Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
AZIONE+EUROPA 5,7%, ITALIA VIVA 2,3%, VERDI 2,3%, CORAGGIO ITALIA 2%, SINISTRA 2%, MDP 2%
L’elezione del presidente della Repubblica, con la riconferma di Sergio Mattarella e il caos tra gli schieramenti, produce i primi effetti nei sondaggi elettorali.
Secondo l’ultima rilevazione di Ixé, realizzata tra venerdì 28 gennaio e oggi, lunedì 31 gennaio, il Partito democratico rimane il primo partito in Italia con il 21,2% dei possibili consensi.
Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni stacca la Lega, al 18,5%.
Il partito di Matteo Salvini, invece, scende di quasi due punti: dal 19,1% al 17,2%.
Tra i due alleati, quindi, ci sarebbe oramai una distanza marcata.
Esce con le ossa rotte dalla partita quirinalizia anche il Movimento 5 stelle, che oggi totalizzerebbe al voto il 15,1%. Il livello di consensi è comunque leggermente più alto rispetto alle rilevazioni degli altri sondaggi.
Forza Italia, invece, perde un leggero 0,6%, passando dal 9,2% all’8,6%.
Bene, poi, il resto della galassia centrista. Azione rimane al 3,3%, mentre Più Europa sale dall’1,4% al 2,4%. La federazione tra i due, quindi, varrebbe oggi il 5,7%.
Sale anche Italia Viva di Matteo Renzi dall’1,6% al 2,3%, mentre Coraggio Italia di Toti-Brugnaro e Udc valgono il 2%.
Se i tre partiti si mettessero assieme, dunque, totalizzerebbero il 4,3%.
A sinistra del PD, invece: Europa Verde cresce dall’1,4% al 2,3%, Sinistra Italiana passa dall’1,6% al 2% e Mdp-Articolo 1 rimane fisso al 2%.
Se ci fosse quindi una nuova operazione alla LeU, con un’unione dei tre, la lista raggiungerebbe un potenziale 6,3%.
Quanto alla fiducia nel governo Draghi il valore scende dal 65% di dicembre al 63%
(da Fanpage)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
SILURATA DALLA CASTA DEI MESTIERANTI MIRACOLATI
La grottesca partita a “ciapa no” (la variante del tresette a perdere: vince chi riesce a incassare meno mani) giocata questi sei giorni di ordinaria follia attorno alla suprema carica dello Stato, lascia il gusto di sentimenti contrastanti.
Prevale la profonda delusione per come è stata silurata non la candidatura di una donna, ma di “quella” donna. Oltre all’orrore per le miserie portate alla luce dal fatto specifico e generale, picco abissale nel definitivo sprofondamento di un ceto politico al di sotto di qualunque livello di decenza.
Francamente non conosco Elisabetta Belloni e trovavo in qualche misura disturbante il bollino “servizi segreti” che la segna da alcuni mesi, dopo aver ricoperto ben altre cariche al servizio dello Stato, registrate da un curriculum di tutto rispetto. Comunque – grazie alle informazioni disponibili – risultava chiaro “oltre ogni ragionevole dubbio” che con la Dottoressa Belloni avevamo finalmente trovato la candidatura alla Presidenza della Repubblica di una donna che non aveva niente a che spartire con le caricature di maschietto (opportunista, carrierista, affarista) che sino a quel momento ci erano state propinate come incarnazione della svolta al femminile. La Casellati merletti, falpalà e voli a spese del contribuente, la Cartabia mente giuridica da regime di matrice Comunione e Liberazione.
Dunque la figura di una donna eccellente, vittima di femminicidio politico virtuale.
I presidiatori dei privilegi castali della politica politicante che sono balzati su come un sol uomo all’annuncio intollerabile che nel loro giardinetto poteva arrivare un’aliena a disturbare le manovre.
Scatenando una reazione identica seppure diversa nelle modalità, a seconda dei rispettivi profili caratteriali.
Enrico Letta praticando la doppia verità ipocrita del qui lo dico e qui lo nego, per cui si finge l’apertura inserendo nella propria rosa papabili il corpo estraneo (a dimostrazione di democraticità, politicamente corretto, femminismo di maniera da quote rosa) per poi rimangiarsi la mossa tattica quando questa potrebbe dimostrarsi foriera di esiti positivi.
