Destra di Popolo.net

LEGA, TREGUA ARMATA NEL CONSIGLIO FEDERALE, SALVINI DETTA LA LINEA, GIORGETTI (PER ORA) SI ADEGUA

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

TANTO CI PENSERANNO GLI ELETTORI A MANDARE A CASA SALVINI, ORMAI LA LEGA E’ IL TERZO PARTITO … QUANDO SALTERA’ UN PARLAMENTARE SU TRE LO INSEGUIRANNO CON I FORCONI

Nella Lega scocca l’ora della tregua armata. Salvini-Bud Spencer non fa volare cazzotti, gli basta mostrare il pugno di ferro.
Il duello all’Ok Corral di cui c’erano tutte le premesse si squaglia nel corso del lungo consiglio federale, che finisce a sera inoltrata.
Sotto 50 minuti di discorso a braccio di Salvini, che impone la sua linea e soprattutto la collocazione in Europa “alternativa alla sinistra, di cui il Ppe è subalterno, avanti per un grande gruppo identitario e conservatore”.
Scelta antitetica alla prospettiva di Giorgetti, che però si allinea. Seguono infatti una serie di interventi – a partire proprio dal ministro dello Sviluppo Economico – che, secondo fonti vicine al segretario, “ribadiscono totale fiducia nell’attività, visione e strategia” salviniana. Tra questi il governatore veneto Zaia: “Siamo qui grazie a Matteo, i voti li prende lui”. Mentre Fedriga si tiene sul tecnico, alla larga dalla politica.
L’operazione muscolare ha funzionato. Del resto, la convocazione urgente del “parlamentino” era nata con quell’obiettivo: contarsi, isolare il dissenso, definire il perimetro. Sfruttando l’irritazione di molti per il “picconamento nel momento sbagliato” e contando sul sostegno, quantomeno in chiave attendista, dei governatori. Salvini si aggiudica questo round: “Ascolto tutti e poi decido io, come sempre. Credo che questa linea della Lega sia vincente”.
Pochi però credono alla pace, lo scontro è rimandato. A data però da destinarsi. Giorgetti gioca un’altra partita su tempi più lunghi: si sfila dall’agone, non offre il fianco alle lame. Che “comanda Matteo” l’ha sempre detto, e gli rinnova la “fiducia”.
Nel palazzo dei gruppi di Montecitorio, ci sono quasi 40 partecipanti tra presenti e video-collegati per tre ore. I “duellanti” arrivano separatamente. Salvini accompagnato dai vice Crippa e Lorenzo Fontana entra dall’ingresso principale. Giorgetti arriva poco dopo, alla fine del consiglio dei ministri, dall’ingresso secondario collegato a Palazzo Chigi. La divisione dei ruoli è (anche) plastica.
Il leader insiste sull’unità del centrodestra nella fase che tra poco porterà al voto per il Quirinale, con la coalizione stavolta in grado di prevalere numericamente. Fa un appello per serrare i ranghi: “Non gettiamo benzina sul fuoco”.
Chiede “massimo impegno” in vista della Legge di Stabilità, sarà battaglia per la proroga del forfettario per le Partite Iva e contro il reddito di cittadinanza.
Annuncia le date della conferenza programmatica – 12 e 12 dicembre a Roma – per “decidere su quali binari viaggiare”. Ma l’antipasto è corposo, il congresso depotenziato.
Il clou riguarda l’Europa, il grande punto di frizione con Giorgetti, la svolta “incompiuta” che rischia di far deragliare il convoglio leghista sul “binario morto”.
E’ evidente che il numero due di via Bellerio non è riuscito – come si proponeva – a “far ragionare” il suo capo: “Avanti per un grande gruppo, identitario, conservatore e di centrodestra, alternativo ai socialisti con cui il Ppe governa insieme da anni”. Salvini pattina in equilibrio, non pronuncia i nomi degli alleati.
Gli aggettivi – identitario e conservatore – richiamano i nomi delle due formazioni di cui fanno parte Lega e Fdi a Strasburgo.
Tutti capiscono che il cantiere con Fidesz e il Pis polacco è la stella polare, la rotta è tracciata, la tela tessuta da Giorgetti con i Popolari soprattutto tedeschi, con Bruxelles, da ultimo con Washington, è irrimediabilmente strappata.
Oggi applaudono in coro, i conti si faranno più avanti.
L’ex deputato leghista Gianluca Pini twitta al vetriolo: “Piena fiducia” è un po’ come “stai sereno”.
(da Huffingtonpost)

