Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile LA LINEA DURA PAGA, ORA IL PERICOLO VIENE DA 50.000 NO VAX IN ARRIVO DA FUORI… COSA E’ IL SINDACATO AUTONOMO
Loro hanno lanciato il sasso. Gli altri hanno raccolto la sfida. Nelle ultime 24 ore la protesta dei portuali di Trieste si è abbassata di tono.
Prima hanno annunciato uno sciopero di una sola giornata. Poi hanno ritrattato. Poi ancora lo sciopero è diventato un presidio davanti a uno dei varchi sul porto.
E infine l’ultima nota, non esattamente una dichiarazione di guerra: «Se qualcuno vuole andare a lavorare vada, non blocchiamo nessuno. Per tutti gli altri appuntamento alle ore 6.00 al varco 4°».
L’ultima assemblea del Coordinamento dei lavoratori del porto (Cldt) è iniziata alle 18 del 14 ottobre, il giorno prima lo sciopero che avrebbe dovuto bloccare uno dei porti più importanti per l’Italia e per l’Europa centrale. A convocarla Stefano Puzzer, l’uomo che in questi giorni è diventato il simbolo della protesta della città.
Ex tesserato Cisl, Puzzer guida il sindacato autonomo, la rappresentanza più grande nel porto di Trieste.
I suoi iscritti sono circa 300, contro i 200 di Cigl. Il Clpt è nato nel 2014 per protesta contro i sindacati nazionali. Dalle cronache locali si legge che i suoi iscritti non hanno un’appartenenza politica chiara ma sono attraversati, chi più e chi meno, da un blocco di ideali indipendentisti molto sentiti al proto di Trieste.
Dai trattati post Seconda Guerra Mondiali, Trieste risulta, almeno in parte, un porto franco, libero da tutta una sorta di vincoli doganali a cui sono legati gli altri porti del Paese.
Secondo il Clpt all’assemblea erano in 400, secondo fonti del porto il numero dei presenti era circa 220. Non abbastanza per bloccare uno scalo in cui lavorano oltre 1.500 persone.
Soprattutto dopo che Cisl, Cgil e Uil (in tutto 600 tesserati) hanno chiarito che non parteciperanno.
La paura per l’arrivo dei No Green pass
Ora però il problema è un altro. Mentre ancora si stanno contando i fermati della manifestazione di Roma del 9 ottobre, la paura è che il movimento No Green pass si presenti compatto a Trieste per sostenere i portuali.
Secondo Zeno D’Agostino, presidente dell’autorità portuale di Trieste, sono attesi alla manifestazione oltre 50 mila persone. Il Friuli-Venezia Giulia è una delle regioni in cui le percentuali di non vaccinati sono più alte. E i segnali sono parecchi. Secondo l’osservatorio della Cisl in media il 20% degli occupati è senza Green Pass e in alcune aziende questa percentuale riesce ad arrivare al 60%.
Restando sul porto di Trieste, secondo diverse fonti sembra che a non avere il vaccino sia circa il 38% della popolazione. E ancora. Nel comune di Trieste alle ultime elezioni amministrative la lista del Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità) ha preso oltre il 4%, più del Movimento 5 Stelle. Il prefetto Valerio Valenti ha spiegato che sono stati già inviati rinforzi per le forze di polizia.
Quello che non si sa è quante persone arriveranno davanti al porto per manifestare già dalle prime ore dell’alba.
(da Open)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile E SE SCENDESSERO IN PIAZZA I 45 MILIONI DI ITALIANI CHE SI SONO VACCINATI PER LA LIBERTA’ DI TUTTI?
Scusate, sapete indicarmi una piazza che contenga 45 milioni di italiani?
Sarebbe utile, casomai dovesse decidere di mobilitarsi – davanti a quello che stiamo vedendo in questi giorni – la grande, anzi stragrande maggioranza di italiani che ha fatto quello che la scienza e la ragione consigliavano: vaccinarsi
E ha vissuto questa semplice scelta senza fanfare o isterismi, né preteso patenti di eroismo. Anzi, qualcuno ci è arrivato pure con un certo timore: le paure non ce le hanno mica solo i novax.
