Destra di Popolo.net

EXIT POLL OLANDA: IL PARTITO LIBERALE DEL PREMIER RUTTE IN TESTA (+2 SEGGI)

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

SECONDO IL CENTROSINISTRA (+8 SEGGI), SCONFITTA DEI SOVRANISTI (-4 SEGGI)

Secondo gli exit poll il Vvd, il Partito popolare della libertà  e della democrazia del premier uscente Mark Rutte, è in testa come previsto alle elezioni parlamentari olandesi con 35 seggi sui 150, due in più. Il centro sinistra è secondo.
Il primo ministro è dunque incamminato verso un nuovo mandato, ma anche in questa occasione dovrà  formare un’alleanza per ottenere la maggioranza dei seggi: si va dunque verdo un nuovo governo di coalizione.
Il partito pro Ue di centro sinistra, D66, secondo le proiezioni otterrebbe 27 seggi (+8). Per raggiungere i 76 seggi necessari dunque il partito di Rutte dovrebbe allearsi con almeno altri due partiti.
Il Partito della Libertà  degli anti islamici di Geert Wilders arretra e dovrebbe perdere 4 seggi, la coalizione Cristiano democratica ne perderebbe 5 e i laburisti resterebbo invariati. Le elezioni, tra le prime convocate nell’era Covid, si sono tenute in tre giorni proprio per ridurre gli assembramenti. Nonostante una campagna elettorale quasi tutta virtuale, giocata quasi esclusivamente dagli schermi delle televisioni, alla fine l’affluenza è stata dell’81%, appena un punto percentuale in meno rispetto a quella di cinque anni fa.

(da agenzie)

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CATANIA, IL PRESUNTO BOSS E IL PATTO ELETTORALE CON IL CANDIDATO DI FORZA ITALIA, PASSATO A FRATELLI D’ITALIA

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

“ASCOLTA, SIAMO CON TE”

“A Mauro gli abbiamo dato la vita, lo vogliamo bene”. Un affetto che sarebbe stato ricambiato con una “disponibilità ” praticamente assoluta.
A parlare, in un’intercettazione ambientale finita nelle carte dell’inchiesta Sipario della procura di Catania che ieri ha portato a 22 misure cautelari per un totale di 34 indagati, è il presunto boss del clan Cappello Orazio Buda.
Destinatario del suo affettuoso messaggio il vicebrigadiere della guardia di finanza, Mauro Massari. Entrambi sono finiti in carcere perchè ritenuti i protagonisti di un “patto elettorale” tra mafia e politica.
Al centro della vicenda le elezioni comunali del 2018 a Catania, tornata in cui il militare, in servizio alla compagnia di Augusta, centrò l’elezione nella sesta circoscrizione con quasi mille voti. Garantendosi, sotto la bandiera di Forza Italia, anche la poltrona da vice presidente.
Dietro la forza politica dell’uomo in divisa, già  eletto nel 2013 con il Popolo delle Libertà , secondo le accuse, ci sarebbe stata però la fondamentale spinta criminale di Buda.
Personaggio bollato come “una macchina da soldi negli investimenti”, secondo il pentito Salvatore Bonaccorsi, oltre a essere il cugino del boss Orazio Privitera. In cambio dei voti il finanziere 40enne è accusato di essersi mosso come una sorta di faccendiere.
Pronto a prendere un appuntamento, per conto del figlio di Buda, con il responsabile dell’ufficio ambiente del Comune di Catania, ma anche intenzionato a utilizzare l’auto di servizio per intimorire un imprenditore in contrasto con il presunto boss. In mezzo la disponibilità  a interloquire con un finanziere in pensione, titolare di un’agenzia marittima attiva nelle demolizioni di piattaforme al porto di Augusta, in provincia di Siracusa.
L’interesse di Buda sarebbe stato rivolto al subappalto per l’abbattimento di una struttura in ferro: circa 20mila tonnellate di materiale per un valore di sei milioni di euro. “Lui è un ex finanziere, perciò dobbiamo stare attenti”, diceva un socio dell’affare a Buda.
Il presunto boss aveva la risposta pronta: “Minchia, ce l’ho un finanziere. Parliamo con Alberto (suo figlio, ndr), che è suo amico”. Il militare, secondo la procura, si era messo subito a disposizione ma con l’unica richiesta di attendere la fine delle elezioni del 10 giugno 2018: “Ci devo passare personalmente con l’auto di servizio”, spiegava.
Prima di sondare il terreno per conto di Buda il finanziere sottolineava le difficoltà  nel racimolare voti all’interno di Forza Italia, con altri candidati sponsorizzati da volti noti della politica locale nel sottobosco dei patronati.
“Ascolta, siamo con te”, gli spiegava il presunto boss. “Forse non ci siamo capiti: io mi chiamo Orazio Buda, tu mi dici “ne voglio due” e io te ne do cinque”. Il responso delle urne alla fine conferma le previsioni e Massari raccoglie quasi mille preferenze, doppiando gli altri contendenti.
Alcuni mesi prima delle elezioni a benedire l’ingresso in Forza Italia del finanziere era stato Salvo Pogliese, allora coordinatore provinciale degli azzurri poi eletto sindaco di Catania. In un post, pubblicato su Facebook, l’ingresso di era indicato come “un’ulteriore iniezione di capacità  ed esperienza”. Durata però meno di due anni.
A fine 2019 il finanziere, seguendo di fatto il percorso politico del sindaco che ha lasciato Forza Italia per trasferirsi in Fratelli d’Italia, annunciava l’ingresso nel partito di Giorgia Meloni.
Il vicebrigadiere non è però l’unico politico indagato nell’inchiesta Siparo. Nell’elenco, composto da 34 persone tra cui 22 destinatari di misure, spunta anche il consigliere comunale Salvatore Peci. Pure nei suoi confronti la procura ipotizza il reato di corruzione elettorale nell’ambito della concessione per l’apertura di un chiosco-tabacchi.
Peci è stato eletto a Palazzo degli elefanti nella lista di centrodestra Salvo Pogliese sindaco — Una scelta d’amore per Catania. “Buda non perdeva occasione — si legge nell’ordinanza — per evidenziare il contributo offerto per l’elezione dell’attuale sindaco di Catania (non indagato) grazie al sostegno fornito a Massari e Peci”.
La questione delle infiltrazioni nel consiglio cittadino tornano così prepotentemente sotto i riflettori. Tra il 2015 e il 2016 delle ombre all’interno del Consiglio comunale si occuparono la commissione antimafia nazionale e regionale, con diversi nomi segnalati in procura.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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BASTA CON LA RETORICA DEI BIMBI MARTIRI DEL COVID ED EROI DELLA DIDATTICA A DISTANZA

