Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
DICEVA: “PER OGNI PENSIONATO SARANNO ASSUNTI TRE GIOVANI”… SAPETE COM’E’ FINITA? OGNI TRE PENSIONATI ASSUNTO SOLO UN GIOVANE… I DATI INPS LO SPUTTANANO
L’Inps ha reso noti i risultati del grande cavallo di battaglia di Salvini ovvero la possibilità di andare in pensione prima, nota ai più come quota 100.
Ebbene, i dati testimoniano un drammatico flop: rispetto ai 19 miliardi stanziati dal governo Conte 1 sono stati usati finora solo 10, poco più della metà.
Questo significa che negli italiani non c’è mai stata questa grande urgenza di andare in pensione, né prima della pandemia né durante.
A dimostrazione che in questo caso la propaganda politica ha creato un bisogno che nei fatti non c’è.
Ma il flop lo si apprezza meglio se si va a guardare l’altro presunto grande vantaggio di quota 100.
I leghisti tessevano le lodi della misura dicendo che avrebbe dato una grande spinta all’occupazione: per ogni pensionato, ci sarebbero stati tre giovani assunti in più. Peccato che, come ricorda oggi l’ex ministro Elsa Fornero, alla fine il rapporto si è rivelato al contrario: un assunto per ogni tre pensionati in più.
Il fatto grave è che il leader leghista stia continuando a fare propaganda anche oggi. Stavolta però è perfino più subdola: tutto il can can montato ad arte sulla storia delle riaperture di negozi e ristoranti – astensioni in consiglio dei ministri comprese – è indirizzato esclusivamente a far passare un semplice messaggio: quando ci sarà la ripresa dell’economia, che Confindustria vede nel terzo trimestre di quest’anno, sarà tutto merito della Lega, che ha spinto per “il ritorno alla vita” contro quei cattivoni dei cosiddetti ministri rigoristi, Speranza in primis.
Quando invece il rimbalzo del pil, quando ci sarà, sarà soprattutto merito del buon esito del piano vaccinale, non certo di chi ha determinato più contagi con un atteggiamento irresponsabile.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
DENTRO M5S SI MUOVE COME AL GOVERNO: SOPPESA, CESELLA, LIMA, ASPETTA, RINVIA
“Ma guarda che noi glielo abbiamo chiesto in tutti i modi, anche ieri sera”. Risposte? “Nessuna, gli avranno detto di non parlare perché come al solito non si fidano di noi”. Musica e spartito di uno dei presenti alla riunione che si è svolta online all’ora di cena di giovedì.
Giuseppe Conte ha convocato i vertici di Camera e Senato, all’ordine del giorno l’ascolto dei problemi e delle questioni politiche di ciascuna Commissione. È diventato una sorta di sfogatoio, tre minuti di introduzione e tre ore di interventi intervallati da alcune osservazioni del candidato in pectore alla guida del Movimento 5 stelle.
L’ex premier è prigioniero di un loop: non affrettare i tempi per non logorarsi lo sta logorando, un circolo vizioso dal quale non si può uscire se non con quello che Conte anche ieri ha definito un “accordo consensuale” con Davide Casaleggio.
Nella pancia di Rousseau sono contenuti nomi, dati e voti online della fanbase grillina. Senza quelle schede digitali non si può cambiare lo Statuto, senza un nuovo Statuto Conte non può essere plebiscitariamente legittimato, senza legittimazione plebiscitaria non c’è un nuovo leader. Sono molti fra i consiglieri dell’avvocato a suggerirgli in queste ore di tirare dritto: “Ripartiamo da zero, nuova associazione, nuovo nome, se mettiamo tutto il Movimento su una campagna di reclutamento i circa 100mila iscritti oggi registrati sulla piattaforma di Milano li raggiungiamo in qualche settimana”.
