Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
LA FORTUNA DEL PRESIDENTE DERIVA DALLE TANGENTI CHE GLI PASSA LA CERCHIA RISTRETTA DI AMICI A CUI HA ASSEGNATO CONTRATTI GOVERNATIVI O PROPRIETÀ DI IMPRESE
Le sanzioni di Unione Europea e Stati Uniti minacciano anche le proprietà dichiarate da Vladimir Putin. Ma quanto è grande la sua fortuna? E in che modo, in qualità di funzionario pubblico, l’ha accumulata?
Capire il patrimonio netto di Putin è un enigma più difficile di quello relativo agli eredi, ad altri capi di Stato e persino di quello dei signori della droga. L’editore fondatore di Forbes Russia, Paul Klebnikov, ha rischiato la vita per questa causa, fucilato per le strade di Mosca nel 2004 per le indagini sui primi oligarchi della Russia.
Per capire a quanto ammonta la ricchezza che Biden e l’Ue minacciano di sanzionare per l’invasione russa in Ucraina, basandosi su fonti e competenze, abbiamo sviluppato alcune teorie.
Il modello Khodorkovsk
Il viaggio di Forbes è iniziato con una ricerca sui miliardari russi, iniziata nel 1997 e pubblicata nel 2002, con il focus sull’oligarca russo in ascesa di nome Mikhail Khodorkovsky.
La sua compagnia, la Yukos, rappresentava il 17% della produzione petrolifera russa. E la sua influenza era significativa al Cremlino. Il suo patrimonio valeva 3,7 miliardi di dollari ed era l’uomo più ricco della Russia. La fortuna di Khodorkovsky raddoppiò nel corso dell’anno successivo, complici i legami con Putin. Nell’ottobre 2003, invece, era finito in carcere, condannato per frode ed evasione fiscale (che ha negato).
Non c’erano dubbi sul fatto che ci fosse Putin dietro il suo arresto: il destino di Khodorkovsky fu una potente lezione per gli altri oligarchi russi. Eppure la domanda rimane: quanta della fortuna di Khodorkovsky Putin ha fatto sua?
Bill Browder, un finanziere americano esperto delle leggi Magnitsky che consentono ai governi di imporre sanzioni mirate ai trasgressori dei diritti umani congelando i loro beni, insiste sul fatto che Putin, dopo l’arresto di Khodorkovsky, abbia stretto un accordo con i principali oligarchi del Paese: «L’accordo era: “Dammi il 50% della tua ricchezza e ti lascerò tenere l’altro 50%”», afferma Browder.
«Se non lo fai, prenderà il 100% della tua ricchezza e ti getterà in prigione». Sulla base di questa matematica, Browder ha calcolato nel 2017 che il patrimonio di Putin valesse 200 miliardi di dollari.
Cifra che lo avrebbe reso la persona più ricca del mondo in quel momento. Il calcolo di Browder era semplice: sommava i patrimoni netti di tutti gli oligarchi russi e li divideva per due.
Il “modello Mafia”
Un altro scenario è che la fortuna di Putin derivi dal fatto di aiutare la sua cerchia ristretta di amici e familiari a diventare ricca, assegnando loro contratti governativi o proprietà di imprese.
In cambio, secondo questa teoria, riceverebbe tangenti in contanti o partecipazioni nelle società. In un certo senso, suona come una struttura mafiosa, per cui soldati e capi (in questo caso miliardari) sono in perenne debito con il capo (Putin).
Loro fanno il lavoro sporco, lui prende la sua percentuale. L’economista svedese Anders Aslund stima che ogni persona possegga tra 500 milioni e 2 miliardi di dollari e che il suo patrimonio netto sia compreso tra i 100 e 130 miliardi.
Tra gli amici di Putin che sono diventati estremamente ricchi c’è il suo ex sparring partner di judo, Arkady Rotenberg, che ha ricevuto più di 7 miliardi di dollari in vari contratti statali in vista delle Olimpiadi di Sochi.
Più recentemente, Rotenberg si è definito il proprietario di un enorme complesso di edifici sulla costa del Mar Nero, che il leader dell’opposizione russa Alexei Navalny ha chiamato «Il palazzo di Putin».
