Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile CAV CON LA MERKEL, SALVINI CON LE PEN, MELONI INSULTATA DAL CAPO LEGHISTA, CONCORDIA GIA’ FINITA … E CON LEGA E FORZA ITALIA SPACCATE ALL’INTERNO IL VOTO PER IL QUIRINALE SARA’ LA PATRIA DEI FRANCHI TIRATORI
Il moderato che vola a Bruxelles dal Ppe, l’estremista (o sovranista) che videocollega con la Le Pen per fare un gruppo assieme, e la “rompicoglioni”, dice proprio così Salvini, testuale: “Si può concordare una quota comprensibile di rottura di coglioni dall’opposizione, che però vada a minare il campo Pd e 5 stelle, non sia fatta scientemente per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra”.
Insomma, il disvelamento: dietro la foto di Villa Grande, il centrodestra non c’è come progetto politico.
Le linee di frattura sono tra i partiti, ma anche nei partiti.
Nella Lega, il leitmotiv dell’era Draghi è il partito “di lotta”, no vax, no Green Pass e il partito di governo, pragmatico, europeista, convintamente draghiano.
A questo romanzo, nel dopo voto si aggiunge l’analoga linea di frattura tra gli azzurri, perché il discrimine, tutto politico, sotto le baruffe attorno al cerchio magico, è se si sta con Draghi o con la Meloni. E, ca va san dire, chi farà le liste nell’ambito di questa linea.
L’effetto paradosso è che proprio quando il grande ballo quirinalizio intorno al Cavaliere diventa scoperto e alla luce del sole se ne scopre anche l’estrema inconsistenza.
La sentenza fiorentina sul filone minore del Ruby ter (non la parte più temuta che riguarda le olgettine) amplifica questo paradosso.
Sorridente, assolto e immortalato accanto alla Merkel (ricordate i sorrisetti di dieci anni fa) il Cavaliere in fondo ci crede, perché il solo pensiero che il suo nome possa essere votato nell’urna presidenziale è una carezza sull’ego.
Tanto che, a domanda su Draghi, non risponde, come si fa in questi casi, che non va tirato per la giacchetta ma che, sebbene sia bravissimo, per il paese è più “vantaggioso” che resti dove è.
Salvini giura che, se Silvio ci tiene, è pronto a indicarlo, con buona pace di pezzi del suo partito che già hanno detto un’altra cosa sebbene ai suoi parlamentari spieghi che Draghi è in pista (senza voto anticipato).
Insomma, non ci vuole una Cassandra per sentire puzza di bruciato.
Con l’aria che tira nel centrodestra e dentro Forza Italia già si intravede uno stuolo di franchi tiratori.
Ecco, a 24 ore di distanza la foto di Villa Grande si è già infranta sugli scogli della realtà. Dietro le sirene del Quirinale – tutti uniti a fianco del “patriarca” – ognuno gioca la sua partita, e l’una non coincide con l’altra.
Questa cosa dell’audio pirata di Salvini è grossa, chi ha esperienza sa che non è una casualità.
Il casus belli è stata la lunga trattativa che FdI ha fatto sulla mozione anti-totalitarismi, alzando l’asticella e costringendo il Carroccio a barcamenarsi con i partner di maggioranza, sospendendo più volte la seduta.
Ma è solo l’ultimo episodio di un malessere più profondo. C’è poco da fare: la competizione a destra, con la crescita della Meloni ai danni di Salvini ha instaurato una dinamica distruttiva, con buona pace della finta pace tra un risotto allo zafferano, le pere caramellate, e il boccoluto barboncino bianco.
Né dentro Forza Italia si è ricomposta la frattura con i ministri che hanno denunciato l’esclusione dai tavoli: Brunetta e Carfagna corrono in soccorso della Gelmini, il Cavaliere praticamente la sfida ad andarsene dopo aver detto cose “fuori dalla realtà”. Il Quirinale? Buona fortuna.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile PD 19,5%, FDI 19,2%, LEGA 17,6%, M5S 16,2%, FORZA ITALIA 8,1%, AZIONE 4,5%, VERDI 2,1%, ITALIA VIVA 2%, MDP 1,5%, SINISTRA 1,4%, +EUROPA 1,2%
Risultati a sorpresa: nel sondaggio sulle intenzioni di voto per ‘Porta a Porta’ di
oggi 21 ottobre, realizzato da Alessandra Ghisleri di Euromedia Research, il Pd di Letta, se si andasse ora al voto, sarebbe il primo partito con il 19.5% guadagnando lo 0.1% rispetto alla precedente rilevazione del 14 settembre.
