Destra di Popolo.net

IL LEADER DI FORZA NUOVA CHE MANIFESTA CONTRO IL GREEN PASS E POI ENTRA ALLO STADIO GRAZIE AL GREEN PASS E’ L’IMMAGINE DELLO “SFASCISMO” ITALICO

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

CASTELLINO FOTOGRAFATO ALLA STADIO A CUI SI ACCEDE SOLO GRAZIE ALLA CERTIFICAZIONE VERDE

L’episodio risale allo scorso giovedì 26 agosto quando Giuliano Castellino, leader romano del partito di estrema destra con alle spalle diverse condanne per atti violenti, è stato immortalato in Curva Sud in una foto, che ha iniziato a circolare tra diverse chat, mentre assisteva al match di Conference League Roma-Trabzonspor.
Castellino, che ha partecipato insieme ai militanti del partito alle diverse manifestazioni contro il Green Pass che si sono svolte negli ultimi mesi a Roma, è stato tra i firmatari della lettera attraverso la quale Forza Nuova aveva deciso di espellere tutti gli iscritti che avessero fatto ricorso alla certificazione verde
“Il Green Pass sanitario è l’arma definitiva necessaria al regime per procedere sulla via di un altrettanto definitivo controllo sociale fondato sul terrore, che potrà essere solo ancora più asfissiante e spietato contro i dissidenti” si leggeva nella comunicazione.
Motivo per cui l’ufficio politico aveva deliberato che “chiunque, militante o dirigente, per qualunque ragione si adeguasse a questa intollerabile e, nelle intenzioni del sistema, definitiva operazione di controllo sociale, subirà l’immediata e irrevocabile espulsione da Forza Nuova, anche se, a dire il vero, sottomettendosi in questo modo alle regole imposte dal sistema, si metterebbe, nei fatti, fuori da solo”.
La circolare, tuttavia, prevedeva delle eccezioni: “Non sarà interessato alla misura estrema chi, per ragioni familiari, personali o lavorative, facesse ricorso all’uso del tampone rapido, così come chi, magari un vaccinato pentito, si rifiutasse comunque di munirsi dello strumento Green Pass, anche a costo di perdere il lavoro”.
Ragioni personali in cui evidentemente rientra anche una partita di calcio.
Raggiunto telefonicamente da La Repubblica, Giuliano Castellino ha ammesso di essere andato allo stadio, ma ha negato di aver scaricato il Green Pass.
“Ho fatto il tampone. Sono entrato con il foglio che certifica il risultato negativo”. Ma il tampone negativo, effettuato 48 ore prima di prendere parte a un evento, è proprio una delle tre condizioni per ottenere il Green Pass.
(da agenzie)

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CANDIDATI COMUNI CON I SOVRANISTI: RENZI GETTA LA MASCHERA, A CONEGLIANO VENETO APPOGGERA’ IL CANDIDATO DI LEGA E FDI

