Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile “HA MENTITO DICENDO CHE ABBIAMO DEFINITO OSCENA LA SUA RICHIESTA”… “NON E’ COMPITO DI UN GIORNALE AIUTARE UN LEADER POLITICO A CAPIRE SE NEL SUO PARTITO CI SONO DEI NAZISTI”
Questa mattina, in concomitanza con l’apertura dei seggi per le Comunali,
dunque in pieno silenzio elettorale, Giorgia Meloni ha pubblicato sui suoi canali social un video di oltre 7 minuti con il quale ribadisce la sua posizione in merito alla prima puntata dell’inchiesta “Lobby nera” di Fanpage.it. Della posizione di Meloni abbiamo dato più volte conto in questi giorni, convinti che fosse del tutto legittimo garantire replica e diritto di tribuna a opinioni e visioni anche diametralmente opposte alla nostra.
Nel video pubblicato stamattina, però, la leader di Fratelli d’Italia si spinge oltre, lanciando accuse molto gravi a questo giornale e inventandosi di sana pianta una dichiarazione del direttore Francesco Cancellato. Meloni dice di aver “chiesto ufficialmente a Fanpage” le 100 ore di girato per “sapere esattamente come siano andate le cose, come si siano comportate le persone coinvolte, per potere agire di conseguenza”.
La leader di Fratelli d’Italia, però, continua dicendo che il direttore di Fanpage.it Francesco Cancellato abbia definito “oscena” tale richiesta e si lancia in una serie di insinuazioni del tipo “cosa c’è di osceno in questa richiesta?”, “non trovate che sia un tantino curioso che non ci lascino vedere il video?”
Ecco, il punto è che il direttore di Fanpage.it non ha mai definito oscena la richiesta di visionare l’intero girato. Quella di Meloni è una vera e propria fake news, un’invenzione di sana pianta che ha avuto il solo risultato di scatenare un’orda di commenti inferociti nei nostri confronti. Una balla, per usare un linguaggio più diretto.
In un’intervista al Corsera, Cancellato ha spiegato di considerare la richiesta di Meloni una “forzatura”, perché esistono strumenti giuridici per far valere le proprie ragioni nel caso qualcuno si senta danneggiato o diffamato; peraltro, il girato della prima puntata sarà acquisito dalla Procura della Repubblica di Milano, che ha aperto un fascicolo, e dal canto nostro collaboreremo con l’autorità giudiziaria consapevoli di non aver nulla da nascondere.
Se Meloni vuole confrontarsi nel merito delle questioni sollevate dall’inchiesta e rispondere alle nostre domande, siamo a disposizione e l’aspettiamo nella nostra redazione.
Va detto, però, che non è compito di un giornale aiutare una leader politica a capire se nel suo partito vi siano o meno fascisti e simpatizzanti di Hitler, addirittura fra i candidati o gli eletti; non è a Fanpage che Meloni deve rivolgersi per capire se tra le fila di Fratelli d’Italia vi siano nostalgici del duce o gravitino personaggi con pregresse condanne per apologia di fascismo. Noi non rispondiamo a una leader di partito, ma ai nostri lettori, verso i quali abbiamo obblighi di natura morale e deontologica.
Ed è proprio nella deontologia professionale che Meloni può trovare una risposta alla domanda sul perché l’inchiesta sia andata in onda a pochi giorni dal voto.
Un giornalista non può tacere su fatti di rilevante interesse pubblico solo perché potrebbero avere ripercussioni sul voto dei cittadini; anzi, come ha spiegato il direttore “quando un’inchiesta riguarda un candidato, credo che per l’interesse pubblico debba andare in onda prima delle elezioni”.
Più che chiedersi perché siano andate in onda immagini di fascisti e nostalgici di Hitler a pochi giorni dalle elezioni, Meloni dovrebbe chiedersi come sia possibile che ad appuntamenti elettorali pubblici di Fratelli d’Italia vi siano saluti gladiatori e romani, rimandi hitleriani e “boia chi molla”, sorrisi compiaciuti a commenti sessisti e razzisti inframmezzati da sfottò a giornalisti sotto scorta e via discorrendo. Evidentemente, però, non ha intenzione di farlo, visto che ancora nel video di stamattina continua a minimizzare la gravità di quanto mostrato da Fanpage.it, relegando tutto a “ridicole macchiette neonaziste”
Le immagini che abbiamo mandato in onda sono frutto di un lungo lavoro di documentazione e analisi; i tagli, le riduzioni e montaggio sono operazioni giornalistiche di cui il giornale si assume come sempre la responsabilità. Resta un mistero come si possa poi sostenere che un “boia chi molla”, un “Berizzi” al posto di “cheese” o decine di saluti romani siano frutto di un abile lavoro di montaggio o di chissà quale taglia e cuci.
