Destra di Popolo.net

INDIVIDUATE LE VARIANTI INGLESE E BRASILIANA NELLE ACQUE DI SCARICO ITALIANE

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

IN PARTICOLARE A PERUGIA E IN ABRUZZO

Le varianti del virus SARS-CoV-2 inglese e brasiliana sono state individuate per la prima volta nelle acque di scarico italiane.
La ricerca, prima in assoluto sulle varianti in reflui urbani in Italia e tra le prime al mondo, è stata condotta dal gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa, del Dipartimento Ambiente e Salute, e da Elisabetta Suffredini, del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità  pubblica Veterinaria dell’ISS, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico della Puglia e della Basilicata.   I risultati dello studio dimostrano che le acque di scarico posso essere un utile strumento per valutare la circolazione delle varianti di SARS-CoV-2 nei centri urbani.
Per consentire uno screening rapido, pratico e semplice delle varianti circolanti nella popolazione italiana è stato sviluppato, infatti, un metodo che prevede l’amplificazione e il sequenziamento di una parte del gene S contenente specifiche mutazioni in grado di caratterizzarle.
Il metodo, testato inizialmente su campioni clinici (tamponi naso-faringei), è stato successivamente applicato all’analisi delle acque di scarico raccolte in fognatura prima dei trattamenti di depurazione. L’esame di questa matrice ha individuato, per la prima volta in campioni ambientali, la presenza di mutazioni caratteristiche delle varianti inglese e brasiliana in alcune aree del nostro paese dove la circolazione di tali varianti era stata accertata in campioni clinici di pazienti Covid-19.
In particolare sono state individuate sequenze con mutazioni tipiche di variante brasiliana e inglese in reflui raccolti a Perugia dal 5 all’8 febbraio e mutazioni tipiche della variante spagnola in campioni raccolti da impianti di depurazione a Guardiagrele, in Abruzzo dal 21 al 26 gennaio 2021.
“I nostri risultati — sottolinea Luca Lucentini, direttore del Reparto Qualità  dell’Acqua e Salute – confermano le potenzialità  della wastewater based epidemiology, non solo per lo studio dei trend epidemici, come già  dimostrato in precedenti nostre ricerche e ormai consolidato nella letteratura scientifica, ma anche per esplorare la variabilità  genetica del virus”. “Le prospettive sono promettenti – dice Lucia Bonadonna, direttore del Dipartimento Ambiente e Salute dell’Iss – in particolare se pensiamo che la sorveglianza sui reflui è applicata in diversi paesi europei, anche se non ancora per la ricerca delle varianti. L’importanza della sorveglianza ambientale è stata riconosciuta, grazie anche al contributo dei risultati italiani, nel Piano europeo contro le varianti del COVID-19 (Hera incubator), che mira a rafforzare le difese dell’Unione davanti al crescente numero di mutazioni del virus”.

(da agenzie)

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DRAGHI STRESSATO DAL CONTROCANTO DI SALVINI: DALL’EUROPA ALLA PANDEMIA, DAI MIGRANTI AL CAPO DELLA POLIZIA, NON C’E’ GIORNO CHE NON FACCIA UNA POLEMICA

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

NON SI INVITANO BULLI E RAZZISTI AL GOVERNO, CON LORO SI APPLICA IL CODICE PENALE, QUANDO LO CAPIRETE SARA’ SEMPRE TROPPO TARDI: VALE PER DRAGHI MA ANCHE PER LE SEDICENTI DESTRE E SINISTRE CHE HANNO ABDICATO AI LORO VALORI