Quello che cambia è la risposta che riesci a dare alla paura, e magari un qualche incentivo può venire pure, dopo mesi e mesi di vaccinazioni, dal fatto che in questo momento sono circa 2,8 miliardi le persone vaccinate in tutto il mondo, e non risultano se non una manciata di effetti avversi (comunque di gran lunga inferiori al rischio Covid, specie in certe fasce d’età).
Insomma, noi vaccinati abbiamo fatto la nostra parte. Ora, dopo mesi di sofferenze, chiusure, limitazioni vorremmo davvero goderci il frutto del nostro disciplinato impegno.
Siamo una maggioranza silenziosa (tipo quelli che pagano le tasse e rispettano le regole, e la loro tenuta, magicamente, tiene in piedi tutto il baraccone pure per conto di chi se ne infischia del bene comune), e non siamo meno interessati alla libertà e al benessere di nessuno di coloro che in queste ore protestano contro il green pass.
I manifestanti, quelli che continuano da giorni a definirsi pacifici e costernati, davanti alla piazza di Roma presa in mano e gestita dai fascisti (che non erano subdoli infiltrati ma dichiarati organizzatori e partecipanti con megafono dal palco), di fatto manifestano contro i vaccini e i tamponi, di cui il green pass è solo la registrazione burocratica, e continuano a invocare una “libertà” di cui noi, i silenziosi, i composti, non riusciamo a ravvisare forma dimensioni e sostanza.
Noi che credevamo che impegnandoci tutti – prima con le misure di contenimento e protezione, poi coi vaccini – ne saremmo usciti, tutti assieme, e allora sì che avremmo potuto urlarla, quella parola sacrosanta.
Di più, avremmo potuto farla (che la libertà ha senso solo se è una dimensione collettiva). Rendendoci perfettamente conto del fatto che il green pass è poco più d’uno strumento contabile, un certificato che consente di attuare l’unica misura di contenimento del rischio e del danno che abbiamo a disposizione: diminuire la circolazione del virus, non dargli la possibilità di diffondersi.
Invece ci viene dalle piazze (oltre, spesso, al pessimo esempio di gente ammassata e senza mascherine) l’idea che la libertà sia essere liberi di frequentare qualunque luogo (specie quelli di lavoro, che non si possono scegliere e in cui si trascorrono molte ore) senza curarsi minimamente della possibilità di un contagio: “Io non sono vaccinato e non mi tampono, non sono tenuto a darti informazioni sul mio stato di salute e pazienza se dobbiamo lavorare gomito a gomito, io devo essere libero”.
E io, invece, no. Io non ho diritto a essere tutelata.
La mia libertà (voluta, cercata, perseguita attraverso il rispetto delle regole) finisce dove comincia la tua prepotenza (la tua idea di libertà come assenza di regole, e che si salvi chi può).
Ho paura, per domani. E come me tanti della maggioranza silenziosa. Noi che siamo pronti a tornare negli uffici. Noi che da supermercati, negozi, fabbriche, aziende, redazioni non ce ne siamo mai andati, e avevamo tirato un sospiro di sollievo, quando sono partite le vaccinazioni.
Noi che, accanto all’ “immunità di gregge”, che non sappiamo se raggiungeremo né se sia raggiungibile, avevamo sperato in un concetto bizzarro, un apparente ossimoro che però dentro una pandemia funziona maledettamente: la “libertà di gregge”.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile “LA RAGGI SPACCHERA’ IL M5S”… “MELONI INCAPACE DI STACCARSI DA UN CERTO AMBIENTE, E’ NEL SUO DNA”
Carlo Calenda, leader di Azione, è stato il terzo candidato sindaco più votato al primo turno delle elezioni di Roma, conquistando quasi il 20 per cento delle preferenze. Non ha dato indicazioni di voto per il ballottaggio tra Roberto Gualtieri ed Enrico Michetti, ma ha detto che voterà il candidato del centrosinistra a titolo personale.
Gualtieri può essere un buon sindaco? Quali sono invece i suoi ‘problemi’?
