Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
USATO IL SOFTWARE PEGASUS, NEL MIRINO GRANDI GIORNALI INTERNAZIONALI E OPPOSITORI
Diversi governi autoritari hanno usato un software israeliano per spiare i cellulari di giornalisti, attivisti e manager nel mondo.
E’ quanto emerge dai leak di un’indagine condotta dal Washington Post e altre 16 testate internazionali.
Il software, venduto dall’israeliana NSO Group e chiamato Pegasus, è nato per consentire ai governi di seguire terroristi e criminali.
Tra i governi che l’hanno usato per spiare ci sarebbe – scrive il Wp – anche quello di Victor Orban. E dalle carte emergerebbe che nel mirino siano finite anche persone vicine a Jamal Khashoggi, il reporter saudita ucciso.
L’indagine, alla quale ha partecipato anche il Guardian, rivela che giornalisti e attivisti sono finiti del mirino di governi “autoritari”. Il software israeliano sarebbe stato usato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti per prendere di mira i cellulari di alcune persone vicine a Jamal Kashoggi, il giornalista ucciso del Washington Post.
Ma anche dal governo ungherese di Victor Orban, che avrebbe usato la tecnologia sviluppata da NSO nell’ambito della sua guerra ai media, prendendo di mira i giornalisti investigativi, ma anche il ristretto circolo di manager dei media indipendenti.
La lista dei numeri di telefono segnalati dall’inchiesta su Pegasus include più di 50.000 numeri, concentrati in paesi rinomati per la sorveglianza dei loro cittadini e clienti di NSO Group.
La lista non indentifica chi ha ha deciso l’inserimento dei numeri di telefono o perché e non è chiaro neanche quanti siano stati i cellulari presi nel mirino o spiati.
Fra i numeri identificati finora dall’inchiesta ci sarebbero quelli di diversi capi di stato e premier. E quelli di giornalisti che compaiono nell’elenco, datato 2016, ci sono reporter di varie testate fra le quali Cnn, New York Times, Wall Street Journal, Financial Times, Voice of America e Al Jazeera.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
LA LEGGE ELETTORALE LI OBBLIGA A LITIGARE
Le torte in faccia tra Salvini e Meloni sono un vero godimento per gli avversari.
Ogni volta che se le tirano parte una “ola”, perché certe cose un tempo accadevano soprattutto a sinistra; D’Alema, Bertinotti, Prodi ci avevano portato a credere che farsi male da soli fosse prerogativa tipica del mondo progressista, l’autolesionismo quasi un segno di appartenenza, mentre sul fronte opposto non ne sarebbero mai stati in grado. Invece eccoli là, Giorgia e Matteo, dare allegro spettacolo: sui servizi segreti, sui candidati sindaci, adesso pure sulle poltrone Rai.
La loro faida potrebbe alimentare una stupenda serie tivù perché gli ingredienti ci sono tutti: ripicche e vendette, colpi bassi e dispetti.
Ma alla ruggine personale si aggiunge dell’altro, molto di più, su cui vale la pena riflettere perché riguarda l’intero sistema politico italiano, “gauche” compresa.
Anche se quei due volessero andare d’accordo, sarebbero condannati a combattersi come gladiatori nell’arena. Chi ce li obbliga è il “Rosatellum”: legge elettorale nata con le migliori intenzioni ma snaturata da qualche mente perversa.
Mette in palio un bottino di seggi, la cosiddetta quota maggioritaria, che costringe i leader a fare alleanze perfino quando non ne avrebbero alcuna voglia.
L’intento è sapere prima del voto chi farà accordi con chi, invece di scoprirlo dopo, e invogliare i partiti a remare dalla stessa parte nella prospettiva di governare insieme. Sulla carta una meraviglia.
Sennonché poi il “Rosatellum” assegna due terzi dei seggi col metodo proporzionale, che è una contraddizione in termini perché invece di fare squadra ciascuno viene spinto a giocare per sé.
Se ti chiami Meloni, o Salvini, il tuo peggior nemico diventa chi più ti somiglia perché si rivolge agli stessi potenziali elettori e cerca di portarteli via.
