Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile UN POPOLO C’E’, REATTIVO SUI VALORI DEMOCRATICI, IN ATTESA DI UNA TRADUZIONE POLITICA.. NEGLI ANNI BUI IN PIAZZA C’ERANO ANCHE LIBERALI E CONSERVATORI IN DIFESA DEI VALORI DEMOCRATICI
Piazza stracolma, fino ai famosi “archi” di San Giovanni, come non se vedevano da tempo. Che colpo d’occhio la
distesa di palloncini non solo rossi, ma anche verdi e blu: “Guarda l’età media, ci sono parecchi giovani”, fa notare il vecchio militante dell’organizzazione, o meglio del servizio d’ordine che funziona proprio come una volta.
E a un certo punto tiene d’occhio, collegato col walkie talkie, sei ragazzotti pelati e molto tatuati, che evocano altre piazze, non si sa mai.
È tutto tranquillo, pacifico, e questo qualcosa vuol dire, in questa settimana di apprensioni e di passioni, assalti consumati e scontri temuti: “È la risposta che mi aspettavo, secondo norma e abitudine”, dice serafico Sergio Cofferati, il Cinese, l’uomo del milione al Circo Massimo.
Che boato quando Maurizio Landini richiama la “Costituzione nata dalla Resistenza e dalla sconfitta del fascismo” e chiede lo “scioglimento di tutte le forze che si richiamano al fascismo e poche chiacchere”.
Pullman e cappellini, accenti dall’Italia profonda, tanti ricordi “io ero qui con Berlinguer, è la piazza della sinistra”, eccetera.
Piazza preoccupata, più che rabbiosa “perché quel che è successo è grave, si comincia sempre con l’attacco alla Cgil, è un attacco alla democrazia”. E qualcuno che, a comizio dei sindacati iniziato (parlano solo loro, nessun politico sul palco), è ancora bloccato alla stazione di Anagnina.
È un “popolo”, concetto politico mica sociologico, reattivo sui valori e con le idee chiare sulla posta in gioco: l’antico nesso tra questione sociale e democrazia.
“Peccato che non c’è la destra”, ragiona a voce alta Pier Luigi Bersani, con l’aria di chi si sente a casa. Perché luogo e simbolo, memoria e ricerca dell’identità perduta, San Giovanni è anche un questo, il ritratto di famiglia in un esterno ritrovato.
La piazza dove la rabbia montante risuonò coi “vaffa” di Beppe Grillo e, da allora, un po’ tutti hanno avuto il timore di osare, ripiegando sul salotto di Piazza del Popolo, in piena ztl:
“È una prova di forza vinta – dice Giuseppe Provenzano – di un popolo non corporativo, portatore di un interesse generale. Il tema è l’interpretazione politica di questo popolo”. E, come si suol dire, hai detto niente.
Poco più in là Stefano Fassina fa un po’ la stessa analisi: “Oltre che reattivi ora dovremmo essere pro-attivi su un’idea di società, perché il fascismo si combatte col lavoro”.
E continuiamo a camminare con Bersani, che dopo mezz’ora è riuscito a fare tre metri, tra abbracci e strette di mano. C’è Letta, Speranza, Orlando, Gualtieri, insomma tutti: “Poteva essere un’occasione per tutti, anche per la destra. Negli anni bui era il sindacato che toglieva dall’imbarazzo delle proprie bandiere. E c’erano anche i liberali, i conservatori, la destra che si riconosceva nei valori costituzionali. Se non ora li aspettiamo il prossimo 25 aprile”.
Ecco, parla Landini, in anticipo sulla scaletta, perché alle 18,00 c’è Lazio-Inter e conviene evitare intasamenti e incroci di folle, a proposito di sicurezza, altro dettaglio che racconta di un’attenzione molto scrupolosa.
È un discorso attento, intelligente, in questo clima. La prima parte sui valori, l’antifascismo e la Costituzione, come testo fondamentale di una religione laica e come programma da attuare.
