Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
SPOGLIARSI DI OGNI APPARTENENZA, FARSI CARICO DELL’INTERESSE NAZIONALE, GARANTIRE L’UNITA’ ISTITUZIONALE E MORALE
Come nello stile dell’uomo, non è un finale con botti o effetti speciali, anzi è esattamente l’opposto perché l’ultimo discorso di Sergio Mattarella è probabilmente tra i più brevi ed ecumenici del suo settennato. In piedi per una quindicina di minuti, con alle spalle la finestra del giardino illuminato, il capo dello Stato si congeda con la sobrietà e lo stile di chi, ritendendo esaurito il suo compito, non vuole indicare una prospettiva vincolante a un mondo politico già abbastanza avvitato nella scelta del suo successore. Quasi con distacco, inversamente proporzionale all’intensità – politica ed emotiva – di un settennato da far tremare le vene ai polsi, in cui la pandemia è precipitata su un sistema politico collassato e su una legislatura segnata dalla governabilità complicata.
Però, sia pur parlando in termini generali, nella rivendicazione elegante ed orgogliosa del proprio profilo c’è un’indicazione, che magari non è proprio un identikit, ma un principio non banale offerto ai partiti.
La rivendicazione sta nella consapevolezza di chi lascia un paese, avendone preservata “l’unità istituzionale e morale”, proprio nel momento più difficile della sua storia. E questo è “il patriottismo concretamente espresso nella vita della repubblica”, e ogni riferimento ai patrioti à la carte in questa frase sembra semplicemente voluto. Unità resa possibile dallo straordinario “senso di responsabilità” degli italiani che, di fronte all’ignoto, hanno saputo attingere alle proprie risorse e seguire le indicazioni della scienza. E da quella profonda connessione sentimentale con le istituzioni che è forse la vera risorsa della Repubblica.
Ma questa unità, dice sostanzialmente Mattarella, non è un dato sociologico, ma anche una costruzione politica, fatta di scelte. E, ecco l’indicazione, il compito del capo dello Stato è stato ed è quello di esserne il garante. Questo vuol dire avvertire sin dal momento dell’elezione due “esigenze di fondo”: “spogliarsi di ogni appartenenza e farsi carico dell’interesse generale” e “salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione che riceve dal suo predecessore”.
Parole dietro le quali è possibile rivedere i momenti più drammatici di questi anni, dall’appello, rivolto al paese, a vaccinarsi a quello, rivolto alle forze politiche, a sostenere il governo guidato da Mario Draghi, un nome che non uscì dalle consultazioni, ma frutto della decisione, difficile e solitaria, di evitare le elezioni anticipate che, in quel momento, avrebbero reso più complicata la campagna vaccinale, necessaria per far fronte all’emergenza sanitaria, e avrebbero messo a rischio il percorso del Recovery, necessario per far fronte all’emergenza economica: “La governabilità che le istituzioni hanno contribuito a realizzare – dice il capo dello Stato – ha permesso al Paese, soprattutto in alcuni passaggi particolarmente difficili e impegnativi, di evitare pericolosi salti nel buio”.
E proprio sui vaccini c’è forse il passaggio più forte del discorso, ora che la quarta ondata è accompagnata dalla discussione su come renderli più stringenti e obbligatori: “Che cosa avremmo dato in quei giorni – si chiede Mattarella – per avere il vaccino?”. Il riferimento è alle settimane delle “bare” di Bergamo, delle “scuole chiuse” e del lockdown generalizzato, insomma dell’“impotenza” e della “disperazione”. Agli italiani bombardati dai virologi da talk show, dai professionisti dei distinguo e anche da una parcellizzazione delle misure cui è difficile stare dietro, tra estensione del super Green Pass per i bus ma non ancora per il posto di lavoro, dove forse arriverà comunque a breve, Mattarella ricorda, in modo semplice e comprensibile che “i vaccini sono stati e sono uno strumento prezioso, non perché garantiscono l’invulnerabilità, ma perché rappresentano la difesa che consente di ridurre i rischi per sé e per gli altri”.