Altri hanno preferito boicottare nell’ombra e senza lasciare le proprie impronte digitali, da bravi usufruttuari della rendita di posizione ministeriale.
Fermo restando che la massima evidenza delle inconfessabili motivazioni di fondo contrarie al successo della candidatura irrituale ci è stata fornita dal massimo campione della spudoratezza insita nel professionismo politico: il Matteo Renzi d’Arabia, che la sera di venerdì si precipitava in ogni talk show per denunciare con aria compunta e sguardo severo l’affacciarsi sulla scena di una 007 in gonnella (che in realtà si occupa di informazione e sicurezza).
A suo dire una sgrammaticatura istituzionale per la sua sensibilità di senatore della Repubblica a libro paga dei tagliagole di Riad.
Mentre esprimeva analogo sdegno – questa volta con riferimento al decoro istituzionale, lui passato alla storia per aver annunciato una procedura di impeachment contro il Presidente della Repubblica – il socio junior del solito Garden Club Luigi Di Maio, il vero miracolato dell’epopea grillina, cui l’effetto poltrona notabilizzante (garantita dalla permanenza di Draghi a Palazzo Chigi) ha fatto emergere tratti salienti del genius loci natio: il doroteismo partenopeo della famiglia Gava con propaggini campane dell’andreottismo alla Cirino Pomicino.
Davvero uno spettacolo miserevole di gente aggrappata alle proprie immunità e franchigie, che tuttavia potrebbe minacciarne i giorni sereni di maggiorenti nell’Ancien Règime della Seconda Repubblica, avendone portato alla luce tutta la loro vanitosa inettitudine.
E – come diceva Tocqueville – “via via che il potere desiste dai suoi compiti, i suoi privilegi finiscono per l’apparire ingiustificati e incomprensibili”.
Nubi tempestose si addensano.
(da il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
TUTTE LE TRAME DEL TITOLARE DELLA FARNESINA CONTRO CONTE E L’ACCORDO CON I CENTRISTI SUL NOME DI CASINI
Montecitorio, interno sera. Alle 20.20 di sabato, quando Sergio Mattarella supera la soglia di 505 voti, Luigi Di Maio sfoggia un sorriso a trentadue denti e si lascia andare a un fragoroso applauso.
Intorno a lui ha una decina di parlamentari a lui vicini – i “dimaiani” –che lo abbracciano, gli danno il cinque, lo osannano. Come dire: hai evitato il peggio. Cioè la candidata di Giuseppe Conte, Elisabetta Belloni.
Nella partita del Quirinale Di Maio non ha mai fatto asse con il capo politico del M5S. Tant’è che, sempre sabato sera, convocati i giornalisti appena fuori da Montecitorio, è Di Maio il primo gallo che canta: “Alcune leadership hanno fallito, hanno alimentato tensioni e divisioni – dice con lo sguardo serioso riferendosi a Conte – nel M5S serve aprire una riflessione politica interna”.
Dietro di lui c’è un gruppetto di dimaiani, da Laura Castelli a Sergio Battelli. Non è certo la truppa di 80 o addirittura 120 parlamentari “dimaiani” che il ministro degli Esteri ha fatto sapere di controllare nel corpaccione del gruppo parlamentare a 5 Stelle.
Sabato sera, però, i suoi social e quelli del M5S sono esplosi contro di lui, accusato di aver “tradito” il leader Conte, tanto che per molte ore è spopolato l’hashtag “#DiMaioOut”. Ieri, però, molti di quei commenti sulla sua pagina Facebook erano spariti.
Dall’inizio, Di Maio ha giocato una partita opposta a quella di Conte. Nelle settimane scorse ha incontrato candidati di ogni risma: Letizia Moratti, Giuliano Amato ma anche la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati.
Mentre prendeva piede la candidatura di Silvio Berlusconi con “l’operazione scoiattolo” per raccogliere voti tra i parlamentari del gruppo Misto, era stato Fedele Confalonieri a contattarlo per capire se il leader di Forza Italia potesse contare su un pacchetto di voti anche nel M5S.