Il primo problema di Gualtieri è che si porta dietro una classe dirigente, quella del Pd romano, che è partecipe nell’aver bloccato Roma. Di Gualtieri ho stima, è una persona che conosce bene l’Europa e che in Europa ha lavorato molto bene. Purtroppo un’altra cosa è amministrare Roma con quella classe dirigente e per questo noi resteremo all’opposizione. Ma io ho ritenuto di dover dire con chiarezza come la penso tra Gualtieri e Michetti. Quest’ultimo non ha un programma, dice cose assurde e ieri ha rivendicato di non essere mai stato a Bruxelles… E questo non è un titolo di vanto per chi vuole amministrare una grande capitale europea. Beh, tra loro due secondo me non c’è paragone.
In caso di vittoria al ballottaggio, collaborerete con Gualtieri? Ha già suggerito magari qualche assessore?
Quello che faremo è collaborare non suggerendo assessori, perché è un impegno che abbiamo preso con la lista civica. La rifondazione della politica italiana deriva dalla capacità di rimanere coerenti e trasparenti. Noi non suggeriremo assessori, quindi, ma collaboreremo sul programma. Gli elettori ci hanno votato su un programma e non su un posizionamento politico perché, lo ricordo, non mi sono presentato come leader di Azione, ma con una lista civica. E sul programma batteremo. Le persone che entrano in Assemblea Capitolina sono super qualificate, conoscono benissimo Roma, benissimo la questione dei rifiuti e quindi daranno sempre un contributo costruttivo.
Michetti è ‘invotabile’ secondo lei?
Lui si è affermato come speaker di una radio no vax. Non è un neofascista, ma un furbacchione: dice tutto e il contrario di tutto e soprattutto non ha una preparazione, non ha mai gestito niente e non può gestire Roma. Esattamente lo stesso problema di Raggi. E soprattutto le cose che dice sono di una enorme superficialità.
Il futuro di Azione? Pd e 5 Stelle sembrano intenzionati ad andare avanti con questa alleanza. E voi?
Il Movimento 5 Stelle è in una crisi profondissima e a mio avviso si spaccherà, tra l’area di Conte, Di Maio e l’area di Di Battista, Raggi e Grillo. Penso che il Pd debba stare molto attento a prendere come perno dell’alleanza un movimento che si sta polverizzando. Il percorso di Azione è quello che abbiamo definito dall’inizi: io credo intanto che la politica si faccia andando a riprendere il consenso come abbiamo fatto a Roma, con il lavoro duro, appassionato e idealista.
Secondo lei, quindi, Raggi guiderà la fronda interna ai 5 Stelle?
Io credo che Raggi stia cercando di saldarsi con quel pezzo di 5 Stelle rimasto al ‘Vaffa’. Raggi è stata un disastro, è stata la sindaca che ha preso meno voti in una ricandidatura nella storia d’Italia. Giudizio impietoso da parte dei cittadini, ma a loro non interessa, perché la loro cultura non è mai di governo, ma sempre ‘contro’, un po’ come i sovranisti
È stato alla sede della Cgil dopo l’assalto di sabato. Perché era importante esserci?
Ci sono delle cose che proprio non si possono accettare. Quando accadono, tutto il Paese deve prendere una posizione. Io sono lontano dalla Cgil su molti temi, ma ho gestito con loro tanti tavoli di crisi e sono persone serie. Tutte le forze politiche devono spiegare che un atto di questo tipo non ha cittadinanza in Italia e il fatto che la destra non riesca a farlo è gravissimo.
La destra a suo avviso non ha preso le distanze come avrebbe dovuto?
Non credo che alcun partito di destra voglia il ritorno del fascismo, però è chiaro che dentro la destra italiana c’è un non detto che ha delle conseguenze. Una di queste riguarda le alleanze internazionali: Salvini e Meloni sono alleati con franchisti, neonazisti, estremisti… Non si può, un Paese non può essere affidato a questa gente finché non ci sarà un taglio netto e chiaro. E questo taglio non ci sarà perché Meloni ce l’ha nel suo dna, è la sua epica, perché la sente ancora, perché ha fatto parte di quella storia… il suo racconto, i gabbiani, tutte ‘ste cazzate’ qua. Non si sgancia da questo e questo dimostra che non ha maturità per governare.
Ha conquistato quasi il 20 per cento, è arrivato davanti a Raggi, una campagna elettorale lunghissima. Ne è valsa la pena? Lo rifarebbe?