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LA CONFUSIONE MENTALE DELLA MELONI: “NON HO MAI AVUTO AFFLATO PER IL FASCISMO, MA PER I REIETTI, PER GLI SCONFITTI”

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

BENE, ALLORA CI SPIEGHI PERCHE’ VUOLE IL BLOCCO NAVALE PER I REIETTI IMMIGRATI E PERCHE’ PROPONE PROVVEDIMENTI A FAVORE DI POTERI FORTI, LOBBY ED EVASORI

“Sorprenderà qualcuno, magari tra i più prevenuti nei miei confronti, ma non ho mai provato alcun afflato per il fascismo. Mentre sento di averlo sempre avuto forte per i reietti, gli sconfitti. Per quelli che hanno mantenuto la propria coerenza, anche quando avevano tutto da perdere. E certamente ho sempre riconosciuto una comunanza di ideali con i giovani che scelsero la parte destra del campo nel dopoguerra italiano. Soprattutto per coloro che pagarono con la vita tale scelta”.
Lo scrive Giorgia Meloni, presidente Fdi, nella prefazione al libro di Adalberto Baldoni e Alessandro Amorese ”I ragazzi del ciclostile- La Giovane Italia, un movimento studentesco contro il sistema” (Eclettica Edizioni), dedicato all’associazione degli studenti medi che, negli anni Cinquanta e Sessanta, aderivano ai valori della destra italiana.
Non entriamo nel merito della prima parte delle sue affermazioni per carità di patria, perchè ci vorrebbero pagine di analisi.
Ci limitiamo al suo presunto e dichiarato “afflato per i reietti”.
Non sono reietti e sconfitti quelli che fuggono dai paesi poveri in cerca di miglior vita?
Non sono sconfitti quei richiedenti asilo che fuggono da guerre civili e massacri?
Non sono disperate quelle madri che vengono stuprate nei lager libici?
Non sono reietti quei bambini di pochi mesi in fuga dall’eccidio?
E allora perchè vuoi il blocco navale per impedire che anche i reietti possano avere una chance nella vita che non sia affogare in mare?
E se ami i reietti perchè poi voti per certificare che Ruby era la nipote di Mubarak per fare un favore a uno che non è certo reietto?
Perchè voti i condoni agli evasori?
Perche ti schieri sempre a fianco delle lobby che hanno affossato l’Italia?
Perchè ammicchi a chi assume posizioni che hanno contribuito a mettere in pericolo la salute degli italiani?
Perchè ti dichiari di Destra quando la Destra non è solo quella della finanza e della conservazione dei privilegi, ma è anche quella sociale che rappresenta le minoranze di reietti?
O si è solidali sempre o non lo si è, questa è COERENZA.
E gli Italiani non sono fessi.

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INTERVISTA AL POLITOLOGO PASSARELLI: “SALVINI RESTA UNO DI ESTREMA DESTRA, LA SVOLTA EUROPEISTA E’ UN INGANNO”

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

“IL SUO ELETTORATO E’ QUELLO CHE ODIA GLI IMMIGRATI, LUI E’ QUELLO CHE STA CON LE PEN E AFD, ALL’ESTERO SANNO TUTTI CHI E’, SOLO IN ITALIA VIENE PRESO IN CONSIDERAZIONE”