Conte non vuole, o forse non può, fermato anche dall’ingombrante figura di Beppe Grillo, padre padrone che ha posto il veto sulla rivoluzione delle carte bollate. Così il nuovo capo politico anche ieri ha ribadito che un accordo va trovato, mentre ha già sondato tre aziende che gli possano fornire i servizi che Rousseau di qui a breve gli sfilerà dalle mani, tre possibili piattaforme sopravvissute a una prima scrematura più ampia che entreranno nella vita del Movimento come semplici fornitori di servizi, e non più come spina dorsale (prima) e spina nel fianco (poi) quale è stata la società di Casaleggio.
“Ma se continua questo stallo qui il rischio scissione è concreto”, lo ha apostrofato con una certa schiettezza Vita Martinciglio, deputata della commissione Finanze. I peones sono spaesati, le perplessità continuano ad affastellarsi giorno dopo giorno.
Per la settimana prossima è stato annunciato “un grande evento”, l’ex premier presenterà il nuovo decalogo a 5 stelle, una Carta dei valori dalla quale ripartire, forse anche il nuovo Statuto, anche se per quello è presto. “La verità – spiega un esponente di governo – è che ancora non c’è nulla di certo, e queste iniziative servono solo a placare il nervosismo che sta iniziando a superare la soglia di guardia”.
A molti non è piaciuto il webinar di ieri con Enrico Letta: “Parla da leader con gli altri prima di parlare con noi”. Le chat ribollono, c’è attesa sull’organigramma, sulla spartizione del potere interno, apprensione e speranze sul limite dei due mandati. Anche su quello ieri Conte non si è espresso: “Approfondiremo, ne discuteremo con tutti voi”. La certezza è che l’avvocato voglia superare una tagliola che alle prossime elezioni lo priverebbe di un buon pezzo della sua classe dirigente, i dubbi sono sulla possibilità di superare il veto di Grillo, che non vuole avere nulla a che fare con la gestione quotidiana del partito salvo imperversare con spallate o anatemi su quel che gli fa comodo quando gli fa comodo.
Conte si muove con lo stesso stile che aveva assunto al governo: soppesa, cesella, lima, aspetta. La preoccupazione è quella di non logorarsi, non entrare in carica da commissario liquidatore del rapporto con Casaleggio o di Virginia Raggi, che al momento gli sbarra la strada verso il sol dell’avvenire dell’accordo a sinistra. Le amministrative derubricate anche ieri, d’intesa con Letta, a tappa “sì importante, ma l’obiettivo sono le politiche” perché l’accordo non c’è, con Roma di mezzo è impossibile, con Conte che ancora coltiva ambizioni di federatore della sinistra e non vuole mettere la firma sul bis di Raggi che ne minerebbe le aspirazioni, né tanto meno vuol essere lui a dirle di no attirandosi le ire di mezzo M5s.
Un’orizzonte di due anni con un Movimento da ricostruire, senza una tribuna parlamentare, una cavalcata lunga e solitaria nei marosi dei problemi quotidiani, degli scontri tra correnti, delle rivendicazioni personali. “E la mia proposta di legge che fine farà?”, gli hanno chiesto ieri sera alcuni senatori, un livello di dibattito e di prospettive rasoterra che l’avvocato vuole elevare, ma che fatica sarà. Come non finire spolpato sin dall’inizio è il problema, continuare a rinviare potrebbe non risolverlo ma anzi sortire lo stesso identico effetto, e i primi sintomi si sono già manifestati.
Anche perché Casaleggio non ha nessuna intenzione di farla facile. Per il divorzio consensuale chiede 450mila euro di arretrati, conto che include i 300 euro al mese che gli avrebbero dovuto versare tutti i parlamentari dal primo giorno ad oggi, espulsi compresi.
Avere quei soldi è impossibile, le morosità di chi è ancora nel Movimento e ha degli arretrati vengono calcolate in 140, al massimo 160 mila euro, e da quella cifra non ci si schioda.
Anche perché se i soldi da pagare fossero di più c’è il non secondario problema di chi dovrà nel caso sborsarli, perché dal fondo delle restituzioni non si può attingere, dai bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama men che meno, e i parlamentari sono già in subbuglio perché “quelli sono accordi con i singoli parlamentari, io già verso il mio e non ci sto a coprire gli ammanchi di altri”. Certo è che come dice uno dei colonnelli di lungo corso “senza accordo con Casaleggio veniamo travolti”.