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

L’INFANZIA NEGATA E’ BEN ALTRA COSA CHE LE PATURNIE DI GENITORI

Le scuole sono chiuse da pochissimi giorni ma se penso che siamo solo all’inizio e che toccherà  andare avanti così almeno fino al 6 aprile mi sento venir meno.
E, badate, non mi riferisco al lavorare da casa occupandomi al contempo della mia “coinquilina 5enne” che richiede la mia attenzione a cadenze regolari di 10 minuti.
In qualche modo si può fare e alla fine si porta “a casa” la giornata.
Quello che invece non sono sicura di poter sopportare un giorno di più è la stucchevole e insopportabile retorica sui nostri bambini santi, martiri, eroi di questa pandemia.
Al prossimo “Cari bambini scusateci” o qualsiasi altro post sui social impregnato di pietismo ed enfasi da libro “Cuore” potrei non rispondere delle mie azioni.
Premessa: come detto ho una bambina piuttosto piccola, ho la fortuna di poter lavorare da casa e per tutelare i nonni in questa fase, come già  nel precedente lockdown, ho scelto di non coinvolgerli troppo nella nostra gestione quotidiana. Io e mio marito cerchiamo di fare i giocolieri che tengono tanti birilli per aria. Con che risultati? Alterni. Ci sono sere in cui tiro le somme e non ne è caduto nemmeno uno e sere in cui il rumore dei birilli che cadono sveglia l’intero quartiere. Ma va così, non mi sento un’eroina moderna, e non penso che nemmeno mia figlia lo sia. Siamo una famiglia che come tante si sta adattando a una situazione del tutto eccezionale per l’umanità  intera e cerca di fare fronte e soprattutto di non rompere troppo le scatole.
Mi dispiace per mia figlia e per i giorni di scuola che sta perdendo. Ma so che, pur nella difficoltà  del momento, abbiamo tante piccole fortune e sicurezze di cui sono grata. Ho ben presente che ci sono famiglie per le quali la chiusura delle scuole è un vero disastro, famiglie che non hanno gli strumenti per la Dad, genitori che devono scegliere tra andare a lavorare e accudire i figli, bambini per i quali la classe è il porto sicuro in cui rifugiarsi e stare un po’ di ore in un ambiente protetto, lontano da situazioni familiari difficili, e ora invece costretti tra le mura di casa per interminabili giornate.
Nessuno nega questo e a nessuno piace questo. Ma scorrendo i social vedo un piagnisteo infinito, quasi sempre ad opera di quei genitori che in realtà  non rientrano in nessuna delle categorie sopra elencate e che invece sguazzano nella affollatissima vasca del qualunquismo.
Genitori pronti a scendere in piazza per il diritto alla scuola in presenza per i figli con la stessa facilità  con cui per anni firmavano le giustificazioni sul libretto delle assenze per portarli in Settimana bianca.
È giorni che mi imbatto in carrellate di immagini di poveri bambini innocenti piazzati davanti all’obbiettivo, pronti a diventare parte dell’ennesimo foto collage, con in mano un cartello che recita “Io le regole le ho rispettate“.
Che tanto per cominciare nella maggior parte dei casi il cartello sarebbe veritiero se completato con la postilla “mamma e papà  però no”. Perchè sennò, dai, non si spiega com’è che siamo di nuovo in questa situazione se siamo stati tutti così ligi.
E poi ci sarebbe anche da chiedersi se ci sia almeno un caso in cui l’atto di protesta è realmente partito da una di queste creature in posa come piccoli ostaggi o se sono solo l’inconsapevole prolungamento del malcontento dei genitori.
Le peggiori poi sono le foto dei bimbi ritratti davanti a un’altalena o uno scivolo delimitati dal nastro segnaletico. Messi lì davanti alla giostrina inutilizzabile, giustamente con lo sguardo triste e sconsolato. Un sadismo che meriterebbe studi approfonditi.
Anche perchè, voglio dire, se hai acceso la tv o letto anche solo due righe in merito all’ultimo DPCM, mi dici quale istinto malefico ti spinge a portare comunque tuo figlio proprio lì?
E l’elenco potrebbe continuare: ho visto foto di bambini immortalati davanti a un tablet durante una lezione a distanza accompagnate da didascalie misurate del tipo “Il mio piccolo eroe”, manco il valoroso infante stesse affrontando un campo disseminato di mine antiuomo; altre immagini che mostravano i piccoli con le manine sui vetri delle finestre con lo sguardo perso alla ricerca della perduta libertà  (quando sarebbe bastato controllare meglio per accorgersi che stavano solo alitando sul vetro per poi disegnare col dito).
Come se non bastasse a metterci il carico poi ci pensano anche le “mamme vip” che, confermando ancora una volta come spesso basti ottenere l’ambita spunta blu per perdere ogni aderenza con la realtà , ci raccontano le terribili difficoltà  della gestione quotidiana in zona rossa affrontate in case grandi come castelli, con ogni possibile comfort e facilitazione.
E badate, nessuna invidia sociale, però almeno che non ci tocchi pure compatirle. Recentemente, dopo il video ironico sulle peripezie legate alla Dad realizzato da mamma Michelle Hunziker, anche la sua figlia maggiore Aurora Ramazzotti ha ben pensato di divulgare un video in cui intervista le sorelline tristi per la chiusura delle scuole. Alla fine la ragazza domanda loro di cosa sentano più la mancanza. “La libertà ” è la loro risposta (laddove mia figlia allo stesso quesito ha risposto “giocare con i videogiochi al Mc Donalds che da quando c’è il Covid li hanno spenti”).