“La Lega non è cambiata andando al governo con Draghi. Resta un partito di estrema destra. Salvini è tra l’incudine di parte dell’élite interna che vuole rimanere al governo e il martello della perdita di consensi a favore di FdI. L’unica strada che ha di fronte è aumentare il clima da campagna elettorale. Ma a febbraio dovrà decidere se uscire dalla maggioranza”.
Gianluca Passarelli, professore associato di Scienza Politica alla Sapienza e ricercatore dell’Istituto Cattaneo, è autore – insieme al collega bolognese Dario Tuorto – del libro “La Lega di Salvini. Estrema destra di governo” pubblicato dal Mulino a settembre 2018. E per HuffPost analizza le mosse del leader leghista in Italia e in Europa.
Professore, nel libro vi riferite all’esperienza del primo governo Conte, quello gialloverde. Come è cambiata nel frattempo la Lega?
Non è cambiata per nulla. E’ una grande distorsione ottica dei commentatori e dei media. Resta un partito di estrema destra, con una torsione compiuta dopo gli anni di Bossi, e fa di tutto per confermare questa natura. Aggiungo che solo in Italia non si vede: in Europa la Lega è considerata esattamente così. E lo si vede anche dagli alleati che sceglie. In Francia nessuno mette in dubbio che il partito della Le Pen sia di estrema destra. Da noi invece le sortite leghiste vengono derubricate a boutade, leggerezze, cattive interpretazioni.
Non si può negare che ci sia stato un cambio di passo con la decisione di Salvini di sostenere il governo Draghi, la pur “incompiuta” svolta europeista…
Lo ripeto: è un grande inganno. Parliamo di due dimensioni che non si sovrappongono. Quando Haider andò al governo in Austria, tutte le cancellerie europee fecero muro. Certo, erano altri tempi, ma solo Berlusconi riesce a dire che chi ha sdoganato fascisti e leghisti è lui. Non è in discussione il tasso di democraticità del governo Draghi, ovviamente, ma parteciparvi non cambia la natura della Lega.
Vuol dire che lo scontro tra Salvini e Giorgetti, tra partito di lotta e di governo, è fumo negli occhi?
Movimenti ci sono. Ma Giorgetti rappresenta il partito? Nemmeno per sogno. Rappresenta una parte dell’élite interna che raccoglie zero voti. Ecco perché non è credibile la prospettiva di scissione: elettoralmente la Lega è Salvini. Poi, Giorgetti ha sempre votato tutto, compresi i decreti sull’immigrazione. Infine, ci sono i governatori che vogliono gestire i fondi del Pnrr e dunque sono “governisti”. Ma il punto è sempre lo stesso: il consenso nelle urne.
La leadership del Capitano, per quanto ammaccata dalle amministrative e dai sondaggi, allora non è scalabile?
E’ possibile che lo sia. Del resto, è tramontata quella di Bossi, fondatore e capo carismatico. Ma se arrivasse un leader non radicale, diventerebbe un altro partito perché la Lega è saldamente piantata su una linea politica: contro l’immigrazione. L’uscita di questo tema dall’agenda politica è uno dei motivi della crisi di Salvini.
Ma perché la Lega non riesce a mutare pelle quando al centro ci sono le praterie?
Perché il suo elettorato è quello. Davanti al famoso gelato di Giolitti, Giorgetti ha condotto Salvini al governo. Lui, per tattica o ingenuità, ha accettato, ma ha capito presto che quella strada indebolisce lui nel partito e il partito stesso. Alla lunga, sarà considerato come parte di una grande coalizione, gli elettori gli chiederanno: dov’eri quando cancellavano Quota 100? Sul ddl Zan, se fosse passato, sarebbe stata la stessa cosa.
Quanto incide la competizione con Giorgia Meloni?
Moltissimo. Il leader leghista è tra l’incudine e il martello. Tra le pressioni di quell’élite che per ragioni oggettive e legittime vuole rimanere al governo e il calo nei sondaggi, che per me è persino sotto il 17%. Così convoca il consiglio federale per mostrare i muscoli e ribadire che comanda lui. E del resto, i parlamentari che vogliono essere rieletti si sentono garantiti da lui e non da Giorgetti che fa un altro mestiere.
Sintetizzando: se Salvini si “giorgettizza” perde terreno rispetto a FdI, se invece torna il Capitano al 100% il sogno di Palazzo Chigi svanisce. E’ una partita lose-lose destinata all’implosione. Come ne esce?
Credo che l’unica strada che gli resti sia aprire sempre di più alla campagna elettorale. Intestarsi un partito, magari più piccolo, ma di cui è il capo indiscusso e con cui il centrodestra dovrà fare i conti. Controllare un potere minore per potersi riorganizzare. Non andrà a Palazzo Chigi, ma qualsiasi aspirante dovrà trattare con lui.
Non le sembra un pesante ridimensionamento di ambizioni?
Se uno si professa rivoluzionario, finire tacciato di tradimento è facile. Salvini sa che se continua a mescolarsi in una coalizione indistinta rischia di perdere la fiducia della base che lo considera corresponsabile delle scelte. E ha già capito che con Draghi, che si comporta da leader vero, le sue proposte non passano. Così serra i ranghi e vede chi lo segue.
Dobbiamo aspettarci l’ottovolante continuo o lo strappo finale?
Stare sulla graticola per un anno è complicato. Dopo il voto per il Quirinale la Lega dovrà decidere se uscire dal governo.
La Lega nel Ppe lei ce la vede? O anche questo è un film solo italiano
Le alleanze come i matrimoni si fanno in due, e bisognerebbe capire come la pensano davvero nel Ppe. Ma poi Salvini non vuole: è in ottimi rapporti con Vox e Le Pen, va a braccetto con Orban, Giorgetti gli rinfaccia la simpatia per l’Afd. Cos’altro deve fare per segnalarci che la sua identità è quella? Siamo noi che ostinatamente non gliela riconosciamo.
(da Huffingtonpost)

