Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile “MA UNA DESTRA NORMALE IN ITALIA SI PUO’ AVERE?”
“Anche i toni di Meloni e Salvini sono toni divisivi che creano solo odio per
avere dei consensi”: lo ha detto oggi a Milano Vasco Rossi, presentando il suo nuovo album ‘Siamo qui’, in uscita il prossimo 12 novembre.
Vasco aveva aperto il discorso dicendo che “c’è una destra molto estremista, per me è giusto che ci sia la destra ma non deve essere pericolosa come quella che sembra ci sia all’orizzonte. C’è un continuo seminare odio e divisione, io faccio musica e porto gioia, c’è gente che soffia sul fuoco e sapete chi sono”.
C’è una canzone, nel nuovo album di Vasco Rossi che si chiama Undicesimo comandamento e che fa dire al Blasco che “dai nuovi governanti che sull’onda di estremismi, populismi e fake news si prospettano all’orizzonte, noi non ci aspettiamo solo nuove leggi speciali ma un vero e proprio Undicesimo comandamento”.
Ma – gli viene chiesto – questo ‘Undicesimo comandamento’ qual è? “Me lo aspetto – spiega – da questi fenomeni populisti che stanno arrivando, sarà di amare loro più di qualunque altra cosa, ad esempio ‘Ama Trump’ ma ci sono anche in Europa di questi fenomeni ma soprattutto in Italia dove c’è una campagna di semina di odio, è stato seminato odio da questi politicanti irresponsabili che – sottolinea – solo per avere qualche consenso in più sono pronti a cavalcare le paure della gente, a sobillarle e a far diventare tutti più cattivi. Questo, ecco, non dovrebbe esistere”.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile LE PROTESTE DI PORTUALI E CAMIONISTI E LE PRESSIONI DI SALVINI E GRILLO NON SMUOVONO IL PREMIER
È una linea di assoluta fermezza quella che Mario Draghi va ribadendo a chiunque lo abbia incontrato nelle ultime ore.
Non c’è nessuno spazio affinché il governo possa varare una norma che preveda la gratuità dei tamponi per accedere al green pass, nessuna possibilità che il costo per chi deve accedere al luogo di lavoro ma non si è vaccinato ricada sulle tasche dei contribuenti.
Lo ha spiegato a Matteo Salvini durante il colloquio che ha avuto in giornata con il leader della Lega, lo spiegherà, se ce ne sarà bisogno, ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil che giovedì mattina sono stati convocati a Palazzo Chigi per fare il punto sui protocolli che entreranno in vigore da venerdì e discutere di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Le spinte da parte della maggioranza sono state insistenti, e si sono rafforzate nelle ultime ore. Beppe Grillo ha aperto un fronte anche sul lato giallorosso, accodandosi alla richiesta di Salvini e dando voce a un sentimento che accomuna un buon numero di parlamentari 5 stelle.
Giuseppe Conte, che pur da uno dei palchi del suo tour elettorale aveva spiegato di essere favorevole alla gratuità dei tamponi, non ha seguito il fondatore su una strada che avrebbe trovato contrario il premier e gli alleati del Pd.
Draghi ha ben consce le difficoltà e i possibili cortocircuiti che da venerdì potrebbero paralizzare alcune aziende o addirittura alcuni settori. È per questo che a Palazzo Chigi si monitora attentamente la situazione in stretto contatto con il ministero del Lavoro, dove Andrea Orlando sta tenendo una lunga girandola di incontri per affrontare e risolvere le problematiche tecniche.
La lettera con la quale il Viminale ha aperto alla possibilità di tamponi gratuiti per i portuali di Trieste in rivolta non è stata accolta bene da buona parte del governo.
“Io non capisco cosa gli sia saltato in mente – spiega una fonte dell’esecutivo – uno fa tanto per tenere una linea e poi si aprono falle così”.
L’effetto a catena è stato impressionante, e una dopo l’altra sono affastellate le rivendicazioni dei portuali di Genova, di Palermo, degli autotrasportatori (altro settore con un robusto tasso di non vaccinati) e via discorrendo.
“È stato un brutto segnale”, commentano dalla maggioranza, dove l’irritazione per la ministra Luciana Lamorgese è palpabile e costretta a specificare che l’invito a fornire tamponi gratuiti doveva essere inteso “solo per situazioni di grave difficoltà.
Draghi è comunque deciso a tenere il punto, pur conscio delle difficoltà politiche ma soprattutto organizzative, spinto da due ordini di motivi.
“Perché è giusto”, taglia corto una fonte di Palazzo Chigi. Il ragionamento è semplice: il paese ha riaperto grazie alla campagna vaccinale, e grazie ai vaccini il contagio è stato fortemente limitato.
Draghi, Roberto Speranza e un po’ tutto il governo hanno rivendicato il balzo in avanti dato dalla combinazione tra vaccini e green pass, e la gratuità dei tamponi disincentiverebbe quell’ulteriore balzo in avanti che è nelle speranze dell’esecutivo. Per dirla con un esponente dell’esecutivo, “la vera pacificazione nazionale è il lavoro, e senza vaccini e green pass niente lavoro”.
