Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
“NON VOGLIO LE CONDOGLIANZE DEI POLITICI, LA RESPONSABILITA’ DI QUESTE TRAGEDIE E’ LA LORO”
Oltre il dolore, la rabbia per una promessa disattesa.
Corrado Guzzetti, ristoratore di Vedano Olona, in provincia di Varese, ha denunciato quanto accaduto ai familiari delle vittime della funivia Stresa-Mottarone: “Ci hanno detto che si sarebbero fatti i funerali di Stato e che avrebbero pensato a tutto loro – si è sfogato con l’Ansa – poi si sono rimangiati tutto, negandosi al telefono”.
Guzzetti, che sta seguendo da vicino quanto successo sulla montagna tra Lago Maggiore e Lago d’Orta, è l’ex cognato di Vittorio Zurloni, il 55enne morto insieme ad Elisabetta Personini, 37 anni, con la quale si era sposato un mese fa, e al loro bambino di cinque anni, Mattia.
“Sono amareggiato per me e per i miei nipoti e voglio smascherare a nome di tutte le vittime queste promesse da marinaio fatte dalla politica”.
Ieri Guzzetti aveva dichiarato che “le condoglianze della politica mi fanno solamente più rabbia, perché la responsabilità di queste tragedie è la loro”. Il sindaco di Varese ha proclamato proprio per domani, giovedì 27 maggio, il lutto cittadino, nel giorno dei funerali della giovane coppia Alessandro Merlo e Silvia Malnati.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
MICHETTI A OTTOBRE AVEVA DEFINITO LA PANDEMIA “UNA INFLUENZA”
Dopo mesi di ricerca, il centrodestra potrebbe aver trovato il candidato per la corsa verso il Campidoglio. Il nome di Enrico Michetti, avvocato ed esperto di diritto amministrativo, direttore di Gazzetta Amministrativa e opinionista di Radio Radio, è arrivato da Fratelli d’Italia, il partito guidato da Giorgia Meloni
Ma dagli altri partiti della coalizione restano dubbi perché non è ritenuto molto conosciuto.
Michetti, 55 anni, è stato definito da alcuni “Tribuno della Radio“.
Proprio durante alcuni dei suoi interventi radiofonici, in cui spazia sui temi più vari, Michetti si è lasciato andare a qualche dichiarazione “ambigua” a proposito del Covid e dei vaccini. Ad esempio, nel mese di aprile, come ricorda Tommaso Labate sul Corriere della Sera, ha lanciato un parallelismo tra vaccini e doping: “Ecco perché si calpesta la libertà! Ecco perché si calpestano tutti i presupposti per porre il cittadino al centro del Paese!”, ha detto.
“Il lavoratore deve essere al centro della vita politica, istituzionale ed economica. Non un subalterno, non un suddito! Non una persona da prendere e vaccinare come una vacca coattivamente contro la sua volontà o somministrargli qualsiasi altra cosa come facevano con le atlete del mondo dell’ Est”
E un attimo dopo, rendendosi conto del paragone avventato, ha aggiunto: “ben vengano le cure”.
Enrico Michetti, nei suoi interventi radio, è stato molto critico anche verso il coprifuoco, che ha definito “una misura estrema” che “non è stata neanche mai praticata durante il ventennio fascista”, mentre il 13 ottobre scorso, in uno dei suoi sfoghi, ha definito il Covid “un’influenza“.
“È diventato ridicolo”, ha detto, “si parla soltanto di questa influenza, particolarmente grave, per carità di Dio, in casi acuti – ma che di questo virus si faccia un programma di governo che altrimenti non avrebbe ragione di esistere è paradossale”.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
IL POST OMOFOBO: “AI MASCHI BASTERA’ AUTOPERCEPIRSI COME FEMMINE PER ISCRIVERSI CON LO SCONTO”… LA REPLICA DEL RETTORE DI BARI: “NORMA EUROPEA, AUGURO A PILLON LA CAPACITA’ DI INTERPRETARE IL MONDO”
“Le femmine? Hanno maggiore propensione per le materie legate all’accudimento”. Il commento sessita è contenuto nell’ennesimo discutibile post del senatore della Lega, Simone Pillon, da sempre in prima linea in contro la legge sull’omofobia e strenuo sostenitore delle politiche anti-abortiste e del Family Day.
Questa volte l’esponente del Carroccio attacca un’iniziativa dell’università di Bari che ha deciso di ridurre le tasse in alcuni corsi per incentivare l’iscrizione delle studentesse.