“C’è da risolvere il problema degli iscritti e dei dati, senza un divorzio consensuale rischiamo di essere sommersi da cause e pendenze”, ha ribadito ieri ancora una volta Conte.
“Ma noi siamo pronti”, ha aggiunto, e qualche idea ce l’ha pure, come l’ok al 2×1000 che spazzerebbe via anni e anni a protestare contro i finanziamenti ai partiti ma alla fine quelli sono soldi dei cittadini, idee che vengono celate e le poche che filtrano diluite, una maratona nella quale non si vede la strada ed è incerto l’arrivo, la prossima settimana un appuntamento importante ma probabilmente non decisivo, altro che “Letta che in una settimana ha detto di sì ed è stato legittimato, noi qui si attende da mesi senza capire il perché”. Tarda la partenza del Movimento di Conte, che aspetta per non logorarsi e che forse si sta logorando già.
(da “Huffingtonpost”)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
SIAMO IN CODA ALLA CLASSIFICA PER LA PRIMA DOSE, MENO PEGGIO SE SI CONSIDERANO LE DUE DOSI
L’Italia accelera e l’Europa corre. Lo scenario che emerge dall’ultimo report dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) è una buona notizia a metà per il nostro Paese, proprio ieri capace di sfondare il muro delle 500mila dosi somministrate in un solo giorno ma ancora indietro nella classifica dei grandi Paesi europei.
Lungo la penisola è stata iniettata almeno una dose al 24,8% della popolazione, contro il 29,6% dell’Olanda, il 28,1% della Germania, il 27,6% della Spagna e il 26,7% della Francia.
Meglio di noi stanno riuscendo a fare anche Ungheria, Austria, Slovenia, Belgio, Estonia, Islanda, Malta, Cipro, Danimarca, Finlandia, Islanda, Irlanda, Lituania, Portogallo, Svezia, Norvegia, Liechtenstein, Lussemburgo.
Grecia e Ungheria a parte, che hanno già finito di vaccinare oltre il 20% della cittadinanza, se lo sguardo viene spostato sulla classifica delle doppie dosi già iniettate, le cose vanno meglio: l’Italia, con il suo 10,3%, si posiziona sopra Spagna (10%), Germania (8,6%) e Olanda (7,4%).
GERMANIA.
Il target di mezzo milione di dosi in ventiquattro ore era stato raggiunto dalla Germania una ventina di giorni fa (656.357). Da allora, la campagna vaccinale non ha più subito rallentamenti. Fino al record macinato da Berlino, rivendicato dal ministro della Salute Jens Spahn, non esattamente il politico più amato di Germania: “Per la prima volta abbiamo vaccinato in un giorno oltre l′1% della popolazione”. Per la precisione, 1,1 milioni di dosi somministrate mercoledì 28 aprile, tra le 730mila inoculate nei vari studi dei medici di famiglia che hanno garantito il cambio di passo nel Paese, e le circa 360 mila nei centri dei Laender. Spahn ha promesso che i minori riceveranno la prima dose “al più tardi al termine dell’estate”, previa approvazione dell’Ema del vaccino Pfizer su questa fascia d’età.
FRANCIA
I francesi sono partiti lentissimi nella campagna vaccinale, ora stanno recuperando terreno. “Stiamo mettendo tutte le risorse necessarie per vaccinare, vaccinare, vaccinare: senza sosta, senza giorni festivi”. Era inizio aprile quando il presidente della Repubblica Emmanuel Macron aveva assicurato alla Nazione che il cambio di passo fosse lì, pronto per essere compiuto. “In totale, 250 mila tra medici, farmacisti, pompieri, infermieri e veterinari sono pronti a contribuire a questo grande sforzo”. Parole a cui si è dato un seguito, perché in Francia le 500mila somministrazioni giornaliere sono una meta già raggiunta nella prima metà di aprile, con farmacie e studi medici adibiti a centri vaccinali.