Dai vertici del partito azzurro raccontano anche che il ministro degli Esteri avesse addirittura “promesso 20-30 voti per Berlusconi”.
Ma Di Maio ha puntato da subito su altri cavalli.
Il primo, facendo asse con Giancarlo Giorgetti, è stato Mario Draghi. Tanto che fonti vicine al ministro, alla vigilia del primo scrutinio, facevano addirittura filtrare un possibile sostegno di Grillo all’elezione del premier.
Tentativo che il ministro degli Esteri ha fatto martedì scorso chiamando al telefono il fondatore per chiedergli di appoggiare pubblicamente Draghi, ricevendo però un brusco stop dal comico genovese.
Venerdì mattina poi Di Maio aveva addirittura incontrato la presidente del Senato Casellati prima che quest’ultima si andasse a schiantare in aula contro 71 franchi tiratori del centrodestra.
Poi, nella serata di venerdì, è arrivato il veto sul nome di Elisabetta Belloni, proposta da Salvini e Conte. Poche ore prima il ministro degli Esteri diceva di lei in Transatlantico: “Elisabetta è mia sorella, alla Farnesina abbiamo lavorato benissimo”. Ma dopo la candidatura lanciata dai leader gialloverdi, è stato proprio lui (con Lorenzo Guerini) a stopparla: “È indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni senza un accordo condiviso”.
Sabato mattina, quando la candidatura di Belloni non era più sul tavolo, Il Foglio ha pizzicato Di Maio a parlare con la dem Beatrice Lorenzin in Transatlantico: “Quei due furboni (Conte e Salvini, ndr) giocavano sul fatto che io non ne sapessi niente”. Bruciata Belloni, fonti parlamentari raccontano che – oltre a Draghi – l’altra candidatura che sarebbe andata bene a Di Maio era quella di Pier Ferdinando Casini. Nella riunione di venerdì notte al ristorante Maxela di centristi e forzisti, Giovanni Toti avrebbe chiamato proprio il ministro degli Esteri e gli avrebbe strappato un “sì” su Casini.
Una mossa politica con prospettive sul futuro: Casini al Quirinale sarebbe stato il garante del nuovo centro composto dall’ala governista di Forza Italia, i centristi di Toti e Brugnaro e i renziani. Ma forse anche Di Maio e i suoi seguaci, in caso di scissione dal M5S. Ipotesi non ancora scongiurata del tutto, anzi.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
LI CONSIDERA I MAGGIORI RESPONSABILI DEL DRAGHICIDIO
Ha trascorso la domenica nel buen retiro di Città della Pieve all’interno della sua tenuta insieme alla famiglia, senza farsi vedere all’esterno e tantomeno nel centro storico del borgo umbro
Oggi al suo rientro a Roma Draghi riunirà lo staff per impostare l’azione del governo del prossimo periodo. Per ora si metterà mano alle misure in scadenza – oltre alle discoteche, l’obbligo di mascherine all’aperto, feste e concerti – poi ci sarà da mettere ordine sulle regole delle quarantene a scuola e da rispondere alle altre richieste che vengono dai governatori, a partire dalla revisione del sistema dei colori.
Ma questi temi potrebbero essere rinviati a una seconda riunione del governo, che potrebbe tenersi giovedì dopo il giuramento di Mattarella, e che dovrebbe essere preceduta da una cabina di regia. Il Cdm di oggi, previsto nel pomeriggio alle 16, sarà intanto la prima occasione in cui gli alleati si ritroveranno davvero tutti attorno a un tavolo.
Matteo Salvini (con Giorgetti) e Giuseppe Conte hanno chiesto incontri a Draghi che al momento non sono ancora in agenda. Anzi, verranno ritardati il più a lungo possibile.
Perché sono loro, agli occhi del premier, i responsabili principali del “draghicidio” e al di là di tanta retorica al miele pubblicata dai giornaloni in questi giorni Md (così lo chiamano nel giro stretto) non l’ha affatto presa bene.