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

UNA FINE GROTTESCA PER UN PARTITO NATO COME COSTOLA DEL PD

Che Matteo Renzi sia un uomo di destra economica sotto mentite spoglie è fuori di dubbio. Anzi, della destra finanziaria è stata la quinta colonna ed infatti misure come l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori portano il suo marchio di fabbrica.
Una misura questa voluta fortemente da Confindustria e che ha dato il colpo di grazia ai lavoratori. Una vera vergogna per un partito, quello Democratico, che delle lotte dei lavoratori aveva fatto il suo cavallo di battaglia.
Che poi a bordo abbia politici come Gennaro Migliore e l’ex ministra Teresa Bellanova, tutti e due con un passato fortemente orientato a sinistra è solo la cartina di tornasole di quel fenomeno tipicamente italiano che va sotto il nome di trasformismo. Ma la pistola fumante del legame ormai uscito dalla clandestinità con le destre l’abbiamo avuta ieri, quando si è appreso che a Conegliano Veneto Italia Viva, cioè Renzi, appoggerà il sindaco di Lega e Fratelli d’Italia.
È FINITA LA CLANDESTINITÀ
La corrispondenza di amorosi sensi tra i due Mattei non è certo nata ieri e data la caduta del primo governo Conte, cioè quello denominato giallo – verde.
La notizia dell’appoggio a Conegliano Veneto è un po’ la ciliegina sulla torta, ma si configura solo come il punto culminante di un percorso che vede Renzi cercare di collocare Italia Viva tra i partiti del centro – destra italiano.
Dove, peraltro, risente della concorrenza di Forza Italia e ricordiamoci che tra Berlusconi e Renzi c’è stato un ottimo feeling fin dall’inizio quando fu invitato a pranzo ad Arcore per discutere di una tassa sui turisti fiorentini. In quella occasione l’ex Cavaliere ebbe a dire di lui “mi somiglia, è fuori dagli schemi”.
UN GIOCO SPREGIUDICATO
Renzi in realtà ha tutti i tratti distintivi dell’uomo politico di centro – destra a cominciare da un assoluto cinismo
Che sia uno spregiudicato lo si deduce poi proprio dal fatto che attacchi il “populismo” proprio lui che è stato leader di un “populismo bianco”
Il fatto poi che Salvini intenda supportare il referendum di Renzi contro il reddito di cittadinanza è un altro inequivocabile segnale in tal senso.
(da La Notizia)

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CI SONO BEN 3,6 MILIONI DI OVER 50 E IL 7,9% DEL PERSONALE DELLA SCUOLA CHE NON SI SONO ANCORA VACCINATI

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

IMMUNIZZATO IL 50% DEI 16-19ENNI E IL 20% DEI 12-15ENNI

Ancora 3.694.858 di italiani over 50 non ha ricevuto neanche la prima dose di vaccino. E’ uno dei dati che emergono dall’ultimo report settimanale del commissario straordinario all’emergenza sanitaria
La scorsa settimana gli over 50 in attesa di prima dose o dose unica erano 3.885.795
In particolare, in attesa della prima dose o della dose unica restano ancora 260.544 over 80, 566.693 della fascia 70-79 anni, 1.021.269 della fascia 60-69 anni e 1.846.352 della fascia 50-59 anni.
Quanto al personale della scuola, invece, è senza neanche una dose il 7,9%.
Sempre più numerosi gli studenti già immunizzati contro il Covid: hanno completato il ciclo il 50,34% dei 16-19enni e il 20,68% dei 12-15enni.
In dettaglio, ha ricevuto la prima dose o la dose unica il 71,44% dei 16-19enni e il 46,82% dei 12-15enni. Ancora in attesa della prima dose o della dose unica è il 28,56% dei 16-19enni e il 53,18% dei 12-15enni.
(da agenzie)

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FOLLIE NO VAX PURE IN CHIESA: DA SATANA NEI VACCINI AI VOLANTINI IN PARROCCHIA

