Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile POI DICE CHE A MILANO I VIOLENTI ERANO ANARCHICI, MA A MILANO NESSUNO HA ASSALTATO LA SEDE DELLA CGIL E NESSUN AGENTE E’ RIMASTO FERITO
“A Roma era Forza Nuova, certo, è una matrice fascista, a Milano erano anarchici, una matrice antifascista, la violenza è sempre violenza o va condannata solo da una parte?”.
Lo ha detto Giorgia Meloni, in piazza a Trieste durante un evento elettorale, commentando gli scontri alla manifestazione no green pass, sfociata nelle violenze all’interno della sede della Cgil a Roma.
Dopo giorni di reticenze la leader di Fratelli d’Italia ha ammesso che la matrice della mobilitazione, per la quale sono stati arrestati i leader di Forza Nuova Fiore e Castellino, è fascista.
Il giorno dopo gli scontri Meloni si era limitata ad accusare la ministra dell’Interno Lamorgese per la gestione della sicurezza pubblica, addossandole la colpa di quanto accaduto in piazza. Aveva inoltre dichiarato di non sapere quale fosse la matrice della manifestazione: “È sicuramente violenza e squadrismo, poi la matrice non la conosco. Il punto è che è violenza, è squadrismo e questa roba va combattuta sempre”.
Veniamo all’accusa che a Milano “erano anarchici” a fare violenze e quali sono gli elementi cui si riferisce.
Dati alla mano, a Milano sabato c’e’ stato un corteo No Green Pass che ha visto la partecipazione di 5.000 persone: secondo le forze dell’ordine tra loro c’erano in preponderanza No vax. Per quanto riguarda forze politiche, sempre secondo la Questura, una prevalenza di militanti di estrema destra, ovvero Forza Nuova e a seguire una di anarchici.
Il corteo ha avuto un punto di contatto con la polizia solo in prossimità della Stazione Centrale con una carica di alleggerimento. Nessuno ha cercato di assaltare sedi istituzionali o sindacali, cosa ben diversa da Roma.
Andiamo agli arrestati: uno solo che non risulta legato alla politica.
I denunciati sono stati 48, di cui una ventina di area anarchica, per “interruzione di pubblico servizio”, non per “istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio” cone a Roma, tanto per capirci.
Conclusione: equiparare le due vicende è ridicolo.
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile “L’ART 32 DELLA COSTITUZIONE LO DICE A CHIARE LETTERE”
Dopo i fatti accaduti sabato sera, quando alcuni manifestanti presenti alla
piazza dei no green pass si sono introdotti con la forza all’interno della sede della Cgil a Roma, devastando diverse stanze, il governo è tornato a parlare di obbligo vaccinale.
Il ministro della Salute Speranza ha detto che l’ipotesi di introdurre la vaccinazione obbligatoria per tutti è ancora sul tavolo, e sarà oggetto di valutazione nelle prossime settimane.
In Parlamento, dopo la presentazione di una mozione a prima firma del Pd, si discute già della possibilità di sciogliere Forza Nuova, i cui leader, Fiore e Castellino, considerati tra gli organizzatori delle violente proteste no green pass, sono stati arrestati a Roma.
Intanto da venerdì 15 ottobre la certificazione verde diventerà obbligatoria nei luoghi di lavoro, e potrebbero verificarsi situazioni di caos e disservizi nelle aziende e negli uffici, visto il numero ancora alto di cittadini non immunizzati: secondo alcune stime i lavoratori ancora senza vaccino potrebbero essere circa 3 milioni.
Abbiamo chiesto al costituzionalista Salvatore Curreri, professore di Diritto costituzionale e pubblico comparato presso l’Università di Enna “Kore”, di spiegarci come e perché il governo potrebbe a questo punto pensare a una stretta, introducendo l’obbligo vaccinale per tutti.
Secondo la nostra Costituzione si può rendere il vaccino obbligatorio?
L’obbligo vaccinale è espressamente previsto dalla Costituzione. L’articolo 32 dice che si possono imporre trattamenti sanitari, per legge, con l’unico limite del rispetto della dignità della persona umana. Il fatto poi che debba essere approvata una legge per introdurre il vaccino obbligatorio sembra marginale, ma è invece sostanziale, perché impone che ci sia un dibattito pubblico, e che quindi la discussione avvenga in sede parlamentare. Questo dà ovviamente modo alla maggioranza e all’opposizione di esporre le proprie ragioni. Se fosse invece un atto del governo, come i famosi dpcm, tutto avverrebbe nelle stanze segrete del governo, mancherebbe la trasparenza.
Quali sono le condizioni per imporre l’obbligo vaccinale?