L’intero lavoro del team Backstair e di Fanpage, lo ripetiamo, va nella direzione dell’esclusivo e supremo interesse del lettore, nell’esercizio del diritto di cronaca e di critica su fatti di rilevante interesse pubblico.
Principi che non sviliremo assecondando insinuazioni e accuse, sia pure poste sotto l’apparentemente ragionevole considerazione del “se non avete nulla da nascondere, perché non mostrate tutto il girato”.
Non possiamo che rispedire al mittente l’accusa di essere platealmente schierati politicamente: è la storia di questo giornale a dimostrare il contrario, per noi parlano anni di inchieste (che di certo non hanno risparmiato partiti e formazioni di colore diverso da quello di Meloni) e di lavoro giornaliero fatto di interviste, analisi e anche polemiche politiche.
Non sappiamo a cosa si riferisca la leader di Fdi quando parla di “intero circuito o circo” che starebbe processando il suo partito in contumacia, non abbiamo né cordate da supportare, né referenti occulti cui rendere conto, né parti politiche da sostenere. Noi riteniamo di aver svolto il nostro lavoro con rigore e correttezza, pur tra le mille difficoltà e pressioni di queste ultime concitate settimane. E per questo non possiamo accettare aut aut e pressioni di alcun tipo.
Soprattutto, ribadiamo che non è nostro interesse il braccio di ferro con alcun esponente politico, tant’è che glisseremo persino sull’accusa di essere al servizio dei poteri forti, talmente ridicola da averci strappato finanche un sorriso.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile SE DRAGHI VENISSE ELETTO, CON MATTARELLA ANCORA AL COLLE, CHI SCEGLIEREBBE IL NUOVO PREMIER?
Ogni volta che si domanda a Draghi se traslocherebbe sul Colle, lui solleva una questione di galateo. “Parlarne sarebbe irriguardoso nei confronti di Mattarella”, è la risposta standard.
Però meglio se dicesse, semplicemente, che non ha ancora deciso; che è presto per scoprire le carte; che la scelta se correre per il Quirinale dipende da mille cose in divenire. Suonerebbe assennato e nessuno potrebbe dargli torto. Ma tirare in ballo presunte irriverenze nei confronti del capo dello Stato è una forma abbastanza curiosa di rispetto.
Perché mai Mattarella dovrebbe restarci male se qualcuno si candida al posto suo, e in particolare scendesse in campo il premier che egli stesso ha nominato? Non sa che sei anni e otto mesi sono già volati via, dunque è ormai agli sgoccioli del settennato? Nessuno ha avuto il coraggio di informarlo che dal 3 agosto siamo entrati nel “semestre bianco”, per cui il capo dello Stato resterebbe a girarsi i pollici perfino se scoppiasse una crisi politica senza sbocco?
E poi: un uomo che ha avuto il fratello Piersanti assassinato dalla mafia, già vice premier e ministro della Difesa, giudice costituzionale e presidente della Repubblica, davvero non sopporterebbe lo stress della corsa alla successione? Difficile immaginarlo così fragile, talmente emotivo.
Poco riguardosa, semmai, è l’ipotesi messa in giro non si sa da chi, per cui Mattarella potrebbe accettare un secondo mandato presidenziale però a termine, un altro paio d’anni da precario in attesa che Draghi metta al sicuro l’Italia, per poi cedergli il testimone.
Ecco: qui il presidente in carica avrebbe diritto di restarci male. Perché nessuno con amor proprio terrebbe calda la sedia, che sia al peggiore o al migliore poco importa, per poi sloggiare in quanto giudicato anziano.
Tra l’altro la Costituzione non prevede mandati a termine; entrare in quest’ottica sarebbe un ulteriore sbrego dopo il bis di Giorgio Napolitano che, peraltro, venne supplicato in ginocchio di restare dall’intero arco parlamentare. Fu un atto di generosità mal ripagato.
Insomma Draghi, quando lo assillano sul Quirinale, avrebbe mille modi per rispondere a tono. Potrebbe tenere le carte coperte; oppure rifiutare una candidatura che ormai è sul tavolo; o infine accettarla senza falsi pudori perché nessuno si scandalizzerebbe se l’ex presidente Bce mirasse più su; e in fondo lui stesso si rende disponibile quando precisa che l’ultima parola sul presidente spetterà alle Camere.