Come se non bastasse, chi prende più voti nell’ambito di un’alleanza nei fatti ne diventa leader; in caso di vittoria può rivendicare la guida del governo: il che sparge ulteriore benzina sul fuoco, aggiunge inimicizia alla normale rivalità, dal piano politico trasferisce lo scontro su quello personale come sta avvenendo a destra e, tra non molto, capiterà a sinistra.
Perché fino adesso Pd e Cinque stelle si sono concentrati sul rispettivo ombelico, i “dem” hanno cambiato il leader e i grillini pure; ma presto dovranno decidere se fare alleanza in vista delle elezioni e mettere insieme un vasto fronte, il più ampio possibile, per battere una destra nei sondaggi strafavorita.
A quel punto non ci sarà scampo: tra Enrico Letta e Antonio Conte scatterà la stessa perversa dinamica che costringe a sommare le forze nei collegi uninominali però dilaniandosi in quelli proporzionali, a presentarsi uniti per il governo ma in guerra per la leadership, a correre insieme facendosi gli sgambetti fino al giorno del voto e magari anche dopo.
Purtroppo è materia che non appassiona la gente, del resto l’Italia ha ben altri problemi. Nelle redazioni è vietato parlarne (“che barba, che noia”); i partiti sembrano esausti.
Nessuno ha intenzione di correggere un congegno diabolico che fonde tragicamente insieme i difetti del maggioritario (alleanze create per vincere, non per governare) con le magagne del proporzionale (ognuno per sé e Dio per tutti)
L’unica modifica di cui sottovoce si ragiona riguarda i collegi uninominali. Qualcuno vorrebbe ridurli di numero e trasformarli in un “premio” per chi vince, al solo scopo di scongiurare l’inferno che si scatenerà prima delle elezioni quando i leader dovranno scegliere quasi 200 candidati comuni litigandoseli a uno a uno.
La stessa sorte dei capponi di Renzo; che erano destinati in pentola; ma anziché starsene buoni “s’ingegnavano a beccarsi l’uno con l’altro, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
MENTRE LA SCIENZA CHIEDE DI ACCELERARE, LORO PENSANO A FRENARE, FAVORENDO LA DIFFUSIONE DEL VIRUS … PRIMA (FAR AMMALARE) GLI ITALIANI
I contagi, complice la spinta della variante Delta, tornano a salire. L’età media dei positivi si abbassa a 28 anni, segno che a contrarre il virus sono proprio i giovani.
I ragazzi sono meno esposti alle conseguenze gravi del Covid, certo, ma avendo tendenzialmente una vita sociale più attiva e possono contribuire, loro malgrado, a un’ulteriore diffusione del virus, principalmente tra i non vaccinati.
Per questi motivi gli esperti invitano di continuo anche i più giovani a prenotare le dosi e farsele somministrare, se non l’hanno ancora fatto.
Per evitare di contagiarsi e contagiare, ma anche per fare in modo che le scuole e le università possano ripartire in sicurezza, come ha ribadito anche il Cts, che ha stilato peraltro un elenco di attività che dovrebbero essere aperte solo a chi ha il Greenpass. Tutto lineare, dunque? Mica tanto, perché voci di primo piano di Lega e Fratelli d’Italia si dicono scettiche sulla immunizzazione dei giovani.
L’ultime esempio ci arriva dritto da Salvini: “Mi rifiuto di vedere qualcuno che insegue mio figlio che ha 18 anni con un tampone o con una siringa. Prudenti sì, terrorizzati no”, dice oggi.
Ma il segretario della Lega non è il solo a fare questo tipo di esternazioni che, inevitabilmente, strizzano l’occhio ai no vax. Perché, anche se Salvini assicura di non appartenere a questa schiera, certe dichiarazioni sembrano andare nella stessa direzione dei refrattari al vaccino.
Stamattina Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, intervistato da Repubblica, dice: “Sì, mi sono vaccinato, con Johnson, dopo avere preso il Covid. Ma non consiglierei a nessuno sotto i 40 anni di farlo, perché la letalità è inesistente”.
Come se poi fosse solo un problema di letalità e i vaccini non fossero importanti per raggiungere l’immunità di gregge, evitare l’eccessiva circolazione del virus e il comparire di altre varianti.
