Destra di Popolo.net

SERPEGGIA VOGLIA DI ELEZIONI ANTICIPATE: PERCHE’ CONVENGONO A LETTA, CONTE, SALVINI E MELONI

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

VEDIAMO SITUAZIONE PER SITUAZIONE E SI COMPRENDE IL MOTIVO

Serpeggia tra i leader una voglia di elezioni anticipate che non nasce, per assurdo, dall’ambizione di vincere e di governare, ma dalla più mediocre speranza di cadere in piedi.
Nessuno ha la vittoria in tasca, nemmeno il centrodestra che sta avanti di 3-4 punti negli ultimi sondaggi ma dopo le Comunali ha smarrito un po’ delle sue certezze.
Però tutti – ecco la novità – potrebbero accontentarsi di una sconfitta e, in qualche caso limite, addirittura desiderarla per motivi che pubblicamente non si possono confessare.
Ad esempio, per evitare una batosta ancora più pesante se tornassimo alle urne tra un anno e mezzo; oppure per eleggere in Parlamento i propri amichetti senza farli attendere fino al 2023; o al limite per far fuori i rompiscatole interni.
Vediamo situazione per situazione.
Iniziamo da Matteo Salvini. Al Capitano votare subito conviene, comunque vada e perfino nel peggiore dei modi. Se il centrodestra dovesse farcela, lui potrebbe sperare nel contro-sorpasso della Lega sui Fratelli d’Italia che, sulla carta, è ancora plausibile; ma se Palazzo Chigi dovesse sfuggirgli, e la guida del governo toccasse a Giorgia Meloni, lui tornerebbe a fare il ministro, magari di nuovo all’Interno (in fondo non vede l’ora). Perfino nel caso di sconfitta elettorale Salvini avrebbe un grosso vantaggio, anzi due. Frenerebbe il declino del suo partito che, continuando di questo passo, tra un anno verrebbe a trovarsi intorno al 10 per cento dal 18 che vale oggi e dal 34 delle scorse elezioni europee. “Salvare il salvabile” è la nuova parola d’ordine salviniana. Inoltre Matteo farebbe un bel repulisti, regolerebbe i conti con chi dentro il partito ha osato sfidarlo purgando le liste dagli amici di Giancarlo Giorgetti oppure relegandoli in coda cosicché, nel caso di sconfitta, sarebbero i primi a venire trombati.
Anche per Giorgia Meloni votare sarebbe un “win-win”. Nella migliore delle ipotesi diventerebbe la prima donna premier nella storia d’Italia; o in alternativa la prima a guidare l’opposizione che, in fondo, sembra più consono alla sua vera natura, alla sua indole protestataria. Ma perfino se restasse dietro a Salvini, Giorgia triplicherebbe i voti a confronto del 2018, idem la rappresentanza parlamentare. Sarebbe comunque un trionfo. A una sconfitta del genere chiunque metterebbe la firma. Scontato che la “ducetta” non veda l’ora.
Quanto a Giuseppe Conte, la sua propensione a votare non è mai stata un mistero. Ultimamente ha rimescolato le carte per non urtare i gruppi parlamentari che desiderano le elezioni esattamente quanto i capponi le feste di Natale; ma si capisce che l’Avvocato del popolo tornerebbe alle urne per le stesse identiche ragioni del suo nemico Salvini. Arresterebbe l’agonia dei Cinque stelle, in tre anni più che dimezzati; espellerebbe dal Parlamento tutti gli antipatizzanti interni per inserire al loro posto gente più allineata. A questi due motivi, di per sé sufficienti, se ne aggiunge un terzo molto più personale: il mestiere del capo-popolo non fa per lui. Dicono che sia già pentito di averlo accettato. Conte intuisce che da una lunga campagna elettorale uscirebbe stremato, con la lingua fuori e l’immagine politicamente sgualcita come la sua pochette. Dunque non vede l’ora di farla finita votando subito, per male che possa andare.
Infine Enrico Letta. Se ci fosse l’opportunità di votare, non sarebbe certo lui a mettersi di traverso. Volendo provare a vincere, gli converrebbe allearsi coi Cinque stelle fintanto che questi reggono (cioè ancora per poco, dunque deve fare in fretta). Giocando a perdere, invece, il Pd aumenterebbe la propria forza parlamentare. Guadagnerebbe un numero di seggi sufficiente a compensare il taglio degli onorevoli. In più Letta proverebbe l’impagabile soddisfazione di far sprofondare i renziani e mandare un “ciaone” allo statista di Rignano sull’Arno.
A conti fatti, tutti pensano di guadagnarci e nessuno teme di lasciarci le penne. Ecco come mai più dicono di non volere le elezioni, e meno di loro ci si può fidare.
(da Huffingtonpost)