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

SALGONO A GALLA NUMEROSI CASI DI RELIGIOSI NON CONNESSI CON IL CERVELLO

Dopo il caso del monastero di Montegalda, nel vicentino, dove una suora no vax è stata denunciata alla Curia dal fratello medico in pensione, salgono a galla altri casi di religiosi no vax
Dal prete che vede Satana nei vaccini ai volantini affissi in parrocchia volti a minimizzare gli effetti del Covid.
Il caso del monastero di Montegalda, nel vicentino, dove una suora no vax è stata denunciata alla Curia dal fratello medico in pensione, porta a galla altri casi nel Paese di religiosi no vax o comunque scettici sulla narrazione ufficiale che ruota attorno ai vaccini
C’è da dire, ad onore del vero, che i casi di sacerdoti no vax non sono poi così tanti: la Chiesa da subito è scesa in campo per invitare i fedeli a vaccinarsi. Il Papa, a più riprese, ha fatto appelli in questa direzione.
“Vaccinarsi, – ha scritto di recente- con vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore. E contribuire a far sì che la maggior parte della gente si vaccini è un atto di amore. Amore per sé stessi, amore per familiari e amici, amore per tutti i popoli”.
Comunque, dalla prima ondata di pandemia ad oggi, qualche caso di sacerdote no vax che ha costretto il vescovo della diocesi a scendere in campo si è verificato: su tutti, l’esternazione di don Pietro Cutuli, sacerdote della diocesi di Mileto-Nicoletta-Tropea, che dietro i vaccini ha visto “la promozione di Satana”.
Don Fabio, parroco a Latisana in provincia di Udine, ha fatto vari interventi sui social: “Quanti spergiuri!”, ha scritto, riportando il passo del giuramento di Ippocrate in cui i medici dichiarano “non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale, né suggerirò un tale consiglio”
In un altro post, ha osservato : “Ci hanno mentito fin dall’inizio”. Ci ha poi scherzato su: “Non avrai altro dio all’infuori del vax! (Col cavolo!)”. Poi ha un po’ corretto il tiro : “Mi vaccinerò ma sono scettico sulla narrazione ufficiale che è stata data della pandemia”
Ha scatenato tante polemiche l’omelia di un prete di Cesena, don Paolo Pasolini che, davanti ai fedeli attoniti, tuonò dal pulpito: “Ci sono donne ingravidate da aziende statali o private per farle abortire, asportare loro il feto vivo e usarne gli organi per la sperimentazione dei vaccini anti-Covid”
A Monterosso i fedeli della parrocchia di padre Rocco Grippo si sono ritrovati volantini affissi all’ingresso della chiesa volti a minimizzare i pericoli del Covid. In questo caso è sceso in campo anche il vescovo , monsignor Luigi Palletti che ha intimato al religioso: “Non deve fare esternazioni personali su argomenti di tale importanza e urgenza sociale e sanitaria come il Covid e i vaccini”.
Tra i preti ipercritici sul vaccino anti Covid c’è anche un cardinale, l’ultraconservatore Raymond Burke che ad agosto è stato ricoverato in Wisconsin per il Covid ed è rimasto per giorni attaccato ad un respiratore.
Il porporato, tempo prima, si era scagliato contro la possibilità di rendere obbligatori i vaccini contro il Covid, affermando che ciò avrebbe “violato l’integrità dei cittadini”.
(da Globalist)

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LA SOLITA FOGNA UNGHERESE: ULULATI RAZZISTI AI CALCIATORI INGLESI IN GINOCCHIO DURANTE LA PARTITA TRA NAZIONALI

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

LA FIFA APRE L’ENNESIMA INDAGINE: MA RADIATELI DA OGNI COMPETIZIONE FINO A CHE NON TORNERANNO CIVILI

Gli ultrà ungheresi hanno ignorato gli appelli della vigilia lanciati dalle autorità locali. Già a Euro 2020 erano stati protagonisti di insulti e striscioni omofobi
La Fifa ha aperto un’indagine sugli insulti razzisti durante la partita tra l’Ungheria e l’Inghilterra valida per le qualificazioni al Mondiale 2022 in Qatar.
Ieri sera i calciatori inglesi si sono inginocchiati in segno di solidarietà nei confronti di Black Lives Matter. Il gesto è stato accompagnato da ululati e sonore raffiche di fischi. E questo è stato soltanto l’inizio.
Dopo la prima rete dei Leoni i tifosi ungheresi hanno lanciato oggetti in campo. Fra questi una bibita, raccolta sul terreno di gioco dall’inglese Declan Rice che poi ne ha bevuto il contenuto.
Infine gli insulti razzisti. Un’inviata della Bbc ha riferito di aver udito distintamente alcuni versi di scimmia indirizzati a Jude Bellingham mentre si stava riscaldando. Poi, dopo la rete di Harry Kane, il bersaglio è diventato Raheem Sterling.
La partita alla Puskas Arena, finita 4 a 0 per gli inglesi, si è giocata davanti a 60 mila persone.
La Fifa interverrà non appena avrà ricevuto il rapporto redatto dal delegato di campo, testimone di numerosi abusi da parte soprattutto degli ultrà ungheresi, che hanno del tutto ignorato gli appelli della vigilia, lanciati dalle autorità locali così come dagli stessi nazionali ungheresi, per comportamenti all’insegna del rispetto e del fair-play.
I tifosi magiari erano già stati puniti per la loro condotta durante i match di Euro 2020 contro Portogallo, Francia e Germania, quando gli ultrà si erano distinti per insulti razzisti ad alcuni giocatori neri e bandiere e striscioni omofobi (anche contro Cristiano Ronaldo). Per questo l’Ungheria era stata punita con tre partite della sua Nazionale a porte chiuse, una delle quali, quella di oggi, sospesa per un periodo di prova.
(da agenzie)