Cambierei alcune cose: ho fatto una lista sola, il massimo della coerenza e del controllo, ma ho perso tutto un voto che invece avrei potuto prendere. Tornando indietro farei più liste sempre cercando di mantenere un controllo sulla qualità. È stato molto bello, sono romano, ma Roma non la conosce nessuno tutta. Roma è immensa, sterminata e varia soltanto da candidato sindaco puoi conoscerla a fondo. Mi sono innamorato di nuovo della mia città, non per il Colosseo o i Fori, ma per le tante cose diverse che ho visto, dei quartieri uno diverso dall’altro. Quindi è stata un’esperienza emotiva e culturale molto importante per me.
Perché allora non resta in Assemblea capitolina?
Non resto in Campidoglio perché in questo modo faccio entrare nello specifico un ragazzo, un fuoriclasse assoluto sul ciclo dei rifiuti, che lo farà a tempo pieno, cosa che non potrei fare io perché non solo sono al Parlamento Europeo, ma sono anche un leader di partito. E poi questo è stato l’impegno della sua vita, che lo faccia lui. Largo ai giovani, dove si può.
(da Fanpage)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile LA DECISIONE DEL DIPARTIMENTO DEL LAVORO: RIGUARDERA’ 80 MILIONI DI LAVORATORI DEL SETTORE PRIVATO (PER QUELLI PUBBLICI E’ IN VIGORE GIA’ DA UN MESE)… “AVREMMO EVITATO 90.000 MORTI”
Anche negli Stati Uniti i lavoratori del settore privato saranno tenuti a
vaccinarsi contro il Covid-19 o a sottoporsi a un tampone il cui risultato sia, ovviamente, negativo. A deciderlo due giorni fa è stato il Dipartimento del Lavoro, che ha sottoposto la proposta alla Casa Bianca per una revisione; il via libera definitivo potrebbe arrivare entro pochi giorni. Il provvedimento si applicherà alle imprese con più di cento dipendenti e riguarderà complessivamente circa 80milioni di lavoratori del comparto privato.
Da mesi, però, i circa 20milioni di dipendenti federali stanno rispettando la stessa regola e possono recarsi al lavoro solo con vaccino oppure tampone negativo, un po’ come avverrà a partire da domani anche in Italia.
Il provvedimento potrà essere modificato in senso più restrittivo dai singoli stati e anche dalle aziende, che avranno la facoltà di applicare regole più severe. Google, McDonald’s, United Airlines, Microsoft sono solo alcuni dei grandi nomi che obbligano i propri dipendenti a essere vaccinati pena, in alcuni casi, il licenziamento.
L’obbligo per i lavoratori di munirsi di vaccino o tampone negativo verrà imposto nel tentativo di imprimere un’accelerazione alla campagna vaccinale anche alla luce di un’analisi pubblicata dalla Kaiser Family Foundation, secondo cui il Covid è stata la seconda principale causa di morte nel Paese il mese scorso e tra giugno e settembre si sarebbero potuti evitare 90mila morti se i pazienti si fossero vaccinati.
Nel rapporto, infatti, si registra che a settembre sono stati 49mila i decessi per Covid. La malattia rappresenta la causa principale di morte nel gruppo di età tra i 35-54 anni, in cui si registrano livelli d’immunizzazione più bassi che tra gli anziani.
“Il Covid è stata la causa di morte per le persone di questo gruppo di età in agosto e settembre più di quanto lo sia stata nei mesi precedenti, nonostante siano disponibili i vaccini”, si legge nell’analisi che conclude che la “stragrande maggioranza dei ricoveri e decessi per Covid continuano ad essere evitabili”.
(da Fanpage)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile LA MADRE DICE CHE LA FIGLIA “E’ MOLTO SCOSSA PER LA QUANTITA’ DI OFFESE RICEVUTE SUI SOCIAL”: BUON MOTIVO PER PORTARLA DA UNO PSICHIATRA PRIMA CHE QUALCUNO LA PRENDA A CALCI IN CULO
La studentessa dell’Università di Bologna No Green pass che nei giorni scorsi non ha abbandonato l’aula, causando l’interruzione della lezione di Psicologia cognitiva, oggi è tornata nelle aule dell’ateneo bolognese per denunciare gli insulti e le minacce subite dopo che il video di un suo intervento in piazza contro la certificazione verde Covid è diventato virale nei giorni scorsi.
