Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile NON PUO’ USCIRE DAL GOVERNO DRAGHI ALTRIMENTI QUANDO ARRIVA ALLA MALPENSA SI RITROVA IMPRENDITORI E GOVERNATORI DEL NORD CHE LO INSEGUONO CON I FORCONI… NON SUCCEDERA’ NULLA FINO ALL’ELEZIONE PER IL QUIRINALE
E vabbè, se c’è confusione, tocca fiutare l’aria. Ecco, Dario Franceschini è una vecchia volpe. La sua analisi l’ha spiegata nel corso del gabinetto del Pd, e dovreste vedere come l’ascoltano (Provenzano, ad esempio, va dicendo che, se dipendesse da lui, lo vorrebbe al Quirinale).
In fondo, la tesi, è semplice: siamo tutti fatti di carne ed ossa, stomaco (magari infiammato) e nervi (magari a fior di pelle). Salvini rientra in questa tipologia: aveva in mano l’Italia solo due anni fa, ha subito il governo, è stato sorpassato dalla Meloni, lo scandalo di Luca Morisi non gli dà pace. Conclusione, poeticamente democristiana: “Con questa reazione così scomposta e nervosa, è stato il primo a presentarsi come sconfitto. Pare forza, ma non lo è”.
Vedete, i democristiani hanno una marcia in più, perché avendo risolto a monte il problema dell’onnipotente, che per loro non alberga né su questa terra né a capo di un partito, conoscono gli effetti collaterali dell’onnipotenza terrena: “Questo non significa – ha chiosato – che non accadrà nulla. Io, al fatto che lui sosterrà il governo fino a fine legislatura, con la Meloni che gli prende i voti, non ho mai creduto”.
E se proprio vogliamo proseguire con l’ascolto delle vecchie volpi, rileggere oggi l’intervista di Giorgetti, lo inscrive di diritto alla voce Cassandra. Conoscendo bene fragilità e nervi del suo leader, la pochezza dei candidati, la sconfitta annunciata, ha capito che il minuto dopo le elezioni sarebbe partito il ballo, e dunque, nel timore che Draghi possa essere trascinato nel gorgo, ha pensato che la soluzione migliore sia eleggerlo al Quirinale.
Però calma, calma e gesso. Perché quel che sta succedendo ora è chiaro: su una cornice innocua e su un provvedimento tutto da scrivere – la delega fiscale – Salvini si è imbizzarrito, fino a dare sostanzialmente del bugiardo a Draghi, ha parlato, straparlato, ha imposto ai ministri di non partecipare al cdm, si è preso la scena conquistandosi l’apertura dei giornali con titoli che neanche ci fosse la crisi di governo, messaggio a suo giudizio utile a recuperare quegli elettori che sono stati a casa, eccetera eccetera. Crisi ovviamente negata il giorno dopo, con tanto di “io non esco, escano loro”.
Però, se è vero che Salvini ha portato la campagna per i ballottaggi nel governo, il prossimo capitolo di questa storia dipende proprio dai ballottaggi. Non è ininfluente, se sarà cappotto o quasi pareggio.
E il primo a conoscere la differenza tra una simil crisi rappresentata e una crisi davvero consumata è proprio il leader leghista, il quale sa che, se mette in discussione il governo Draghi, si ritrova un plotone di imprenditori del Nord che aspettano il suo atterraggio a Malpensa muniti di forconi, e con essi buona parte degli amministratori leghisti.
Insomma, al momento c’è solo da registrare (poco non è) l’inizio di un gioco pericoloso se, per la prima volta anche i più moderati, come il capogruppo della Lega Camera Riccardo Molinari in un’intervista al Corriere, annoverano tra le ipotesi quelle di un’uscita dal governo.
È un gioco che il Pd osserva quasi auspicando un nuovo Papeete che lo tolga dall’imbarazzo: “È iniziata da parte di Salvini – sostiene il vicesegretario del Pd Provenzano – la ‘montizzazione’ di Draghi, la rappresentazione di Draghi come Monti, ma è un gioco che non possiamo tollerare, per cui occorrerà un chiarimento vero dopo il ballottaggio, perché non è accettabile la narrazione che Draghi fa le cose e i partiti fanno casino, visto che i partiti non sono tutti uguali”.
