Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
CONTINUA A CRESCERE LA CURVA EPIDEMICA, POSITIVITA’ SALE ALL’1,9%
Ancora in crescita la curva epidemica in Italia. I nuovi casi sono 10.172, per la prima
volta sopra quota diecimila dall′8 maggio scorso, contro i 7.698 di ieri e soprattutto i 7.891 di mercoledì scorso.
Con 537.765 tamponi, quasi 150mila meno di ieri, tanto che il tasso di positività sale dall′1,1% all′1,9%.
I decessi sono 72 (ieri 74), per un totale di 132.965 vittime dall’inizio dell’epidemia.
Ancora in crescita i ricoveri: le terapie intensive sono 5 in più (ieri +6) con 39 ingressi del giorno, e salgono a 486, mentre i ricoveri ordinari sono 90 in più (ieri +162), 4.060 in totale. È quanto emerge dal bollettino quotidiano del ministero della Salute.
La regione con più casi odierni è la Lombardia (+1.858), seguita da Veneto (+1.435), Lazio (+944), Campania (+871) ed Emilia Romagna (+756). I contagi totali in Italia dall’inizio della pandemia sono 4.883.242.
I guariti sono 6.406 (ieri 5.220) per un totale di 4.623.192.
Ancora in rialzo il numero degli attualmente positivi, 3.689 in più (ieri +2.521) che salgono a 127.085. Di questi, sono in isolamento domiciliare 122.539 pazienti.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
C’E’ CHI ORA HA PAURA DI ANDARE IN PIAZZA: QUESTO DOVETE AVERE, PAURA… PERCHE’ AVETE ROTTO I COGLIONI, CURATEVI
Nelle chat dei No Green pass su Telegram il clima è di sostanziale scoramento dopo i flop dello scorso sabato, a cominciare da quello di Milano. Certo c’erano 4 mila persone all’Arco della Pace per il comizio delirante di Robert Kennedy jr, ma quando è partito il tentativo di sfilare in corteo come nelle settimane precedenti verso piazza Duomo, sono rimasti pochi duri e puri.
Il movimento appare fiaccato, soprattutto dopo che la questura sembra aver in parte messo da parte la strategia attendista e prudente tenuta finora.
I tre arresti, oltre alle due denunce e le 91 identificazioni hanno mandato un primo messaggio chiaro a chi ha intenzione di tornare in piazza per l’ennesimo weekend.
Si sarebbe rivelata efficace anche l’idea di spezzettare il potenziale corteo in gruppi ristretti, sorvegliati dagli agenti della Digos, come riporta Libero che citando fonti della questura ipotizza che il movimento ora potrebbe cambiare almeno città.
Nelle chat Telegram come «No Green pass adesso basta!» serpeggia la sfiducia per l’assenza di leader, capaci di organizzare manifestazioni incisive.
E soprattutto sulle difficoltà di convincere altri sodali a partecipare ai cortei, con la possibilità che stavolta la polizia non starà più a guardare nel caso in cui non venissero rispettati i divieti.
Per questo l’ipotesi che monta è quella di portare la protesta nella vicina Bergamo, città martoriata dal Coronavirus nelle prime ondate di pandemia. Qui gli attivisti lamentano scarsa partecipazione, mentre per altri potrebbe esserci un controllo meno energico della piazza.
Di certo tornare in centro a Milano è una strada ormai sempre meno condivisa: «In piazza Fontana meglio di no», dice una attivista nella chat, scatenando la frustrazione di altri: «La gente ha paura, non vuole lo scontro con la polizia. Non so davvero cosa pensare!! Nessuno coordina».
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
14 ARRESTI TRA AGENTI E MILITARI, NON SI RAGGIUNGE MAI IL FONDO DELLO SCHIFO
Per diventare carabiniere o poliziotto avrebbero pagato mazzette sperando di passare
il concorso in modo più facile.
Sono 14 gli arrestati, tutti indagati per corruzione nell’indagine della procura di Napoli che ha già portato in carcere due agenti della Penitenziaria, Errico Spena e Maurizio Russo, assistente capo Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.
Secondo la procura, in diverse occasioni tra la fine del 2020 e la prima metà del 2021, chi partecipava a concorsi per Forze Armate, Esercito, Carabinieri e Aeronatutica militare, oltre che nella polizia penitenziaria, avrebbe goduto di un trattamento di favore soprattutto per superare le prove psico-attitudinali. I due agenti della Penitenziaria arrestati avrebbero intascato fino a 8 mila euro da ogni candidato che sperava di passare il concorso.