In poche ore stamattina Salvini aveva già  messo a posto tutti. Non si era arrivati neanche all’ora di pranzo che già  contestava la linea del governo sulle misure anti-covid, attaccava l’Europa sui vaccini, scatenava l’offensiva sul capo della Polizia e impartiva ordini sui progetti da portare avanti al Viminale.
Il tutto quasi nelle stesse ore in cui chi è titolato a trovare soluzione a quei problemi, cioè l’esecutivo, i suoi ministri e soprattutto il premier,   è impegnato in riunioni appositamente convocate. Un controcanto continuo, che va avanti praticamente dal giorno del giuramento.
Forse i toni si sono lievemente abbassati martedì scorso, dopo l’incontro con Draghi, che appunto aveva chiesto alla leader della Lega, come ai membri del suo governo, un atteggiamento prudente sulla pandemia, evitando fughe in avanti e inutili risse.
Un incontro che il premier deve aver ritenuto necessario dopo che il giorno prima Salvini aveva manifestato, con tanto di maglietta, per chiedere la riapertura dei ristoranti la sera, un “ritorno alla vita”, poche ore prima del Consiglio dei ministri.
Ma già  da mercoledì l’ex ministro aveva ripreso a cannoneggiare. E oggi di nuovo. Così, proprio mentre i ministri Speranza e Gelmini incontravano le Regioni per spiegare la necessità  di tenere alta la guardia e prorogare fino a Pasqua il dpcm con le misure restrittive, lui declamava il suo dissenso: “Mi rifiuto di pensare ad altre settimane o mesi di chiusura. Se ci sono situazioni locali si intervenga, ma parlare già  oggi di una Pasqua chiusi in casa, di chiusure, non mi sembra rispettoso degli italiani”.
E siccome nel primo pomeriggio Draghi parteciperà  ad un impegnativo Consiglio europeo (il suo primo) sulla pandemia e i vaccini, Salvini ha pensato bene di chiarire l’antifona.
“L’Europa ci aveva promesso vaccini che non arrivano, quindi vediamo di fare da soli”, ha detto riferendosi anche all’incontro al Mise tra Giorgetti e Federfarma, previsto nel pomeriggio. E si sta occupando anche di risolvere il problema Alitalia: “Ci sono investitori privati che si stanno riaffacciando, io personalmente sto dialogando con alcuni di questi”. A che titolo non si sa.
E poi c’è il cavallo di battaglia del Viminale. Il leader leghista celebra la sua vittoria: aver riportato al ministero dell’Interno come sottosegretario Nicola Molteni, uno dei firmatari dei suoi famosi Decreti sicurezza, poi modificati dal governo giallorosso.
E quindi la ministra Lamorgese spalanchi bene le orecchie perchè lui ora le spiega cosa, grazie alla Lega, bisognerà  fare al Viminale: “Sono contento che da oggi un uomo di legge come l’avvocato Molteni torni in quel ministero, perchè di alcuni dossier che avevamo lasciato aperti e quasi pronti sul tavolo, penso al taser e alla pistola elettrica, non si ha più notizia”.
Dulcis in fundo vuole interferire nella nomina del nuovo capo della Polizia, dopo la nomina di Gabrielli a sottosegretario con delega ai Servizi. Certo, concede,   “sceglierà  il ministro per il meglio, ma noi daremo il nostro contributo di idee, proposte e soluzioni in quello, così come in tutti i ministeri. Noi siamo qui per risolvere i problemi”.
Ma il sospetto è che il controcanto continuo più che risolvere possa creare problemi al governo, impegnando Draghi in un grande sforzo di pazienza.
E mettendo a dura prova la tenuta della sua coalizione. Basta guardare la reazione di Zingaretti: “Salvini porta l’Italia fuori strada. Buon senso e coerenza è avere una linea indicata dal governo e rispettarla. Così si sta in una maggioranza”.

(da “La Repubblica”)

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LUCIA BORGONZONI CE L’HA FATTA: SOTTOSEGRETARIA ALLA CULTURA LA LEGHISTA CHE NON CONOSCEVA I CONFINI DELL’EMILIA-ROMAGNA E NON LEGGEVA UN LIBRO DA TRE ANNI

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

L’EX ESPONENTE DEL CENTRO SOCIALE LINK DI BOLOGNA, CONVERTITA AL LEGHISMO, TORNA AL MINISTERO DELLA CULTURA NEL GOVERNO DEL BANCHIERE E DEI RAZZISTI