Intanto la leader del suo partito, Giorgia Meloni, continua a fare dichiarazioni a raffica contro l’estensione del Green pass.
Se si scorrono le dichiarazioni delle scorse settimane, vediamo che Lollobrigida e Salvini non sono da soli in questo gruppo di scettici – a scapito di innumerevoli pareri di esperti che dicono il contrario – sui vaccini ai giovani.
Era metà giugno, c’era certamente stata la tragedia della morte di Camilla Canepa, 18enne di Genova, immunizzata con Astrazeneca. Un caso doloroso, che aveva portato il governo all’ennesimo cambio di passo sul prodotto di Oxford, ora più chiaramente sconsigliato ai giovani.
Bene, in quei giorni Massimiliano Romeo chiedeva di “sospendere in via cautelativa le somministrazioni per tutti coloro che hanno un’età inferiore ai 16 anni e procedere con assoluta prudenza anche per chi ha un’età al di sotto dei 25 anni, rimodulando la campagna vaccinale sulla base dei principi di massima precauzione e massima cautela”. Anche in questo caso, nonostante l’Ema dicesse tutt’altro.
Queste dichiarazioni, una dopo l’altra, fanno venire se non altro il dubbio che i sovranisti abbiano un problema – chiamiamolo scetticismo se vogliamo – nei confronti dei vaccini per i più giovani.
Che, invece – lo spiegano gli esperti – sono necessari.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
“IL GREEN PASS NON E’ UN PROBLEMA DI LIBERTA’ INDIVIDUALE”
In queste settimane impazza la polemica sui vaccini e sull’uso dei green pass. Lo
Stato ci può costringere a vaccinarci? Ci può costringere ad andare al ristorante o a prendere un treno solo con il green pass?
Le voci contrarie fanno leva sulla nostra libertà, sacra e inviolabile. Io non sono una cavia, lo stato non può decidere per me. Non mi può obbligare a vaccinarmi o usare il green pass. Ma è giusto pensare che sia un discorso di libertà individuale?
Ricordiamo che per secoli diritti e libertà sono stati soltanto di alcuni, nel senso che la società è stata divisa per classi e soltanto all’interno della propria classe si potevano avere diritti. Così è stato per tutta l’antichità, per i Greci, i Romani e fino a tutto il Medioevo: i diritti erano sempre collegati alla facoltà o al potere di un singolo individuo, in ragione della sua appartenenza ad un gruppo.
La legge non era eguale per tutti e i diritti erano di pochi.
Tutto ciò è stato capovolto con il giusnaturalismo e la fine delle monarchie assolute. La libertà dei moderni è del tutto diversa da quella degli antichi.
Come ci ha ricordato Benjamin Constant: la libertà degli antichi si sostanziava nel coinvolgimento con la vita della polis, come espressione della appartenenza alla comunità, mentre la libertà dei moderni consiste nella inviolabilità degli spazi individuali, su base egalitaria.
Così sono nati i nostri diritti individuali, riconosciuti e garantiti dallo Stato. Ma i diritti di ciascuno di noi sono assoluti e illimitati? Certo che no.
Lo ha detto anche la Corte costituzionale già molti anni orsono: «i diritti primari e fondamentali dell’uomo diverrebbero illusori per tutti, se ciascuno potesse esercitarli fuori dell’ambito della legge, della civile regolamentazione, del costume corrente, per cui tali diritti devono venir contemperati con le esigenze di una tollerabile convivenza» (sent. n. 168/1971).
Il primo limite ai miei diritti è la tutela dei diritti degli altri.
Posso mettere la musica a tutto volume in spiaggia infischiandomene di tutti i vicini? Posso andare in moto senza casco o senza rispettare il semaforo rosso? Basta riflettere sul limite della convivenza sociale per capire quanto sia importante vaccinarsi e utilizzare il più possibile il green pass.
Chi sceglie di non vaccinarsi non può avere gli stessi diritti di chi si vaccina, perché in questa fase soltanto con i vaccini e con l’uso del green pass possiamo limitare i contagi.
Io posso anche essere libero di non vaccinarmi, ma non posso essere causa del contagio altrui.