Insomma, ci siamo “rialzati”, ma non è finita. Perché c’è un paese da riscostruire. E la parola “ricostruzione” è sempre declinata nella sua accezione non solo economica, ma anche “morale” e materiale. Che rende innanzitutto necessario uno sforzo nella mentalità con cui si affronta una fase che non si è chiusa e il ripudio della pigrizia nell’approccio, perché non c’è un’ora X in cui si torna al mondo di prima, ma una complicata trasformazione segnata da nuovi conflitti e “nuove disuguaglianze” sociali. E anche questa è un’indicazione.
È il discorso della fine di un mandato, ma non di un’uscita di scena, nel senso che questo punto di vista sull’Italia resta. E, con esso, il rapporto morale costruito col paese.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
IN QUANTE CASE QUESTA SERA ENTRERA’ LA SOLITUDINE? GLI AUGURI DEDICHIAMOLI A LORO
Gli Auguri, ogni augurio, sono il futuro. Pretendono la speranza. Obbligano alla fiducia. Per la nostra bella società fortunata, dove la larga maggioranza per adesso fame non ce l’ha, gli auguri sono diventati un rituale.
La regola impone di scambiarseli e li ha trasformati in una versione anodina, un modo fatico, dice la linguistica. Cioè un modo di dire. Un modo per dichiarare la propria presenza come interlocutore.
Gli auguri sono ormai un flusso continuo di frasi stabilite, che arrivano in serie sui cellulari, che ci vengono rivolti da conduttori e conduttrici tv che li hanno registrati giorni prima, dal postino, dall’ortolano, dalla cassiera del supermercato, dal commesso. Auguri Auguri cinguetta la colonna sonora delle nostre Feste.
Ecco, io proverei a dire Buon Anno a chi è solo. A chi stasera sarà solo. A chi sarà solo anche domani. A chi stasera si sente solo. A chi domani si sentirà solo.
Se c’è una parola festosa che va perdendo tanta della sua allegria, in questi tempi inattesi di pandemia, è “single”. Lo si diceva con un guizzo negli occhi, fu una conquista, cancellò la orribile “zitella”, il giocoso “scapolone”, Trasformò la solitudine in scelta.
Ma ora? Ora cosa è, la solitudine? Ci nasce dentro l’anima una crepa, io credo sia questo.
Essere soli, sentirsi soli, questo Capodanno 2021 è prima di tutto un problema di salute, se mi ammalo, e vivo solo, e sono solo, chi si prenderà cura di me?
Chi si attaccherà al telefono per chiamare un dottore che poi difficilmente verrà a casa?
Chi mi terrà la mano, se avrò paura?
Quante case, stasera, resteranno vuote di amici, di risate, di parenti? Quanti televisori si accenderanno?
La tivù la guarda, in maggioranza, chi giovane non è. I ragazzi guardano il cellulare. E le famiglie dove c’è un genitore solo, la mamma il più delle volte, nove volte su dieci, sono ormai un milione, in Italia.
Poi ci sono gli anziani soli, che l’Istat conta ogni anno, e sono quasi un milione anche loro. I ragazzi usciranno, la giovinezza costeggia il rischio per sentirsi viva e i più sono vaccinati, adesso.
Tante coppie resteranno a casa, o divideranno una cena speciale, magari portata dal catering, da un ragazzo che pedala nel freddo e parla un italiano faticoso, però sorride, sorride anche quando nessuno gli lascia la mancia. Si incontreranno piccoli gruppi di amici solidi, sicuri.
In tante case, quante?, stasera, entrerà la solitudine e si siederà in salotto, silenziosa. Le voci allegre arriveranno dal telefono, dai video, si riderà dei meme, dei comics, delle battute, si metterà la musica, si canticchieranno canzoni.
Si scarteranno dolci, cioccolatini, delizie che trasgrediscono le regole ferree della dieta obbligatoria per essere socialmente presentabili.