Il tutto con una campagna vaccinale fortemente emotiva, condizionata dalla decisione del ministro Olivier Veran di riservare AstraZeneca solo agli over55, generando così sfiducia tra la popolazione. La sterzata alla campagna vaccinale, poi, è arrivata anche grazie alla volontà di Parigi di allungare il periodo che intercorre tra una dose e l’altra, portandolo da 28 a 42 giorni. Così oggi il presidente Macron lancia l’appuntamento per metà giugno, da quando per tutti i maggiorenni sarà possibile prenotarsi.
SPAGNA.
A Berlino e Parigi fa eco Madrid, dove il mezzo milione non è stato raggiunto, ma ieri è stato registrato il record di 460mila. In Spagna la campagna di vaccinazione varia da regione a regione e, come sottolinea El Pais, questo è un elemento che ci è utile per misurare la velocità di immunizzazione anche se rimane difficile fare raffronti. Il primo ministro Pedro Sanchez ha ribadito l’impegno del governo di immunizzare il 90% della popolazione entro l’anno, specie quando le dosi a disposizione aumenteranno. Oltre al vaccino spagnolo (HIPRA), che inizierà i test finali a giugno, “tra aprile e settembre arriveranno 87 milioni di dosi, quindi copriremo quest’anno tutti i cittadini, dovunque si trovino”, assicura Sanchez.
Già, il numero delle dosi. Nei paesi dell’Unione europea, che ha appena portato in tribunale AstraZeneca per non aver rispettato le consegne da contratto, secondo il rapporto Ecdc al momento è la Germania ad aver ottenuto il maggior numero di dosi, pari a oltre 29 milioni e 600 mila. Seguono sul podio la Francia (22 milioni e 335mila), l’Italia (20 milioni e 238mila). Quarta la Spagna, con poco meno di 15 milioni di dosi.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
“DIRE LIBERI TUTTI E’ DA IRRESPONSABILE”
“Il messaggio che è stato dato, sbagliato, sul coprifuoco è che la questione sia un’ora più o un’ora meno. Salvini non ha parlato del piano dei 221 miliardi di euro che saranno essenziali per il futuro, ha parlato delle 23 invece che delle 22. È un errore profondo”.
Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta intervistato da Massimo Giannini a “30 Minuti al Massimo”.
Per Letta “l’uscita dalla pandemia è l’obiettivo, se sbagliamo adeso, se il week end del primo maggio e i prossimi giorni saranno gestiti irresponsabilmente, saremo costretti a richiudere in estate. Abbiamo dato fiducia, ma la politica deve dare un messaggio in linea con la fiducia, dire ‘liberi tutti’ è irresponsabile”, ha aggiunto.
“Draghi ha tenuto il punto, sulle 22 le cose sono rimaste così. C’è una tempistica che, se viene rispettata, può funzionare”. E conclude: “A seguire Salvini ci giochiamo l’estate”.
Letta ha parlato anche del governo: “Mario draghi è qualcuno che per la sua storia, gli otto anni alla Bce, solo con la sua presenza consente ai mercati di avere un atteggiamento più benevolo ei confronti dell’Italia e anche alcuni Paesi come la Germania si fidano”.
“Io penso che questo governo deve durare per tutta la legislatura, deve avere respiro e polmoni lunghi”, ha aggiunto.
Infine, sul Recovery Plan: “Questo è il piano dell’Italia Verde del futuro. È la prima volta che parliamo di sostenibilità come bandiera del futuro. Vorrei che il colore verde diventasse parte di come ci guardano, di come guardano al Pd”. “Per me questo piano è il piano della sostenibilità giusta, perché l’Italia verde non è retorica”, ha concluso.
Infine, due parole sui suoi precedenti incarichi: “Parigi mi manca perché per me vuol dire soprattutto gli studenti, perché sono stati sei anni bellissimi. Sapere come ci vede, come ci guarda un giovane studente sudafricano per me è interessante e mi manca tantissimo, ma non sono ancora pentito di essere tornato”.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
“PUO’ ESSERE LA CITTA’ DEL FUTURO”
Matteo Renzi è divnetato editorialista di Arab News. Ovvero del quotidiano con sede a Riyad e considerato vicino al regime.