In fondo anche l’art. 32 della Costituzione ci ricorda che la salute non è soltanto diritto fondamentale dell’individuo, ma anche interesse dalla collettività.
Perciò è limitativo parlare di vaccini e di green pass come se fosse solo un problema di libertà individuale.
Nella nostra società il mio “io” deve convivere con “gli altri”.
(da Formiche.it)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
MEGLIO TARDI CHE MAI, NOI LO AVEVAMO DETTO COME ERA STATO UFFICIALIZZATO IL SUO NOME
Le inondazioni che hanno sconvolto Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo sono solo l’ultimo esempio, l’ennesimo allarme lanciato dalla natura sui rischi legati all’emergenza climatica.
Una situazione alla quale la politica, strangolata tra la necessità di una reale transizione green auspicata anche dalle istituzioni europee e gli interessi economici (e quindi politici) in ballo, non riesce a far fronte, incapace di attuare delle soluzioni che la scienza ha già messo a disposizione.
“Abbiamo ancora bisogno di vedere queste cose per capire che certi eventi saranno sempre più frequenti e imprevedibili – dice Martina Comparelli, portavoce del movimento Fridays for Future Italia – Sembra che i politici proprio non lo capiscano. Invece comprendono benissimo, anche quelli del nostro governo, ma sono troppo legati a interessi che lottano contro una vera e possibile transizione ecologica”.
In questi momenti gli occhi del mondo sono su ciò che è accaduto dopo le alluvioni in Nord Europa. Le vittime, i danni, ma spesso a rimanere sotto la polvere, nel lungo periodo, sono le cause. Rischia di essere solo uno dei tanti campanelli d’allarme finiti poi nel dimenticatoio?
Verrebbe da dire di sì, non più tardi di un anno fa abbiamo vissuto le alluvioni a Palermo, in casa nostra. E cosa è successo in questo anno? C’è stata forse una spinta verso una vera e convinta transizione ecologica nel nostro Paese? Continuiamo a parlare di idrogeno, di gas, di agricoltura intensiva, di consumo del suolo: niente di questo ha a che vedere con le energie rinnovabili. Noi come attivisti non avremmo nemmeno bisogno di gridare o dire niente, è la natura stessa che ce lo sta dicendo: “Non esiste più un posto sicuro nel mondo, nemmeno quelli dove vivono i ricchi”.
Ciò che più colpisce, oltre alla potenza distruttrice, è che un evento del genere si sia manifestato in un Paese, la Germania, considerato all’avanguardia sulla manutenzione del paesaggio.
In queste ore siamo rimasti in contatto con gli attivisti tedeschi e belgi. Il mito tedesco della tutela del paesaggio deve anche essere ridimensionato, perché loro stessi mi parlavano di scarsa manutenzione e argini lasciati al loro destino, ad esempio. Detto questo, un conto è la tutela del paesaggio, che deve esserci per limitare al massimo eventi come quello accaduto in questi giorni, un’altra è però il controllo delle emissioni. Se tuteli il tuo paesaggio ma non limiti le emissioni, le conseguenze sono inevitabili. E la Germania, come molti altri Paesi, questo non lo sta facendo.
Nonostante questo, nelle istituzioni, sia a livello nazionale che europeo, c’è chi ancora cerca di mettere un freno, dei paletti alla transizione ecologica. Voi come movimento come avete intenzione di agire?
Continuando con ciò che abbiamo fatto fino ad oggi: fare più rumore possibile. Sarà un autunno ricco di scioperi globali. Poi ci sarà la Cop in Europa e dobbiamo farci sentire. Ma l’obiettivo non è fare casino, ma soprattutto sensibilizzare chi non è in piazza: quelli sono voti da poter togliere ai politici che non si interessano all’ambiente.
Quando si è insediato, il nostro governo si è autodefinito “ambientalista”. A cinque mesi dall’insediamento vi trovate d’accordo?
