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AZIENDA FALLISCE; OPERAI SI COMPRANO LA FABBRICA CON I SOLDI DELLA DISOCCUPAZIONE E LA RIAPRONO

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

HANNO ACQUISTATO ALL’ASTA LA VECCHIA LEM DI PORRETTA TERME

Di fronte alla loro azienda che falliva, al lavoro di una vita andato in fumo e al bivio che poteva condurre a una lunga disoccupazione o a un nuovo lavoro hanno scelto un’altra strada: quella di diventare imprenditori di loro stessi acquistando all’asta la stessa fabbrica.
È la storia di un gruppo di dipendenti della fonderia ex Lem di Porretta Terme, in provincia di Bologna, da qualche mese alla guida dell’azienda fallita nel 2019 e acquistata all’asta nel giugno scorso.
Una scelta non certo facile anche perché si tratta di dipendenti e operai e dunque senza grossi capitali ma per l’impresa tutti loro hanno dato fondo alle loro riserve economiche investendo anche tutti i soldi della disoccupazione.
Il gruppo, composto da 18 ex dipendenti, si è unito in una cooperativa sociale, la Reno Fonderie, fondata nel novembre 2020 al termine di un iter non facile che ha cercato di coinvolgere tutti i trenta dipendenti rimasti sui settanta iniziali dopo la crisi aziendale avviata nel 2016.
Grazie ai due anni di disoccupazione e a due finanziarie di Legacoop, sono diventati loro stessi imprenditori per salvare il proprio posto di lavoro. Del resto tutti loro sono dipendenti storici della fonderia.
“Per molti di noi è stato il primo lavoro. La sentivamo nostra e quando è arrivata la crisi e abbiamo capito che i clienti c’erano nonostante le difficoltà, ci siamo buttati” ha raccontato a Repubblica uno dei protagonisti della storia, Paolo Zucconi, passato dal controllo qualità a vicepresidente del nuovo gruppo.
Con una serie di progetti e finanziamenti, che son serviti per ammodernare macchinari e strumenti, la nuova cooperativa ha riavviato la produzione a settembre arrivando a mettere in piedi sia lo stabilimento di Gaggio Montano sia quello di Porretta. A sostenerli anche alcuni fornitori che hanno deciso di aderire al nuovo progetto.
“I lavoratori si sono presi una bella dose di rischio, ma per il momento spero che continui così, perché stanno andando bene ed è importante anche per mantenere il lavoro in montagna” ha dichiarato Barbara Graziano, funzionaria Fiom-Cgil Bologna, che ha seguito le vicende della fonderia.
“Non erano molte le aziende a cui ispirarsi in questa azienda è stato possibile perché di piccole dimensioni. Non è semplice mettere insieme tante teste: più ce ne sono e più diventa complicato” ha ammesso.
Per chi è rimasto, ora è previsto un lungo piano di formazione con l’obiettivo di arrivare ad aumentare di nuovo il fatturato. Per chi non ha voluto aderire al progetto, invece, si è avviato il percorso di cassa integrazione a zero ore a cui si aggiungerà il sussidio di disoccupazione Naspi di due anni. In più dovrebbero entrare nei percorsi di formazione dell’Anpal con il sostegno della Regione Emilia-Romagna.
(da Fanpage)

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INTERVISTA AL POLITOLOGO D’ALIMONTE: “DRAGHI NON LO FONDERA’, MA IL SUO SAREBBE IL PARTITO PIU’ VOTATO”

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

“È IL CANDIDATO NATURALE AL QUIRINALE, MA DUE FATTORI GIOCANO CONTRO DI LUI”