Qualcuno aprirà un libro, beato lui che nei libri ci crede, e dunque anche io beata. Qualcuno cucinerà per sé solo e poi posterà la foto del suo impiattamento su instagram.
Qualcuno si attaccherà a twitter, a facebook, a tik tok. Nessuno sarà solo, perché il bello adesso è che siamo tutti interconnessi.
Ma se ci fosse ancora qualcuno che, per sbaglio, per un urto di coraggio. stasera accettasse l’idea di sentirsi solo, questi auguri sono per lei, per lui.
Che sia un Anno Nuovo come noi.
(da Huffingtonpost)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
PD; LEU, ITALIA VIVA E FORZA ITALIA
Sempre più partiti chiedono al governo di introdurre l‘obbligo vaccinale per far fronte all’impennata di contagi e alla diffusione della variante Omicron.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, si è sempre detto pronto a introdurlo nel caso in cui la situazione epidemiologica lo rendesse necessario, ma il tema è delicatissimo e non tutti in maggioranza sono a favore.
E mentre Mario Draghi spinge per estendere il Super Green Pass ai luoghi di lavoro, alcuni partiti tra cui Italia Viva, il Partito democratico e Forza Italia vogliono l’obbligo vaccinale generalizzato.
Oltre a Liberi e Uguali, che sostiene le dichiarazioni del suo ministro, anche il Partito democratico si è espresso a favore.
Il segretario Enrico Letta ha sottolineato che è arrivato il momento di introdurre l’obbligo vaccinale: “Se ne parla da settimana, la scelta è matura per il Paese e per l’Europa. La mia sensazione è che il primo Paese europeo che introdurrà l’obbligo produrrà un effetto domino in tutti gli altri”. Sui canali social del Pd, poi, hanno rilanciato: “È arrivato il momento di fare la scelta definitiva: l’obbligo vaccinale. Serve adesso perché ci troviamo in una nuova fase di aggressione del virus con la variante Omicron”.
Italia Viva, da parte sua, ha lanciato una petizione per chiedere l’introduzione dell’obbligo vaccinale, sottolineando che si tratterebbe “una scelta costituzionalmente conforme e di chiarezza, nonché di rispetto nei confronti della stragrande maggioranza della popolazione italiana che, con disciplina e alto senso civico, da lungo tempo sta adottando tutte le misure di contenimento del virus, tra cui la vaccinazione”.
Anche nel centrodestra c’è una voce a favore, quella di Forza Italia. Che, tuttavia, nonostante abbia sempre sottolineato come il vaccino sia l’unico strumento per superare la pandemia, teme al tempo stesso di creare una spaccatura con gli alleati del centrodestra, Lega e Fratelli d’Italia. I quali si sono sempre detti contrari a qualsiasi forma di obbligo per quanto riguarda il vaccino.
(da Fanpage)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
ENTRANO IN COLLISIONE MA POI TORNANO AMICI
Uno sta da sempre un passo indietro, meglio due. Niente strappi, mai scontri in pubblico: solo trattative, scientifiche, sempre dietro le quinte. L’altro, potesse, starebbe sotto i riflettori della politica 24 ore al giorno. Sempre col coltello tra i denti e, da fiorentino, sempre pronto a litigare col nemico di turno. Divisi anagraficamente da 17 anni, una generazione, ma uniti da Benigno Zaccagnini.
Dario Franceschini e Matteo Renzi, per vent’ anni compagni di partito (Ppi, Margherita e Pd, fino al divorzio), sono stati ribattezzati da più di un amico in comune come «Red e Toby», i «nemiciamici» del vecchio cartone Disney che racconta la storia di una volpe e di un cane da caccia, che per natura entrano in rotta di collisione, ma poi tornano sempre amici.
Una metafora perfetta per raccontare il rapporto tra i due, che ciclicamente, nonostante feroci scontri politici, alla fine si ritrovano sempre per cercare di centrare un obiettivo comune. Alcuni precedenti? Nel 2012 Franceschini è saldamente con Bersani nelle feroci primarie da cui Renzi esce sconfitto. Al governo poi va Letta e Renzi poco dopo gli soffia il posto: «Dario» difende strenuamente «Enrico».