Ma, sostiene Pillon, “è naturale che i maschi siano più appassionati di discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria, per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per le materie come ostetricia”, Perché? Viene da chiedersi.
Ma il leghista insiste nel suo post sessista.
“Per i cultori del gender – scrive su Facebook -ci devono essere il 50% di donne nelle miniere e il 50% di donne nella puericultura. Ma è naturale che le ragazze siano portate verso alcune professioni e i ragazzi verso altre”.
Insomma, per Pillon “imporre ai ragazzi di pagare più delle femmine per orientare la libera scelta di un percorso universitario è un modo di fare ideologico, finalizzato a manipolare le persone e la società”.
Immancabile, infine, il solito attacco alla legge contro l’omofobia, al momento all’esame delle commissioni in Senato. “La cosa divertente – ironizza l’esponente del partito di Salvini – è che proprio sulla base della stessa ideologia gender, orgogliosamente propagata dal ddl Zan, agli studenti maschi basterà autopercepirsi come femmine per i pochi minuti necessari all’atto dell’iscrizione per beneficiare dello sconto”.
La risposta del rettore dell’università di Bari
Il rettore dell’Università di Bari Stefano Bronzini risponde al leghista Pillon: “Posso dire che ovviamente la libertà d’espressione, sancita dalla Costituzione, permette a tutti di dire quello che si pensa, ma mi meraviglio che un componente del Senato non si ricordi che abbiamo soltanto fatto una cosa in linea con le normative europee e le linee date dal Ministero per le questioni di genere – spiega il rettore a Repubblica – Non credo che il consiglio d’amministrazione abbia preso provvedimenti che vadano al di fuori del nostro ambito decisionale e ritengo che sia una manovra civile. Gli auguro ogni buona fortuna, soprattutto nella capacità di lettura e interpretazione del mondo“.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
APPELLO DI 6.000 MEDICI E SONDAGGI ESPLICITI: L’83% DEI GIAPPONESI CHIEDONO AL GOVERNO DI FERMARE I GIOCHI, MA GLI INTERESSI IN BALLO SONO ENORMI
I giapponesi sono molto diversi da noi italiani, non ultimo perché, loro, i giornali li comprano, e li leggono.
L’Asahi Shimbun – che non è nemmeno il primo, bensì il secondo quotidiano del Paese del Sol levante – vende quasi 6 milioni di copie, e anche solo per questo motivo, quello che scrive non passa certo inosservato.
Quindi, quando stamattina l’edizione si è aperta con un editoriale che, rivolgendosi direttamente al primo ministro Suga, chiedeva, motivandolo, lo stop ai prossimi Giochi Olimpici di Tokyo – già rinviati lo scorso anno e in programma quest’estate dal 23 luglio al 7 agosto – tutti in Giappone hanno cominciato a porsi seriamente il problema.
In un accorato appello, l’autorevole quotidiano nipponico – considerato vicino ai liberali di sinistra e spesso critico nei confronti del Governo del partito liberal democratico di Yoshihide Suga – ha scritto testualmente: “Chiediamo al primo ministro di esaminare in modo calmo e oggettivo le circostanze e poi annullare i Giochi olimpici questa estate”.
Più chiaro di così…
La presa di posizione radicale contro i Giochi, assunta dalla testata, è ancor più significativa in quanto l’Asahi Shimbun è anche uno dei partner ufficiali dei prossimi Giochi olimpici di Tokyo. Troppo rischioso, scrive il quotidiano, pensare di dar il via a una kermesse che attirerebbe in Giappone migliaia e migliaia di stranieri, tra atleti, team tecnici e visitatori, in una situazione sanitaria che l’editoriale definisce “incompatibile con l’attuale quadro epidemico”.
Per la verità, l’appello del giornale arriva dopo una lunga serie di interventi, prese di posizione e iniziative popolari contrarie allo svolgimento dei giochi. Una settimana fa, circa seimila medici della capitale hanno firmato un appello pubblico contro lo svolgimento dell’olimpiade, ritenendo “impossibile” organizzare l’evento, considerato che la nazione è attraversata dalla quarta ondata del virus”.
Anche lo stesso sindacato nazionale dei medici giapponesi aveva, poco prima, esplicitato le stesse richieste, sostenendo che “la cancellazione di un evento che ha tutte le potenzialità per aumentare in modo esponenziale i contagi da Covid e le vittime della malattia, è la cosa più giusta da fare”, mentre di recente una petizione popolare che chiedeva la cancellazione dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020 aveva raccolto più di 200.000 firme in due giorni.