C’è poi un discrimine politico che orienta le scelte del premier, e che anche Enrico Letta ha riassunto così: “I tamponi gratuiti sono un segnale molto negativo, che penalizzerebbe tutti coloro che hanno deciso di seguire le regole”. Nella dicotomia tra aperturisti e rigoristi, tra favorevoli e contrari al green pass, linee di frattura in cui le sfumature si perdono e che negli scorsi mesi hanno segnato la demarcazione tra negazionisti e non, sia pur in misura minore rientra anche la decisione tra tamponi gratis o meno.
E dopo i fatti di sabato scorso e le polemiche che ne sono seguite il via libera verrebbe interpretato come un cedimento rispetto alla linea del governo. Che rimane quella della fermezza.
(da Huffinghtonpost)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile IL VERSAMENTO DI 33.000 EURO A VICIT LEO
L’infiltrazione dei gruppi di estrema destra nella protesta No Vax e No Green
Pass, culminata sabato scorso nell’assalto alla sede della Cgil a Roma, era emersa palesemente ormai a più di un anno fa, con gli scontri sempre nella Capitale tra la polizia e i manifestanti che avevano violato le restrizioni per il contenimento della pandemia.
Proprio nell’autunno scorso, tra il 27 e il 30 novembre, l’associazione Vicit Leo riceveva 33mila euro dal Saint George Educational Trust di Londra.
Lo rivela il quotidiano Domani, spiegando che quel trust è stato fondato nel 1995 da Roberto Fiore, il leader di Forza Nuova.
L’associazione invece, scrive sempre Domani, promuove gli studi no vax. Non solo, i suoi membri e i loro documenti sono stati anche citati in Parlamento dal centrodestra in diversi interrogazioni al ministro della Salute, Roberto Speranza.
Vicit Leo è stata fondata dalla ginecologa Luisa Acanfora, da suo marito Pierfrancesco Belli e dall’avvocato Daniele Trabucco. Quest’ultimo ora spiega che una volta capito chi erano le forze politiche con cui aveva a che fare ha dato le dimissioni.
Domani però spiega che il suo nome compare nel governo parallelo di “rinascita nazionale” ideato sempre da Fiore. Così come compaiono anche Gloria Callarelli, giornalista già candidata alle Europee per Forza Nuova, sia il fondatore di Vicit Leo Belli.
L’associazione ufficialmente si dichiara apartitica e ha come scopo la difesa della religione cattolica apostolica romana. Nel suo comitato scientifico, riporta Domani, compare anche Stefano Scoglio, una delle figure più seguite dai no-vax, che è autore dello studio: “La pandemia inventata, la nuova patologia dell’asintomaticità e la non validità del test per il Covid-19″.
Il quotidiano rivela anche che, dopo aver ricevuto i fondi dal trust Saint George, Vicit Leo ha versato mille euro a Stefano Fiore, avvocato e fratello del leader di Forza Nuova, per una consulenza legale.
I fondatori Belli e Acanfora a Domani spiegano che Fiori era stato loro presentato da “un prelato” e che “quando abbiamo capito che usavano il nome di Vicit Leo, abbiamo protestato. Ci sono documenti che lo provano”.
Intanto ieri (martedì 12 ottobre) nella chat Telegram Catholic Information Hub è apparso il seguente messaggio: “Sei leader della rivolta popolare contro il green pass sono stati arrestati sabato 9 ottobre, hanno bisogno delle vostre preghiere e del vostro aiuto finanziario“. Il canale Telegram, scrive Domani, è uno degli strumenti di comunicazione del trust Saint George.
Non è l’unico caso: in diverse chat popolari tra i movimenti no vax e no green pass sono comparsi gli Iban di sedicenti leader che chiedono donazioni per trasformare i gruppi in movimenti.
Giornalettismo, ad esempio, riporta quanto accaduto nel canale NO Green pass – Adesso Basta – Movimento Italiano (circa 30mila iscritti), dove è stato pubblicato l’Iban di Z.M., il fondatore del gruppo di protesta. “Non ha mai chiesto nulla a nessuno – ha scritto – Alla luce di quanto sta accadendo però, ci siamo resi conto che è necessario ufficializzare la cosa e diventare un movimento vero e proprio”.
Il pericolo è che “il livello della protesta No Vax si alzi specialmente a partire da venerdì, quando il Green Pass diventerà obbligatorio: la manifestazione rischia di allargarsi a dismisura, fino a non riuscire più a controllarla in maniera adeguata”, ha spiegato in un’intervista a La Stampa Alberto Nobili, capo del pool Antiterrorismo della procura di Milano.