Ma poi, appena Renzi varca Palazzo Chigi, entra senza colpo ferire nel nuovo governo da ministro dei Beni culturali. Senza contare la furia di Franceschini quando il leader di Italia viva fa saltare il Conte II. I rapporti tra i due, a differenza del gelo totale tra Renzi e Letta, non si interrompono mai. «Se Dario e Matteo si vogliono bene? – riflette un vecchio esponente del Ppi -. Beh, direi che si rispettano molto. Sono machiavellici».
Uno schema di gioco che, più di una volta, li ha fatti uscire vincitori. E ora che la posta in ballo è tornata altissima, «Dario» e «Matteo» hanno rimesso in piedi il loro tandem. Due i palazzi nel mirino: Chigi e Quirinale. Tanti i nomi fatti circolare, in attesa di una possibile mossa del cavallo, ma con una certezza che accomuna entrambi: «O sul Colle o al governo ci deve essere un ritorno della politica, per arrivare a fine legislatura», spiegano ai fedelissimi il ministro pd e l’ex premier.
Con quest’ ultimo che va ripetendo: «L’arrivo di Draghi al governo ha decretato la salvezza dell’Italia», evidenziando però che per riuscire a eleggerlo presidente della Repubblica «serve un accordo politico solido e chiaro».
«Chi andrebbe a Palazzo Chigi?», è la domanda chiave dell’ex premier. E Renzi, tra le varie ipotesi che sta accarezzando, ne ha in testa una particolarmente suggestiva: Draghi al Quirinale e Franceschini «nemicoamico» a capo di un nuovo governo.
Il tutto in un quadro da ipotetica maggioranza Ursula, con dentro i 30 di Coraggio Italia e (magari) Forza Italia, e costringendo giocoforza all’opposizione i sovranisti della Lega; ripetendo così lo schema che portò alla nascita del Conte II con il ribaltamento dell’asse politico che impedì a Matteo Salvini monetizzasse l’ampio consenso alle urne anticipate.
Franceschini coronerebbe così anche quel sogno che fu costretto a rimettere nel cassetto nel dicembre 2016, quando Renzi si dimise, passando il testimone a Paolo Gentiloni e innescando appunto l’ira di «Dario». Nell’ottica di questo grande accordo «per il ritorno della politica», finora commissariata da una figura come quella di Draghi, Renzi vorrebbe inserire anche una riforma costituzionale che consenta di adattare meglio la «macchina istituzionale» al futuro nuovo parlamento, con 345 poltrone in meno.
Ma questo sarà un passo ulteriore. Intanto, sui telefoni dei due «professionisti» (questo l’altro soprannome affibbiato al machiavellico tandem ex Ppi), negli ultimi giorni lo scambio di sms si è fatto sempre più fitto. Impressioni, punti di vista, ma soprattutto calcoli sugli scenari possibili sui 1.009 grandi elettori. Tutto mentre Franceschini si è inabissato da mesi: pressoché impossibile ritrovare una sua dichiarazione politica. «È tipico suo – racconta chi lo conosce da una vita -Dario sta tessendo».
(da il Corriere della Sera)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
IL GOVERNO DEI MIGLIORI HA PROROGATO LE CONCESSIONI GARANTENDO AFFARI D’ORO AI SOLITI NOTI
Con oltre ottomila chilometri di coste, lo Stato ottiene solo spiccioli dal business dorato delle 12.166 concessioni balneari marittime.
Anche i lidi più esclusivi se la cavano con poche centinaia di euro l’anno. I signori degli ombrelloni resistono da tempo alle stesse direttive europee, con l’Italia che subisce procedure di infrazione da parte della Commissione europea e che continua a rinviare le gare proprio sulle concessioni previste dalla Direttiva Bolkestein.