Lorenzo Giarelli sul Fatto Quotidiano oggi racconta che dopo il “Nuovo rinascimento” e il Gran Premio di Formula 1 nel Bahrein il senatore di Italia Viva è ormai proiettato nella penisola arabica.
L’editoriale d’esordio di Renzi è di qualche giorno fa ed è disponibile nella versione online del quotidiano. Titolo: “AlUla can be the city of the future, as well as of the past”; AlUla può essere la città del futuro, così come del passato. L’articolo contiene una serie di elogi per la città saudita, al centro di un progetto di urbanistica green di cui si occupa la già menzionata Royal Commission.
Renzi si affida subito alle citazioni, scegliendo di aprire le sue 5 mila battute con l’i mmarcescibi le “la bellezza salverà il mondo”, prima di avventurarsi in un parallelo tra AlUla e la storia di Matera.
Secondo Renzi “negli anni ‘50 Matera era povera e trascurata tanto che gli abitanti furono spostati in alcuni nuovi quartieri residenziali”, finché negli anni ‘80 non si decise per una “rinascita” at – traverso “investimenti pubblici e privati”. Tutto questo per dire che oggi AlUla può seguire quel modello di città in cui “una comunità moderna vive in armonia con il suo passato ”.
AlUla è allora “una grande opportunità”, anche grazie all’irreprensibile lavoro della Corona: “AlUla e l’Arabia Saudita stanno seguendo un approccio community- inclusive e culture-first ”.
Il Regno, insomma, citato come esempio di inclusività sociale oltreché di attenzione per la cultura. Prepariamoci, perché nei prossimi decenni “AlUla sarà un museo vivente” e il progetto della Royal Commission di cui Renzi fa parte è “assicurare che gli abitanti della regione siano centrali nel successo a lungo termine della città”.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
SENTIVAMO LA MANCANZA DELLE BALLE DEL PRETE SOVRANISTA
Tra i più accaniti oppositori del ddl Zan – che è stato calendarizzato in Senato e la cui discussione andrà avanti sotto la guida del presidente della commissione giustizia, il leghista Andrea Ostellari – c’è un sacerdote di Gatteo a Mare, don Mirco Bianchi. Quest’ultimo, da giorni, su Twitter sta avanzando una serie di argomentazioni che, secondo lui, dovrebbero impedire alla politica italiana di approvare la legge contro l’omotransfobia.
Tra le varie argomentazioni proposte, che non hanno un aggancio con quello che è il testo del ddl, c’è anche la notizia per cui, se dovesse passare il ddl Zan in Senato, allora quella di quest’anno sarà l’ultima festa della mamma che si potrà festeggiare. Visto l’ampio seguito che il sacerdote ha su Twitter la presunta opposizione tra ddl Zan e festa della mamma è diventato argomento di discussione sui social network.
Ddl Zan e festa della mamma: dove sta la connessione?
Non si capisce dove stia la connessione tra il testo del ddl Zan e la festa della mamma: il ddl che si discuterà in Senato parla di “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.”
Nel testo si definiscono i concetti di sesso, di genere, di orientamento sessuale e di identità di genere. Inoltre, si punta a modificare l’ordinamento attuale dello stato in materia di discriminazione, aggiungendo anche quelle fondate «sul sesso, sul genere, sull’orienta- mento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità».
Nel testo, poi, si istituisce una giornata dedicata all’omotransfobia (che però non va a sostituire alcuna delle giornate dedicate ad altre categorie di persone, né tantomeno alla festa della mamma che si ricorda nella prima domenica di maggio), mentre contestualmente si afferma che
“Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri- conducibili al pluralismo delle idee o alla li- bertà delle scelte, purché non idonee a de- terminare il concreto pericolo del compi- mento di atti discriminatori o violenti.”
Perché, dunque, inquinare un dibattito già di per sé surreale con la bufala del ddl Zan che andrebbe ad abolire la festa della mamma?