“La mia sensazione è che il gruppo originario di persone (poche giovani, molte di mezza età) che criticano il vaccino e vivono il Green Pass come una forma di costrizione sia diventato una calamita di soggetti che manifestano il loro dissenso per problemi sociali ed economici emersi dopo la pandemia. Sono persone a cui del vaccino non importa. Interessa più che altro la contestazione al sistema“, ha spiegato Nobili.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile POI SONO ANDATI A PRENDERE LUI… LA PROCURA: “USATI BASTONI E SPANGHE DI FERRI NELL’ASSALTO”
““Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi…”. È stato Giuliano Castellino, descritto come il “leader” dei manifestanti che hanno assaltato la sede della Cgil e trasformato il centro di Roma nel teatro di una “guerriglia urbana”, a pronunciare questa frase a un poliziotto poco prima dell’ingresso nel palazzo del più antico sindacato italiano.
La frase pronunciata dal vice-segretario nazionale di Forza Nuova è contenuta nelle nove pagine di richiesta di convalida del fermo scritta dai pm Gianfederica Dito e Alessandro Di Taranto.
Hanno chiesto la conferma di carcere per lui, la “figura di primo piano” degli scontri, e per gli altri 5 – Roberto Fiore, l’ex Nar Luigi Aronica, Pamela Testa, il leader di Io Apro Biagio Passaro e Salvatore Lubrano – portati in cella all’alba di domenica.
Negli atti i pubblici ministeri ricostruiscono quanto avvenuto nelle vie della Capitale sabato, dal discorso di Castellino in piazza davanti a 10mila No Green pass fino ai ripetuti attacchi alle forze dell’ordine.
E la procura tratteggia anche gli obiettivi del pomeriggio ‘nero’: volevano distruggere la sede di una “istituzione costituzionalmente rilevante”, come il sindacato, spiegano i magistrati citando esplicitamente l’articolo 39 della Carta.
Tutto inizia, ad avviso degli inquirenti, con il “lungo e veemente discorso di aspra critica alle iniziative del governo” tenuto da Castellino in piazza del Popolo. Il 45enne forzanovista con “toni veementi – si legge – incitava la folla ad assediare la Cgil”.
Il suo è stato un “ruolo preponderante” che è poi stato “assunto” anche da Fiore e Aronica, rispettivamente numero uno di Forza Nuova ed ex componente dei Nuclei Armati Rivoluzionari con 18 anni di carcere alle spalle. Su tutti e tre, sostengono i pm, esistono riscontri delle azioni che “hanno determinato drammatiche conseguenze nella gestione da parte delle forze dell’ordine”.
Del resto erano in prima fila davanti ai “circa 3000” che, spinti da Castellino, sono partiti in corteo “riversandosi su piazzale Flaminio” e “procedendo poi verso piazzale Brasile”, dove nel frattempo “alcune unità di polizia si erano recate” per “evitare che i manifestanti raggiungessero la sede della Cgil”, mentre “altri contingenti” venivano “inviati in corso d’Italia, sempre al fine di contenere la fronda violenta dei facinorosi”. I manifestanti però, prosegue la ricostruzione dell’accusa, “riuscivano con violenza a sfondare il cordone” e “una metà di loro riusciva a raggiungere la sede della Cgil con alla testa Castellino”. È in quel momento che il leader romano di Forza Nuova dice agli operatori di polizia: “Portateci da Landini o lo andiamo a prendere noi…”.
E anche quando i poliziotti in assetto antisommossa hanno provato una “carica di alleggerimento”, i manifestanti – sempre con in testa i tre – “proseguivano la marcia” opponendo una “violenta resistenza” anche lanciando oggetti e usando “bastoni” e “corpi contundenti”, come “spranghe di ferro”.
Sono i primi momenti di tensione, l’attacco alla Cgil deve ancora maturare. Prima bisogna azzerare le resistenze delle forze dell’ordine: molti manifestanti, compreso Castellino, “accerchiavano – scrivono i pm – un mezzo del Reparto mobile assaltandolo, manovra questa che riusciva ad essere sventata dalla polizia con molta difficoltà”.
Nel frattempo, l’argine è rotto, la sede della Cgil ormai a pochi metri. Castellino, scrivono ancora i pubblici ministeri, torna a dialogare con un funzionario di polizia: “Lasciatece passa’, dovemo entrà”. E poi si “rivolgeva alla folla incitandola con gesti inequivocabili a dirigersi verso la sede sindacale”.
Per riuscire ad entrare, i manifestanti “ponevano in essere atti di violenza e aggressione” nei confronti dei poliziotti che “non riuscivano a impedire l’accesso”, avvenuto “forza la porta principale e la finestra”.
Una volta dentro, quello che le immagini hanno già mostrato sabato sera: vetri rotti, arredi danneggiati, così come suppellettili e materiale informatico.
“Gravissimi atti di devastazione”, si legge nella richiesta di convalida. A tutto ciò partecipavano – stando alle carte – anche Salvatore Lubrano, Pamela Testa e Biagio Passaro. Il leader di IoApro, sottolineano i pubblici ministeri, dimostrava anche “sfrontatezza” e postava su Facebook un video in cui “si vantava” di essere entrato insieme agli altri, mostrando anche il suo volto.