Le condizioni per imporre l’obbligo vaccinale sono diverse. Innanzi tutto ci deve essere un’evidenza scientifica alla base. E su questo profilo noi sappiamo che tutte le agenzie internazionali e nazionali che si occupano di questa materia hanno ormai certificato che i vaccini sono efficaci, che la sperimentazione – seppur fatta in un tempo più breve rispetto al solito per l’urgenza della situazione – ha dato risultati. Si può banalmente considerare il fatto che i ricoveri sono diminuiti, così come è calato il numero di morti. Con questo non voglio dire che i vaccinati non possono essere contagiati o non possono contagiare, ma possiamo dire che il grado di immunità che si raggiunge con la vaccinazione consente ai vaccinati di avere percentuali molto più basse di mortalità e ricoveri, soprattutto in terapia intensiva. Fino ad ora poi si è seguito un approccio graduale, cioè il governo ha sposato la via della raccomandazione, rendendola via via sempre più stringente. Non abbiamo cioè avuto da subito un obbligo vaccinale, che è stato imposto solo per determinate categorie: prima il personale sanitario, poi quello scolastico, quindi il green pass per accedere ai luoghi pubblici, e ora siamo arrivati ai luoghi di lavoro. E questo percorso secondo me è stata la scelta migliore, perché invece di imporre l’obbligo dall’alto si fa in modo che il vaccino sia frutto di una scelta autonoma, seppur incentivata. Ora però siamo arrivati a un punto critico.
Perché?
Perché dopo tutti questi mesi di campagna vaccinale purtroppo abbiamo ancora una quota non indifferente di popolazione non immunizzata. Che è pur sempre una minoranza, ma è una percentuale significativa, circa il 20%. E soprattutto sono persone che lavorano, anche in settori strategici. È abbastanza inverosimile che un lavoratore si faccia un tampone ogni 48 o ogni 72 ore. Quando uno Stato approva una legge il presupposto è che quella legge venga osservata dalla quasi totalità dei cittadini. In questo caso purtroppo abbiamo un comportamento fortemente incentivato a cui una quota di persone non si vuole adeguare. Non è un obbligo irrilevante, ma un obbligo da cui dipende la sanità di tutti. Non vaccinarsi ha delle conseguenze sociali. Noi non abbiamo avuto mai a che fare con fenomeni così estesi di disobbedienza.
Quindi ora potremmo arrivare all’obbligo vaccinale?
Sì, tenga conto che la Corte Costituzionale, su ricorso della Regione Veneto, con una sentenza del 2018 – che si è occupata di un altro obbligo vaccinale, quello introdotto dalla ministra della Salute Lorenzin per i bambini della scuola materna e degli asili nido – ha detto chiaramente che questi provvedimenti del governo sono assolutamente legittimi perché sono a tutela della salute pubblica. Questo è un punto fondamentale: la vaccinazione a beneficio della collettività prevale sulla libertà individuale. Al corteo di sabato scorso sentivamo proprio invocare la libertà. Ma il concetto di libertà previsto dalla nostra Costituzione non equivale certamente a fare tutto ciò che si vuole, disinteressandosi degli altri. Il concetto di libertà va coniugato sempre con il concetto di responsabilità nei confronti degli altri, in un’ottica di solidarietà sociale. La prevalenza della dimensione collettiva è ispirata dalla stessa Costituzione. Ma c’è ancora un’altra condizione necessaria per imporre l’obbligo vaccinale.
Quale?
Anche se il trattamento sanitario non è obbligatorio, ma facoltativo e fortemente raccomandato, chi dovesse avere delle conseguenze negative – e qualunque vaccinazione può esporre un cittadino a conseguenze, anche se è una percentuale statisticamente minima – ha diritto a essere risarcito e indennizzato.
Perché secondo lei il governo ha adottato una strategia graduale, visto che ora ci troviamo a un punto critico?
Perché sostanzialmente ha voluto evitare lo scontro politico. Ha cercato di arrivare alla più larga copertura vaccinale possibile senza seguire la via dell’obbligatorietà, che avrebbe potuto essere una via controversa, cercando piuttosto di far leva sulla persuasione. Una scelta a mio parere corretta. L’obbligo vaccinale è secondo me una soluzione estrema. Quando ci fu la sentenza sui vaccini della Corte Costituzionale, nel 2018, il presidente Zaia diceva le stesse cose che stiamo dicendo oggi: piuttosto che obbligare al vaccino è sempre meglio arrivarci con la convinzione. Ma quando non si riesce a convincere tutti una soluzione drastica bisogna trovarla. Ai bambini non vaccinati è stato impedito di andare a scuola e le vaccinazioni sono tornate ai livelli di qualche anno prima.