Secondo la procura, i due potevano godere di una vasta rete di contatti, complici che li hanno aiutati a truccare materialmente i concorsi.
Oltre a loro due, sono stati arrestati Gennaro Fatone, che faceva il vigile urbano a Caivano in provincia di Napoli, Giorgio Spina, caporal maggiore dell’Esercito nella caserma di Maddaloni nel Casertano.
La procura li indica come gli intermediari del sistema di corruzione messo in piedi sui concorsi. A loro sono stati concessi gli arresti domiciliari.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
“INDECENTE IL CINISMO DI CHI VIENE A DIRE CHE IN FONDO SONO MORTI “SOLO” 36 BAMBINI”
Massimo Galli perde la pazienza e sbotta in diretta a Cartabianca, il programma diretto da Bianca Berlinguer su Rai 3: parlando con Maddalena Loy, coordinatrice della “Rete nazionale scuole in presenza”, che si è battuta contro la didattica a distanza fin dal primo momento portando a supporto della sua tesi la bassa mortalità del Covid sui più giovani, il primario del reparto di malattie infettive dell’Ospedale Sacco di Milano ha alzato i toni dopo essere stato interrotto: “Con questo tipo di personaggi (riferito a Loy, ndr) non vale la pena discutere, hanno una loro verità rivelata”, stava provando a controbattere, quando l’ospite in studio si è inserita nel discorso: “Non è una mia verità – ha spiegato Loy – ma sul vaccino ai ragazzi c’è troppa fretta, da agosto a oggi c’è un calo dei contagi”.
A quel punto Galli si indispettisce: “Adesso lei sta zitta, quello che sta facendo è inaccettabile, siamo in un dibattito, a quanto pare, allora lei si tace un momento e mi fa finire il ragionamento, questa è maleducazione”. L’infettivologo fa riferimento anche alla sua posizione “di svantaggio” in quanto non presente nello studio Rai ma collegato a distanza.
“Lei mi ha dato del ‘personaggio’, io sono una signora non un personaggio”, replica Maddalena Loy, mentre Bianca Berlinguer cerca di riportare la calma e l’altro ospite presente in studio in quel momento, Bruno Vespa, fa spallucce e se la ride. “L’assoluto cinismo – conclude Galli – con cui questa signora ci viene a dire che in fondo, poveretti, sono stati solo 36 i bambini morti, quando per il morbillo abbiamo menato scandalo per molti meno casi”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
E RINGRAZI CHE NON LO SIA ANDATO A CERCARE A CASA O GLI ABBIA SFASCIATO L’AUTO
A Torino uno studente universitario di 24 anni ha risposto a un omofobo
spruzzandogli negli occhi il contenuto di uno spray al peperoncino che portava con sé. “Mi ha chiamato ‘frocio’ e mi ha minacciato, a quel punto mi sono difeso con lo spray e ho chiamato il 112”, ha detto il giovane, Tommaso T., originario della provincia di Pavia. I fatti sono accaduti ieri pomeriggio in via delle Rosina. Arcigay Torino ha parlato di “aggressione omolesbotransbifobica”, denunciando il tutto sui social.
“Ero con un mio amico – ha ricostruito il ragazzo – e avevamo appena comprato del cibo da asporto. Passeggiavamo in via delle Rosine, io indossavo un pellicciotto e vicino a noi c’era un gruppetto di tre persone che ci fissavamo e facevano commenti ad alta voce sul mio abbigliamento. In particolare un uomo sui 50 anni e una donna più giovane, sulla trentina, hanno usato più volte termini, come ‘frocio’ e ‘ricchione’, ma io ho lasciato perdere”.
A quel punto la coppia è salita in auto, ma quando Tommaso ha tentato di attraversare la strada l’uomo ha continuato a provocarlo suonando il clacson e gridandogli di “togliersi dalla strada”, ripetendo alcuni epiteti omofobi e offensivi.
Il giovane ha mimato il gesto dello sputo per mostrare il suo disappunto, ma il provocatore non l’ha presa bene, ha fatto retromarcia ed è sceso dall’auto.