Il pomeriggio di scontri è poi proseguito: i sei – scrive la procura – hanno inoltre portato avanti “altri violenti tentativi di sfondamento dei cordoni di sicurezza” a tutela di Palazzo Chigi e del Parlamento.
Una vera e propria “guerriglia urbana”, viene definita. Terminata all’alba negli uffici della Digos, quando tra le 4.20 e le 8.30, i poliziotti notificano i verbali di arresto ai sei, difesi dagli avvocati Carlo Taormina e Sandro D’Aloisi.
Adesso spetterà al giudice confermare la ricostruzione del “pomeriggio nero” lungo le vie del centro di Roma. L’udienza è fissata per giovedì.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile NELLA PENITENZIARIA UNO SU TRE SENZA VACCINO, NELL’ESERCITO UNO SU QUATTRO, VA MEGLIO SOLO PER I CARABINIERI
Il dato più preoccupante è quello della Polizia penitenziaria, anche se pure
l’Esercito non scherza. Il più incerto riguarda la Polizia, dove però c’è allerta per i reparti mobili di alcune grandi città. Tra i Carabinieri, invece, va un po’ meglio. Quando manca poco più di un giorno all’obbligo del green pass sul posto di lavoro, le forze dell’ordine fanno la conta dei vaccinati. E, soprattutto, dei non vaccinati.
Sono numeri non trascurabili, con cui da venerdì bisognerà fare i conti. Da un lato c’è chi minimizza e assicura che i non vaccinati che non accetteranno di fare il tampone ogni 48 o ogni 72 ore saranno pochissimi. Dall’altro non si può negare che ci sono realtà che, dall’oggi al domani, potrebbero trovarsi con problemi di organico. Con numerose assenze a cui sarà difficile far fronte, soprattutto in un momento in cui c’è l’allarme sull’ordine pubblico e si preannuncia – dopo le violenze del 9 ottobre – un autunno molto caldo.
Le forze dell’ordine erano state inizialmente incluse tra le categorie che potevano godere della priorità per il vaccino. Alcuni, però, non hanno colto l’opportunità, ne all’inizio, né dopo.
Da fonti sindacali arriva un certo allarme sui reparti mobili della Polizia, quelli impegnati nei servizi di ordine pubblico ossia proprio i “celerini” che devono far fronte alle violenze di piazza. Soprattutto in alcune città. A Firenze addirittura i non immunizzati sono il 39%, su poco più di 350 uomini, il 33% a Torino su 300 uomini. Più basso, invece, il numero di non vaccinati nei reparti mobili di Roma – su circa 600 poliziotti il 17% non è immunizzato – Milano (il 19% su 550) e Genova (il 13% su 350). Questi numeri hanno fatto tornare alla carica Salvini, che dice: “È impensabile lasciare a casa anche un solo poliziotto, soprattutto dopo l’impegno e i sacrifici degli ultimi mesi. Le forze dell’ordine hanno lavorato con coraggio e professionalità anche nei momenti più duri della lotta al Covid, senza vaccini e con i contagi in salita, rischiando la propria salute. Meritano rispetto e gratitudine, non complicazioni”.
Negli altri reparti le percentuali più basse. Partendo da due cifre certe, conosciute anche dalle sigle sindacali si può fare un calcolo: su un organico di più 97mila persone, circa 69mila hanno aderito alla campagna di vaccinazione dedicata alle forze dell’ordine. Ci sono poi 11.500 poliziotti che hanno avuto il Covid. E potrebbero esserci degli agenti che si sono vaccinati per conto loro. Stando a questi numeri, i non vaccinati sono quasi 18mila. Una cifra mica da poco, che qualche problema al ministero dell’Interno potrebbe causarlo.
Dipenderà certo da che scelte faranno i poliziotti non vaccinati: se tutti decideranno di fare il tampone ogni 2-3 giorni, nulla questio. Viceversa, il corpo di Polizia potrebbe trovarsi con degli uomini in meno. E ciò potrebbe causare qualche preoccupazione al Viminale, in un momento non particolarmente sereno per quanto riguarda l’ordine pubblico.
“L’impatto dipenderà molto da come sono dislocati i non vaccinati. Se in alcune zone la percentuale dovesse essere più alta che in altre, è probabile che qualche difficoltà ci sarà”, spiega all’Huffpost Daniele Tissone, Segretario generale sindacato di polizia Silp Cgil. Proprio per discutere della questione, i sindacati incontreranno la ministra Lamorgese il 21 ottobre: “Sarà l’occasione per un confronto nel merito delle modalità applicative del green pass per il comparto sicurezza, in ragione della specificità dell’impiego, spesso determinato da condizioni contingenti e imprevedibili, che potrebbero determinare situazioni inconcilianti tra obblighi di servizio e prescrizioni sul green pass”, si legge in un comunicato della Silp Cgil. Ieri i sindacati hanno incontrato il capo della Polizia, Lamberto Giannini e oggi, finalmente, è arrivata la tanto attesa circolare su come funzionerà il controllo della certificazione. “I controlli dovranno essere effettuati a campione o a tappeto”, si legge nel documento, preferibilmente all’esterno. Se la certificazione dovesse scadere prima della fine dell’anno, l’agente resterà in servizio.