Lucia Borgonzoni alla fine ce l’ha fatta: è stata nominata sottosegretaria ai Beni Culturali: tornando sulla poltrona che occupava quando era in carica il governo gialloverde. Ma la leghista viene ricordata per le sue gaffe.
Lucia Borgonzoni fa parte dell’infornata di sottosegretari leghisti usciti dopo che i partiti per giorni hanno litigato per i posti disponibili. Questa volta Salvini ha avuto buon gioco e ne ha ottenuti 9.
Borgonzoni era già  stata sottosegretaria alla Cultura nel primo governo Conte, quello con Lega e Movimento 5 Stelle: allora si distinse per il suo speciale orgoglio nel dichiarare di non leggere un libro da tre anni: : “Leggo poco, studio sempre cose per lavoro. L’ultima cosa che ho riletto per svago è Il Castello di Kafka, tre anni fa. Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro”, aveva raccontato a Un giorno da pecora.
Ma ci sono altri episodi memorabili, come un breve video in cui viene approcciata da una giornalista di Repubblica: subito dopo la dichiarazione Borgonzoni indirizzò un insulto al quotidiano:“Repubblica di merda”.
Borgonzoni durante la campagna elettorale in Emilia Romagna, che la vedeva come candidata per la Lega alla presidenza della Regione, fu oscurata da Salvini che concentrò su di sè le attenzioni. Anche perchè quando la neo sottosegretaria parlava spesso veniva clamorosamente smentita.
Come quando ad esempio Bonaccini le fece notare che, per pubblicizzare un evento elettorale a Bologna aveva pubblicato una foto di Ferrara, come se avesse ancora le idee un po’ confuse sulla geografia del territorio che avrebbe voluto governare:
Non era la prima gaffe riguardante l’Emilia Romagna: interrogata sui confini, candidamente spiegò che l’Emilia Romagna confinava con il Trentino. Anche quella volta fatale fu la sua partecipazione a Un giorno da pecora.
Ma le sue gaffe non sono finite. Ad esempio indimenticabile è stata la proposta di tenere gli ospedali aperti tutti i giorni: “Tra i primi provvedimenti ci sarà  l’attenzione ai più deboli, gli ospedali saranno aperti di notte, di sabato e di domenica, come in Veneto”.
Allora Bonaccini ebbe gioco facile nel rispondere: “Informo la cittadinanza che in #EmiliaRomagna anche questo fine settimana il servizio sanitario sarà  attivo, efficace ed efficiente come sempre. Salvini, non essendo di questa Regione, può certamente non saperlo (dovrebbe però immaginarlo, avendo proprio il suo Governo indicato la nostra Sanità  come modello per le altre regioni). È più preoccupante che a non sapere queste cose sia la mia sfidante: chi si candida a presidente qualcosa dovrebbero prima impararlo. L’Emilia-Romagna è una grande Regione, non merita improvvisazione”.
Consoliamoci ricordando quella volta che Lucia Borgonzoni auspicava che gli psichiatri prescrivessero passeggiate nei boschi invece degli antidepressivi. Poteva essere nominata sottosegretaria alla Salute

(da “NextQuotidiano”)

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IL SOTTOSEGRETARIO LEGHISTA ALL’ISTRUZIONE CHE DICE DI CITARE DANTE E INVECE E’ TOPOLINO

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

E’ QUESTO IL GOVERNO DEI “MIGLIORI”?

Voleva citare Dante, e invece era Topolino.
Pochi giorni prima di essere nominato sottosegretario all’Istruzione nel governo guidato da Mario Draghi, il deputato barese della Lega Rossano Sasso ha pubblicato una sua foto sulla sua pagina Facebook, accompagnandola a una citazione di Dante Alighieri: “Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto”.
Peccato che quella frase non risulti fra gli scritti del Sommo Poeta, di cui peraltro ricorrono nel 2021 i 700 anni dalla morte.
È solo una delle tante citazioni che si scovano sul web, e che spesso non indicano neanche la fonte originaria. E che ha dato il titolo anche a una commedia del 1960 con Totò. Quel “Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto”, che porta alla mente anche Benito Mussolini – il Duce pronunciò effettivamente la prima metà  della frase a Genova, il 18 maggio 1938 – è diventato negli ultimi anni un’espressione facile per i social, perfetta per il “copia e incolla” selvaggio.
Non esiste, però, e aveva già  provato a smontare la falsa attribuzione un sito francese, dedicato proprio a Dante (ladivinecomedie.com), quando il “Chi si ferma è perduto” – nella versione mussoliniana – era tornato agli onori delle cronache perchè pronunciato più volte dal segretario della Lega Matteo Salvini.
Una delle quali durante la trasmissione televisiva “DiMartedì”, nell’autunno 2018, con il conduttore Giovanni Floris che aveva incalzato Alessandra Moretti (Pd) a dire cosa ne pensava a proposito, e la replica di lei era stata: “È una frase bellissima”.
Fu un polverone, che portò qualcuno a osare e chiamare in causa Dante. Che non c’entrava nulla allora, e non c’entra nulla con la citazione su Facebook dell’onorevole Sasso – che è un ex insegnante – stavolta nella sua improbabile interezza.
Ma come si è arrivati da Dante a Topolino? Qual è stato l’errore del neo sottosegretario all’Istruzione? Il passaggio non è immediato, ma ha dell’incredibile: “Chi si ferma è perduto, mille anni ogni minuto” è in effetti una frase pronunciata da Dante, ma dal Dante-Topolino di un albo risalente a più di settant’anni fa. “L’Inferno di Topolino”, si chiamava, era una serie di fumetti pubblicati fra il 1949 e il 1950 (con testo di Guido Martina e disegni di Angelo Bioletto) in cui Mickey Mouse personificava il poeta della Divina Commedia, con tanto di tonaca rossa.
In una tavola lo si vede leggere una stele in pietra, su cui è incisa proprio la frase che dopo più di mezzo secolo è stata magicamente ed erroneamente attribuita a Dante ed è finita infine nel frullatore del web, riconducibile – secondo alcuni siti – al canto XV (dove, ovviamente, non ve n’è traccia).
Se proprio di canti e citazioni danteschi si deve parlare, allora, forse sarebbe il caso di riprendere l’Inferno in mano, e scorrere le pagine fino alla fine del XXVI: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”.