Ed effettivamente questa montizzazione c’è, almeno nella sua rappresentazione, con non poche contraddizioni: il governo amato dal partito del Pil è diventato quello che aumenta le tasse. E a sentire i leghisti, va tutto male. Parlando con qualche collega alla Camera, Edoardo Rixi sembrava tornato indietro ai tempi del Conte 1: “Se i cantieri sono fermi, i soldi si ingolfano, i commissari non funzionano, mi chiedo: che ci stiamo a fare al governo?”, con gli altri che annuivano.
Morale della favola, dopo una giornata nei Palazzi. Sul taccuino si può annotare questo: non c’è un disegno di Salvini, ma la fastidiosa sensazione di essere in una trappola, da cui è difficile uscire.
Se avesse la bacchetta magica, manderebbe Draghi al Colle, non per andare a votare (con questi chiari di luna, meglio evitare), ma, con un altro colpo di bacchetta, farebbe nascere un altro governo sostenuto dalla famosa maggioranza Ursula.
Che meraviglia, pensa: il quarto della legislatura non eletto, e lui che, per qualche mese, dall’opposizione recupera voti alla Meloni, ululando più forte di lei contro i parrucconi che non vogliono mollare lo stipendio.
Se la bacchetta magica ce l’avesse il Pd, trasformerebbe Draghi, non altri (mica è differenza da poco), in una sorta di novello Conte con maggioranza rossa-gialla e “azzurro libertà”, colore di Forza Italia, con Salvini che beve mojito sui suoi scranni. È evidente che, in assenza di bacchetta magica, il rischio è che questo “gorgo” finisca solo col complicare l’azione del governo.
È altresì evidente che, almeno fino al Quirinale, non succederà niente.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile INTERVISTA AL LEADER DI ITALEXIT
“Certo che chiederemo il riconteggio. Ci mancano 54 voti per entrare in
Consiglio comunale, hanno fatto una porcata”.
A Fanpage.it Gianluigi Paragone, candidato sindaco a Milano escluso dal Consiglio comunale per una manciata di voti, si lamenta delle tante segnalazioni di voti annullati arrivate dai suoi rappresentanti di lista e accusa: “Hanno visto che noi stavamo crescendo e il centrodestra ha cominciato a contestarci e ad annullare i nostri voti. Ci vediamo alle Regionali, dove la vittoria o la sconfitta del centrodestra passa anche dal sottoscritto”.
Stando ai risultati delle elezioni Comunali 2021 a Milano pubblicati sul sito del ministero dell’Interno, il candidato sindaco Gianluigi Paragone, senatore di Italexit, non è risultato eletto in Consiglio comunale per una manciata di voti: si è fermato al 2,99 per cento, quando la soglia per entrare a Palazzo Marino è il 3 per cento. Paragone in un video pubblicato sui suoi social ha già annunciato che chiederà il riconteggio. Fanpage.it lo ha intervistato.
Senatore, chiederà il riconteggio?
Ma certo che chiederemo il riconteggio. Ci mancano 54 voti per entrare in Consiglio comunale.
Avete ricevuto molte segnalazioni di anomalie dai vostri rappresentanti di lista?
Abbiamo un sacco di segnalazioni. Avevamo pochissimi rappresentanti di lista, molti alla prima esperienza. Ci telefonavano e ci dicevano: ‘Ci stanno annullando una serie di voti, dandoli per voti doppi e nulli’. Hanno fatto carne di porco. Ci sono oltre seimila schede nulle a Milano, e contestate soltanto una sessantina. Andante a vedere i dati: poi dice che la gente non va più a votare. È normale: sembra ormai tutta una spartizione tra di loro, a un certo punto hanno visto che noi stavamo crescendo e il centrodestra ha cominciato a contestarci e ad annullare i nostri voti.
Perché accusa proprio il centrodestra? Ha ricevuto segnalazioni specifiche su rappresentanti di lista di quella coalizione?
Ma sì, tra presidenti e rappresentanti. Noi eravamo al 3,3-3,2, poi a un certo punto guarda caso iniziamo a scendere. Io ho detto: almeno la porcata la potevano fare bene, fermarci al 2,9 o al 2,88. Ma gli è uscita male perché io in Consiglio comunale ci entro.