Quanto l’obbligo di green pass sul lavoro possa costituire una spinta alla vaccinazione per i più refrattari si capirà nei prossimi giorni. Le premesse, però, non fanno ben sperare: “Abbiamo notato – spiega all’Huffpost Gennario De Fazio, segretario generale di Uilpa polizia penitenziaria – che da quando il governo ha stabilità l’obbligo di certificazione sul lavoro c’è stato un incremento della vaccinazioni assolutamente insignificante. Qualche decina a settimana, non di più. Questo significa che c’è una fetta di operatori che continua a non avere interesse a immunizzarsi”. Una fetta bella grande, si direbbe, a guardare i dati.
Secondo il monitoraggio Covid in carcere, del ministero della Giustizia, gli agenti penitenziari che hanno ricevuto almeno una dose sono 24.817, su un organico di 36.939. Praticamente un agente su tre non si è vaccinato. Il dato potrebbe essere un po’ gonfiato, perché quella cifra riguarda solo chi ha aderito alla campagna di vaccinazione organizzata dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Qualcuno potrebbe aver scelto la via ordinaria e ricevuto le dosi come gli altri cittadini, in un centro vaccinale. Ma si tratta, spiega chi conosce bene la materia, di cifre residuali. Ci sono poi, sicuramente, alcuni operatori che hanno avuto il Covid da poco e quindi sono immuni. Ma, considerando che gli ultimi focolai nei penitenziari risalgono a molti mesi fa, si tratta anche in questo caso di numeri che spostano poco.
“La situazione è potenzialmente drammatica”, continua De Fazio, che ricorda che già la polizia penitenziaria ha un deficit in organico di 17mila unità. Se anche solo un terzo degli agenti che hanno scelto di non immunizzarsi decidesse di non sottoporsi a tampone e, quindi, dovrebbe essere allontanata dal lavoro, si creerebbe un problema serio. Al quale, per ora, non si sono prospettate soluzioni: “Sia noi che altri sindacati abbiamo scritto al Dap per avere un incontro. È sconsolante che non ci sia arrivata neanche una risposta. L’amministrazione si è limitata a mandare un paio di circolari, che però si limitano a dare le istruzioni per il controllo del green pass, ma non affrontano il problema delle eventuali assenze”. A una situazione già precaria si aggiunge un’aggravante: “Sappiamo che ci sono degli agenti non immunizzati, non sappiamo però come sono distribuiti”. E così, da venerdì, potrebbero esserci dei penitenziari a corto di personale. Problema risolvibile? “Noi abbiamo sempre sostenuto la necessità dell’introduzione dell’obbligo vaccinale per tutti i cittadini. Assodato che l’obbligo non c’è, sarebbe opportuno prevedere tamponi gratuiti per i non immunizzati, e farli sul posto di lavoro”. Il governo, però, sembra andare in tutt’altra direzione.
Nelle altre forze la situazione è variegata. “Quasi il 90% dei Carabinieri è vaccinato”, spiega all’Huffpost Salvatore Rullo, presidente Siulm, Sindacato Unitario lavoratori militari. Considerato che i Carabinieri sono quasi 110mila, i non immunizzati dovrebbero sfiorare i 15mila. Non sono cifre esorbitanti, ma non è nemmeno poco. La situazione più grave sembra essere quella dell’esercito, dove la cifra di refrattari al vaccino si aggira intorno al 25%. Su 95.511 persone, insomma, una su quattro non ha ricevuto neanche una dose. Per Rullo il problema sarà presto risolto: “I non vaccinati sono una quota minoritaria, spero si adeguino a breve. Quanto agli allarmi, che non condivido, su eventuali problemi di sicurezza, credo che saranno smentiti dai dati reali. Che potremo vedere già venerdì”.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile LA MELONI HA RIPORTATO LA SUA DESTRA NELLA PALUDE PUTRIDA
Alla fine lo ha detto. Traditore. “Mi hanno sempre considerato un traditore”: Gianfranco Fini dopo un religioso e rigoroso silenzio di quattro anni si è confidato su La Stampa con Fabio Martini.
Traditore, quell’accusa infamante è tornate sempre, potente e prepotente, ogni vota che qualcuno si azzardava ad alzare il dito con il coraggio dell’eresia e dire le cose come stavano: basta vi prego, basta con la politica come testimonianza di un mondo morto e sepolto, basta con i ridicoli saluti romani, basta con i “presente”, con “e allora le foibe”, con i “ma” e i “però”, con i saluti legionari, con la battute antisemite…
E poi basta con i giri di parole, con i libri sul fascismo, con gli italiani brava gente e Mussolini brav’uomo, con i diari e ricordi di famiglia, con i padri fascisti, con i nonni podestà, con gli zii ragazzi di Salò.
