Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile “CI SONO PARTITI E PAESI CHE BLOCCANO LO SVILUPPO COMUNITARIO”
“Ora sappiamo che ci sono partiti e Paesi con cui l’Unione Europea non si
può fare”. A sostenerlo è l’ex ambasciatore Sergio Romano, commentando la querelle tra Polonia e Ue
Dopo diciassette anni dalla firma, la Polonia si accorge che i trattati di adesione all’Ue sono incompatibili con la propria Costituzione. Che succede a Varsavia?
“Sapevamo da tempo che questa era la posizione della Polonia. Potevamo sperare che con il tempo avrebbero rinunciato a uno scontro ma io, le dico la verità, non ho mai creduto che sarebbe successo. Questo perché sono testardi e sono sempre stati profondamente convinti che, presto o tardi, avrebbero trovato qualche alleato. E si dà il caso che li abbiano trovati nel momento in cui nell’Europa si sono affermati partiti sovranisti che hanno un concetto di nazione particolarmente chiuso. Proprio con questi è nata e si sta affermando un’Europa del dissenso”.
Tra gli alleati che appoggiano la Polonia ci sono la Meloni e la Le Pen. Che idea si è fatto?
“Certamente. Ci sono già dichiarazioni da parte di queste persone che hanno espresso la loro simpatia per la posizione assunta dai giudici polacchi. Però, le dico la verità, non sono convinto che quanto accaduto renderà la situazione più complicata per l’Europa. Al contrario la rende più chiara perché ora sappiamo finalmente che ci sono partiti e Paesi con cui l’Unione Europea non si può fare”.
Con la decisione della Corte Costituzionale polacca molti temono una possibile “PolExit”. È preoccupato?
“Guardi sono sempre stato convinto che prima o poi ci sarebbe stato un ‘problema polacco’ e per questo non posso dirmi sorpreso. Il Paese è diviso, c’è una componente nazionalista che continuerà a sostenere il governo e molti altri che sono convinti della necessità di restare in Europa. A me sembra evidente come la questione assomiglia a un problema interno, da campagna elettorale. Tuttavia le devo dire la verità, questa storia non mi dispiace perché serve a fare chiarezza. Ho sempre pensato che con la Polonia e la Repubblica Ceca non si sarebbe andati lontano nella creazione dell’Unione Europea e adesso lo sappiamo: con quei Paesi l’Ue non può progredire”.
Tra i rilievi mossi dai giudici polacchi c’è la presunta ingerenza nella propria magistratura da parte dell’Ue. Cosa vuole davvero la Polonia?
“Vogliono restare in Europa, perché sotto il profilo economico gli conviene, ma senza alcuna cooperazione in tema di Giustizia. Già in passato, quando le leggi lo consentivano, hanno goduto di sussidi e assistenza finanziaria da parte dell’Unione Europea. Qualcosa che ormai è diventato normale. Il problema di cui si dibatte in queste ore si è posto quando la Polonia, mi passi il termine, ha ‘nazionalizzato’ i giudici, rendendoli degli impiegati statali e privandoli della libertà di cui la magistratura ha bisogno. A questo punto noi tutti ci eravamo già allarmati e mi ricordo che i governi europei avevano più volte espresso dissenso”.