“La donna che era con lui ha provato a trattenerlo – racconta Tommaso – ma non ce l’ha fatta. È venuto contro di me pronunciando altre frasi di scherno, come ‘amore mio’ e ‘figurati tesoro’. Quando si è avvicinato dicendomi ‘Adesso ti prendo la testa e te la infilo fra le gambe’ io gli ho spruzzato in faccia lo spray al peperoncino cercando di allontanarlo”. Contattato da Next, ha specificato: “La cosa che mi ha fatto specie è la normalità con la quale mi ha parlato. Era convinto di essere superiore a me, e che io dovessi sottostare a quello che mi diceva”.
L’intera scena è stata ripresa con un cellulare, e il video è stato consegnato alla polizia, arrivata sul posto pochi istanti dopo. Il 50enne è scappato in tempo, facendo perdere le sue tracce.
“Non mi era mai successa una cosa del genere – ha concluso Tommaso – e provo tanta rabbia, ma in queste situazioni il mio consiglio è sempre quello di non scappare e difendersi come si può. Non rispondere significa darla vinta a questa gente”. Il giovane ha presentato denuncia alla caserma dei Carabinieri «Po Vanchiglia», nel capoluogo piemontese.
Serena Graneri, presidente di Arcigay Torino, si è espressa sulla vicenda: “Quanti altri Tommaso ci dovranno essere per far capire alla nostra classe politica che l’Italia ha bisogno di una legge che tuteli le persone Lgbt+? Gli applausi dei senatori che sono riusciti a bloccare il Ddl Zan sono uno schiaffo in faccia a ogni ragazzo che, come Tommaso, in Italia viene aggredito ogni giorno a causa del suo orientamento sessuale o della sua identità di genere”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA E IL VOLTAGABBANA SI ADEGUA
La Lega non farà mancare il suo appoggio al governo quando alla Camera verrà votato il ddl di conversione in legge del decreto Green Pass, che contiene le misure urgenti “per assicurare lo svolgimento in sicurezza del lavoro pubblico e privato mediante l’estensione dell’ambito applicativo della certificazione verde Covid 19 e il rafforzamento del sistema di screening”.
Lo scorso 10 novembre il testo aveva avuto l’ok al Senato, con con 199 voti favorevoli e 38 contrari e soprattutto con l’assenza di 29 parlamentari del Carroccio, tra cui il segretario, Matteo Salvini.
Oggi il leader milanese si scopre a favore del certificato verde, ma le sue dichiarazioni sul Green Pass nel corso dell’assemblea di Confesercenti a Roma in cui ha detto di fidarsi della scienza, di aver fatto entrambe le dosi del vaccino, di avere il GP ma di non voler “continuare a terrorizzare il Paese” arrivano solo al termine di una escalation partita con ben altri toni.
Tutte le critiche di Salvini al Green Pass
“Come strumento di limitazione al lavoro, il Green pass esiste solo in Italia. Allora: o stanno sbagliando tutti gli altri Paesi o c’è un eccesso qui”, aveva dichiarato lo scorso 21 ottobre, meno di un mese fa, sul decreto che oggi ha detto di voler votare. Addirittura a luglio lo definiva “una cazzata pazzesca che porterà solo casini”. Un mese più tardi ironizzava sull’estensione dell’utilizzo del certificato verde dicendo: “Qualcuno vorrebbe imporlo anche per andare in bagno“.
Posizione ammorbiditasi poi il 29 ottobre, quando nel corso di un punto stampa a Milano disse: “Spero che con il 2021 si chiuda anche la necessità del green pass: anno nuovo, vita nuova. Spero che i sacrifici richiesti con l’anno nuovo possano essere archiviati”.
Durante una conferenza alla Camera sulle restrizioni alle proteste degli scettici del certificato verde, che hanno portato un aumento dei contagi in città come Trieste, aveva però strizzato l’occhio alla piazza, attaccando Luciana Lamorgese: “Se vietiamo le manifestazioni perché non siamo in grado di far rispettare le regole, allora il ministro dell’Interno non sa fare il suo lavoro”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
“IL TEST ANTIGENICO NON CERTIFICA LA POSITIVITA’ ALMENO DEL 30% DEI SOGGETTI”
“Il green pass così com’è ha delle forti vulnerabilità. È arrivato il momento di
introdurne una versione rafforzata, una super certificazione verde. Bisogna considerare infatti l’eterogeneità del virus e poi il tallone d’Achille del certificato, il tampone antigenico, che nel migliore dei casi non certifica la positività almeno del 30% dei soggetti”. Il consulente del ministro Speranza Walter Ricciardi, in un’intervista a Il Foglio, palesa i propri dubbi sull’utilità del green pass per come è rilasciato ad oggi.