E gli ultimi sondaggi dell’agenzia Kyodo, che risalgono a due settimane fa, evidenziano come circa il 60% degli intervistati sia nettamente contrario allo svolgimento dell’evento sportivo, pronunciandosi, senza appello, per la cancellazione. Una percentuale che, oggi, sarebbe salita addirittura all’83 per cento: compreso il parere di Masayoshi Son, il presidente e CEO di SoftBank, una delle holding finanziarie più grandi e importanti al mondo, che si è schierato anch’egli contro le olimpiadi.
I più preoccupati, in vista di una possibile cancellazione dell’evento olimpico, sono però i giganti del settore assicurativo internazionale, che sono esposti per cifre astronomiche.
Il gigante della riassicurazione Swiss Re, ha un’esposizione su una possibile cancellazione delle Olimpiadi di 250 milioni di dollari, mentre quella di Munich Re sarebbe pari a ben 500 milioni di dollari.
Nel complesso, gli analisti di Jefferies stimano che le Olimpiadi di Tokyo siano attualmente assicurate per circa 2 miliardi, con ulteriori 600 milioni di dollari a coprire l’ospitalità. Il CIO – Comitato Olimpico Internazionale – sul punto cerca di tranquillizzare i giganti assicurativi, precisando di avere già messo in atto una politica di copertura dei danni derivanti dalla cancellazione degli eventi del valore di circa 800 milioni di dollari, che copre la maggior parte dell’investimento di 1 miliardo previsto in ogni città che ospiterà i giochi. Inoltre, il comitato organizzatore locale di Tokyo avrà una propria polizza che si stima in circa 650 milioni di dollari.
Malgrado nessun atleta di spicco si sia opposto finora pubblicamente ai Giochi che si terranno quest’estate, la star del tennis giapponese Naomi Osaka . numero 2 del mondo – ha detto in un’intervista che è giunto il momento di discutere l’opportunità di tenere l’evento nel mezzo di una pandemia. “Ovviamente voglio che le Olimpiadi si facciano”, ha detto il campione, “ma penso che stiano succedendo così tante cose importanti, e soprattutto impreviste, che sento che si stanno mettendo a rischio le persone … in fondo stiamo parlando soltanto di una competizione sportiva, e c’è un’intera pandemia in corso, là fuori….”
Così il Sol levante si dibatte nell’indecisione, tra il partito dei “prudenzialisti”, e quelli che preferiscono mettere sul piatto della bilancia il peso delle conseguenze economiche di una cancellazione. Che non sarebbero cosa da poco.
Secondo il Nomura Research Institute, infatti, la cancellazione avrebbe un costo pari a circa 1.810 miliardi di yen, l’equivalente di 13,8 miliardi di euro, quantificando in 147 miliardi di yen il valore dei benefici economici dall’organizzazione dei Giochi senza l’afflusso degli spettatori stranieri, rispetto ai 1.660 miliardi di yen nel caso si fossero svolti con regolarità, con la presenza del pubblico dall’estero. Una montagna di soldi, considerando anche che il Giappone, pur disponendo di una economia solida e molto ben strutturata, ha già sofferto – e continua a soffrire – gravissime conseguenze dalla pandemia.
Sempre secondo i calcoli degli analisti del Nomura, infatti, il primo stato di emergenza entrato in vigore nella primavera del 2020 ha provocato un deficit economico di 6.400 miliardi di yen, e il secondo – tra gennaio e marzo di quest’anno – un’ulteriore perdita di 6.300 miliardi. Quello attuale, introdotto il 25 aprile, toglierà all’economia nipponica altri 1.900 miliardi di yen, con una stima al rialzo, nel caso di un’estensione di altre tre settimane.
Il Giappone sta affrontando – ormai da fine marzo – come si è detto, la quarta ondata di contagi, mentre due settimane fa il governo aveva deciso di estendere lo stato di emergenza in molte province del paese e nella stessa capitale, dove si dovrebbero tenere i Giochi.
La situazione epidemica è piuttosto critica soprattutto in quanto il Paese è molto indietro nella campagna di vaccinazione contro il coronavirus, avendo iniziato le somministrazioni agli ultra 65enni soltanto a metà aprile. Ad oggi, meno del 5 per cento della popolazione giapponese ha ricevuto almeno una dose di vaccino.