Segue Fratelli d’Italia della Meloni con il 19.2% che cresce anch’esso dello 0.1%. Terza forza politica risulta la Lega di Salvini al 17.6% con un calo dello 0.9%.
Il Movimento 5Stelle guidato da Conte perde lo 0.9% e si ferma alla quarta posizione al 16.2%. Forza Italia guadagna lo 0.8% ed ottiene il 8.1%.
Secondo il campione di Euromedia dopo la recente performance registrata alle elezioni per il Comune di Roma, Azione di Calenda cresce al 4.5% (+0.7%).
La federazione dei Verdi si attesterebbe al 2.1% (+0.1%). Italia Viva di Renzi al 2%. (-0.8%) Segue, stabile, MDP-Art.1 all’1.5%, Sinistra Italiana 1.4% (-0.4%) e +Europa 1.2% (-0.5%). Infine le forze minori di Centrodestra 1.2% (+0.1%)
La coalizione di Centrodestra (FDI Lega FI + altri di Centrodestra) otterrebbe il 46.1% mentre quella di Centrosinistra (PD M5S Sinistra Italiana e MDP-Art.1) si fermerebbe al 38.6% , Se si considerassero anche Verdi e Sinistra il centrosinistra arriverebbe al 42,1%, con l’aggiunta di Azione e Italia Viva al 48,7%
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile BUON ULTIMA ARRIVA LA GELMINI A DENUNCIARE IL “BERLUSCONISMO DEVIATO”
Fa parte della mitologia del berlusconismo, ascendente, potente, poi cadente, forse anche deprimente ciò che, con perfido gioco di parole, proprio lei, Maria Rosaria Rossi, ridefinì così, ai tempi in cui tutto, comprese le telefonate, passava dal suo controllo, con grande disappunto del resto della corte: “Cerchio magico? Ma no, semmai cerchio attorno al magico”.
Guardate che è fine, la finta adulazione con verità incorporata: il dogma dell’infallibilità del leader che i “cerchi” li sceglie, li frappone, su di essi lascia che si scaricano errori tensioni. Mica si può dire “colpa di Berlusconi”.
Arriva buon’ultima Maria Stella Gelmini a denunciare, in nome del berlusconismo autentico il berlusconismo deviato: “Quelli attorno gli hanno raccontato una parte della verità, non ha avuto una rappresentazione onesta”.
Povero Silvio, finito nelle grinfie di una nuova combriccola che ne conculta la capacità autonoma di giudizio. Una volta, su questo refrain conquistò il suo momento di gloria anche tal Fabio Sanfilippo, un dirigente degli “anziani” di Forza Italia in Piemonte. Nessuno lo conosceva finché non manifestò con una cinquantina di militanti proprio davanti ad Arcore contro “quelli che circondano Berlusconi, gli bloccano anche le mail e hanno portato il partito alla rovina”.
Se si potesse parlare con quel toscanaccio di Denis Verdini, ci sarebbe da scrivere un libro, non un articolo. Quante volte ha dovuto assolvere all’ingrato compito di parafulmine, per colpa di quei “report” riservati inviati al Cavaliere che, come noto, non ha il dono della riservatezza.
Celebri le sfuriate di Michela Vittoria Brambilla, l’imprenditrice ittica che lanciò i circoli della libertà, prima benedetti dal Cavaliere, che ha sempre avuto un rapporto di amore-odio verso la sua nomenklatura, poi frenati: “Me lo ha detto Denis, ci sono i nostri, non allargano”. Apriti cielo. Fu l’unica volta che anche il mite Gianni Letta alzò di una tacca i decibel della sua voce, visto che, come si muoveva, la rossa creava confusione.
Poi c’è la storia di qualche signorina di bell’aspetto, finita nel giro delle collaboratrici, che sempre a Verdini tolse il saluto per colpa di quel giudizio, buttato lì, al capitolo “qualità dei dipendenti”, di “donna senza pensiero”. Così, tanto per dare un’idea. Poi ne restano mille, canterebbe l’Orietta nazionale.
