Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
DI MAIO HA CONCESSO 22 RICONOSCIMENTI A BANCHIERI, POLITICI E CORROTTI
Nella sezione “Onorificenze” sulla pagina web del Quirinale sono ben 22 i cittadini russi (politici, economisti, uomini di affari) a cui sono state conferite onorificenze della Repubblica a partire dal settembre 2019, ovvero da quando Luigi Di Maio ricopre la carica di ministro degli Esteri.
L’affinità politica tra il grillino e Mosca non è mai stato un segreto, e durante questi ultimi due anni e mezzo, complici istanze globali e nazionali più rilevanti, ha potuto dimostrare tutta la sua ammirazione verso il regime di Putin senza dare troppo nell’occhio.
Ma chi sono queste figure molto vicine al Cremlino? E con quali criteri vengono assegnati i riconoscimenti?
Alla seconda domanda, né il ministero degli Esteri, né l’entourage di Di Maio ci hanno fornito una risposta.
Gli identikit ricostruiti parlano invece di personaggi controversi, oligarchi vicini a Vladimr Putin, o alti funzionari della burocrazia ministeriale.
E neanche le recenti tensioni geopolitiche, che vedono Europa e Stati Uniti impegnate nel fermare l’avanzata militare della Russia in Ucraina, hanno interrotto la pioggia di riconoscimenti.
A inizio 2022, per esempio, sono stati insigniti della medaglia Andrey Kostin, uno dei più importanti banchieri di Stato russi, presidente di Vtb, banca del Cremlino sanzionata da Stati Uniti, Unione europea, Regno Unito, Canada, Australia, e membro di diversi consigli di amministrazione e accusato da Alexei Navalny di corruzione, e Viktor Evtukhov, sottosegretario di Stato al Ministero dell’Industria e Commercio Estero.
Andrey Leonidovich Kostin è oggetto di sanzioni da parte di Stati Uniti e Canada, nella stessa tornata che ha sanzionato pezzi da novanta dell’interferenza russa in Occidente, come Oleg Deripaska, Alexei Miller, Sergey Fursenko, Igor Arkadyevich Rotenberg (il figlio di Arkady, il compagno di judo di Putin), Kirill Shamalov, Viktor Vekselberg.
Nel maggio del 2021 anche il “signore degli aeroporti” (come viene chiamato in Russia), Roman Trotsenko, è stato insignito della Stella. Trotsenko è l’azionista numero uno di Seam, la società che gestisce lo scalo aereo di Grosseto, cittadina della Toscana.
L’oligarca russo si è stabilito in Maremma, in una super villa a Cala Civette, vicino Castiglione della Pescaia, risulta coinvolto nei Panama Papers e nel 2018 compare nel cosiddetto “Kremlin Report”, ovvero la “lista nera” di politici e uomini d’affari (familiari compresi) e di enti parastatali accomunati dalla vicinanza a Vladimir Putin e al suo regime che potrebbe preludere a sanzioni strutturate.
Curiosamente l’aeroporto grossetano, scalo militare prima del suo arrivo, nonostante il bassissimo cabotaggio ha vantato una linea diretta per ben 5 anni con Mosca.
Le inchieste internazionali
Nei recentissimi documenti di fine 2021 pubblicati nei Pandora Papers, un’inchiesta internazionale coordinata dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) che ha svelato gli affari di centinaia tra politici e personaggi pubblici che avrebbero accumulato grandi quantità di denaro nei cosiddetti paradisi, compare anche il nome di Herman Gref.
Il capo della Sberbank di proprietà statale russa, premiato con la Stella nel 2020, deteneva oltre 50 milioni di dollari in contanti e crediti di prestito in un trust offshore utilizzando conti a Samoa, Panama e Singapore.
Le autorità di Singapore hanno individuato le transazioni che coinvolgevano Gref e, secondo un rapporto di audit dell’Autorità monetaria di Singapore incluso nei file dei Pandora Papers, in seguito hanno multato la società finanziaria che gestisce i beni del magnate russo per 1,1 milioni di dollari per non aver rispettato le regole di riciclaggio.