(da agenzie)

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ESODO DAL M5S, IN USCITA SPADAFORA, TRIZZINO, CATALDI MENTRE DESSI’ PASSA AD “ALTERNATIVA C’E'”

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

BUGANI CONTRO DI MAIO: “15 ANNI DI BATTAGLIE PER DIVENTARE COSTOLA DI BERLUSCONI”

Il giorno dopo la nomina dei sottosegretari l’effetto per i cinquestelle è l’esodo.
Alla Camera potrebbero lasciare in queste ore il Movimento l’ex ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, ora semplice deputato, Giorgio Trizzino e Roberto Cataldi. Tutti e tre sarebbero pronti a passare nel gruppo di Emilio Carelli, Il Centro-La Casa dei popolari, fondato dal giornalista un attimo prima del crollo definitivo del Conte 2.
Anche al Senato si registra un nuovo addio, quello di Emanuele Dessì. “Questa non è più casa mia”, si sfoga su Facebook il senatore assente al voto di fiducia al governo Draghi, che passerà  alla nuova componente Altenativa c’è.
E sempre sui social Max Bugani, volto storico del Movimento e capo staff della sindaca di Roma Virginia Raggi, risponde a Luigi Di Maio che in un’intervista a Repubblica apre all’ingresso di Giuseppe Conte nel M5S, definendolo un Movimento ‘moderato e liberale: “15 anni di battaglie per diventare una costola di Berlusconi?”, attacca. Mentre l’ex viceministro al Mise Stefano Buffagni, non riconfermato, accusa: “Gestione disastrosa del Movimento”.
L’addio di Dessì
“Ho sperato fino a ieri che qualcosa potesse cambiare, inutilmente – scrive Dessì sulla sua pagina Fb – Non sono mai stato d’accordo nel dare la fiducia a questo governo ma ho voluto, con l’assenza il giorno del voto, dare un ulteriore possibilità  di ripensamento, soprattutto a me stesso. Lasciare compagni di viaggio a cui voglio un mondo di bene non è facile, 15 anni di storia comune non si cancellano facilmente”.
“Forse un giorno ci ritroveremo in qualche battaglia insieme, lo spero, oggi però devo andare via. Questa non è più casa mia. Esco dal Movimento 5 stelle con un enorme tristezza nel cuore ma anche con tanta rabbia. Nei prossimi giorni ci sarà  modo per parlare e per vederci con chiunque abbia voglia di confrontarsi e di continuare a lottare”, conclude.
Bugani contro Di Maio
“15 anni di battaglie per diventare una costola di Berlusconi? Un trionfo. Gianroberto Casaleggio in piazza ci fece scandire il nome di BERLINGUER, non quello di Luigi De Mita”. Così Max Bugani, volto storico del Movimento e capo staff della sindaca di Roma Virginia Raggi, postando su Fb il titolo dell’intervista in cui il ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio ‘apre’ all’ingresso di Giuseppe Conte nel M5S, definendolo un Movimento ‘moderato e liberale’.
Nello stesso post, Bugani pubblica la foto della descrizione che Wikipedia da del partito di Forza Italia, definendone l’orientamento politico ‘moderato-liberale’, definizione che Bugani sottolinea in rosso accostandolo così alle parole del responsabile della Farnesina.
“Il Movimento 5 Stelle non è una forza moderata e liberale, non lo è mai stata e non lo diventerà . Punto”, ribadisce il senatore M5S Andrea Cioffi.
Una posizione, quella di Di Maio, suffragata dall’ala governista del Movimento, come traspare dal tweet del confermato sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano, che si augura l’ingresso formale di Conte al vertice dei 5S.
Buffagni: gestione disastrosa
“Dopo questi mesi di gestione disastrosa del Movimento dobbiamo lavorare per risollevarlo per non distruggere un sogno che condividiamo da anni! Non molliamo, il paese soffre causa Covid e la priorità  sono i nostri concittadini!”, afferma Buffagni. “La meritocrazia e competenza va applicata, non annunciata! Facciamolo per i nostri figli!” scrive rispondendo ad un post del consigliere lombardo Gregorio Mammì che si rammarica per la mancata riconferma dell’ex viceministro M5S afferma di provare “imbarazzo per quello che doveva essere il governo dei migliori”.