Basta con l’elogio del cattiverio, con il ribellismo individualista figlio della sconfitta politica. Basta con la politica come appartenenza familiare e familistica, con i cognomi che pesano, con le figlie di e le nipoti di. Basta con i piagnistei.
Basta con i “traditore”. Basta perché la politica è un’altra cosa: è decisione, creazione, futuro. Basta con – Gianfranco Fini ve lo ha ripetuto fino alla noia! – lo specchietto retrovisore.
E invece niente. “Traditore”. Questo è stato ed è ancora il marchio d’infamia per chi ha provato e prova a costruire una politica capace di scollarsi di dosso le scorie radioattive di una storia degna di essere politicamente sepolta.
Niente. E nulla importa quali siano i rapporti con quello e quell’altro estremista di destra, e quanto quel saluto a mano alzata sia più o meno romano. La paccottiglia iconografica lasciamola agli antifascisti di professione.
La questione è molto più profonda. Fratelli d’Italia è nata culturalmente e psicologicamente contro tutto ciò che Gianfranco Fini aveva rappresentato fino a quel momento: contro i ripetuti tentativi di smarcarsi al centro rispetto a chi voleva che i postfascisti facessero ancora i cani rabbiosi della destra estrema, contro il dialogo con i gollisti francesi, contro l’operazione liberale con l’elefantino di Segni, contro la visita in Israele, contro il “male assoluto”, contro tutto ciò che vagheggiava il taglio definitivo di un cordone ombelicale non tanto con il fascismo ma con l’esaltazione autoreferenziale della propria ghettizzazione.
E allora veniamo al dunque. Giorgia Meloni e la sua famiglia hanno scelto da che parte stare, e lo scelgono ogni giorno. Giorgia Meloni ha scelto di riportare la sua destra nella palude putrida da cui Gianfranco Fini, tra tanti errori e forse troppi tentennamenti, avrebbe voluto salvarla.
Una palude che c’entra poco, pochissimo, con quello che pensa una sinistra che continua a capire quasi nulla di queste cose, con il fascismo, con il neofascismo, con il mussolinismo, con il nostalgismo. Questa roba è la scatola.
Il contenuto è il vostro nuovo ghetto, il vostro estremismo di destra molto sfigato che vi fa applaudire un Bannon qualsiasi, che vi fa trasformare Putin in un eroe, che vi fa scodinzolare ogni volta che Orban apre bocca, che vi fa eccitare quando i polacchi sputano addosso all’Europa e ai soldi che anche noi italiani abbiamo dato loro, che vi fa cavalcare le paure della gente, che vi fa esaltare i sentimenti peggiori di tutti noi.
Alleanza Nazionale cosa avrebbe fatto di fronte al governo Draghi? Da che parte sarebbe stata?
Da parte di chi sta provando a salvare il paese o dalla parte di chi, legittimamente, vuole conquistare qualche strapuntino in più in nome di un’opposizione dura e pura? Non rispondo io perché la risposta già la sapete.
La sapete, cari Fratelli d’Italia, che, guarda caso, avete scelto di stare dall’altra parte. Ancora una volta nel ghetto dell’antipolitica.
Filippo Rossi
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile NON SOLO, E’ STATO ANCHE TAGLIATO E RICONFEZIONATO
Circola un video rivolto alla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese,
pubblicato inizialmente nella piattaforma social TikTok e successivamente via Facebook, nel quale un agente di Polizia in tenuta antisommossa si sfoga per le condizioni di lavoro durante le manifestazioni.
Le riprese vengono accompagnate dal seguente testo (errori inclusi): «Nessun TG né parla… Ditelo… Ditelo… Ma nessuno l’ha detto!! La morgese altro pane duro per i tuoi denrti».
Vista la data di pubblicazione del video, il 4 ottobre 2021, il riferimento alle manifestazioni No Green Pass risulta evidente, ma la scena non ha nulla a che vedere con l’attuale periodo storico.
Per chi ha fretta
Il video con le contestazioni alla ministra Lamorgese è stato pubblicato il 4 ottobre 2021 via Facebook, ottenendo oltre 6 mila condivisioni
Il video risulta tagliato e modificato per diffondere una narrativa a favore dei No Green Pass e contro la ministra Lamorgese.
Il video originale risale al 2013 e l’agente di Polizia si lamentava per le condizioni di lavoro degli agenti di fronte all’assalto di alcuni studenti durante le manifestazioni contro i banchieri.
Il video è stato inizialmente pubblicato dal canale TikTok @nomeutentebruno e condiviso via Facebook, come possiamo vedere dal post dell’utente Vito del 4 ottobre 2021 che troviamo nel gruppo «per l’Avv. Mauro Sandri».
Tra i commenti del post Facebook troviamo un commento dell’utente Lalla: «E allora se sono stanchi di presidiare le manifestazioni e dicono che il virus efinito perché non si uniscono alle manifestazioni insieme alla povera nunzia che paga per la loro vigliaccheria. Che atteggiamento infantile si lamentano e nn agiscono . Se alzassero il loro culo in divisa finirebbe tutto in un attimo. Studiate il diritto e la costituzione».