La seconda, rivolta al governo, sui capitoli della questione sociale, a nome di tutti i sindacati. Senza spigoli e polemiche politiche, e guardate che non c’entra il silenzio elettorale, regola ormai da paleozoico nella democrazia dei social.
È proprio l’approccio diverso, volutamente inclusivo perché “siamo qui per difendere la libertà, non è una piazza di parte”.
Lo fa notare Elio Vito, unico parlamentare di centrodestra presente: “Ma che c’entra il silenzio elettorale? Qui il centrodestra dovrebbe esserci, ministri e leader di partito, perché l’antifascismo è un valore comune dentro cui poi ci sono le differenze politiche, tra destra e sinistra. Che errore…”.
Ci sono però i Cinque stelle, ed è uno spettacolo questo retropalco. Ecco una fila di auto blu, suv e scorta imponente: “Ma chi è, Draghi? – si chiede perplesso Achille Passoni, l’uomo macchina del Circo Massimo – Una cosa così giusto lui ce l’ha”. Dalla selva di telecamere si scorge la sagoma di Luigi Di Maio, che si posiziona con Bonafede e un gruppo di parlamentari lontano da Conte, neanche si avvicinano: “C’hanno più fotografi che voti”, sussurra maligno Luciano Nobili, ma lasciamo perdere.
Il retropalco è un po’ un formicaio impazzito, con i suoi personaggi da “fratelli coltelli” e le loro contraddizioni, che cerca di acchiappare una piazza che stupisce anche loro: “Certo che non è male vedere battere le mani a Landini tutti quelli che hanno abolito l’articolo 18”, riflette, con un po’ di perfidia pure lei, Barbara Pollastrini. Se ci infiliamo in questo ginepraio non ne veniamo più fuori.
C’ha ragione, e mica poco, Nichi Vendola: “La sintesi è che la piazza c’è, la questione sociale è squadernata, ma senza una traduzione politica diventa retorica sociale”. Vale un’editoriale di giornata.
Ma fermiamoci alla parte piena del bicchiere. Una settimana fa eravamo qui a raccontare Castellino su un palco e l’attacco alla sede della Cgil, poi la grande paura di un paese bloccato dalle proteste. E invece abbiamo raccontato di un paese che ha tenuto, nel venerdì nero che nero non è stato. E di una bella piazza. Va bene così, una giornata di sole.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile SPERIAMO SE LI TENGANO PER SEMPRE, MA PURTROPPO GLI SVEDESI NON SONO FESSI
Dopo essersi barricati per 13 ore negli uffici della Regione Lazio, il consigliere e la deputata si definiscono «rifugiati politici»
«Ci hanno obbligato ad uscire, ora sono al consolato svedese a chiedere asilo politico». Ha scritto così su Twitter il consigliere regionale del Lazio Davide Barillari che venerdì scorso si è barricato insieme alla deputata No vax, Sara Cunial, dentro il suo ufficio per protestare contro l’obbligo di Green pass nei luoghi di lavoro.
La foto postata ritrae il consigliere davanti il consolato svedese: Barillari continua la sua protesta provocando anche sulla sua situazione di “rifugiato politico”, così come recitano i cartelli retti dal gruppo di manifestanti No Green pass al suo fianco.
A fare da eco anche la deputata Cunial: «Chiederemo asilo non solo alla Svezia ma a tutti quei Paesi che ancora possono dirsi democratici. Qui non ci sentiamo più tutelati da uno Stato che si è dimostrato regime ostile ai cittadini e alla Costituzione».
Cunial, presente insieme a Barillari davanti il consolato, ha fatto sapere della richiesta di interlocuzione diretta con l’ambasciatore «per denunciare i crimini contro l’umanità che stanno avvenendo in Italia»
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile AVEVA DETTO CHE NON POTEVANO IMPEDIRGLI L’INGRESSO NELL’UFFICIO DEL SUO PARTITO IN COMUNE A VERONA: MULTA DI 600 EURO
Ieri, 15 ottobre, giorno in cui è entrato in vigore il Green pass obbligatorio anche per andare a lavoro,
il leghista Alberto Zelger, consigliere comunale di Verona, si è presentato in municipio senza la certificazione verde anti-Covid.