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DRAGHI CEDE ALLA VERGOGNOSA LOBBY DEI BALNEARI, GUAI A TOCCARE I POTERI FORTI, ALTRO RINVIO DELLA LIBERALIZZAZIONE

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

IL 70% PAGA ALLO STATO MENO DI 2.500 EURO L’ANNO, PER IL FISCO DUE SU TRE EVADONO… DA 15 ANNI L’EUROPA ASPETTA CHE L’ITALIA LIBERALIZZI IL MERCATO E PONGA FINE AL REGIME DI MONOPOLIO

Lavoratori sfruttati su spiagge pagate allo Stato canoni irrisori, a volte evadendo il fisco. Una realtà fatta di rendite di posizione e illegalità diffusa praticata da molti imprenditori balneari
In una recente lettera inviata a Draghi, l’Antitrust ha ricordato che “nel 2019, su un totale di 29.689 concessioni demaniali marittime (con qualunque finalità) ben 21.581 pagavano un canone inferiore a 2500 euro” e ha chiesto con urgenza la modifica dell’attuale norma nazionale – legge di bilancio 2019, approvata da M5S e Lega – che ha prorogato fino al 2034 le attuali concessioni balneari, violando così la direttiva europea Bolkestein del 2006 che impone la messa a gara dei diritti sul demanio marittimo.
Diverse sentenze di Tar e Consiglio di Stato hanno recentemente imposto ai sindaci di disapplicare la legge nazionale a favore di quella europea – superiore nella gerarchia delle fonti – perché sull’Italia incombe la procedura di infrazione europea.
Quasi 180mila euro di ricavi annui a stabilimento ma 2 balneari su 3 non sono virtuosi per il fisco
Dall’analisi dei 5865 stabilimenti balneari inclusi nella tabella Mef dei contribuenti soggetti all’Indice Sintetico di Affidabilità emerge che nel 2018 gli imprenditori delle spiagge hanno dichiarato in media 178.900 euro di ricavi annui. La maggior parte degli stabilimenti considerati (5577) hanno ricavi annuali oltre i 30mila euro.
Le dichiarazioni dei redditi di oltre due terzi di questi hanno un punteggio Isa inferiore a 8, vale a dire che non raggiungono i livelli minimi di affidabilità fiscale e quindi non accedono ai benefici premiali previsti dalla legge, quali la riduzione di un anno dei termini di decadenza per le attività di accertamento, l’esonero dall’apposizione del visto di conformità sulla dichiarazione annuale e – se si ha un punteggio minimo di 8,5 – l’esclusione degli accertamenti analitico-presuntivi. Si tratta di stabilimenti che dichiarano ricavi medi annui di 160mila euro.
Quelli che invece sono stati promossi dal fisco con un punteggio Isa superiore a 8 dichiarano circa 256mila euro. Poi ci sono 288 stabilimenti che dichiarano fino a 30mila euro. Di questi solo 46 hanno un punteggio Isa superiore a 8 con ricavi di poco meno di 20mila euro l’anno. La maggior parte – 242 – ha un punteggio inferiore a 8 con dichiarazioni dei redditi in media di 17mila euro annui.