(da “La Repubblica”)

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VACCINI ANTI-COVID, LA LOMBARDIA FAVORISCE COME SEMPRE IL BUSINESS DEI PRIVATI: 15 EURO OGNI INIEZIONE E AFFARE FATTO

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

I GRANDI GRUPPI DELLA SANITA’ PRIVATA HANNO FIUTATO L’AFFARE E LA REGIONE FORNIRA’ LORO LE DOSI PER VACCINARE I LOMBARDI… L’ENNESIMA MARCHETTA SOVRANISTA ALLA SANITA’ PRIVATA

Regione Lombardia si prepara a coinvolgere la sanità  privata nella campagna di vaccinazione anti-Covid per gli over 80.
Alle strutture accreditate e convenzionate è stata chiesta la disponibilità  a partire dai primi giorni di marzo, ma sono ancora molti gli aspetti da definire, sia sul piano organizzativo, sia su quello economico.
Fare il vaccino contro il Coronavirus dai privati, infatti, non avrà  costi diretti per i cittadini (è gratuito su tutto il territorio nazionale). Ma esattamente come accade per il vaccino anti-influenzale, si tratta di una prestazione che prima o poi il Pirellone, e dunque le finanze pubbliche, dovranno rimborsare.
Per l’anti-influenzale il rimborso è pari a circa 6 euro a vaccino, per quello anti-Covid una tariffa ancora non c’è.
Le stime che Open ha raccolto sulla cifra attesa dai privati, tuttavia, si aggirano attorno ai 12-15 euro per ogni singola dose, almeno per quanto riguarda il preparato di Pfizer. Dunque 24-30 euro totali, richiamo compreso.
Il Gruppo San Donato ha già  fatto sapere che è pronto a partire il primo marzo con l’Ats di Milano. Regione Lombardia dovrà  metterci le dosi e l’ordine di priorità  per la somministrazione, il Gruppo gli spazi e il personale. Nessuna possibilità , quindi, di “saltare la fila”, viene assicurato. Anche se la tariffa per i rimborsi non è stata ancora pattuita, per il Gruppo l’importante è cominciare, poi si ragionerà  di tutto il resto.
Al momento non si sa nemmeno quale sarà  il tipo di vaccino che il Gruppo San Donato potrà  somministrare: Pfizer o AstraZeneca? Anche questo dovrà  deciderlo la Regione. E da questa scelta dipenderà  la platea dei soggetti che potranno essere indirizzati nelle strutture del Gruppo. Al momento, in magazzino, non è presente alcuno stock.
Un’altra realtà  in campo è l’Istituto Auxologico Italiano, che è anche uno degli hub regionali per lo stoccaggio dei vaccini Pfizer. La consegna delle fiale è gestita dal governo e da Regione Lombardia. Attualmente, nei freezer dell’Auxologico, un certo quantitativo di vaccino c’è. A partire da inizio gennaio è stato immunizzato quasi tutto il personale, amministrativi compresi, somministrando 4 mila dosi a 2 mila persone. «Ci è stato chiesto dall’Ats di Milano se eravamo disponibili a partecipare alla vaccinazione degli over 80», spiega a Open l’ingegner Stefano Rusconi, direttore operativo delle attività  ambulatoriali dell’Istituto, «noi abbiamo detto subito di sì anche stavolta, per metterci a disposizione della collettività , ma dobbiamo ancora approfondire una serie di temi con l’Ats».
L’Istituto prevede di poter partire subito con cinque strutture: le tre presenti a Milano, quella di Meda e quella di Pioltello. Il punto, però, è che le regole d’ingaggio ancora non sono chiare: «Bisogna definire una tariffa, è inevitabile. Ma in noi prevale la volontà  di metterci a disposizione del servizio sanitario, come abbiamo fatto con le degenze Covid all’ospedale San Luca di Milano». In quel caso la tariffa è stata definita e i rimborsi sono arrivati.
Un altro nodo da sciogliere riguarda le prenotazioni. L’ordine di priorità  dei soggetti da vaccinare verrà  messo a punto dalla Regione e sarà  l’Ats a fissare gli appuntamenti. In che modo, però, ancora non si sa.
Anche il Gruppo Multimedica è stato contattato dall’Ats di Milano e ha dato la sua disponibilità  a partire dal primo marzo per vaccinare gli over 80. «Abbiamo dato la nostra adesione», dice a Open la dottoressa Valeria Picchi, direttore operativo del Gruppo, «fino al 30 aprile per gli over 80, ma se la Regione ci chiederà  di andare oltre per vaccinare anche altre categorie, noi siamo pronti».