Come procederete concretamente?
Chiederemo l’accesso agli atti, ma intanto va detta una cosa: ufficialmente il ‘processo’ relativo alle elezioni si chiude oggi, con la convalida della conta. Io aspetto, so che mancano una cinquantina di voti per entrare in Consiglio comunale. Se fossi in loro, non fosse altro per l’anomalia del voto a causa del basso numero di votanti, farei un minimo di verifica su tutti i voti dichiarati nulli. Sono assolutamente certo di avere oltre un centinaio di voti “puliti”. Ci metto la mano sul fuoco. Basta guardare d’altronde lo scarto che c’è tra la somma delle mie due liste e i voti del sindaco, che di solito prende molto di più perché gli elettori mettono la croce sul nome. Lo scarto è bassissimo (1.392 voti, ndr), quando la nostra preoccupazione era di avere uno scarto troppo forte tra sindaco e liste. Quindi andremo a fare la verifica dei voti, chiederemo il riconteggio. Figurati se tra i seimila voti dichiarati nulli non ci sono i miei 54 voti.
Al di là dell’eventuale seggio, siete arrivati sopra i Cinque stelle a Milano.
Il dato politico è: noi abbiamo fatto il 3, perché il 2,99 significa 3 in politica. Alle suppletive a Roma abbiamo fatto il 4,3 al collegio di Primavalle dove l’ex ministra Trenta non è riuscita neanche a raccogliere le firme e il Movimento 5 stelle non ha presentato nessuno per mancanze di candidati. Abbiamo candidature con tanto di liste e tutto il lavoro preparatorio, con un partito che nasce da zero, a Torino, Bologna, Ravenna, Grosseto, Sesto Fiorentino. Poi abbiamo diverse liste in comuni più piccoli e alcuni dei nostri sono entrati con liste civiche in comuni vari. E c’è anche l’interessamento di alcuni ex M5s e Lega per entrare nel nostro partito. Questo partito c’è. E a tutti quelli che continuano a raccontare la favola delle competenze e del nuovo clima di Draghi dico: il nuovo clima di Draghi è che alle amministrative un italiano su due non è andato a votare. E se fossi il Capo dello Stato inizierei ad allarmarmi per questo trend assolutamente preoccupante.
Secondo lei l’astensionismo è stato accentuato dal governo Draghi?
Assolutamente sì, da Draghi e dalle dinamiche di Draghi. Perché per sostenerlo la Lega si è rimangiata il programma elettorale e il Movimento 5 stelle ha completamente tradito lo spirito con cui una maggioranza importante degli italiani lo ha mandato in Parlamento. Queste cose in politica le paghi. La bassa affluenza è anche un segno di una democrazia ferita, per mille motivi e anche per l’impreparazione da parte dei presidenti di seggio e per il controllo politico dei seggi da parte dei partiti.
Al netto delle sue vicissitudini, come giudica i risultati delle elezioni comunali a Milano?
A Milano Layla Pavone è stata sopravvalutata da tutti i media. Io dicevo che stavano sottovalutando la mia candidatura: quando sono andato ai mercati sono stato accolto bene, mentre i banchetti dei Cinque stelle ai mercati erano deserti e la gente diceva loro: ‘andatevene a quel Paese’. E questo nonostante sia arrivato Conte e Buffagni abbia partecipato alle nomine. Mentre Sala, visto che fa il manager e rivendica questa sua esperienza manageriale, deve sapere che è come se facesse l’amministratore delegato di un’azienda con poco più del 20 per cento dell’azionariato. Sono soprattutto le aree esterne che non hanno votato, perché avevano dato fiducia a dei partiti che avevano detto di essere vicini alle persone, e sono stati loro a tradirle dando vita a governi molto più elitari e di potere.
Se non dovesse entrare a Palazzo Marino? Il partito continuerà ad esserci a Milano e in Lombardia?
Intanto il 2,99 è 3 per cento. Detto questo, noi ci siamo: il 3 per cento a Milano, che è una città difficile, con meno del 50 per cento di affluenza, un solo mese di “affaccio” e una settimana effettiva di campagna elettorale, è un risultato importante. Quindi al centrodestra che oggi cerca di fregarci dico: ci vediamo alle Regionali, dove la vittoria o la sconfitta del centrodestra passa anche dal sottoscritto. Hanno fatto la porcata, i conti li facciamo dopo.