Come se non bastasse a Bruxelles deflagra la questione dei migranti con dodici Paesi membri, tra cui la Polonia, che chiedono alla Commissione Ue di finanziare muri alle frontiere…
“Ci ha già provato Trump, salvo dover rinunciare in un secondo momento, e all’epoca ci accorgemmo tutti che la sua iniziativa trovava riscontro e approvazione in alcuni gruppi sovranisti europei. Da quel momento il fatto che Trump avesse desiderato e messo nel suo programma un muro contro i migranti, ha dato loro autorevolezza. Si sono sentiti protetti dal presidente degli Stati Uniti e tanto è bastato ad avviare un processo di amalgama tra di loro. Adesso sono usciti allo scoperto con questa sortita collettiva dei muri. Vede il fatto che il muro sia stato sconfitto negli Stati Uniti, non ha chiuso la partita perché c’è ancora chi ne vuole creare altri e si sente autorizzato a chiederli. Ma è qualcosa di inaccettabile e incivile. La soluzione ce l’ha già data la cancelliera Merkel affrontando la crisi dei migranti scaturita dalla guerra siriana. Cosa fece? Accettò 50mila di loro, spiegando che ne avevano bisogno. A mio parere questo è vero per la gran parte dei Paesi europei perché c’è spazio per assorbire persone che si muovono da un continente all’altro. Ma, non meno importante, aiutare i migranti è un dovere per questioni umanitarie che non possiamo ignorare”.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile IL MCCAIN DELLA LEGA CERCA SPONDE PER IL FUTURO
Viaggio istituzionale di alto livello per Giancarlo Giorgetti. Il numero due della Lega continua a smentire volontà di scalata alla poltrona di Matteo Salvini, però si muove da leader e prepara un viaggio di sei giorni negli Stati Uniti, dove è già stato varie volte in passato.
L’obiettivo è “posizionare la Lega su una strada nuova: lontana dal trumpismo che l’ha finora contraddistinta. Capace di dialogare anche con la nuova amministrazione democratica di Joe Biden”, spiega Repubblica.
Giorgetti presentato come “McCain della Lega”
Giorgetti dovrebbe partire il 18 ottobre, nell’ultimo giorno dei ballottaggi e tornare il 24. “Sei giorni sono qualcosa di più di una visita di cortesia: sono un tour conoscitivo con degli obiettivi precisi”, continua Repubblica.
“Vedrà sicuramente il suo omologo statunitense e alcune figure chiave dell’amministrazione Biden alla Casa Bianca.
Fino all’ultimo, ha tentato di fare in modo che a riceverlo all’aeroporto ci fosse la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris, ma alla fine l’aspirazione si è rivelata troppo alta. Vedrà però alcuni esponenti democratici del Congresso, ai quali è stato presentato come una sorta di McCain della Lega”.
Le dinamiche dietro l’organizzazione del viaggio, comunque, sono simili a quelle che fecero da apripista al al viaggio di Giorgetti oltre Atlantico nel marzo 2019, quando era sottosegretario a Palazzo Chigi con il governo gialloverde.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile LA STOCCATA ALLA SINDACA USCENTE
La grillina Roberta Lombardi scende in campo per Roberto Gualtieri. 
La consigliera regionale del MoVimento 5 Stelle ed assessora della giunta Zingaretti oggi pubblica su La Stampa una lettera aperta in cui invita gli elettori grillini a votare per il candidato del centrosinistra al ballottaggio delle elezioni comunali per il sindaco di Roma.
E già che ci sta, tira anche una stoccata a Virginia Raggi, sua arcinemica da tempo. Lombardi parte proprio dalla sconfitta della sindaca uscente: «Numeri alla mano, il responso del primo turno di queste elezioni amministrative è inequivocabile: i cittadini non ci hanno riconfermato la stessa fiducia. Dobbiamo prenderne atto ma abbiamo anche il dovere di continuare a lavorare bene per questa città e per il Paese, soprattutto in vista delle sfide nazionali e sovranazionali che vedranno la Capitale protagonista, come la candidatura per Expo 2030 e il suo sviluppo coerente con il raggiungimento degli obiettivi globali di sostenibilità dell’Agenda Onu 2030».
Poi Lombardi spiega che «per farlo abbiamo bisogno non solo di un progetto valido ma anche di un interlocutore degno. Un interlocutore che non può essere di certo Michetti, rimasto prigioniero del claim elettorale “Michetti chi? ” senza essere riuscito a porre all’attenzione pubblica nessun reale contenuto programmatico. Maggiori invece le probabilità di trovare una convergenza con Gualtieri, già ministro in un Governo sostenuto anche dal M5S e proveniente da una forza progressista con la quale già stiamo portando avanti, a più livelli, diversi esempi concreti di governo».