Secondo Ricciardi bisogna innanzitutto comprendere che il virus non è sempre uguale e il certificato verde dovrebbe essere in grado di adattarsi a tali differenze. Si legge su Il Foglio:
“Se non si capisce che siamo di fronte a una battaglia completamente diversa, corriamo il rischio che hanno corso altri governi. Come la Danimarca, che ha pensato di essersi completamente liberata del problema. O altri, come Austria o Germania, che si sono trovati in grande difficoltà e stanno affrontando un’ondata peggiore delle precedenti. In guerra per prima cosa devi conoscere il nemico: se ti aggredisce con una spada, come il virus di Wuhan. Con una pistola, come la variante inglese. O addirittura con un mitragliatore, come quella delta”, spiega l’igienista dell’Università Cattolica.
Il consulente del ministro Speranza ritiene che il certificato sia poco “adatto” a questa fase principalmente per due motivazioni. La prima, “un problema di controlli”, poi il problema di sicurezza del tampone antigenico, che non garantisce di rilevare tutti i casi positivi.
“Innanzitutto si pone un problema di controlli. Nel senso che ad oggi in certe circostanze s’è vista una certa eterogeneità. C’è bisogno di agire sui controllori in maniera più incisiva. Dopo di che, il certificato verde ha un vero e proprio tallone d’Achille che sono i tamponi antigenici. Non è solo un fatto di onerosità, ma di circolazione del virus. Nel migliore dei casi il tampone antigenico lascia scoperto un 30 per cento di falsi negativi. Che così sono liberi di circolare ed esporre troppi soggetti, magari fragili, al rischio di contagio”.
Il professore, ai microfoni di Radio Capital, ha poi parlato delle previsioni per il Natale. “Rispetto allo scorso anno abbiamo un’arma in più che è il vaccino.
Se aumentiamo la copertura vaccinale e se adoperiamo cautela, anche da vaccinati, potrà essere un Natale tranquillo passato con i nostri familiari, ma anche degli amici” ha detto Ricciardi. Il consulente di Speranza ha poi specificato che “nessuno sta pensando all’obbligo vaccinale per i bambini”. “Sarà una vaccinazione raccomandata innanzitutto per la loro salute” ha detto.
“Oggi i bambini rappresentano il 30% dei soggetti infetti, perché non sono vaccinati, sono scolarizzati e si contagiano stando l’uno vicino all’altro, tutti i grandi pediatri e le accademie di pediatria a livello mondiale sono favorevoli alla vaccinazione”.
(da agenzie)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
“I NO VAX PARLANO DI LIBERTA’ MA SI RENDONO SCHIAVI DELLE PROPRIE IDEE NON METTENDOLE IN DISCUSSIONE”
“Le manifestazioni No Vax sono organizzate da persone che parlano di libertà, ma si rendono schiave delle proprie idee non mettendole in discussione. Gli antivaccinisti non scendono in piazza per manifestare un’opinione diversa, ma corrono il rischio di diffondere il virus diventando un pericolo per gli altri: i dati dei contagi del Friuli Venezia Giulia lo dimostrano. È un fenomeno che deriva ancora una volta dal collasso della nostra cultura e della nostra scuola, non più in grado di formare menti critiche. È il prodotto della mancanza di buona educazione e di dialogo: elementi in assenza dei quali si resta bulli che si nutrono di informazioni infondate”. A parlare all’HuffPost è il professor Umberto Galimberti, filosofo, accademico e psicoanalista, professore emerito presso l’università Ca’ Foscari di Venezia.
Galimberti è reduce dalla pubblicazione deIl libro delle emozioni (Feltrinelli, 2021), in cui riflette e ci invita a meditare sui nostri sentimenti per non essere prigionieri della rete e dei social. Un incoraggiamento rivolto agli adulti, ma soprattutto ai ragazzi.
Professore, lei scrive che per i ragazzi la rete costituisce “un mondo che li codifica a loro insaputa, modificando il loro modo di pensare e di sentire”. Ci spieghi.