Poi c’è Kirill Shamalov, l’ex genero di Putin. Il figlio dell’amico di lunga data di Putin avrebbe, secondo quanto riferito, sposato la figlia dello Zar in un matrimonio segreto – anche se le persone sono riluttanti a confermare questo fatto
Subito dopo, Shamalov ha acquistato una partecipazione del 17% in Sibur, dopo aver preso in prestito i fondi dalla Gazprombank, un’istituzione che secondo Aslund è responsabile di due terzi della ricchezza di Putin
Divenne miliardario all’età di 34 anni, tre anni dopo il matrimonio. Il matrimonio, tuttavia, è stato sciolto nel 2016 o nel 2017 e, secondo quanto riferito, Shamalov è stato privato della sua ricchezza e costretto a vendere le sue quote Sibur.
Uno degli amici più cari di Putin, un violoncellista di nome Sergei Roldugin, è stato citato nell’indagine dei Panama Papers del 2016 a causa dei suoi legami con una rete di società con flussi di cassa fino a 2 miliardi di dollari e un rapporto secondo cui risultava il proprietario di 100 milioni di dollari di asset.
Roldugin ha detto al The Guardian che i soldi provenivano da donazioni di ricchi uomini d’affari per acquistare strumenti musicali per studenti poveri. «Più diventi ricco, più diventi dipendente», dice Aslund. La ricchezza non ti dà la libertà, almeno in Russia.
La divulgazione finanziaria ufficiale di Putin, pubblicata ogni anno dal Cremlino, elenca il suo reddito del 2020 a circa 140mila dollari.
Gli unici beni che rivendica sono la proprietà di tre auto, una roulotte, un appartamento di 800 metri quadrati e un garage di 200 mq, più l’uso di un appartamento di 1.600 mq e due posti auto.
Nessuna menzione della sua considerevole collezione di orologi da polso di lusso, o del “Palazzo di Putin” che presumibilmente possiede, per non parlare del portafoglio di palazzi, yacht e aerei che usa in qualità di leader della Russia.
(da Forbes Wealth Team, pubblicato per “La Stampa”)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
L’ORRORE DEI MASSACRI DI CIVILI ORDINATI DA PUTIN
Secondo l’ultimo bilancio del Governo ucraino, fino a domenica sono stati 352 i civili rimasti uccisi dall’invasione russa dell’Ucraina, inclusi 16 bambini colpiti dalle bombe o dai proiettili, che non fanno distinzione.
Tra di loro Alisa e Polina due bimbe che andavano a scuola e conducevano la normale vita di tanti piccoli ucraini prima che l’invasione russa sconvolgesse per sempre la loro esistenza.
Polina era una bambina felice e sorridente che frequentava l’ultimo anno di scuola elementare a Kiev quando la guerra è piombata su di lei spegnendo per sempre il suo sorriso. Secondo l’autorità locale di Kiev, lei e i suoi genitori sono stati uccisi a colpi d’arma da fuoco in strada dopo essersi ritrovati nel mezzo di uno dei tanti blitz delle forze speciali russe nella capitale ucraina con l’obiettivo di sabotare centri nevralgici e individuare obiettivi da colpire con rai aerei e missilistici.
Polina era in strada nell’auto di famiglia nel nord-ovest di Kiev quando i colpi l’hanno raggiunta uccidendola insieme ai genitori. I proiettili hanno raggiunto anche il fratello e la sorella ora tra le decine di bimbi rimasti feriti. Il primo è ricoverato all’ospedale pediatrico di Okhmatdyt, la seconda è più grave ed è in terapia intensiva.
Alisa Hlans è stata colpita invece durante il bombardamento della sua scuola nella città di Okhtyrka, a circa un’ora di auto dal confine nord-orientale dell’Ucraina. È stata tra le prime vittime della Guerra Russia Ucraina, nel secondo giorno dell’invasione russa. Alisa è stata ferita da una scheggia e, secondo il procuratore generale Irina Venediktova, è morta in ospedale sabato per le ferite riportate. Insieme a lei colpito nello stesso bombardamento un altro bimbo che ora lotta tra la vita e la morte in ospedale.
Drammatica anche la storia che arriva dall’Ucraina meridionale dove il primo giorno di guerra, quando le truppe russe si sono spinte verso la città di Kherson, una intera famiglia è stata uccisa compresi nonni e due bimbi: Sofia di sei anni e Ivan di poche settimane. La famiglia stava cercando di fuggire in auto quando sono finite sotto il fuoco dei militari russi vicino a Nova Kakhovka, appena fuori Kherson.
(da Fanpage)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
LA PICCOLA ERA AL SUPERMERCATO QUANDO E’ STATO BOMBARDATO
“Mostrala a Putin. Fai vedere gli occhi di questa bambina e i dottori che piangono” è lo straziante grido di dolore lanciato da un medico ucraino a un videoreporter dell’Associated Press davanti al copro ormai senza vita di una bambina di appena 6 anni uccisa dai bombardamenti russi nella guerra in Ucraina.
La straziante scena domenica in un ospedale di Mariupol, la città portuale nell’Ucraina sudorientale e uno dei primi centri urbani attaccati dai russi che ormai la stanno stringendo d’assedio dopo l’avanzata sia dalla Crimea a ovest che dal Donbass a est. La piccola si trovava in un supermercato alla periferia della città portuale ucraina sul mare nero quando sono iniziati i primi bombardamenti russi, secondo l’Associated Press.
La piccola è stata colpita ed è rimasta ferita gravemente ma nonostante la corsa in ospedale purtroppo non ce l’ha fatta. Trasportata in ambulanza in ospedale, medici e infermieri hanno fatto di tutto per rianimarla ma alla fine si sono dovuti arrendere dichiarandone il decesso.
Una scena straziante che il videoreporter stava riprendendo quando uno dei medici si è avvicinato e guardando nella telecamera ha esclamato “Fallo vedere a Putin”.
Una immagine agghiacciante con la bimba ormai pallida, i capelli castani tirati indietro con un elastico e i pantaloni decorati con unicorni pieni di sangue.
La bimba è una delle decine centinaia di vittime civili della Guerra tra ucraina e Russia dall’inizio dell’invasione russa. Secondo l’ultimo bilancio del Governo ucraino, sono stati almeno 352 i civili rimasti uccisi, inclusi 16 bambini colpiti dalle bombe o dai proiettili.
Un bilancio che però si aggrava di ora in ora e a cui sicuramente si dovranno aggiungere altri decessi già confermati nella città di Kharkiv dove durante i colloqui di pace si è assistito a un intenso bombardamento che ha colpito quartieri civili e palazzi residenziali.
(da Fanpage)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
IL SINDACO: “LI ABBIAMO SCONFITTI, ORA RICOSTRUIREMO LA CITTA’“
“Bucha è libera. Le forze armate ucraine hanno fermato il nemico russo. Adesso è tutto ok e partirà la ricostruzione e sarà ancora meglio di quella che conoscevamo. Tutto qui tornerà ad essere Ucraina”.
A parlare in un video che ha fatto il giro dei social è il sindaco di Bucha, a circa 30 chilometri da Kiev, dove ieri si è registrata una perdita gravissima per le milizie russe, che hanno provato a invadere la cittadina, dove vivono circa 30mila persone, trovando però la resistenza degli abitanti del posto.
Ieri, infatti, le forze ucraine hanno annientato una lunga colonna di tank di Putin. E, come si vede dalle immagini, quello che resta sono macerie tra i carri armati, ma, assicura il primo cittadino, “tutto verrà ricostruito”.
Stando a fonti locali, ieri a Bucha come in altre località alla periferia di Kiev sarebbe stata utilizzata artiglieria, MLRS e missili anticarro, e sarebbe anche stato colpito un edificio. “Potete vedere i risultati della loro invasione e del lavoro del nostro esercito. Naturalmente le case private delle persone sono state danneggiate. Ma ricostruiremo tutto. L’importante è che siamo tutti vivi. Buon lavoro dell’esercito”, ha aggiunto il sindaco.
(da Fanpage)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
PRONTO UN PONTE AEREO NATO PER LA CONSEGNA
L’Italia consegnerà armi all’Ucraina. Un decreto del governo Draghi permetterà di consegnare missili Stinger antiaerei, missili Spike controcarro, mitragliatrici e munizioni «alle autorità governative», come recita il testo.
Non solo: Roma sta rafforzando le tre missioni Nato già attive sul fronte est. Sono già atterrati alla base Kogălniceanu di Costanza, in Romania, i primi due dei quattro aerei Eurofighter italiani che andranno a raddoppiare lo schieramento dell’aeronautica su quel fronte.
Gli altri due toccheranno il suolo stamattina. Attualmente 3.400 i militari italiani in mobilitazione sulle tre missioni. I primi 1.350 saranno operativi fino al 30 settembre.
Il Corriere della Sera spiega che il provvedimento varato dal ministero della Difesa che arriverà in Consiglio dei ministri si basa sugli articoli 3 e 4 del Trattato Nordatlantico, che consentono alle parti di aiutarsi per accrescere «la loro capacità individuale e collettiva di resistere ad un attacco armato».
Sarà la Nato a organizzare il ponte aereo per la consegna. Nel pacco in arrivo da Roma gli ucraini troveranno alcune centinaia di missili in grado di neutralizzare carri armati o aerei, migliaia di mitragliatrici leggere e pesanti, munizioni e, non è escluso, anche mine anticarro.
L’agenzia di stampa Ansa aggiunge che stinger antiaerei e armi anticarro sono la scelta più indicata per i contesti di conflitto urbano. Sulle strade, inoltre, potrebbero essere posizionate le mine anticarro
Essendo dotati di tecnologia all’infrarosso, gli Stinger si dirigono verso le fonti di calore e qualunque velivolo anche di grandi dimensioni sotto la quota di 3.500-4.000 metri può essere colpito.
Accanto ai missili poi l’Italia invierà migliaia di armi da fuoco come le mitragliatrici pesanti Browning e le più leggere Mg. Tutte armi che arriveranno in Ucraina con le relative munizioni. Anche l’Europa scenderà in campo. «Per la prima volta finanzieremo l’acquisto e la consegna di armi ed equipaggi per un Paese sotto attacco», ha annunciato ieri la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen delineando, di fatto, un ruolo inedito per l’Unione: quello di soggetto attivo in un conflitto.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
PREPARANO L’ACCOGLIENZA AGLI INVASORI RUSSI
Sull’etichetta un’immagine di Vladimir Putin senza vestiti seduto su un trono. Sotto una scritta: «Putin khuylo», un insulto rivolto al presidente russo molto diffuso tra i suoi oppositori.
Dentro la bottiglia, invece, un cocktail infiammabile prodotto con benzina e olio sigillato con una benda di stoffa. In questi giorni il birrificio Pravda Beer di Leopoli ha abbandonato la sua linea di produzione abituale e ha iniziato a confezionare bombe molotov.
Con i suoi 720 mila abitanti, Leopoli è una delle città più importanti dell’Ucraina, posizionata vicino ai confini della Polonia. La testata France 24 riporta alcune dichiarazioni rilasciate da Yuriy Zastavny, il proprietario del birrificio: «Lo facciamo perché qualcuno deve farlo. Abbiamo le capacità, abbiamo attraversato una rivoluzione di strada nel 2014».
Nel febbraio 2014 il Paese ha vissuto una serie di rivolte di piazza che hanno portato alla cacciata del presidente filorusso Viktor Janukovyč. La produzione di molotov è cominciata il 26 febbraio e il birrificio ha aperto un canale di donazioni. Immagini legate a questi ordigni stanno arrivando da diverse parti del Paese. Una delle sequenze diventate più virali è stata ripresa a Dnipro, città vicina ai territori del Donbass sul fiume Dnieper. Qui si vedono decine di persone riunite tutte insieme in un parco pubblico per produrre molotov in serie.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
ALMENO QUATTRO GRUPPI ATTENZIONATI SONO GLI STESSI CHE VEICOLAVANO MESSAGGI NEGAZIONISTI : GRIDAVANO “BASTA DITTATURA” E TIFANO PER UN DITTATORE
Da almeno 48 ore – dopo un incontro con la direttrice del Dis, Elisabetta Belloni, e i vertici dei Servizi – l’Italia aveva individuato la disinformatia russa come uno dei cinque effetti immediati sul nostro territorio della guerra Ucraina: energia, export, migranti, cyber war. E fake news, appunto.
Lo avevano fatto sulla base di un’informativa dei Servizi che aveva messo in fila una serie di circostanze che documentavano come, in contemporanea con l’offensiva di Putin, si erano riattivati una serie di canali dormienti (e in parte ne erano stati organizzati dei nuovi) con lo specifico obiettivo di alimentare la propaganda russa in Italia.
Un fenomeno, in particolare, ha colpito la nostra intelligence. Almeno quattro delle chat Telegram maggiormente attenzionate si erano fatte camera dell’eco della contronarrazione russa. E fin qui, nulla di diverso rispetto a quanto più volte accaduto in questi anni. Ma con un’ulteriore particolarità: si trattava delle stesse chat, con centinaia di migliaia di iscritti, che negli ultimi 48 mesi si erano ingrossate veicolando messaggi negazionisti sul Covid prima, ai tempi del lockdown, e contrarie ai vaccini, poi.
Le stesse sulle quali sono stati diffusi i pre-stampati per denunciare i presidenti del Consiglio italiano (Giuseppe Conte e Mario Draghi) e che hanno fatto rimbalzare i messaggi alla vigilia dell’assalto alla Cgil nell’ottobre scorso. Le stesse che la scorsa settimana hanno organizzato i picchetti dei camionisti nelle strade del Mezzogiorno. E che ora, improvvisamente, si ritrovavano innamorate della Russia di Putin.
Qualche esempio: su “Basta Dittatura”, un network che complessivamente raggiunge quasi centomila utenti, si parlava del bambino morto a Kiev durante gli scontri. Le immagini hanno fatto il giro del mondo – hanno provato a rianimarlo, invano, in un ospedale pediatrico – eppure in chat veniva rilanciato un articolo in italiano che spiegava fosse tutta una fake news.
Ecco il delirio: “Di bambini purtroppo ne moriranno tanti – si legge – perché il regime di Kiev, pilotato dalla Nato e finanziato da Soros, non pare intenzionato a cercare una tregua. Ma ora il condizionale è d’obbligo”. Per loro il bimbo mostrato da tutti i Tg del mondo sarebbe in realtà finto e la fotografia scattata “in posa”.
Finto in realtà, si scrive in queste chat, sarebbe tutto il racconto del conflitto. “Giù la mascherina” è il nickname dell’utente che, con tanto di corredo fotografico, spiega che “i giornalisti sono con casco e giubbotto antiproiettile, l’abito ufficiale della “modalità guerra”, proprio come quando sono con le mascherine, mentre dietro i cittadini ucraini serenamente fanno la coda all’ufficio postale”.
E i bunker? Le sirene? “Tutte invenzioni”, sono certi. Anzi ad aggredire “sono gli ucraini”. Lo proverebbero alcuni video, veicolati sempre sui canali Telegram, che mostrano presunte rappresaglie dell’esercito ucraino contro i militari russi. O militari russi accolti dagli applausi dei civili ucraini. Ma anche qui: i video sono falsi. O completamente alterati.
Emblematiche sono due circostanze: girano in chat come “Catholic Information Hub”, che la nostra intelligence conosce bene perché in questi mesi è stato grancassa di Forza Nuova
E poi, seconda circostanza, molti di questi video tarocchi sono finiti pure ai Tg italiani e presi per buoni. “L’esistenza di un’attività di disinformazione che ha come regista esplicito il Cremlino e interessa anche l’Italia non è una novità”, fa notare Enrico Borghi, responsabile sicurezza del Pd e membro del Copasir.
“È già accaduto nel recente passato: all’inizio dell’emergenza Covid. Fin dal 2020, come il Comitato di controllo sui Servizi ha verificato e poi attestato, sono state diffuse contro il nostro Paese una serie di fake news virali sull’epidemia, originate da Russia e Cina. Si tratta di operazioni di influenza e ingerenza, che vanno dagli attacchi cyber allo spionaggio informativo, indirizzati verso determinati Stati per destabilizzarli. E uno di questi target è certamente l’Italia, che è uno dei perni dell’alleanza atlantica”.
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
DA ALISHER USMANOV AD ARKADIJ ROTENBERG, ECCO CHI SONO GLI ALTRI OLIGARCHI CHE HANNO PROPRIETA’ IN ITALIA
Mentre il bilancio delle vittime in Ucraina aumenta, Vladimir Soloviev, conduttore televisivo russo e propagandista di Putin, si è fortemente lamentato delle restrizioni decise dai paesi occidentali e in particolare dell’Italia. Il russo, infatti, ha perso l’accesso alle sue case per le vacanze sul lago di Como.
«È questa la cortina di ferro?» ha detto Soloviev durante il suo programma. «Mi era stato detto che l’Europa è una cittadella dei diritti, che tutto è permesso, questo è quello che hanno detto».
Mentre Soloviev rimuginava sul fatto che gli fosse stato negato l’accesso alle sue proprietà sul Lago di Como, proprio in fondo alla strada dove vive George Clooney, i leader di Kiev e Mosca hanno fatto sapere domenica che avrebbero tenuto colloqui di pace al confine con la Bielorussia con la speranza di porre fine allo spargimento di sangue.
Il russo Alisher Usmanov, patrimonio stimato nel 2021 di 15,3 miliardi di dollari, da quasi trent’anni è letteralmente di casa in Costa Smeralda. La casa, Villa di Romazzino, l’ha comprata per una trentina di milioni da Antonio Merloni e il Comune di Arzachena gli ha conferito la cittadinanza onoraria per «l’impatto economico per il territorio e la promozione dell’immagine derivanti dalla sua presenza». Lui ha ricambiato in tanti modi, anche donando mezzo milione alla Regione Sardegna per combattere il Covid.
Non c’è dubbio che ai russi piace l’Italia. Amore per i panorami e fiuto per gli affari: dal settore alberghiero alla produzione di vini, e persino nel business degli aeroporti. In una mappa ricca e articolata, in genere i primi che si citano sono i fratelli ceceni Musa e Mavlit Bazhaev, amici di Putin, che nel 2014 hanno acquisito il Forte Village, resort di lusso a Santa Margherita di Pula.
Sardegna ma anche Toscana (in particolare Versilia e Maremma), e il Nordest tra le zone predilette. German Khan, magnate sessantenne originario di Kiev, dalla sua villa Cacciarella, costruita da Carlo Feltrinelli, domina l’isola del Giglio. All’Argentario ha una residenza anche Arkadij Rotenberg, titolare della più grande società russa che costruisce gasdotti, nonché compagno di Putin negli allenamenti di judo.
Sul lago di Garda lo storico Grand Hotel Villa Feltrinelli, che fu residenza di Mussolini, è passato alla società che fa capo a Viktor Vekselberg, attività nell’energia e nelle telecomunicazioni, e proprietario di ben quindici uova Fabergé. Konstantin Nikolaev, imprenditore nelle ferrovie, ha invece acquisito un’azienda vinicola a Bolgheri, Victor Kharitonin, socio di Abramovich nel settore farmaceutico, ha preferito i vini della Franciacorta, e Vasily Dragan, il re russo degli spumanti, ha scelto le colline del Prosecco.
Un va e vieni continuo tra Russia e Italia. Forse anche per questo Roman Trotsenko, che già controlla una dozzina di aeroporti in Patria, ha assunto la maggioranza dello scalo di Grosseto. «Amante dell’Italia» l’ha definito il nostro ambasciatore a Mosca, nominandolo «Ufficiale dell’Ordine della Stella d’Italia».
(da agenzie)
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Febbraio 28th, 2022 Riccardo Fucile
MIKHAIL MARATOVICH FRIDMAN, CON UN PATRIMONIO PERSONALE STIMATO IN 11,7 MILIARDI DI DOLLARI, CRITICA APERTAMENTE L’INTERVENTO IN UCRAINA…SULLA STESSA LINEA, OLEG DERIPASKA, PATRIMONIO DI 3 MILIARDI E RE DELL’ALLUMINIO: “LA PACE È MOLTO IMPORTANTE!” – SECONDO “FORBES”, L’INVASIONE DELL’UCRAINA È COSTATA FINORA 128 MILIARDI DI DOLLARI AGLI UOMINI DI AFFARI RUSSI PIÙ IN VISTA
«Bisogna condividere». Mikhail Maratovich Fridman è un sopravvissuto. Quando pronunciò questa frase con tono minaccioso alla fine del suo primo mandato, davanti a sé Vladimir Putin aveva i quattro cavalieri. Così all’inizio furono soprannominati gli oligarchi originari.
Sappiamo che fine hanno fatto gli altri tre. Mikhail Khodorkovsky, che a quel tempo era l’uomo più ricco di Russia, a capo del gigante petrolifero Yukos, pagò con dieci anni di carcere il suo rifiuto di adeguarsi e soprattutto l’idea, ingenua con il senno di poi, di fare carriera politica finanziando i partiti di opposizione.
Vladimir Gusinskij si era illuso di poter fare informazione indipendente, e perse tutto. Boris Berezovskij si è tolto la vita nel 2013. «Sono nato in Ucraina e ci ho vissuto fino all’età di diciassette anni. I miei genitori abitano ancora a Leopoli, la mia città preferita. Ma ho trascorso la maggior parte della mia vita come cittadino russo, costruendo e facendo crescere le mie aziende. Amo questi due popoli, e ritengo l’attuale conflitto una tragedia per entrambi».
Fridman è l’ultimo superstite di quei quattro cavalieri che beneficiarono delle privatizzazioni a rotta di collo varate da Boris Eltsin. Nel 2019, il quotidiano Times ha stimato che fosse il più ricco abitante di Londra, oggi può vantare ancora un patrimonio personale stimato in 11,7 miliardi di dollari. La lettera ai dirigenti Fridman sa cosa significa mettersi in rotta di collisione con Putin.
Vent’anni fa, fu il solo ad assecondare l’invito alquanto pressante del presidente russo a non occuparsi in alcun modo di politica e a fare spazio ai suoi fedelissimi di San Pietroburgo, cedendo loro quote di potere e di proprietà. Proprio per questo, la lettera che ha scritto ai dirigenti della sua società di investimenti finanziari LetterOne ha un doppio valore. Il finanziere russo-ucraino, di origini ebraiche e dotato di passaporto israeliano, non è certo un nome del passato senza più legami con l’attuale potere. Ha solo 57 anni, ha creato e controlla Alpha Bank, la più grande banca privata russa, da sempre sul punto di essere acquistata dallo Stato.
Appena una settimana fa, sembra già passato un secolo, il suo storico socio Pyotr Aven era tra i 36 uomini d’affari convocati al Cremlino dal presidente russo. Dunque, è la prima volta che un oligarca manifesta in modo aperto dissenso rispetto alle decisioni del presidente. Quella lettera è scritta da una persona che se ha fatto un passo del genere, è perché giudica davvero grave la situazione, oppure sa di poterselo permettere.
«Non faccio dichiarazioni politiche» afferma nella lettera rivelata dal Financial Times . «Ma sono convinto che la guerra non potrà mai essere la risposta. Questa crisi costerà vite e danneggerà due nazioni che sono affratellate da centinaia di anni. Posso solo unirmi a coloro che desiderano la fine di questo bagno di sangue».
Sono passate poche ore, ed è arrivata un’altra dissociazione, chiamiamola così. Forse di minor peso, ma di significato quasi uguale. Ieri pomeriggio un altro oligarca di vecchia data, secondo la vulgata popolare amico personale di Putin, ha scritto poche righe sul suo account di Telegram. «La pace è molto importante! Gli accordi vanno avviati al più presto!». Nel 2008, alla fine del secondo mandato dell’attuale presidente, il re dell’alluminio Oleg Deripaska possedeva 28 miliardi di dollari, primo nella classifica degli uomini più ricchi di Russia e nono al mondo.
La sua fortuna è poi declinata, fino agli attuali tre miliardi, con un portafoglio diversificato tra energia, metalmeccanica e aeroporti tra i quali quelli di Sochi e Krasnodar. Il magnate di Dzerinsk è considerato un amico personale di Putin, al punto di finire nel 2018 nella cosiddetta lista del Cremlino punita con le sanzioni degli Usa. Dal 2001 al 2018 è stato sposato con la figlia di Valentin Yumashev, lo storico consigliere politico di Eltsin nonché l’uomo che gli presentò l’allora sconosciuto funzionario del Cremlino reduce del Kgb. Anche qui, la fine è nota.
Ora tutti si chiedono cosa significhi questa timida ribellione. Siamo ancora lontani dagli oligarchi di maggior spessore, come il finanziere Gennady Timchenko o Yuri Kovalchuk, considerato il banchiere personale di Putin, per tacere di Gazprom o di Roman Abramovich. Sono proprio questi fedelissimi a dover fronteggiare le perdite maggiori. Secondo le stime di Forbes , l’invasione dell’Ucraina è costata finora 128 miliardi di dollari agli uomini di affari russi più in vista. Forse è vero che senza Putin gli oligarchi non sono nessuno. Ma anche lui, se perde il loro appoggio, non diventa certo più forte.
(da il Corriere della Sera)
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