Una forma di evasione, quella dei mancati scontrini su lettini e ombrelloni da parte di alcuni stabilimenti, che spesso si aggiunge alle ore di lavoro non contabilizzate nelle buste paga dei lavoratori: diversi imprenditori balneari della riviera romagnola offrono contratti di lavoro in cui dichiarano molte meno ore di quante sono effettivamente richieste a bagnini e addetti alle spiagge.
Canoni irrisori finché non ci saranno le gare –
Nel 2020 le 59 concessioni balneari del comune di Arzachena, nella Costa Smeralda, hanno pagato allo Stato, complessivamente, un canone di 19mila euro l’anno. Dunque, circa 322 euro ciascuna per un intero anno. Un prezzo inferiore ai 400 euro giornalieri richiesti per un ombrellone con 2 lettini all’Hotel Romazzino di Porto Cervo.
A livello nazionale gli ultimi dati disponibili sono del 2016: le concessioni demaniali marittime, delle quali la stragrande maggioranza sono le spiagge attrezzate dove passiamo l’estate, sono circa 23mila e producono un gettito annuo da 103 milioni di euro, una cifra che è stabile dal 2011. Come ha spiegato a FQ Millennium in edicola un avvocato amministrativista che assiste diversi imprenditori balneari: “Finché non ci saranno nuove gare non si potranno cambiare le condizioni delle concessioni, dunque anche l’importo dei canoni”.
La feroce lotta per i privilegi acquisiti
Sui 7500 chilometri di coste italiane è in corso la guerra per il mantenimento dei privilegi acquisiti dagli imprenditori balneari. Al fronte vanno i sindaci, cui diverse sentenze di tribunali amministrativi hanno imposto di disapplicare la proroga quindicennale che viola la direttiva Bolkestein.
In Liguria si è mossa anche la Corte dei conti aprendo un’indagine per danno erariale a seguito di mancate gare per le concessioni. Nei giorni scorsi il primo cittadino di Bari e presidente dell’Anci Antonio De Caro ha commentato la vicenda della spiaggia barese di Torre Quetta, dove il vecchio gestore “dopo essere decaduto dalla concessione per provate negligenze rispetto al contratto stipulato, dopo aver perso il giudizio con sentenza passata in giudicato, dopo essere stato raggiunto da una misura di interdittiva antimafia disposta dalla Prefettura, dopo non aver prestato la minima collaborazione nell’eliminare gli arredi installati, facendo così anticipare centinaia di migliaia di euro alla collettività”, ha fatto ricordo al Tar bloccando la gara. La vicenda riportata non è isolata.
Come racconta l’inchiesta Spiagge Regalate. E i sindaci si ribellano pubblicata su FQ Millennium di giugno, i dirigenti dei comuni della Costa Smeralda, Olbia e Arzachena sono stati minacciati con denunce penali da Federbalneari Sardegna, semplicemente per aver applicato la legge.
(da Il Fatto Quotidiano)