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TRA GLI AFGHANI AD AVEZZANO ANCHE INGEGNERI E PROFESSORI: NON BASTA ACCOGLIERLI

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA DELLA CROCE ROSSA ITALIANA AL LAVORO NELL’HUB DEI RIFUGIATI… LA MAMMA CHE AVEVA PERSO IL BAMBINO, I FRATELLI RITROVATI, LE CALCIATRICI SALVATE

“Nel nostro campo sono arrivati docenti universitari, giornalisti, ingegneri, professionisti di vario genere: al momento sono spaesati, non sanno bene cosa li attende. Il percorso sarà lungo e non privo di difficoltà, ma il popolo afghano è composto da persone forti e fiere di se stesse, la cui riconoscenza mi ha commosso”. L’hub di Avezzano è una miniera di storie, che racconta all’HuffPost Ignazio Schintu, direttore operazioni, emergenze e soccorsi della Croce Rossa Italiana che coordina il campo allestito nella città abruzzese per fornire riparo a oltre 1.300 profughi fuggiti dall’inferno di Kabul. Dopo l’accoglienza, i rifugiati dovranno ricostruirsi una vita lontano da casa.
ra loro c’è anche una giovane donna fuggita dalla sua casa di Kabul, assediata dai talebani. Tra le esplosioni e la paura, non aveva potuto perdere tempo: ad attenderla in aeroporto c’era uno degli aerei cargo dell’Aeronautica militare del ponte tra Kabul e Kuwait City, duemila chilometri a ovest, nella penisola arabica.
Dalla capitale del Kuwait la giovane, come migliaia di altri afghani, stava per essere trasferita in aereo in Italia alla ricerca di un destino diverso. Ma lei sapeva di non poter andare via così, senza una parte di sé: nella corsa disperata era stata separata dal suo bambino di pochi mesi.
Poi già in aeroporto, con gli occhi pieni di lacrime tra la folla, il miracolo: qualcuno si stava avvicinando, stringendo tra le braccia un fagottino. Era lui, suo figlio. L’abbraccio più bello e la partenza, finalmente. Mamma e figlio in salvo. Ma all’arrivo in Italia lei era ancora spaventata, senza più fiducia nel prossimo.
“Mentre scendeva dal pullman che l’aveva portata ad Avezzano ha avuto una crisi. Nei suoi occhi abbiamo visto la paura per se stessa e per il suo piccolo. Ci ha parlato delle cose tristi che aveva vissuto a Kabul, ci ha detto che non poteva più fidarsi di nessuno. È difficile raccontare il dolore di chi è dovuto fuggire tra le autobombe pronte ad esplodere”, racconta Schintu.
“Ho cercato di calmarla, abbiamo parlato a lungo. Ci siamo guardati negli occhi e siamo detti che eravamo sotto lo stesso Cielo. Le ho promesso che l’avremo aiutata ma non è stato semplice convincerla. Alla fine, quando è andata via dopo 48 ore di prima accoglienza, è venuta a cercarmi, mi ha abbracciato dicendomi ‘solo grazie a voi ho ritrovato la speranza’. È entrata tremante, è uscita con un sorriso e con la consapevolezza che da quel momento nessuno l’avrebbe più divisa dal suo bambino”.
Avezzano è diventato luogo di ritrovata speranza, ma anche di ricongiungimenti. Un fratello e una sorella che, essendo stati sistemati in due campi base diversi, non sapevano di essere nello stesso hub di prima accoglienza si sono ritrovati grazie al servizio della Croce Rossa Italiana finalizzato al ricongiungimento familiare.