Se il green pass limita la libertà di alcune persone, i non vaccinati, si può parlare di discriminazione?
Non si può parlare di discriminazione. Questo concetto presuppone che io stia trattando in maniera diversa persone e situazioni che dovrebbero essere trattate in maniera uguale, discriminando senza una valida ragione. Ma qui una valida ragione c’è, perché è chiaro che nel momento in cui ci troviamo la vaccinazione non è un’imposizione senza giustificazione. I vaccini hanno dimostrato di funzionare e di salvaguardare la salute pubblica. Chi non si vuole vaccinare non si può sentire discriminato o penalizzato, perché la differenza di trattamento è ragionevole e giustificata. Questo è il concetto di eguaglianza in Costituzione: non significa che tutti devono essere trattati allo stesso modo. Una persona che non si vaccina è certamente diversa da una persona che si vaccina, quindi è giusto che riceva un trattamento differente. C’è un motivo fondato per l’introduzione dell’obbligo vaccinale? Sì, e il motivo è la tutela della salute pubblica, in base alla quale la Costituzione stessa prevede trattamenti sanitari obbligatori o limitazione della libertà di circolazione.
È legittima secondo lei la proposta di Lega e Fdi, ma anche di Beppe Grillo, di prevedere tamponi a carico dello Stato per i lavoratori?
Questa è una valutazione politica. Questa richiesta non soltanto avrebbe dei costi non indifferenti per la sanità, ma si esporrebbe a un’obiezione: perché lo Stato dovrebbe accollarsi le spese dei tamponi per persone che potrebbero anche vaccinarsi? Il governo potrebbe però valutarla, se si presentassero per esempio criticità in alcuni settori. Ma secondo me al di là dei costi c’è anche un problema di operatività: non è facile fare tamponi a decine di migliaia di persone ogni 72 ore.
Se si introducesse l’obbligo vaccinale quali sarebbero le sanzioni a cui andrebbero incontro coloro che non lo rispettano?
Questo è un problema, cosa facciamo, mettiamo tutti i no vax in carcere? Fino a quando la disobbedienza ad una legge è marginale si possono prevedere sanzioni, pecuniarie o detentive, si possono fare processi. Ma quando ci si trova davanti a un fenomeno così diffuso di disobbedienza è molto complicato.
In che modo in Italia si può sciogliere un partito come Forza Nuova?
Premetto che un partito in Italia viene sciolto non per le idee che professa, ma per il modo violento con cui le persegue. Nella nostra democrazia ci possono essere anche partiti che perseguono finalità che vanno contro la Costituzione. Basti pensare al periodo in cui la Lega aveva come scopo la secessione dall’Italia, con la costituzione della Padania. Nessuno ha mai messo fuori legge la Lega perché contraria al principio di unità e indivisibilità della Repubblica. Quando parliamo di messa fuori legge lo facciamo non in relazione agli obiettivi politici, ma in riferimento alle modalità non democratiche con cui il partito agisce. La legge Scelba del 1952 prevede due possibilità di scioglimento: o a seguito di una sentenza, e non necessariamente la sentenza deve passare in giudicato. E questo si è verificato nel ’73 nel caso di Ordine Nuovo, che fu sciolto prima ancora che il Consiglio di Stato concludesse il procedimento di scioglimento, con la sentenza del ’74. La seconda possibilità prevista dalla legge Scelba è che un governo adotti un decreto legge in casi di straordinaria necessità e urgenza. Quello che è successo sabato è qualcosa di inaudito, l’assalto alla sede di un sindacato richiama alla memoria quello che accadeva 100 anni fa. L’escalation, il fatto che non si tratti di episodi isolati, e che siano atti largamente sostenuti e condivisi in quella forza politica, potrebbero portare il governo a rompere gli indugi e intervenire.
Nel caso di Forza Nuova quale ipotesi vede più plausibile?
A mio modo di vedere questa seconda possibilità, che considerata la gravità dei fatti potrebbe essere percorsa, dovrebbe avere il consenso non dico di tutto l’arco parlamentare ma certamente un consenso molto ampio, perché si tratta di una decisione politica grave, mettere fuori legge un partito è sempre una materia da maneggiare con cura. Se invece non ci fosse un largo consenso preferirei la via giudiziaria.
Che peso può avere la mozione presentata dal Pd e sottoscritta da altre forze del centrosinistra?
La mozione è un atto di indirizzo politico, attraverso cui il Parlamento sollecita il governo a prendere una determinata decisione. Ma il governo non è obbligato giuridicamente a eseguire quanto chiesto nella mozione, salvo poi esporsi eventualmente a conseguenze politiche, rischiando di essere sfiduciato.