Quando ho sentito quelle parole pronunciate dal presidente del Consiglio ero scettica ma speranzosa. Oggi mi rimane solo lo scetticismo. Sono stati investiti troppi pochi soldi nelle infrastrutture green, abbiamo sentito il ministro Cingolani parlare addirittura di “bagno di sangue” in riferimento alla transizione ecologica, piano che lui, in quanto guida dell’omonimo ministero, dovrebbe invece spingere. A differenza di quello che queste persone vogliono farci credere, le soluzioni esistono e sono anche semplici, ma le complichiamo forse proprio con l’intento di mantenere lo status quo. Si parla di tecnologie ancora sperimentali, che non esistono, come la fusione nucleare, mentre le soluzioni le abbiamo già in casa e sono le rinnovabili.
A proposito del ministro Cingolani, è stato uno degli esponenti del governo che più di tutti si è esposto per mettere dei paletti alla transizione ecologica, anche contestando alcune indicazioni dell’Ue. Lo ha fatto sulla plastica monouso e, più recentemente, sulla conversione all’elettrico delle auto supersportive. Lo considerate adatto al ruolo che ricopre?
C’è tanta delusione. Quando è stato nominato ministro abbiamo visto uno scienziato ed eravamo speranzosi. Finalmente un approccio scientifico al tema dell’ambiente. Ma presto abbiamo capito che non conta essere scienziati se poi lavori per interessi diversi da quelli della scienza. Protegge gli interessi dell’industria, non spinge per una vera e radicale transizione nascondendosi dietro alle minacce ai lavoratori delle aziende che andrebbero riconvertite.
Il lavoro è spesso lo spauracchio agitato per giustificare le mancate riforme. Anche il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha detto che la transizione ecologica non deve essere uno “shock” per il sistema economico.
I lavoratori non devono essere terrorizzati dalla possibile perdita del lavoro, ma coinvolti nel processo di transizione e tranquillizzati. Sono l’azienda stessa o lo Stato a decidere se lasciare tutti a casa o coinvolgere i lavoratori, non la transizione in sé. Su questo punto noi cerchiamo di mettere sempre l’accento, le persone devono capire che il loro nemico non sono l’ambiente o le politiche ambientali, ma chi decide di contrapporre a queste il lavoro, un ricatto per mantenere lo status quo.
Come movimento chi vorreste come ministro di una vera transizione ecologica?
Non facciamo nomi per non dare adito a speculazioni di tipo politico. Personalmente penso a uno scienziato, un climatologo, una personalità che conosca bene le cause e i pericoli legati al cambiamento climatico. La scienza deve essere presente. Quindi uno scienziato al servizio della scienza, non degli interessi politici ed economici.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
MANCANO ALL’APPELLO ANCORA 2,4 MILIONI DI OVER 60, IN PRIMIS IN SICILIA E CALABRIA.. DI QUESTO PASSO CI VORRANNO ALTRI 6-7 MESI
In Italia sono state somministrate 61.102.987 di dosi di vaccino anti-Covid e
26.760.925 di persone, quasi il 50% della popolazione sopra i 12 anni ha completato il ciclo vaccinale.
Le fasce più anziane della popolazione, che sono anche quelle più a rischio, sono state le prime ad essere immunizzate al via della campagna vaccinale lo scorso gennaio: ad oggi la maggior parte di queste categorie risulta protetta, ma le somministrazioni stanno rallentando e ci sono ancora molte persone senza copertura.
All’appello mancherebbero ancora 2,4 milioni di over 60.
Ci sono poi importanti differenze regionali, con la maggior parte degli anziani ancora scoperti in Calabria e in Sicilia.
Dopo i primi mesi, si stanno cominciando a registrare rallentamenti per quanto riguarda le vaccinazioni degli over 80: secondo i dati elaborati dal Corriere della Sera nell’ultimo mese hanno aderito alla campagna vaccinale solo in 41mila, mentre 327mila over 80 continuano a non essere protetti contro il virus.
E contando che sempre nell’ultimo mese sono state vaccinate 1.488 persone al giorno appartenenti a questa fascia di età, a questo ritmo ci vorranno altri 7 mesi per coprire tutta la categoria. A meno che, chiaramente, non cambino i tassi di adesione.
Anche i dati per la fascia 70-79 anni destano qualche preoccupazione: nell’ultimo mese si sono sottoposti a vaccinazione in circa 115mila, una velocità per cui si dovrebbe riuscire a raggiungere la copertura totale della fascia in quasi sei mesi.