Il 9 gennaio 2020 è stata la volta di Kirill Dmitriev, il capo del Fondo sovrano russo, personaggio citato spesso nel Mueller report – il rapporto ufficiale che documenta i risultati e le conclusioni dell’indagine dell’ex consigliere speciale Robert Mueller sugli sforzi russi per interferire nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2016 – per i suoi incontri del gennaio 2017 alle Seychelles con Erich Prince (finanziatore e consigliere di Donald Trump), con la possibile mediazione di Steve Bannon, nel pieno delle operazioni di interferenza russa nel voto americano del 2016. Dmitriev era presente alla cena di Villa Madama con il premier Conte, Putin, i viceministri italiani Salvini e Di Maio. È l’oligarca vicinissimo a Putin che ha presieduto a tutta l’operazione di sponsorizzazione e propaganda del vaccino Sputnik V in Italia.
Il rovescio delle medaglie
«È inaccettabile che venga permessa la consegna delle onorificenze della Repubblica italiana a certi individui», spiega a TPI Igor Boni, presidente di Radicali Italiani. «Siamo l’unica forza politica ad aver denunciato e combattuto questi provvedimenti, che consideriamo imbarazzanti e inaccettabili. Mai in passato si era verificata tale profusione di onorificenze a cittadini russi. Mentre altri Stati sanzionano gli esponenti del regime di Putin, l’Italia li premia».
Si tratta di quasi un’onorificenza al mese, senza contare le medaglie attribuite a intellettuali e artisti russi. Tutto ciò è avvenuto mentre la Russia era ed è «sottoposta a sanzioni per l’occupazione della Crimea e per l’appoggio determinante fornito ai secessionisti russi, in una guerra con l’esercito ucraino che ha causato, dal 2014, oltre 14.000 morti», aggiunge Boni.
Per tali motivi, i Radicali hanno presentato la richiesta sia al Ministro degli Esteri sia alla Presidenza della Repubblica di revocare almeno le onorificenze al primo ministro della Federazione Russa Mikhail Mishustin, al ministro dell’Industria e Commercio Denis Manturov, al banchiere Andrey Kostin, al viceministro dell’Industria e Commercio Viktor Evtukhov.
Esiste un precedente di revoca dell’onorificenza a cui rifarsi, quello relativo al dittatore siriano Bashar Al Assad, a cui l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano prima conferì e poi revocò la Gran Croce al merito della Repubblica Italiana.
Mikhail Mishustin, primo ministro russo, è al centro di diverse inchieste del team di Alexei Navalny, e inserito nella “Putin list”, il celebre documento del Dipartimento del Tesoro americano che potrebbe preludere a sanzioni strutturate, testo nel quale lo si accusa di corruzione e arricchimento illecito. Il 9 dicembre 2020, invece, ha ricevuto l’alto onore Alexander Grushko, viceministro degli Esteri, un portabandiera dello Stato russo nella battaglia proprio contro le sanzioni individuali ai “fedelissimi” di Putin.
Tappeto rosso anche per Leonid Mikhelson, che nel gennaio 2020 è entrato nell’Ordine della Stella d’Italia, nonostante i suoi precedenti. Il proprietario e presidente del Management Board di Novatek, azienda russa leader nella produzione di gas, seconda solo a Gazprom, figura nella lista nera pubblicata dal Dipartimento del Tesoro nel gennaio 2018, mentre il nome Novatek già compariva in quella del 2014. Sempre nel “Kremlin Report” compare anche Sergei Galitsky, Ceo e proprietario del colosso Magnit e del fondo della società di Investimento “Sn Capital”. Galitsky è diventato “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia” nello scorso dicembre.