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IL CASO DELLA CROCE CELTICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA DAL COLLO DELL’ASSESSORE DI FDI

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

GIANNI BERRINO, ASSESSORE IN LIGURIA, RITOCCA LA FOTO DI QUANDO RICEVE IL VACCINO ANTI-INFLUENZALE A TORSO NUDO …MA NON AVEVA DETTO DETTO CHE ERA ORGOGLIOSO DI PORTARLA? CHE COERENZA RIVOLUZIONARIA

L’assessore regionale del Turismo, Lavoro e Trasporti in Liguria Gianni Berrino, in quota Fratelli d’Italia, si è fatto fotografare oggi – in una posa tronfia e a petto nudo – mentre riceve una dose del vaccino antinfluenzale.
“La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace per la prevenzione, una scelta consapevole che invito tutti a fare”, scrive nel Post su Facebook in cui rivendica la sua scelta
Ma a un occhio attento, qualcosa non quadra guardando bene la sua immagine: la collanina che indossa non ha nessun ciondolo, anzi continua con alcune maglie d’oro che non poggiano, però, sui peli del suo petto, bensì su una chiazza rosa a forma di cuore.
Pare a tutti gli effetti un ritocco con photoshop come ha notato per primo Ferruccio Sansa. Ma cosa c’era da nascondere? Perché Berrino nasconde la croce celtica
Berrino ha sempre rivendicato il suo “amuleto”, portato fieramente al collo: una croce celtica. “Non capisco le perplessità – spiegava circa un anno fa, quando il caso venne fuori – e pensavo non fossero più i tempi in cui discutere di simboli del genere, al collo non ho mica il fascio littorio”.
Per lui la croce celtica è più un “ricordo del mondo che mi ha appassionato e portato a far politica, quel Fronte della Gioventù da cui sono partito da ragazzo per arrivare ad oggi”.
Se la rivendica fieramente, allora perché cancellarla, per di più in maniera così grossolana e mal fatta?
Nelle diverse fotografie scattate e pubblicate sul suo profilo, tra le quali anche alcune insieme alla leader del suo partito, Giorgia Meloni, Berrino si guarda bene dal mostrare il simbolo che porta al collo: spesso viene ritratto di lato, in modo da nasconderlo col colletto della camicia, oppure in giacca e cravatta.
Ma scavando tra i suoi archivi, in foto che risalgono a pochi mesi fa, la più recente è di settembre 2021, è stato possibile appurare che si tratta proprio di una croce celtica quella che porta al collo.
Lui stesso aveva ammesso di “portarla insieme ad alcune medagliette”, che si notano perfettamente in alcune immagini in seguito ad un articolo di Repubblica del 2019 che ne parlava.
Possiamo immaginare che negli incontri istituzionali abbia dovuto nasconderla per evitare di attirare polemiche su di sé e su chi gli era intorno, ma nasconderla adesso gli ha fatto perdere l’occasione di mostrarla orgogliosamente a petto nudo in uno slancio di fierezza.
D’altronde, lo dice lui stesso, cosa ci sarebbe da vergognarsi?
(da NextQuotidiano)

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ZAN QUERELA LA LEGHISTA SARDONE PER LA FOTO CON L’ALONE ROSA COME NEGLI SPOT SULL’AIDS DEGLI ANNI ’80

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

ZAN: “QUESTA E’ LA LEGA CON CUI QUALCUNO CHIEDEVA DI MEDIARE”… LA SARDONE EROICAMENTE CANCELLA IL POST

Alessandro Zan denuncerà l’eurodeputata leghista Silvia Sardone per la foto pubblicata dopo l’affossamento del ddl contro l’omotransfobia in cui il deputato del Pd è circondato da un alone viola come nelle pubblicità anni’80 sull’Aids.
“Procederò per vie legali – ha scritto Zan su Twitter – contro l’eurodeputata leghista con noti legami neofascisti. Questa è la Lega con cui chiedevano di mediare”.
Un post che aveva fatto molto scalpore, poi rimosso e modificato sui social dopo le polemiche. Nell’immagine originale comparivano il segretario del Partito Democratico Enrico Letta (con il pugno alzato) e appunto Zan, circondato dall’alone rosa, poi rimosso nella seconda versione.
Intanto al Nazareno c’è stata una riunione “tosta e seria”, come è stata definita da alcuni partecipanti, sull’esito della votazione sulla “tagliola” al Ddl Zan a palazzo Madama.
Un intervento definito “molto netto” è stato quello di Monica Cirinnà: “La mediazione non era possibile, bisognava marcare l’identità”, avrebbe sottolineato la responsabile Diritti del Pd.
(da agenzie)

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BOLSONARO NON SA NEANCHE CHI SIA SALVINI E LO CHIAMA “SALVATI”: “CREDO SIA STATO PRIMO MINISTRO”

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

IL PELLEGRINAGGIO DEL LEGHISTA A PISTOIA NON E’ SERVITO A UNA MAZZA: LA PROSSIMA VOLTA PROVI A LASCIARGLI IL BIGLIETTO DA VISITA

Jair Bolsonaro inciampa in una nuova figuraccia. Dopo aver confuso il nome dell’inviato speciale degli Usa per il clima John Kerry con quello dell’attore americano Jim Carrey, il presidente brasiliano, rientrato nel frattempo a Brasilia dopo la trasferta in Italia, ha sbagliato sia il nome che la qualifica del leader della Lega che ha incontrato, dopo il G20, a Pistoia.
Nel raccontare di quell’incontro, Bolsonaro ha ribattezzato Matteo Salvini «Salvati». Queste sono state le sue parole: «C’era anche Salvati, credo fosse primo ministro d’Italia e ora senatore», ha detto parlando con un gruppo di sostenitori.
In realtà il segretario della Lega è stato vice presidente del Consiglio tra il 2018 e il 2019, insieme a Luigi Di Maio, vice come lui per il M5s, e con Giuseppe Conte premier.
(da agenzie)