La partecipazione dei cittadini tra i 60 e i 69 anni alla campagna vaccinale è stata ampia, anche se rimangono totalmente scoperti ancora 1,3 milioni di sessantenni.
Come detto, i ritardi maggiori si registrano nelle Regioni del Mezzogiorno.
In Sicilia circa 76mila over 80 non sono ancora stati vaccinali, si tratta di circa una persona su cinque. E le somministrazioni per questa fascia continuano a procedere a rilento.
Stessa situazione in Calabria, dove il 20% degli over 80 non ha ricevuto il vaccino: contando la velocità con cui stanno procedendo le somministrazioni agli anziani, ci potrebbe volere ancora più di un anno per vaccinarli tutti.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
“MA HA INSERITO L’IDENTITA’ DI GENERE”
«Una cerchia ristretta ha cambiato le regole del M5S. Con il solo accordo di due persone non iscritte, Beppe Grillo e Giuseppe Conte, dove quest’ultimo ha vinto. Il M5S ha cambiato paradigma, invertito le polarità rispetto alle origini del 2009 e alle modifiche del 2017. È diventato anche un partito liquido».
L’avvocato Lorenzo Borrè, assiste da anni un alto numero di esponenti pentastellati (consiglieri comunali, regionali, parlamentari) colpiti da sanzioni disciplinari da parte dei vertici del movimento e conosce da vicino le dinamiche dei Cinque Stelle.
Alla luce del nuovo statuto del M5S presentato ieri dall’ex premier, che sarà sottoposto il 2 e 3 agosto al voto online degli iscritti, a parere del legale emergono nel testo contraddizioni, inciampi, paradossi.
Che cos’è che più risalta nel nuovo statuto?
«Il depotenziamento di Grillo. A oggi, con l’attuale statuto in vigore , il garante ha potere interdittivo avendo la facoltà d’indire nuove consultazioni online e chiedere nuove delibere assembleari, se non gli andavano bene. Le consultazioni le poteva far rifare e se non si raggiungeva il quorum della maggioranza degli iscritti venivano cassate. Ora questo è sparito, ci vuole l’assenso di Conte e limitatamente per questioni procedurali. Per le assemblee, Grillo ha voce solo per le modifiche statutarie, non più sulla salvaguardia dei valori base del M5S».
Perché Grillo ha ceduto così di netto?
«Dopo le settimane di caos, litigi e scontri, si rischiava la conta tra quanti del M5S sarebbero stati al fianco di Conte e quanti al fianco di Grillo. I primi erano molti di più. Perciò Grillo ha ceduto e non me lo sarei aspettato. Conte adesso ha tutti i poteri».
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
VERRANNO REGOLARIZZATE MIGLIAIA DI ABITAZIONI ABUSIVE… PASSA PER UN SOLO VOTO PERCHE’ QUALCHE ESPONENTE DEL CENTRODESTRA SI E’ DATO ASSENTE IN UN SOPRASSALTO DI DIGNITA’
Tornano a esplodere, in Sicilia, le polemiche sull’abusivismo edilizio: non solo
nell’ambito della politica e tra gli addetti ai lavori, ma anche nell’opinione pubblica.
La questione è riesplosa per un emendamento presentato dalla maggioranza di centrodestra che sostiene il governo regionale, e riguarda in particolare l’argomento degli «abusi sulle coste»: in altri termini, si parla delle case costruite entro i 150 metri dal mare.
Il parlamento siciliano ha approvato un emendamento che tecnicamente può attivare una forma di sanatoria edilizia per le costruzioni realizzate dove esiste un vincolo di «inedificabilità relativa» e non assoluta.
Questo passaggio sulla «inedificabalità relativa» è cruciale, poiché ha dato e dà adito ad interpretazioni diverse, sulle quali si è scatenata la contrapposizione. L’emendamento è stato approvato con un solo voto in più: 19 i favorevoli e 18 contrari, a testimoniare la spaccatura all’interno della stessa maggioranza.
Alcuni deputati della maggiornza all’Ars (Assemblea regionale siciliana) non hanno votato ma sono giunti due voti di ex grillini confluiti in Attiva Sicilia.