(da Open)

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COVID, I CASI CONTINUANO A SALIRE: + 10% IN UNA SETTIMANA

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

A PREOCCUPARE E’ LA DIFFUSIONE DELLE VARIANTI

Se da una parte cresce in maniera costante da inizio settimana il numero degli immunizzati, come hanno annunciato dal commissariato straordinario per l’emergenza guidato da Domenico Arcuri: “La campagna di vaccinazione contro l’epidemia Covid sta registrando un confortante incremento; da lunedì 22 febbraio sono state effettuate in media oltre 100 mila somministrazioni al giorno e mercoledì 24 è stato raggiunto il picco di 102.433 dosi”; dall’altra le varianti iniziano a preoccupare e lo fanno “forti” dei nuovi contagi che tornano a salire secondo l’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe.
Tanto che dopo 4 settimane di stabilità  nel numero dei nuovi casi, nella scorsa settimana si registra “un’inversione di tendenza con un incremento che, a livello nazionale sfiora il 10%, segno della rapida diffusione di varianti più contagiose”, fa notare Gimbe.
E in 41 province l’incremento dei nuovi casi è superiore al 20%.
La foto scattata dalla Fondazione Gimbe, se vista nel   dettaglio, ci racconta come nella settimana 17-23 febbraio 2021, rispetto alla precedente, ci sia stato un incremento dei nuovi casi (92.571 rispetto a 84.272, pari a +9,8%), a fronte di un numero stabile di decessi (2.177 rispetto a 2.169). In lieve riduzione, invece, i casi attualmente positivi (387.948 rispetto a 393.686, pari a -1,5%), le persone in isolamento domiciliare (367.507 rispetto a 373.149, pari a -1,5%) e i ricoveri con sintomi (18.295 rispetto a 18.463, pari a -0,9%), mentre risalgono le terapie intensive (2.146 rispetto a 2.074, pari a +3,5%).
“L’incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente –   afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe – è l’indicatore più sensibile per identificare le numerose spie rosse che si accendono nelle diverse Regioni”. In particolare, nella settimana 17-23 febbraio in ben 74 province su 107 (68,5%) si registra un incremento percentuale dei nuovi casi rispetto alla settimana precedente, con valori che superano il 20% in 41 Province; in 11 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in 10 Regioni sale l’incremento percentuale dei casi totali.
“Questi dati – commenta Renata Gili, responsabile della ricerca sui servizi sanitari di Gimbe – confermano che, per evitare lockdown più estesi, bisogna introdurre tempestivamente restrizioni rigorose nelle aree dove si verificano impennate repentine. Temporeggiare è molto rischioso perchè la situazione rischia di sfuggire di mano”.
E in Emilia-Romagna il Bolognese, ma non solo, è nel pieno del “terzo picco” della pandemia e “come per il circondario imolese”, dove da oggi e in zona ‘arancione scuro’ con lo stop alle scuole (dalle elementari in su), anche per l’area metropolitana di Bologna si “valutano” misure più severe per contenere i contagi anche in considerazione della circolazione della variante inglese, ha annunciato l’assessore regionale alla Salute Raffaele Donini.