Poi si è recato nell’ufficio del gruppo consiliare del suo partito. Da qui è scattata la segnalazione.
La polizia, infatti, dopo aver ultimato il rapporto, gli notificherà la sanzione prevista del decreto legge. La multa potrà andare dai 600 ai 1.500 euro.
Alberto Zelger, presentandosi in municipio, aveva detto agli operatori che non potevano impedirgli l’ingresso nell’ufficio del suo partito, la Lega, per svolgere il mandato da consigliere comunale. Le sue posizioni No vax erano già note.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile DOPO AVER INVITATO TUTTI A VACCINARSI HA CONSIGLIATO IL GOVERNO DI OBBLIGARE LE FORZE DELL’ORDINE A SOTTOPORSI AL VACCINO
Paolo Liguori, noto volto del giornalismo italiano, ieri ha dato l’ennesimo colpo ferale sui manifestanti. Coloro i quali avevano annunciato la paralisi del paese, hanno dimostrato di aver creato solo qualche piccolo fastidio.
Ecco allora che il direttore del Tgcom24 ha messo a nudo le tante bugie che siamo stati costretti a sentire in queste ore.
Su tutto, nel video che ha fatto imbestialire i no vax, quello che emerge è la voglia delle persone di circondarsi di vaccinati. Rimane comunque un dato che su 55milioni di italiani, 44 sono vaccinati.
“La maggioranza vuole accanto persone vaccinate” il video di Paolo Liguori che fa arrabbiare i no-pass
Poi ha rincarato la dose Liguori nel corso della sua ospitata a Stasera Italia. Dopo aver evidenziato le contraddizioni di queste settimane, ha invitato il Generale Figliuolo ad avviare le vaccinazione obbligatoria per quello che Liguori definisce lo Stato.
“Lo stato non è Draghi – commenta Liguori – ma sono magistrati e poliziotti, loro sono i protagonisti veri”.
E ancora sottolinea come si tratti di forze dell’ordine e non del dubbio. E’ impensabile secondo il giornalista che i militari non siano vaccinati.
Una serie di dichiarazioni che hanno fatto imbestialire i no-vax e no-pass che lo hanno aggredito sulle piattaforme digitali, mettendo Liguori alla gogna mediatica. “Paolo Liguori, giornalista e dirigente Mediaset dice “noi vaccinati abbiamo il diritto di non avere accanto non vaccinati”. Io ribatto che noi italiani abbiamo invece il dovere di tenerci lontani da Paolo Liguori e dalle sue opinioni”, scrive un utente.
“Liguori ha smarrito etica e morale: “vaccinazione coatta x i servitori dello Stato” quindi il ragionamento è: in quanto schiavi lo Stato può disporre del loro corpo come meglio crede?”, aggiunge un altro e poi insistono “Liguori ignorante venduto. Ha detto che il generale Figliuolo, dovrebbe prendere tutti i militari e VACCINARLI perché hanno fatto un giuramento
Il solito delirio
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile “HO FATTO LA TERZA DOSE: E’ FONDAMENTALE”
Per il Nobel Giorgio Parisi è il giorno della terza dose del vaccino anti Covid-19. Si è vaccinato a Roma, vicino
all’Università La Sapienza.
Un’iniezione al braccio sinistro e poi la consueta attesa di un quarto d’ora. “Fare la terza dose del vaccino è fondamentale perché riduce ulteriormente la probabilità di prendere la malattia in forma sintomatica e grave”, ha detto il Nobel all’ANSA.
La sua terza dose è anche l’occasione per dire che “la paura di vaccinarsi è irrazionale”.
Per Parisi ”è abbastanza chiaro che siamo in una situazione molto buona per via delle vaccinazioni” ed è “molto ragionevole – ha aggiunto – che tutti coloro sopra i 60 anni facciano la terza dose, così come tutti coloro che sono esposti a contatti”.