E precisa: «Questo non significa che si può dare un’indicazione di voto al ballottaggio, perché i cittadini non sono delle mandrie al pascolo e anche perché ognuno dispone solo del proprio voto; ma è comunque possibile dare vita ad un progetto comune, forte, rivoluzionario anche nella sua proposizione: alla luce del sole, con azioni e nomi precisi, a partire dai 15 municipi di Roma, garantendo così ai cittadini sin dall’inizio totale trasparenza sul programma e la squadra che dovrà realizzarlo e chiedendo su questo agli elettori di esprimersi».
Infine arriva la stoccata: «Alla sindaca uscente, Virginia Raggi, propongo quindi di scendere dal balconcino e venire in mezzo a noi per continuare a parlare ai cittadini di Roma, soprattutto a quelli che non ci hanno votato, del progetto 5stelle e di quel laboratorio di convergenza con le forze progressiste su temi concreti già sperimentato, laddove possibile, e rivelatosi finora vincente. Lo abbiamo visto a più livelli: dal Governo nazionale agli Enti locali e, di fatto, anche su Roma, all’interno dell’appena trascorsa Giunta capitolina, dove due cariche apicali, l’ex vice sindaco e l’assessore all’Urbanistica, erano ricoperte proprio da esponenti di provenienza progressista. Manca poco tempo, se c’è una scelta che in questo momento sa di coraggio è quella grazie alla quale dall’io passiamo al Noi».
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile IL PRECEDENTE E I VARI MODI
A fumo delle bombe carta ancora nell’aria, Enrico Letta lo aveva anticipato: “E’ ora di sciogliere Forza Nuova”. Ventiquattr’ore dopo, il Pd sta limando il testo della mozione che domani depositerà a Montecitorio e che chiederà al Parlamento di mettere nero su bianco la sussistenza dei presupposti giuridici per lo scioglimento dell’organizzazione di estrema destra, sulla base della Legge Scelba.
E’ probabile che il testo non darà indicazioni di metodo, tenendosi aperte entrambe le possibilità giuridiche: scioglimento sulla scorta di una sentenza della magistratura (i vertici di Forza Nuova sono stati arrestati stamattina, e si indaga anche per terrorismo) o con decreto legge che può essere emanato dal governo “in casi straordinari di necessità e urgenza”.
Un doppio binario dovuto anche all’esigenza di non andare in pressing eccessivo su Draghi, già alle prese con il fronte politico e organizzativo dell’entrata in vigore del green pass nei luoghi di lavoro venerdì prossimo.
In sostanza, quella del Nazareno è una sfida per chiamare a raccolta le forze “antifasciste” e stanare le ambiguità di Lega e FdI.
E che finora raccoglie l’adesione di Leu, quella più prudente ma chiara del leader M5S Conte – “Affidiamo la valutazione alla magistratura, ma le premesse ci sono” – quella condizionata di Italia Viva. “Siamo favorevoli a sciogliere Forza Nuova – dice Ettore Rosato – Ma vediamo come è scritto il testo”.
In palese imbarazzo Giorgia Meloni, che partecipando a Madrid a un evento organizzato dal partito ultra-nazionalista Vox si arrampica nel definire i guerriglieri urbani di ieri “squadristi” certamente ma la matrice chissà “sarà fascista, non fascista, non è questo il punto”.
La leader di FdI usa il diversivo dell’attacco alla ministra Lamorgese, un classico del repertorio salviniano: il problema è di ordine pubblico, non di ambiguità politiche. Silenzio di Salvini e di tutti i vertici della Lega, partito che ieri è uscito per ultimo a condannare gli scontri ed esprimere solidarietà alla Cgil.
Meno tiepida Forza Italia: Berlusconi è l’unico dei leader di centrodestra a chiamare personalmente Landini. Mentre Tajani a “In mezz’ora” ribadisce la condanna delle violenze, la lontananza di Forza Nuova dagli azzurri. Criptico però sul voto alla mozione: “La penso come Mattarella, le leggi ci sono già e vanno applicate”.