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AUMENTANO ANCORA I CONTAGI LEGATI AI CORTEI NO VAX DI TRIESTE

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

IN FRIULI CASI TRIPLICATI IN UN GIORNO, SITUAZIONE PIU’ GRAVE DI TUTTA ITALIA… IL SINDACO: “CORTEI SOLO CON DISTANZAMENTO E MASCHERINE” (COME NO, CI CREDIAMO TUTTI CHE LO FARANNO)

Aumentano ancora i contagi da Covid-19 in Friuli Venezia Giulia collegati alle manifestazioni No Green pass delle scorse settimane. Nelle ultime 24 ore, in tutta la Regione sono stati 483 i nuovi contagi, il triplo rispetto a ieri.
«Il focolaio localizzato a seguito delle manifestazioni tenutesi nei giorni scorsi continua a crescere – afferma il vicepresidente del Fvg Riccardo Riccardi – oggi i dati mostrano un incremento: siamo ad oltre 150 casi, altri 500 non ci danno una precisa identificazione».
Al momento in Italia 43 Province hanno un’incidenza pari o superiore a 50 casi per 100.000 abitanti. Solo la Provincia di Trieste, con 376 casi per 100.000 abitanti, supera la soglia dei 150.
In questo quadro, saltato il divieto di manifestare, il sindaco Roberto Dipiazza ha firmato oggi una ordinanza con cui dispone che fino al 30 novembre gli organizzatori di cortei nel Comune di Trieste prevedano la presenza di personale che controlli il distanziamento interpersonale tra i partecipanti e che questi indossino le mascherine.
(da agenzie)

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L’OSPEDALE DI NOVARA HA SOSPESO GIUSY PACE, LA “MENTE” DELLA SFILATA NO VAX VESTITI DA DEPORTATI

Novembre 4th, 2021 Riccardo Fucile

E’ SOLO L’INIZIO, L’AZIENDA OSPEDALIERA VALUTA ANCHE UNA DENUNCIA PER DANNO DI IMMAGINE

“Inottemperante all’obbligo vaccinale previsto per gli operatori sanitari”. Questa è la motivazione che ha spinto – come previsto dalle norme vigenti – l’ospedale Maggiore di Novara a procedere con la sospensione di Giusy Pace, l’infermiera che ha rivendicato il suo ruolo di “mente” della vergognosa sfilata no Green Pass nella cittadina piemontese, indossando le vesti dei deportati.
Una decisione segue l’altra già comunicata nei giorni scorsi: l’infermiera di Marsala – che lavora a Novara – è stata sospesa da tutti gli incarichi anche all’interno del suo sindacato, Fsi-Usae.
La donna, dopo aver provato ad arrampicarsi sugli specchi per “difendere” il senso della sua manifestazione (quel famoso “concentramento nel senso di concentrati“) ha ricevuto il foglio di sospensione direttamente dal direttore generale dell’azienda ospedaliera universitaria, Gianfranco Zulian, che ha sottolineato come – per il momento – questa decisione sia stata presa solamente seguendo la normativa attuale che non permette al personale medico-sanitario di lavorare se sprovvisti di vaccino (e non solo di Green Pass)
Ma c’è anche di più. Come riporta Il Corriere della Sera, l’azienda ospedaliera di Novara starebbe pensando anche a un’ulteriore mossa contro Giusy Pace: “Vogliamo vengano prese in esame immagini, dichiarazioni e tutto quanto possa servire per avere una visione chiara di quanto avvenuto. Quello che è successo mi ha molto inquietato, perché paragonare l’attuale situazione alla Shoah mi è sembrata una vergogna”.
Parole che sono propedeutiche a una possibile denuncia, come spiegato dallo stesso direttore generale, per “danno d’immagine” nei confronti della struttura ospedaliera piemontese.
Tutto ciò non dovrebbe consumarsi a breve, ma potrebbe inserirsi nel fascicolo d’inchiesta aperto dalla Procura di Novara contro chi era sceso in piazza per inscenare quell’insensata e volgare manifestazione non autorizzata. Gli inquirenti dovranno valutare se ci siano gli estremi per la contestazione di reati penali e/o civili.
(da agenzie)

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