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LA STORIA DI LAURA: “HO UN TUMORE. NON MI OPERANO PER COLPA DEI NO VAX RICOVERATI”

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

LA TERAPIA INTENSIVA DELL’OSPEDALE E’ AFFOLLATA DA MALATI COVID NO VAX… E POI NELLE PIAZZE URLANO ASSASSINI A MEDICI E GIORNALISTI… QUANTI ITALIANI AVETE CONTAGIATO E ASSASSINATO CON LA VOSTRA IGNORANZA?

“Ma come è possibile? Perché devo fare io le spese del menefreghismo altrui? Sono una paziente oncologica, devo affrontare un intervento per me vitale, ma gli ospedali sono strapieni di malati Covid non vaccinati. Ditemi: che c….. potrà fare di peggio di un cancro un vaccino sperimentale?”.
Recita così l’appello su Facebook di Laura Di Siena, 42 anni, insegnante di scuola d’infanzia in un Comune vicino a Milano.
Al giornale La Provincia Pavese Laura racconta la sua storia dall’inizio, facendosi anche portavoce nel corso dell’intervista di molte altre persone nella sua stessa situazione. Un tumore raro il suo, spiega, 200 casi all’anno, e scoperto per caso. E ci sono solo tre strutture in Italia, tutte in Lombardia, che possono trattare questo tumore al timo, tra il cuore e i polmoni.
Da subito sono stata sottoposta a biopsia, non senza problemi perché le Terapie erano affollate; poi a un ciclo di chemioterapie. Sono state forti, ma hanno funzionato perché la massa si è ridotta, tanto da rendere possibile l’intervento chirurgico.
Dall’ospedale milanese però una segretaria della direzione ha telefonato a Laura, che pensava di sapere il giorno in cui sarebbe stata operata, ma non è stato così.
Mi ha detto che, purtroppo, c’è stato un taglio dei posti letto nei reparti ordinari a causa del Covid, e che pure le Terapie intensive sono congestionate. Io ho la fortuna di abitare vicino a Milano, tuttavia questo per me significa rimanere in lista d’attesa non so per quanto tempo.
Nel frattempo, inoltre, a Laura è scaduto il Green Pass ma la terza dose non può farla perché secondo i medici nella sua situazione rischierebbe di appesantire i polmoni.
Il chirurgo le ha detto che le Terapie intensive sono occupate dai casi di Covid che arrivano ogni giorno e sono tutti no vax. Per questo lo sfogo sui social e infine un appello affinché la situazione possa sbloccarsi.
“Vi accorgete che il cancro uccide e la sua incidenza aumenta? Non fate un vaccino, ma scappare dal cancro non è possibile. Non avere la possibilità di guarire a causa della poca attenzione altrui vi farebbe piacere? Mi sono sfogata su Facebook non certo per sentire un parere altrui, ma solo per far conoscere il fatto che fatiche più grandi rispetto ad un vaccino, ci sono. Esistono e sono veramente avvilenti. Entrate in un reparto oncologico e vi accorgerete di quanto si è disposti a sopportare per avere un’altra chance.”
(da agenzie)

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OBBLIGO VACCINALE E’ COSTITUZIONALE: LE SENTENZE DELLA CONSULTA E DEL CONSIGLIO DI STATO

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

IL GOVERNO METTE A TACERE CHI CONTINUA A STRAPARLARE DI INCOSTITUZIONALITA’ DELLA NORMA (PERALTRO NON ANCORA APPLICATA)