Professor Roberto D’Alimonte, tra meno di un mese i grandi elettori sceglieranno il successore di Sergio Mattarella. Lei vede Mario Draghi traslocare sul Quirinale, alla fine dei giochi, resterà a Palazzo Chigi?
Draghi è il candidato “naturale” per andare al Quirinale. Ha tutte le qualità che servono a un presidente della Repubblica in questa fase complicata della nostra vita politica.
Eppure, un accenno di disponibilità da parte sua nella conferenza stampa di fine anno non è stato esattamente accolto con i fuochi d’artificio dai partiti. In più, per ora, c’è Silvio Berlusconi sulla sua strada.
Giocano contro il premier due fattori. Il primo va sotto il brutto nome di “commissariamento”. Nei partiti che lo devono eleggere è diffusa la convinzione che sarebbe un inquilino scomodo e troppo ingombrante al Quirinale. Il secondo è il rischio di elezioni anticipate: Draghi capo dello Stato vuole dire crisi di governo. E una crisi di governo si sa come comincia, ma non si sa come finisce.
Non basterebbe a tranquillizzare il “partito dello status quo” lo scenario per cui l’elezione di Draghi al Quirinale comprenderebbe anche un’intesa sul suo successore a Palazzo Chigi, e dunque un nuovo patto di maggioranza ?
Dovrebbe essere così. Ma non è detto. Ci sono partiti dentro il governo (Lega) e fuori del governo (Fdi) che hanno interesse alle elezioni anticipate. Il momento per loro è favorevole, i sondaggi danno il centrodestra vincente. Mentre il centrosinistra è un cantiere aperto: Pd e M5S devono ancora decidere che fare. Insomma, il rischio di elezioni anticipate c’è ed è concreto. E visto che tanti, per motivi economici e politici, non le vogliono è meglio che Draghi resti dove è. Questo è il ragionamento che molti parlamentari fanno
Vero. Ma se Draghi non fosse eletto non ci sarebbe comunque il rischio di elezioni anticipate ? Difficile, a quel punto dire: abbiamo scherzato.
È possibile. Infatti non è detto che dopo la sua mancata elezione al Quirinale Draghi resti a Palazzo Chigi a qualunque condizione. Dipenderà da chi sarà eletto e con quale maggioranza. Dall’agibilità di manovra che avrà, in sostanza. Draghi stesso ha detto di considerare improbabile che la spaccatura dell’attuale maggioranza di governo sull’elezione del presidente possa non avere conseguenze sulla tenuta del governo. Non crede a questa “magia”.
Lei quale epilogo preferirebbe ?
Penso che sia meglio per il Paese che Draghi succeda a Mattarella, a condizione che si trovi un accordo solido su un governo di transizione che porti gli italiani a votare alla scadenza naturale. Sette anni al Quirinale valgono di più di un anno a Palazzo Chigi. Anche perché dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato entreremo in una fase politica ancora più complicata che rischia di logorare l’immagine del premier.
C’è però un ulteriore scenario: Draghi a Palazzo Chigi anche dopo le elezioni del 2023. Realistico?
È molto improbabile, a mio avviso. Potrebbe succedere se le prossime elezioni non dessero la maggioranza assoluta dei seggi al centrodestra. I sondaggi di oggi e la frammentazione del centrosinistra però dicono che non sarà così. Potrebbe succedere se cambiasse la legge elettorale e fosse reintrodotto un sistema proporzionale, ma neppure questa mi sembra una prospettiva credibile. Infine, potrebbe succedere se la pandemia si aggravasse e il paese precipitasse in una grave crisi economica e finanziaria. E questo spero proprio che non accada. In ogni caso stiamo attraversando una fase di tale volatilità che le mie risposte di oggi potrebbero non valere domani. Nel giro di poco tempo tutto può cambiare.
Mattia Feltri su Huffpost ha ipotizzato che il centrosinistra indichi Draghi come il suo candidato alla guida del governo alle prossime elezioni. Una ”ultima grande carta da calare sul tavolo” se Berlusconi si impunta. Sarebbe una soluzione per mantenere la credibilità dell’Italia?