(da Fanpage)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile “CENE ELEGANTI? CI VIENE DA RIDERE”
«Cene eleganti? Ci viene da ridere, non scherziamo». Così Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli, due delle giovani che presero parte alle serate di Arcore e che sono imputate nel caso Ruby ter assieme a Silvio Berlusconi, hanno risposto alle domande dei cronisti al termine dell’udienza, dopo essersi presentate in aula oggi. Entrambe hanno detto che l’ex premier «ci ha rovinato la vita» e si sono dette pronte a parlare durante l’esame in aula nelle prossimi udienze.
«Berlusconi mi ha rovinato la vita – ha ripetuto Barbara Guerra – Non lo sento, non ho rapporti e deve stare a casa a fare il nonno. Sono molto risentita e indignata, io vengo da una buona famiglia: ho studiato e sentirmi dare della escort da anni non me lo merito». La giovane sta valutando se testimoniare a processo.
«Sono pronta a parlare in aula, visto che chi è imputato non si prende la responsabilità di venire e metterci la faccia. Io sono ancora qui oggi, la mia vita è stata bloccata e danneggiata, la mia dignità messa sotto terra e sono qui per far luce e riprendere la mia vita prima di questo schifo».
«Berlusconi non lo vedo più e non lo sento più, non mi interessa più la sua vita – ha spiegato Alessandra Sorcinelli – lui ha sempre cercato di risolvere solo i suoi interessi e io sono rimasta coinvolta in questa storia e ora penserò alla mia vita e a dimostrare la mia innocenza».
Ai cronisti che le hanno chiesto se in aula nell’interrogatorio dirà cose che non ha mai detto, Sorcinelli ha risposto: «Vedremo».
E a chi le ha chiesto se quelle di villa San Martino fossero «cene eleganti» – ossia la versione che le ragazze hanno portato in aula nei processi sul caso Ruby in cambio di denaro per l’accusa (da qui le accuse di falsa testimonianza e corruzione in atti giudiziari) – Sorcinelli ha risposto: «Mi viene da ridere».
Il suo legale, l’avvocato Luigi Liguori, ha chiarito che «renderà l’esame per dimostrare la sua innocenza, per chiarire alcune circostanze» proprio in relazione alle serate e rappresentare la «verità».
Anche Barbara Guerra si è detta pronta a chiarire: «Parlerò in aula, anche perché chi è imputato non viene e non ci mette la faccia, sono d’accordo col pm Siciliano, è vecchio ma poteva presentarsi». Qualcuna le ha chiesto anche cosa ne pensasse dell’ipotesi di una corsa di Berlusconi alla Presidenza della Repubblica e lei ha risposto: «Per me deve stare a casa a fare il nonno».
Ha detto ancora che vuole «riprendere la mia vita in mano, la mia vita è bloccata a causa sua e valuterò se ci sono cose in più da dire, sono molto risentita con lui, molto indignata, non posso sentirmi dare della escort da anni, doveva proteggermi, mi ha rovinato la vita. Cene eleganti? Mi viene da ridere, no comment». E ha riferito «come già avevo detto ad una televisione tempo fa che all’ultima cena in Sardegna a cui avevo partecipato sono scappata per la vergogna vedendo quelle scene». Già Marysthell Polanco, un’altra delle cosiddette ‘olgettinè, tempo fa in aula aveva detto di essere pronta a rendere esame in aula per «dire la verità» nelle prossime udienze.
Il processo a carico di Silvio Berlusconi e altri 28 imputati è ripreso stamani dopo la rinuncia con una lettera da parte dell’ex premier alla perizia medico legale, che comprendeva anche accertamenti psichiatrici. Perizia che era stata disposta dai giudici dopo l’ennesimo legittimo impedimento presentato dalla difesa del Cavaliere per motivi di salute nell’ultima udienza.