Proprio come sta facendo il Governo dei migliori, limitandosi ad aprire l’ennesimo tavolo tecnico. Mentre si riaccendendono i riflettori sull’ennesimo regalo agli imprenditori del mare e sui loro sponsor politici, arriva però anche la Corte dei Conti, che boccia pesantemente la gestione dei canoni marittimi.
IL RAPPORTO.
La sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato ha ultimato le indagini sulla gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi e il rapporto inviato a Palazzo Chigi, ai Ministeri dell’economia e delle infrastrutture, al Comando generale delle Capitanerie di porto, all’Agenzia del demanio e all’Agenzia delle entrate è pesante. Le norme sono ingarbugliate al punto giusto da garantire enormi profitti ai soliti noti e l’elemosina allo Stato.
I magistrati contabili specificano infatti di aver riscontrato un quadro di frammentarietà della normativa e delle competenze amministrative, caratterizzato anche dalla separazione tra la titolarità delle responsabilità nel rilascio delle concessioni, affidata agli enti territoriali, e la titolarità dei proventi pubblici che ne derivano, che sono in capo allo Stato. “Sul piano amministrativo – specifica la Corte dei Conti – la molteplicità degli enti, che a vario titolo intervengono nella materia, ha determinato una gestione del flusso delle entrate derivanti dai canoni demaniali marittimi non del tutto efficiente”.
I magistrati tornano così a battere sulla necessità di un riordino e di una semplificazione delle procedure di riscossione dei canoni demaniali. Viene segnalata inoltre la necessità di una revisione complessiva del sistema delle concessioni, anche alla luce dell’ulteriore procedura di infrazione del 3 dicembre 2020 avviata dalla Commissione europea per il non corretto recepimento della Bolkestein. Viene poi sollecitata l’attuazione delle linee programmatiche per la valorizzazione dei beni demaniali sotto il profilo della redditività e delle potenzialità di sviluppo”.
I NUMERI.
Insistendo sull’esigenza di valorizzare il sistema delle concessioni demaniali marittime, al fine di favorirne la redditività, la Corte dei Conti specifica che proprio la redditività non ha ancora raggiunto i risultati auspicati dal legislatore che, con il Decreto agosto del 2020, varato dal Governo giallorosso di Giuseppe Conte, ha previsto la fissazione di un canone minimo pari a 2.500 euro per concessione demaniale a decorrere dall’esercizio 2021, a cui ha fatto seguito a maggio il Sostegni-bis messo a punto dal Governo di Mario Draghi, che per alcune categorie di soggetti nel primo anno di riforma, ovvero il 2021, a causa della solita emergenza Covid, ha previsto un canone minimo non inferiore a 500 euro. Come al solito insomma gli incassi dorati degli imprenditori sono salvi. I magistrati del resto hanno anche accertato che, tra il 2016 e il 2020, le già magre entrate previste sono state inferiori alle aspettative: una media 101,7 milioni di euro a fronte di una previsione di 111.
(da La Notizia)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
LA PERLA DI SCIENZA: “HO CAPITO DI AVERE IL COVID PERCHE’ NON SONO VACCINATO”
Dopo aver annunciato in diretta social di essere positivo a Covid-19, Don Antonio Romano, si scaglia contro Open e il suo fondatore per aver riportato la notizia e aver fatto riferimento alle sue idee contro il vaccino anti virus. E poi la perla di scienza: «Ho capito di avere il Covid perché non sono vaccinato»
Dopo aver annunciato in diretta social di essere positivo a Covid-19, Don Antonio Romano si scaglia contro Open e il suo fondatore Enrico Mentana per aver riportato la notizia e aver fatto riferimento alle sue idee contro il vaccino anti virus. Il parroco di Chiusano san Domenico, in provincia di Avellino, attualmente in quarantena e non vaccinato, dice di non essere in cerca di visibilità e per sottolinearlo sceglie ancora una volta una diretta social.