“Grazie al nostro servizio che abbiamo assicurato in due info point – ha spiegato all’Ansa il presidente della Cri regionale abruzzese Gabriele Perfetti -, i due si sono ritrovati. Ora stiamo cercando di farli partire insieme e per la stessa destinazione, infatti erano stati programmate situazioni diverse non sapendo che fossero fratelli. Anche questa è stata una storia che ci ha fatto vivere emozioni molto positive”.
“Stiamo accogliendo anche molti sportivi. Ci sono anche calciatrici e cicliste: donne che fossero rimaste in Afghanistan sarebbero probabilmente andate incontro alla morte. E poi ci sono genitori che ci ringraziano per il futuro che abbiamo restituito a loro ma soprattutto ai loro bambini”, racconta il direttore emergenze Ignazio Schintu.
″Ad Avezzano è stato fatto un piccolo miracolo nel giro di poche ore. L’apertura della struttura alla popolazione in fuga dall’Afghanistan rappresenta una delle nostre operazioni più grandi e complesse da sempre. Ma non ci si può fermare qui e, dopo l’accoglienza, deve iniziare l’inclusione. Queste persone non devono essere abbandonate: l’incognita è il futuro, non il presente”, ha dichiarato Francesco Rocca, Presidente della Croce Rossa Italiana e della Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa (IFRC), parlando all’HuffPost nel corso della sua visita del 31 agosto all’hub della città abruzzese.
Il presidente CRI prosegue: “Non basta offrire cibo e vestiti: va intrapreso un percorso di inserimento nel nostro tessuto sociale, a partire dalla scuola per i più piccoli. Da parte del nostro Paese vedo grande generosità ed attenzione, c’è un dialogo aperto con il governo e noi siamo pronti a fare la nostra parte”.
In questi giorni ha fatto il giro del mondo la vicenda di Sayed Saadat, ex ministro delle Comunicazioni del governo afghano che, fuggito nel 2018 dal suo Paese perché nauseato dalla corruzione, adesso vive in Germania e svolge la professione di rider.
Di fronte a questa storia qualcuno ha voluto porre l’accento sulle difficoltà che i rifugiati possono incontrare inserendosi nel mondo del lavoro dei Paesi di accoglienza. Interpellato sull’argomento, il presidente Rocca ha affermato: “La risposta più bella l’ha data l’ex ministro, sottolineando la dignità del lavoro che svolge. Dall’altro lato, la vicenda sottolinea ovviamente la fragilità dei nostri sistemi di inclusione. È necessario verificare le competenze delle persone, a partire dalla parificazione dei titoli di studio. Per riuscire nell’intento bisognerà coinvolgere diversi attori istituzionali”.
Stando ai dati diffusi il 2 settembre, sono 400 i profughi afghani che ancora sono ospitati nell’hub di prima accoglienza e smistamento dell’interporto di Avezzano gestito dalla Croce Rossa e dalla Protezione civile regionale che nei giorni scorsi ha visto la presenza di circa 1.300-1.400 persone.
Secondo fonti di Cri e Pc, tra oggi e domani, dovrebbe essere completata l’operazione di ricollocazione prima in albergo poi in strutture ad hoc e dovrebbero cominciare le operazioni di dismissione del campo base.
(da agenzie)