Questa volta, la studentessa del gruppo “Studenti Unibo contro il Green pass” si è presentata accompagnata da una ventina di altri universitari, tutti contrari all’obbligo di Green pass negli atenei italiani. A riportarlo è Repubblica Bologna.
Durante la lezione, la studentessa ha interrotto nuovamente la lezione di Psicologia cognitiva, accusando i professori di «violazione della Costituzione».
Gli studenti del corso hanno chiamato la polizia per farla allontanare e riprendere la lezione. La docente titolare del corso, Luisa Lugli, nei giorni scorsi aveva riferito che contro la giovane studentessa, in aula, non c’era stato «nessun insulto e nessuna aggressione», e che «era la prima volta che si presentava a lezione».
A prendere le difese della giovane si è unita anche la madre della studentessa, che all’Ansa ha spiegato che «Silvia si è sentita braccata in aula e ora è insultata via social». La madre della giovane ha raccontato che la figlia è stata vittima di «aggressioni violente e inaspettate ricevute dai compagni di scuola e sui social» ed è «molto provata». «Si è sentita braccata – ha aggiunto la madre dell’universitaria bolognese -. La professoressa le ha puntato il dito contro e adesso sui social si è scatenato il finimondo. Per noi questi controlli sono anticostituzionali e così la pensano gli studenti del gruppo di cui fa parte».
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile LE OPERAZIONI DI SCARICO SARANNO FATTE DAL PERSONALE AUTORIZZATO, GLI AUTISTI STARANNO IN CABINA
Gli autotrasportatori provenienti dall’estero privi di green pass potranno
accedere ai porti italiani, fino ai piazzali per le attività di carico e scarico, a condizione che le operazioni vengano effettuate da altro personale.
È quanto si legge in una comunicazione inviata dal Gabinetto del Ministero dei Trasporti per fare chiarezza sull’obbligo di green pass per il settore del trasporto merci su gomma e su nave. Il chiarimento arriva a poche ore dall’entrata in vigore dell’obbligo della certificazione verde per tutti i lavoratori in Italia, inclusi quelli impiegati nella logistica e nei porti.
La situazione continua a essere tesa, in vista dell’annunciato sciopero e blocco delle attività da parte dei portuali
I I timori però non riguardano solo i porti ma pure il settore dell’autotrasporto dal momento che circa un terzo dei camionisti è sprovvisto di green pass. Tra questi molti sono di origine straniera, in particolare dell’est Europa, e quindi o non vaccinati o vaccinati con il farmaco cinese Sinovac o con quello russo Sputnik, entrambi non riconosciuti dall’Ema.
“Per quanto riguarda gli equipaggi dei predetti mezzi di trasporto provenienti dall’estero che non siano in possesso di una delle certificazioni verdi COVID-19 (o di altre certificazioni per vaccinazioni riconosciute dall’EMA o di vaccinazioni riconosciute equivalenti con circolare del Ministero della salute)”, si legge nella comunicazione, “si precisa che è consentito esclusivamente l’accesso ai luoghi deputati alle operazioni di carico/scarico delle merci, a condizione che dette operazioni vengano effettuate da altro personale”.
Una deroga di fatto all’obbligo di green pass per gli autisti di mezzi pesanti ma solo se arrivano dall’estero. Potranno quindi salire sui tir, percorrere le strade italiane e arrivare anche all’interno nei piazzali portuali e retroportuali, purché non scendano dal mezzo e lascino che le operazioni di carico e scarico siano svolte da altri. Questa possibilità non vale invece per gli autisti che lavorano sull’Italia.
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile “SONO ENTRATI IN UN VORTICE TROPPO GRANDE E ORA NON SANNO COME USCIRNE”
Non si dimette. Non ancora. Per adesso Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale del mare Adriatico Orientale, rimarrà al suo posto, come ha chiarito durante una conferenza stampa: «Se darò le dimissioni sarà per colpa di chi non farà entrare le persone a lavorare in porto, il Clpt e Stefano Puzzer. Io mi rivolgo a loro e agli altri. C’è un clima nel porto in cui chi non la pensa come il Clpt deve tacere».