Se scegliessero lui, par di capire, non si tirerebbe indietro. Nel qual caso verrebbe a porsi un problema: che fine farebbe il Governo delle larghe intese con tutte le riforme messe in cantiere e da cui dipendono i fantamiliardi del Recovery Fund?
Draghi dovrebbe dimettersi da premier, è ovvio. Il doppio incarico di presidente della Repubblica e di presidente del Consiglio non è stato ancora inventato.
Meno chiaro è chi subentrerebbe a Palazzo Chigi; scrutando nel futuro non si intravvede una mazza. Qualche leader della maggioranza potrebbe approfittarne per chiedere nuove elezioni, altri per farsi mollare qualche ministero in più.
Qualunque fosse la soluzione, poi servirebbe un check, una verifica politico-parlamentare tramite l’armamentario solito delle crisi di governo. Consultazioni al Quirinale, delegazioni dei partiti, telecamere, corazzieri, nuovo incarico, lista dei ministri, programma, dibattito parlamentare con voto finale. Tutto già visto.
Però stavolta occhio alle date: Mattarella resterà al Quirinale fino al 2 febbraio, così stabilisce la Costituzione; le elezioni presidenziali cominceranno invece a inizio gennaio (la data esatta verrà comunicata dal presidente della Camera Roberto Fico). Se putacaso Draghi venisse incoronato ai primi scrutini, come ci si aspetterebbe per una personalità del suo rango, logica vorrebbe che fosse lui a sbucciare la patata della crisi di governo. Non sarebbe giusto chiederlo a un presidente come Mattarella, quasi ex e con la valigia in mano.
Sennonché Draghi per due-tre settimane ne sarebbe impedito, qui sta l’impiccio; dovrebbe attendere fino al giorno del giuramento; e il giuramento non avrebbe luogo, come abbiamo visto, prima del 2 febbraio, ultimo giorno del settennato di Mattarella. Quindi non si capisce quale potrebbe essere la scappatoia.
Qualche giurista sostiene che, in via provvisoria, a Palazzo Chigi potrebbe insediarsi il ministro più anziano nella persona di Renato Brunetta; altri studiosi però lo escludono e come uscita d’emergenza ipotizzano le dimissioni del predecessore (Mattarella) in modo che il successore (Draghi) possa trovarsi a sua volta un successore senza scaricarne l’incombenza sul predecessore.
Quasi uno scioglilingua, roba da mal di testa. Forse il problema mai si porrà perché SuperMario resterà a lungo premier per il bene dell’Italia; ma se capitasse, e se Mattarella venisse trascinato in quell’ingorgo istituzionale malefico negli ultimi giorni del mandato, beh, allora sì che potremmo definirlo poco carino nei suoi confronti. A proposito di galateo.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile I PRIMI DATI DOPO DUE ANNI DELLA MISURA
Cosa hanno fatto in questi due anni gli oltre 2 mila navigator? 
Repubblica oggi spiega, citando una tabella elaborata dalla Corte dei Conti, che da settembre 2019 a febbraio 2021 in oltre un milione, 1.041.711 per l’esattezza, di beneficiari del Reddito di cittadinanza sono stati accolti dai navigator, cioè sono stati invitati al Centro per l’impiego per un primo colloquio o a distanza.
In 489 mila sono stati presi in carico, 248 mila hanno avuto piani personalizzati di accompagnamento al lavoro avviati (quindi percorsi di reinserimento, formazione, apprendistato, corsi di base su come fare un curriculum o sostenere un colloquio). 588 mila, invece, sono state le imprese contattate per rilevare i fabbisogni e per promuovere le opportunità del reddito di cittadinanza. 477 mila sono stati i posti vacanti o le occasioni di formazione raccolte in due anni. In Sicilia, ad esempio, i navigator hanno riportato a scuola 2.500 beneficiari del reddito per prendere la licenza media.
Male Campania e Lombardia, meglio Sardegna e Piemonte
I navigator, voluti fortemente dal governo M5s-Lega tre anni fa, hanno un contratto di collaborazione in scadenza il prossimo 31 dicembre con Anpal Servizi (Agenzia nazionale per le politiche attive): in Campania non hanno mai lavorato in presenza mentre in Lombardia hanno accolto poco più di 55 mila beneficiari e 17 mila presi in carico. Sono andate meglio Sardegna e Piemonte.