Come rivela chi lo conosce bene “Mario è molto arrabbiato per quanto è accaduto. Perché non è andato lui al Quirinale e ci ha sperato (e provato) fino all’ultimo secondo utile. Oltretutto se Mattarella resterà effettivamente per sette anni al Quirinale, la staffetta, che sembrava a portata di mano, diventerà un sogno impossibile”. Conte e Salvini (ma non solo loro) sono avvisati.
(da TPI)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
“MA CHE SPALLATA, I NUMERI NON CI SONO MAI STATI, TATTICA SUICIDA”
“Di cadute del centrodestra ne abbiamo viste molte, dalle elezioni del 2018 la geografia politica italiana è molto cambiata, le coalizioni sono rimaste per conservazione appiccicate con lo scotch. Il centrodestra va sicuramente ripensato, come va ripensata la geografia politica italiana”.
Così il presidente della Regione Liguria e vicepresidente di Coraggio Italia, Giovanni Toti, a Radio24, ospite di Simone Spetia, commenta la spaccatura della coalizione nell’elezione del presidente della Repubblica.
“Giorgia Meloni ha ottimamente rifatto la destra del Paese, non il centrodestra. Per rifarlo occorre Giorgia Meloni, occorrono Matteo Salvini, i partiti d’area del Ppe, i liberali, tutta una serie di sensibilità che nell’ultimo periodo sono state poco ascoltate e compresse da una macchina elettorale che ha premiato gli estremi“.
“La retorica da parte di tanti amici secondo cui qualcuno avrebbe impedito l’elezione di un presidente della Repubblica di centrodestra è una retorica che nasconde errori, autogiustificatoria – ha proseguito Toti – Non c’è mai stata la possibilità di eleggerlo, il centrodestra in Parlamento non si è mai neppure avvicinato ai numeri. Il giorno prima del voto a Casellati il centrodestra non ha ritirato le schede: c’erano 441 astenuti, al netto di qualche mal di pancia fisiologico e franco tiratore, vuol dire che mancavano quasi cento voti a ogni tentativo di eleggere un presidente di centrodestra – sottolinea Toti -. Più avessimo avuto la possibilità di eleggere un presidente di centrodestra con una spallata, più i parlamentari non lo avrebbero votato, perché avrebbe significato l’immediata crisi di governo, la fine della legislatura e la fine del governo Draghi. In mezzo a pandemia, crisi economica e Pnrr, era un tentativo del diavolo. Averlo perseguito è stato un qualcosa di poco sensato”.
(da agenzie)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
INTERVISTA A ELENA FATTORI, EX M5S: “LE CRISI LE RICOMPONGONO SPARTENDOSI IL POTERE, LO FARANNO ANCHE QUESTA VOLTA“
Senatrice Fattori, tre donne, Letizia Moratti prima e due Elisabette dopo, la Presidente del Senato Casellati e, ultima in ordine di apparizione, con la diretta complicità del capo politico del suo ex Movimento Giuseppe Conte, l’ambasciatrice Belloni, sacrificate sull’altare dei riti della politica…
Quando c’è da bruciare qualcuno, gli uomini bruciano sempre le donne, accusa a l’ex dirigente politica del M5s, rispondendo a SprayNews. Le donne in politica non hanno mai la dignità di un uomo. Non credo che avrebbero bruciato nomi maschili nello stesso modo. Sono state azioni, tutte riferibili a uomini, molto spiacevoli. E’ la misoginia della politica.
Luigi Di Maio e Giuseppe Conte se le stanno dando di santa ragione… Esiste, secondo lei, una linea del M5s? Chi decide? Chi comanda?
Che vuole che le dica? Lì ci sono leadership, o presunte tali, costruite a tavolino, che non corrispondono a nessun tipo di consenso interno. Di Maio era stato nominato capo politico nel 2017, con un’operazione ad hoc e, comunque, solo con l’intento di portare all’esterno un programma. Poi, si è preso poteri che non gli spettavano, oltre a indicare una serie di ministeri e ministri, senza alcuna delega da parte dei parlamentari. Conte è stato messo lì, nonostante non avesse una storia legata al M5s, solo in virtù della sua popolarità come Presidente del Consiglio. Del resto, con ogni probabilità lui il M5s alle elezioni del 2018 non lo aveva neppure votato. Non è, quindi, riconosciuto come leader né dai parlamentari, né dalla base. Sono leadership deboli che, anche se possono piacere a una determinata fetta di popolazione, sicuramente non controllano né il gruppo parlamentare, né, tantomeno, la rete, peraltro sempre più esigua, dei sostenitori più stretti. Due leadership deboli, che si contenderanno il potere fino al prossimo giro.