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LA GIORNALISTA AFGHANA CHE E’ RIUSCITA A FUGGIRE IN QATAR: “PER I TALEBANI LE DONNE NON SONO PERSONE”

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

“I TALEBANI NON ACCETTANO LE DONNE COME ESSERI UMANI”

E’ l’esempio più lampante del trattamento a cui le donne afghane sono sottoposte dall’arrivo dei talebani.
Era stata la prima giornalista ad intervistare un alto esponente talebano, oggi Beheshta Arghand, appartenente al network afghano ToloNews, è stata costretta a lasciare l’Afghanistan.
La Anchorwoman ha trovato riparo in Qatar e al Guardian racconta: “I talebani non accettano le donne come esseri umani, hanno iniziato a prenderci di mira subito dopo la conquista”.
Grazie al lavoro di Beheshta Arghand il primo notiziario 24/7 del Paese aveva riportato una donna alla conduzione.
Due giorni dopo l’intervista al leader talebano, la giornalista Arghand aveva realizzato un altro scoop intervistando Malala Yousafzai, l’attivista pakistana e premio Nobel sopravvissuta nel 2012 ad un tentato omicidio da parte dei talebani pakistani.
Il lavoro di Arghand è però stato sospeso: ha deciso di lasciare l’Afghanistan citando i pericoli che stanno affrontando i giornalisti e l’intera popolazione.
In un messaggio inviato alla Cnn via WhatsApp, infatti, la giornalista ha ammesso: “Ho lasciato il Paese perché, come milioni di persone, temo i talebani”.
Da parte sua, il proprietario di ToloNews, Saad Mohseni, ha commentato che il caso di Arghand è emblematico della situazione in Afghanistan: “Quasi tutti i nostri noti reporter e giornalisti se ne sono andati”, ha detto Mohseni all’emittente Usa. “Stiamo lavorando come matti per sostituirli con nuove persone”, ha aggiunto.
Un rapporto di Reporters Sans Frontières (Rsf), citato dal Guardian, rivela che meno di 100 delle 700 giornaliste di Kabul stanno ancora lavorando e un piccolo gruppo continua a lavorare da casa in altre due province afghane.
Secondo lo stesso report, altre croniste sono state attaccate e molestate.
Da quando i talebani hanno preso il controllo dell’Afghanistan, il 15 agosto, un sondaggio di Rsf e della sua organizzazione partner, il Centro per la protezione delle giornaliste afghane (Cpawj), ha rilevato che la maggior parte del personale femminile nelle organizzazioni dei media, comprese le giornaliste, ha smesso di lavorare.
I 108 gruppi editoriali di Kabul hanno impiegato 4.940 dipendenti nel 2020, tra cui 1.080 donne, 700 delle quali giornaliste. Rsf riferisce che delle 510 donne che lavoravano per otto delle più grandi aziende private, solo 76, di cui 39 giornaliste, sono ancora al lavoro. La situazione è simile nelle province, dove quasi tutti i media di proprietà privata hanno smesso di operare con l’avanzata dei talebani.
“Una manciata di queste giornaliste riesce ancora più o meno a lavorare da casa, ma non c’è paragone con il 2020, quando un sondaggio di Rsf e Cpawj ha stabilito che più di 1.700 donne lavoravano per i media in tre province (Kabul, Herat e Balkh) nell’est, nell’ovest e nel nord del Paese”.
“Il rispetto dei talebani per il diritto fondamentale delle donne, comprese le giornaliste, di lavorare e esercitare la loro professione è una questione chiave”, ha affermato il segretario generale di Rsf, Christophe Deloire.
(da Globalist)

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NEL PANSHIR E’ UN INFERNO DI FUOCO, MA LA RESISTENZA CONTRO I TALEBANI E’ UN ESEMPIO AL MONDO: SOVRANISTI PATACCARI ITALIANI IMPARATE COSA VUOL DIRE ESSERE PATRIOTI

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

BOMBARDAMENTI, TAGLIATE COMUNICAZIONI TELEFONICHE E STRADALI, BLOCCATI GLI AIUTI UMANITARI, FATTO CHIUDERE L’OSPEDALE DI EMERGENCY… USA E RUSSIA AVEVANO PROMESSO AIUTI MAI INVIATI, I SOLITI VIGLIACCHI… I TALEBANI COSTRETTI A CHIAMARE RINFORZI DA ALTRE PROVINCE MENTRE I PATRIOTI DEL FNR ORGANIZZANO IMBOSCATE CAUSANDO PERDITE ALLE TRUPPE TALEBANE

