Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
SALVINI CHIEDE UNA TREGUA INTERNA FINO A DOPO LE AMMINISTRATIVE, ORA IL CONGRESSO E’ PIU’ VICINO
Qualcuno nella Lega si spinge al paragone con la vigilia della “notte delle scope”, la rivolta del 10 aprile 2012 guidata da Maroni che mise fine all’epoca di Bossi: “Il clima è quello…”. Nervoso, teso, avvelenato.
Tale da spingere Salvini, assediato e fiaccato, a chiedere ai suoi, a tutti, una moratoria in vista delle comunali.
Per la prima volta deve mettere in conto un congresso, e non solo a livello locale. È un modo per resistere: non c’è un frontman pronto a sfidarlo. Anche se il congresso è già latente nelle turbolenze dei voti parlamentari, comprese le assenze di oggi alla Camera, come fanno notare in parecchi.
Non ci sono scandali di mezzo stavolta, la questione è tutta politica: la battaglia che conduce Salvini sul Green pass e che continua ad essere sconfitta dall’estensione governativa di questo “strumento di libertà” con la piena sintonia dei suoi ministri e governatori.
A dare fuoco alle polveri è stato l’addio dell’europarlamentare No Vax Francesca Donato: non per il fatto in sé (pochi la rimpiangono) ma per le modalità: “Ormai comanda Giorgetti”. Con annessa pubblicazione (su Repubblica) della chat con il presidente leghista di Identità e Democrazia Marco Zanni che sospira: “Decide Draghi e lui non obietta, le amministrative incideranno, io starei con Salvini anche al 5%”.
Il leader è furibondo. Raccontano che avesse chiesto alla Donato di attendere le amministrative prima di fare “colpi di testa”. Incassa l’addio gelidamente: “Auguri e saluti”. Sente l’aria da resa dei conti. Blinda il suo obiettivo principale: chiede una moratoria delle discussioni fino al 18 ottobre, il lunedì dei ballottaggi.
Il leader sa che deve guadagnare tempo, che oltre a Torino anche a Milano e Roma i giochi non sono chiusi, e alla fine la montagna potrebbe partorire un topolino. Nel frattempo però dalla Camera, dove la maggioranza dei deputati è sulle posizioni governiste, arriva un altro segnale: sì al voto di fiducia sul secondo decreto green pass, ma su 132 deputati solo 80 partecipano al voto; dei 52 assenti 41 risultano ingiustificati.
La Lega è cristallizzata intorno al dualismo di lotta e di governo. A metà tra il gioco del poliziotto buono/cattivo e di una reale, insanabile spaccatura.
Oggi è il giorno in cui nessuno conosce la Donato, l’ha mai frequentata o – per carità – nutre pulsioni analoghe. Bagnai è concentratissimo sui temi fiscali. Borghi sorride e non commenta. Roberta Ferrero, nota per aver organizzato l’ormai celebre convegno No Vax in Senato, derubrica a “scelte personali” e “il segretario è Salvini”. Da FdI trapela che l’europarlamentare avrebbe tentato un abboccamento mesi fa, respinta con perdite. E senza rimpianti: “Salvini diventerebbe verde di rabbia se la prendessimo? Anche noi…” commenta un deputato meloniano.
I rapporti tra i due leader alleati e concorrenti si bloccheranno – in un modo o nell’altro – dopo le amministrative. Per Salvini la partita prioritaria non è vincere o perdere: se Meloni prenderà più voti di lui, il redde rationem sarà inevitabile.
Così come si capirà la velocità di crociera dell’ala “governista” considerata “prevalente e prepotente”.
Il governatore friulano Fedriga è stato il primo ad archiviare la Donato e avvisarne i sodali: “Nella Lega non c’è posto per i No Vax”.
Tace il ministro Giorgetti, che ieri nel suo tour tra le imprese ha toccato Napoli, affrontando il delicato tema delle delocalizzazioni: “Oggi non basta la storiella del decreto legge, devi essere affidabile. Oggi se vai in crisi chiedi a Draghi di fare un colpo di telefono e la risolvi perché credono a lui”.