Ho letto la proposta. In pratica Draghi dovrebbe essere per il centrosinistra di oggi quello che Prodi è stato ieri. È una idea interessante ma molto difficile da realizzare. Primo, non credo che Draghi accetterebbe. Secondo, non credo che Pd e M5s possano trovare un accordo su questo. Ma l’obiezione più importante è una terza: Draghi non è Prodi. Ha un suo specifico bacino elettorale, ma gli elettori che volessero votare il candidato Draghi dovrebbero votare una delle liste della sua coalizione, cioè Pd, M5s o altri. E questo limita il suo appeal e di conseguenza il vantaggio che al centrosinistra deriverebbe dalla sua candidatura. Sarebbe un’altra cosa se lui avesse una sua lista. Ma è uno scenario che escludo.
Perché lo esclude? Mario Monti alla fine si convinse. Anche se forse poi se ne pentì.
Draghi non ha mai manifestato alcuna ambizione politica che vada al di là della sua disponibilità a servire le istituzioni. Però le dico questo: sono assolutamente convinto che, rebus sic stantibus, oggi il “partito di Draghi” sarebbe il primo partito del Paese. Il caso di Monti è molto diverso.
Cosa glielo fa dire ?
La mia esperienza di studioso di elezioni. Oggi stiamo attraversando una fase politica simile a quella che abbiamo vissuto nel 1994 e nel 2013. Allora come oggi c’è una fortissima domanda di cambiamento, di novità, la voglia di battere strade nuove. Nel 1994 a questa domanda ha dato voce Berlusconi. Nel 2013 è stato Grillo. Anche Renzi per un momento effimero ha avuto una funzione simile. Oggi potrebbe essere Draghi. Ma come ho detto non sarà così perché non si metterà alla testa di un suo partito.
Se l’opzione Draghi candidato premier è ardua, cosa rimane in campo per evitare un ritorno all’instabilità del passato?
Nel breve termine bisogna eleggerlo alla presidenza della Repubblica mettendosi d’accordo contemporaneamente sul suo successore a Palazzo Chigi. Nel medio termine bisogna riprendere il discorso interrotto sulla riforma delle istituzioni e non solo quelle previste dal Pnrr, e cioè amministrazione e giustizia. Bisogna riprendere in mano il filo spezzato nel dicembre 2016 con il referendum sulla riforma costituzionale di Renzi .
In concreto: quante sono le probabilità che Draghi tralochi ?
Molto difficile quantificarle. Come ho detto il rischio di elezioni anticipate tende a favorire la sua permanenza a Palazzo Chigi, anche se nemmeno questo esito esclude del tutto il voto anticipato. La soluzione ideale sarebbe che Mattarella accettasse un secondo mandato, ma è altamente improbabile. A questo punto spero solo che i partiti trovino rapidamente un accordo solido e con una maggioranza ampia. Sarebbe folle buttare a mare nelle prossime settimane la credibilità che ci siamo faticosamente guadagnati da quando Draghi è diventato premier. Il rischio che corriamo è di impantanarci nuovamente. Dopo essere stati nominati dall’Economist il paese dell’anno potremmo precipitare ancora in una situazione di grave instabilità .
E se, alla fine, ce la facesse Berlusconi ?
Non credo proprio. Anche se non posso dire che questo evento abbia una probabilità pari allo zero. In ogni caso con la sua candidatura Berlusconi ha riconquistato una visibilità e una centralità che il declino elettorale di Forza Italia gli avevano fatto perdere. E’ riuscito a mettere in ombra Salvini e Meloni pur guidando il più piccolo partito della coalizione. Da questo punto di vista la sua autocandidatura è un successo, comunque vada a finire la partita. Tanto più che potrebbe sorprendere tutti e all’ultimo momento diventare lo sponsor numero uno di Draghi vestendo i panni del king maker. Per il leader di un partito con il 7-8% dei voti, non male.
Ma con Berlusconi presidente le elezioni anticipate sarebbero scongiurate, come va dicendo a qualsiasi interlocutore ?
A differenza di quanto lo stesso Cavaliere vuol fare credere con lui al Colle non si possono escludere affatto. Primo, trovo difficile immaginare che Draghi resti a Palazzo Chigi con Berlusconi al Quirinale. Secondo, è leader di un partito che stando ai sondaggi attuali avrebbe tutto da guadagnare andando al voto il prima possibile. Terzo, la Lega e Fdi – i due partiti alleati a cui dovrebbe l’eventuale elezione al Colle – vogliono il voto anticipato e a quel punto farebbero di tutto per crearne le condizioni.
(da Huffingtonpost)