Sui posti di lavoro effettivamente “creati” dai navigator resta il mistero. La Corte dei Conti – come scrive Repubblica – cita un dato vecchio di Anpal, che risale al 21 ottobre 2020. Su 1 milione di beneficiari, tenuti al Patto per il lavoro, il 34 per cento ha attivato almeno un contratto, il 65 per cento a tempo, il 70 sotto i sei mesi. Dunque pochi e comunque precari. A questo si aggiunga che non è chiaro se sia merito dei navigator o se i cittadini si siano collocati da soli nel mercato del lavoro.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile LEI RIBATTE: “MESSAGGIO PRIVATO”
A urne aperte scoppia un caso all’interno del M5S torinese, che vede coinvolta direttamente Valentina Sganga, la candidata 5 Stelle a sindaco di Torino.
Nei gruppi social frequentati da attivisti grillini del territorio, Sganga è stata accusata di aver fatto propaganda, a ridosso del voto, per alcuni candidati, attraverso messaggi inviati dal suo account privato. “Stanotte alle 0.50 circa mi è arrivato un messaggio tramite Fb della candidata sindaca con indicazioni di voto… L’ho trovato scorretto perché tanti candidati hanno corso allo stesso modo se non di più”, attacca Vito Dicorato, membro del gruppo degli attivisti M5S di Torino, postando lo screenshot del messaggio inviato da Sganga: un facsimile della scheda elettorale con i nomi dei candidati Albano e Mensio accompagnati dal contrassegno del Movimento.
Tanto è bastato per scatenare l’ira di parlamentari piemontesi e attivisti, che lamentano disparità di trattamento e favoritismi da parte di Sganga
“Se lo ha fatto in modo massivo – commenta sui social il senatore Alberto Airola, stigmatizzando l’accaduto – è vergognoso. E se è così mi vergogno io per lei”.
Il pentastellato rincara: “Valentina Sganga sei la candidata di tutti e questo non si fa neanche in privato. Anche perché sicuramente viene fuori e tutti possono incazzarsi. Ne hanno pieno diritto. Se non è così, allora smentisci”.
“Si è trattato di un messaggio privato mandato in risposta a chi mi ha chiesto un’opinione personale, considerando che stavo parlando con quella persona in particolare” – risponde Sganga – Ad esempio, quando un operatore dei mercati mi chiede indicazioni io gli parlo di chi, di noi, si è occupato di commercio. A un architetto indico chi si è occupato di urbanistica, e via dicendo. Non sostengo i due candidati in questione più degli altri”, conclude.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile “RESTARE VUOL DIRE MORTE CERTA, PARTIRE VUOL DIRE PROBABILE: TU COSA SCEGLIERESTI PER I TUOI FIGLI?”… “NON ABBIAMO COLPA DI ESSERE NATI DALLA PARTE SBAGLIATA DEL MONDO E VOI NON AVETE MERITI DI ESSERE NATI DA QUELLA GIUSTA”
A chi chiede: “Non era meglio rimanere a casa piuttosto che morire in
mare?”, rispondo: “Non siamo stupidi, né pazzi. Siamo disperati e perseguitati”. Restare vuol dire morte certa, partire vuol dire morte probabile. Tu che sceglieresti? O meglio cosa sceglieresti per i tuoi figli?”.
A chi domanda: “Cosa speravate di trovare in Europa? Non c’è lavoro per noi figurarsi per gli altri”, rispondo: “Cerchiamo salvezza, futuro, cerchiamo di sopravvivere. Non abbiamo colpe se siamo nati dalla parte sbagliata e soprattutto voi non avete alcun merito di essere nati dalla parte giusta”.
Mio cognato scappava con me. Prima del mare c’è il deserto che ne ammazza tanti quanti il mare. Ma quei cadaveri non commuovono perché non si vedono in Tv. Perché non c’è un giornalista che chiede ripetutamente quante donne e bambini sono morti, quante erano incinte. Perché qui in Occidente a volte sembra che l’orrore non basti, c’è bisogno di pathos. Mio cognato è morto nel deserto. Per la fame. Dopo 24 giorni in cui nessuno ci ha dato da mangiare.
A casa c’è una moglie che non si rassegna e aspetta una telefonata che io so non arriverà mai. A casa c’è quel che resta di un sogno, di un progetto, di una vita. Un biglietto per due i trafficanti se lo fanno pagare caro e, loro, i soldi non li avevano. Se fosse restato, li avrebbero ammazzati tutti e due. Il suo ultimo regalo per lei è stata la vita. Lui è scappato e lei non era più utile, l’hanno lasciata vivere.