Poco male, c’aveva le spalle larghe Denis. Uno che, quando Berlusconi prometteva a dieci persone di fare il ministro dell’Economia, scuoteva il capo: “Nun se pote, il dieci nell’uno nun c’entra, se nun c’entra nun c’entra”.
Toccò pure a lui, a un certo punto, salutare la compagnia, dopo il miracolo del Nazareno, che trasformò il “Pregiudicato” in “padre della Patria”, grazie al patto con Renzi.
Roba da infarto quell’incontro nella sede del Pd, con le foto di Enrico Berlinguer sulle pareti e il suo “spregiudicato” conterraneo che parlò di “profonda sintonia” sulle riforme.
Saltato quel patto, l’affermazione del “calippato” ad Arcore fu sancito da una sorprendente dichiarazione di Maria Rosaria Rossi: “Berlusconi rovinato dal duo Letta-Verdini”, sempre per il noto principio che la colpa è di quelli che gli stanno attorno, che poi, in fondo, è una variante del “paradigma Veronica”, reinterpretato, a vario titolo e con vari fini, da vari personaggi in commedia: a “quelli che gli stanno accanto” affidò “l’implorazione”, annunciando il divorzio ad “aiutare mio marito”, “come si farebbe con una persona che non sta bene”. E cioè a difenderlo da se stesso, dal girone infernale delle cene eleganti e da quelle storiacce di Noemi Letizia prima e Ruby poi.
Sia pur declinato senza monastica sobrietà, l’appello fu raccolto. E arrivò, proprio in occasione delle elezioni, non la governante tedesca ma, come fidanzata pronta per l’uso, la ragazza di Telecafone. Quella che ancheggiava con un’allusiva pompa da giardinaggio e un calippo. La sdoganò, stufa dell’andazzo dei Tarantini e Lavitola proprio Marina.
Al direttore di Chi, Alfonso Signorini, già responsabile dei pink tank ai tempi degli scandali, il compito di trasformare in arte la differenza di 49 primavere all’anagrafe: “Ci sono illustri precedenti come Chaplin e Moravia”. È complicato da spiegare, ma questa ormai è politica, messaggio di ordine ritrovato, senza rinunciare ai piaceri: il maschio funziona, ma ha messo la testa a posto.
E ci risiamo col cerchio. Da Fuorigrotta ad Arcore, è roba da capogiro. L’onnipotenza è umana: via Paolo Bonaiuti, via la storica segretaria Marinella, via pure il maggiordomo Alfredo perché acquistava i fagiolini a prezzi non di mercato.
Verdini sbatte la porta perché in Toscana Deborah Bergamini, che assieme al duo Rossi-Pascale compone la cerchia stretta, si intromette nelle vicende toscane, dove mai nessuno aveva osato. Che poi, per quei paradossi della politica o post-politica negli anni Forza Italia, o ciò che ne resta, diventa il partito dove le donne fanno più strada, a corte, nei gruppi parlamentari, al governo.
Mica perché è diventato femminista, forse a conferma che di gallo ce ne può essere uno solo, Angelino Alfano docet, investito del ruolo di delfino nel luglio 2011, spiaggiato l’anno successivo per eccessivi vagiti autonomistici e questioni di “quid”. Compito ingrato mettere la faccia sul governo Monti, mai digerito in fondo dal Cavaliere, tranne poi sentirsi dire “mi tocca tornare perché il partito è ai minimi di consenso”. Ariecco, quelli attorno.
Ma davvero si può credere che Angelino avesse la forza per imporre a Berlusconi di non candidare Dell’Utri e Cosentino? Sì, è vero Alfano gliela aveva giurata, l’altro si scaricò le colpe perché pensava di vincere e i sondaggi dicevano che erano due zavorre.
È sempre una questione di punti di vista: se siedi alla destra del capo, il cerchio magico, se non riesci a superare l’uscio il cerchio è tragico. Ora tocca al coordinatore Antonio Tajani e a Licia Ronzulli, colei che proprio la famiglia mise al fianco di Berlusconi dopo che quasi ci aveva rimesso le penne perché quando era già gonfio e respirava con affanno lo avevano portato in giro come una madonna pellegrina, invece di chiamare il medico: “In che mani sia finito?”, si domandarono dando il benservito alle vestali, e per l’occasione ritornò anche Marinella. Vabbè, insomma, ci siamo capiti.