(da Fanpage)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile MELONI SPERA CHE DRAGHI LA TOLGA DAI PASTICCI: “SE CI SONO GLI STRUMENTI PER SCIOGLIERLA CHE LA SCIOLGANO”
Deciderà in autonomia Mario Draghi, senza passare dalla samba dei partiti, senza avvilupparsi in un confronto che degenererebbe in discussioni senza possibili punti di caduta all’orizzonte. Lo scioglimento di Forza Nuova dipenderà dall’istruttoria alla quale sta lavorando la struttura di Palazzo Chigi che ha coinvolto un pool di esperti, e sarà assunta dal presidente del Consiglio legge alla mano. “Non ci sono stati incontri con i partiti di maggioranza né sono in programma”, spiega chi ha in mano il dossier.
Quella in mano a Draghi è una decisione letteralmente senza precedenti, perché mai nessun partito o movimento estremista è stato sciolto se non in presenza di una decisione della magistratura.
E proprio il lavoro dei giudici avrà un peso specifico nella decisione.
“La questione è all’attenzione nostra e dei magistrati, che stanno facendo le loro considerazioni: stiamo riflettendo”, ha spiegato il presidente del Consiglio rispondendo a una domanda sull’argomento. Una fonte di governo la mette giù così: “È normale che i capi di imputazione che verranno formulati a carico dei leader dei neo fascisti possono influire sulle scelte. Se fossero particolarmente pesanti, e rientrassero nelle specifiche per le quali la legge Scelba prevede lo scioglimento, è nelle cose che darebbero una spinta in quella direzione”.
È una situazione complessa, i cui risvolti politici sono imprevedibili. Proprio per evitare di impantanarsi nella discussione che già sta infiammando la maggioranza, chiamata mercoledì prossimo a votare una serie di mozioni a partire da quella di Pd, M5s e Leu che impegnerebbe il governo a procedere con il tabula rasa di Forza Nuova, Draghi sta tenendo in mano il fascicolo senza dare adito a possibili ripicche, ricatti e rivendicazioni.
È ovvio che vadano giustificate le ragioni di necessità e urgenza che sono a fondamento di un decreto, così come è ovvio che lo stesso dovrebbe essere licenziato dal Consiglio dei ministri nel suo plenum. Anche per questo il Capo del governo si prenderà tutto il tempo necessario, perché la decisione, se ci sarà, dovrà essere inattaccabile sotto qualsiasi punto di vista, sapendo già che scontenterà alcuni dei partiti che lo sostengono, da Forza Italia a, soprattutto, la Lega.
Martedì prossimo Luciana Lamorgese è attesa a una difficile prova d’aula. Riferirà sui fatti di Roma, e troverà un clima ostile da parte del centrodestra, con Matteo Salvini e Giorgia Meloni che da mesi ne chiedono la testa e che l’hanno presa come capro espiatorio per l’accaduto. Spiega una fonte di governo che “mi sorprenderebbe che Draghi prenda una decisione prima di allora, renderebbe molto scomoda quella giornata per la ministra”.
Non è escluso che nel Consiglio dei ministri programmato tra giovedì e venerdì ci possa essere uno scambio di battute e di opinioni tra il premier e i suoi ministri, anche se ufficialmente non dovrebbe essere tema all’ordine del giorno, né al momento è previsto che la titolare dell’Interno relazioni ai suoi colleghi.
In serata è arrivata un’inaspettata sponda da parte di Giorgia Meloni. Che per evitare il voto parlamentare ha argomentato che “La legge italiana dice che la competenza sullo scioglimento di organizzazioni eversive o contrarie all’ordinamento è del ministero degli Interni con o senza la magistratura. Se ci sono gli strumenti per scioglierla, che la sciolgano”. Proprio su quegli “strumenti” è al lavoro lo staff di Palazzo Chigi, per verificare la fattibilità dell’operazione. Senza coinvolgere i partiti.
(da Huffingtonpot)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile LA MELONI HA RINNEGATO FIUGGI MA L’ARCO COSTITUZIONALE NON E’ PIU’ UN MODELLO PRATICABILE
Le parole e il loro significato, se possibile. Con calma, se è (ancora) possibile.
Ripartiamo dal testuale incriminato di Provenzano: “Giorgia Meloni aveva l’occasione di tagliare i ponti col mondo vicino al neo-fascismo, anche in Fdi, ma non lo ha fatto. Le parole usate sulla matrice (dei fatti di Roma, ndr) la pongono fuori dall’arco democratico e repubblicano”.