La loro è una rottura irreversibile?
Le crisi nel M5s si ricompongono sempre attraverso la spartizione del potere. Anche questa volta, vedrà, troveranno un loro equilibrio, anche se Conte ha costruito la sua leadership escludendo tutti i dimaiani, e Di Maio non l’ha presa ovviamente bene. Sono guerre interne, che non andranno oltre la composizione delle liste per le prossime elezioni.
Alla fine della fiera al Quirinale resta Sergio Mattarella
Noi di Sinistra Italia abbiamo proposto e sostenuto Luigi Manconi, in possesso di qualità ed equilibrio, che lo poneva oltre gli stretti confini del candidato di bandiera. Alla fine abbiamo dirottato i nostri voti su Mattarella. Con i candidati che giravano, mi pare che, a quel punto, fosse la scelta migliore. Mattarella sette anni fa sembrava uscito dal cilindro come una persona grigia e poco determinata. E’ stato, invece, un Presidente che ha sempre dimostrato equilibrio e coraggio, anche nei momenti oggettivamente più difficili. Dopo l’ondata sovranista e populista delle elezioni del 2018 è riuscito a mettere insieme un Governo, quello gialloverde, sicuramente criticabilissimo, affidandone la guida a un perfetto sconosciuto, quale era all’epoca Giuseppe Conte e a due vice premier complessi, come Di Maio e Salvini. Molti lo criticano perché sarebbe il garante di Mario Draghi e dei draghiani, ma è stato il garante anche della volontà di cambiamento manifestata dai cittadini. Poi ha affrontato da par suo la crisi di governo dell’estate del Papeete e la follia di far cadere un Governo in piena pandemia. E’ stato, secondo me, un presidente importante. E poi,lo ripeto, con quello che passava il convento e dopo la mattanza delle donne, ben vengano altri sette anni di Mattarella.
(da Globalist)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
LA MELONI E L’ATTESA DEL CAPOCOMICO IL GIORNO DEL VOTO A MATTARELLA
La sfida per l’elezione del presidente della Repubblica stava viaggiando su binari totalmente differenti prima della convergenza sul Mattarella bis.
In campo era forte l’ipotesi Elisabetta Belloni, saltata poi per i dubbi di Forza Italia, Italia Viva e una parte di Partito democratico.
La svolta è arrivata nella mattinata di sabato, quando Giorgia Meloni era rimasta al corrente della sola carta della direttrice generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.
Ma nel giro di poche ore è arrivata l’apertura della Lega al Mattarella bis e così tutte le altre opzioni sono state accantonate.
Cosa è accaduto in quei momenti? A spiegarlo è stata la Meloni.
La leader di Fratelli d’Italia, intervistata da Bruno Vespa per Porta a Porta, ha riferito di aver ricevuto un sms da Matteo Salvini proprio sabato mattina. “L’ho sentito l’ultima volta questa mattina (sabato, ndr). Mi ha mandato un messaggio, quando ancora ero ferma all’ipotesi Belloni. Mi ha detto: ‘Sei in ufficio da te?’. Sì. ‘Salgo’. Non l’ho più sentito”, ha raccontato la Meloni.
Che ha concluso la questione che tono ironico: “Forse sono io che non ho capito che lui intendeva di voler salire al Colle…”.
(da agenzie)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
UNO DEGLI ARGOMENTI SU CUI OGNI ANNO CI SONO POLEMICHE
Quando la kermesse musicale più importante del nostro Paese si avvicina al debutto, anche gli stipendi di Sanremo 2022 iniziano ad interessare la popolazione. Da Amadeus a Fiorello, passando per gli ospiti e le vallette: quanto guadagnano? Vediamo quali sono i cachet previsti per la 72esima edizione del Festival.