E tutti a sdilinquirsi per tanta struggente dolcezza e a ricominciare con l’atto di dolore per le povere anime innocenti costrette a tante privazioni. Scusate, sarò cinica, ma solo a me suona così dissonante con il momento che stiamo vivendo?
Tempi in cui migliaia di persone se ne sono andate dall’oggi al domani senza nemmeno poter ricevere un saluto dai loro cari, tempi in cui intere famiglie sono state attraversate dalla paura e dalla morte come da una lama affilata, tempi in cui il mondo, non l’Italia, il mondo, fa i conti con un’emergenza tanto grave.
E tempi in cui semmai la vera generazione condannata alla solitudine e alla morte sociale sono gli anziani. Categoria che purtroppo però non ha lo stesso appeal dei bambini, in tv, sui giornali e sui social.
Ecco perchè nessuno potrà  convincermi che in questo momento la cosa giusta per i nostri figli sia immergerli nella lamentela e nella tristezza, e costruire in loro la convinzione che degli adulti non ci si può fidare, men che meno delle istituzioni. Nessuno mi persuaderà  che sia sano portare il loro sguardo a soffermarsi su ciò che in questo momento, per i più svariati motivi, non possono avere invece che illuminare ciò che hanno.
Un pensiero questo espresso in più di un’occasione dallo psicanalista e accademico Massimo Recalcati nel parlare di giovani e lockdown. “Non ci siamo mai accorti così tanto dell’importanza della scuola come da quando siamo stati costretti dall’emergenza sanitaria a chiuderla — spiegava Recalcati lo scorso novembre in un’intervista a Repubblica — Se i nostri ragazzi non hanno potuto beneficiare di una didattica in presenza nel corso di quest’anno, se hanno perduto una quantità  di ore e di nozioni significative e di possibilità  di relazioni, questo non significa affatto che siano di fronte all’irreparabile. Il lamento non ha mai fatto crescere nessuno, anzi tendenzialmente promuove solo un arresto dello sviluppo in una posizione infantilmente recriminatoria. A contrastare il rischio della vittimizzazione è il gesto etico ed educativo di quegli insegnanti che spendono se stessi facendo salti mortali per fare esistere una didattica a distanza. Insegnare davanti ad uno schermo significa non indietreggiare di fronte alla necessità  di trovare un nuovo adattamento imposto dalle avversità  del reale (…) Si tratta di una lezione nella lezione che i nostri figli dovrebbero fare propria evitando di reiterare a loro volta la lamentazione dei loro genitori. Non ci sarà  nessuna generazione Covid a meno che gli adulti e, soprattutto, gli educatori non insistano a pensarla e a nominarla così lasciando ai nostri ragazzi il beneficio torbido della vittima: quello di lamentarsi, magari per una vita intera, per le occasioni gli sono state ingiustamente sottratte”.
Che poi, prima di parlare di infanzia e gioventù negate, proprio in questo momento storico il miglior regalo che possiamo fare ai nostri figli è alzare lo sguardo dal nostro ombelico e rivolgerlo un po’ oltre. Lo so, il rischio è di fare come le nostre mamme che ci sgridavano quando facevamo “bleah” davanti a un cibo non gradito, ricordandoci dei “bambini in Africa che muoiono di fame“.
Noi facevamo fatica a capire il nesso tra le due cose perchè eravamo piccoli, ma una volta cresciuti molti quel nesso lo hanno compreso perfettamente e hanno fatto tesoro di quella piccola lezione di empatia, capacità  di immedesimazione, partecipazione alle sorti del genere umano.
Ecco perchè preferisco una generazione di bambini e adolescenti un po’ zoppicanti in grammatica e algebra (che tanto non mi pare che chi ha fatto 13 anni di didattica in presenza brilli in tal senso) ma capaci di guardare alle opportunità  che la vita può offrire anche nelle difficoltà , senza dimenticare mai chi davvero rimane indietro.
Tra i tanti esempi oggi soprattutto il pensiero va alla Siria che proprio in questi giorni celebra un drammatico anniversario: i dieci anni dall’inizio della guerra civile.
Si parla di 13 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria, una situazione peggiorata ulteriormente dalla pandemia e dalla crisi economica, in cui a pagare un prezzo altissimo sono stati i bambini: oltre 12mila i minori uccisi o feriti dal 2011; e più di 5.700 i bambini, alcuni anche di 7 anni, reclutati nei combattimenti. Una guerra di cui è diventata straziante simbolo la bambina curda senza gambe che piange disperata.
Ecco, è questo, da genitore e da essere umano, il grido di dolore a cui voglio dare voce. Perchè se un giorno qualcuno mai mi chiedesse conto di dov’ero mentre si consumava tanto orrore, non potrò avere grandi risposte a mia discolpa ma quantomeno non dovrò vergognarmi di essere stata su Facebook a protestare per la didattica a distanza o al parchetto a battermi per il diritto negato di mia figlia a dondolarsi sull’altalena .

