L’85% DI LORO HA GIA’ RICEVUTO LA SECONDA VACCINAZIONE… PERCEPIRANNO 6,70 EURO A VACCINAZIONE

Una campagna vaccinale più capillare, più “forte” per il ministro della Salute Roberto Speranza che affida a un post su Fb il suo “grazie a tutti i medici di medicina generale del nostro Paese che hanno sottoscritto l’intesa con governo e Regioni per somministrare il vaccino Covid. La loro capillarità  e il loro rapporto di fiducia con le persone sono un valore aggiunto importante che ci consentirà , quando aumenteranno le dosi a disposizione, di rendere più forte la nostra campagna di vaccinazione”.
Nel delineare i primi confini dell’accordo, subito dopo il via libera al protocollo d’intesa tra governo, sindacati medici e Regioni, che definisce a livello nazionale le modalità  di partecipazione dei medici di base alla campagna vaccinale, Silvestro Scotti, segretario nazionale della   Fimmg (la Federazione italiana dei medici di medicina generale) ha spiegato di stimare “che almeno 35mila medici di famiglia in tutta Italia sarebbero pronti ad effettuare le vaccinazioni anti-Covid nei propri studi partendo da subito: ciò, ovviamente, avendo a disposizione le dosi e sulla base di accordi regionali già  presenti o che verranno a breve definiti”.
Il segretario ha poi aggiunto che c’è “l’impegno delBgoverno ad adottare uno o più provvedimenti di urgenza per lo stanziamento delle risorse necessarie alla copertura degli oneri derivanti dall’esecuzione della vaccinazione quantificati sulla base del trattamento economico riconosciuto dal vigente accordo collettivo nazionale”.
E per quanto riguarda le tariffe che verranno corrisposte ai medici di famiglia, a carico del Servizio sanitario, per ciascuna vaccinazione effettuata “saranno definite a livello regionale”, ha rimarcato Scotti: i medici sono quindi “pronti e la maggioranza è stata vaccinata, come previsto nella fase uno. Al momento, circa l’85% ha ricevuto anche la seconda dose”.

(da agenzie)

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STUDIO DEL CNR: “NELLE REGIONI CON CASI IN AUMENTO, IL 50% VIENE DALLE VARIANTI”

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

“ENTRO FINE MARZO SPARIRA’ LA VERSIONE STANDARD”

Un algoritmo chiamato “Scova-varianti”, elaborato dal Cnr, dà  un quadro preoccupante dell’aumento dei casi di Covid: nelle regioni dove i contagi sono in forte crescita, tra il 40 e il 50% delle nuove infenzioni sarebbe da attribuire alle varianti. “Nelle Regioni dove si è registrato un rapido aumento dei casi come Abruzzo, Marche, Toscana e Umbria, oltre che nelle Province autonome di Trento e Bolzano, le varianti di Sars-Cov-2 sarebbero, secondo le simulazioni sull’andamento dei ricoverati, già  tra il 40 e il 50% del totale dei positivi. Questo trend è in aumento”. A dirlo è il fisico Corrado Spinella, direttore del Dipartimento di Scienze fisiche e tecnologie della materia del Cnr.
Spinella riferisce i dati di una simulazione basata su un algoritmo che definisce “Scova-varianti” di Sars-Cov-2, sviluppato dal suo team del Consiglio nazionale delle ricerche e che aggiorna il sistema di calcolo da loro stessi realizzato per monitorare l’evoluzione della malattia.
Spinella sottolinea che “in Abruzzo, nell’arco di un mese da oggi, se non dovessero esserci misure contenitive, i casi della variante potrebbero raggiungere la quota del 90%” e che “senza altre misure di contenimento dei contagi di Sars-Cov-2, nelle Regioni che si trovano già  ad avere il virus variato almeno al 50%, la variante a maggiore contagiosità  sostituirà  pressochè totalmente la versione ‘standard’ nell’arco di un mese e mezzo a partire da oggi. Dunque, a fine marzo”.
Dal calcolo differenziale, secondo il fisico, emerge che “le varianti sono comparse su una frazione molto piccola di positivi già  nei primi giorni di dicembre del 2020”. In riferimento sempre alla presenza delle varianti che si notano dalle curve realizzate grazie all’algoritmo, Spinella sottolinea: “l’Emilia-Romagna e la Lombardia iniziano a esibire un trend di aumento dei casi ospedalizzati riconducibile alla presenza delle varianti a maggiore trasmissibilità “.