Una professione di fede nella leadership dell’ex governatore che arriva subito dopo il paragone con l’uscente cancelliera Merkel. Che il tema varchi i confini, lo dimostra la cauta osservazione del capogruppo Ppe Weber.
“Non commento Salvini, ma l’Italia ha bisogno di politici europeisti e ragionevoli”. Manca solo: Mario, non lasciarci. L’ex forzista Napoli, oggi con Toti, vede le praterie centriste: “Se le amministrative vanno male ci sarà la resa dei conti. La differenza di linea è ormai di fronte a tutti”.
Il Capitano replica postando l’album delle sue foto con Zaia, Giorgetti, Fontana e Fedriga: “Dedicato a chi ci vuole male, uniti si vince”. Una bella cartolina. Da spedire con posta celere.
(da Huffingtonpost)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
MA SCOPRONO DI ESSERE SOLO 41 SU 132, SALVINI E’ ORMAI IN MINORANZA
Il dato politico – una Lega che si scopre divisa, l’opposto di quel partito leninista
che ha sempre pensato di essere – piomba nel tardo pomeriggio nel cortile di Montecitorio spiazzando tutti. “Gli assenti saranno in tutto una decina”, diceva un deputato di fede giorgettiana (il riferimento è al numero due della Lega Giancarlo Giorgetti) varcando il portone della Camera, prima di votare la fiducia sul secondo decreto Green Pass, quello che riguarda trasporti e scuola.
I fatti a fine giornata andranno diversamente. Gli assenti tra gli scranni leghisti superano i 40, per l’esattezza sono 41 su 132 deputati. Si parla di circa il 30% dei parlamentari. Un segnale che arriva dai fedelissimi di Matteo Salvini e che non passa inosservato, al netto della campagna elettorale in corso.
Sono loro che hanno deciso di sposare questa battaglia contro il governo sulla scia del segretario, che per ora passa da un comizio all’altro come se niente fosse, cercando di non vedere il vulcano che si sta svegliando dentro la Lega.
E il segnale di oggi non sfugge ai deputati di vecchio corso, alla gran parte dei lumbard e per non dire dei veneti, che non fanno che ricordare Umberto Bossi, che ha appena compiuto ottant’anni: “Ah, quando c’era lui”.
Adesso c’è un partito spaccato, nonostante tutti ufficialmente dicano il contrario. Ma non è un partito diviso a metà dal momento che il segretario, ed è qui il paradosso, controlla una minoranza, quel 30% che si è palesato oggi per la prima volta alla Camera.
La restante parte è l’ala governista, che fa riferimento al ministro Giancarlo Giorgetti. “Draghi non fa che parlare con lui”, si dice nei capannelli che si formano sotto i gazebo dove i deputati leghisti non fanno che fumare nervosamente una sigaretta dopo l’altra.
La premessa è sempre la stessa. “Il partito è compatto, c’è un segretario e c’è un’azione di governo”, come dice Raffaele Volpi, esperto di questioni d’Aula e di dinamiche politiche. Poi però aggiunge: “La democrazia è fatta di minoranze e di maggioranze, è così anche dentro i partiti. E le maggioranze sono quelle che raccolgono di più le sensibilità sui territori”. Dentro queste parole ci sono il senso della giornata e delle ultime settimane.
Basta guardare i tabulati che come di consueto i servizi parlamentari diffondono alla fine di ogni votazione.
Nella lista degli assenti ci sono i Salviniani doc, come Claudio Borghi, colui che ha lavorato agli emendamenti contro il primo decreto Green pass. Appaiono anche Bitonci, Durigon, Pagano, Stefani e Saltamartini, giusto per citarne alcuni.
Dall’altra parte ci sono i giorgettiani, i governisti schierati in prima linea con i presidenti delle Regioni del Nord Zaia, Fedriga e Fontana. È a loro che fa riferimento Volpi quando parla di territori perché sono proprio i governatori ad aver sollecitato l’esecutivo all’approvazione del Green pass, specialmente l’ultimo, quello che ancora deve arrivare in Parlamento e che obbliga tutti i lavoratori a presentare il certificato verde.