Giudizio politico, anche piuttosto condivisibile, perché si può discutere, anche a lungo, sull’entità del “pericolo fascista”, probabilmente dilatato (anche per esigenze di ballottaggi) rispetto alla consistenza reale, si può proseguire scindendo le responsabilità di una minoranza eversiva (Forza Nuova) che è necessario colpire, dal vasto mondo della protesta di piazza del Popolo, che è necessario anche comprendere, si può anche discutere dell’utilità, anche simbolica, o meno dello “scioglimento” di Forza Nuova rispetto all’applicazione delle leggi vigenti, ma cosa c’azzecchi tutto questo con l’attribuzione a Provenzano dell’intenzione di mettere “fuori legge la Meloni” è davvero incomprensibile.
Di politica e di “cultura politica” si sta parlando, ed è giusto parlarne. Se, nell’arco di una settimana, si scopre che il fior fiore della classe dirigente del primo partito del paese (Carlo Fidanza) si diletta tra saluti romani e battute sugli ebrei assieme a una compagnia, direbbe il poeta, malvagia e scempia e che trangugia le tragedie del novecento come tartine di un macabro aperitivo, e il leader di quel partito dice che, prima di prenderli a calci nel sedere, deve vedere cento ore di girato, come se non bastasse quello che si è visto; e se poi davanti a un assalto da parte di fascisti dichiarati ed arrestati alla sede della Cgil te ne vai dai franchisti spagnoli, eredi della falange, a dire che la “matrice” va acclarata, il regresso culturale rispetto alle svolte compiute dalla destra italiana, da Fiuggi alla visita di Fini a Israele, è piuttosto plastico.
La legge non c’entra nulla, c’entra l’ambiguità, la tolleranza, il riflesso automatico, l’eco, l’allusione, che non sono né nostalgia né progetto politico, ma vengono considerate un giacimento di risorse per nutrire di evocazioni antiche il ribellismo di oggi. In questo senso c’è eccome, un gioco con i confini della Costituzione, un dentro-fuori quasi a verificarne la consistenza e la permeabilità senza voler mostrare il passaporto.
Il concetto di “arco costituzionale” è antico e nobile, e forse anche a quello si riferiva il vicesegretario del Pd. Richiama la tanto vituperata Repubblica dei partiti e quel campo di forze che, assieme, scrissero la Costituzione e ricostruirono l’Italia democratica.
Come noto, il Movimento sociale, non era “fuori legge”, ma veniva considerato non legittimato, politicamente, né ad entrare nell’area di governo né nel gioco parlamentare, fino a Craxi che, per la prima volta e cogliendo il segno dei tempi, fece partecipare alle consultazioni Giorgio Almirante. L’arco costituzionale fu anche uno dei capolavori politici del Pci, la vera conventio ad excludendum stabilizzata dopo il governo Tambroni e i fatti di Genova. Per intenderci: Almirante si presentava alle elezioni, andava in televisione, parlava in Aula, era inserito appieno nel gioco democratico, perché l’Italia democratica era più forte dei nostalgici, ma i suoi voti, anche parlamentari, erano ritenuti inservibili proprio perché non si riconosceva nel sistema di valori repubblicani.
Questo è stata Fiuggi e il dopo Fiuggi: l’uscita dal ghetto non numerico, perché a livello elettorale lo sdoganamento era già avvenuto nelle amministrative del ’93, e Alleanza nazionale esprimeva ben cinque ministri nel governo Berlusconi. Ma politico.
La legittimazione a governare te la dà il popolo, ma in nome del popolo si possono compiere passi avanti o pass indietro. E Fini non aggirò il nodo dell’anomalia della destra italiana: “L’antifascismo – disse – fu un momento storicamente essenziale per il ritorno dei valori democratici che il fascismo aveva conculcato”. E ancora: “La vergogna incommensurabile delle Leggi razziali brucerà per sempre nella coscienza di uomini e di italiani”.
Un processo specularmente opposto a quello compiuto da Giorgia Meloni che, al contrario, ha utilizzato il consenso per un recupero dell’ambiguità, funzionale al nuovo disegno sovranista. In questo senso sì, c’è un salto enorme, non solo in termini di involuzione a destra, ma anche di coerenza costituzionale. In mezzo c’è che è cambiato il mondo attorno, che impatta anche sulla sensibilità collettiva in materia. Perché Fini colloca Alleanza Nazionale, nell’ambito di quelle destre golliste e conservatrici che il fascismo lo hanno combattuto e sconfitto, Giorgia Meloni non si considera l’eccezione nel mondo che ha espresso come regola Trump, Johnson e la Le Pen. Anzi ritiene che il gollismo e il tradizionale conservatorismo siano superati dalla storia, vecchi arnesi versi i quali ha lanciato la sfida della sua egemonia, anche in buona compagnia della gran parte della destra italiana.