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IL CAOS DEL M5S SUL QUIRINALE

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

SENATORI PER IL MATTARELLA BIS, PATUANELLI FA E DISFA CON DRAGHI, CONTE VIRA SU UNA “DONNA”

Stefano Patuanelli, capo delegazione del Movimento 5 stelle, ha detto che non c’è “nessuna preclusione per Draghi al Quirinale”, dopo aver detto ieri perentorio “Draghi resti al governo”.
Giuseppe Conte ha invece tirato fuori un’idea formidabile: una donna al Colle. Chi, come, perché, con quali caratteristiche, con quale maggioranza, sono variabili tutto sommato trascurabili di fronte all’assoluto valore del poter sostituire la pochette con il santino di primo ad essersi intestato la questione femminile.
Poi però fonti vicine allo stesso leader pentastellato si sono palesate spontaneamente precisando che serve “un profilo alto”, e chi meglio di Draghi, che non sarà una donna ma che gli vuoi dire.
Tutto chiaro? Forse non ai senatori pentastellati, che ieri si sono riuniti in conclave e hanno in sostanza detto che si fiderebbero più di Belzebù che del loro stesso capo, e quindi Conte si porti appresso i capigruppo “in tutte le fasi della trattativa”, che chissà quello poi che pasticci combina.
E hanno sciolto il dubbio Draghi/non Draghi tagliando la testa al toro e votando – non si sa poi bene perché – quasi all’unanimità per una riconferma di Sergio Mattarella, e se lui ha detto giammai in fondo chi se ne frega, rimanesse dov’è perché è assoluto garante della stabilità e rimanere in Parlamento non è importante ma l’unica cosa che conta.
Danilo Toninelli chiede di “ufficializzare” la scelta del Movimento del bis del presidente uscente, non avendo forse ben chiaro che il vero nome dovrebbe rimanere coperto fino all’ultimo per non rischiare di bruciarlo (e dire che è la terza volta che si appresta a svolgere le funzioni di grande elettore), chiedendo di fatto che Mattarella diventi il candidato di bandiera pentastellato, utile a sfracellarsi magari contro Silvio Berlusconi in attesa della carta coperta, che al momento però non c’è.
Un marasma nel quale Michele Gubitosa, volenteroso vicepresidente del partito, ha provato a fare chiarezza: “Mattarella è sempre stato la nostra prima scelta” (ah sì?), e dunque ben capisce la posizione dei colleghi senatori.
Il Movimento 5 stelle è semplicemente allo sbando. Palazzo Madama, che doveva essere una specie di fortino per Conte, ha chiesto di fatto un commissariamento dell’avvocato del popolo, e ha inventato di sana pianta una linea che nelle parole del leader non è mai esistita. Alla Camera le truppe fedeli al capo politico si assottigliano ogni giorno di più.
L’ex premier non riesce a imporre una linea, sempre che ne abbia una, e al Nazareno iniziano in queste ore a mettere seriamente in dubbio l’affidabilità dell’alleato. Che prima sembrava voler sbarrare la strada a Draghi, poi ha capito il rischio di aprire un Vietnam dei numeri nelle votazioni che si susseguiranno a fine mese ed è tornato sui suoi passi, iniziando a ragionare dell’ipotesi con Enrico Letta cercando una successione ordinata a Palazzo Chigi, senza che se ne sapesse molto in giro perché poi il partito esplode.
Il problema è che il partito era già esploso da tempo e non c’è nessuno in giro che cerchi di raccoglierne i cocci, con Conte che si muove più da capo corrente che da capo politico, e intorno una Babele in cui l’unico comun denominatore è il disperato tentativo di non andare a casa.
La “prima forza politica in Parlamento” – galloni continuamente ostentati nella narrazione 5 stelle perché di altri primi posti v’è penuria, e al massimo si può sbandierare il record di addii – non ha una proposta di metodo e di merito sul quale far sedere al tavolo alleati e non, non ha il boccino in mano, anche perché non sembra al momento capire a che gioco si stia giocando.
C’erano tempi in cui si urlava “Ro-do-tà, Ro-do-tà” animati da velleitarismo e del tutto indifferenti all’esito dello scontro, tempi in cui il Movimento pur costretto nella sua ridotta si muoveva all’unisono sulla scorta di un’idea. Otto anni dopo sono rimaste le scorte, di idee nemmeno a parlarne.
(da Huffingtonpost)

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SEBASTIANI: “RITARDIAMO LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE PER ABBASSARE LA CURVA”