(da agenzie)

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COVID, STATI UNITI VERSO 500.000 MORTI, PIU’ CHE IN TRE GUERRE

Febbraio 21st, 2021 Riccardo Fucile

NEW YORK TIMES: “PIU’ AMERICANI DECEDUTI PER COVID CHE SUI CAMPI DI BATTAGLIA DI PRIMA E SECONDA GUERRA MONDIALE E DEL CONFLITTO IN VIETNAM”

La pandemia ha provocato oltre 2,45 milioni di vittime e 111 milioni di contagi in tutto il mondo. Gli Stati Uniti sono il Paese più colpito (497.568 morti), davanti al Brasile (245.977) e al Messico (178.965).
“Negli Usa più morti che in tre guerre”
Quasi un anno dopo il primo decesso accertato per Covid-19 negli Usa (era il 29 febbraio e la vittima era stata registrata nello stato di Washington), il New York Times dedica la sua prima pagina al triste bilancio della pandemia nel Paese: “Gli Usa verso mezzo milioni di morti per Covid in un anno, più che in tre guerre”.
L’articolo è accompagnato da un grafico che fotografa la rapida e letale progressione della pandemia. “Una nazione paralizzata dalla tristezza e dalla perdita affronta un numero che ha ancora il potere di scioccare: 500mila”, si legge nel pezzo in prima pagina, “nessun altro Paese ha registrato così tanti morti nella pandemia. Sono morti più americani per il Covid-19 che sul campo di battaglia nella Prima e Seconda guerra mondiale e in quella del Vietnam tutte e tre insieme”. Secondo l’ultimo bilancio diffuso dalla Johns Hopkins University le vittime negli Stati Uniti sono 497.568.
Fauci, “Possibili mascherine anche nel 2022″
E’ ”possibile” che gli americani indossino ancora le mascherine per proteggersi dal coronavirus nel 2022, ma verranno comunque allentate le restrizioni man mano che verranno somministrati i vaccini. Lo ha dichiarato il virologo Antony Fauci alla Cnn, affermando che gli americani utilizzeranno ancora questo strumento di protezione per ”diversi” mesi e che ci stiamo ”gradualmente avvicinando alla normalità ”. Adesso ”la diffusione del contagio è ancora eccessivamente alta” per fare una previsione diversa.
Brasile, superata la soglia dei 10 milioni di contagi
Il Brasile ha superato la soglia dei 10 milioni di casi accertati di Covid-19. Oggi ha registrato 57.472 nuovi positivi al coronavirus per un totale dall’inizio della pandemia di 10.139.148 contagiati. I morti sono 1.212 e il totale delle vittime in Brasile è di 245.977.
Argentina, vaccini ai vip: giura la nuova ministra della Salute
Il presidente argentino Alberto Fernandez ha ufficialmente insediato oggi nel suo incarico la nuova ministra della Salute, Carla Vizzotti, dopo le dimissioni di Ginès Gonzalez Garcà­a al centro di uno scandalo riguardante vaccinazioni VIP segrete contro   Covid-19 negli uffici ministeriali. Vizzotti, 48 anni, era la ‘numero due’ del ministero, e presentava quotidianamente il rapporto delle autorità  sanitarie argentine sull’andamento della pandemia. Laureata in Medicina, la neo-ministra è specialista di malattie immunitarie ed infettive. Il suo giuramento è avvenuto nella residenza presidenziale di Olivos in presenza del capo dello Stato, del coordinatore del governo, Santiago Cafiero e del presidente della Camera dei deputati, Sergio Massa.

(da agenzie)

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