(da TPI)

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DUE DEPUTATI EX M5S, POI MISTO, ORA PASSANO A FRATELLI D’ITALIA

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

DE TOMA ERA STATO ESPULSO PER NON AVER RESTITUITO I RIMBORSI

Due deputati ex M5s e oggi nel gruppo Misto, Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, entreranno nel gruppo di Fratelli d’Italia. La notizia è stata diffusa da fonti parlamentari di maggioranza. Fdi ha annunciato con una nota l’arrivo di due deputati a Montecitorio senza però fare i nomi: domani 18 marzo a mezzogiorno con una conferenza stampa ad hoc saranno ufficializzati i “neo acquisti”.
Sia De Toma che Silvestri, eletti a Roma e Ascoli Piceno, avevano lasciato i 5 stelle a gennaio 2020. Il primo era stato poi espulso dal Movimento per i mancati rimborsi previsti dal regolamento M5s. “Lascio perchè non mi riconosco nella leadership di Di Maio & Co: Davide Casaleggio e i cosiddetti vertici”, aveva detto De Toma intervistato dal Messaggero.
In un primo momento De Toma aveva detto di voler aderire al gruppo dell’ex ministro Lorenzo Fioramonti: “Vogliamo sostenere questa maggioranza cercando di incidere sui temi che il Movimento ha abbandonato”, aveva detto.
Silvestri, subito dopo l’uscita dal gruppo, era stata oggetto di violenti insulti sui social, tanto che lo stesso direttivo M5s alla Camera aveva espresso solidarietà  alla collega.