Il Dem Fiano battibecca con il capogruppo FdI alla Camera Lollobrigida: “Il Parlamento non ha potere di sciogliere alcun movimento”, argomenta il secondo, “Non girateci intorno, vedremo da che parte state”, ribatte il primo. Il punto è ovviamente politico.
Spiega Dario Parrini, che lavora alla mozione su incarico della capogruppo Simona Malpezzi: “Il Parlamento esprimerà un atto di indirizzo politico. Noi scriveremo che ci sono le condizioni per lo scioglimento e la confisca dei beni di Forza Nuova sulla base della Legge Scelba (che lo consente in caso di ricostituzione del partito fascista, apologia o propaganda del fascismo, ndr) Speriamo che ci sia la più ampia condivisione e che altri non fischiettino”.
I precedenti chiamano in casa sentenze della magistratura: il 21 novembre 1973 trenta appartenenti a Ordine Nuovo furono condannati, ventiquattr’ore dopo l’organizzazione neofascista fu sciolta per decreto dell’allora ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani.
Una via è dunque quella di attendere lo svolgimento dei processi. La strada del decreto, invece, non ha precedenti, e si tratterebbe di interpretare la “necessità e urgenza” come una sorta di guerra civile.
La ministra Lamorgese ha parlato di “atti eversivi”, ma al momento appare ardito ipotizzare un intervento del governo.
Forza Nuova però rilancia: “Ieri è stato uno spartiacque tra vecchio e nuovo, il popolo ha deciso di alzare il livello dello scontro
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile “IERI IN PIAZZA PROVE DI FORZA CHE MIRANO ALL’EVERSIONE”
All’indomani delle violenze di Roma, dagli ambienti della polizia arrivano
stoccate all’indirizzo della politica, descritta come «ambigua» e colpevole di avere lasciato sole le forze dell’ordine.
«Auspichiamo che cessi ogni forma di ambiguità da parte di tutte le forze politiche e soggetti istituzionali, perché oggi non prendere una posizione chiara e definita rappresenta una fonte pericolosa per alimentare e giustificare, da parte di gruppi criminali, le violenze che abbiamo visto ieri», ha detto il portavoce dell’Associazione nazionale funzionari di polizia, Girolamo Lacquaniti, a proposito degli scontri avvenuti a Roma durante la manifestazione contro il Green pass.
«I fatti di ieri a Roma hanno dimostrato la volontà di affrontare il tema del Green pass con prove di forza che mirano all’eversione», ha proseguito Lacquaniti, definendo «inaccettabile» l’assalto alla sede della Cgil, si tratta di «una offesa a tutto il mondo sindacale che rappresenta un corpo intermedio essenziale per la democrazia di questo Paese».
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile DETTO “ER PANTERA”, E’ UNO NOTO ESPONENTE DELLA GALASSIA NERA ROMANA
Nell’ambiente neofascista romano è noto come er pantera, ma il suo nome di battesimo è Luigi Aronica.
Classe 1956, è tra gli arrestati di queste ore dopo l’assalto di ieri, 9 ottobre, alla sede della Cgil di Roma nell’ambito della manifestazione No Green pass.
Aronica, che ora fa parte del movimento di estrema destra Forza Nuova (alla guida del violento corteo di matrice fascista che ha organizzato l’irruzione nel sindacato), è stato tra i fondatori dei Nar, i Nuclei Armati Rivoluzionari, un’organizzazione terroristica nata a Roma.
Anche questa di matrice neofascista, è stata attiva tra il 1977 e il 1981. I suoi membri sono stati giudicati tra i responsabili della Strage di Bologna, l’attentato commesso il 2 agosto del 1980 alla stazione ferroviaria della città e che provocò la morte di 85 persone e il ferimento di oltre 200.