Nessuno dei deputati osa parlare apertamente di scissione, ma in ogni angolo di Montecitorio si discute del dopo amministrative, quindi delle sorti leghiste se Salvini non riuscirà, come sembra, a strappare un voto in più di Giorgia Meloni.
Una volta emerso il dato dei 41 assenti in Aula quando si votava sul Green Pass, il leader leghista pubblica un “collage” di foto su Twitter per smentire i rumors di divisioni all’interno della Lega, tra chi è di lotta e chi è di governo. Viene ritratto insieme a Giorgetti, Zaia, Fedriga e al governatore lombardo Attilio Fontana. “Dedicato a chi ci vuole male. Uniti si vince!”, recita la didascalia che accompagna le immagini.
Ma come dice Raffaele Volpi, seduto sulla panchina verde del cortile mentre fuma un sigaro: “Io sono troppo della Prima Repubblica per ragionare con i tweet”.
(da Huffingtonpost)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
BERLUSCONI? IL SUO VERO OBIETTIVO E’ FARE IL SENATORE A VITA
Si sono ufficiosamente aperti (ufficialmente è ancora presto) i giochi per la partita dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Determinanti saranno i risultati delle Amministrative del 3-4 ottobre con il possibile 5 a 0 (nelle grandi città) a favore del Centrosinistra-M5S che potrebbe assestare un duro colpo alla destra.
Silvio Berlusconi, condizioni di salute permettendo, sta cercando di essere il candidato ufficiale del Centrodestra, almeno come nome di bandiera nelle prime votazioni.
Con Matteo Salvini l’accordo sarebbe già chiuso, mentre trattative sarebbero in corso per ottenere anche l’ok di Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni.
Ma – spiegano fonti parlamentari qualificate – l’ex Cavaliere sa perfettamente che, numeri alla mano, non riuscirà a diventerà il successore di Sergio Mattarella e il suo obiettivo indiretto sarebbe quello di essere nominato senatore a vita subito dopo l’elezione del nuovo Capo dello Stato.
Una sorta di riconoscimento per i tanti anni a Palazzo Chigi e di “ricompensa” per i numerosi problemi giudiziari avuti, ultimo dei quali la richiesta di perizia psichiatrica da parte della Procura di Milano.
Anche la strada Romano Prodi, riemersa negli ultimi giorni nei vari retroscena dei quotidiani, non sembra avere la forza di andare in porto.
Non solo per la ferma opposizione del Centrodestra ma anche per la non disponibilità del gruppo renziano di Italia Viva, vero e proprio ago della bilancio.
Considerando che difficilmente Mattarella dirà sì al bis – fonti del Pd sono convinte che il suo no sia definitivo e irrevocabile – a emergere in questa fase sono in particolare due figure più o meno bipartisan che potrebbero avere un largo consenso, a partire dal quarto scrutinio quando sarà necessaria la maggioranza assoluta e non più qualificata.
Il primo è quello di Pierferdinando Casini, ex presidente della Camera con un passato berlusconiano e di Centrodestra poi eletto con il Pd e ben visto anche dai 5 Stelle avendo votato la fiducia al Conte II.
L’altro nome sul quale stanno ragionando i parlamentari e i leader in questi giorni è quello dell’ex presidente del Consiglio e attualmente giudice della Corte Costituzionale Giuliano Amato.
Ex socialista, molto vicino a Forza Italia, potrebbe facilmente prendere voti anche da Pd, una parte dei 5 Stelle e forse anche la Lega.
Nonostante la probabile vittoria dei giallo-rossi alle Amministrative, Dem e pentastellati non hanno i numeri per imporre un loro uomo al Quirinale (così come non li ha il Centrodestra) e si sta ragionando su una soluzione di compromesso, anche per evitare la carta Mario Draghi al Quirinale – fortemente sostenuta da Meloni e FdI – che porterebbe quasi certamente il Paese alle elezioni politiche già nella primavera del 2022.
(da AffariItaliani)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
“C’E’ UNA GRANDE TELEVISIONE CATTOLICA CHE SPARLA DEL PAPA SENZA PORSI PROBLEMI”
“Sono ancora vivo nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati
persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il Conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene”.