Nella lista del Quirinale c’è anche Verozub Dott. Mikhail Vladimirovich, membro del consiglio di amministrazione della holding energetica Esn Group. Lo stesso Verozub, nel fascicolo Paradise Papers dell’Icij, è stato collegato nel 2014 a quattro trust con sede nei paradisi fiscali. Anche se il suo nome viene accompagnato da questa sigla: «Non tutti i beneficiari sono a conoscenza dei trust offshore in cui sono nominati perché il disponente può selezionare i beneficiari a loro insaputa».
(daTPI)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
“LA SIGNORA POI SI LAMENTEREBBE DEL RUMORE DEGLI AEREI“
C’è chi fa del turismo e chi pratica turismo. I primi sono gli albergatori, titolari di strutture che ospitano i turisti in varie località; i secondi sono tutti gli altri che, invece, frequentano località di villeggiatura marina, montana o cittadina.
E in questa categoria rientra la senatrice di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè che nei giorni scorsi – da turista – ha “chiesto” a gran voce la realizzazione di un aeroporto in quel di Cortina perché per lei (e per altri) arrivare lì è un calvario.
Una richiesta rigettata immediatamente, anche da chi vive e lavora in quella zona. A parlare, infatti, è stato il Presidente di Federalberghi di Belluno, Walter De Cassan, che – come riportato da Il Gazzettino – suoi social ha commentato così questa notizia:
“Probabilmente la signora, una volta fatto l’aeroporto, avrebbe di che lamentarsi del rumore degli aerei in atterraggio e in decollo”.
Un commento sferzante che è solo la prima punta della posizione ufficiale del Presidente di Federalberghi – l’associazione che riunisce tutte le strutture ricettive della zona – di Belluno.
“Non mi stupirei che quella fosse realmente la sua reazione, visti gli atteggiamenti della signora. Ritengo, comunque, che sia irriguardosa nei confronti di chi vive e lavora in montagna e di chi ci raggiunge, periodicamente, utilizzando l’auto con fatica e disagi. Quella persona ricca si lamenta perché non può utilizzare l’aeroporto, mentre noi non abbiamo nemmeno strade decenti”.
Perché il problema delle strade per entrare e uscire da Cortina è reale e prosegue da anni. Ma Daniela Santanchè, con quella sua richiesta, sembra non avere concezione non solo della realtà, ma anche delle priorità. Chiedere un aeroporto, anche secondo il Presidente di Federalberghi di Belluno, sembra essere più un capriccio che una reale esigenza tangibile per la comunità di Cortina e per chi vive e lavora tutti i giorni lì. Non solo per la settimana bianca.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
DA PARIGI A LONDRA, DA ISTANBUL A TEL AVIV, DA VILNIUS A CIPRO, DA TOKYO ALL’AJA, DA BEIRUT A STOCCOLMA, DA BERLINO A TALLIN, DA ROMA A MILANO, A OSLO A MADRID, DA ATENE A SOFIA
Mentre continua l’invasione russa dell’Ucraina iniziata nella notte, in varie città del mondo sono in corso manifestazioni: molti si sono radunati davanti alle ambasciate russe con bandiere ucraine, cartelli contro il presidente russo Vladimir Putin e per chiedere la fine della guerra.
Attualmente diverse città ucraine sono sotto assedio, ci sono notizie di attacchi e bombardamenti in varie città, anche nella capitale Kiev.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha parlato di una «invasione su larga scala», perché non si sta limitando alle regioni controllate dai separatisti filorussi nell’est del Paese.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
MIGLIAIA IN PIAZZA, 1.400 ARRESTI
In 42 città russe si sono tenute delle manifestazioni contro la guerra in Ucraina: circa 1.400 persone sono state arrestate oggi in Russia per aver partecipato a manifestazioni contro la guerra in Ucraina.
Lo riporta l’Afp citando l’ong OVD-Info, progetto mediatico indipendente sui diritti umani e la persecuzione politica in Russia, che sottolinea che si tratta di persone fermate in 42 città diverse.