E se regge l’accusa, tutta politica, e sono squadernate le contraddizioni, tutte politiche, di chi ha giurato sulla Costituzione antifascista ma poi ha problemi ad andare a Corso Italia a dare la solidarietà coram populo a Landini, è più problematica la teoria di un nuovo “arco costituzionale” e non solo perché servirebbe una legge elettorale proporzionale – complicato mettere qualcuno nel ghetto col maggioritario – ma perché è radicalmente cambiata la costituzione materiale del paese e del sistema politico.
Al punto tale che sono vent’anni che si parla della necessità di un nuovo patto, e di una nuova reciproca legittimazione, ma poi l’unico discutibile terreno su cui questo è stato possibile è stata la riduzione del numero dei parlamentari, votata anche da Pd e Fratelli d’Italia. Una modifica dalla cifra tecnicamente populista, ma tant’è. Secondo quel voto una Repubblica dell’antipolitica è già nata, senza tanti esami del sangue su fascismi vecchi e nuovi.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile L’INIZIATIVA E’ DI ASSOUTENTI SU CHANGE
Assoutenti, storica associazione dei consumatori italiana, ha lanciato una petizione su Change per chiedere che venga resa obbligatoria la vaccinazione contro il Covid-19. L’iniziativa arriva a due giorni dalla manifestazione No Green Pass di Roma e il primo firmatario è un volto noto tra i virologi italiani, il dottor Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova: “I gravi scontri di sabato dimostrano come sia oramai improcrastinabile una legge dello Stato che superi le divisioni in atto in tema di Green Pass, imponendo la vaccinazione obbligatoria a tutti i cittadini salvo quei soggetti a rischio o con particolari patologie”, spiega il presidente di Assoutenti Furio Truzzi, che lancia la proposta di “una legge nel rispetto della Costituzione e che preveda risarcimenti in favore dei cittadini in caso di danni da vaccinazione. In tale direzione abbiamo lanciato oggi su change.org una raccolta di firme alla quale tutti gli italiani possono aderire”.
La petizione per il vaccino obbligatorio
Nella petizione, pubblicata su Change, si legge: “Ritenuta la necessità che il protocollo vaccinale preveda la massima applicazione del principio di precauzione nei confronti di persone in condizioni critiche o con particolari patologie; Considerata l’opportunità di superare qualsiasi conflitto giudiziario, politico e sociale causato dall’estensione del Green Pass a quasi tutti i cittadini e la particolare e grave situazione pandemica, si evidenzia la necessità di una ‘legislazione’ di emergenza sanitaria in grado di contrastarne la diffusione e che il vaccino ha dato prova di grande efficacia nella riduzione del contagio e nel contenimento degli esiti sulla salute dei contagiati”. I promotori “fanno appello alle massime autorità dello Stato affinché si adoperino per favorire la presentazione, approvazione e promulgazione di una Legge che introduca l’obbligo vaccinale universale Anticovid-19 in Italia , che preveda rigorosi protocolli vaccinali a tutela della salute della persone sottoposte a tale obbligo e forme di indennizzo per i vaccinati con reazioni avverse gravi e gravissime (invalidità temporanee, permanenti, morte)”.
(da Fanpage)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile I NO VAX CHE VOGLIONO PRELEVARE 500 EURO DAL PROPRIO CONTO IL 15 OTTOBRE “PER DARE UN AVVERTIMENTO AL SISTEMA”
SU TELEGRAM IL PASSAPAROLA DEL DELIRIO: CHE STUPIDI I GRANDI RIVOLUZIONARI DELLA STORIA A NON AVERCI PENSATO CHE I REGIMI SI ABBATTONO COSI’
Ci sono iniziative talmente fantasiose che sembrano davvero fuori da ogni
schema. Il terreno è quello di Telegram. Le chat no-vax e no-green pass sono davvero ricche di spunti per il coordinamento di manifestazioni di protesta in occasione della data del 15 ottobre (quando la certificazione verde diventerà obbligatoria per entrare all’interno del proprio luogo di lavoro). L’ultima in ordine di apparizione (ha trovato albergo nella chat Libertà di Movimento Italia) riguarda un presunto sciopero bancario previsto proprio per la data del 15 ottobre 2021.
Sciopero bancario su Telegram, cosa prevede e perché viene organizzato
Il messaggio è il seguente:
PREPARATEVI PER IL 15 OTTOBRE. PRELEVIAMO 500 EURO DA OGNI CONTO BANCARIO. DIAMO UN AVVERTIMENTO AL SISTEMA. FACCIAMOLO TUTTI E RESTIAMO UNITI. IL CASH DEVE RIMANERE IN CIRCOLAZIONE. LE BANCHE UTILIZZANO I NOSTRI SOLDI SOLO SE NOI GLIELO PERMETTIAMO.