Aronica è stato già condannato a 18 anni di carcere per alcuni reati compiuti durante la sua militanza nei Nar: il suo nome compare nella vicenda dell’omicidio di Walter Rossi, il giovane romano di Lotta Continua assassinato il 30 settembre 1977 mentre faceva volantinaggio antifascista nel quartiere della Balduina.
Nel marzo dello stesso anno, Aronica fu tra gli autori di un raid in un ristorante di Borgo Pio, a Roma, in cui rimasero ferite due persone.
Aronica ha partecipato a diverse manifestazioni affiliate a Forza Nuova a Roma. Tra i gruppi squadristi a cui ha aderito c’è “Roma ai romani”, al centro di diversi cortei dichiaratamente fascisti organizzati nella capitale nel 2017.
In quell’occasione, Aronica venne ripreso dalle telecamere di Nemo mentre diceva a un agente: «Lo sai chi sono io? Attento, mi sono fatto vent’anni di carcere per terrorismo».
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile CHI E’ BIAGIO PASSARO, IL LEADER DI IOAPRO ARRESTATO PER GLI SCONTRI DI IERI A ROMA… DAGLI INCONTRI CON SALVINI ALL’ASSALTO ALLA CGIL
«Si sfonda la sede della Cgil». La voce è quella di Biagio Passaro, noto alle
cronache per essere il leader del movimento IoApro.
Passaro è tra le 12 persone arrestate per la protesta No Green pass di ieri. Nel video, girato da lui stesso, ha fatto sapere in diretta ai suoi contatti social di essere insieme al gruppo di manifestanti che ha deciso, a un certo punto, di assaltare la sede sindacale. Il video è stato girato e condiviso in diretta su Facebook da Passaro sulla pagina del movimento, con l’ingresso della folla nei locali.
«Ragazzi, IoApro e tutti hanno invaso la Cgil», dice riprendendosi all’interno Passaro. Il gruppo di manifestanti è riuscito a sfondare le porte e a entrare prima che la polizia potesse fermare i manifestanti e respingerli. Il corteo non autorizzato era guidato dal leader di Forza Nuova Roberto Fiore e da Giuliano Castellino.
Gli incontri con Salvini e Sgarbi
Passaro è brand manager del franchising Regina Margherita Group (catena di pizzerie e ristoranti napoletani, che conta diversi locali anche nel Modenese), come recita il suo profilo LinkedIn. L’uomo, da tempo in prima fila contro le misure di contenimento anti Covid, negli scorsi mesi ha incontrato anche politici come Matteo Salvini e Vittorio Sgarbi per parlare della condizione dei commercianti in questo anno e mezzo di pandemia. Ieri durante la manifestazione postava foto dal palco di Piazza del Popolo con la didascalia: «Roma invasa».
I post contro il Green pass
Decine i post contro l’utilizzo della certificazione verde, tra cui quello pubblicato su Facebook lo scorso 18 settembre nel quale invitava i cittadini a ritrovarsi a Milano per la raccolta firme a favore di un referendum abrogativo sul Green pass.
«Non ho paura del Covid. Più che altro mi fa paura tutto quello che sta succedendo intorno a noi. Non dobbiamo rassegnarci», aveva detto a marzo, sfidando le chiusure delle attività commerciali per contenere la circolazione del virus.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile C’E’ UNA NUOVA MAGGIORANZA LIBERALI-SINISTRA MODERATA
Il primo ministro ceco, Andrej Babis, ha perso le elezioni per il rinnovo della Camera. I risultati quasi definitivi, con oltre il 99,9% delle sezioni scrutinate, danno l’alleanza liberale Insieme al 27,78%, seguita da Ano, il partito di Babis, al 27,14%.
I dati parziali avevano dato il miliardario populista in testa per buona parte del pomeriggio di sabato ma, con il proseguire dello spoglio, i dati delle grandi citta’ hanno ribaltato la situazione con la vittoria del centrodestra filo europeista.