(da Huffingtonpost)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile “VOLEVA VENIRE CON I FIORI, NON E’ A FAVOR DI TELECAMERE CHE SI ESPLICITA UN IMPEGNO”
“Non basta il gesto della singola squadra, o della Federazione. Credo serva un
intervento anche del legislatore per valutare la rilevanza penale che possono avere gesti e parole come quelle nel video. Oggi il reato di apologia del fascismo è molto circoscritto e legato a una situazione in cui si debba dimostrare la volontà di ricostruire il partito fascista, sennò è un gesto e rimane lì, specialmente quando si palesa in un gruppo”.
Così in un’intervista alla Gazzetta dello Sport Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche che già ieri era intervenuta sull’episodio del falconiere della Lazio beccato a inneggiare al Duce.
Per Di Segni il problema non è solo della Lazio, è molto più ampio: “Un punto di partenza però c’è: con l’Unaar e la presidenza del Consiglio abbiamo preparato un piano di lotta all’antisemitismo. Riguarda anche il calcio, ma è fermo sulla scrivania della presidenza del Consiglio. Basta chiacchiere. Abbiamo contattato le squadre, alcune hanno risposto: il Bologna, il Milan e la Fiorentina. A loro e a chi vorrà aderire abbiamo proposto di rivedere i propri codici di condotta, di valori e di prendere misure. Non tutti hanno risposto, non vuol dire che non condividano questo impegno, ma non si può più aspettare”.
Di Segni però parla della Lazio. Nel 2017 Lotito promise: ogni anno porteremo 200 tifosi nei campi di sterminio. “Non li abbiamo visti: si è pure aggiunto l’alibi del Covid. Questo potrebbe essere un punto da cui partire: resto convinta che chi incontra i sopravvissuti allo sterminio sviluppi un consapevolezza e una sensibilità diversa. E non li troveremmo in questi video. Nessuno mi ha chiamato dalla Lazio. Se ci fosse un invito a nuove iniziative stavolta vorrei prima vedere qualcosa di molto concreto. Venire con i fiori – come voleva fare la Meloni e mi sono battuta perché non avvenisse – non è il modo per un cambiamento culturale. Non è davanti alle telecamere che si esplicita un impegno”.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile OFFENDE IL PRESIDENTE SU FB, QUANDO GLI FANNO NOTARE CHE E’ UN REATO SCARICABARILE SUL FIGLIO PICCOLO
Esistono dei bambini che ingannano genitori, prendono i telefoni, offendono il presidente della Repubblica con un lessico di buona qualità e poi ripongono il telefono cancellando le tracce della loro idea garibaldina.
La storia come spesso accade arriva dai social. Uno screen è diventato virale in queste ore, quello di un cuor di leone.
“Con tutto il rispetto per sindaco…. Sergio Mattarella dovrebbe essere arrestato subito e successivamente preso a calci nel culo – scrive un utente su Facebook – Una persona infame, complice del sistema corrotto…. Le garantisco che saranno più i fischi al suo arrivo che gli applausi”.
Il problema dei cuor di leone di internet, solitamente, è che non durano molto. E questo caso non è stato diverso. E’ bastato che a distanza di pochi minuti, un altro utente postasse il link dell’articolo 278 del codice penale che tutto rientrasse nei limiti del patetico. L’articolo recita: “Chiunque offende l’onore o il prestigio del Presidente della Repubblica è punito con una multa da euro 5.000 a euro 30.000.”
Ed ecco allora la risposta del temerario hater del Presidente della Repubblica, “Purtroppo mio figlio di 8 anni ogni tanto si impossessa del telefono di papa e anche lui ha il suo pensiero…Seppur sbagliato non credo sia perseguibile dalla legge”.
A dire il vero. il temerario ha ragione.
Non può essere perseguito il bambino, lui in quanto legale responsabile sì. Dunque la scusa del figlio si potrebbe rivelare la peggiore in assoluto. Poi il tema nello specifico: ma quanto è triste dover combattere con questa gente che ha così poca consapevolezza di quello che fa che è bastato un link di google a trasformare il leone nell’agnello?
