Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
SPUNTA L’IPOTESI DI NUOVI REATI
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta con le ipotesi di finanziamento
illecito ai partiti e riciclaggio su Fratelli d’Italia dopo il lavoro giornalistico svolto da Fanpage. I pm puntano a far luce sulla vicenda al centro del servizio, relativa alla campagna elettorale del partito di Giorgia Meloni per le amministrative di Milano.
Nell’inchiesta sono citate dall’europarlamentare Carlo Fidanza e da Roberto Jonghi Lavarini, soprannominato “Barone nero”, delle «lavatrici» per il «black» (cioè soldi in nero) e una serie di «imprenditori con il giro di nero». Non solo.
Sul tavolo dei pm anche la frasi in cui Jonghi Lavarini parla di «un gruppo trasversale, diciamo esoterico, dove ci sono diversi massoni», di «ammiratori di Hitler» e di quel «nostro informale servizio di informazioni e sicurezza, abbiamo una rete di ex militari».
Il pm Giovanni Polizzi, che si occuperà in particolare degli aspetti legati al presunto finanziamento illecito ai partiti e al riciclaggio, sarà affiancato dal collega Piero Basilone, esperto in materia di terrorismo interno e di eversione di destra e di sinistra. A lui toccherà valutare eventuali profili come l’apologia del fascismo e altri reati come quelli che riguardano l’odio razziale.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
AL DI LA’ DELLA MACCHINA DEL CONSENSO, UNA MINORANZA DI PUPAZZI IN STIVALONI RIMANE CUORE E ANIMA DI FDI
Ieri sera a cena un caro amico a lungo lobbista a Bruxelles trasecolava: Carlo Fidanza, diceva, è uno degli europarlamentari più preparati e più a modo. Non aveva visto il video di Fanpage nel quale il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, il numero tre del partito, sembra trafficare per ottenere finanziamenti in nero, ed è grave, ma mi pare il meno grave: soprattutto si attornia di bambocci riemersi dai sottoscala del Novecento che fanno a gara a chi abbia i titoli per dirsi camerata, e – a camerata, camerata e mezzo – la disputa si concentra su che fare agli immigrati e che fare agli ebrei. Fidanza se ne attornia, li accarezza, li coccola.
Scenette desolanti, per mantenersi nell’eufemistica, e capocomico questo Fidanza che soltanto pochi mesi fa, quando Giovanni Orsina aveva diagnosticato nell’eterna attrazione per le fogne l’indisponibilità di Giorgia Meloni a sostenere Mario Draghi, con una dolente lettera recapitata ad Huffpost aveva protestato per “linguaggi e argomentazioni che francamente speravamo archiviati per sempre”.
Archiviati nel discorso pubblico, ma coltivati, e nella declinazione più brutale e caricaturale, nel privato della fascisteria con l’anima consacrata a Odino e lo stomaco alle birrerie di Monaco.
La reazione di Meloni e di quello sparuto gruppo di attendenti che prova a dirsi classe dirigente – e che perde con Fidanza il più bravo a tenere i gomiti giù dal tavolo – è la reazione con cui si stabilisce la totale inadeguatezza di un partito a governare sé stesso, figuriamoci il Paese.
Guarda caso, proprio ora, inchieste a orologeria, ci colpiscono perché diamo fastidio, vogliamo vedere tutte le cento ore registrate dall’infiltrato di Fanpage, ovvero l’intero armamentario dell’arrampicata sugli specchi.
Va avanti così da anni, all’emersione periodica e costante di un militante di Roccacannuccia travestito da Goering, o di un consigliere comunale di Roccapolpetta nostalgico di forni e camini. Sono sempre stati respinti come scemetti della periferia dell’impero, gente marginale su cui si imposta una questione politica perché diamo fastidio eccetera.
Meloni ha continuamente cercato l’equilibrio sul confine del possibile e dell’impossibile, ha usato parole definitive contro razzismo e fascismo e ha tollerato razzismo e fascismo, ha danzato sulla zona grigia dell’antisemitismo definendo George Soros un usuraio, il che non fa di lei un’antisemita ma ne fa una che – se ne renda conto o no – riempie il gargarozzo dell’antisemitismo di cui è intriso parte della sua militanza e del suo elettorato.