Un ospedale di Tachikawa, nella parte occidentale di Tokyo, mostrava all’ingresso uno striscione che avvertiva che la capacità medica aveva ormai raggiunto il limite. “Dateci una pausa! Le Olimpiadi sono impossibili! ” si leggeva.
Nella prefettura di Osaka, che ha visto di recente un aumento esponenziale dei casi, con più di 13.000 persone con diagnosi di Covid-19, le autorità hanno chiesto ai cittadini di rimanere a casa, perché gli ospedali sono al collasso.
Da parte sua, l’uomo che ha il potere decisionale nella vicenda, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga, ha detto che il CIO avrebbe avuto l’ultima parola, insistendo sul fatto che il suo governo non aveva mai dato la priorità ai Giochi a scapito della salute pubblica.
A una domanda precisa, nel corso di una riunione della commissione parlamentare, Suga ha risposto: “Non ho mai messo le Olimpiadi al primo posto”. Ed ha aggiunto: “La mia priorità è sempre stata proteggere la vita e la salute della popolazione giapponese. Dobbiamo prima prevenire la diffusione del virus”. Esternazioni che sembrano più che altro frutto di propaganda elettorale, tenuto conto che, finora, il portavoce del governo giapponese e quello del comitato olimpico hanno sempre dichiarato che i Giochi si terranno come da programma.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
DOMENICA ERA CON LA MOGLIE DALLA D’URSO, IERI SERA ALLA PARTITA DEL CUORE
D’accordo, era la Partita del Cuore, e un infettivologo poteva essere contemplato nel team ‘Campioni per la Ricerca’ in un evento di beneficenza. Poi Matteo Bassetti, classe 1970, asciutto e tosto, se l’è cavata anche bene sulla fascia destra, ha persino impegnato un campione del mondo come Dida, costretto a deviare un suo tiraccio sulla traversa. Magari è un po’ troppo egocentrico, passa poco la palla, ma questo ormai è in linea con il personaggio.
Già, perché il ricercatore del San Martino di Genova, ormai della pandemia, l’evento drammatico che lo ha lanciato, può farne volentieri a meno. Il protagonista è lui. In un percorso perfetto da società dello spettacolo, Bassetti sta bruciando tutte le tappe: è passato da esperto nei giornali e talk show a virologo che forte della sua reputazione esonda in altri campi, e già il passaggio di specie era nell’aria.
Ma dopo qualche intervista buttata là ai rotocalchi sul personaggio-Bassetti, la punta dell’iceberg del’ virologismo show’ è stata toccata lo scorso week-end con la partecipazione con la moglie Maria Chiara a Domenica Live, Canale 5, chez Barbara D’Urso.
Il passaggio dal laboratorio allo studio tv è stato accompagnato da “Una lunga storia d’amore” di Gino Paoli. “Allora prof, siete delle star”, ha detto senza mezzi termini la padrona di casa prima di passare all’“album di famiglia” in stile “Chi”: quindi video del matrimonio “quando aveva i capelli”, taglio della torta, foto con figli, insomma anche i virologi hanno un’anima. Alla domanda di rito, “che padre è Bassetti?”. “Nonostante la pandemia non è mai mancato una volta a pranzo a casa”, ha detto la moglie, rincarando la dose. Applausi.
Aspettando una partecipazione ai reality – il tipo sembra più da Isola che da Gf Vip – lo abbiamo potuto ammirare in campo, tra Andrea Pirlo e Neri Marcorè. Qualche controindicazione ci sarebbe, ma è roba da bugiardino. Per esempio a un passaggio sbagliato del virologo, Gene Gnocchi che commentava l’evento non ha potuto evitare di dirlo: sarà l’effetto collaterale di Astrazeneca. E il cerchio si è chiuso.
(da Huffingtonpost)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
LE PAROLE DI ANGELICA, PRIMOGENITA DI VITTORIO, MORTO INSIEME ALLA COMPAGNA E AL FIGLIO DI 5 ANNI
«Me li avete ammazzati e a questo, mi spiace, non ci sarà mai nessun tipo di perdono». Con questa parole Angelica Zorloni esprime dal suo account Instagram il dolore e la rabbia per la perdita del padre Vittorio, scomparso insieme alla compagna Elisabetta Persanini e al figlio Mattia di 5 anni nel crollo della funivia Stresa-Mottarone.
La storia è stata postata dalla donna in seguito alla notizia dei tre fermi eseguiti nell’ambito dell’inchiesta sull’incidente della funivia che ha provocato 14 vittime.