Una delle tesi sostenute dal popolo no vax è che l’obbligo vaccinale non è conforme alla Costituzione.
Nella relazione illustrativa all’ultimo provvedimento Covid, il decreto legge 172/2021, approvato dal Consiglio dei ministri mercoledì 24 novembre e pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 26, vengono ricordate alcune sentenze della Consulta e del Consiglio di Stato che hanno fornito sostegno giuridico alla scelta del Governo di prevedere dal 15 dicembre la terza dose obbligatoria per il personale sanitario e l’estensione al personale scolastico e alle forze dell’ordine.
«Quanto alla previsione dell’obbligo vaccinale – si legge nel documento – va considerato che il bene della tutela della salute, quale “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”, è ontologicamente dualista, rilevando, da un lato, nella sua accezione individuale e soggettiva e, dall’altro, nella sua dimensione sociale e oggettiva».
In questa prospettiva, la relazione di accompagnamento del provvedimento mette in evidenza che «secondo quanto stabilito dalla Corte costituzionale, il diritto alla tutela della salute porta con sé “il dovere dell’individuo di non ledere né porre a rischio con il proprio comportamento la salute altrui, in osservanza del principio generale che vede il diritto di ciascuno trovare un limite nel reciproco riconoscimento e nell’eguale protezione del coesistente diritto degli altri” (v. sentenza n. 218 del 1994)».
Del resto, si legge ancora nella relazione illustrativa del Dl, «lo stesso dato letterale dell’articolo 32 della Costituzione, collegando il primo e il secondo comma, sottintende che i trattamenti sanitari obbligatori di cui al secondo comma debbono essere funzionalizzati alla “tutela della salute” (da intendersi quale diritto dell’individuo alla propria salute) “e” come “interesse della collettività” (vale a dire interesse della collettività alla salute collettiva)».
Quanto alla scelta dello strumento dell’obbligo, rispetto alla semplice raccomandazione, nella relazione illustrativa viene ricordato che «la Consulta ha affermato che il contemperamento dei molteplici principi in gioco “lascia spazio alla discrezionalità del legislatore nella scelta delle modalità attraverso le quali assicurare una prevenzione efficace dalle malattie infettive, potendo egli selezionare talora la tecnica della raccomandazione, talaltra quella dell’obbligo. Questa discrezionalità deve essere esercitata alla luce delle diverse condizioni sanitarie ed epidemiologiche, accertate dalle autorità preposte, e delle acquisizioni, sempre in evoluzione, della ricerca medica” (Corte costituzionale, sentenza n. 5 del 2018)».
Con specifico riferimento all’obbligo posto nei confronti degli esercenti le professioni sanitarie e degli operatori di interesse sanitario, «l’introduzione di un siffatto obbligo- si legge nel documento – è stata giustificata dalla constatazione che la vaccinazione di tali categorie di lavoratori, unitamente alle altre misure di protezione collettiva e individuale per la prevenzione della trasmissione degli agenti infettivi nelle strutture sanitarie e negli studi professionali, ha valenza multipla: consente di salvaguardare l’operatore rispetto al rischio infettivo professionale, contribuisce a proteggere i pazienti dal contagio in ambiente assistenziale e serve a difendere l’operatività dei servizi sanitari, garantendo la qualità delle prestazioni erogate, e contribuisce a perseguire gli obiettivi di sanità pubblica».
Ed ecco un ulteriore rimando alla Consulta: «Al riguardo, la Corte costituzionale ha chiarito che il diritto della persona di essere curata efficacemente, secondo i canoni della scienza e dell’arte medica deve essere garantito in condizione di eguaglianza in tutto il Paese, attraverso una legislazione generale dello Stato basata sugli indirizzi condivisi dalla comunità scientifica nazionale e internazionale (sentenze n. 169 del 2017, n. 338 del 2003 e n. 282 del 2002). Tale principio – si legge ancora – vale non solo per le scelte dirette a limitare o a vietare determinati trattamenti sanitari, ma anche per l’imposizione degli stessi. Inoltre, la profilassi per la prevenzione della diffusione delle malattie infettive richiede necessariamente l’adozione di misure omogenee su tutto il territorio nazionale (cfr. Corte costituzionale, sentenza n. 5 del 2018)».
Infine, la relazione illustrativa fa riferimento al Consiglio di Stato,che «con la sentenza n. 7045 del 20 ottobre 2021, ha respinto tutte le censure presentate con ricorso collettivo da alcuni esercenti le professioni sanitarie e operatori di interesse sanitario della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, non ancora sottoposti alla vaccinazione obbligatoria contro il virus Sars-CoV-2. Il massimo organo della giustizia amministrativa ha osservato (punto 31.1) che “la vaccinazione obbligatoria selettiva introdotta dall’art. 4 del D.L. n. 44 del 2021 per il personale medico e, più in generale, di interesse sanitario risponde ad una chiara finalità di tutela non solo – e anzitutto – di questo personale sui luoghi di lavoro e, dunque, a beneficio della persona, secondo il già richiamato principio personalista, ma a tutela degli stessi pazienti e degli utenti della sanità, pubblica e privata, secondo il pure richiamato principio di solidarietà, che anima anch’esso la Costituzione, e più in particolare delle categorie più fragili e dei soggetti più vulnerabili (per l’esistenza di pregresse morbilità, anche gravi, come i tumori o le cardiopatie, o per l’avanzato stato di età), che sono bisognosi di cura ed assistenza, spesso urgenti, e proprio per questo sono di frequente o di continuo a contatto con il personale sanitario o sociosanitario nei luoghi di cura e assistenza».
(da agenzie)