Gianfranco Fini, uno colmo di errori, si era messo la kippah in testa e per questo è stato chiamato traditore – ambiguità, infinita furbina pessima ambiguità, un eterno dire il diritto per girarsi e strizzare l’occhio al contrario – e ora che rimane?
Tredici minuti di video straripanti di razzismo e di antisemitismo attorno ai quali si oppongono disperati distinguo, un esercizio di dozzinale garantismo come se la questione fosse penale e non totalmente politica, persino il richiamo al complotto, sebbene il complottismo sia l’ultima ridotta degli imbecilli.
E dunque Meloni può ben agitarsi, sbraitare che quella robaccia nel suo partito non ha mai avuto diritto di cittadinanza, ma se quella robaccia è arrivata al numero tre del suo partito, se è arrivata a un passo da lei, non soltanto il diritto di cittadinanza ce l’ha, ma è entrata nel palazzo sul tappeto rosso.
Qualche domanda dovrà porsela, e se si dà una risposta onesta capirà di essere stata capace di mettere in piedi una bella macchina del consenso, ma incapace di produrre politica e soprattutto di produrre una leadership, incapace di distinguere fra una minoranza di pupazzi in stivaloni e una maggioranza di elettori normali (e lo stesse vale per le mascherate no vax e no green pass): la minoranza di pupazzi in stivaloni rimane il cuore e l’anima di un partito che – aveva mille ragioni Orsina – si rigira nel crogiolo della sua fogna.
E Giorgia Meloni, passata la stagione della gloria, dei sondaggi, della presidenza dei conservatori europei, tornerà a essere quella che è: una capopopolo della Garbatella.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
“E’ IMPERDONABILE QUELLO CHE HO FATTO, SONO NELLE TUE MANI”… MA ALLA FINE LA MELONI LO INVITA SOLO AD AUTOSOSPENDERSI, CHISSA’ PERCHE’ NON HA IL CORAGGIO DI CACCIARLO (O FORSE NON PUO’?)
Tutti conosciamo quello che Giorgia Meloni ha detto pubblicamente dopo
che l’inchiesta di Fanpage Lobby nera è andata in onda giovedì sera a Piazzapulita. Oggi il Corriere pubblica un retroscena che racconta la reazione dietro le quinte della leader di Fratelli d’Italia.
L’eurodeputato di FdI, che ieri si è autosospeso, secondo il quotidiano di via Solferino avrebbe mandato un messaggio su Whatsapp alla sua leader: «sono nelle tue mani, è imperdonabile quello che ho fatto, me ne rendo conto, decidi tu cosa devo fare». Giorgia Meloni non avrebbe reagito bene, chiamando Fidanza al telefono e urlandogli di riferirle tutto quello che era successo ma soprattutto dicendogli di autosospendersi. Insomma una decisione non presa in autonomia ma dettata dai piani alti, nonostante ufficialmente si sia chiesto tutto il girato dell’inchiesta: “Io sono una persona molto rigida su alcune materie. Mi consentirete di non valutare un dirigente che conosco da più di venti anni, sulla base di un video montato da voi (il riferimento è al giornalista di Fanpage che le ha posto la domanda) e curiosamente mandato in onda a due giorni dal voto. Ovviamente vedrò Fidanza, certo, però continuerò a chiedere anche a voi le 100 ore di girato. Quando avrò gli elementi completi per valutare, nel bene o nel male, valuterò”, aveva spiegato ieri la Meloni rispondendo a Fanpage.
Secondo il Corriere poi Giorgia Meloni si sarebbe arrabbiata anche per lo scivolone di Fidanza su Jonghi Lavarini, l’ormai celebre Barone nero. Un personaggio che, come sottolinea La Russa “considerano una macchietta”.
Ma non è solamente l’aspetto esoterico e nostalgico (che comunque ha fatto partire un filone di indagini per apologia di fascismo) a preoccupare Meloni. La storia che ha portato all’apertura dell’inchiesta della procura di Milano su presunti finanziamenti illeciti l’ha fatta infuriare: «Tu sai che io su queste cose divento pazza, ma come si fa a frequentare certa gente per prendere 30-40 preferenze in più? Come si fa a parlare di “black” e assurdità simili?», avrebbe detto a Fidanza.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
ALLA FINE HA RAGIONE PILLON, TUTTI ERANO A CONOSCENZA DELLE SUE FREQUENTAZIONI E DELLE SUE “STUPEFACENTI” ABITUDINI
Luca Morisi si è dimesso dal suo ruolo di capo comunicazione della Lega il primo settembre. La sua vicenda che lo vede indagato per presunta cessione di stupefacenti è venuta fuori però molto dopo. Secondo quanto scrive Repubblica però nella Lega la voce di un “casino combinato da Morisi” circolava già alla fine del mese di agosto.