Il messaggio trasmesso dal video è quello di un agente che contesta il fatto di doversi occupare di qualche giovane che manifesta contro il Green Pass, elogiando chi manifesta in maniera pacifica, chiedendo ai giornalisti di riprendere e inviare un messaggio alla politica – in questo caso alla ministra Lamorgese – su quanto gli agenti sarebbero stanchi della situazione.
Il video è stato tagliato
A differenza del video TikTok, quello pubblicato via Facebook risulta rielaborato. Risulta evidente un taglio di 18 secondi, proprio quelli iniziali che ci permettono di contestualizzare il fatto ripreso.
La durata del video TikTok è superiore rispetto a quello pubblicato via Facebook di appena 18 secondi. La parte rimossa dal video pubblicato via Facebook riguarda un assalto dei manifestanti contro gli agenti.
Non risulta soltanto tagliato, nel video pubblicato via Facebook troviamo delle scritte che non sono presenti in quello di TikTok: «Nessun TG né parla..» nella parte superiore e «La morgese altro pane duro per i tuoi denrti» nella parte inferiore.
Attraverso questa modifica, oltre al taglio dei secondi relativi all’assalto dei manifestanti, il video trasmette una narrativa errata dei fatti facendo intendere che gli agenti siano favorevoli alle odierne manifestazioni contro il Green Pass.
Il video è del 2013
Nel video è possibile notare il logo della testata giornalistica Il Fatto Quotidiano, dove è possibile leggere un articolo del 15 febbraio 2013 contenente le riprese degli scontri e lo sfogo dell’agente contro gli studenti.
Il caso riguardava una manifestazione bolognese dove circa duecento studenti manifestavano contro le banche. Gli agenti, in tenuta antisommossa, si erano posizionati a difesa della sede di via Santo Stefano del partito Fratelli d’Italia, ritrovandosi contro uova, secchiate di vernice rossa, fumogeni e petardi lanciati contro di loro dai ragazzi.
Una volta concluso l’assedio, il caposquadra del reparto Mobile si sfoga davanti alle telecamere dei giornalisti: «Non si può lavorare così, va bene protestare ma siamo stanchi di essere un bersaglio».
Conclusione
Il video è stato appositamente tagliato e modificato per far intendere che fosse attuale, facendo passare l’agente a favore dei manifestanti No Green Pass e contro la ministra Lamorgese. Il video risale al febbraio 2013, quando la ministra dell’Interno era Annamaria Cancellieri.
Inizialmente il giudizio sarebbe stato quello di “Contesto mancante”, ma essendo presenti dei tagli e dei testi aggiunti al video per forzare una narrativa, riteniamo che il caso sia classificabile come “Contesto falso”.
(da Open)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile L’ORDINE RIDIMENSIONA LA NARRATIVA NO VAX: “E’ SOLO LO 0,27%”
Sono lo 0,27% i medici No vax attualmente sospesi in Italia per essersi opposti alla vaccinazione anti Covid. Il dato, pari a 1.264 unità, è stato diffuso dalla Federazione nazionale Ordini dei medici (Fnomceo).
«Dall’inizio le sospensioni sono state 1.636, delle quali 372 poi revocate per l’avvenuta vaccinazione», ha spiegato dalla federazione, precisando che sono «62 su 106 gli Ordini che hanno comunicato almeno una sospensione alla Fnomceo».
Il dato è in controtendenza con quanto sostenuto dai gruppi anti vaccinisti, e cioè che sarebbe in molti nel mondo medico ad essere contro la profilassi.
«I medici che non si sono vaccinati restano una minoranza», commenta il presidente Filippo Anelli: «In questo momento – evidenzia – i sospesi sono lo 0,27% dei 460 mila medici e odontoiatri italiani».
Anelli ha poi ricordato che sottoporsi a vaccinazione non è solo un diritto, ma un «dovere deontologico». In primo luogo perché contribuisce «ad arginare la diffusione del virus»; e poi perché aiuta a «fugare, con l’esempio, gli ultimi dubbi degli esitanti». «Oltre l’80% della popolazione sopra i 12 anni ha completato il ciclo vaccinale: siamo davvero al rush finale, come dimostra la ripresa di tante attività. Il vaccino ci salva la vita e ci permette di tornare, gradualmente, a viverla appieno», ha concluso.
(da agenzie)
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Ottobre 13th, 2021 Riccardo Fucile L’ITALIA HA PERSO 200.000 ABITANTI, DI CUI 26.422 SONO IMMIGRATI
Dopo 20 anni di crescita ininterrotta si è registrata in Italia una diminuzione
della presenza straniera, che non compensa più il saldo demografico naturale del Paese: la causa potrebbe essere stata la pandemia di coronavirus.
Si riducono sia i residenti che la forza lavoro, il cui tasso di occupazione diventa inferiore a quello degli italiani
E’ quanto emerge dalle anticipazioni del 31esimo Dossier Statistico Immigrazione a cura di Idos, in collaborazione con Confronti e Istituto di Studi Politici ‘S. Pio V’, che sarà presentato il 28 ottobre prossimo.