Le tre persone fermate hanno ammesso agli inquirenti che «il freno non è stato attivato volontariamente», come confermato dal tenente colonnello dei carabinieri Alberto Cigonani a ridosso dell’interrogatori avvenuto la scorsa notte.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
L’INTERROGATORIO DEL RESPONSABILE DEL SERVIZIO TADINI
Durante gli interrogatori andati avanti per tutta la notte, le persone arrestate all’alba per la strage della funivia Stresa-Mottarone hanno ammesso che «il freno non è stato attivato volontariamente».
A confermarlo è stato il tenente colonnello dei carabinieri Alberto Cigonani dopo i fermi del gestore dell’impianto Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone, il direttore dell’esercizio Erico Perocchio – che secondo il suo legale non sarebbe ancora stato sentito dagli inquirenti – e il responsabile del servizio, l’ingegnere Gabriele Tadini.
I tre sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e rimozione degli strumenti atti a prevenire gli infortuni aggravato dal disastro e lesioni gravissime.
I tre fermi per la procuratrice Bossi sono «uno sviluppo consequenziale, molto grave e inquietante, agli accertamenti che abbiamo svolto. Nella convinzione che mai si sarebbe potuto verificare una rottura del cavo si è corso il rischio che ha purtroppo poi determinato l’esito fatale».
La funivia Stresa-Mottarone era tornata in funzione dallo scorso 26 aprile e da «più giorni viaggiava in quel modo e aveva fatto diversi viaggi» ha spiegato la procuratrice Bossi.
Le anomalie sull’impianto però erano note anche prima della ripartenza dello scorso mese. Nel frattempo però erano scattate le riaperture a livello nazionale, con l’allentamento delle misure restrittive anti Covid.
L’attività è comunque tornata operativa nonostante «gli incidenti si sono verificati con cadenza se non quotidiana comunque molto frequente». Lo scorso 3 maggio erano quindi partite le richieste per una serie di interventi tecnici, che però hanno solo rimediato al problema «ma non erano stati risolutivi».
L’interrogatorio
Tadini, il responsabile del funzionamento della Funivia del Mottarone, durante l’interrogatorio ha raccontato che quella del blocco della funivia era diventata una «preoccupazione»: per questo, con gli altri gestori, stava «studiando quale poteva essere la soluzione per risolvere il problema» al sistema frenante di sicurezza.
«Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo» e per cercare di risolverli sono stati effettuati «almeno due interventi tecnici», ha poi ammesso in un interrogatorio che è durato circa 4 ore.
Ipotesi di nuovi indagati
Potrebbero esserci presto nuovi indagati nell’inchiesta sulla strage di Mottarone. Secondo quanto si apprende in ambienti legali, gli inquirenti stanno infatti valutando la posizione di altre persone. Al momento sono tre le persone accusate di omicidio colposo plurimo, arrestati all’alba del 26 maggio per avere disattivato i freni d’emergenza della funivia. Il procuratore di Verbania, Olimpia Bossi, ha parlato di «una scelta deliberata e assolutamente consapevole» riferendosi all’inserimento del forchettone che avrebbe impedito alle ganasce dei freni di entrare in funzione.
«Per quello che ci risulta oggi il forchettone è stato inserito più volte, non sono in grado di dire se in maniera costante o solo quanto si verificavano questi difetti di funzionamento. Certamente domenica non è stato il primo giorno e questo è stato ammesso». Un azzardo voluto e ripetuto, quindi, che avrebbe messo a rischio la vita di decine di persone salite sulla funivia di Stresa.
«Non si è trattato di una omissione occasionale o di una dimenticanza», ha continuato Bossi, «ma la scelta precisa di disattivare questo sistema di emergenza per ovviare quelli che erano degli inconvenienti tecnici, che si stavano verificando sulla linea, dovuti proprio ad un malfunzionamento del sistema frenante di emergenza. Disattivandolo la cabina poteva fare le sue corse senza problemi».
Nella mattina di oggi è stato trovato anche un secondo forchettone nei boschi del Mottarone. Alle indagini dunque si aggiunge un ulteriore elemento utile a chiarire le dinamiche e le responsabilità della tragedia.