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

LE STIME SUI RICOVERI DEL MATEMATICO DEL CNR

“La pressione di Omicron sugli ospedali? Col trend attuale, la stima è che nelle prossime due settimane potremmo superare il 20% di occupazione nelle terapie intensive, mentre entro tre settimane potrebbe essere raggiunto il 30% nei reparti ordinari”.
A parlare all’HuffPost è il matematico Giovanni Sebastiani, dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘Mauro Picone’ del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
“Probabilmente gli effetti della variante devono ancora manifestarsi compiutamente a livello ospedaliero, dunque è possibile un’accelerazione analoga a quella verificatasi nelle ultime settimane con l’incidenza e con la percentuale di positività ai test molecolari”, aggiunge.
In questo scenario, evidenzia l’esperto, è fondamentale diminuire la circolazione del virus: “Ritardare di un mese la riapertura delle scuole sarebbe utile a ridurre l’impatto sulla curva epidemica. E ad almeno uno dei genitori, in particolare a quelli dei bambini più piccoli, dovrebbe essere consentito lo smart working, quando possibile. Altre soluzioni attuabili potrebbero essere gli aiuti economici per babysitter”.
Dunque come sfruttare le ulteriori settimane di chiusura scolastica?
Sebastiani afferma che “potrebbero essere utilizzate sia per attività di screening a tappeto (sia mediante test sierologici che, a ridosso della ripresa delle attività scolastiche, attraverso i tamponi) che per potenziare la somministrazione di prime e terze dosi in maniera mirata.
Sono infatti due le categorie che necessitano di maggior attenzione: gli anziani (over 70, dove si concentra la maggiore mortalità per Covid) ma anche i giovani e i giovanissimi che contribuiscono alla circolazione del virus.
Bisogna ricordare che l’incidenza del Covid nella fascia under 20 è tre volte maggiore rispetto a quella dai 20 anni in su. Al contempo la copertura vaccinale è al 4,5% nella fascia 5-12 anni e al 75% tra i 12 e i 19 anni”.
Il matematico analizza la situazione italiana in un momento in cui, a dispetto di oltre un milione di cittadini positivi al Covid, i ricoveri rimangono sotto controllo ma la guardia rimane alta. Omicron contagia molto di più delle precedenti varianti e il traguardo dei 2 milioni di positivi non è un’eventualità lontana.
“Con questo tasso di crescita dei casi rischiamo comunque di intasare gli ospedali. Se anche il tasso dei ricoveri fosse l′1% avremmo 20 mila persone in ospedale”, ha avvertito ieri Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, manifestando preoccupazione per la variante. D’altronde, gli ultimi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità attestano che la diffusione di Omicron ha raggiunto il 28,4% nei campioni delle acque reflue ed è in forte aumento.
E mentre i numeri crescono, in Italia si attende il picco della quarta ondata. “Potrebbe arrivare anche tra cinque o dieci giorni giorni. Lo deduciamo dalla leggera frenata della curva dei positivi ai tamponi molecolari registrata negli ultimi quattro o cinque giorni, che andrà confermata coi dati delle prossime 24-72 ore.
Ma attenzione allo shopping per i saldi e alla riapertura delle scuole: si tratta di due elementi che, aumentando i contatti tra le persone (ancora una volta soprattutto tra giovani e giovanissimi), potrebbero far risalire la curva epidemica tra due-tre settimane”, avvisa Sebastiani, da poco autore del libro 24 ore con un matematico (Piemme, 2021), appassionante viaggio nel mondo dei numeri e delle materie scientifiche.
Veniamo al capitolo mortalità.
Negli ultimi giorni in Italia sembra esserci una leggera frenata, ma bisognerà comprendere quanto abbiano influito le festività natalizie nella comunicazione dei dati. Uno spiraglio di luce pare giungere dal Sudafrica, dove con Omicron nelle due settimane prima di Natale la letalità apparente (ovvero, l’indicatore che si ottiene dividendo il numero di morti confermate per il numero di casi confermati circa due settimane prima) è stata pari a un terzo rispetto a quella registrata agli inizi di giugno. Ovviamente l’Italia non è il Sudafrica: lì la popolazione è molto più giovane e attualmente è estate. Dovremmo attendere le prossime due settimane per quantificare cosa accade nel nostro Paese, senza abbassare la guardia”, conclude il matematico.
(da Huffingtonpost)

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SI FA PRESTO A DIRE 75 CENTESIMI: LA BABELE DEI PREZZI DELLE MASCHERINE FFP2