L’ha detto Papa Francesco nel colloquio con i Gesuiti che si è tenuto nel recente viaggio in Slovacchia. Un riferimento, probabilmente, alle sue condizioni di salute e alle indiscrezioni circolate dopo l’intervento al colon a luglio.
Il Papa, nel colloquio pubblicato da Civiltà Cattolica, ha parlato anche delle critiche che riceve.
“Per esempio, c’è una grande televisione cattolica che continuamente sparla del Papa senza porsi problemi. Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l’ho anche detto ad alcuni di loro. Sì, ci sono anche chierici che fanno commenti cattivi sul mio conto. A me, a volte, viene a mancare la pazienza, specialmente quando emettono giudizi senza entrare in un vero dialogo. Lì non posso far nulla. Io comunque vado avanti senza entrare nel loro mondo di idee e fantasie. Non voglio entrarci e per questo preferisco predicare” ha detto Bergoglio.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
ARRESTATO IL CANDIDATO SINDACO NO VAX, DUE CARABINIERI FERITI
Oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Sono queste le accuse contestate al candidato sindaco di Trieste per il Movimento 3V, Ugo Rossi (nella foto), arrestato, questa mattina, dai Carabinieri dopo essere intervenuti in un ufficio postale di San Giovanni dove erano stati segnalati problemi tra gli impiegati e due utenti che si rifiutavano di indossare correttamente la mascherina.
Una volta giunti nell’ufficio Postale – ha riferito una nota dell’Arma – i militari hanno trovato Rossi che alla richiesta di esibire un documento si è rifiutato di consegnarlo e ha opposto resistenza, culminata poi in uno scontro fisico. Nella circostanza, due Carabinieri sono rimasti feriti e sono stati trasportati al pronto soccorso del Cattinara.
Rossi è stato poi caricato a fatica su un’auto e portato alla caserma di Via Hermet, dove è stato dichiarato in arresto. “Al termine delle formalità di rito – ha riferito ancora l’Arma – Rossi ha accusato un malore ed è stato portato all’ospedale. Successivamente sarà accompagnato presso la propria abitazione e posto agli arresti domiciliari, a disposizione della Procura della Repubblica di Trieste”.
Ugo Rossi, originario di Udine, si era candidato alle amministrative di Trieste per il M3V, simbolo riconducibile ai movimenti No Vax, No Mask e No Green Pass.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
IL VIDEO MESSO IN RETE DALL’INFETTIVOLOGO BASSETTI METTE SULL’AVVISO CHI CREDE ALLE FAKE NEWS
Un video che è esemplificativo. “Il Covid esiste ed è bruttissimo”, “non è uno
scherzo”. “Ve lo dico dal profondo del cuore per quello che ho visto nella rianimazione: vaccinatevi”.
E’ l’appello accorato di Vincenzo, 48 anni. L’uomo parla dal letto di un ospedale, fa fatica a respirare. Non si è vaccinato contro Covid-19 ed è stato intubato per un lungo periodo. Ora sta meglio e si rivolge proprio a chi come lui ha deciso di non fare l’iniezione. “Non fate come me, io ho sbagliato tutto, ho sbagliato a non vaccinarmi. Se potessi tornare indietro mi vaccinerei subito”, ripete.
A postare il video è stato l’infettivologo Matteo Bassetti, sulla sua pagina Facebook.
Vincenzo “piano piano recupererà, presto andrà a casa”, ora “è negativo al virus”, racconta il direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, spiegando il motivo per cui non è bardato mentre si trova nella stanza col paziente e augurandogli in bocca al lupo. “Spero che serva” questo messaggio “a tante persone, per convincerle” dell’importanza di proteggersi, osserva l’esperto.
Sovrappeso e con diabete: per queste condizioni Vincenzo era sulla carta particolarmente a rischio di sviluppare una forma di Covid grave, ha spiegato Bassetti, ma ha deciso comunque di non vaccinarsi.
Ora porta la sua testimonianza, nella convinzione che forse il suo messaggio possa essere preso sul serio dai negazionisti, da chi è ancora scettico riguardo alla portata della malattia, all’insidiosità del coronavirus Sars-CoV-2.