I giudici della settima penale, dopo aver trattato una serie di questioni tecniche, hanno deciso di acquisire i verbali resi in fase di indagine nel 2015 da Giuseppe Spinelli, ragioniere di fiducia di Berlusconi e presunto «ufficiale pagatore» delle ‘olgettinè. Spinelli, infatti, avrebbe dovuto testimoniare oggi, ma non può per motivi di salute e ha presentato un impedimento.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile OTTIMA SCELTA DEI MILANESI: “QUARTO OGGIARO? NON SO NEPPURE DOVE SIA, SE ESCO DAL CENTRO MI PERDO”
“Quarto Oggiaro? Ha ragione, non ho la minima idea di dove diavolo stia. Se
mi metto in macchina fuori dal centro di Milano, sicuro che mi perdo”.
Parola di Vittorio Feltri, direttore editoriale di ‘Libero‘, capolista di Fratelli d’Italia e da oggi consigliere comunale a Milano.
Con 2.268 voti è stato il più votato nel partito della Meloni, ma a Palazzo Marino i suoi elettori probabilmente non lo vedranno mai.
“È chiaro che non me ne frega un cazzo, di amministrazione non ci capisco nulla. Magari vado lì la prima volta giusto a vedere com’è, a curiosare”. Senza di lui, dicono i voti raccolti dai singoli candidati, il partito della Meloni vedrebbe più nero.
Non si prende impegni, Feltri. “Adesso, chiariamoci, non ho la fregola di andare in Comune che tanto poi ti rompi i coglioni. Se mi chiamano magari vado per vedere com’è, per curiosare, magari no. Finora non si è fatto vivo nessuno. Ma alla fine sono contento“.
Contento alla Feltri, cioé affatto: “Era chiaro che avrebbe vinto Sala, perché a lui gli piacciono quelle le robe lì alla moda, tipo i monopattini e le ciclabili che sono boiate pazzesche ma piacciono alla gente che lo vota, per cui è andata esattamente come prevedevo”.
Si attende il regolamento dei conti con Salvini? “Matteo io non l’ho proprio capito, deve chiarirsi le idee: sta coi Cinque Stelle, e fa cadere il governo senza spiegare perché; poi si rimette con gli stessi, perfino con gli avversari del Pd, per sostenere Draghi e ancora una volta non si capisce perché diavolo lo faccia. Chiaro che gli elettori della Lega sono un po’ disorientati da un leader che fa così, è come una banderuola al vento!”.
E l’alter ego della Lega Giorgetti, che gli contende la leadership? “Non lo conosco bene, ma l’impressione è che abbia sentito il profumo del potere, dello stare al governo. E pare gli stia piacendo parecchio”.
Una parola per il povero Bernardo, lo sconfitto di Sala. “Guardi è un pediatra straordinario, ha fatto grandi cose al Fatebenefratelli ma uno se è bravo a suonare il violino mica è detto che sappia suonare il piano”. E cosa sa suonare? “Non l’ho capito, ma di sicuro nella campagna elettorale si è impegnato anche troppo”.
Senta è mai stato a Quarto Oggiaro? “No mai, non so neppure dove sia e se mi avventurassi in macchina mi perderei. È chiaro che noi viviamo nel centro, non sappiamo un cazzo delle periferie, non le conosciamo. Ecco dico solo questo, che magari bisognerebbe conoscerle. Io però non le conosco”.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile POI SI PRECIPITA A CANCELLARLO, MA ORMAI LA FRITTATA E’ FATTA
Fratelli d’Italia rinnega qualsiasi vicinanza a pensieri lontani legati al nazismo. E a tutte le altre forme di discriminazione.
Questo è il mantra che Giorgia Meloni continua a ripetere ogni qual volta la stampa (ma anche i social) va a pizzicare atteggiamenti “fascisti” da parte dei suoi esponenti. Un tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto avvenuto di recente, anche con il “caso Fidanza” (compreso tutto il contorno fatto di saluti romani e riferimenti alla Shoah) e che, probabilmente, sarà riproposto anche oggi con la storia di Massimo Robella, esponenti di FdI – appena eletto consigliere nella Circoscrizione 6 di Torino – che ha voluto ringraziare “i camerati” per la sua elezione.