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

24 CENTESIMI SU AMAZON, 50 NEI SUPERMERCATI, 60 AI CASALINGHI. FINO A 2 EURO IN FARMACIA

“Se sono obbligatorie dovrebbero essere gratis”. La frase di una signora in fila per entrare in una farmacia di Monte Sacro, quartiere di Roma, riassume il pensiero di molti sulle mascherine FFP2, all’indomani dell’accordo concluso tra il commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo e le farmacie italiane, che ne prevede la vendita a un prezzo non superiore a 75 centesimi di euro.
L’accordo è stato raggiunto con le associazioni di categoria delle farmacie FederFarma, AssoFarm e FarmacieUnite, ma deve essere formalizzato, quindi non è ancora effettivo.
Non riguarda inoltre gli altri rivenditori, come catene di supermercati e negozi di e-commerce. Il prezzo infatti varia da meno di 50 centesimi online, su Amazon o altre piattaforme, fino ai 2,50 euro che finora si potevano dover pagare in farmacia.
“Lo chiamano prezzo calmierato – dice la signora – ma fino a ieri le abbiamo comprate anche a meno di 40 centesimi l’una”.
Su Amazon le FFP2 si trovano a 24 centesimi a mascherina. “Purtroppo online in questi giorni non si trovano facilmente, quindi bisogna pagarle un po’ di più”. Il “prodotto più venduto” tra le mascherine di Amazon ha una nuova prima disponibilità il 28 gennaio.
Anche nei supermercati e nei negozi di casalinghi si fa la fila per comprare le FFP2. Da IperSoap, alla Coop, come al Carrefour, le vendono a 50 centesimi a mascherina. “Io le compro sempre qui, stanno a 60 centesimi”, dice un ragazzo che le sta comprando invece in un negozio di casalinghi di Sacco Pastore, a due passi dalla farmacia Brunetta di Roma, dove si trovano a 1 euro l’una.
Nella Capitale già da un paio di settimane alcune farmacie si sono assestate su questa cifra. Come la Farmacia Muzi di via Ugo Ojetti, la farmacia Casini sulla via Nomentana o la farmacia Spadazzi di Ponte Milvio, che vendono le mascherine FFP2 a un euro l’una in confezioni monouso.
La corsa alle FFP2, che offrono una maggiore protezione rispetto a quelle chirurgiche, era cominciata nei giorni di Natale, quando la variante omicron iniziava a far salire i contagi.
Il governo aveva deciso di renderle obbligatorie dal 25 dicembre in alcuni luoghi al chiuso, come musei, cinema, teatri, stadi e sui trasporti pubblici. Dal 31 dicembre, inoltre, è diventato obbligatorio indossarle nel periodo di “auto-sorveglianza” previsto per le persone che hanno ricevuto il richiamo o la seconda dose da meno di quattro mesi e che hanno avuto un contatto con un positivo al Covid
L’accordo sul prezzo calmierato in farmacia è arrivato dopo giorni di elevata richiesta, in cui alcuni rivenditori avevano alzato i prezzi oltre il valore di mercato, anche fino al 400%, arrivando a toccare punte di 3 o 4 euro a mascherina, a seconda del comune o della regione e a seconda delle scorte, con una variabilità molto ampia. Un prezzo, quello di 4 euro per una FFP2, che si poteva trovare nei negozi un anno fa, come mostra la fotografia, quando l’Italia era appena uscita dal primo lockdown.
Prima che il governo introducesse l’obbligo anche su Amazon i prezzi risultavano inferiori. Per questo, negli ultimi giorni più che in precedenza, occorre fare attenzione a comprare FFP2 certificate.
Sulla mascherina deve essere stampato il marchio CE, che indica che il prodotto è conforme alle norme europee. A fianco di questo marchio si trova di solito un codice di 4 cifre, che corrisponde all’ente che ha rilasciato la garanzia della mascherina.
Il numero si può inserire in un database online, NANDO, che fornisce gratuitamente la Commissione Europea. Se sulla mascherina non c’è nessun codice le FFP2 dovrebbero riportare la dicitura KN95.
Vuol dire che sono mascherine certificate in Cina e importate in Italia con deroga da parte dell’INAIL (Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro). Anche in questo caso fare la verifica è semplice andando a controllare negli elenchi dei dispositivi validati in deroga dall’Inail.
(da agenzie)

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I FEDELI DEL PARROCO NO VAX: “ABBIAMO PAURA A PRENDERE L’OSTIA DA LUI, DEVE AVERE RISPETTO DI NOI”

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

IL SACERDOTE DISERTA LA MESSA E VIENE SOSTITUITO

“Quando durante l’omelia ho sentito il comizio del parroco contro il vaccino ho provato un grande fastidio e ho abbandonato la chiesa. È stato come negare l’esistenza della moltitudine di morti e di bare nei camion militari”.
Con queste parole uno dei cittadini di Casorate Primo (Pavia) che ha abbandonato la parrocchia di San Vittore Martire durante l’omelia no vax pronunciata da Don Tarcisio Colombo, commenta la messa di fine anno avvenuta nel pomeriggio di venerdì 31 dicembre.
“Deve portare più rispetto per noi fedeli”. Il parroco del piccolo comune al confine con la provincia di Milano, ha criticato i vaccini e la linea adottata dal governo per contrastare la pandemia, generando attriti e timori tra i fedeli che frequentano la parrocchia.
“Se non possiamo fidarci dei preti, in chi possiamo riporre la nostra fiducia? – si domanda sconsolata una fedele – Da quando ho saputo la notizia non prendo più la comunione da Don Tarcisio, ma dall’altro parroco. Non so se sia vaccinato e la cosa mi mette paura”.
Don Tarcisio Colombo ha preferito non incontrare i cronisti per offrire la propria versione dei fatti e la consueta messa del lunedi è stata celebrata da un altro sacerdote.
(da agenzie)

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NEONATI GEMELLI POSITIVI AL COVID RICOVERATI IN TERAPIA INTENSIVA A CHIETI