(da NextQuotidiano)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile TODDE, TAVERNA. RICCIARDI, TURCO E GUBITOSA NELLA NUOVA SEGRETERIA
La squadra è fatta. Il capo politico del M5s Giuseppe Conte ha scelto i nomi che
andranno a comporre la nuova segreteria del Movimento. Cinque volti, due donne e tre uomini, alcuni noti alcuni meno.
C’è la vicepresidente del Senato e grillina della prima ora Paola Taverna, ma anche la viceministra al ministero dello Sviluppo economico Alessandra Todde.
Ci sono poi il vicecapogruppo M5s alla Camera Riccardo Ricciardi e il senatore Mario Turco. Tra i nomi meno sentiti nell’ambiente c’è invece quello di Michele Gubitosa, deputato, ex presidente dell’Avellino calcio eletto in un collegio uninominale alle elezioni del 2018.
Questi 5 nomi sono stati ufficializzati nel corso dell’assemblea congiunta dei gruppi parlamentari del M5s.
Restano fuori dalla segreteria M5s due nomi di peso. Quello della ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina e quello della ex sindaca di Torino Chiara Appendino che Conte ha ringraziato, insieme a Raggi, «per l’impegno riposto nel superare i tanti ostacoli».
«Dobbiamo umilmente incassare questa lezione», ha detto l’ex premier nel corso dell’intervento all’assemblea dei gruppi parlamentari M5s alla Camera riferendosi alla sconfitta delle amministrative. «Dobbiamo sentire tutti addosso la delusione di un risultato che non possiamo accettare. Dobbiamo fare autocritica»
Out Alfonso Bonafede, che fino all’ultimo è rimasto in gioco per un ruolo da dirigente nel partito. Ma l’ex premier per il fedelissimo ha in mente un altro ruolo, quello da capogruppo della Camera, poltrona ambita perché snodo cruciale nel prossimo voto per il presidente della Repubblica e nella formazione delle future liste elettorali.
Il blitz per sostituire Davide Crippa per il momento è fallito, l’opzione di forzare la mano andata in naftalina, ma il tema si riproporrà.
Fuori anche Chiara Appendino, sembra per una sua scelta personale. Dopo l’esperienza in Comune a Torino, l’ex sindaca avrebbe declinato per incompatibilità con una presenza fissa o comunque frequente a Roma, anche in considerazione del fatto che nessun emolumento è previsto per gli incarichi di partito.
Fuori anche Vito Crimi, che pure a lungo è stato nella short List di Conte dopo aver traghettato per oltre un anno nel Movimento, ma dovrebbe essere ripescato nella segreteria
Sono tutte personalità vicine all’ex premier quelle scelte, che godono di fiducia da parte del capo politico e poco ingombranti, in modo da non oscurare il ruolo da primus supra partes
Due i senatori, la nota Paola Taverna, fondamentale negli ultimi mesi per portare tra i contiani la quasi totalità dei suoi colleghi al Senato e Mario Turco, già braccio destro di Conte a Palazzo Chigi, considerato una sorta di eminenza grigia al fianco dell’avvocato pugliese, da lui transitano molti dossier delicati, lui stesso ha già iniziato a avviare lo scouting nella società civile in vista di rinnovare le liste quando si voterà.
Due anche i deputati: l’attuale vicepresidente del gruppo Riccardo Ricciardi, considerato a Montecitorio uno dei fedelissimi di Conte, e Michele Gubitosa, abile deputato avellinese che il borsino di Palazzo accreditava come vicino a Luigi Di Maio, ma che negli ultimi mesi si è avvicinato all’ex premier, spedito spesso in tv a difendere le ragioni del Movimento.