“Io vi posso dire solo una cosa: vaccinatevi perché il Covid è bruttissimo. Io sto ancora a letto, non riesco a muovermi bene. Però grazie ai dottori mi sto riprendendo. Quindi vaccinatevi, perché è importantissimo. Ragazzi, non è uno scherzo, lo giuro sui miei figli”, incalza l’uomo.
“Il processo di recupero”, aggiunge, “è molto, molto lungo. Spero solo che mi possiate capire”. “Speriamo davvero” che serva, continua Vincenzo. “Le persone hanno bisogno di non credere alle fake news”, ma “ai professori, perché veramente sono persone competenti. Non state a credere alle sciocchezze, la calamita, eccetera”, dice riferendosi in particolare a una delle bufale che è circolata di più in Rete, con tanto di immagini della calamita che si attacca al braccio dopo l’iniezione anti-Covid. “Vaccinatevi”, ripete più volte il paziente.
“Io ho convinto già, oltre alla mia famiglia, 6 persone”, dice Vincenzo. “E spero di convincerne ancora di più quando esco”, conclude.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
IL MINORE E’ FIGLIO DI GENITORI SEPARATI CON RESPONSABILITA’ CONGIUNTA
Ad Arezzo un ragazzo di 16 anni ha portato in tribunale la madre che non voleva vaccinarlo contro il Coronavirus. E il giudice gli ha dato ragione: «Ritenuta la necessità e l’urgenza, autorizza la vaccinazione del minore raccomandando alla commissione medica vaccinatrice di raccogliere anche il suo consenso unitamente a quello del padre, con effetto immediatamente esecutivo».
Il 16enne è uno dei 32 ragazzi che hanno portato in tribunale i genitori perché volevano vaccinarsi e che sono stati assistiti dall’avvocato Gianni Baldini, presidente di Ami Toscana.
Il minore è figlio di genitori separati con responsabilità congiunta. Dopo aver chiesto di fare il vaccino ha ottenuto l’ok del padre mentre la madre ha dato parere contrario. Per questo si è rivolto al legale che ha presentato il ricorso.
«Il nostro ordinamento, a differenza di altri, non dispone di strumenti di tutela giuridica direttamente azionabili dal minore», dice Baldini. Le richieste per poter fare il vaccino anti-Covid sono arrivate in tribunale perché molti giovani sono entrati in contatto con l’Associazione avvocati matrimonialisti, che ha sottoscritto con il ministero dell’Istruzione un protocollo di intesa per entrare nelle scuole e dare supporto informativo ai figli di genitori separati. Tra cui c’è anche Viola, 16enne affetta da una grave patologia, che ha dovuto, insieme alla madre, presentare ricorso contro suo padre per potersi immunizzare.
«Le richieste dei minori con genitori contrari al vaccino continuano ad arrivare. L’ultimo che mi ha chiesto informazioni precise su modalità e costo via email — conclude Baldini — è un ragazzino di 13 anni».
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
NON HANNO RAGGIUNTO LA MAGGIORANZA ASSOLUTA DEI SEGGI, MA IL PREMIER SI ACCONTENTA
Il Partito liberale del primo ministro del Canada Justin Trudeau ha vinto le elezioni
anticipate che si sono svolte ieri, 20 settembre, ma non riuscirà a formare un governo di maggioranza parlamentare, mancando così l’obiettivo che aveva spinto Trudeau ad anticipare il ritorno alle urne.
I risultati provvisori attribuiscono ai Liberali 148 seggi parlamentari, 103 ai Conservatori, 28 al Blocco del Quebec e 22 seggi al Nuovo partito democratico di sinistra.
Se i nuovi equilibri parlamentari verranno confermati dai risultati definitivi, il Partito liberale di Trudeau dovrà ancora dipendere dall’appoggio di parlamentari di altre forze politiche per ottenere l’approvazione delle misure di legge.
Dalle urne è arrivato “un mandato chiaro per uscire dalla pandemia”, ha dichiarato il premier commentando i risultati. “Ci rimandate al lavoro con un mandato chiaro per far superare al Canada questa pandemia e verso giorni più luminosi a venire”.