“La terza dose – ha detto ancora Parisi – è fondamentale per le persone che sono particolarmente a rischio sia per quanto riguarda l’età che per altre patologie, e quindi io la faccio volentieri perché rafforza enormemente le difese delle prime due dosi, che pur essendo sostanziali stanno un pò diminuendo con il passare del tempo”.
E’ anche importante “per portare quasi a zero la malattia grave nei vaccinati” e bisogna considerare, ha aggiunto, che “ci sono moltissime vaccinazioni di cui si fanno tre dosi: aiutano a rendere più profonda e permanente la memoria immunitaria”.
Per Parisi “fin dall’inizio era chiaro che il Covid era una malattia che avrebbe potuto fare tranquillamente più di mezzo milione di morti in Italia se non ci fossero state le misure di contenimento. Queste sono state sufficienti a ridurre le morti da un numero estremamente elevato, ma si sarebbero dovute continuare per un periodo illimitato se non ci fosse stata la possibilità di fare i vaccini”.
Ai vaccini, ha detto ancora Parisi, va quindi riconosciuto il merito di avere “fermato la crescita dei casi che c’è stata questa estate a causa della variante Delta, e sono stati cruciali quindi per permetterci una vita che sta diventando sempre più normale”.
“Fin dall’inizio era chiaro che il Covid era una malattia che avrebbe potuto fare tranquillamente più di mezzo milione di morti in Italia, se non ci fossero state le misure di contenimento. Queste sono state sufficienti a ridurre le morti da un numero estremamente elevato, ma si sarebbero dovute continuare per un periodo illimitato se non ci fosse stata la possibilità di fare i vaccini. I vaccini hanno fermato la crescita dei casi che c’è stata questa estate a causa della variante Delta” di Sars-CoV-2, “e sono stati cruciali quindi per permetterci una vita che sta diventando sempre più normale”.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile TANTO RUMORE PER NULLA, LA RIVOLUZIONE NO VAX E’ RINVIATA
Come recita lo slogan cantato a squarciagola dai No Pass “Trieste chiama e Milano risponde”, sono queste, oggi, le due città protagoniste.
Nel capoluogo lombardo il corteo, non autorizzato, ha sfilato lungo le vie del centro provando più volte a forzare i blocchi delle Forze dell’ordine e provocando traffico in tilt e momenti di tensione tra manifestanti e polizia.
A Trieste invece, dopo un’altra giornata di protesta, i portuali hanno annunciato lo stop allo sciopero
È l’epilogo di una settimana di battaglia davanti a uno dei più grandi scali d’Italia. Ma oggi i lavoratori in piazza erano pochi e di fronte al presidente del Porto Zeno D’Agostino, che ha minacciato di chiamare il Prefetto e di dimettersi, i manifestanti hanno battuto la ritirata.
Le attività del porto di Trieste per tutta la giornata sono andate a rilento, ma non si sono fermate. Qui i disagi sono stati contenuti anche grazie alla scarsa partecipazione dei manifestanti.
Tuttavia la situazione non era “più tollerabile” per il presidente del Porto Trieste, Zeno D’Agostino che ha minacciato di chiamare il Prefetto: “In questo momento – dice – stiamo tornando alla normalità, ho bisogno di un porto che funzioni e il varco 4 è il varco principale del porto, il più vicino alla grande viabilità e quindi adesso basta con il circo. Non si può tollerare nulla, neanche un’ora in più”.
Davanti al Varco 4 del porto di Trieste a stazionare c’erano un migliaio di manifestanti intorno all’ora di pranzo. Di questi però soltanto una cinquantina erano lavoratori portuali, tutti gli altri facevano parte di organizzazioni e associazioni, vaccinati e no vax, persone di diversa appartenenza politica e anche singoli cittadini arrivati al porto a dare sostegno alla protesta, ma non erano lavoratori.
Per questa ragione le attività portuali, seppur un po’ a rilento, sono andate avanti. Ma la viabilità, quindi il trasporto delle merci, ha subito rallentamenti. Davanti a numeri ridotti e ai toni forti del presidente del Porto D’Agostino i manifestanti hanno ceduto e da domani torneranno a lavoro.