I due interventi tecnici che non hanno risolto il problema
Secondo gli inquirenti, sarebbero stati eseguiti due interventi tecnici sull’impianto dall’azienda incaricata della manutenzione. «Uno è del 3 maggio scorso» spiega Bossi, «e uno precedente». Ma il problema non sarebbe stato risolto, da lì «la decisione di bypassare la questione e di disattivare il sistema di frenata d’emergenza».
La sindaca di Stresa: «Strage che si poteva evitare»
«La notizia di questa mattina è un’ulteriore mazzata», ha detto la sindaca di Stresa Marcella Severino che nelle ultime ore si è recata a Torino per far visita al piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla strage, attualmente ricoverato presso l’Ospedale infantile Regina Margherita. «Questa volta sappiamo che la tragedia si poteva evitare. Il buono e il cattivo c’è ovunque, persone così spero ce ne siano pochissime» ha aggiunto riferendosi ai tre arrestati. Severino ha raccontato di non aver potuto vedere Eitan ma di aver parlato con i medici e con la zia del bambino di cinque anni. «La zia Aya è una gran bella persona che sta trovando tutta la forza che serve per stare vicino al nipotino, Eitan è in buone mani».
(da Open)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
BENVENUTI IN UN PAESE “SEDICENTE” CIVILE… 1.500 CONFEZIONI CONTENENTI OSSICODONE, SIMILE ALLA MORFINA, PER ALLEVIARE LA FATICA…DANNO AL SISTEMA SANITARIO PER 146.000 EURO
Costretti a sopportare turni nei campi di 12 o 16 ore al giorno: una fatica immane che in qualche modo doveva essere alleviata.
Un medico di Sabaudia, Sandro Cuccurullo, è stato arrestato con l’accusa di aver prescritto stupefacenti a oltre 200 suoi pazienti di nazionalità indiana. Le ricette non avevano alcuno scopo terapeutico ma solo quello di alleviare la sensazione della fatica.
La prescrizione dell’ossicodone
I carabinieri dei Nas di Latina hanno scoperto, come riporta il quotidiano Il Messaggero, che il medico avrebbe effettuato circa 222 prescrizioni, a costo zero per i pazienti e a carico del sistema sanitario nazionale, distribuendo così 1.500 confezioni di stupefacenti contenenti ossicodone, un oppioide agonista puro che ha un potere simile alla morfina.
La motivazione delle prescrizioni era la necessità di far fronte a turni di lavoro massacranti nei campi tra Sabaudia e Terracina per permettere ai lavoratori di essere resistenti alla fatica. O per meglio dire: resistenti allo sfruttamento.
Danno al sistema sanitario
Il medico avrebbe poi prescritto oltre 3mila ricette indebite con un codice esenzione fasullo: il che ha provocato, tra l’altro, un danno per il sistema sanitario di oltre 146mila euro. E’ inoltre accusato di aver prescritto farmaci mai effettivamente consegnati ai pazienti, e il cui costo sarebbe stato rimborsato a una farmacista, che risulta anch’essa indagata.
Indagati anche un avvocato e una farmacista
Nell’inchiesta, infatti, sono coinvolti anche un avvocato e una farmacista: entrambi hanno ricevuto una misura cautelare interdittiva che dispone la sospensione dalla professione per un anno.
Per le persone coinvolte nell’inchiesta della procura di Latina, denominata “No pain”, i reati contestati vanno dall’illecita prescrizione di farmaci ad azione stupefacente alla truffa ai danni dello Stato.
(da agenzie)
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Maggio 26th, 2021 Riccardo Fucile
LAURENCE DES CARS SCELTA DA MACRON PER ASSUMERE IL COMANDO DEL PIU’ GRANDE MUSEO DEL MONDO
La presidente del Musée d’Orsay, Laurence des Cars, è stata scelta dal presidente francese Emmanuel Macron per assumere il comando del Louvre, il più grande museo del mondo, al posto di Jean-Luc Martinez che lo dirigeva da otto anni. Il passaggio di consegne è previsto per il primo settembre.
Laurence des Cars è la prima donna a guidare il celebre museo parigino creato nel 1793 e custode di immensi capolavori come la Gioconda di Leonardo Da Vinci o Le Nozze di Cana di Paolo Veronese.
Obiettivo della futura presidente, riflettere al modo in cui “il Louvre può diventare pienamente contemporaneo. Ha molto da dire alla gioventù, come uno spazio che faccia eco alla società”, ha spiegato su France Inter.
La prima misura di Laurence des Cars sarà la creazione di un nono dipartimento consacrato a Bisanzio e ai Cristiani d’Oriente.
(da agenzie)
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