La cosa terribile è che ci sono tante persone che, partendo da questo presupposto, vanno a diffondere questa informazione, ne parlano con gli amici, la condividono sulla propria bacheca social.
E si perde sempre di più il contatto con una legge che non fa altro che eliminare le discriminazioni basate sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
IL 18ENNE DEL BURKINA FASO E’ UNA DELLE OLTRE 100 PERSONE MORTE DURANTE IL NAUFRAGIO DEL GOMMONE DIECI GIORNI FA
Il sogno di raggiungere la terra promessa, l’Italia, spezzato dal naufragio del gommone su cui si era imbarcato sulle coste della Libia per il viaggio della speranza.
Mohamed Bara era un ragazzo 18enne del Burkina Faso: ci sarebbe anche lui tra le oltre cento vittime del naufragio avvenuto lo scorso 21 aprile al largo della Libia. “Aveva il sogno di raggiungere la terra promessa, che sarebbe stata l’Italia, ma per sfortuna o qualsiasi cosa sia stato non è riuscito”, racconta a Fanpage.it suo cugino Moubalika Sambare, studente che vive vicino a Varese.
Sapevo che era in Libia da tre anni
Moubalika Sambare è venuto a sapere del cugino mentre mangiava assieme al padre: sui social ha visto una foto che ritraeva cinque ragazzi del suo stesso villaggio natìo, tra cui Mohamed, con la scritta “Rip”. Ha chiesto conferma prima a una zia: poi ha chiamato tutti i suoi contatti, in Libia e in Burkina Faso. E purtroppo tutti gli hanno confermato il triste destino di Mohamed. “Sapevo che era in Libia da tre anni, lavorava: faceva l’operaio, il muratore, quello che c’era lui faceva”.
Nelle conversazioni col cugino, Mohamed gli ripeteva: “Prima o poi arriverò in Italia e andremo in giro insieme”. “Ho sempre cercato di fargli capire che anche arrivando qua non avrebbe trovato molto di quello che si aspettava”, racconta Moubalika, che per spiegarlo cita i commenti che legge sui social alle tragiche notizie di coloro che muoiono in mare durante le traversate dall’Africa all’Italia: “Vedo ragazzi che dicono ‘gli sta bene, la prossima volta spero che ne muoiano di più’. Gli hanno fatto capire che gli immigrati vengono qua per danneggiare la nazione, per rubare il lavoro. Ma io vorrei vedere un genitore o un ragazzo che va a raccogliere i pomodori nei campi da mattina a sera e non si lamenta”.
Mio cugino non avrebbe fatto male a nessuno: sapeva dar valore alle piccole cose
Moubalika quasi si commuove ricordando il cugino: “Era un ragazzo solare, il suo sogno era quello di arrivare nella terra promessa, di dire: ‘Ok mamma, ce l’ho fatta’. Gli piaceva giocare a calcio, stare in giro con gli amici, le cose che piacciono ai ragazzi 18-19enni di adesso. Era un ragazzo che so benissimo non avrebbe fatto male a una mosca. Per uno che esce di casa e saluta la mamma e il papà, e sa che magari da dove sta andando non torna più e affronta un viaggio della morte, ogni cosa è preziosa. Anche se gli davi la tua vecchia maglietta, per lui era la maglia di Gucci, di Versace. Sapeva dar valore alle piccole cose”.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
ALTRI 357 SALVATI DA SEA WATCH E OCEAN VIKING: ERANO SU BARCONI ALLA DERIVA
Quarantove a bordo di un pattugliatore della Marina militare, centoventuno sulla Sea Watch 4, 236 sulla Ocean Viking di Sos Mediterranée. Più di quattrocento migranti salvati nelle ultime ore a bordo di gommoni sovraffollati alla deriva in acque internazionali al largo della costa libica.
Gli ultimi questa mattina quando il pattugliatore della Marina militare Comandante Foscari, impegnato nell’Operazione mare sicuro (Oms), ha avvistato 49 persone a circa 75 miglia nautiche a nord di Tripoli.