“Volevo ringraziare coloro che mi hanno dato una mano in Circoscrizione. Mio padre che è venuto con me nei mercati e sul territorio. Amici che mi sono stati vicino e mi hanno dato una mano. E TANTI CAMERATI di Torino che hanno lavorato x farmi rientrare in CIRCOSCRIZONE”
Questo è quanto è comparso sulla bacheca social di Massimo Robella che, per cementare ancor di più la paternità di quel suo pensiero, si era anche firmato. Insomma, ci ha messo la faccia e la firma.
Parliamo al passato perché, dopo le prime polemiche, l’esponente di Fratelli d’Italia a Torino ha rimosso il post social. Troppo tardi.
In molti, infatti, avevano già screenshottato quelle sue parole che, nel giro di qualche ora, sono diventate virali sulle principali piattaforme.
Altro materiale utile per Giorgia Meloni che, anche oggi, dovrà prodigarsi nello smentire ideali di stampo fascista che corrono nelle vene del suo partito
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile L’ORDITOIO ERA STATO MANOMESSO DAI TITOLARI PER INCREMENTARE LA PRODUZIONE
È morta per colpa di un orditoio. 
È morta per colpa di chi ha deciso di manomettere quel macchinario con il solo obiettivo di aumentare la produzione e trarre più profitto in meno tempo.
È questa la conclusione delle indagini sul decesso di Luana D’Orazio, la giovane mamma (22 anni) deceduta il 3 maggio scorso all’interno dell’azienda tessile di Montemurlo (in provincia di Prato) in cui lavorava.
I rilievi sul posto, le analisi e le testimonianze incrociate hanno portato il procuratore di Prato – Giuseppe Nicolosi – a non limitarsi a una vuota e banale etichetta di “morte bianca” o “incidente sul lavoro”, ma a ipotizzare il ruolo attivo di tre persone che lavorano all’interno della ditta tessile toscana per la morte di Luana D’Orazio.
Gli indagati, che adesso andranno a processo con ipotesi di reato e capi di imputazione differenti, sono: Luana Coppini, titolare dell’azienda di Montemurlo, il marito Daniele Faggi (che non ha un ruolo ben definito all’interno dell’azienda, ma viene indicato come l’amministratore di fatto) e Mario Cusimano, tecnico manutentore che avrebbe – in prima persona, probabilmente su indicazione dei titolari – rimosso le “cautele anti-infortunio” dell’orditoio che ha trascinato e ucciso la giovane donna.
I tre sono indagati, e dovranno rispondere di ciò nel processo che inizierà nelle prossime settimane, per reati che vanno dall’omicidio colposo alla rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche.
Perché, come confermato fin dai primi giorni d’indagine e dopo i rilevamenti all’interno dell’azienda tessile di Montemurlo, quell’orditoio era stato manomesso. Nessun guasto e nessuna impreparazione della vittima nella gestione del macchinario: il tutto era stato reso poco sicuro con l’inserimento di una staffa (un “ponticello elettrico in parallelo ai contatti degli interruttori di fine corsa”) che avrebbe garantito – secondo la tesi del pubblico ministero – di aumentare la produzione dell’8%.
Questo è il numero, in percentuale, del possibile guadagno in più per l’azienda. Questo il prezzo della vita di una giovane donna e mamma.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile OSPITE DA VESPA, IL CAPOGRUPPO DELLA LEGA AL SENATO SOSTIENE CHE “IL CENTRODESTRA HA VINTO IN COMUNI PIU’ GRANDI DI MILANO E NAPOLI, COME GROSSETO, NOVARA E PORDENONE”
La geografia, come la matematica, non è un’opinione. 
Ma la Lega riesce a sovvertire anche le verità assolute scritte sulle cartine.
E così dopo la vecchia gaffe di Lucia Borgonzoni che non conosceva i confini della sua Emilia-Romagna e del Presidente abruzzese Marsilio convinto che la sua Regione fosse bagnata da tre mari, anche il capogruppo del Carroccio alla Camera, Massimiliano Romeo, si iscrive al corso di ripetizione per geografia.
Nel corso della suo intervento a Porta a Porta per commentare anche l’esito delle elezioni amministrative in tutta Italia, Massimiliano Romeo ha voluto spiegare perché secondo lui (e secondo la narrazione di stampo salviniana molto in voga all’interno del sui partito), il centrodestra non sia uscito perdente dalle urne aperte il 3 e 4 ottobre.