IL 15 OTTOBRE:
– VAI AL BANCOMAT
– PRELEVA 500 EURO DAL CONTO
– PAGA IN CONTANTI DOVE PUOI
NON CERCARE SCUSE. POSSIAMO FARLO TUTTI.
SE LA SONO PRESA CON GLI AGNELLI. ADESSO SE LA DEVONO PRENDERE CON I LUPI. I LUPI SIAMO NOI, E ABBIAMO APPENA COMINCIATO.
Il motivo per cui prelevare 500 euro dal proprio conto in banca dovrebbe rappresentare un “avvertimento per il sistema” è abbastanza oscuro.
Probabilmente, si pensa che una adesione molto elevata a questo “sciopero bancario” possa mettere in difficoltà gli istituti di credito sulla disponibilità di liquidità.
Ma la circostanza potrebbe non verificarsi mai, soprattutto viste le reazioni a questo appello nella chat di Telegram.
Qualche utente, spaventato dalla cifra, ha proposto una versione edulcorata dello sciopero bancario proponendo di prelevare «quello che può».
C’è anche chi sostiene di aver fatto questa operazione ogni giorno proprio per lanciare questo messaggio al sistema. Un messaggio che – evidentemente – non è stato recepito, visto che le cose continuano a funzionare esattamente come sempre.
L’associazione banche – poteri forti – Mario Draghi è suggestionante per il popolo dei no-green pass, eppure non trova alcun tipo di corrispondenza nella realtà. Tanto basta però, in questi gruppi, per creare l’effetto emulazione e di conseguenza la sensazione di essere parte di una comunità. Tra tutte le iniziative annunciate e poi non portate a compimento, quella dello sciopero bancario sembra davvero una delle più anomale.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile “NON TROVARE SCUSE PER NON ESPRIMERSI SULLO SCIOGLIMENTO DI FORZA NUOVA”
Onorevole Elio Vito, lei è l’unico parlamentare di Forza Italia ad aver firmato la mozione Pd-M5S per lo scioglimento di Forza Nuova. Se lo spiega sul piano dei principi o della realpolitik?
Sono l’unico ad averla firmata, magari anche altri la voteranno. Me lo spiego in due modi. Il primo è un errore che Fi compie dall’inizio della legislatura: per tenere unito il centrodestra rinuncia alla propria identità e valori, a fare politica. E questo ci ha penalizzati sul piano dei consensi: se diventi come gli altri, si preferisce sempre l’originale.
E la seconda spiegazione?
Forse in buona fede non si è colto il punto: condannare tutti i totalitarismi significa buttare la palla in tribuna. Qui ci si riferisce a episodi specifici: l’assalto alla sede della Cgil e il tentato assalto al Parlamento. E la Legge Scelba consente al governo, con misure ponderate, di agire di conseguenza. Quindi il mio partito deve dire se, a nostro giudizio, l’esecutivo è tenuto ad applicare la Legge Scelba a questa situazione oppure no.
La sua risposta a titolo personale è sì, dunque?
Io sono garantista, ma è stato superato il segno. E’ giusto impegnare il governo a sciogliere Forza Nuova. Il resto non c’entra: anche io condanno il comunismo, ma non è di quello che si discute oggi.
Ieri dentro Forza Italia nessuno rispondeva al telefono.
Si è mostrato che c’era un forte imbarazzo. Nessuno mi ha chiamato dopo che ho annunciato la mia posizione. Ho avvisato il deputato Dem Fiano che avrei sottoscritto il loro testo chiedendogli se c’erano problemi, mi ha risposto: è un onore.
Ma questa scelta non è un problema per Berlusconi che non manca di ribadire come il suo partito liberale e moderato sia non solo la componente fondante del centrodestra bensì “il centrodestra” stesso?
Certo, è un problema per Fi, per Berlusconi, per la nostra credibilità internazionale, per l’atlantismo e l’europeismo. Tutti valori fondati sull’antifascismo che, va ricordato, appartiene anche al centrodestra. Basti pensare a intellettuali come Lucio Colletti o Piero Melograni (eletti in Parlamento come indipendenti tra le file di Fi, ndr) o allo stesso Marcello Pera. Ma stiamo scherzando? Perché consegnare questa bandiera al centrosinistra?
Lei voterà anche la mozione del centrodestra?
Vediamo. Non ho difficoltà a condannare i totalitarismi, ma non può diventare una scusa per non esprimersi sullo scioglimento di Forza Nuova.