D’Agostino ha anche cercato di ridurre le proporzioni dello sciopero di domani: «Domani non ci sarà uno sciopero ma una manifestazione che viene spostata dalla città al porto, cui parteciperanno persone che useranno il satellitare per trovare il porto perché non ci sono mai state, e impediranno ad altri di lavorare. Questa non è libertà». Nei giorni scorsi aveva spiegato che era pronto ad andarsene nel caso in cui le operazioni del porto di Trieste fossero state bloccate del tutto: «Se la situazione non cambia le dimissioni le darò io. Me ne torno a Verona. Non mi sento più legittimato. Io non li capisco i miei portuali. Adesso si sono fatti paladini dei diritti di tutto il mondo».
Questa mattina i sindacati hanno incontrato i capigruppo del Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia. Una riunione che doveva servire per pacificare i due fronti. Al momento infatti i sindacati sono divisi. Da una parte Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di non partecipare allo sciopero dopo che il governo ha proposto tamponi gratuiti per dipendenti. Il Clpt invece continua per la sua strada, nonostante la Commissione di garanzia sugli scioperi abbia dichiarato lo loro protesta illegittima. Il Clpt ha organizzato un’assemblea nel pomeriggio in cui capirà insieme ai lavoratori come procedere nei prossimi giorni.
Il prefetto: «Partecipare alla manifestazione sarà un reato»
Il prefetto di Trieste Valerio Valenti ha chiarito che questo sciopero non è stato autorizzato dalla Commissione di Garanzia, partecipare quindi sarà un reato: «Sostanzialmente quella di domani è una manifestazione presentata come sciopero. Non è stata convalidata dalla Commissione di Garanzia quindi è una manifestazione non autorizzata che impedisce l’accesso dei lavoratori al porto e blocca l’attività. Si configura cioè come interruzione di pubblico servizio, quindi è perseguibile».
Valenti ha chiarito però che chi partecipa non verrà arrestato: «Non è previsto l’arresto ma una denuncia per gli organizzatori». La manifestazione in ogni caso sarà presidiata da polizia e carabinieri: «Ci sarà una presenza adeguata, rafforzata delle forze dell’ordine».
I numeri: quanti sono i portuali coinvolti nello sciopero
In tutto al porto di Trieste lavorano circa 1.500 dipendenti. Gli autonomi del Clpt sono la componente sindacale più importante, con 300 iscritti. Cgil, Cisl e Uil singolarmente raccolgono meno iscritti ma sommati assieme arrivano a quasi 600 portuali. Al netto dei sindacati più piccoli, rimangono fuori dal conteggio circa 500 lavoratori non iscritti a nessuna sigla. E su loro che sono puntati gli occhi per capire come si muoveranno i portuali per lo sciopero di domani e per i prossimi giorni.
Il Clpt è nato nel 2014 da un gruppo di portuali delusi dalle politiche degli altri sindacati. Negli ultimi anni il rapporto tra il Clpt e la direzione del porto era stato ottimo. Anzi, come riporta in una ricostruzione il giornale locale Il Piccolo, i portuali del Clpt avevano sposato il progetto di rinnovamento di D’Agostino e avevano sostenuto la sua presidenza. Fino a questo momento.
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile IL GARANTE: “A TRIESTE SCIOPERO ILLEGITTIMO”
Il blocco del porto di Trieste proclamato dal sindacato Clpt è stato
dichiarato illegittimo dalla Commissione di garanzia degli scioperi.
A renderlo noto è stato un comunicato firmato dal presidente della commissione, Giuseppe Santoro Passarelli. Immediata la reazione del sindacato dei lavoratori: «Crediamo che qui il governo lanci un chiaro messaggio: ‘Siamo in dittatura e si fa come vogliamo noi’. Bene, il Coordinamento lavoratori portuali di Trieste risponde che crediamo nella Costituzione italiana e quindi siamo convinti di essere in democrazia. Democrazia contro dittatura? La democrazia vincerà».