La metà di queste, secondo l’ong, sono state fermate durante manifestazioni a Mosca: l’agenzia Afp conferma di aver assistito a decine di arresti in piazza Pushkin, nel centro della città.
Anche diverse personalità russe del mondo dello spettacolo hanno preso posizione, come riporta Liza Fokht, corrispondente della Bbc in Russia e moglie di Max Seddon, corrispondente a Mosca del Financial Times che ha raccolto in un thread su Twitter alcuni di questi nomi.
Nessuno di loro, sottolinea Seddon, ha menzionato Putin nel proprio intervento ma rischiano comunque di non poter più esibirsi nella tv di stato per tutta la vita.
A Mosca, le autorità hanno chiuso la centralissima piazza Pushkin dopo che alcuni manifestanti si erano riuniti con cartelli con su scritto “No alla guerra”. Nella piazza simbolo delle proteste di opposizione – piena di polizia e agenti anti-sommossa – si erano radunate centinaia di persone contro la decisione del Cremlino di invadere l’Ucraina. Manifestanti sono stati arrestati anche nella lontana Perm e a San Pietroburgo dove i manifestanti si erano raccolti presso Gostiny Dvor.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
RISULTATO: TUTTE LE MOSSE E DECISIONI DELLO STATO MAGGIORE RUSSO VENIVANO, ATTRAVERSO LA CIA, SPIATTELLATE SULLA STAMPA… STANCHI DI ESSERE STANATI, LE PRESSIONI DELL’APPARATO MILITARE HANNO INDOTTO PUTIN A DARE IL VIA ALL’INVASIONE
Fonti autorevoli dell’intelligence internazionale affermano che l’apparato militare russo abbia prevalso su Putin. L’arma che più ha messo in difficoltà Mad Vlad, sputtanandolo davanti ai generali, si chiama “Global Hawk”, i super droni americani ad altissima tecnologia che decollano dalla base di Sigonella, in Sicilia, diretti sui cieli dell’Ucraina capaci di intercettare pure quando i russi vanno al bagno.
Sono velivoli con congegni sofisticatissimi, pilotati da remoto che hanno in dotazione un radar a scansione, in grado di intercettare la qualsiasi e di vedere anche sotto le nuvole e attraverso le foreste, dotati di un sensore all’infrarosso misura le differenze di calore per scoprire oggetti e persone e poi approfondisce i dettagli.
L’enorme autonomia degli “Global Hawk” consente di restare in volo per 24 ore e coprire anche 100mila km quadrati di territorio (un terzo dell’Italia).
Risultato: tutte le mosse e decisioni dello stato maggiore russo venivano anticipate e spiattellate quasi in tempo reale dall’intelligence americana e, attraverso la Cia, veicolati sulla stampa americana. A quel punto, stanchi di essere stanati, le pressioni dell’apparato militare di Mosca hanno costretto Putin a dare il via all’invasione.
Putin per dare il via all’invasione fa un discorso più pazzo che ridicolo che tira in ballo nientemeno che la “denazificazione dell’Ucraina”, dimenticando che il presidente Zelensky è ebreo. L’ex comico ha infatti subito risposto: “Sono ebreo, come potrei essere nazista?”.
Di più: come Israele, l’Ucraina è l’unico paese a essere guidato da un presidente e da un premier ebrei.
A questo punto, anche le chiacchere sulle sanzioni sono un buffetto all’Orso russo: l’unica vera misura che potrebbe far incazzare davvero Putin, la cosiddetta “arma nucleare”, è l’esclusione della Russia dal sistema finanziario SWIFT (che potrebbe causare miseria in Russia ma anche perdite miliardarie per le banche europee).
Si tratta di uno stratagemma già utilizzato (con buoni risultati) contro l’Iran.
Intanto, tutti si domandano quale sarà l’atteggiamento del governo cinese. Per ora, Pechino tira il freno della neutralità. Xi Ping ha fatto sapere che non offrirà assistenza militare “a una delle parti in conflitto”, quindi ha aggiunto che la Cina “segue da vicino gli ultimi sviluppi e sollecita tutte le parti a esercitare moderazione e a evitare che la situazione vada fuori controllo”.