Proprio come per i curdi in Siria, che avevano dapprima sconfitto Isis, salvo essere poi sterminati dai turchi, così Usa e Russia hanno dapprima utilizzato, poi abbandonato i mujaheddin del Panshir, l’ultima sacca di resistenza ai talebani in Afghanistan. °
Con il tacito assenso del Pakistan. Gli americani li avevano addirittura usati per prendere Kabul nel novembre 2001, quando l’Alleanza del Nord era scesa a conquistare la capitale insieme alle truppe Usa.
Solo due settimane fa Putin aveva promesso di inviare i caccia nel Panshir, per difendere la regione dai talebani.
Salvo poi dimenticarsene, quando gli studenti coranici hanno inviato le truppe all’assedio della regione, guidata da Ahmad Massoud, figlio del leggendario “Leone del Panshir”, Ahmed Shah Massoud, celebre esponente della resistenza ai sovietici negli anni ‘80 e ai talebani nel decennio successivo assassinato vent’anni fa, il 9 settembre 2001 da al Qaeda, 48 ore prima dell’attacco alle Twin Towers.
“I Talebani hanno bloccato l’accesso degli aiuti umanitari nel Panshir, tagliato collegamenti telefonici ed elettricità e non permettono neppure l’arrivo di medicine“, denuncia su Twitter Amrullah Saleh, il vicepresidente del governo afgano spodestato dai mullah, che si è unito alla resistenza nella valle del Panshir, a nord-est di Kabul.
“I Talebani stanno commettendo crimini di guerra”, aggiunge Saleh, che si definisce come il legittimo presidente ad interim, chiedendo “alle Nazioni Unite e ai leader mondiali di prendere atto di questo chiaro comportamento criminale e terroristico“.
I talebani impedirebbero l’accesso di feriti nell’ospedale di Emergency ad Anabah, nella valle del Panjshir, commettendo “crimini di guerra”, denuncia Saleh.
“In oltre 23 anni dall’apertura dell’ospedale di Emergency non abbiamo mai impedito ai talebani di accedervi” si legge in un tweet pubblicato nel pomeriggio. “Chiediamo all’Onu e ai leader mondiali di prendere coscienza di questo comportamento palesemente criminale e terrorista”.
L’ospedale di Emergency, primo progetto dell’ong in Afghanistan, è stato inaugurato nel 1999. Nel corso del tempo si è ampliato fino a permettere di assistere lo scorso anno, secondo le stime fornite dall’organizzazione, oltre 38mila pazienti.
“L’ospedale nella valle del Panjshir – si legge sul sito di Emergency – è un punto di riferimento per la popolazione di un’area molto vasta, abitata da circa 250.000 persone”.
La resistenza antitalebana aveva annunciato nelle ultime ore di essere coinvolta in “pesanti” combattimenti contro i militanti islamisti che assediano la valle del Panshir, unico bastione di un’opposizione armata al nuovo regime afgano.
“Ci sono pesanti combattimenti nel Panshir”, ha detto Ali Maisam Nazary, portavoce del Fronte di resistenza nazionale (Fnr), che comprende milizie anti-talebane ed ex membri delle forze afgane.
“Massoud è impegnato a difendere la valle”, ha aggiunto, riferendosi al comandante Ahmad Massoud.
Gli account dei social media pro-talebani affermano che 31 combattenti Panshiri sono stati uccisi. Mercoledì l’Ong italiana Emergency ha dichiarato su Twitter di aver ricevuto nel suo ospedale di Kabul “cinque pazienti feriti e quattro morti a seguito dei combattimenti a Gulbahar”, alle porte della valle del Panshir.
“Le forze talebane si sono raccolte intorno all’ingresso della valle, ma sono state sorprese da un’imboscata e hanno subito perdite”, ha scritto di recente Martine van Bijlert, condirettore dell’Afghan Analyst Network.
“Mentre le due parti sembravano cercare principalmente degli attacchi per rafforzare la loro posizione nei negoziati, senza iniziare una battaglia a tutto campo, i talebani stanno ora chiamando rinforzi da altre province, secondo gli ultimi ritorni” dalla zona, ha aggiunto. L’Fnr ha promesso di difendere la valle già circondata da centinaia di combattenti del movimento islamista.
Ma i colloqui sono falliti, secondo i talebani, che hanno invitato la resistenza ad arrendersi senza combattere. “I talebani si sono offerti di assegnare due incarichi all’Fnr nel governo che vogliono creare, mentre noi chiediamo un futuro migliore per l’Afghanistan”, ha detto mercoledì Ahmad Massoud.
”Non abbiamo nemmeno preso in considerazione” la loro offerta, ha proseguito, ritenendo che i talebani avessero “scelto la strada della guerra”. Antica roccaforte anti-talebana, Panshir è una valle remota e di difficile accesso nel cuore delle montagne dell’Hindu Kush, la cui estremità meridionale si trova a circa 80 chilometri a nord della capitale Kabul.
I talebani prevedono di conquistare “nei prossimi giorni” la provincia del Panshir. Lo ha dichiarato all’agenzia russa Sputnik Bilal Karimi, uno dei portavoce degli ‘studenti coranici’, annunciando la conquista di “quasi il 20%” dell’unica provincia ancora non capitolata.
“Il nemico e’ accerchiato”, ha riferito Karimi, “la situazione non e’ favorevole per loro”, ha aggiunto, riferendosi al Fronte di resistenza nazionale, guidato da Ahmad Massoud e dall’ex vicepresidente Amrullah Saleh e che riunisce ex soldati del deposto governo come anche guerriglieri locali.
Per sferrare l’attacco, riporta l’agenzia Efe citando sue fonti, gli ‘studenti coranici’ hanno chiamato rinforzi dalle vicine province di Kapisa, Parvan, Laghman e Baghlan. Da parte loro, almeno due fonti del Fronte di resistenza nazionale del Panshir hanno rivelato che la maggior parte degli attacchi dei talebani sono stati respinti.
(da agenzie)