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IL CASO DEL PREMIO AL LEGALE DELLA MULTINAZIONALE GKN (E DELLA LEGA) FINISCE SUL TAVOLO DEL CONSIGLIO DI DISCIPLINA DELL’ORDINE DEGLI AVVOCATI

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

ENFATIZZA IL PREMIO RICEVUTO PER AVER ASSISTITO L’AZIENDA AL FINE DI LICENZIARE 430 DIPENDENTI

Il caso LabLaw finisce sul tavolo del consiglio di disciplina dell’Ordine degli avvocati di Milano. A riferlo è La Nazione, che torna sulla vicenda dello studio legale premiato dal mensile di settore Top Legal per l’attività svolta nel 2021, come l’”assistenza a Gkn per la chiusura dello stabilimento fiorentino e l’esubero di circa 430 dipendenti“, motivo di vanto sui social per i professionisti capitanati da Francesco Rotondi.
Il quale, ricordano La Stampa e Repubblica, è un consulente della Lega Nord scelto personalmente da Matteo Salvini e pure docente alla Scuola di formazione politica del Carroccio dove il 6 novembre ha tenuto una sessione su “I limiti della metamorfosi del lavoro. Dal contratto collettivo allo Smart working”.
Risale invece al 2015 la chiamata del giuslavorista a “far parte della commissione tecnica che si occuperà di elaborare una proposta di programma di Governo relativo alla materia del diritto del lavoro e del mercato del lavoro”.
Qualche anno dopo Linkiesta lo definiva l’artefice del “successo” con cui la Lega “aveva affossato il decreto sui rider del M5s”. E lui non negava, spiegando che quello del rider “non è un lavoro che può portarti alla pensione e che può essere incasellato nella classica distinzione tra autonomi e subordinati. Se si vogliono mantenere questi lavoretti, non si può aumentare troppo il costo del lavoro”.
Quanto al Gkn e al premio Top Legal, per il ministro del Lavoro Andrea Orlando “dobbiamo riflettere su una società in cui diventa una medaglia avere assistito una multinazionale nel licenziamento in tronco di lavoratori”. Nell’attesa, l’ex presidente dell’Ordine degli avvocati di Firenze, Sergio Paparo ha sollecitato l’intervento deontologico dei colleghi di Milano. Il punto, a suo parere, è che l’atteggiamento ostentato da LabLaw nel post su Facebook poi cancellato “squalifica l’intera avvocatura”.
Dal canto suo il fondatore dello studio, nel pomeriggio di sabato ha affidato a un video di tre minuti la sua risposta alle reazioni scatenate dal giubilo del giorno prima per il premio. “Sono molto preoccupato per la sicurezza della mia famiglia, dei miei collaboratori e la mia famiglia”.
(da agenzie)

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IL MEDICO NO VAX PENTITO: “BASTA PIAZZE PIENE E NEGAZIONISMO, IL VIRUS E’ CAMBIATO E UCCIDE”

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

LA SVOLTA DEL MEDICO LEGALE MARIO BACCO, UNO DEI GURU NO VAX: “DIRE CHE IL VIRUS NON ESISTE E’ DA DELINQUENTI”