(da agenzie)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
IL RAPPORTO DI FORZE E’ IMPARI, UNO CONTRO DIECI, SIA COME UOMINI CHE COME MEZZI…MA LA RUSSIA E’ VULNERABILE, HA UNA TECNOLOGIA VECCHIA
L’Ucraina riuscirà a opporre resistenza all’esercito russo, che ha attraverso il confine nelle prime ore della mattina? Il presidente Vladimir Putin ha a sua disposizione il quinto esercito attivo più grande del mondo, il che fa impallidire quello che attualmente si sta mobilitando a difesa dell’Ucraina
Mosca ha all’attivo 900.000 militari e le sue forze sono solo inferiori solo a quelle di Cina, India, Stati Uniti e Corea del Nord.
Ma la spesa pro capite per la difesa della Russia è inferiore a quella di Gran Bretagna, Cina e Stati Uniti, e le forze del Cremlino non possiedono la stessa tecnologia all’avanguardia, e gran parte del suo hardware che risale all’era sovietica.
Tuttavia, in termini di manodopera e armi, l’aritmetica sembra cupa per l’Ucraina. I suoi 196.600 uomini collocano i suoi militari al 22° posto, ma non è solo il numero di truppe attive che li rende vulnerabili.
Secondo le stime della maggior parte degli esperti militari, il numero di truppe russe vicino al confine con l’Ucraina nei giorni precedenti l’invasione superava le 180.000 unità. La Russia aveva anche spostato alcune truppe in Bielorussia, a nord dell’Ucraina, per esercitazioni militari.
L’esercito russo ha circa 280.000 uomini e le sue forze armate combinate ammontano a circa 900.000, mentre i suoi 13.367 carri armati superano quelli dell’Ucraina di oltre sei a uno, secondo l’Istituto internazionale di studi strategici con sede a Londra.
L’IISS riporta inoltre che la Russia ha 5.934 unità di artiglieria rispetto alle 1.962 dell’Ucraina e 19.783 veicoli militari corazzati rispetto ai 2.870 dell’Ucraina. L’istituto, che tiene traccia delle capacità militari delle nazioni del mondo, mostra anche il dominio della Russia in mare e nell’aria.
Secondo le loro cifre, l’aviazione russa vanta 165.000 dipendenti, 1.328 aerei d’attacco e almeno 478 elicotteri. L’Ucraina ha 35.000 militari dell’aviazione, 146 aerei d’attacco e 42 elicotteri d’attacco.
La disparità tra le marine russe e ucraine dipinge un quadro simile.
La Russia ha 150.000 militari al suo comando rispetto ai 15.000 dell’Ucraina. Le 74 navi da guerra e i 51 sottomarini di Putin hanno consentito alla Russia di bloccare le rotte marittime dell’Ucraina. L’Ucraina ha solo due navi da guerra e nessun sottomarino.
Ma mentre la Russia supera facilmente le forze ucraine, parte della sua tecnologia non è avanzata come quella utilizzata dalle nazioni occidentali. Un certo numero di veicoli che sono stati visti ammassarsi nell’est dell’Ucraina prima che fosse ordinata l’invasione completa provenivano dall’era sovietica.
Mentre gran parte dell’hardware russo è più vecchio degli equivalenti usati dai paesi della NATO, richiede anche meno supervisione e quindi meno persone che lo gestiscano.
Il primo ministro ucraino ha affermato che un decreto recentemente firmato dal presidente Volodymyr Zelenskiy – sulle misure prioritarie per rafforzare le capacità di difesa dello stato, aumentare l’attrattiva del servizio militare e il graduale passaggio a un esercito professionale – porterà le forze armate ucraine a 361.000.