Protesta contro l’immagine inserita nell’articolo che lo ritrae in una delle numerose ospitate nel talk show Pomeriggio 5 dove il sacerdote ribadisce quanto spiegato in quella circostanza: «Dicevo come il sole sia necessario per mantenere forte il sistema immunitario e quindi difendersi dai virus. Serve l’aria fresca e il sole per stare bene. Lo dice anche la scienza che c’è bisogno che il corpo respiri». Andando avanti nella difesa di argomentazioni che ben poco hanno a che fare con scienza, vaccini e reale prevenzione Don Antonio Romano dichiara di aver predetto fin dall’inizio i danni che le mascherine avrebbero fatto sulla popolazione, «e infatti tutte quelle cose che io dicevo poi anche la scienza le ha comprese»
L’attacco
Il parroco parla di semplici indicazioni per la prevenzione e poi prosegue con un attacco più diretto: «Chicchino Mentana di Open, quello che va a trovare le fake news e poi le propaga come fosse un cane sciolto. Il suo cognome dice tutto». Don Antonio continua: «Chi fa una scelta differente dal vaccino avrà i suoi motivi e non può essere fatto passare per egoista o irresponsabile. Sfortunatamente per te Mentana sono ancora vivo e in salute. Ti sarebbe piaciuto annunciare il mio ricovero in terapia intensiva o la mia morte, e invece sono qua». Il parroco protesta contro chi lo chiama No Vax: «È un modo con cui voi giornalisti catalogate tutti gli irresponsabili, ma io sono un free vax».
«Ho capito di avere il Covid perché non sono vaccinato»
«Sono convinto che a contagiarmi sia stato un vaccinato», continua Don Antonio. «Una persona che, probabilmente, munita di Green pass, ha pensato di non essere un pericolo di diffusione anche per gli altri. Tenendo un livello basso di attenzione. Inoltre, ho fatto il tampone la Vigilia di Natale ed ero negativo. A differenza di qualcuno che, da positivo, circolava liberamente. Questo è il primo fallimento della propaganda». Il sacerdote afferma poi che sia stata proprio la sua condizione di non vaccinato a permettergli «di percepire i sintomi del Covid» e quindi a spingerlo a fare un tampone di verifica. «Non essendo vaccinato ho avuto dei sintomi che mi hanno permesso di capire che era il caso di fare il tampone. Tornerò più forte di prima».
(da Open)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
“MEZZE MISURE PER SALVARSI L’ANIMA, PERSI DUE MESI PER ANDARE DIETRO AI NO VAX”
Critica il governo e le misure messe in campo e scritte nero su bianco nell’ultimo decreto legge. Lo fa a modo suo Vincenzo De Luca che anche in occasione dell’ultima diretta Facebook dell’anno (appuntamento ormai consueto di ogni venerdì) attacca l’esecutivo per non aver adottato il pugno di ferro (in termini di restrizioni) nei confronti dei no vax. E lo fa citando uno spezzone di un film di Totò.
Una critica generalizzata, sia sulle ultime decisioni, sia per l’atteggiamento di un governo che – secondo De Luca – si è specchiato nei complimenti, senza saper anticipare quel che poi è successo in questi giorni.
“Oggi il Governo ha preso delle decisioni che continuano a essere in larga misura inutili, mezze misure che servono più a salvarsi l’anima che a contrastare il Covid. In sintesi, il messaggio politico che il Governo lancia ai cittadini è in buona sostanza quello che Totò faceva in un film famoso quando, dalla finestra di una ex casa chiusa, rivolgendosi ai condomini, diceva a voce alta: arrangiatevi. La sintesi del decreto del Governo è questa: arrangiatevi, siamo nelle mani del Signore”.
Parole, come quelle già pronunciate in passato, molto forti che vengono accompagnate da una spiegazione sul perché Vincenzo De Luca giudichi inadeguate (per usare un eufemismo) le misure decise dal governo:
“Ci siamo consentiti il lusso di perdere 2 mesi di tempo prezioso per correre appresso ai no vax, per impegnare migliaia di agenti delle forze dell’ordine, per controllare i cortei che si sono sviluppati per mesi nei fine settimana. Avremmo dovuto impegnare una settimana di tempo per parlare con quelli che non si erano vaccinati per motivi di preoccupazione e di paura, ma passata la settimana avremmo dovuto adottare misure drastiche nei confronti dei no vax. Non lo abbiamo fatto e non abbiamo preso misure preventive per evitare la diffusione del contagio. E così siamo arrivati ad oggi”.