Nettamente contrari invece il Pd, il Movimento dei Cinque Stelle e Claudio Fava.
«Si è consumata la pagina peggiore di questa legislatura. Nonostante gli appelli dell’opposizione, il governo Musumeci, in particolare l’assessore Cordaro con il centrodestra e tutte le sue stampelle, è riuscito ad approvare il condono previsto all’articolo 20 del testo. Una vergogna assoluta», ha detto il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo.
Ed è proprio l’assessore Cordaro a replicare: “Sanatoria è quando l’approvazione di una norma determina l’automatica regolarizzazione: in questo caso il cittadino per poter sanare la sua situazione deve chiedere e ottenere il parere favorevole degli enti preposti al controllo». Ed ha aggiunto: «Sono fiducioso sul fatto che la legge non verrà impugnata dal Consiglio dei Ministri, ma se ciò dovesse malauguratamente accadere finalmente costringeremo la Corte Costituzionale ad esprimersi attraverso principi di diritto definitivi sul punto».
Le tante voci critiche che si sono levate non solo dalle opposizioni da anche dalla società civile, in particolare le associazioni ambientaliste — Legambiente in primis —, non si attenuano.
Che la norma fosse destinata a creare tensioni nella maggioranza era chiaro: tanto che l’articolo 20 (sulla cosidetta «sanatoria») era stato stralciato dal resto del disegno di legge sull’edilizia, anche alla luce del rischio di una possibile impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri.
A rendere la questione delicata è il fatto che le norme riguarderebbero migliaia di abitazioni: in alcuni casi addirittura si tratta di molti chilometri di costa, frutto di una gestione non oculata, durata decenni, del territorio.
Il passaggio decisivo è rinviato tecnicamente alla prossima settimana. Ma è in queste ore ed in questi giorni che si sta decidendo uno dei nodi più complessi per il presente ed il futuro dell’Isola più grande del Mediterraneo.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Luglio 18th, 2021 Riccardo Fucile
E’ IL 43° CASO DALL’INIZIO DELL’ANNO, UNA VERGOGNA NAZIONALE, INDEGNO DI UN PAESE CIVILE… I NEMICI DEI NAPOLETANI SONO I CAMORRISTI, NON MEDICI E INFERMIERI
“A Napoli c’è stata una nuova aggressione a un equipaggio del ‘118’ che aveva soccorso una donna dopo una rapina; un episodio allucinante: invece di prendersela con i delinquenti aggrediscono il personale medico” afferma il consigliere regionale di Europa Verde, Francesco Emilio Borrelli.
“Nella tarda serata di ieri, come denunciato dall’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate’, si è registrata l’ennesima aggressione, siamo arrivati a 43 dall’inizio dell’anno, ai danni di un equipaggio del 118 intervenuto in via Salvator Rosa per soccorrere una donna caduta da uno scooter, vittima di una rapina.
Nonostante l’ambulanza sia arrivata pochissimi minuti dopo la chiamata, un parente della donna ha ritenuto giusto aggredire l’autista mentre medico e infermiere soccorrevano la vittima. Aggressione ripetuta anche nel Pronto soccorso del Cardarelli, secondo Nessuno Tocchi Ippocrate, dove la donna, seppur a fatica, era stata portata” evidenzia Borelli.
“Un atto assurdo e irresponsabile quello di aggredire i soccorritori che deve essere punito con la massima severità – afferma il consigliere regionale – Ma la cosa più grave è un’altra. Infatti la donna sarebbe caduta in seguito a un tentativo di rapina ad opera di due malviventi che, pistola in pugno, volevano sottrarle lo scooter dove viaggiava. Nessuno però se l’è presa contro i criminali che sono andati via tranquillamente mentre incredibilmente si sono scagliati contro i medici. Un paradosso vergognoso e inaccettabile che dimostra quanto ancora ci sia da lavorare sul senso civico e sulla responsabilità di tanti nostri concittadini. I nemici dei napoletani sono i criminali, i delinquenti, i banditi e i camorristi non certo i medici e gli infermieri” conclude Francesco Emilio Borrelli
(da La Notizia)
argomento: Politica | Commenta »