(Daily Mail)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
VUOLE ACCREDITARSI IN AMERICA COME CREDIBILE RISPETTO AL PUTINIANO SALVINI… 90 DOLLARI PER I MASOCHISTI CHE VOGLIONO ASSISTERE, CON 295 DOLLARI BIGLIETTO PER TRE GIORNI COSI’ PUOI ASCOLTARE ANCHE LE CAZZATE DI TRUMP E BOLSONARO
Giorgia Meloni (ri)vola in America. La presidente di Fratelli d’Italia parte oggi alla volta di Orlando, Florida, dove la temperatura già supera i trenta gradi. Meloni parteciperà al Cpac 2022, la Conservative political action conference, la conferenza politica annuale dei conservatori Usa, inaugurata da Ronald Reagan nel ’74.
È la seconda volta per lei; la prima nel 2019, quando spiegò la sua visione dell’Unione europea: «Una grande confederazione di Stati nazionali liberi e sovrani, con le sue radici greche, romane e cristiane contro l’Europa dei Macron e delle Merkel, di chi vuole sempre maggiore cessione di sovranità dagli Stati nazionali verso i tecnocrati europei» .
Prenderà la parola sabato alle 12.45 (le 18.45 in Italia) per il panel “Cpac: The Whole World is Watching”. In agenda anche una serie di incontri con gli altri leader presenti. Star della kermesse, che dura fino a domenica, sarà Donald Trump: il suo intervento è in programma sabato pomeriggio. «Ci divertiremo» , assicura in un video promozionale.
Alla conferenza partecipano attivisti conservatori e politici da tutti gli Stati Uniti e leader internazionali. Dall’Inghilterra arriva Nigel Farage, che ha guidato il Regno Unito fuori dalla Ue. Dal Brasile Eduardo Bolsonaro, figlio del presidente Jair. E poi attori, musicisti, star del wrestling.
Per assistere al Cpac si pagano 90 dollari al giorno, ma si può acquistare anche un biglietto valido da oggi a domenica per 295 dollari.
(da La Stampa)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
L’EX DALEMIANO FABRIZIO RONDOLINO METTE L’ELMETTO E INVITA L’OCCIDENTE ALLA RISPOSTA MILITARE CONTRO LO ZAR VLAD: “CHI NON HA VOGLIA DI COMBATTERE PERDE. I NOSTRI AEREI DOVREBBERO GIÀ ESSERE IN VOLO, I NOSTRI MISSILI GIÀ PARTITI”
Dal profilo Facebook di Fabrizio Rondolino
Chi non ha voglia di combattere perde. I nostri aerei dovrebbero già essere in volo, i nostri missili già partiti
Ci sono leader che si sono formati in prestigiose università, altri che per tutta la vita hanno militato in un partito.
C’è chi si è fatto da sé e chi ha avuto un padre importante.
C’è chi ha fatto l’imprenditore, l’attore di Hollywood, il professore, il banchiere.
Putin si è formato torturando decine di migliaia di persone colpevoli soltanto di non essere comunisti, di non rispondere alle regole del KGB.
Non c’è altro nel suo curriculum
(da FB)
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Febbraio 24th, 2022 Riccardo Fucile
“I MEMBRI DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA, NEL DIRE SÌ ALLA GUERRA, ERANO TERRORIZZATI. PUTIN HA CHIESTO LORO DI ASSUMERSI LA RESPONSABILITÀ COLLETTIVA DI UNA DECISIONE CHE LUI AVEVA GIÀ PRESO. È STATO UNA SPECIE DI RITO MAFIOSO. COSÌ NESSUNO POTRÀ PIÙ TIRARSI INDIETRO”
Alexander Gabuev, 36 anni, già fra i portavoce di Dimitri Medvedev quando era al Cremlino al posto di Vladimir Putin, oggi è senior fellow alla sede di Mosca del Carnegie Endowment for International Peace.
Da lì Gabuev vede lo sconcerto degli oligarchi che hanno prosperato nel regime putiniano, ma ora temono di perdere ricchezze con la guerra.
Sente il nervosismo nei quartieri residenziali di Mosca, dove in tanti stanno correndo in banca per cambiare rubli in euro o dollari prima che le sanzioni affondino del tutto la valuta russa.
Gabuev, lei pensa che le ritorsioni occidentali infliggeranno molti danni all’economia russa?
«Ne dovremo vedere la portata e la sequenza, dopo le misure di questi giorni. Credo però che l’embargo sul petrolio e sul gas sia fuori discussione. La tensione degli ultimi mesi sul mercato dell’energia è stata utile a Putin, fa capire perché questa crisi arrivi proprio ora. Gli aumenti della benzina negli Stati Uniti, quelli dell’elettricità e del gas in Europa mettono sotto pressione i governi occidentali di fronte alle loro opinioni pubbliche».
Ma le sanzioni possono funzionare?
«Alcune sono poderose. E il problema non è che qualcuno degli uomini del Consiglio di sicurezza russo perda l’accesso alla sua villa sul Lago di Como. Invece un blocco alle vendite di semiconduttori può creare grandi difficoltà. A Mosca c’è chi spera che la Cina possa supplire con i suoi chip, ma non è affatto scontato. E colpire le banche farà dei danni. I pagamenti interni funzioneranno ancora, mentre alcune banche perderanno accesso alle operazioni in dollari e in euro. Ciò svaluterà il rublo, innescando ancora più inflazione».
E lo stop a NordStream2?
«Spiacevole, non significativo. In fondo quel gasdotto non aveva mai funzionato e comunque gli amici di Putin hanno già fatto i loro miliardi costruendolo. Nel complesso ho l’impressione che nel breve e medio periodo le sanzioni siano dure, ma non tanto da far saltare il regime. Ci si può sopravvivere. Anche perché le banche russe non possono essere tagliate fuori dai mercati esteri del tutto, perché gli occidentali vogliono continuare a comprare gas e petrolio russi».
Che effetti avrà questa dinamica sugli equilibri interni?
«Accresce l’importanza degli insider vicini a Putin, perché aumenta l’autarchia e dunque il loro affarismo nel procacciare i prodotti che l’Occidente non vende più. Invece gli outsider sono terrorizzati, depressi. Gli oligarchi temono la svalutazione del rublo, si sentono in trappola e magari possono anche andare dall’analista, ma non hanno potere».
Lunedì anche i membri del Consiglio di sicurezza, nel dire sì alla fuga in avanti sul Donbass in mondovisione, sembravano terrorizzati
«Lo erano. Putin ha chiesto loro di assumersi la responsabilità collettiva di una decisione che lui aveva già preso. È stato una specie di rito mafioso, come i primi omicidi degli affiliati. Così nessuno potrà più tirarsi indietro, hanno dovuto mettere tutti la loro firma».
Ma come la pensa la gente comune?
«Non c’è euforia, come nel 2014 quando fu annessa la Crimea. Nei quartieri residenziali vedo la gente che va in banca a liquidare i rubli. Non pensano affatto che andrà tutto bene, ma non hanno scelta. Quanto ai ceti popolari, sopravvivono a fatica. L’inflazione in arrivo renderà la gente ancora più povera, ma Putin distribuirà dei sussidi grazie alle entrate in moneta forte dalla vendita del petrolio e del gas».
Non è tipico di un regime ultra-nazionalista?
«Già. Per fortuna siamo lontani da uno scenario di Terza guerra mondiale, ma sta assumendo dei rischi enormi».
Che personalità ha, Putin?
«Non sono uno psicologo, ma l’ora di lezione di storia dell’altro giorno per annunciare il riconoscimento del Donbass non era normale. È chiaro che passa molto tempo sui documenti d’archivio, anche mentre dovrebbe combattere la pandemia. Poi il Covid ha approfondito il suo isolamento: chi vuole vederlo, prima deve stare in quarantena per due settimane. E non molti ne hanno voglia».
(da il “Corriere della Sera”)
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