Basta piazze piene e negazionismo «il virus è cambiato. E uccide». È la svolta, a sorpresa, di Pasquale Mario Bacco, medico legale, componente dell’associazione ‘L’Eretico’, uno dei ‘guru’ degli anti vax che invita alla ‘collaborazione’ e ‘alla pacificazione’ in tema di lotta al Covid, partendo dal rinnegare le frange più estremiste dei ‘no vax’.
«Basta negazionismo e contrapposizioni sterili serve dialogo per uscire tutti insieme dalla pandemia». Quelle frange che negano l’esistenza del virus, dice Bacco all’Adnkronos Salute, «vanno isolate»
«Virus è cambiato. E uccide. Ho visto ragazzi giovani, sportivi, sani prima di infettarsi, morire nelle terapie intensive. Basta assembramenti in piazza e basta negare il virus. Non mi sono ‘convertito al vaccino’, anzi. Ma dire che il virus non esiste è da delinquenti».
Non usa mezze misure uno dei ‘guru’ degli anti vax’, che ora però, dopo aver toccato con mano i drammi della terapia intensiva – «ho visto morire un ragazzo di 29 anni che ancora continuava a negare l’esistenza del virus», confessa all’Adnkronos Salute – e a fronte di un virus «mutato che fa paura», si appella a chi protesta in piazza: «basta assembramenti pericolosi», dice sottolineando che non è intenzionato ad abbandonare «la lotta per la libertà di scelta, oggi mi definisco più ‘no pass’ che ‘no vax’. Il Green pass è intollerabile ma questo non vuol dire che dobbiamo negare la realtà del virus».
«Nelle terapie intensive – ha detto – ho visto troppi giovani, la maggioranza non vaccinati, ma non mancano i vaccinati. È venuto il momento che anche il gruppo dei no vax se ne renda conto. Da convinto fautore della libertà di scelta dico che non possiamo continuare a negare il virus. Basta piazze senza distanziamento, basta incontri inutili e rischiosi per il contagio. Basta pensare che possiamo abbracciarci e baciarci durante le manifestazioni. Dobbiamo fare attenzione. Non possiamo far finta che il problema del coronavirus mutato non esista. Né negare che il virus è più aggressivo. Dobbiamo prendere atto di questo come del fatto che il vaccino non è l’unica soluzione, perché si muore anche da vaccinati. Serve cominciare a rispettare delle norme ed evitare di fare dimostrazioni pericolose contro le regole anti-contagio», conclude.
«Quello che serve fare adesso – continua Bacco – a questo punto della pandemia, con un virus mutato e aggressivo, è unirci. Pacifichiamo l’Italia, cerchiamo di trovare un ponte tra ‘no vax’ e ‘si vax’. Lavoriamo insieme e collaboriamo. La situazione è tristissima”
(da agenzie)

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GALLI SULLA VARIANTE OMICRON: “TERZA DOSE MAI COSI’ IMPORTANTE, I NO VAX ORA SONO PIU’ PERICOLOSI”

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

“LA NUOVA MUTAZIONE? PREPARIAMOCI ALL’IDEA CHE SI DIFFONDERA'”

«La terza dose serve ancora di più». Così Massimo Galli parlando della variante Omicron e del rischio che i vaccini si rivelino meno efficaci del previsto contro la nuova mutazione del Coronavirus.
La terza dose comunque «incrementa la stimolazione della risposta. Anche in una situazione un po’ complessa come questa, in cui non abbiamo certezza di quanto la variante possa bucare il vaccino, quindi che risponda meno agli anticorpi che il vaccino suscita, non abbiamo motivo di credere che non risponda per niente».
Il professore ordinario di Malattie Infettive all’università degli Studi di Milano cita il caso del cittadino campano in cui è stata identificata la nuova variante Covid: «Aveva avuto la doppia vaccinazione, ma mi risulta che stia bene, non ha avuto una sintomatologia particolarmente critica».
Secondo Galli, «sapremo a breve se questa variante sarà più o meno diffusiva delle altre e, ad ogni modo, dobbiamo attrezzarci all’idea che arrivi e si diffonda. Abbiamo molte più vaccinazioni di prima, speriamo che sia sufficiente. Se qualcuno si era illuso che la faccenda fosse ormai archiviata, questo qualcuno deve toglierselo dalla testa. In questo momento, le posizioni No vax sono più pericolose di prima».
(da agenzie)

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VARIANTE OMICRON, PARLA IL PAZIENTE ZERO: “STO BENE, PER FORTUNA MI SONO VACCINATO”