(da agenzie)

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MULTE, BOLLI AUTO, TARI, IMU NON PAGATI: ARRIVA IL VERGOGNOSO CONDONO PER GLI EVASORI SERIALI VOLUTO DALLA LEGA

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

CONDONATE CARTELLE ESATTORIALI FINO A 5.000 EURO… SALDO E STRALCIO PER QUELLE SUPERIORI: PAGHI IL 16% DELLA CIFRA BASE, SENZA SANZIONI E INTERESSI, E SEI A POSTO…DRAGHI COSI’ INSULTA GLI ITALIANI ONESTI

â€³È il momento di combattere l’evasione fiscale anche con le tecnologie digitali e di avviare la riforma fiscale. Non di mascherati condoni fiscali”. Lo gridano all’unisono i segretari dei sindacati generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, rispettivamente di Cgil, Cisl e Uil, in una nota in cui chiedono un incontro con il premier Mario Draghi, per confrontarsi sulla necessità  su vari temi che vanno dal prolungamento del blocco dei licenziamenti, al piano vaccinazioni passando per la costruzione di un modello sostenibile.
L’irritazione più grande dei sindacati arriva per quella pace fiscale prevista nel dl Sostegni, lo stesso che il leader della Lega Matteo Salvini ritiene “importante che si approvi venerdì”. Al massimo sabato, anche se successivamente potrebbe essere necessario un decreto attuativo.
Ma di cosa tratta questo maxi condono fiscale e chi riguarda?
In primis, si farebbe riferimento alla cancellazione delle cartelle esattoriali del periodo che intercorre tra il 2000 e il 2015.
Sarebbe la prima volta che un Governo proceda per la cancellazione dei debiti senza tenere conto della situazione economico-patrimoniale di un soggetto. Il tetto massimo fissato per le cartelle esattoriali è di 5mila euro, che garantirebbe uno svuotamento del 56% di queste dall’archivio dell’Agenzia delle Entrate.
Ovviamente, con un limite così basso, sembrerebbe che le cartelle in questione riguarderebbero le multe per violazione del codice della strada, le sanzioni per il mancato pagamento del bollo auto e per chi non ha versato la quota per le imposte di Imu e Tari.
Il dl Sostegni, per di più, dovrebbe contenere anche una proroga del versamento delle rate della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio per le cartelle esattoriali emesse dal 2000 al 2017
La Rottamazione ter prevede, per coloro che sono in comprovate difficoltà  economiche, di estinguere le cartelle degli anni 2000-2017 versando integralmente le somme dovute ma senza pagare le sanzioni e gli interessi di mora.
Il Saldo e stralcio, invece, è un’agevolazione destinata ai contribuenti con l’Isee familiare inferiore a 20 mila euro: a loro spetta pagare una cifra tra il 16% e il 35% dell’importo dovuto, già  scontata di sanzioni e interessi vari.
Si è in attesa di conoscere le nuove date per il versamento della Rottamazione ter e del Saldo e stralcio. Ma nuovo decreto potrebbe trovare spazio anche una Rottamazione quater e un nuovo Saldo e stralcio relativo alle cartelle degli anni compresi tra il 2018 e il l 2019.

(da agenzie)

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IL FISICO BATTISTON: “CON QUESTI MORTI, ZONE ROSSE BEN OLTRE PASQUA”

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

“SE NON SI FA NULLA SI ARRIVA A 800 VITTIME AL GIORNO”