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile ORA L’AVANSPETTACOLO E’ AL COMPLETO
Non è la prima volta che aizzano i negazionisti: l’attore in passato ha sciorinato inutili fake news prontamente
smentite contro vaccini e Green pass, in nome di una libertà che secondo lui non viene garantita.
Non è nuovo a deliri negazionisti neanche l’ex generale dell’arma dei Carabinieri Pappalardo, che con le sue iniziative aveva riunito migliaia di persone no-vax, prima che gli togliessero i gradi.
Oggi si ritrovano insieme nella protesta dei 100 lavoratori portuali a Trieste.
“Il Green pass è una cosa inutile, che nulla ha a che vedere con la sanità, ma è una questione politica. Il Green pass è l’inizio di un controllo personale e individuale”. Lo ha affermato Enrico Montesano, giunto a Trieste a sostegno della protesta davanti al molo 4 del porto. L’attore viene acconto dagli applausi della gente.
“Mi fa piacere che siano stati i lavoratori portuali” a organizzare la protesta, ha aggiunto, “la classe operaia sta sempre un passo avanti”. Montesano, che ha più volte pronunciato la parola ‘Green’ evocando il verso della pecora, ha parlato di “lotta per la libertà” e di “assurda disposizione”.
A sostegno dei manifestanti, arrivati da diverse regioni, c’è anche l’ex ufficiale dei carabinieri Antonio Pappalardo, leader dei Gilet arancioni. “Sono venuto a dare solidarietà ai portuali che stanno facendo una sacrosanta battaglia contro il Green pass e noi aggiungiamo contro la vaccinazione obbligatoria”.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile CACCIA ALLE “LAVATRICI” PER RIPULIRE I FINANZIAMENTI, SEQUESTRATI AL COMMERCIALISTA ATTI E DOCUMENTI… CI SONO ALTRI NOMI
C’è chi crede che l’inchiesta di Fanpage.it sulla ‘lobby nera’ sia tutta una montatura. Peccato che a pensarla diversamente sembra essere la Procura di Milano che ha preso terribilmente sul serio quelle 100 ore di girato tanto che, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza e del ‘Barone nero’ Roberto Jonghi Lavarini, ieri ha messo sotto indagine anche Mauro Rotunno.
Si tratta di un commercialista, ritenuto dagli investigatori in stretti rapporti con Jonghi Lavarini, e ciò significa che l’indagine dei magistrati accelera e fa un salto di qualità. Proprio quest’iscrizione, infatti, mostra come gli inquirenti puntano ai presunti fondi opachi che sarebbero stati usati, sempre secondo la Procura, per finanziare la campagna elettorale per le amministrative milanesi del partito di Giorgia Meloni.
Del resto che le cose stiano così lo si capisce anche dal fatto che il commercialista è stato perquisito dagli agenti della Guardia di Finanza che hanno sequestrato documenti, dispositivi informatici, email e messaggi.
Tutto materiale che gli investigatori ritengono “interessante” e che potrà dare ulteriori spunti all’inchiesta che, tra le altre cose, ha messo in mostra una presunta “alleanza” tra esponenti dell’estrema destra, Fratelli d’Italia e Lega. Rapporti con ‘la galassia nera’ che hanno creato non pochi imbarazzi ai due partiti.
Acquisizioni che, secondo i progetti dei magistrati milanesi, avrebbero dovuto riguardare anche la sede di ‘Ala Destra’, l’associazione di cui Rotunno sarebbe presidente, ma che non è stato possibile effettuare poiché l’organizzazione non sembra possedere alcuna sede.
Quel che è certo è che gli investigatori, coordinati dai pubblici ministeri Giovanni Polizzi e Piero Basilone, stanno stringendo il cerchio sui principali protagonisti finiti al centro dello scoop di Fanpage con particolare riferimento, secondo quanto trapela in queste ore, sulla verifica delle dichiarazioni che Jonghi Lavarini ha fornito al cronista infiltrato.