L’Italia, in declino demografico da almeno sei anni, nel 2020 registra, per la prima volta da 20 anni a questa parte, anche il calo più alto della popolazione straniera.
In un solo anno il Paese perde in tutto quasi 200mila abitanti e i residenti stranieri diminuiscono di 26.422 unità (-0,5%), attestandosi su 5.013.215.
Sembrano quindi superati i tempi in cui la popolazione straniera residente compensava i saldi naturali negativi degli italiani.
Il calo dei residenti stranieri è l’esito di diverse voci del bilancio demografico del 2020: iscrizioni all’anagrafe di stranieri arrivati direttamente dall’estero, cancellazioni di stranieri che hanno lasciato l’Italia per l’estero, cancellazioni effettuate d’ufficio per irreperibilità o perdita dei requisiti, acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri, nascite e decessi registrati nell’anno.
A causa delle chiusure dovute alle misure di contenimento della pandemia, le iscrizioni dall’estero (177.304) di residenti stranieri calano di un terzo (-33,0%) rispetto al 2019 e di poco meno (-30,6%) rispetto alla media degli ultimi 5 anni. Quasi dimezzati anche gli stranieri cancellati per l’estero (29.682): il 48,4% in meno del 2019. La differenza tra stranieri iscritti dall’estero e stranieri cancellati per l’estero (saldo migratorio estero) è quindi positiva (+147.622), ma più bassa di circa 58mila unità rispetto al 2019.
Guardando alla differenza tra nati e morti, l’Italia registra, anche a causa della pandemia, un incremento della mortalità che porta a un saldo naturale della popolazione totale negativo per 342.042 unità: la componente italiana perde, tra nati e morti, 392.108 persone, mentre quella straniera, grazie alle nascite, aumenta di 50.066.
Gli stranieri, per la loro più giovane età, hanno patito meno gli effetti letali della pandemia ma, nonostante ciò, la loro mortalità è cresciuta in un anno del 25,5% (1.892 decessi in più del 2019) e registra l’incremento maggiore nel Nord-Ovest (+36,0%), più colpito dalla diffusione del virus.
Seppure il saldo migratorio estero e quello naturale siano anche nel 2020 di segno positivo, i residenti stranieri calano a causa di 118.949 cancellazioni d’ufficio per ‘altri motivi’ (irreperibilità o scadenza del permesso di soggiorno) e di 133mila stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana
Nel caso dei cittadini non comunitari, al blocco delle frontiere si è aggiunto il rallentamento nella gestione delle pratiche amministrative: solo con il rilascio del permesso di soggiorno, infatti, è possibile l’iscrizione anagrafica, che oltretutto avviene dopo una presenza in Italia di una certa durata. Da tutti questi elementi scaturisce la diminuzione registrata nel 2020. In 20 anni, solo nel 2015 e nel 2016 si erano registrati lievi cali (rispettivamente -4.203 e -12.409), ma decisamente più bassi e rilevati a posteriori dall’Istat (revisione post censuaria).
Invece, il calo del 2020 è il più alto mai avuto e, al netto delle acquisizioni di cittadinanza italiana e delle cancellazioni d’ufficio, è riconducibile alla pandemia (salvo aggiornamenti che l’Istat comunicherà a fine 2021 con i dati definitivi).
Nel mercato del lavoro, la pandemia ha prodotto un eccezionale calo dell’occupazione complessiva (in tutto 456mila lavoratori in meno: -2,0%) e, parallelamente, una forte riduzione della disoccupazione (-271mila: -10,5%). Due fenomeni in apparenza contrastanti, ma da leggere insieme all’aumento dell’inattività (ossia di chi non ha e non cerca lavoro): pandemia, restrizioni per il contrasto della diffusione del virus e chiusura di molte attività durante i lockdown, hanno fortemente scoraggiato la ricerca del lavoro anche tra gli stranieri.
Il numero degli occupati stranieri, in continua crescita dal 2004, nel 2020 si riduce del 6,4% (- 1,4% per gli italiani), la disoccupazione del 12,4% (-10,1% per gli autoctoni), mentre l’inattività cresce del 16,2% (+3,1% per gli italiani). Gli occupati stranieri scendono così a 2.346.000, con una perdita di 159.000 unità (erano 2.505.000 nel 2019). Ciò nonostante, a causa della consistente perdita di occupazione anche tra gli italiani, non cala l’incidenza degli stranieri sul totale (10,2%).
Se nel 2004 il tasso di inattività degli stranieri era più basso di 12 punti percentuali rispetto agli italiani, dopo 14 anni il gap si è ridotto a soli 2 punti. E così, per la prima volta nella storia dell’immigrazione in Italia, il tasso di occupazione degli stranieri si attesta su un livello inferiore a quello dei cittadini italiani (57,3% rispetto a 58,2%), essendo diminuito tra i primi in misura molto più intensa (-3,7 contro -0,6 punti percentuali).
(da agenzie)
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