Oltre ventitremila – 23.059 per l’esattezza – i nuovi casi in ventiquattro ore, 431 morti, 369.084 i tamponi effettuati con un tasso di positività  del 6,2%.
Aumentano i positivi, sempre alto il numero dei morti, cresce la pressione sulle terapie intensive. Per dirla con il ministro della Salute, Roberto Speranza, “la situazione epidemiologica del Paese è ancora complicata”. Lo dicono i numeri, tutti i principali indicatori.
“Lo dicono da mesi e che gli sviluppi potessero essere quelli che registriamo oggi era assolutamente prevedibile” fa notare il fisico dell’Università  di Trento, Roberto Battiston, commentando i dati che definiscono uno scenario tutt’altro che tranquillizzante. Il numero dei morti, per esempio: ieri 502 in ventiquattro ore, mai così tanti da gennaio.
“Una cifra enorme, ma purtroppo non ci si è arrivati in maniera inaspettata – sottolinea Battiston – Sulla base degli indicatori registrati negli ultimi mesi si sapeva che le vittime sarebbero arrivate a quote tanto alte”. Destinate a crescere ulteriormente, se non si cambia passo. “In queste condizioni, tra qualche settimana potrebbero diventare 800”, dice il fisico, che da tempo analizza l’andamento della pandemia.
L’occupazione dei posti letto di terapia intensiva continua a crescere in tutta Italia. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, aggiornato al 15 marzo, il dato si attesta al 35%, segnando un aumento del 4% rispetto al 9 marzo. Da dati rilevati al 16 marzo in 11 Regioni – Abruzzo (40%), Emilia- Romagna (50%), Friuli Venezia Giulia (44%), Lazio (31%), Lombardia (54%), Marche (57%), Molise (49%), Piemonte (48%), Puglia (34%), Toscana (40%) e Umbria (56%) – e nelle due Province Autonome di Bolzano (33%) e Trento 58%) il tasso di occupazione delle terapie intensive ha superato la soglia limite del 30%.
“Stiamo arrivando ai livelli del picco di novembre, siamo vicini alla saturazione e questo sarà  accompagnato da un aumento dei morti”, fa notare Battiston. E aggiunge: “Abbiamo costeggiato per troppo tempo il ciglio del burrone e ora abbiamo messo il piede dalla parte sbagliata. Dobbiamo tornare indietro al più presto”.
Nel giro di una settimana, dunque in modo rapidissimo”, l’indice di trasmissibilità  Rt è cresciuto da 0,9 a 1,16 e il numero degli infetti attivi – attualmente circa 530.000, oltre 150.000 più del mese scorso – sta aumentando “in maniera preoccupante”. È molto probabilmente l’effetto delle varianti, “che ormai dominano sul ceppo originario del virus”, puntualizza il fisico.
Bisogna invertire la tendenza, dunque, puntando sulla riduzione dell’Rt. Ma come si fa?
“L’indice di trasmissibilità  diminuisce con il distanziamento. Quindi l’unica difesa sono interventi duri e tempestivi finalizzati a riportare la situazione sotto controllo, ma in modo significativo”, è la risposta. Le zone rosse in vigore, disposte dal Governo con l’ultimo pacchetto di misure anti Covid, “possono aiutare, ma con ogni probabilità  dovranno essere estese ben oltre i quindici giorni annunciati”. Tra sette otto giorni si cominceranno a notare i primi effetti delle restrizioni, ma si deve continuare a mantenere un regime di stretta osservanza delle regole anti contagio, se no si riparte con la crescita.
La questione, dunque, è pensare a cosa si farà  dopo Pasqua. “Immaginare di allentare subito, sia pure gradualmente, è uno scenario improbabile”, avverte Battiston. Perchè “il virus si comporta sempre allo stesso modo, in un anno dovremmo aver imparato che l’andamento tardivo e a fisarmonica che ha caratterizzato l’azione di contenimento a livello governativo è inefficace per contenere la pandemia – prosegue il fisico – e se riapriamo ci ritroveremo nello stesso tipo di situazione in cui ci siamo trovati dopo Natale, dopo il grande miglioramento osservato in novembre, inizio di dicembre, in modo particolare nelle regioni rosse”. Cioè al punto di oggi.
In una situazione – sono sempre parole del ministro Speranza stamattina – “non semplice e ancora da gestire con la massima cautela”.

(da “Huffingtonpost”)

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IL VACCINO JOHNSON & JOHNSON SARA’ CONFEZIONATO AD ANAGNI: LA CATALENT PRODURRA’ 400 FIALE AL MINUTO

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

LA PRODUZIONE DOVREBBE INIZIARE AD APRILE, OBIETTIVO 200 MILIONI DI DOSI PER L’EUROPA ENTRO L’ANNO

Dopo quello di AstraZeneca anche il vaccino di Johnson & Johnson verrà  confezionato ad Anagni, in provincia di Frosinone, della multinazionale farmaceutica Catalent
Lo stabilimento è nato negli anni ’60 ed è stato a lungo gestito da Bristol Myers Squibb. Lo scorso anno è stato poi acquisito dalla statunitense Catalent, leader globale nella fornitura di tecnologie avanzate di delivery, soluzioni di sviluppo e produzione di farmaci di sintesi, biologici, terapie geniche e prodotti da banco.
Un’azienda che, esplosa la pandemia, ha puntato sui farmaci contro il Covid-19, iniziando a infialare il vaccino di AstraZeneca. E la stessa cosa farà  appunto ora con il medicinale messo a punto da J&J, che ha ottenuto l’autorizzazione europea e grazie a cui l’Italia punta all’attesa accelerazione nella campagna vaccinale.
Catalent avvierà  così una seconda linea di produzione ad Anagni, raddoppiando l’attività  relativa al confezionamento dei vaccini.
Johnson & Johnson ha assicurato all’Unione europea la fornitura di 200 milioni di dosi di vaccino entro l’anno e l’Ue avrebbe la possibilità  anche di raddoppiare il quantitativo.
La produzione dovrebbe iniziare il mese prossimo e dovrebbe portare Catalent a confezionare centinaia di milioni di dosi, riempiendo all’incirca 400 fiale al minuto, chiudendole e preparando poi il prodotto per la spedizione.
Un’attività  che sempre Catalent, per quanto riguarda il vaccino di J&J, compie anche in uno stabilimento di Bloomington, Indiana. Janseen, l’azienda americana che produce il vaccino J&J, ha stretto del resto lo scorso anno una partnership con la Catalent, che ha sede in New Jersey. Lazio dunque sempre più hub anti-Covid.