Nella giornata di oggi, alla vigilia dello sciopero, Alessandro Volk, componente del direttivo del Coordinamento lavoratori portuali Trieste, aveva detto: «Siamo determinati sulle nostre posizioni, ma siamo sempre disponibili a discutere con chiunque». Se il governo dovesse posticipare l’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass, «prenderemmo nota e ci adegueremmo, non avrebbe senso domani bloccare il porto. Se per esempio il governo proponesse una proroga al 30 ottobre sarebbe una mossa intelligente da parte dell’esecutivo per prendere un po’ di tempo e trovare poi una soluzione», ha detto Volk.
A stretto giro, il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha fatto sapere: «Abbiamo chiesto di rinviare l’applicazione del Green pass almeno fino alla fine di ottobre, ma la risposta è stata negativa. Il governo ritiene che sia uno strumento indispensabile».
Il Coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste ha aderito allo sciopero indetto dal 15 al 20 ottobre dei sindacati Fisi e Confsafi. «Non assicuro che sarà uno sciopero a oltranza, ci sono tante teste», ha detto Massimo Giurissevich, un rappresentante del Coordinamento lavoratori portuali Trieste.
(da agenzie)
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Ottobre 14th, 2021 Riccardo Fucile SI TRATTA DEL RIMORCHIATORE ASSO 28 CHE NEL 2018 LASCIO’ CHE UN CENTINAIO DI ESSERI UMANI VENISSERO RICONDOTTI IN LIBIA
Una sentenza storica per la gestione dell’immigrazione quella che ha coinvolto oggi il comandante della Asso 28, il mercantile italiano che nel luglio 2018 raccolse 101 migranti profughi, tra cui anche donne incinte e minori, e li riconsegnò a una motovedetta libica, affinché li riportasse indietro, a Tripoli.
Il comandante del rimorchiatore – che è di proprietà della compagnia Augusta di supporto alle piattaforme petrolifere al largo della Libia – è stato condannato a un anno di reclusione dal tribunale di Napoli, come racconta Avvenire.
Questo significa che affidare i naufraghi alla cosiddetta Guardia costiera libica è reato, perché il Paese del Nord Africa non è considerato un porto sicuro.
Si tratta di una sentenza senza precedenti. È la prima volta infatti che in Europa viene emesso un verdetto simile, e crea un precedente: da questo momento in poi qualsiasi nave civile che sia complice di respingimenti potrà subire conseguenze giudiziarie, perché appunto atti di questo tipo saranno considerati illegali.
Per l’inchiesta, per la quale ha indagato anche la capitaneria di porto di Napoli, sono state acquisite dai magistrati anche le registrazioni audio delle conversazioni radio intercettate il 30 luglio 2018 dalla nave Open Arms. Queste comunicazioni, che pubblicate da ‘Avvenire’, fecero emergere diverse criticità nella gestione del salvataggio.
“Nel luglio 2018 ero a bordo della Open Arms e sono stato testimone diretto di quanto avvenne nelle acque del Mediterraneo centrale, quando un mercantile italiano, Asso 28, raccolse un centinaio di naufraghi, tra cui minori e donne incinte, e li riconsegnò alle autorità libiche. Oggi Avvenire dà la notizia che il comandante di quella nave è stato condannato dal tribunale di Napoli. Evidentemente la Libia non è un porto sicuro, ed affidare i naufraghi alla cosiddetta Guardia Costiera di quel Paese non è la scelta giusta, anzi probabilmente è un reato”, ha commentato il segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che durante l’inchiesta giudiziaria è stato ascoltato come persona informata dei fatti.
“I razzisti del nostro Paese – ha detto ancora il leader di SI – possono inondare il web delle loro farneticazioni, possono diffondere l’odio e i pregiudizi, ma non possono cancellare le norme e le leggi a difesa degli esseri umani e della loro dignità. Sono contento di quanto ha stabilito la giustizia a Napoli: la solidarietà e l’umanità non sono un reato”.
“Un precedente importante e significativo perchè dice chiaramente che non si gioca con le vite delle persone. Lo sappiano tutti: gli armatori delle compagnie di navigazione, le varie Istituzioni italiane ed europee che devono, e spesso non lo fanno, tutelare i più deboli. E lo devono sapere anche i banditi della cosiddetta guardia costiera libica e i loro amici trafficanti”, ha concluso.
(daFanpage)
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