(da agenzie)

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ALESSANDRA, 21 ANNI, IN PIAZZA CON IL TRICOLORE: “IL MIO RAGAZZO IN IRAQ, IO QUI PERCHE’ SONO ORGOGLIOSA DI LORO”

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

E’ LA FIDANZATA DI UN COLLEGA DEL CARABINIERE UCCISO IN CONGO: “E’ IN QUELL’ANGOLO DI CIELO DOVE CI SONO I SANTI, I MARTIRI E GLI EROI”

“Sono fidanzata con un carabiniere ora in missione in Iraq e amico di Vittorio Iacovacci, con il quale avevano condiviso un’esperienza di lavoro a Livorno. Anche io sono un ex militare e oggi sono qui per onorare la nostra bandiera e in nostri caduti che hanno pagato il prezzo più alto”.
Lo dice all’Adnkronos Alessandra, 21 anni, che in piazza della Repubblica stringe il tricolore. Il suo fidanzato ha quattro anni in meno del collega e amico Vittorio, ucciso in Congo insieme all’ambasciatore italiano.
“Come dice la canzone della Folgore – spiega Alessandra – sono ora là , in quell’angolo di cielo dove ci sono i santi i martiri e gli eroi”.
Parla con voce tremante: “E dura essere qui – dice – ma mi rende orgogliosa per quello che i nostri concittadini e militari fanno ogni giorno nel mondo”.
La mamma del militare in missione: “Quando partono non viviamo”
“Sono qui perchè partecipo al dolore delle famiglie dell’ambasciatore e del carabiniere uccisi. Da mamma di un militare dell’Esercito andato più volte in missione nei teatri più difficili, mi sono sentita inevitabilmente vicina alle mamme, soprattutto a quella di Vittorio”. Lo dice all’Adnkronos Carolina, anche lei in piazza della Repubblica. “So bene quanto potesse essere orgogliosa la mamma del carabiniere, pensandolo magari al sicuro. Quando loro partono, sono mesi in cui come mamma non vivi”.
Gli studenti: “Piangiamo i nostri morti”
“Sono i nostri morti e siamo venuti qui per piangerli”. Così all’Adnkronos Lorenzo, Chiara, Agnese, Lara, Diletta, Roberta venuti in piazza della Repubblica con il tricolore per rendere omaggio all’ambasciatore Attanasio e al carabiniere Iacovacci. Hanno tutti 19 e 20 anni, studenti fuori sede di giurisprudenza.
Franca da Sonnino: “Ricordo Vittorio da piccolo”
“Sono venuta qui perchè sono nata e cresciuta a Sonnino, il paese di Vittorio Iacovacci. Lo ricordo benissimo da piccolo, vivace, dispettoso, ma bravissimo. Che gran dolore oggi”. Lo racconta Franca all’Adnkronos. Anche lei è in piazza della Repubblica per manifestare la propria vicinanza. “Ormai vivo a Ciampino, proprio accanto all’aeroporto – aggiunge – Quando sono arrivati i feretri, mi sono arrampicata sul tetto per vedere. E’ stato un po’ come dargli un ultimo saluto”.

(da Adnkronos)

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LA MISSIONARIA LAICA IN CONGO E L’ULTIMA CENA CON ATTANASIO: “ERA SEMPRE A FIANCO DEGLI ULTIMI”

Febbraio 25th, 2021 Riccardo Fucile

“IL SUO MANDATO SAREBBE TERMINATO A SETTEMBRE”