Non proprio complimenti per chiudere questo 2021.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
I CLIENTI PROVENIENTI DA DIVERSE PROVINCE
Non chiedeva soldi in cambio, almeno secondo la prima parte delle indagini, ma faceva false iniezioni ai pazienti no vax per seguire la sua ideologia anti-vaccinista. Per questo motivo è stato arrestato questa mattina, nel Pistoiese, Federico Calvani, medico di Medicina Generale che orbitava nell’area compresa tra Abetone Cutigliano, Marliana e San Marcello Pistoiese.
E con lui sono state indagate altre 18 persone che si sarebbero rivolte al dottore proprio per ottenere quella certificazione verde rafforzata senza ricevere l’immunizzazione.
Ad accendere le luci dei riflettori su questa vicenda è stata la madre di un giovane che si era rivolto proprio al dottor Federico Calvani per dribblare la vaccinazione e ottenere lo stesso il Super Green Pass.
La donna si era rivolta ai carabinieri di Prato – che già stavano studiando il caso per via di alcune comunicazioni sospette arrivate al sistema sanitario toscano sul comportamento del medico – dopo aver saputo che il figlio era in possesso della certificazione verde ottenuta senza fare il vaccino. E lei, preoccupato per la salute del ragazzo, aveva deciso di denunciare il tutto.
Il resto lo ha fatto la Procura di Pistoia che, dopo aver aperto in fascicolo, ha scoperto il “gioco delle tre carte” fatto dal medico: fingere di fare il vaccino (gettandolo e quindi togliendolo dalla disponibilità di altri pazienti), inviare attestati di avvenuta somministrazione all’azienda sanitaria toscana e far ottenere ai suoi pazienti il Green Pass. E sarebbero coinvolte almeno 18 persone oltre al dottore che sarebbero andate nel suo studio arrivando da moltissime provincie toscane (da Pistoia a Prato, passando per Lucca, Pisa e Firenze).
Per tutti questi motivi il Federico Calvani è finito in manette e dovrà rispondere innanzitutto del reato di peculato (per aver disperso quei vaccini), poi di omissione d’atti d’ufficio. Qualora fosse dimostrata anche un’entrata di natura economica, al quadro dei reati commessi si aggiungerebbe anche quello di truffa.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »
Dicembre 31st, 2021 Riccardo Fucile
IN 7 GIORNI APPENA 120.000 DOSI
Sono ancora oltre 5,5 milioni gli italiani che non hanno ricevuto almeno una dose di vaccino anti Covid alla fine del 2021
Secondo il report della struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo, negli ultimi 7 giorni sono state 122.743 le nuove somministrazioni, che hanno portato il dato complessivo a calare da 5.683.275 a 5.560.532.
I più scettici a recuperare almeno la prima dose sono gli italiani nella fascia tra i 40 e i 49 anni, con 1.202.480 ancora non coperti da alcuna dose.
Seguono gli under 60, con 1.021.601.
Il report non comprende i bambini tra i 5 e gli 11 anni, per i quali la campagna di vaccinazione è cominciata da poche settimane.
In questa fascia d’età, i soggetti non ancora coperti sono il 48,91% che tradotto in numeri è pari a 4.051.289 tra bambini e ragazzi, su un totale di 8.283.583 persone.
Le somministrazioni per la fascia 5-11 sono partite solo due settimane fa: negli ultimi 7 giorni sono stati 149.250 i bambini e ragazzi vaccinati. Rimangono senza alcuna dose (a meno dei guariti) 3.232.473 in totale. Nella fascia 12-19 i ragazzi senza alcuna dose sono 818.816.
(da agenzie)
argomento: Politica | Commenta »