“Innanzitutto la digitalizzazione ha influito sulla socializzazione dei giovani, ben prima della pandemia. Le persone sono ormai abituate a parlare attraverso lo schermo dei computer e dei cellulari invece che vis-à-vis. I rischi che i ragazzi corrono sono effetti di ‘de-realizzazione’, per cui non sempre è facile distinguere tra reale e virtuale, e di ‘de-socializzazione’, dovuta alla solitudine tipica di chi vive e comunica esclusivamente attraverso la rete. Internet è in grado di metterci in comunicazione con una persona che abita dall’altra parte del mondo ma, allo stesso tempo, ci ha disabituati a conoscere il compagno di banco o il vicino di casa”.
E la scuola digitale?
“Anche l’eccessiva digitalizzazione della scuola può generare una variazione nella capacità di pensare dei più giovani. Sappiamo che il computer insegna a ragionare con il codice binario 0/1: forse è per questo che i ragazzi, posti davanti a un interrogativo, sanno dire solo ‘sì’, ‘no’ o al massimo ‘non so’. O, se vengono invitati a esprimere il loro parere su questioni importanti, si dichiarano spesso semplicemente ‘favorevoli’ o ‘contrari’, senza mostrare sforzo di articolazione o problematizzazione. Le loro sono risposte dicotomiche, da codice binario”.
Le ultime cronache lo raccontano: le persone sembrano assumere sempre più posizioni tout court. Come si può iniziare a problematizzare?
“Per fare in modo che la gente inizi a problematizzare c’è bisogno che assuma un atteggiamento filosofico, che presuppone la messa in discussione delle proprie idee. Soltanto così può nascere un dialogo. Prendiamo, per esempio, i No Vax: si tratta di persone che non sono disposte in alcun modo a mettere in questione le proprie convinzioni. Ma soltanto il confronto con l’altro permette di ricevere informazioni che possono modificare la propria visione del mondo. E, si badi bene, ‘dialogo’ non vuol dire ‘accordo’: ‘dia-’ è il prefisso di molte parole composte, derivate dal greco, che indica separazione e distanza. È proprio attraverso quella distanza che ci si arricchisce, coltivando la propria tolleranza”.
Anche per insegnare il dialogo la scuola dovrebbe essere ripensata?
“Se la scuola avesse funzionato, da trent’anni a questa parte non saremmo arrivati al populismo. Oggi i problemi del sistema scolastico sono principalmente due. Il primo è oggettivo: le classi non possono essere composte da trenta alunni, ma al massimo dodici-quindici, altrimenti è impossibile riconoscere le differenti intelligenze (si privilegia sempre quella logico-matematica, ma esistono quella artistica, quella musicale, perfino quella corporea) e tanto meno i diversi percorsi emotivi. Il secondo problema è soggettivo: c’è bisogno di insegnanti dotati di un’adeguata preparazione di psicologia dell’età evolutiva ma anche di empatia, che è una qualità naturale e non può essere imparata. Chi non la possiede, per il suo bene e per quello degli studenti che vivono la delicata fase dell’adolescenza, non dovrebbe stare in cattedra”.
Nel suo ultimo libro scrive che la scuola si limita a “istruire” perché, per le suddette ragioni oggettive e soggettive, non è in grado di “educare”. Cosa significa?
“Educare significa seguire un ragazzo nel suo passaggio dallo stato pulsionale allo stato emozionale, in modo che abbia una risonanza emotiva nei suoi comportamenti. Ne sono un esempio i cosiddetti ‘bulli’: nel loro caso il ‘sentire’ è deficitario, perché non hanno mai vissuto momenti educativi che gli hanno consentito di avvertire quell’immediata risonanza emotiva che di solito accompagna i nostri comportamenti. Ma cosa fa la nostra scuola nei loro confronti? Li sospende dalla frequenza scolastica e gli toglie un’ulteriore possibilità di passare dal livello pulsionale al livello emotivo, di acquisire consapevolezza delle loro azioni sbagliate. Kant diceva che ‘la differenza tra il bene e il male potremmo anche non definirla perché ciascuno la ‘sente’ naturalmente da sé’, ma oggi questo non è più vero. I ragazzi vanno educati in modo che possano capire e percepire la differenza che esiste tra corteggiare una ragazza e stuprarla, tra insultare un professore e prenderlo a calci. Educare, poi, vuol dire anche portare al sentimento”.
Ovvero?