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

I PICCOLI HANNO APPENA 27 GIORNI

Hanno appena 27 giorni, sono gemelli e sono entrambi risultati positivi al Covid. Da poche ore sono ricoverati in isolamento nella terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Chieti.
Entrambi hanno difficoltà respiratorie: i neonatologi dell’unità operativa diretta dal professor Diego Gazzolo li stanno monitorando e assistendo, come spiegano dall’ospedale.
I due neonati sono arrivati al SS. Annunziata dopo che la mamma, preoccupata, si è rivolta al Pronto soccorso, dove i bimbi sono stati presi in carico e sottoposti ai primi accertamenti, a partire dal tampone che ha dato esito positivo.
La valutazione successiva è stata fatta dai neonatologi della struttura sanitaria, che hanno riscontrato una sofferenza respiratoria e ritenuto necessario il ricovero in terapia intensiva dei due neonati.
“Le condizioni dei gemelli – spiegano dalla Asl 2 Lanciano-Vasto-Chieti – sono strettamente monitorate”, ma non sembrano desare al momento particolare preoccupazione. Il contagio potrebbe essere avvenuto in ambito familiare, visto che il papà dei due bimbi è positivo al Covid.
(da agenzie)

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NIENTE OBBLIGO VACCINALE, IL GOVERNO VARERA’ SOLO UN GREEN PASS RAFFORZATO PER CATEGORIE LAVORATIVE E SOLO DAL 1° FEBBRAIO

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

QUALCUNO AVRA’ SULLA COSCIENZA ALTRE MIGLIAIA DI MORTI: E QUESTO SAREBBE IL GOVERNO DEI MIGLIORI

Una road map per il Green pass obbligatorio sul lavoro. E, per ora, niente obbligo vaccinale per tutti gli italiani.
Il consiglio dei ministri che si riunirà domani per varare il nuovo decreto Covid troverà una bozza di norma con le sanzioni da applicare e le indicazioni su come procedere per sostituire i lavoratori che non vorranno piegarsi. E una serie di date entro le quali scatterà l’obbligo di Certificazione Verde Covid-19 per ogni categoria. La data segnata sul calendario è quella del primo febbraio.
Ma il presidente del consiglio Mario Draghi non ha ancora deciso se sarà quella di inizio (e quindi varerà l’obbligo per i lavoratori della pubblica amministrazione, che saranno i primi a doversi adeguare). O quella entro la quale la norma sarà in vigore per ogni categoria. Mentre c’è chi pronostica duecentomila contagi al giorno a gennaio.
Una road map per categorie
A partire dal 10 gennaio l’ultimo decreto Covid varato dal Cdm taglia i tempi della terza dose e questo potrebbe portare a un ingorgo vaccinale negli hub. Di qui la volontà di fornire già nella legge una road map per il settore privato. Ma sull’obbligo non si discute. Anche il ministro della Salute Roberto Speranza è d’accordo. .
La Repubblica spiega che con l’imposizione del certificato a tutte le attività professionali e commerciali (aziende, negozi, uffici pubblici e privati, grande distribuzione, trasporti, logistica) il governo conta di persuadere 2,5 milioni di persone a immunizzarsi entro 15 giorni dall’entrata in vigore del provvedimento.
E questo perché tra due settimane, secondo gli esperti, avremo il picco di infezioni della quarta ondata per la variante Omicron.
Il quotidiano aggiunge che la scelta del modello 2G (ovvero Green pass soltanto a vaccinati e guariti), finora nel mondo del lavoro riservata a sanitari, forze dell’ordine e insegnanti, è ritenuta socialmente meno impattante rispetto all’obbligo generale.
Con questo metodo la sanzione è incorporata e riguarda tutti i lavoratori. C’è poi anche la possibilità di un ritorno dello smart working per la pubblica amministrazione e per i privati. Una quota di lavoro agile da casa fino a metà febbraio è l’ipotesi attorno la quale si ragiona.
Multe, sanzioni e smart working
Ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli ha avuto una riunione con i tecnici del ministero della Funzione Pubblica, della Salute e del Lavoro per discutere sulle modalità del provvedimento. Con un focus sulle sanzioni da applicare e sulle sostituzioni di chi non rispetterà le nuove regole.
La sanzione sarà la sospensione dello stipendio per chi non è in possesso del pass. Le sostituzioni dei dipendenti saranno permesse alle piccole aziende, ovvero alle imprese sotto i 15 dipendenti. La stessa possibilità non verrà data alle grandi aziende. Il nodo giuridico della sostituzione dei dipendenti non sarà invece un problema per la pubblica amministrazione.
La Stampa spiega anche che in una prima fase saranno i lavoratori del settore pubblico a vedere l’entrata in vigore del pass sul lavoro. Per ragioni di semplicità giuridica e anche di facilità nei possibili controlli. Poi sarà la volta delle grandi aziende e infine delle piccole. Secondo un calendario che il CdM deve però ancora definire.
Il quotidiano aggiunge che fonti vicine a Draghi invitano a non escludere altre strategie nel nuovo decreto Covid. Una di queste potrebbe essere la possibile imposizione dell’obbligo vaccinale ad altre categorie di lavoratori. Ovvero a quelli a contatto con il pubblico. Sia della pubblica amministrazione che del privato.
A spingere ieri per questa soluzione anche Walter Ricciardi, consulente del ministero della Salute.
Le nuove regole per 23 milioni di lavorator
Intanto il Corriere della Sera fa sapere che le nuove regole per 23 milioni di lavoratori andranno a incrociarsi nel dibattito in Cdm con la situazione della scuola. Ieri il governo è tornato a far sapere alle Regioni e ai sindacati che non ha intenzione di posticipare la riapertura. Anche se c’è chi, come il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, minaccia di fare da sé e di serrare gli istituti per altri 20 o 30 giorni.
Per il quotidiano toccherà alla Cabina di Regia convocata prima del Cdm la decisione sull’obbligo di Green pass rafforzato per tutti i lavoratori o soltanto per il settore pubblico.
Draghi consulterà anche i sindacati e Confindustria per arrivare a una scelta condivisa. Ma sia Landini che Bombardieri hanno già fatto sapere che preferiscono l’obbligo vaccinale per ogni cittadino.
Infine, il fisico Roberto Battiston, coordinatore dell’Osservatorio Dati Epidemiologici di Agenas, dice oggi a Il Messaggero che presto anche l’Italia supererà la soglia dei 200 mila contagi al giorno: «I dati esteri, in particolari quelli inglesi, che precedono i nostri di 10/12 giorni, confermano che ora lì è partito l’aumento dei ricoveri. Dunque è ragionevole pensare che anche da noi all’esplosione dei contagi seguirà verso fine mese una forte pressione sugli ospedali»
(da agenzie)