La 72esima edizione del Festival di Sanremo, in scena dall’1 al 5 febbraio 2022, vede ancora una volta al suo timone un duo d’eccezione: Amadeus e Fiorello.
Nel corso della prima conferenza stampa della kermesse musicale, il conduttore e direttore artistico ha ammesso che l’amico Fiore l’ha tenuto in dubbio fino all’ultimo momento. Soltanto negli ultimi giorni, il comico e attore ha confermato la sua presenza nella città dei fiori.
Come avviene ogni anno, la kermesse procede per ‘ordine e gradi’. Prima si scopre il presentatore, poi la sua spalla, le co-conduttrici, gli ospiti, i cantanti e le canzoni in gara.
Dopo la divulgazione di queste news, gli affezionati del Festival concentrano la loro attenzione su un altro argomento molto discusso: i cachet.
Gli stipendi di Sanremo 2022, stando ad alcune indiscrezioni, seguono la scia di quelli degli anni passati. Come sempre, in pole position troviamo proprio Amadeus, che dovrebbe aver stretto un accordo con i vertici Rai del valore di 600 mila euro.
Anche per quel che riguarda gli ospiti, gli stipendi di Sanremo 2022 sembrano in linea con gli anni passati.
Checco Zalone, super atteso sul palco dell’Ariston, dove canterà e si lascerà andare a sketch comici con Fiorello, dovrebbe intascare 50 mila euro. E’ bene sottolineare che non ci sono conferme in merito ai cachet degli ospiti e che le cifre attuali si basano sui compensi della scorsa edizione. Laura Pausini, infatti, potrebbe avere uno ‘stipendio’ più alto, così come i Maneskin. In merito a questi ultimi si vocifera che il cachet sia pari ad 80 mila euro.
I beninformati sostengono che il problema più grande, almeno parlando di soldi, sia proprio Fiorello: pare che lo showman abbia pattuito un compenso di 50 mila euro a serata. Al momento, però, sembra che la spalla di Amadeus abbia dato conferma solo per la prima puntata di Sanremo 2022.
Lo stesso conduttore, nel corso della conferenza stampa, ha sottolineato che “con Fiore tutto può succedere“. Pertanto, l’attore e comico potrebbe anche guadagnare 50 mila euro per ogni diretta a cui prende parte.
Il grandissimo Roberto Benigni, invece, dovrebbe aver firmato un contratto di 60 mila euro, mentre le cinque co-conduttrici, ovvero Ornella Muti, Sabrina Ferilli, Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta e Lorena Cesarini, intascheranno 25 mila euro.
I 25 cantanti in gara al Festival, come vuole la tradizione, non percepiranno alcun stipendio. Agli artisti verrà riconosciuto soltanto un rimborso spese di circa 48 mila euro. Questa è la cifra che la Rai ha stanziato per tutto quel che riguarda vitto, alloggio e trasporto dei Big.
Gli unici che dovrebbero percepire un indennizzo diverso dovrebbero essere i cantanti provenienti da Sanremo Giovani. Questi dovrebbero ricevere soltanto 6000 euro.
(da Fanpage)
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Gennaio 31st, 2022 Riccardo Fucile
LE ANTICIPAZIONI DELL’INTERVISTA
Pubblichiamo in anteprima un estratto dell’intervista a Noemi Letizia, che andrà in onda queta sera su Rai3 nella trasmissione tv “Report”, condotta da Sigfrido Ranucci.
Chi è Noemi Letizia oggi?
Io sono Noemi Letizia e sono nota per la mia festa di 18 anni un po’ movimentata. Una festa, un’occasione che mi ha lasciato una macchia addosso, una macchia che non mi appartiene e non è la mia, ma con la quale ho dovuto convivere per anni e che ha influenzato anche la mia vita in maniera molto negativa.
Hai vissuto una situazione più grande di te, vista la tua età allora?
Una situazione molto più grande di me…
Era normale, come ragazzina neanche maggiorenne, pensare di poter arrivare al presidente del Consiglio?
In realtà l’accaduto mi era sembrato strano, però siccome io partecipavo a sfilate e a cose così, avevo pensato: “Probabilmente sono entrata in qualche meccanismo, è normale…”. (…) Giravano dei book fotografici miei, all’interno di quelle situazioni. Per cui io pensavo che, in realtà, tramite situazioni circolari, ero arrivata lì.