Parole gravi, specie quelle relative al presunto sistema di “lavatrici” usate per ripulire il denaro, che i magistrati intendono analizzare alla luce degli atti e dei documenti acquisiti per chiarire se si è trattato di pure e semplici millanterie oppure se corrispondono al vero e celano un “sistema” di finanziamento in nero
Nel frattempo sull’inchiesta di Fanpage si sono scatenate sia le critiche di Fratelli d’Italia, il partito finito al centro della prima puntata andata in onda su La7, che quelle della Lega, protagonista della seconda.
Da entrambi i partiti nei giorni scorsi si sono sollevate veementi proteste con la Meloni che, letteralmente per prima, ha tirato in ballo presunti “tagli” che sarebbero stati operati per mettere in cattiva luce Fidanza, il quale proprio per effetto del polverone suscitato dall’inchiesta giornalistica ha deciso di autosospendersi dal partito
Insomma una presunta montatura per la quale la leader di Fratelli d’Italia, convinta di poter smontare tutte le accuse contenute nel video, chiedeva di vedere tutte le “100 ore di girato”.
Sfortunatamente per lei, ad occuparsi delle verifiche è la Procura che ha acquisito l’intera inchiesta di Fanpage trovando riscontri per i quali, secondo gli inquirenti, “quanto messo alla luce dalla video-inchiesta è pienamente in linea con la realtà”. Video in cui vengono tirati in ballo anche la neoconsigliera milanese di Fdi, Chiara Valcepina, e esponenti della Lega, tra cui il consigliere lombardo Max Bastoni, l’eurodeputata Silvia Sardone, l’ex europarlamentare Mario Borghezio e il consigliere di zona Stefano Pavesi.
Ma i nomi contenuti nell’intero girato sarebbero molti di più e per questo non si possono escludere ulteriori e inaspettati risvolti. Che le cose siano così lo si capisce dal fatto che già nella seconda puntata dell’inchiesta giornalistica, l’identità di quattro persone è stata omissata e che, secondo quanto trapela dalla Procura, uno di questi nomi sarebbe proprio quello del commercialista poi finito sotto indagine.
(da agenzie)
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Ottobre 16th, 2021 Riccardo Fucile IL 66% DEGLI ITALIANI RITIENE GIUSTO CHE LE LEGGI METTANO DEI CONFINI ALL’INDIVIDUALISMO NELL’INTERESSE COMUNE, IL 29% PENSA DI AVERE DIRITTO A FARE QUELLO CHE CAZZO GLI PARE
Se è certamente vero che un’ampia maggioranza degli italiani è favorevole
al Green pass, un italiano su dieci è dubbioso e uno su quattro è manifestamente contrario al suo impiego sul luogo di lavoro. È quanto emerge dalle ultime rilevazioni di SWG, società specializzata nei sondaggi d’opinione.
Il tema chiave appare essere, invece, quello della percezione della libertà e del rapporto tra Stato e cittadino. Tra chi non si sente libero la percentuale di contrari al Green pass è quattro volte superiore a quella di chi si sente molto libero e tra favorevoli e contrari si registrano interpretazioni opposte su come lo Stato possa regolare e limitare la libertà individuale.
Dal punto di vista politico, i no Green pass mostrano di identificarsi maggiormente con i leader che in questi mesi hanno offerto maggiore ascolto alle loro istanze. Ovvero Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
1° DATO
Il 66% degli italiani ritiene giusto che le leggi mettano dei confini alla libertà individuale nell’interesse della collettività. Un 29% pensa invece che sia un diritto fare quello che gli pare, senza rispettare regole comuni.
2° DATO
Tra i contrari al Green Pass il 60% si colloca politicamente a destra e il 40% ha preferenze per Meloni e Salvini, Nell’area opposta di centrosinistra siamo appena al 10%, al netto di chi non si colloca da nessuna parte.
Considerazione finale: per questi analfabeti politici quindi la loro presunta Destra non sarebbe quella del rispetto delle leggi e delle regole, ma una visione anarco-individualista dove ognuno sia libero di fare il cazzo che vuole.
Complimenti al cuoco
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