C’è poi Alessandra Todde, ex ceo di Olidata, un’avventura, quella con M5s, iniziata con una candidatura alle elezioni europee nel 2019 senza riuscire a essere eletta, chiamata da Conte nel suo secondo governo a ricoprire l’incarico di sottosegretario allo Sviluppo economico e poi promossa a viceministro dello stesso dicastero con l’arrivo di Mario Draghi.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile MA COME SI VOGLIONO BENE… LA FRASE PRONUNCIATA DURANTE UNA RIUNIONE CON I PARLAMENTARI
L’audio è stato pubblicato in esclusiva dal Foglio. «Negli ultimi mesi Fdi ha agito scientemente per mettere in difficoltà Lega e centrodestra», ha detto il leader del Carroccio ai parlamentari
Solo ventiquattro ore fa, dopo il vertice a Villa Grande a Roma tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini per riflettere sulla sconfitta alle ultime elezioni comunali, il centrodestra in una nota ribadiva la propria «compattezza» e sottolineava il clima «cordiale» nella coalizione.
All’indomani dell’incontro, suonano tutt’altro che «cordiali» le parole di Salvini sugli alleati di Fratelli d’Italia. In un audio esclusivo pubblicato sul Foglio, durante un incontro tra il leader leghista e i parlamentari del Carroccio riuniti al Teatro Sala Umberto di Roma, Salvini dice: «È ovvio che noi abbiamo un centrodestra al governo e uno all’opposizione: però c’è modo e modo di stare all’opposizione».
Il leader leghista, riferendosi implicitamente al partito guidato da Meloni, aggiunge: «Si può concordare una quota comprensibile di rottura di coglioni dall’opposizione, che però vada a minare il campo Pd e 5 Stelle».
Secondo Salvini l’opposizione di Meloni e di FdI sarebbe stata portata avanti «scientemente, come accaduto negli ultimi mesi, per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra». Parole che potrebbero mettere nuovamente in discussione la «massima collaborazione», la «compattezza» e il prosieguo del «lavoro come coalizione» nel centrodestra.
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile E’ LA PROVINCIA CON I PEGGIORI NUMERI D’ITALIA
Dal 15 ottobre Trieste è diventata il simbolo del movimento No Green pass. Un
popolo senza un profilo comune, un patchwork di correnti diverse che vanno da vecchie conoscenze delle proteste di piazza a uomini e donne che non erano mai stati a una manifestazione.
Non è un caso che questo popolo abbia trovato la sua Terra Promessa in Friuli-Venezia Giulia. I dati sulle vaccinazioni erano già noti: solo il 71% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino, contro una media nazionale arrivata all’85%. Ora però arrivano anche i dati, in dettaglio, dei contagi.
Secondo il portale Cura Italia, negli ultimi sette giorni in provincia di Trieste sono stati registrati 139 nuovi contagi ogni 100 mila abitanti.
È il dato più alto in Italia, la seconda provincia in questa classifica è Vibo Valentia, con 91 nuovi contagi ogni 100 mila abitanti. Secondo gli ultimi dati disponibili il numero totale dei casi registrati in provincia di Trieste è di 23.847 su una popolazione di quasi 230 mila abitanti.
Questi dati, come abbiamo verificato, vengono distribuiti ogni giorno sul profilo della Protezione Civile di Github ma non rientrano più da tempo nelle schede riepilogative che vengono distribuite alla stampa.
A confermare questi numeri ci sono anche le parole del vice presidente della regione Friuli-Venezia Giulia, Riccardo Riccardi. Eletto nelle liste di Forza Italia, Riccardi ha anche la delega alla Salute: «La crescita dell’incidenza dei casi è collegata in prevalenza all’aumento dei casi registrato a Trieste, dovuto anche alla più bassa percentuale di vaccinati rispetto alla media regionale».
Oltre a questo il vicepresidente ha spiegato che esistono degli altri fattori: «L’età media della popolazione è più avanzata, c’è poi da contare anche la numerosità degli ospiti delle case di riposo e della popolazione scolastica».
Ora la crescita dei casi in Friuli-Venezia Giulia è paragonabile a quella dell’inizio della seconda ondata: «Se guardiamo Trieste la crescita è simile a quella del mese di ottobre dell’anno scorso, per cui è atteso un aumento molto più alto per quest’ultimo territorio».
(da agenzie)
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Ottobre 21st, 2021 Riccardo Fucile IL PASSO INDIETRO DEGLI ORGANIZZATORI MA LA TENSIONE RIMANE… NO VAX SPACCATI: “DIETRO PUZZER C’E’ PARAGONE”
La notizia era nell’aria. Da molte ore veniva pressante da più parti l’invito a un rinvio o una cancellazione della manifestazione già da giorni convocata per domani del Movimento contro il Green pass di Trieste.