Si litiga anche sulla manifestazione sindacale antifascista di sabato. Il centrodestra vorrebbe spostarla a dopo i ballottaggi.
Io invece penso di andarci.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile VINCE IL RICATTO DEL 40% DEI PORTUALI NON VACCINATI, UN ALTRO CAPITOLO DELLA VERGOGNA
Dopo il maxi corteo di lunedì 11 ottobre a Trieste contro il Green pass, arriva
l’annuncio che le aziende operanti nel porto di Trieste pagheranno di tasca propria i tamponi ai lavoratori fino al 31 dicembre.
Lo hanno deciso le stesse società al termine di un incontro con il prefetto, Valerio Valenti, e il segretario generale dell’Autorità portuale del Mare Adriatico Orientale, Vittorio Torbianelli.
Tra gli operatori presenti all’incontro c’erano spedizionieri, agenti marittimi e terminalisti. La disponibilità delle aziende arriva dopo che, da giorni, i lavoratori minacciano il blocco del porto se non salterà l’obbligo di certificazione anti-Covid previsto dal 15 ottobre per tutti i lavoratori pubblici e privati.
Nel frattempo, a Trieste, così come anche in altri parti, sembra essere alta la quota di lavoratori che non hanno ancora il Green pass: si tratta del 40 per cento, secondo il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste.
Al termine dell’incontro, tra l’altro, è stato annunciato un presidio con tanto di personale sanitario all’interno del porto dove i lavoratori potranno sottoporsi ai tamponi necessari per il rilascio della certificazione necessaria per andare a lavoro dal 15 ottobre.
«Gli operatori presenti – ha spiegato il prefetto Valenti – sono disposti ad anticipare il pagamento dei tamponi dal 15 ottobre, ma solo fino al 31 dicembre e a patto che dal 16 ottobre, però, riprenda l’attività». Una trattativa simile è in corso anche per altri settori, come nel caso dei trasporti pubblici in Friuli Venezia Giulia.
(da agenzie)
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Ottobre 12th, 2021 Riccardo Fucile EMERGE LA RICHIESTA DI MASSIMA SEVERITA’ VERSO QUESTI EPISODI E LA RICHIESTA DI SCIOGLIMENTO DI QUESTE ORGANIZZAZIONI
Le violenze a margine della manifestazione ‘No Green Pass’, sabato scorso a Roma, culminate con l’assalto alla sede della CGIL, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. Una sorta di ‘Capitol Hill’ italiana.
L’eco di quanto avvenuto, le prese di posizione dei leader politici, e le ambiguità di alcuni di questi, a cui ha fatto da contraltare l’abbraccio tra Draghi e Landini, non cessa e una parte dei partiti hanno presentato una mozione per chiedere al governo di “sciogliere l’organizzazione neofascista Forza Nuova e le altre formazioni che si richiamano al fascismo”.
Ecco che allora ANSA e DataMediaHub hanno indagato le conversazioni online (social + siti di news + blog e forum) relative a “fascismo”.
Nell’ultima settimana sono state più di 89mila le citazioni relative a fascismo, da parte di oltre 10mila autori unici, i cui contenuti hanno coinvolto (like + reaction + commenti e condivisioni) quasi mezzo milione di persone.
Un campione casuale ma sufficientemente ampio da comprendere quello che la maggioranza degli italiani pensi sul tema.
Come mostra l’infografica di sintesi dei dati emergenti dall’analisi vi è una nettissima prevalenza di sentiment negativo, di emozioni e sentimenti negativi nelle verbalizzazioni associate alle conversazioni online relative alla questione. Anche la word cloud, la nuvola di parola dei termini maggiormente ricorrenti nelle dichiarazioni spontanee delle persone evidenziano tale sentiment, con affermazioni quali “attacco squadrista” , piuttosto che “violenza squadrista” e “violenza fascista” a dominare la scena.
Emerge con altrettanta chiarezza come le persone chiedano “massima severità” nei confronti degli autori delle violenze, e raccolgono l’appello di sciogliere le organizzazioni che si richiamano agli ideali del fascismo.
Infine, si evidenzia anche la richiesta di “chiedere scusa” e l’ambiguità del leader di Fratelli d’Italia richiamata da molti con “Meloni chiosa”.
Insomma, se anche El Pais, il quotidiano più venduto in Spagna, oggi titola in prima pagina che “Un brote de violencia fascista pone en alerta a Italia” (L’esplosione della violenza fascista allarma l’Italia), la netta maggioranza degli italiani è sensibile al pericolo e si pronuncia fermamente contro.
(da Giornalettismo)
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