A chi chiede: “Come si possono evitare altre morti nel Mediterraneo?”, rispondo: “Venite a vedere come viviamo, dove abitiamo, guardate le nostre scuole, informatevi dai nostri giornali, camminate per le nostre strade, ascoltate i nostri politici. Prima dell’ennesima legge, dell’ennesima direttiva, dell’ennesima misura straordinaria, impegnatevi a conoscerci, a trovare le risposte nel luogo da cui si scappa e non in quello in cui si cerca di arrivare.
Cambiate prospettiva, mettetevi nei nostri panni e provate a vivere una nostra giornata. Capirete che i criminali che ci fanno salire sul gommone, il deserto, il mare, l’odio e l’indifferenza che molti di noi incontrano qui non sono il male peggiore”.
Questa é la testimonianza diAweis Ahmed, rifugiato somalo in Italia
(da Globalist)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile IL SIMBOLO DELLE CONDIZIONI SOCIALI ESTREME IN CUI VERSA IL POPOLO BRASILIANO A CAUSA DELLA GESTIONE CRIMINALE DELLA PANDEMIA DI BOLSONARO
Il Brasile è stato affamato dalla pandemia da Covid e dagli errori fatti dal governo di Bolsonaro, e ora, con le immagini che stanno facendo il giro del Mondo, nessuna propaganda o proclamo potrà celare il dramma che sta accadendo nel Paese.
Una serie di foto-shock di brasiliani ridotti alla fame che frugano fra carcasse e scarti di macelleria ammucchiati, alla ricerca di qualcosa da mangiare, sta diventando un simbolo delle condizioni sociali estreme in cui versa il popoloso Brasile travolto dalla pandemia di Covid-19.
Le immagini, che mostrano un uomo accosciato nel container di un camion su una montagna di resti animali – ossa, scarti e interiora, raccolti nei supermercati e destinati alle fabbriche di cibo per animali e di sapone -, sono state scattate a Rio de Janeiro dal fotogiornalista Domingos Peixoto, gia’ vincitore di diversi premi.
“Ci sono dei giorni che vorrei piangere”, ha confidato Jose’ Divino Santos, il guidatore del camion, a Peixoto e al cronista Rafael Nascimento de Souza del giornale Extra. Quest’ultimo ha lanciato il servizio fotografico con un titolo in caratteri cubitali: “Brasile 2021: il dolore della fame”, che ha creato shock in tutto il Paese.
“In passato la gente veniva da me per chiedere se potevo dare un osso per il cane. Oggi le persone mi implorano di prendersi qualcosa da mangiare”, dice Santos, citato dal Guardian.
Una rovistatrice, la 51/enne Denise, ha confessato di aver bisogno di qualcosa da dare da mangiare ai suoi cinque figli, dopo aver perso il suo compagno. “E’ passato non sapete quanto da quando ho visto un pezzo di carne. E’ da prima della pandemia. Sono veramente grata per questo”, aggiunge la donna con alcune frattaglie in mano.
In Brasile, dove il Covid-19, a lungo sottovalutato dal presidente Jair Bolsonaro, ha fatto oltre 600.000 morti, si stima che almeno 19.000 persone siano ridotte alla fame o quasi
Ieri a Rio ancora una volta migliaia di persone hanno sfilato per protestare contro il governo, a cui viene addossata la colpa della situazione disastrosa in cui versa il Brasile.
(da Globalist)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile E’ LA DEMOCRAZIA SOVRANISTA
Almeno 87 persone sono state arrestate in Bielorussia per aver commentato
sui social una sparatoria dai contorni piuttosto misteriosi nella quale sono rimasti uccisi un dissidente 31enne e un agente del Kgb, l’agenzia per la sicurezza di Minsk.
L’ennesimo giro di vite del regime di Alexander Lukashenko viene denunciato dall’organizzazione per i diritti umani Viasna96, citata dalla Bbc.
La vittima è il dissidente Andrei Zeltser, con cittadinanza statunitense e di professione tecnico della ditta informatica americana Epam Systems, in passato accusata da Minsk di finanziare le proteste, sarebbe stato ucciso in un blitz a casa sua da parte del Kgb, che lo ha bollato come “terrorista”.
In un filmato messo in onda dopo la sparatoria e la cui autenticità viene messa in dubbio dagli oppositori, si vede Zaltser ripreso di spalle, che imbraccia un fucile a pompa, pronto a fare fuoco contro la porta di casa che gli agenti stavano demolendo.