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ARRESTATO UN MEDICO NO VAX: HA BUTTATO 120 DOSI PER RILASCIARE FALSI GREEN PASS, 73 PAZIENTI INDAGATI

Gennaio 4th, 2022 Riccardo Fucile

MENTRE NEI PAESI POVERI C’E’ CHI VORREBBE VACCINARSI MA I VACCINI NON CI SONO, IN ITALIA DEI CRIMINALI DISTRUGGONO LE DOSI

Buttava le dosi di vaccino per rilasciare ai suoi pazienti falsi Green pass.
Un medico No vax di Ascoli Piceno è stato arrestato e portato in carcere con l’accusa di falso in atto pubblico e peculato, per aver rilasciato 150 falsi certificati di avvenuta somministrazione del vaccino anti Covid a 73 dei suoi pazienti.
Il professionista è anche accusato di truffa aggravata ai danni dell’Asur, visto che per ogni somministrazione intascava anche un pagamento dai singoli pazienti.
Dal centro vaccini locale, il medico aveva ritirato 120 dosi, tutte finite tra i rifiuti.
Di queste, infatti, non ne sarebbe stata somministrata neanche una. Agli arresti domiciliari è finito anche uno dei 73 pazienti coinvolti nella truffa.
A tutti loro sono stati sequestrati i cellulare e altro materiale, che servirà alla procura per capire fin dove si spingeva la truffa. Per loro l’accusa è di falso in concorso col medico. Le indagini, tra pedinamenti e acquisizione di prove video, si sono svolte tra settembre e dicembre.
È stata la stessa Asur a rilevare delle stranezze nell’attività del medico: un numero di vaccinazioni eseguite notevolmente più alto rispetto agli altri medici convenzionati; somministrazioni effettuate in gran parte a soggetti che non erano propri assistiti o addirittura a persone residenti in altre regioni; e tempi ritardati rispetto a quanto prescritto per l’inserimento delle attestazioni di avvenuta vaccinazione nel sistema informatico nel ministero della Salute.
La questione è stata poi approfondita dai carabinieri di Ascoli Piceno, che hanno confermato le anomalie nell’attività del medico già riscontrate dall’Asur. Secondo il procuratore di Ascoli, le misure cautelari sono state emesse per necessità di acquisizione delle prove, mentre sono previste, poi, altre misure minori per evitare la reiterazione del reato.
(da agenzie)

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