Tutti stipati su un gommone troppo piccoli per contenerli e senza nessun giubbotto di salvataggio. Ai naufraghi sono stati distribuiti salvagenti e mascherine, prima di essere portati a bordo della nave della Marina. Ora sono a bordo del pattugliatore in buone condizioni di salute.
Due le operazioni di soccorso per la Sea Watch 4, la seconda imbarcazione delle Ong a tornare nel Mediterraneo dopo la Ocean Viking. Giovedì erano state soccorse 44 persone, di cui tre donne. Venerdì altre 77, tra loro anche undici donne e un neonato che con altri si trovavano a bordo di un gommone. Ora, riferisce l’organizzazione tedesca, sulla nave di salvataggio ci sono 121 migranti.
Dopo il naufragio di due gommoni, una da più di cento persone, l’altro di una cinquantina, a cui aveva assistito appena tornata in acqua, la Ocean Viking di Sos Mediterranée ha messo in salvo martedì 236 migranti a 32 miglia nautiche da Zawiyah, Libia. Tra loro ci sono anche 114 minori non accompagnati. Alcuni erano deboli e disadratati, le donne riportavano ustioni e avevano inalato del fumo, ma le loro condizioni di salute sono nel frattempo migliorate.
Da tre giorni la nave attende l’assegnazione di un porto sicuro dove farli sbarcare, navigando tra Linosa e Malta. “Molti di loro – raccontano da bordo – hanno detto al nostro team medico di essere stati picchiati e costretti dai trafficanti a imbarcarsi su un fragile gommone. Loro non avrebbero voluto, non erano convinti: erano spaventati dalle onde e dalle cative condizioni del mare”.
Mercoledì l’equipaggio della Ocean ha assistito invece al respingimento di due gommoni da parte della guardia costiera libica.
(da agenzie)
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Aprile 30th, 2021 Riccardo Fucile
CALA ANCORA LA FIDUCIA A DRAGHI E AL GOVERNO
I sondaggi politici oggi di Index Research illustrati ieri da Corrado Formigli durante Piazzapulita dicono che la Lega perde voti e punti (-0,4% in una settimana) mentre Mario Draghi è a corto di fiducia dopo pochi mesi di governo.
La rilevazione della trasmissione di La7 fotografa le intenzioni di voto degli italiani: la Lega è al 21,2%, in calo dello 0,4% rispetto alla scorsa settimana mentre il Partito Democratico si avvicina pur rimanendo fermo, visto che è stabile al 20% ma è distante ora solo un 1,2% dal Carroccio.
Dietro c’è Fratelli d’Italia al 17,9%, in crescita dello 0,1%, seguita dal MoVimento 5 Stelle che è al 16,7% e cresce dello 0,1%.
Forza Italia è al 6.8% e cresce dello 0,3% mentre Azione di Carlo Calenda è stabile al 3,5% e Sinistra Italiana è al 2,6%. Italia Viva di Matteo Renzi è al 2,1% e perde lo 0,1%.
Europa Verde è stabile all’1,9%, Articolo 1 – Mdp è all’1,7% e Più Europa è all’1,5%.
Chiude la classifica Cambiamo! di Giovanni Toti all’1,3%, in calo dello 0,1%.
Gli altri partiti assommano insieme il 5% dei voti mentre l’area indecisi/non voto è al 39,8%.
La rilevazione sulla fiducia degli italiani nei leader vede invariati i primi tre posti. Giuseppe Conte è primo con 38, Giorgia Meloni seconda con 36 ed Enrico Letta è terzo con 33. Tutti e tre non guadagnano né perdono punti rispetto alla scorsa settimana. Matteo Salvini invece perde un punto percentuale ed è a 25%, seguito da Luigi Di Maio e Carlo Calenda al 16%. Berlusconi è al 15 e Matteo Renzi è al 10%, entrambi con risultati invariati.
Cade invece Mario Draghi che perde mezzo punto percentuale in una settimana e quasi otto punti dal 18 febbraio, prima data della serie storica. Il governo Draghi lascia sul posto lo 0,1% ed èa al 43,5%. Dal 18 febbraio ha perso 4,4 punti percentuali.
(da agenzie)
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