“Certo, a Bologna, Milano e a Napoli abbiamo perso e faremo le nostre analisi. Ma in tanti altri comuni, a partire da comuni anche molto più grandi, i risultati…. Grosseto, Pordenone, Novara abbiamo fatto risultati importanti”
Un gioco di prestigio che lo stesso Romeo ha voluto condividere con i suoi follower-elettori sui social, senza accorgersi della gaffe commessa durante il suo intervento nella trasmissione condotta da Bruno Vespa su RaiUno.
Ovviamente si tratta di un errore marchiano e di un pensiero confuso: dire che Grosseto, Pordenone e Novara siano più grandi di Milano, Napoli e Bologna è una bestialità geografica.
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile “NON C’E’ ALCUNA PATRIMONIALE E NON AUMENTEREMO LE TASSE SULLA CASA”
“Il governo va avanti: l’azione del governo non può seguire il calendario
elettorale”. Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del vertice Ue in Slovenia, rispondendo a una domanda sull’eventuale apertura di una crisi dopo gli attacchi di Matteo Salvini e lo strappo che c’è stato ieri sulla riforma del fisco, con la Lega che non ha appoggiato il provvedimento, disertando il consiglio dei ministri.
Il premier, al termine del vertice Ue-Balcani in Slovenia, ha fatto sapere che incontrerà il segretario del Carroccio: “Ieri o l’altro ieri ho detto chiedete a Salvini. Oggi lui ha parlato e ha detto che la partecipazione al governo non è in discussione: ci vedremo nei prossimi giorni”.
Rispondendo alle critiche di Salvini ha poi dichiarato che la riforma del catasto “non è una patrimoniale” e il governo “non aumenterà le tasse nè toccherà le case degli italiani”.
Un concetto che è, da sempre, una coperta di Linus per la narrazione della Lega e della destra in generale.
Ma i temi all’interno della riforma fiscale li ha spiegati lo stesso Presidente del Consiglio che ha smentito nettamente Salvini: “Mi si chiede se ci sia una patrimoniale? No, non c’è una patrimoniale. Perché fare questa verifica dei valori? Intanto, perché nasconderci dietro l’opacità? Calcolare le tasse su numeri e cifre che non hanno senso, verificati almeno vent’anni fa e sulla base di un numero che non ha senso e frutto di un negoziato: non è più utile la trasparenza?”.
E conclude: “Non si tocca assolutamente nulla, le persone e le imprese pagheranno come ora. Questa revisione prende 5 anni e di eventuali decisioni si parlerà nel 2026. Una è una operazione trasparenza, l’altra è una decisione di politica fiscale”. Messaggio chiaro e diretto.
(da agenzie)
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Ottobre 6th, 2021 Riccardo Fucile “NON FARO’ ALLEANZE MA UNA OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA”… “GUALTIERI MI CORRISPONDE DI PIU'”… “MICHETTI NON E’ UN NEOFASCISTA, E’ UN INCAPACE TOTALE”
Ballottaggio Roma, Carlo Calenda ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7 annuncia la sua decisione.«Io non farò né alleanze né apparentamenti. Ma faremo un’opposizione costruttiva. Penso sia giusto andare a votare al ballottaggio e come tale sicuramente non voterò Michetti ma voterò Gualtieri, perché mi corrisponde di più».
«Michetti non ha uno straccio di programma, uno straccio di classe dirigente. Ma non é un’indicazione di voto urbi et orbi. La stragrande maggioranza dei miei voti venivano da sinistra o non collocati. E avendoli presi con una lista civica, voglio essere chiaro: questa é la scelta di Carlo Calenda, che non mette in discussione i tanti dubbi che ho sulla classe dirigente e sul programma di Gualtieri», ha detto Calenda. «Trovo estremamente sbagliato bollare la destra come neofascista, é un modo per radicalizzarla: Michetti è stato votato da tantissime persone, il suo problema non è che sia neofascista – penso sia democristiano – ma il problema di Michetti è che é totalmente incapace – ha aggiunto il leader di Azione – quindi il punto su cui battere Michetti é che non c’è un programma per Roma. Quello di Gualtieri invece è troppo conservatore».
(da agenzie)
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