I commenti su questo filmato e le critiche alla repressione di regime hanno fatto scattare l’ondata di arresti, fa sapere Bbc.
Uno dei commenti è di un collega e amico dell’oppositore ucciso, che dice “Se lui è un terrorista allora lo sono anch’io”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile SI TRINCERA DIETRO LA PENOSA SCUSA CHE DEVONO DARLE 100 ORE DI FILMATO: NON SEI LA PROCURA, NESSUNO TI DEVE DARE UNA MAZZA
Corrado Formigli ha risposto con un invito: “Giorgia Meloni è invitata giovedì a Piazzapulita. Ci sarà anche il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato, e torneremo a parlare dell’inchiesta. Le porrò delle domande. Ascolteremo le sue risposte. Ci sarà tutto il tempo necessario. Si chiama informazione”.
Se non fosse che la leader di Fratelli d’Italia ha prontamente rifiutato e si è detta contraria al confronto pubblico prima di aver visionato le famose ‘100 ore di girato’ di Fanpage.it: “Sarò lieta di accettare il tuo invito quando il direttore di Fanpage mi fornirà il girato delle 100 ore (come chiesto ufficialmente)”
Il conduttore di Piazzapulita allora le ha ribadito l’invito, sollecitando la sua partecipazione al programma: “Giorgia Meloni, il nostro invito rimarrà valido fino alle 21.20 di giovedì 7 ottobre, a #Piazzapulita su La7tv. In modo da lasciarle la possibilità di rispondere nel merito sui contenuti dell’inchiesta di Fanpage da noi trasmessa. Cosa che mi pare finora non abbia ancora fatto”.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Ottobre 3rd, 2021 Riccardo Fucile “L’EREDITA’ FASCISTA NON E’ STATA NE’ SUFFICIENTEMENTE ELABORATA, NE’ CRITICAMENTE AFFRONTATA”
Giorgia Meloni ӏ bravissima, ma la sua classe dirigente e il suo staff sono,
salvo eccezioni, poco affidabili. Diciamolo pure: è sprecata in quel partito!”.
A parlare è lo storico Franco Cardini, un passato nel Movimento sociale italiano, intervistato da Repubblica sulle recenti vicende che hanno scosso Fratelli d’Italia dopo l’inchiesta di Fanpage trasmessa da PiazzaPulita. Immagini da cui emerge che l’eredità fascista non è stata, spiega Cardini, “né sufficientemente elaborata, né criticamente affrontata”.
L’effetto di questo è sulla crescita della leadership di Giorgia Meloni. “Temo che non possa diventare premier. All’indomani della sua vittoria alle politiche comparirebbe subito una svastica sulla sinagoga di Roma, l’Anpi e i centri sociali insorgerebbero, e a quel punto sarebbe costretta a fare un passo indietro. Giorgia mi ha scritto una mail per dirmi che però sottovaluto il suo partito”.
L’inchiesta mette nel mirino l’eurodeputato Carlo Fidanza, che si è autosospeso, ”è tutt’altro che uno sprovveduto. Il retroterra che rivela è piuttosto melmoso, del resto quel tipo di cultura è abbastanza diffusa in Fratelli d’Italia”.
L’altra figura tirata in ballo è Roberto Jonghi Lavarini, il “Barone nero”: “Penso che se davvero Fratelli d’Italia dovesse andare al potere dovrebbe operare una scelta molto rigorosa: non so in che misura le sarà possibile” sottolinea Cardini, aggiungendo che “codesto signore non supererebbe un esame di primo corso sulla storia del fascismo”.
Alla domanda su quale destra emerga dalla vicenda milanese, Cardini risponde che “oggi i neofascisti sono netta minoranza in Fratelli d’Italia. Mi riferisco soprattutto agli elettori. I più sono ceto medio, operai e sottoproletari, gente che chiede a Meloni protezione: dall’invadenza della Ue, dalle tasse del governo e dalla globalizzazione”.
Al giornalista che gli chiede se non sia preoccupante per un partito che vuole andare al governo esaltare il saluto romano, Cardini ribatte: “Sì, ma sono episodi avvenuti in un ambiente chiuso: sono un segno di aggregazione”, “non sono affatto morbido. Ma trovo quei gesti suscettibili di storicizzazione e in quel contesto rappresentano un riconoscimento di fratellanza.Vorrei capire cosa significhino criticamente. Roberto Jonghi Lavarini, il Barone nero? Con quel nome da lavatrice se lui è nobile io sono il re di Spagna”, ribatte.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »