Destra di Popolo.net

LA FIERA DELL’IPOCRISIA NELLA QUALE IL CAV HA RINCHIUSO GLI ALLEATI

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

COL RETROPENSIERO DI IMPALLINARLO, SALVINI E MELONI GLI DICONO SI’, DIMOSTRANDO DI ESSERE DEI RONZINI

Ricapitolando, perché è difficile stargli dietro, in questa fiera dell’ipocrisia. Salvini, quello che ieri si era distinto da Berlusconi perché “rimarremo al governo anche senza Draghi”, che aveva fatto dire al capogruppo “serve un piano B sul Colle”, che ne spara una ogni sei ore, oggi dice, udite udite: “Il centrodestra è compatto e convinto nel sostegno a Silvio Berlusconi e non accetta veti”. Bene.
La Meloni, che al pari di Salvini è poco convinta, almeno si risparmia la fatica della recita e in conferenza stampa, ed evita l’argomento, con battuta annessa, perché vorrebbe tanto di dire di no, ma si troverà a dire di sì: “Faccio come Draghi, non rispondo. Ma a me l’applauso non lo fate”. Benissimo.
L’unico convinto e contento è Silvio Berlusconi che però conosce i suoi polli e al vertice di domani a Villa Grande dirà: “Amici miei, non è che possiamo giocare a rimpiattino: voi venite a chiedermi i numeri, dite sì, poi leggo di piani b e c, insomma siete voi che mi dovete dare rassicurazioni sul vostro sostegno compatto. Io mi metto anche in gioco, per me è anche una grande fatica, ma voglio sapere se ci siete fino in fondo”.
Il ragazzo mica è nato ieri, conosce benissimo dubbi, retropensieri, ambizioni dei due giovanotti che lo vivono come un ingombro ma che, per come si è messa, non si possono neanche permettere di dirgli di no.
Metti che si vota, mica ci puoi andare con la coalizione rotta. Per chi poi? Per Frattini o per la Moratti che piace tanto a Salvini? Sulla carta, hanno la stessa sua base di partenza come numeri.
Insomma, li vuole portare al pubblico sostegno, anche se la candidatura non sarà ufficializzata domani, ma almeno dopo la seconda votazione andata a vuoto.
Perché sa bene anche un’altra cosa. E cioè che, dietro l’apparente sostegno, i due cosiddetti alleati coltivano l’idea che venga impallinato nel voto segreto.
E dunque prima di mostrare la lista di quelli del Misto contattati, vuole la lista dei numeri sicuri da cui si parte. Che poi è un’illusione pure questa, perché di sicuro, nel segreto dell’urna c’è poco o niente.
Comunque mica male questa storia, di un’elezione che ancora non inizia ed è già alla quarta chiama: la quintessenza di un imbroglio, costosissimo nell’Italia dell’emergenza e dei trecento morti al giorno, perché è bastato l’annuncio di una candidatura a far impazzire la maionese.
E, se mai fosse, è chiaro che viene giù tutto, come spiegherà Enrico Letta alla direzione del Pd di sabato. Con Berlusconi al Colle si precipita verso il voto. Neanche Draghi e neanche Superman riuscirebbero a domare l’impazzimento generale. L’imbroglio è di una coalizione che non c’è più da tempo e ora consuma l’atto finale: prima Salvini che va al governo coi grillini e gioca ad annettersi Forza Italia, poi la Meloni che resta all’opposizione di Draghi per rubare voti a Salvini, il disastro delle amministrative figlio di ripicche e dispetti, gran finale: tutti fanno finta di sostenere Berlusconi al Colle con l’idea di fregarlo, con tanti auguri per quel succederà il giorno dopo, comunque la si veda il giorno della fine dell’ipocrisia.
In questo gioco degli specchi e degli inganni il premio “tempra” o “attributi” se lo aggiudica comunque il vecchio Silvio: si è autocandidato, senza neanche aspettare una riunione ufficiale del centrodestra, quando lo davano per archiviato o peggio tra una visita e l’altra al San Raffaele, con tutto questo chiacchiericcio è pure risalita Forza Italia nei sondaggi, gli avversari che l’avevano preso sottogamba ora mostrano segni di preoccupazione, gli alleati che lo sdegnavano pure in foto tornano a pranzo a casa Berlusconi con Dudù che scodinzola in giro.
Per farla breve è l’unico in campo, se per caso cambiasse idea e dicesse “Draghi” (o forse anche un altro), il nominato passerebbe in un minuto come la liberazione da un incubo. Che è poi la vecchia idea e speranza di Gianni Letta, il quale, non a caso, ha auspicato, per l’elezione del presidente della Repubblica un clima come quello che si è respirato alla commemorazione di David Sassoli.
Poi non è detto che lo faccia, anzi al momento non sembra proprio, anzi ogni giorno aggiunge un tassello alla costruzione della sua candidatura, come l’endorsement di Manfred Weber, presidente del Ppe arrivato in serata.
Un freddo analista di scenari scriverebbe che è tecnicamente in una posizione di centralità, sia per andare fino in fondo sia per mediare al momento giusto. Sia per impallinare altri di centrodestra quando sarà impallinato, scaricando la colpa su chi domani gli assicurerà il sostegno, vero o finto che sia.
(da Huffingtonpost)

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MATTEO SALVINI FA SEMBRARE MISTER BEAN UN DILETTANTE

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

PARTE A PASSO DI CARICA COME AQUILANTE, IL DESTRIERO DI BRANCALEONE, PORTANDO IN SELLA BERLUSCONI… SONO TRE ANNI CHE NON NE AZZECCA UNA

Che Matteo Salvini non ne indovini una è ormai un fatto assodato. Ma la sua costanza è ammirevole. E nel suo caso non è vero, come si usa dire, che a tutto c’è un limite.
Ai tempi del Conte 1, quando Salvini era Ministro degli Interni di un governo dal sostegno parlamentare a dir poco massiccio, il divoratore di merendine si accanì contro i migranti trascurando tutti i problemi veri del paese e quando venne l’estate finì per fare naufragio al Papeete tra chiappe al vento e mojitos.
Poi, ritrovatosi all’opposizione nel Conte 2, Salvini cominciò a combattere tutti coloro che combattevano il Covid dicendo una settimana sì e l’altra pure che bisognava riaprire tutto e che era oltremodo urgente tornare “a lavura’” (gli altri, lui ovviamente manco a parlarne), Covid o non Covid.
Ma ad un tratto, preso atto del Covid, Matteo Salvini cominciò a lodare l’operato della Regione Lombardia e degli ormai celebri Fontana & Gallera che la fecero diventare la Caporetto del Covid in Europa, con il triplo dei morti di Caporetto stessa.
Infine, con l’avvento di Mario Draghi, dopo aver incassato in silenzio un lungo e pubblico cazziatone del collega Giorgetti dietro la vetrina del famoso Caffè Giolitti di Roma, Salvini è entrato in un governo dove non voleva entrare e in seguito non ha più smesso di dire che non ci voleva stare. Detto questo, questo governo come sappiamo non ha mai ascoltato le sue proposte sempre bizzarre, ed è andato avanti spedito facendoci diventare il paese più vaccinato d’Europa
Ora, non sapendo più dove andare a sbattere il muso, che si inventa Matteo Salvini? Annuncia con tronfia determinazione che il candidato del centrodestra alla Presidenza della Repubblica è nientemeno che Silvio Berlusconi. Bum! Salvini ancora una volta ci mette orgogliosamente la faccia, prima della Meloni (chissà se lo farà) e prima di Berlusconi stesso.
In un momento in cui più di mezza Italia, da Nord a Sud, ha detto e ridetto, scritto e riscritto con palese indignazione che la candidatura del pregiudicato Silvio Berlusconi (atteso a breve in tribunale) sarebbe l’ultima spiaggia di un paese già spiaggiato, Salvini parte dunque a passo di carica come Aquilante, il destriero di Brancaleone, portando in sella Berlusconi.
Resta da chiedersi perché. Dopo tre anni di cazzate sempre precise, clamorose e puntuali, non è facile trovare una risposta.
Si dice da tempo che Giorgetti, e la Confindustria alle sue spalle, vogliano liberarsi definitivamente di Matteo Salvini. Il fatto di averlo forzato ad entrare nel governo Draghi confermerebbe da tempo questa intenzione. Tuttavia, disfarsi di Salvini non sarà facile perché il soggetto è talmente catastrofico da far impallidire Mister Bean e i danni che può provocare sono sempre difficili da calcolare.
Alle prossime elezioni, quando saranno saranno, la Lega farà bene a sostenere, per quanto sfacciato possa sembrare, di non averlo mai conosciuto.
Nel frattempo, finché dura, continuiamo a godercelo.
(da Globalist)

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SGARBI FA IL CENTRALINISTA: “IO FACCIO LE TELEFONATE E POI GLI PASSO I GRANDI ELETTORI“

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

LA SUA TEORIA: “BISOGNA PUNTARE SUI NO VAX“

Da qualche giorno i quotidiani lo dipingevano come impegnatissimo al telefono per conto di Silvio Berlusconi. Oggi Vittorio Sgarbi lo dice esplicitamente: sta aiutando il Cavaliere nella cosiddetta “Operazione scoiattolo“.
Ovvero nello scouting dei parlamentari Grandi Elettori che potrebbero fargli avere i voti che gli mancano per arrivare al Quirinale. «Sono l’unico che gli dice le cose in faccia: è meglio che imponi un candidato alla sinistra, invece prendi il nome più difficile e vai in salita. Lui però insiste, dice che Draghi non lo vuole votare e allora lo aiuto», spiega in un’intervista a La Stampa.
«Io chiamo i parlamentari e poi glieli passo”, conferma. E Berlusconi al Quirinale ci punta davvero: «Altroché, dice che ha cento voti in più rispetto al centrodestra. Io gli ho chiesto ‘E chi sono questi?’ Lui fa l’equazione: ci sono parlamentari senza un futuro e allora mi voteranno. Lo hanno convinto i suoi, forse. Ma non è automatico, devi convincerli. Allora mi è venuto in mente il metodo Sgarbi. Vanno contattati gli elettori. Non si votano idee astratte ma le persone. Le assicuro che il 95% degli interlocutori era lusingato».
Ma Sgarbi non si sbottona su quanti voti abbia trovato: «Questo non lo so. Spero una ventina. Sono persone incerte del loro destino. Ci sono 110 esodati in Parlamento, quelli di ‘Alternativa c’è di Cabras mi hanno detto: ‘Noi siamo pronti a votare tutti tranne Draghi o uno del Pd’. Poi ci sono i tanti grillini che non verranno rieletti. Con questi si può fare un ragionamento. Io suggerisco di far entrare nel centrodestra una componente di ex grillini. Se prendono il 3% possono entrare in Parlamento. Conte e Letta li chiama lui. Ho telefonato a Renzi, mi ha detto che avrebbe richiamato più tardi ma per ora non lo ha fatto», continua.
E poi c’è l’analisi politica: «L’area dei No vax è interessante. Silvio è per il vaccino ma può mandare un segnale a quei parlamentari tipo il leghista sardo De Martini, che non avendo il Green pass non possono venire a Roma a votare, lui potrebbe dire: ‘Se non voti tu l’elezione non è valida’».
(da agenzie)

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LA SENATRICE GRANATO: “PARLAVO CON SGARBI E POI MI HA PASSATO LUI”

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

BERLUSCONI CORTEGGIA I PARLAMENTARI NO VAX, PECCATO CHE SIANO ANCHE NO CAV

«Ci stavamo sentendo con Vittorio Sgarbi, sa, per parlare e confrontarci sulla questione degli obblighi vaccinali. A un certo punto ha detto di volermi passare una persona, che mai nella vita mi sarei aspettata di sentire. Ed era vero, mai lo avrei pensato…».
A raccontare la telefonata è Bianca Laura Granato, senatrice eletta con il Movimento 5 Stelle e ora nel gruppo Misto, il grande serbatoio da cui Silvio Berlusconi vuole attingere carburante per scalare il Colle.
«Così – dice Granato a Huffpost – ho esposto la mia posizione contraria sull’obbligo vaccinale e sul super green pass». Berlusconi, dall’altro capo del telefono, si è fatto concavo e convesso per comprendere le ragioni dell’interlocutrice.
«Mi ha detto – prosegue la parlamentare – che lui è un liberale vero ed è perciò rispettoso di tutte le posizioni, quindi non aveva nulla in contrario».
Un’apertura a tutto tondo, che – pare – non abbia convinto la senatrice anche per questioni politiche: «Ma purtroppo il suo partito, Forza Italia, secondo quanto sto vedendo, porta avanti un’altra battaglia, molto favorevole al green pass».
Nonostante la lusinga che si percepisce nel tono di voce, Granato conferma il suo “no” a Berlusconi: «Prima di tutto, ci tengo a dire, che non mi ha chiesto nulla. È stata una telefonata di contatto, di cortesia. E comunque, insieme ad altri colleghi, stiamo lavorando per individuare una figura che rappresenti pienamente il ruolo istituzionale. Berlusconi non è una figura tra quelle che cerchiamo».
Insomma, i no-pass sono anche no-Cav, almeno è quello che si cristallizza dalle varie dichiarazioni. Molti di loro sono della scuola del primo Beppe Grillo, quello che sui vaccini era quantomeno titubante ma era decisamente avversario dell’ex presidente del Consiglio, etichettato come psiconano.
Il deputato Pino Cabras, altro fiero oppositore del green pass, ammette di aver avuto uno scambio di vedute con Sgarbi, sempre durante una chiacchierata anti-pass.
Il critico ha però riferito di una disponibilità del deputato, oggi nella componente Alternativa presente alla Camera, nei confronti del voto a Berlusconi per il Quirinale: «Smentisco questa versione», puntualizza. Il contatto, certo, c’è stato, usando l’amo della contrarietà all’obbligo vaccinale. Ma, ripetiamo, c’è stata l’apertura di credito a Berlusconi? «No, non è andata così. È un’ipotesi che non prendo in considerazione. Sgarbi mi ha solo chiesto quale fosse il nostro orientamento e ho detto che non ho preclusioni verso profili di centrodestra. Ma non sono quelli che si leggono in giro. E, ripeto, di sicuro non è Berlusconi».
La strategia di comunicazione messa a punto dal leader azzurro prevede il racconto della storia personale, i successi e la rappresentazione dell’uomo perseguitato. L’armamentario della Storia italiana, riveduta e aggiornata.
La pesca tra i contrari al green pass, attualmente nel Misto, è tuttavia a campione, non ancora strascico. Al momento ha risparmiato Simona Suriano, altra ex del M5S, che riferisce: «Ho saputo che altri sono stati chiamati, io non sono stata contattata, per fortuna». «Magari se non mi elenca è meglio, risparmio una conversazione inutile», aggiunge con ironia.
Per lei il no a Berlusconi al Quirinale è solido quanto quello verso l’obbligo vaccinale. La prima risposta di Mario Giarrusso, oggi senatore del partito di Gianluigi Paragone Italexit, è invece una sonora risata: «Non mi hanno cercato… se Berlusconi chiama me è davvero alla canna del gas». Vaccino o meno, non c’è spazio per il dialogo. Un contatto c’è stato invece con Cristian Romaniello, attualmente nel Misto a Montecitorio: «Ci tengo a specificare prima di tutto che non mi è stato chiesto nulla, è stata solo una conversazione con qualche parlamentare. E voglio escludere in maniera perentoria qualsiasi ipotesi di sostenere Berlusconi. Credo che valga anche per tanti colleghi che vedo accostati come possibili suoi elettori».
Un altro nome saltato nell’elenco di Sgarbi è quello di Paolo Giuliodori, deputato marchigiano, fervente antagonista di chi sostiene l’introduzione del super green pass. «Forse non hanno il mio numero», scherza. «Ma – ribadisce – ho già chiarito più volte che non è un candidato da prendere in considerazione». Il grimaldello del green pass può comunque tornare utile nei prossimi giorni, quando magari squillerà qualche altro telefono attraverso il messaggero Sgarbi.
Su questo punto Cabras ha una sua teoria: «Penso che nel centrodestra ci siano molti parlamentari non vaccinati. Con Sgarbi parlavamo della necessità di evitare colpi di mano, magari con Fico che diventa più realista del re e impone l’obbligo vaccinale per votare alla Camera. Nel centrodestra vogliono preservare la possibilità di far votare tutti».
(da Huffingtonpost)

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“MI HA CHIAMATO BERLUSCONI; CHIEDEVA IL VOTO, FORSE PENSAVA FOSSI ANCORA NEL M5S”

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

NUNZIO ANGIOLA, DEPUTATO DI AZIONE: IL TRAMITE DI SGARBI, LE PAROLE DEL CAV

Pronto onorevole, ma è vero che l’ha chiamata?
Chi?
Beh, non si parla d’altro: Silvio Berlusconi
Ah, sì, in effetti, mi chiamato.
Nunzio Angiola è un parlamentare di Azione, il partito di Carlo Calenda. Tarantino, 53 anni, componente della commissione Finanze a Montecitorio, è noto nel Transatlantico per il suo garbo e la sua cortesia. Dopo una mattinata di telefonate, di smentite, di risposte elusive, di “non ho nulla da dire”, ci arriva voce che anche potrebbe essere uno dei prescelti per lo scouting di Silvio Berlusconi, uno dei 70 – tanti gliene mancano nel pallottoliere per essere eletto al Quirinale – della campagna di seduzione lanciata da Villa Grande. Proviamo a chiamarlo.
Dunque Angiola, è stato attenzionato dal Cavaliere?
È vero, l’ho sentito.
È stato lui a chiamarla?
Mi è arrivata una chiamata di Vittorio Sgarbi, che è un buon amico.
Lo schema classico, dunque.
Sì, mi chiama Vittorio. Come stai, tutto bene, che stai facendo, i soliti convevoli. Poi improvvisamente mi fa: “Aspetta un attimo in linea che ti passo un amico, un giovanotto”.
Era Berlusconi.
In persona.
Ma quando è successo tutto questo?
Aspetti, mi faccia controllare… lunedì sera.
E insomma, la chiama per dirle cosa?
Beh, ovviamente per chiedere il mio sostegno per il Colle.
E come ha provato a convincerla?
Mi ha detto che è un sincero europeista, che la sua storia parla per lui e che può dare ancora molto all’Italia. E che c’è un’ampia convergenza sul suo nome.
Ma di chi?
Ah non lo so, parlava di sé. Consideri che io quattro giorni prima avevo dichiarato che non avrei votato per lui, e che serviva un accordo di tutti i leader per esprimere un nome autorevole.
È quello che gli ha risposto?
Gli ho sicuramente espresso il nostro punto di vista, quello di Azione intendo.
Ma sì è stupito di essere stato “prescelto”?
Vista la mia storia sono rimasto molto stupito. Ma ho un dubbio.
Quale?
Che abbia pensato che fossi ancora nei 5 stelle.
Qui occorre fare un passo indietro. Perché Angiola, che di mestiere è professore ordinario di Economia aziendale a Foggia, è stato in effetti eletto nel 2018 con il Movimento nel quinto collegio uninominale della Puglia, tra i candidati chiamati dalla società civile. Ma poco meno di un anno e mezzo dopo, a gennaio del 2020, ha abbandonato il gruppo pentastellato per aderire, dopo un passaggio al gruppo Misto, ad Azione, del quale è stato componente del Comitato Promotore Nazionale e nel quale è esponente dall’agosto di due anni fa.
Un momento, mi faccia capire. Ha avuto davvero la percezione che non sapesse del suo percorso politico?
Il sospetto mi è rimasto, penso proprio che mi abbia chiamato perché lo ignorava. Se qualcuno me l’avesse chiesto ai tempi in cui stavo nei 5 stelle, probabilmente avrei detto che non potevo escludere una telefonata. Ma ecco (manda un link con un lancio di agenzia: “Angiola (Azione): No Berlusconi, accordo tra i leader per nome autorevole”) solo pochi giorni prima parlavo come Azione ed ero piuttosto chiaro sul tema. Ma poi sto nel partito da mesi e mesi, probabilmente gli è sfuggito.
Ma forse vi eravate incrociati in passato.
Guardi, non solo era la prima volta che lo sentivo, ma non l’ho mai nemmeno incontrato, nemmeno, non so, in qualche evento pubblico, niente.
Incredibile. E le ha offerto qualcosa in cambio del sostegno?
No non mi ha promesso niente
Nemmeno una ricandidatura?
(Ride) Nemmeno quella. Secondo me a un certo punto ha capito che non ero la persona giusta.
Quanto è durata la telefonata?
Un paio di minuti scarsi.
E come vi siete lasciati?
È stato cortese, mi ha detto di pensarci su bene e ci siamo salutati.
Certo, se fosse vero che la riteneva ancora un 5 stelle, i presupposti per lo scouting non lasciano ben sperare.
(Angiola ride ancora) Sì, in effetti…
(da Huffingtonpost)

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IL CENTRODESTRA IMPLODE IN SICILIA, MUSUMECI IMPALLINATO: “TRADITO DA OTTO SCIAGURATI VIGLIACCHI, ORA UNA NUOVA GIUNTA”

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

AL VOTO PER ELEGGERE IL CAPO DELLO STATO GLI VENGONO A MANCARE OTTO VOTI DELLA SUA MAGGIORANZA

Tutti a casa. Nello Musumeci rilancia, dopo la debacle di questo pomeriggio all’Ars, e azzera la giunta. “Al presidente della Regione – spiega in una diretta social convocata in serata – sono mancati sette o otto voti circa rispetto ai previsti”. Nel pomeriggio, infatti, l’Ars aveva eletto i delegati siciliani per il voto sul Quirinale: Musumeci con 29 preferenze era arrivato solo terzo, dopo il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché (44) e il pentastellato Nuccio Di Paola (32).
“Il dato politico – si sfoga il governatore sui social – rimane: perché mancano all’interno della maggioranza sette o otto voti con il voto segreto? Alcuni deputati hanno pensato di compiere nei miei confronti un atto di intimidazione. Una sorta di resa dei conti”.
I franchi tiratori li definisce “sciagurati”, “vili”, “scappati di casa”. Si trattiene a stento, Nello Musumeci, ma non riesce a nascondere la rabbia: “Sono deputati a me lontani, che in passato mi hanno fatto richieste irricevibili a cui ho detto di no. O è gente con cui, per una questione di igiene, non ho mai voluto avere niente a che fare”.
“Sciagurati – ha aggiunto – pensano davvero di potermi condizionare? Bisogna lasciarli per strada questi disertori che si nascondono dietro il voto segreto. Col voto palese mi avrebbero votato”. … vili… Questo governo non ha né padrini né padroni”.
Dunque, tutti a casa. Musumeci azzera la giunta e anticipa già che riconfermerà alcuni assessori. Per il resto, chiederà ai partiti di fargli una rosa di noi, all’interno della quale sarà lo stesso Musumeci a scegliere. L’obiettivo è quello di arrivare a fine legislatura “senza odio, senza veleni”.
(da agenzie)

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L’ESILARANTE AUTOCELEBRAZIONE DI BERLUSCONI SUL SUO “GIORNALE“

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

IL QUOTIDIANO FA LA HAKA PER IL CAV “PERSONA BUONA E GENEROSA“, MA DIMENTICA QUALCHE PICCOLO DETTAGLIO

Ufficialmente è ancora quello di Silvio Berlusconi il nome del candidato per il centrodestra per la corsa al Quirinale, almeno a sentire le ultime dichiarazioni di Matteo Salvini: “Centrodestra compatto e convinto nel sostegno a Berlusconi, non si accettano veti ideologici da parte della sinistra. Spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggano al confronto ed alla responsabilità”. Secondo i retroscena rilanciati oggi ad esempio da Repubblica in realtà le cose sono un tantinello più complicate: “Lo si intuisce dall’affiorare ufficiale di perplessità, di costanti richiami a progetti alternativi: «Se Berlusconi ci convince, avrà il sostegno leale e ufficiale di Fratelli d’Italia — dice La Russa — Ma se così non sarà, servirà un piano di riserva e non vorremmo che a quel punto qualcuno si sfilasse», riporta il quotidiano, aggiungendo anche le parole del capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari “Dobbiamo capire se Berlusconi è davvero in campo. Dobbiamo però prepararci un piano B, trovare un’altra figura di centrodestra che sia condivisibile anche dal centrosinistra”. Come spiega Repubblica però l’ex Cavaliere non ha nessuna intenzione di mollare e di cedere il passo a un eventuale altro candidato.
Che le cose stiano così lo testimonia anche un annuncio a tutta pagina pubblicato oggi proprio da Il Giornale, proprietà guarda caso di Paolo Berlusconi, fratello di Silvio. Una cosetta di famiglia insomma:
L’appello per lanciarlo verso il Colle non poteva essere più spinto di così:
Una persona buona e generosa
Il padre di cinque figli e nonno di quindici nipoti
Un amico di tutti, nemico di nessuno.
Tra i primi contribuenti italiani.
Tra i primi imprenditori italiani per la creazione di posti di lavoro.
Il più giovane imprenditore italiano nominato Cavaliere del Lavoro.
Un self-made man, un esempio per tutti gli italiani
L’inventore e costruttore delle città “sicure” con tre circuiti stradali differenziati.
Il primo editore d’Italia e il più liberale.
Il fondatore della TV commerciale in Europa.
Il fondatore con Ennio Doris della “Banca del futuro”.
Il Presidente di Club che ha vinto di più nella storia del calcio mondiale.
Parlamentare europeo in carica.
Il fondatore del centro-destra liberale, cristiano, europeista e garantista.
Il più votato parlamentare italiano con più di 200 milioni di voti.
Il Presidente del Consiglio che ha governato più a lungo nella storia della Repubblica.
L’ultimo Presidente del Consiglio eletto democraticamente dagli italiani (2008).
Il Presidente del Consiglio che in solo sei mesi ha ridato una casa ai terremotati dell’Aquila (2009)
Il Presidente del Consiglio che mise fine alla guerra fredda realizzando l’accordo di Pratica di Mare tra George Bush e Vladimir Putin (anno 2002)
Il leader occidentale più apprezzato e più applaudito (8 minuti) nella storia del Congresso Americano
L’italiano più competente nella politica internazionale, ascoltato e apprezzato, autorevole e umano, capace di intessere e coltivare le amicizie personali più profonde con i più importanti leaders mondiali
E soprattutto l’eroe della libertà che, con grande sprezzo del pericolo, è sceso in campo nel ‘94 per evitare a tutti noi un regime autoritario e illiberale.
Un vero peccato che in mezzo a tante virtù però Il Giornale abbia dimenticato qualche piccolo dettaglio.
Come la storia giudiziaria di Berlusconi ad esempio: 36 processi, quattro dei quali sono ancora in corso. Una sentenza di condanna, nel processo Mediaset, definitiva nel 2013, per frode fiscale.
Ma bisogna anche ricordare che per B. ben 8 procedimenti sono stati prescritti, per 2 è arrivata l’amnistia, 10 sono stati archiviati e solo per 11 c’è stata l’assoluzione finale. Insomma “Chi come lui?”
(da agenzie)

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GALLI SULLA POLEMICA DEI BOLLETTINI COVID: “I NUMERI VANNO DATI, NON SI PUO’ NASCONDERE LA VERITA’ AGLI ITALIANI”

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

“I NUMERI SERVONO PER L’ORGANIZZAZIONE DEI REPARTI”

Si sta accendendo il dibattito intorno all’opportunità di fornire ogni giorno i numeri dei contagi e sta entrando nel vivo. Ognuno dice la sua e tra i dottori che pensano sia necessario continuare a farlo c’è l’infettivologo Massimo Galli: “Non c’è niente da nascondere – ha spiegato a “Zona Bianca” – e credo che la maggior parte degli infettivologi siano d’accordo con me. I numeri possono essere per certi versi parziali, per altri criticabili, ma cambiar marcia adesso non serve a niente, servirebbe solo a dare agli italiani l’impressione che si voglia nascondere qualcosa”.
Massimo Galli ha spiegato perché è importante conoscere il numero giornaliero dei contagi: “I numeri servono anche per l’organizzazione dei reparti, perché se entri in ospedale per altre cause e poi ti trovano positivo, devi essere gestito come tale e i numeri servono proprio all’organizzazione delle strutture e dei reparti”.
L’esperienza con il virus
“La mia situazione non ha paragone con quanto ho visto in corsia in questi anni. – ha continuato l’infettivologo – Quasi una passeggiata, ma senza la terza dose sarei stato nella condizione di chi l’ha fatta nel momento peggiore, senza vaccino. Poi, ho fatto i monoclonali, perché da protocollo potevo farli. Mi dispiace per le moltissime persone che non riescono a ottenerli, perché ci sono dei buchi nell’organizzazione sanitaria, vanno fatti nell’arco di cinque-sette giorni dalla comparsa dei sintomi per ridurre il rischio di progressione della malattia nelle persone fragili, usarli tardi non serve a nulla. Fosse stato per me non l’avrei fatti, ma i colleghi hanno insistito e hanno avuto ragione in base ai miei parametri”.
(da agenzie)

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LA LEZIONE DI ADRIANO PANATTA A DJOKOVIC: “NON SI PRENDA TROPPO SUL SERIO, NON E’ GINO STRADA“

Gennaio 13th, 2022 Riccardo Fucile

”POTEVA VACCINARSI, NON SI PUO MENTIRE“

“Non sono d’accordo sulla sua esenzione, Djokovic è il più forte giocatore del mondo e muove molto denaro, ma questo non toglie che lui debba rispettare i regolamenti: come il numero 2, il 3, il 4 e tutti quelli del tabellone“. –
Così l’ex campione, icona del tennis italiano Adriano Panatta ha commentato ai microfoni di Radio Anch’io il caso del numero uno al mondo, che resta ancora in attesa della decisione del governo australiano sulla sua eventuale espulsione ma che intanto è stato inserito nel tabellone degli Australian Open 2022.
“Non sono un colpevolista – ha aggiunto Panatta – se lui dimostra che la documentazione che ha portato è corretta, dimostra la sua buona fede, che giochi. Però non si può mentire: vedo che ora dà la colpa al suo staff, ma sapete quante persone ha nello staff? È difficile sbagliare una dichiarazione su una cosa fatta un mese fa, è strana questa cosa“.
Panatta fa riferimento al documento di viaggio firmato dallo stesso Djokovic lo scorso 1° gennaio, nei giorni precedenti alla sua partenza verso Melbourne (con scalo a Dubai), in cui il tennista ha espressamente risposto “no” alla domanda: “Hai viaggiato o viaggerai nei 14 giorni precedenti al tuo arrivo in Australia?”. Un “no” smentito dai fatti, visto che negli ultimi giorni dello scorso anno (e nei primi del 2022), il tennista serbo si trovava in Spagna.
“Djokovic dovrebbe essere un esempio come Diego Armando Maradona? Diego è stato straordinario – prosegue Panatta – un fuoriclasse sul campo. Fuori dal campo ha lasciato un pochino a desiderare. Sono tutto tranne che moralista, spero di essere giusto. Djokovic si è comportato in maniera un po’ troppo disinvolta, si sentiva un po’ in difetto e sperava che la sua condizione lo potesse aiutare. Ma di questa cosa non se ne può più, giocasse o non giocasse. È un torneo di tennis, non mettiamola sul discorso politico. Questi sono dei ragazzi in mutande che giocano con le pallette, e pensano di essere più importanti di Gino Strada. Non prendiamoci troppo sul serio altrimenti diventiamo ridicoli. Ha ragione Nadal, poteva vaccinarsi. E l’Australia ha fatto un casino”.
(da agenzie)

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