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

SI TRATTA DI UN MANAGER DI CASERTA… POSITIVI ANCHE LA MOGLIE, I FIGLI E DUE SUOCERI

Arrivano buone notizie sul “paziente zero” della variante Omicron in Italia.
Le sue condizioni di salute sembrano essere buone così come quelle dei suoi cinque familiari conviventi (in tutto 4 adulti vaccinati e 2 bambini).
Si tratta del dipendente dell’Eni di Caserta che lavora in Mozambico e che è stato trovato positivo alla nuova variante del Covid, una volta atterrato in Italia.
«Sono soddisfatto di essermi vaccinato, perché il vaccino nel nostro caso ha funzionato in maniera egregia», ha detto il diretto interessato. «Considerati i sintomi blandi miei e della mia famiglia, che è stata contagiata e comprende persone tra gli 8 e gli 81 anni, posso dire che l’infezione si è manifestata solo in modo lieve».
Ricostruito il suo “viaggio” del manager, quindi tutti i suoi spostamenti tra Caserta, Roma e Milano. Non dovrebbe aver incontrato nessuno, dunque non dovrebbe aver contagiato né colleghi né amici.
«La situazione è sotto controllo – spiega il direttore generale dell’Asl di Caserta Ferdinando Russo – il paziente zero e i suoi familiari hanno una carica virale molto bassa, e ciò, mi riferisco in particolare agli adulti, è riconducibile al fatto che sono vaccinati con due dosi».
Massima attenzione viene prestata alle due classi frequentate dai figli del manager. Tra oggi, 28 novembre, e domani, 29 novembre dovrebbero arrivare gli esiti dei sequenziamenti sul materiale genetico dei cinque familiari del dipendente dell’Eni.
Si vuole capire se, anche in questo caso, si tratta di variante Omicron. Finora si sa che, oltre a lui, anche la moglie, i due suoceri e i due figli del manager, che vivono tutti nella stessa casa, sono positivi al Covid.
Ora si attende la conferma sul fatto che si tratti della variante che viene dal Sudafrica, quella che sta facendo temere il peggio e che ha spinto tutti i Paesi europei (e non solo) a correre ai ripari.
(da agenzie)

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IL SALTO MORTALE DI DI MAIO: DAI GILET GIALLI A “VOTEREI MACRON”

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

“NON HO PROBLEMI AD AMMETTERE I MIEI ERRORI PASSATI”

Archiviata la stagione No vax, No euro e dei Vaffa, il ministro degli Esteri grillino si butta alle spalle anche la mitologica gita con Alessandro Di Battista in pellegrinaggio dai leader dei Gilet gialli
Se ancora c’era qualche legame con il passato grillino più battagliero, Luigi Di Maio stavolta potrebbe averli troncati praticamente tutti. L’ultima uscita del ministro degli Esteri arriva sulla Francia di Emmanuel Macron, fino a non tantissimo tempo fa una sorta di demonio politico da cui tenersi alla larga.
In Francia Di Maio c’era andato addirittura in macchina, con il sodale di allora Alessandro Di Battista. Altri tempi, altre stagioni, altre battaglie. Era il febbraio 2019, il periodo più infuocato dei Gilet Gialli a cui il M5s dell’epoca sembrava in qualche modo aggrapparsi.
Peccato però che gli stessi leader dei rivoltosi francesi, come Christophe Chalençon, avessero poi sempre tenuto una certa distanza con quella strana creatura politica italiana.
Oggi però è tutto cambiato, lo stesso Di Maio non è più lo stesso di una volta. Prima l’alleanza di governo con la Lega, poi addirittura con i nemici storici del Pd. È addirittura andato ospite alla Festa del Foglio, giornale con il ministro grillino non è mai stato tenero. Proprio lì Di Maio si ritrova a fare un bagno di umiltà: «Non ho nessun problema a mettere nero su bianco i miei errori del passato».
A proposito del Trattato del Quirinale, sotto attacco dal fronte sovranista che lo vede come una trappola economico-politica di Parigi, Di Maio concentra tutto l’entusiasmo con cui la nuova classe dirigente grillina ha accolto quella firma: «Il Trattato del Quirinale è una grandissima opportunità per l’Italia e la Francia, ma anche per l’Europa, ad esempio sul tema dei migranti».
Gli viene ricordato di quel viaggio nel paesino di Montargis per incontrare quel: «vento del cambiamento che arriva da oltre le Alpi». Ma anche lì Di Maio non fa una piega e rilancia: «Non voglio interferire con le lezioni francesi, ma io Macron lo voterei». Chissà se anche in questo caso, dalla Francia non arrivi un’altra frenata su questo nuovo abbraccio grillino.
(da agenzie)

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GIORNALISTA MOLESTATA IN DIRETTA TV FUORI DALLO STADIO DI EMPOLI: LA POLIZIA A CACCIA DEI RESPONSABILI

Novembre 28th, 2021 Riccardo Fucile

“A QUANTE DONNE SUCCEDE NEL SILENZIO? INACCETTABILE QUELLO CHE E’ ACCADUTO”,,, TOLLERANZA ZERO VERSO OGNI FORMA DI MOLESTIE SESSUALI

Davanti allo stadio Castellani di Empoli la giornalista di Toscana Tv Greta Beccaglia stava raccogliendo i commenti a caldo dei tifosi in diretta.
Mentre faceva il suo lavoro, un uomo le si è avvicinato e ha allungato le mani su di lei toccandole il sedere, per poi dileguarsi. “Scusami, questo non lo puoi fare”, ha detto lei mentre la scena veniva ripresa. Il conduttore di “A tutto Gol” nello studio televisivo ha commentato: “Vai avanti, non te la prendere”.
La molestia non si è limitata a quello che hanno potuto documentare le telecamere. Come raccontato dalla stessa cronista in un’intervista a “La Nazione”, un altro individuo ha tentato di toccarla nelle parti intime alcune volte, prima dell’intervento del cameraman che lo ha allontanato.
“Non posso andare a lavorare tranquillamente solo perché sono una giovane donna. Sono sconvolta e impaurita. Qualcuno mi consiglia di non sporgere denuncia – ha rivelato Greta -, ma sono cose gravissime e inaccettabili che mi hanno segnata e amareggiata profondamente”.
All’Ansa, Greta Beccaglia ha espresso il suo sconcerto per quanto le è accaduto e per quanto accade quotidianamente a tante donne: “Quello che è accaduto a me è una cosa che non è accettabile e non si deve ripetere. È stata ripresa in diretta tv perché io ero a lavorare. Ma purtroppo, come sappiamo, tali molestie avvengono ad altre donne a telecamere spente cioè senza che nessuno venga a saperlo. Non può succedere e non deve accadere, tanto più che proprio i calciatori erano scesi in campo mostrando il simbolo della Giornata contro la violenza sulle donne”.
È intervenuto anche l’Ordine dei Giornalisti. “Chi era in studio, invece di condannare il gesto e il molestatore, ha invitato la collega a “non prendersela”. Verso di lei non è stata sentita nessuna parola di solidarietà da parte del conduttore.
L’Ordine ribadisce che è giunto il momento di smetterla di minimizzare e ricorda che la violenza contro le donne è prima di tutto un problema culturale e sociale”.
Replica il conduttore di Toscana Tv, Giorgio Micheletti: “Il nostro errore è stato prima di tutto organizzativo, non avremmo dovuto lasciare la nostra giornalista da sola in mezzo a una folla di esseri con un quoziente intellettivo sotto lo zero. Il mio intento, quando l’ho invitata a non prendersela, era quello di alleggerire per aiutare la poca esperienza che ha Greta nel gestire una situazione difficile come quella che ha dovuto affrontare. Ho pensato prima a lei lavorativamente parlando, perché aveva la pressione psicologica di dover gestire una diretta, ho provato a tranquillizzarla – continua Micheletti – non volevo minimizzare l’accaduto, ma evitare che potesse accaderle qualcosa di peggio”.
L’emittente televisiva si è schierata a sostegno della sua giornalista con una nota e nelle parole del direttore Marco Talluri: “Un gesto orribile e oltraggioso. Ogni giorno è 25 novembre finché vivremo questi momenti medioevali. L’episodio andato in onda in diretta non è stato l’unico di cui è stata vittima la giornalista e non possiamo accettare di stigmatizzare questi comportamenti come goliardate o atteggiamenti da dover mettere in conto. Si tratta di modi di pensare maschilisti che vanno chiamati con il loro nome: molestie”.
Molti i messaggi di solidarietà anche da tutti i partiti, mentre la polizia indaga per trovare l’uomo che ha molestato Beccaglia.
Le forze dell’ordine stanno ascoltando testimoni e visionando le immagini dei circuiti di videosorveglianza per rintracciare l’uomo responsabile delle molestie. Sarà ascoltata anche la giornalista per ricostruire l’accaduto.
(da agenzie)

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