Provi del rancore verso Silvio Berlusconi?
Il rancore non fa parte dei miei sentimenti. Provo probabilmente tenerezza.
Perché?
Ci sono persone che nella vita non guardano in faccia a niente, e probabilmente lui è tra quelle. Io sono stata “bullizzata” mediaticamente, sono diventata anoressica, mi sono chiusa in casa. E un motivo c’è, no?
Sarebbe?
Mi hanno violentata psicologicamente, chiamandomi “prostituta” a ogni angolo di strada, ma di cosa stiamo parlando? Su tutti i giornali “Noemi è andata a ballare… e la fotografia di Noemi che è andata a ballare… è una zoccola”. Io, tramite un percorso psicologico, sono riuscita a scegliere la strada più lunga, ma avrei potuto anche scegliere l’altra strada, come tanta gente fa, no?
L’altra strada quale?
Togliermi la vita. (…) Ci ho pensato tante volte.
Ti fa effetto pensare che il tuo nome sarà sempre legato a “Papi”?
Io chiamo “Papi” mio padre.
E anche Berlusconi…
Eh, ma mi era stato detto di dire questa determinata cosa… e io l’ho detta.
Cioè, non chiamavi così Berlusconi?
Ma no!
Si diceva che tuo papà fosse l’autista di Craxi.
Sì, va bene… Ci hanno detto di dire tante cose…
Ha cambiato dieci volte versione.
Purtroppo ci siamo attenuti a quanto ci hanno detto di dire e fare. (…) La verità è tutt’altra roba.
Quale è la tua verità?
Ma io non te la racconto, non mi va di raccontarla così la verità, renditi conto che mi stai chiedendo delle cose assurde. (….) Io a quella festa mi sono accorta che le cose non andavano bene, capisci? Quindi, di conseguenza, lui con me non ci è riuscito, perché evidentemente lui piano piano pensava di trascinarmi… Prima le feste erano tutte normali…
E poi a un certo punto?
Io sono andata a feste con Barbara D’Urso, feste del Milan. (…) Una festa sola è andata storta: ed era quella là. Ci dovevano essere i suoi figli. Lui, a mio padre che si preoccupava, ha detto: “No, non ti preoccupare, ci sono i miei figli, le fidanzate”.
E invece?
Quando arrivo lì, a un certo punto mi sono chiusa nella stanza dicendo: “Ho la diarrea”. Non sono uscita dalla stanza fino a quando non siamo partite. E a mio padre non ho raccontato niente perché non sapevo cosa potesse succedere. Tu capisci che quello è Berlusconi, è una persona potente, conosce il mondo, ma contro chi ti vai a mettere? Cioè io, come persona normale? (…) Capiscimi! E mio padre, io, in che situazione lo andavo a mettere?
Nei “casini”.
Ok. Allora io ho avuto un barlume di lucidità ed era quello di stare zitta per arginare il problema. Nel senso: “Ho visto queste cose, cazzi suoi. Non mi interessa e mi svincolo”. Quando mio padre, poi, giustamente… a Napoli non sai come funziona, ma si ricambia l’invito. E quindi lo ha invitato alla festa, non sapendo…
Non sapendo quello che era successo.
Pensa io come stavo, morta! Quando dopo praticamente è scoppiato il boom, le telefonate sono state: “Di’ questo, di’ questo, di’ questo”. E che fai? Parli? (…) Zitta, muta. Ho fatto quello che mi è stato detto di fare.
Te lo diceva direttamente Silvio Berlusconi, o parlavi coi suoi avvocati?
Telefonava proprio. No, no, nessun avvocato…
Cioè Berlusconi ti chiamava per dire “dite così”?
Telefonava anche a mio padre. Alfonso Signorini in un’intervista diceva: “Io quando venni a sapere il fatto di Noemi Letizia…”. Ma quale fatto di Noemi Letizia? Il fatto è del tuo amico Silvio Berlusconi. Noemi Letizia è una ragazzina di 18 anni che avete messo nella merda.
(da Il Fatto Quotidiano)
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