“I canadesi non vogliono più sentir parlare di elezioni”, ha aggiunto, tralasciando il fatto che a volere il voto anticipato è stato proprio lui.
La campagna elettorale si è rivelata assai più complicata del previsto per Trudeau, che aveva deciso di tornare alle urne nella convinzione di incassare un significativo aumento dei consensi a seguito della gestione della pandemia di Covid-19.
Il tema delle politiche emergenziali adottare in risposta alla pandemia e soprattutto dei vaccini contro la Covid-19 è stato al centro della campagna elettorale: le misure di distanziamento sociale e le chiusure di attività economiche sancite da Trudeau durante i picchi dell’emergenza sanitaria gli sono valsi contestazioni, ma nel Paese aumenta il nervosismo della popolazione già vaccinata contro il coronavirus nei confronti di quanti hanno deciso invece di non assumere vaccini.
Il premier canadese è favorevole all’adozione dell’obbligo vaccinale per gli utenti di aerei e treni a lunga percorrenza; l’avversario di Trudeau, il conservatore Erin O’Toole, ritiene invece che la vaccinazione debba essere una scelta sanitaria personale.
(da Huffingtonpost)
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Settembre 21st, 2021 Riccardo Fucile
SULLA TUTELA DELLO STATO DI DIRITTO SPD E VERDI NON FAREBBERO SCONTI
Le elezioni tedesche cambieranno le dinamiche sulla battaglia politica attorno allo stato di diritto europeo con Ungheria e Polonia? Questa è la domanda che molti politici si pongono in Europa centrale e orientale.
Le questioni dell’UE non sono state in cima all’agenda della campagna in Germania. Ma i socialdemocratici tedeschi (SPD) e i Verdi hanno chiarito che se formerano un governo di coalizione tirerà una brutta aria per i populisti.
Sergey Lagodinsky, eurodeputato tedesco, Verdi/ALE: “Il fatto che i socialdemocratici o i verdi facciano parte del nuovo governo cambierà le dinamiche. Penso anche che i democristiani con un volto nuovo saranno più sotto pressione per essere più attivi e più chiari su quel fronte. Almeno come rappresentante dei Verdi posso assicurare che, essendo ipoteticamente parte del nuovo governo, affronteremo sicuramente questo argomento in modo più assertivo”.
Per diversi anni, la Polonia e l’Ungheria sono state soggette a regimi di sanzioni europee per violazione dei valori dell’UE. Entrambi i governi sono stati criticati per l’erosione della democrazia, della libertà di stampa e per le politiche anti-LGBTi.
Parlando con Euronews al Forum di Budapest, il sindaco di Varsavia ha avuto un messaggio per il prossimo Cancelliere. Rafał Kazimierz Trzaskowski, sindaco di Varsavia: “Spero che chiunque vinca in Germania si comporti allo stesso modo e sia un convinto sostenitore dello stato di diritto. Se vorranno mantenere l’Unione europea quello che è: un club di 27 Stati membri. E spero che qualunque partito vinca discuterà con tutti i governi che ora stanno guidando alcuni dei nostri Paesi. Dobbiamo fare le cose insieme”
Mentre Berlino e Bruxelles potrebbero esercitare maggiore pressione sui populisti per isolarli, il vero cambiamento verrà dal basso.
Dice Dr. Ellen Ueberschär, Copresidente, Fondazione Heinrich Böll: “Orban è isolato in questo momento, direi più che mai. E questo processo dovrebbe andare avanti. Dovremmo usare il meccanismo dello stato di diritto, dovremmo andare avanti con la cosa dell’articolo 7, e questo insieme al potenziamento delle forze democratiche, questo ha uno sviluppo da entrambi i lati. Voglio dire, l’Unione Europea non può rovesciare Orbán. Questo devono fare gli ungheresi”.
La disgregazione vera o presunta dell’UE e le battaglie per lo stato di diritto non sono i titoli della campagna elettorale tedesca. Per ungheresi e cittadini polacchi, che si tratti di governo o di opposizione – il prossimo esecutivo tedesco in Germania potrebbe comunque determinare i loro destino.-
(da Euronews)
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