“I sentimenti sono fenomeni culturali, non naturali, quindi si imparano. Basta pensare agli Antichi Greci, che avevano rappresentato nell’Olimpo, tutti i sentimenti, le passioni e le virtù umane attraverso gli dei. Oggi non usiamo più i miti però, per esempio, abbiamo la letteratura che ci racconta cos’è l’amore in tutte le sue declinazioni, che cosa sono il dolore, la gioia, l’angoscia, la noia, lo spleen… Così, grazie alle pagine letterarie, semmai il dolore dovesse giungere sapremmo come affrontarlo, avremmo in mente la nostra via d’uscita. Ma la scuola tutto questo ancora non riesce ad insegnarlo…”
Cosa produce nella società una scuola che non sa educare?
“Teppisti, bulli, persone senza risonanza emotiva. E, come dicevamo, anche per questo il populismo ha trovato spazio nel nostro Paese: quando una persona non ha strumenti per decodificare la realtà in cui vive, basta una semplice frase che lo colpisce emotivamente per farlo parteggiare”.
Professore, in questo momento la nostra società è provata dalla pandemia. I contagi sono in rialzo, le tensioni sono molte. Cosa dobbiamo aspettarci?
“Le pandemie dei secoli precedenti, con cui si fanno tanto i confronti, erano perlopiù ‘regionali’. Dobbiamo renderci conto che il Covid, invece, è la prima pandemia dell’era iperconnessa e globalizzata: questo vuol dire che il virus ci accompagnerà ancora per molto tempo, la sfida per l’uomo sarà adattarsi. Noi siamo abituati a essere assicurati contro qualsiasi imprevisto, ma la vita non è assicurata contro nulla: dovremmo consegnarci alla precarietà dell’esistenza, accettando che oggi siamo ancora più precari che nel passato”.
(da Huffingtonpost)
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Novembre 17th, 2021 Riccardo Fucile
COSI’ POTRA’ ESSERE PRODOTTA ANCHE PER 95 PAESI POVERI
Il colosso farmaceutico Pfizer ha deciso di cedere la licenza per la pillola anti Covid,
che era stata presentata dieci giorni fa.
La scelta segue quella della Merk, che aveva allo stesso modo deciso di concedere la produzione del Molnupiravir alla Medicines Patent Pool, sostenuta a sua volta dall’Onu.
L’obiettivo è riuscire a portare il farmaco antivirale anche nei paesi in via di sviluppo. Così facendo i produttori di farmaci generici potranno produrre il farmaco in anticipo rispetto al via libera delle autorità per velocizzare le forniture ai paesi a reddito medio e basso.
L’accordo è il primo con cui la società apre alla condivisione della tecnologia su un prodotto anti Covid. L’azienda ha stimato circa 180.000 cicli di trattamento entro la fine del mese prossimo e almeno 50 milioni di cicli entro la fine del 2022. C’è da dire che finora nessun paese al momento ha preso in considerazione l’ipotesi di approvare il farmaco, ma il colosso intende presentare la domanda di autorizzazione questo mese alla Food and Drug Administration.
Secondo quanto stabilito dalle due aziende, Medicines Patent Pool lavorerà per la produzione della pillola da usare in 95 paesi, inclusa l’Africa sub-sahariana.
Nelle scorse settimane Pfizer ha fatto sapere che la pillola, chiamata Paxlovid, è sicura e riduce dell’89% il rischio di ricovero e morte nelle persone ad alto rischio se presa nell’arco di tre giorni dalla diagnosi.
E se assunta insieme all’antivirale Ritonavir, è efficace anche se presa nei giorni successivi alla diagnosi. Sempre in base all’accordo, Pfizer rinuncerà alle royalties sulle vendite nei paesi a basso reddito. Lo stesso varrà per gli altri paesi coperti dall’accordo fino a quando il Covid-19 sarà dichiarato dall’Oms come un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale.
Il Ceo di Pfizer: «Cure antivirali fondamentali»
«Pfizer resta impegnata ad aiutare a mettere fine a questa pandemia per tutti. Riteniamo che le cure orali antivirali abbiano un ruolo centrale nel ridurre la severità delle infezioni del Covid», ha detto l’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla. «La licenza è importante perché la pillola, se autorizzata o approvata, è particolarmente adatta ai paesi a reddito medio e basso e può giocare un ruolo centrale nel salvare vite umane e contribuire agli sforzi globali per combattere la pandemia», ha poi aggiunto Charles Gore, il numero uno di Medicines Patent Pool.
(da agenzie)
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