Il motivo, enunciato in varie colorazioni, era sempre lo stesso: rischio concreto di provocazioni. E in effetti si è fatto oggi sempre più forte il tam tam di imminenti arrivi di gruppi di Black Bloc, anche attraverso segnalazioni giunte alle forze dell’ordine triestine.
E poco fa sono stati gli stessi organizzatori a comunicare la cancellazione della manifestazione, per la quale erano previste 20 mila persone.
Ora si teme che la tensione di queste ore sia sfruttata in serata da violenti infiltrati nei gruppi già giunti a Trieste in vista del raduno.
NO VAX SPACCATI
Due leader. Due visioni opposte di come dovrebbe continuare la protesta dei No Green pass aperta a Trieste in questi giorni. E dietro un movimento fatto di tante realtà, non tutte facili da collocare.
Ieri sera a Non è l’Arena su La 7 è andato in scena lo scontro tra Ugo Rossi e Stefano Puzzer. Ugo Rossi è il leader del Movimento 3V (Vaccini Vogliamo Verità) a Trieste, fresco di elezione al consiglio comunale con oltre il 4 per cento delle preferenze. Puzzer è l’ex leader del Coordinamento dei portuali che ha iniziato il presidio al Molo 7 e ora fa parte del direttivo del Coordinamento 15 ottobre nato per raccogliere tutti i manifestanti arrivanti a Trieste in questi giorni.
II primo affondo è di Rossi: «Stefano Puzzer è un falso. Sono giorni che si incontra dietro gli angoli al buio con Paragone.”
Pacata la replica dell’ex leader dei portuali, in terza persona: «Sono l’ultimo che vuol fare il protagonista. Non ci stiamo incontrando di nascosto con nessuno».
Il riferimento di Ugo Rossi al senatore Gianluigi Paragone non è fatto a sproposito. Paragone è stato vicino fin dall’inizio al movimento No Green pass. Era già al presidio del Molo 7 il 15 ottobre, il primo giorno di mobilitazioni. Il suo arrivo è stato ben accolto dai manifestanti anche se alcuni hanno mostrato qualche riserva: «Mi raccomando. Noi siamo con te ma se ci tradisci ti veniamo a prendere», gli ha detto un manifestante.
Nei giorni seguenti è rimasto in piazza e spesso ha preso il megafono in mano per scandire cori. Una presenza che Rossi ha collegato a Puzzer in una serie di dichiarazioni uscite nelle ultime ore: «Stefano Puzzer è manovrato dal senatore Gianluigi Paragone e ha tentato, più volte, in maniera più o meno consapevole, di sedare la protesta con i suoi ultimi comunicati e l’accordo per ottenere il tavolo con il ministro Patuanelli di sabato».
Nella sfida aperta tra i due è entrato anche un altro episodio che riguarda il Clpt, il Coordinamento di portuali guidato fino a pochi giorni fa da Puzzer.
In un comunicato i portuali hanno accusato Puzzer di utilizzare il loro logo sui social per promuovere manifestazioni: «Il Clpt precisa che non ha nulla a che fare con il signor Rossi e con il suo movimento. Diffida il signor Rossi, come chiunque altro, dall’utilizzare il nostro logo ed associare il proprio nome al Clpt».
Anche su questo la risposta di Rossi è secca: «È un’affermazione diffamante nei miei confronti. Preciso che non ho mai utilizzato il loro logo e nome. Mi auguro arrivino delle scuse ed una rettifica da parte loro, altrimenti quello che interverrà legalmente è il sottoscritto».
Dietro allo scontro Rossi – Puzzer si può leggere una spaccatura più ampia del movimento No Green pass, nata dopo la fondazione del Coordinamento 15 ottobre: nel direttivo, infatti, non c’è nessuno del Coordinamento No Green pass Trieste, la rete che aveva portato associazioni e movimenti davanti al presidio del Molo 7 e che vede all’interno del suo direttivo anche dei membri del Movimento 3V.
Per adesso, ci spiega una fonte, il Coordinamento No Green pass Trieste non vuole remare contro Puzzer e Giacomini ma preferisce rimanere indipendente.
(da agenzie)
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