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SONDAGGIO BIDIMEDIA ROMA: GUALTIERI RIDUCE IL DISTACCO DA MICHETTI AL PRIMO TURNO E VINCEREBBE AL BALLOTTAGGIO

Settembre 3rd, 2021 Riccardo Fucile

RISPETTO ALLE EUROPEE IN ROMA CITTA’ FDI PASSA DALL’8,7% AL 19,2%, LA LEGA CROLLA DAL 25,7% AL 6%

Secondo il sondaggio BiDiMedia realizzato tra il 29 e il 31 agosto, nella Capitale la corsa a quattro per la poltrona di sindaco si risolverebbe con il classico ballottaggio tra Centrosinistra e Centrodestra; Raggi e Calenda fuori dal secondo turno.
Le elezioni romane sono probabilmente le più incerte della tornata amministrativa 2021, anche solo per il numero di candidati principali; infatti nessuno di essi viene dato per vincente dalla maggioranza assoluta.
Tuattavia emerge un favorito, Roberto Gualtieri, visto come futuro sindaco dal 35% dei romani. Seguono Michetti ed in terza piazza la sindaca uscente Raggi, mentre Carlo Calenda non viene ritenuto un possibile vincitore: solo il 5% lo vede futuro sindaco. Un dato preoccupante per l’ex ministro: se infatti non venisse ritenuto in corsa, potrebbe essere penalizzato dal voto utile verso altri candidati.
Il Centrodestra prevale sul centrosinistra di circa 5 punti: questo il dato principale dei dati delle coalizioni. La compagine che sostiene Virginia Raggi delude e si ferma sotto al 20% mentre la lista di Calenda arriva al 14,4%.
Guardando alle singole liste, Fratelli d’Italia si attesta primo partito di Roma con il 19%; secondo il PD che con il 16%
La lista civica di Gualtieri, Sinistra Civica Ecologista e Roma Futura superano tutte il 3%.
A contendersi la terza piazza, troviamo M5S ed una molto performante (più dei partiti politici che teoricamente supportano il candidato) Lista Calenda Sindaco, entrambe a 14 punti.
Nel Centrodestra, Lega e FI si fermano al 6 e 4 per cento, lasciando la guida della coalizione a FdI; deludono invece le altre liste civiche e movimentiste: solo le formazioni che portano i nomi dei candidati Michetti e Raggi arrivano rispettivamente al 2 e 3%, tutte le altre restano sotto i 2 punti percentuali
Secondo il 55 percento dei rispondenti, Gualtieri vincerebbe un eventuale ballottaggio contro Michetti, che però rimane in testa nelle intenzioni di voto con il 31,3 percento, seguito da Gualtieri al 26,9 percento (che ha ridotto lo svantaggio a soli 4 punti). Anche qui al terzo posto si posiziona Raggi con il 19,6 percento, seguita al 15,7 percento da Calenda
(da agenzie)

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