(da agenzie)

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ROMA IN ALTO MARE: A SINISTRA FRENO A GUALTIERI, A DESTRA NO DI BERTOLASO

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

COALIZIONI CON IDEE CONFUSE E SENZA CANDIDATI FORTI

Senza coalizioni certe e senza candidati: Roma è in alto mare.
Ieri il freno a mano tirato da Enrico Letta sulla corsa dell’ex ministro Roberto Gualtieri, oggi il “no grazie” di Guido Bertolaso, impegnato sul fronte milanese dei vaccini e stufo delle perplessità  di FdI sul suo nome.
Così, in vista dell’autunno — data più probabile per le urne il 10 e 11 ottobre — centrosinistra e centrodestra non sanno ancora chi sfiderà  Virginia Raggi per il Campidoglio. Intanto, Grillo la blinda: “Massimo sostegno alla nostra guerriera”.
Il “non possumus” dell’ex capo della Protezione Civile arriva poche ore dopo i rilanci di Matteo Salvini e Antonio Tajani che lo indicavano come il nome più forte, l’unico capace di vincere al ballottaggio.
Ed è secco quanto freddo: “Non mi candiderò a sindaco di Roma. Sono qui in Lombardia, sto facendo il vaccinatore, mi pare che basti e avanzi. Per il resto abbiamo già  dato”.
La scena si congela. Divisa tra chi considera Bertolaso “una primadonna in cerca di plebiscito”, suscettibile dunque di ripensarci, e chi più realisticamente archivia la partita. Fortemente sponsorizzato da Silvio Berlusconi, e “adottato” dalla Lega, è un nome mai digerito da Giorgia Meloni a causa (anche) di antiche ruggini.
FdI — cui spetta negli equilibri di coalizione la “primogenitura” per il Campidoglio e che, soprattutto, ha un bacino di voti molto cospicuo a Roma e nel Lazio – sogna il presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca, che però ha declinato, ed ha quindi messo in campo il manager sportivo Andrea Abodi, finora distante dalla politica.
All’obiezione di azzurri e leghisti sulla scarsa notorietà  di Abodi nei sondaggi, gli uomini della Meloni replicano che l’importante è avere dietro la coalizione unita: “Dopo una settimana a braccetto con i tre leader lo conosceranno tutti”.
Il punto, insomma, è politico. Fatto sta che un’intesa complessiva non è neppure all’orizzonte. “Chi candideremo dipenderà  anche dove vogliamo arrivare” spiega un parlamentare bene informato. Tradotto: se giochiamo per vincere o per azzoppare qualche avversario. Ecco perchè prima di prendere decisioni, il centrodestra vuole capire le mosse del Pd.
Dove la situazione è ingarbugliata. Ieri lo stop alle macchine dato da Letta ai rumors su Gualtieri pronto a sciogliere la riserva in senso favorevole. Condito da “irritazione” per l’accelerazione e fastidio per il “metodo lunare” frutto delle vecchie dinamiche che hanno già  portato i Dem a schiantarsi con le dimissioni di Zingaretti.
Oggi, grazie al colloquio tra il neo-segretario e il potenziale candidato, la situazione è ripartita, ma “nulla è ancora deciso”. Appuntamento — vago — ad aprile.
Nel frattempo, Letta proseguirà  gli incontri in agenda: con Carlo Calenda probabilmente già  domani, poi con Giuseppe Conte, con Roberto Speranza. Ma andrà  avanti anche il “tavolo cittadino di programma” e consultazione con gli alleati. L’obiettivo del “cacciavite” lettiano è chiaro: costruire uno schema di gioco con l’alleanza più larga possibile, perchè sarà  battaglia all’ultimo voto e neppure l’approdo al ballottaggio è scontato.
Se necessario, con il ricorso alle primarie di coalizione. Ecco il motivo dell’imminente faccia a faccia con Calenda, che non ha intenzione di ritirarsi ed è sostenuto anche da Italia Viva. “Letta semplifichi il quadro e dia un segnale concreto di cambio di linea puntando su Calenda — ha avvisato Ettore Rosato — Per noi è il più adeguato e può essere vincente”.
Giochi aperti con la speranza del jolly
All’uscita del faccia a faccia Gualtieri ha usato toni concilianti: “Sto riflettendo, in ogni caso darò il mio contributo per Roma”. Va detto che il pressing dei Dem romani su di lui è stato confortato da una serie di test che lo individuano come il profilo più “forte” al ballottaggio poichè suscettibile di prendere sia i voti di Calenda al centro che quelli dei Cinquestelle a sinistra. E profilo “autorevole” – come ex presidente della commissione Finanze a Bruxelles nonchè interlocutore della Commissione Europea sul Recovery Plan — adatto a guidare una grande metropoli.
Quanto a un eventuale “gap di popolarità ”, la risposta starebbe nei sette mesi che mancano alle urne: Gualtieri si è già  confrontato con due campagne elettorali per l’Europarlamento (nel 2009 e nel 2014) a suon di preferenze, mentre nel gennaio 2020 ha vinto alle suppletive il collegio di Paolo Gentiloni. Insomma, ci sarebbe tempo per costruire l’”empatia” del personaggio e scongiurare il rischio, evocato da Letta, di un Pd “partito della Ztl” che non convince le periferie.
Tuttavia, i giochi sono ancora aperti. E non sono escluse sorprese. A dicembre di quest’anno scade il mandato da presidente dell’Europarlamento di David Sassoli, ipotesi che con il voto ad aprile non era stata presa in considerazione per ovvi motivi. Ma soprattutto, molti sperano in una corsa in extremis di Nicola Zingaretti. Che, anche in privato, ha chiuso la porta a tentazioni di questo genere. Ci ripenserà  entro aprile? Sarebbe il jolly: unitario, attrattivo per l’elettorato grillino, assai meno sgradito a Calenda dell’ex ministro dell’Economia.
Con una ricaduta a destra: l’addio anticipato del governatore aprirebbe la corsa per la Pisana, su cui punta il partito meloniano, sbloccando la griglia dei veti incrociati. Solo che a quel punto, per il centrodestra, la partita per il sindaco capitolino sarebbe davvero in salita.