Giuliano Foschini e Fabio Tonacci spiegano che nelle chat leghiste si sussurrava di un coinvolgimento dell’ex guru in una vicenda spinosa ancora prima delle sue dimissioni. Nessuno aveva ben chiari i contorni della storia.
Ma secondo i giornalisti di Repubblica qualcosa sarebbe trapelato, tanto che due non identificati dirigenti della Lega in Veneto avrebbero parlato di droga. E soprattutto di un’indagine in corso: «Morisi ha combinato un casino vicino Verona», è la vox populi che si sussurra a mezza bocca.
Nessuno però in quel momento sa esattamente cosa sia davvero successo, né chi sia stato il primo a parlarne. Due dirigenti veneti, nelle chat, appaiono i più informati. L’indicazione che accreditano è questa: «Tre persone sono state trovate con della droga a casa di Morisi. Sono intervenuti i carabinieri, c’è un’indagine»
Non è un particolare di secondaria importanza perché qualche giorno fa Angela Barbaglio, la procuratrice di Verona che è a capo dell’inchiesta ha risposto alle illazioni del leader della Lega Matteo Salvini, secondo il quale la fuga di notizie era un attacco al Carroccio a un passo dalle Amministrative, spiegando di essere sicura che né la Procura né i Carabinieri avessero fatto fuoriuscire qualsiasi dettaglio.
Chi ha fornito le informazioni ai dirigenti veneti della Lega? Inoltre secondo Foschini e Tonacci da parte di Morisi, o di persone a lui vicine, già pochi giorni dopo la perquisizione dei carabinieri nell’abitazione di Belfiore, che era avvenuta il 14 agosto, al Viminale sarebbe giunta una richiesta di informazioni sull’avanzamento e della segnalazione di “consumatore di stupefacenti”.
Ma anche una sollecitazione a trattare la “pratica” con discrezione, evitando fughe di notizie. Chi ha chiamato chi? Il sottosegretario all’Interno Scalfarotto ha spiegato di aver saputo dell’indagine da Repubblica.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
L’87% DEI NON VACCINATI OSPEDALIZZATI NON SAREBBE STATO RICOVERATO SE AVESSE FATTO LA VACCINAZIONE
Settanta milioni di euro è la cifra che il Servizio sanitario nazionale ha dovuto
sborsare in un solo mese (dal 13 agosto al 12 settembre 2021) per i ricoveri per Covid-19 dei pazienti No vax. Il dato è emerso da un’analisi elaborata in esclusiva per il Sole 24 Ore, dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma (Altems).
Nel computo sono escluse le terapie per i cosiddetti long Covid, cioè pazienti a lungo termine. «Partendo dai dati forniti dal Bollettino sulla sorveglianza epidemiologica del Covid-19, rilasciato settimanalmente dall’Istituto superiore di sanità, abbiamo calcolato i costi del paziente ricoverato in ospedale e il paziente ricoverato in terapia intensiva per mancata vaccinazione – premette Americo Cicchetti, direttore di Altems – Il costo giornaliero di ospedalizzazione stato stimato pari a 709,72 euro, mentre quello in terapia intensiva è pari a 1.680,59 euro». Secondo il report, se ogni paziente non vaccinato ospedalizzato ha un costo medio pro capite pari a 17.408 euro, «il totale dei costi ammonta a 69.894.715 euro di cui, 51.166.079 euro per le ospedalizzazioni in Area Medica e 18.728.636 euro perle ospedalizzazioni in terapia intensiva».