È affranta e ancora incredula, Luisa Flisi, missionaria laica originaria di Parma, da quasi cinquant’anni impegnata in Congo, che domenica sera, solo poche ore prima dell’uccisione dell’ambasciatore italiano, aveva potuto incontrare Luca Attanasio nel corso di quella che oggi, raggiunta al telefono a Goma, ricorda amaramente come un’ultima cena.
“Solo poche ore prima della sua barbara uccisione, eravamo insieme all’ambasciatore per una serata molto semplice nella quale Luca Attanasio aveva riunito circa trenta italiani impegnati per le agenzie dell’Onu o come missionari in questo territorio tormentato, come era solito fare ogni volta che veniva a Goma, ricercando una prossimità  e un confronto autentici. Siamo sconvolti: non possiamo credere alla sua barbara uccisione”.
Dopo la laurea in Pedagogia e tre anni di insegnamento come maestra, Luisa Flisi nel 1972 ha lasciato Parma per operare all’interno dell’associazione Fraternità  missionaria fondata a Goma dal padre saveriano Silvio Turazzi.
Qui Luisa si occupa sopratutto di bambini affetti da malattie croniche come Aids, epilessia o diabete, mantenendo un forte legame con la città  di origine: “Sono in ottimi rapporti di amicizia tanto con la comunità  dei Saveriani quanto con le Piccole figlie, congregazione fondata a Parma e presente anche qui. Eravamo tutti riuniti domenica sera, tra connazionali, intorno a un tavolo ma anche intorno a intenzioni condivise, rivolte alla promozione della cultura della pace”.
Nel corso della serata, ricorda con commozione la missionaria, che a fatica riesce a parlare al passato riferendosi a chi, evidentemente, è ancora avvertito come presente, “l’ambasciatore è stato molto affettuoso con noi: al nostro arrivo ci è venuto incontro, dandoci il benvenuto con un abbraccio. L’anno scorso era stato nella nostra casa per fare visita alla piccola comunità . Durante la cena, Attanasio ha più volte invitato gli altri commensali a visitare la nostra casa. Quello che lo aveva colpito era, in particolare, la semplicità  con cui viviamo, pur non mancandoci nulla d’essenziale. Anche domenica sera era emersa l’attenzione autentica, mai solo formale, che sapeva rivolgere a tutti”.
La missionaria ricorda Attanasio per “la sua frugalità  e la vocazione a operare al fianco degli ultimi che trasparivano da scelte molto concrete: quando è venuto a Bukavu, sabato notte ha alloggiato nella casa dei Saveriani mentre a Goma ha scelto di dormire al Mediterraneo, il ristorante italiano dove ci ha voluto incontrare e dove ci riuniva ormai da tre anni. Immagino che il proprietario abbia allestito per lui una semplice stanza: pur essendo l’ambasciatore, non andava nei grandi alberghi. Può darsi, purtroppo, che questa semplicità  gli sia costata la vita: quando il convoglio dell’Onu è stato assalito, mente stava attraversando il Parco Nazionale della Virunga, si stava dirigendo, praticamente senza scorta militare, in una zona pericolosissima”.
Nelle ore immediatamente successive all’attentato, nella comunità  di italiani di Goma l’ipotesi che circola con più insistenza è quella del tentativo di rapimento finalizzato alla richiesta di un riscatto, prosegue Flisi: “Si tratta di un fenomeno molto diffuso in questa zona, un flagello importante. Le macchine che passano su quella strada sono attaccate con frequenza e questa è una tragedia anche per la popolazione locale. I gruppi armati che assaltano le auto si posizionano poi presso le miniere di oro e di coltan in modo da operare scambi con le multinazionali, offrendo materie prime preziose in cambio di armi. E’ una faccenda sporca in cui l’Occidente ha molte responsabilità “.
L’impegno dell’ambasciatore a favore della popolazione nella Repubblica Democratica del Congo “travalicava i suoi compiti istituzionali e si allargava in una viva collaborazione con tutte le persone impegnate nella cooperazione internazionale. Questa sorta di vocazione lo legava alla giovane moglie che l’anno scorso lo aveva accompagnato nella sua visita”.
Domenica sera, nel corso della cena, l’ambasciatore era sereno e ha ripercorso i sette anni di impegno per il suo mandato in Africa, sempre mettendo in luce l’aspetto cooperativo e mai individuale della propria azione: “Durante la serata ci aveva detto che il suo mandato come ambasciatore sarebbe terminato a settembre. Di fronte al nostro dispiacere, che non siamo riusciti a dissimulare, ci ha assicurato che sarebbe tornato a farci visita prima della fine del mandato. Ha promesso che avrebbe, in quella occasione, portato con sè la sua bambina più grande: una promessa rivolta a noi come un fratello, prima di accompagnarci uno ad uno alle macchine e salutarci con un abbraccio. Non sapevamo che non lo avremmo più rivisto. Di lui ci resta il senso di una profonda umanità .”
Al dolore per la morte di Attanasio, prosegue la missionaria parmigiana, si aggiunge il rammarico di non aver potuto prendere parte alla breve cerimonia che si è tenuta all’aeroporto, prima dell’imbarco delle salme: “Ieri sera, (martedì sera, ndr) abbiamo saputo dalla radio che la sua salma era rientrata in Italia, dopo una rapida cerimonia in aeroporto. Nella concitazione delle ore successive all’attentato, non siamo state informate di questa ultima occasione nella quale lo avremmo potuto salutare”.
Forse anche per l’impossibilità  di un ultimo congedo, osserva con rammarico Luisa Flisi, “non possiamo e non vogliamo ancora credere che sia stata uccisa, tanto barbaramente, una persona così eccezionale, un uomo luminoso che, nel suo ruolo diplomatico, operava con entusiasmo e impegno sincero”.

(da “La Repubblica”)

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