(da “Huffingtonpost”)

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NAPOLI, CENTRODESTRA DIVISO SULLA CANDIDATURA DI MARESCA: “SBAGLIATO FARE FUGA IN AVANTI”

Marzo 17th, 2021 Riccardo Fucile

FRATELLI D’ITALIA: “SE OGNUNO PENSA DI ANDARE PER CONTO SUO, NON SI VINCE”

“Sbagliato fare fughe in avanti. Sono rimasto sorpreso dalle dichiarazioni di Salvini”. Parla così Andrea Santoro, coordinatore in città  di Fratelli d’Italia e consigliere comunale a Napoli.
L’investitura del leader della Lega Matteo Salvini che ieri ha rilanciato la candidatura a sindaco del magistrato Catello Maresca spiazza i partiti del centrodestra. Santoro lancia un monito agli alleati: “La partita delle Comunali la vinciamo se teniamo compatta la coalizione di centrodestra. Se ognuno pensa di andare per conto suo, diventa complicato”.
Sul fronte di Forza Italia, la terza gamba di una alleanza composta poi da Lega e Fratelli d’Italia, si esprime così Fulvio Martusciello, eurodeputato: “E’ indiscutibile che Maresca sia il miglior candidato possibile, non è ancora in campo, qualora lo dovesse essere potremo valutarlo politicamente”.
Martusciello era stato tra quelli a porre la questione dei simboli: rinunciare al logo dei partiti, per lasciare spazio a una candidatura civica come quella di Maresca, non va giù a parte dei berlusconiani e gli esponenti di Giorgia Meloni.
“Sui simboli è tutto rimesso al tavolo nazionale – spiega Martusciello – perchè la questione di Napoli è come quella di Milano e Roma: vanno valutate insieme, presumo che il centrodestra voglia mettere in campo una strategia uguale nelle varie città “. §Partita ancora in salita per il magistrato? Fratelli d’Italia ha anche proposto un suo candidato, Sergio Rastrelli, avvocato e figlio dell’ex governatore della Campania. “Noi non vogliamo andare da soli – chiarisce Santoro – C’erano dei nomi in campo, da Maresca a Cimmino (imprenditore, ndr), abbiamo chiesto di prendere in considerazione anche quello di Rastrelli che riteniamo abbia un suo fascino. Ma non abbiamo detto “o Rastrelli o niente”. Deve decidere la coalizione. Meloni, Salvini e Berlusconi devono mettersi intorno a un tavolo e decidere”. Santoro vede di buon occhio un allargamento alle “esperienze civiche”: “Ci sono molti che stavano con De Luca alle Regionali che potenzialmente sono nostri alleati, appartengono a un mondo moderato che non è quello del Pd e di de Magistris”.

(da agenzie)

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