Infezione e ricoveri
Per quanto riguarda l’andamento dei ricoveri e dell’infezione tra chi si è sottoposto alla vaccinazione e chi ha scelto di non farlo, e esaminando i casi ogni 100 mila abitanti, «siamo di fronte a due pandemie diverse che corrono assieme – commenta Cicchetti -. Le infezioni nella popolazione vaccinata si fermano a 28,29, mentre nella popolazione non vaccinata l’incidenza è pari a 159,74». Mentre per le ospedalizzazioni, sempre seguendo il criterio dei 100 mila abitanti, «ogni settimana 12,58 persone finiscono in Area Medica e 1,44 in terapia intensiva. Gli stessi parametri applicati ai vaccinati scendono a 1,58 in Area medica e 0,11 in terapia intensiva». Ma il dato più esemplificativo è questo: l’87% dei non vaccinati ospedalizzati non sarebbe stato ricoverato in ospedale se avesse fatto la vaccinazione e il 92% avrebbe evitato il ricovero in terapia intensiva.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
TUTTI IN PIEDI IERI ALL’ANFITEATRO CITTADINO PER ABBRACCIARE L’EX SINDACO
Una standing ovation da brividi. E’ quella che ha accolto ieri Mimmo Lucano nella sua Riace, che si è data appuntamento nell’anfiteatro delle feste per quella che di feste aveva poco o nulla.
Sul palco improvvisato, l’ex sindaco di Riace in lacrime, diviso tra la sofferenza umana per la pesantissima condanna in primo grado a 13 anni e due mesi da parte del Tribunale di Locri e la commozione per la vicinanza personale e umana del suo popolo, che in questi anni non l’ha mai abbandonato, anche nei momenti più difficili, e che ha voluto restare al suo fianco anche oggi che l’utopia di umanità di Riace sembra stata spazzata via per sempre.
Sono arrivati in tantissimi, da tutta Italia, ancora una volta, per abbracciare Mimmo Lucano. Tra questi anche il sindacalista dei braccianti Aboubakar Soumahoro, amico storico e compagno di lotta di Mimmo Lucano.
E poi fotografi, giornalisti, associazioni di volontariato, tanta gente comune, che è pronta a sostenere Lucano in una battaglia giudiziaria che è solo all’inizio. Dopo la condanna in primo grado, l’ex sindaco ricorrerà in appello nel tentativo di ribaltare le accuse.
(da agenzie)
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Ottobre 2nd, 2021 Riccardo Fucile
“HA COMMESSO ERRORI DI CARATTERE AMMINISTRATIVO CHE NON HANNO RILEVANZA PENALE”… “ANCHE MUCCIOLI VENNE POI ASSOLTO IN APPELLO”
“Anch’io ero incredulo, quasi attonito, ma continuerò a impegnarmi al suo
fianco in appello per arrivare a ribaltare l’esito”, promette in un’intervista a la Repubblica l’avvocato Giuliano Pisapia, che aveva deciso di lasciare la toga e di cancellarsi dall’albo degli avvocati per “i troppi impegni, a cominciare dal Parlamento europeo” mentre poi “il 4 gennaio 2021 mi è stato chiesto di difendere Mimmo Lucano nel processo iniziato nel 2019”.
Pisapia definisce la sentenza “inaspettata e ingiusta per almeno tre motivi processuali. Lucano ha ammesso di aver fatto errori di carattere amministrativo, che però eventualmente riguardano il Tar o la Corte dei conti e non hanno rilevanza penale” quindi “insieme all’avvocato Andrea Dacqua, abbiamo dimostrato che da sindaco non ha preso un euro” tanto che “lo stesso pm ha modificato l’accusa da ‘vantaggio economico personale’ a ‘vantaggio di carattere politico’.
Ma, anche in questo caso – precisa l’avvocato Pisapia – abbiamo dimostrato come Lucano, che ha rinunciato a essere candidato nel 2018 alle Politiche e nel 2019 alle Europee, ha seguito solo i suoi valori, gli stessi della Costituzione”.
E precisa: “Perchè un fatto sia reato ci vuole anche la consapevolezza di commettere un illecito. Ma le leggi sull’accoglienza sono complesse e mutevoli con diverse interpretazioni”.
Pisapia conclude poi l’intervista facendo un parallelismo: “Nel processo di San Patrignano, Vincenzo Muccioli fu dichiarato non punibile in appello e in Cassazione per il reato di sequestro di persona e violenza proprio per lo ’stato di necessita. Ecco, là c’erano violenze, qui la dolcezza di un uomo che agiva per solidarietà” e “Mimmo voleva salvare chi ospitava”.
(da agenzie)
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