Repubblica Ceca: Babis ammette sconfitta, ‘ora trattative’
Il primo ministro ceco, Andrej Babis , ha ammesso la sconfitta alle elezioni legislative, che hanno visto Ano (‘Si”), il suo partito, attestarsi al 27,14%, superato dalla coalizione liberale Spolu (‘Insieme’) al 27,78%.
Solo altre due formazioni hanno superato la soglia di sbarramento del 5%: l’alleanza tra il Partito Pirata e alcune formazioni centriste (15,6%) e la destra euroscettica di Spd (9,56%).
Rimangono fuori sia i comunisti, i quali hanno preso poco piu’ del 3% e si ritrovano fuori dal Parlamento per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Babis si e’ detto “sorpreso” dal risultato ma ha cercato di vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando che i sondaggi diffusi prima delle elezioni assegnavano ad Ano una percentuale ancora minore, pari al 22%.
Il miliardario populista non sembra pero’ rinunciare alla prospettiva di un nuovo mandato, che il presidente Milos Zeman ha gia’ annunciato di volergli conferire, e ha aperto a trattative con Spolu per la formazione di un nuovo esecutivo, spiega la stampa ceca.
“Cinque partiti si sono schierati contro di noi e avevano come unico programma rimuovere Babis”, ha detto il primo ministro, “mi rivolgero’ alla coalizione Spolu e negoziero’ con loro”.
Spolu ha pero’ gia’ fatto sapere che non intende governare con Babis e ha avviato stasera i contatti con il Partito Pirata e i suoi alleati del Partito dei Sindaci, insieme ai quali ci sarebbero i numeri per una maggioranza confortevole.
Non e’ noto quando Babis sara’ ricevuto da Zeman, suo stretto alleato. Il presidente ceco e’ gravemente malato e non appare piu’ in pubblico.
L’incontro avrebbe dovuto svolgersi domenica ma, ha spiegato Babis, non avverra’ prima di mercoledi’.
(da agenzie)
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Ottobre 10th, 2021 Riccardo Fucile MANIFESTAZIONI IN OLTRE 30 CITTA’ POLACCHE
Su invito di Donald Tusk, ex presidente dell’ Unione europea, centinaia di
migliaia dei polacchi sono scesi oggi pomeriggio in piazza per dimostrare il loro scontento per le posizioni del governo che rischiano di portare la Polonia fuori dalla Unione.
“Non c’è ora cosa più importante che difendere la Polonia in Europa” ha detto Tusk rivolgendosi alla marea di persone riunite nella Piazza del Castello della capitale. Manifestazioni parallele si sono svolte a Cracovia, Breslavia, Poznan e Kalisz e in oltre 30 città del paese riunendo centinaia di migliaia di persone.
I manifestanti, esibendo bandiere della Ue, gridano: ‘Noi vogliamo restare nella Unione europea” e altri slogan pro-Ue.
A Varsavia, fra i diversi politici presenti, ha preso la parola il sindaco della capitale Rafał Trzaskowski il quale, rivolgendosi ai giovani, li ha invitati a “restare polacchi ma allo stesso tempo europei”.
Donald Tusk, il principale leader dell’opposizione in Polonia ed ex leader dell’Ue, ha convocato la protesta, definendola uno sforzo per difendere l’appartenenza della Polonia all’Ue. “Dobbiamo salvare la Polonia, nessuno lo farà per noi”, ha detto Tusk. La maggioranza dei polacchi, secondo i sondaggi, restano favorevoli alla permanenza nell’Ue, ma le relazioni tra Varsavia e Bruxelles sono diventate tesissime da quando il partito sovranista Legge e Giustizia è salito al potere nel 2015.
In particolare sullo stato di diritto, da anni, è in corso un braccio di ferro. Tvn24 ha mandato in onda scene di folle che si radunano a Varsavia, Cracovia, Poznan e in altre città con bandiere dell’Ue e polacche. A Varsavia, il cui sindaco proviene dal partito Piattaforma civica di Tusk, le bandiere dell’Ue e della Polonia sventolano per le strade e dagli autobus.
(da agenzie)
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