Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
DUE MORTI E 28 INTOSSICATI CON LE CIAMBELLE… 500 IN OSPEDALE PER AVER ACCETTATO ALCOLICI AVVELENATI
Nuovi casi di avvelenamento tra i soldati russi, spesso giovani e inesperti, che arrivano in Ucraina convinti di liberare una popolazione oppressa. Al punto da fidarsi e accettare cibo dai civili
Altri soldati russi sarebbero rimasti vittime della resistenza ucraina che ha usato ancora una volta cibo avvelenato.
Secondo le ultime notizie due soldati dell’esercito russo sono morti e altri 28 sono stati ricoverati in ospedale in terapia intensiva nella zona assediata di Kharkiv, dopo che la popolazione locale avrebbe offerto loro alcune ciambelle rivelarsi poi tossiche. Queste notizie si aggiungono a quelle del mese scorso, quando si raccontava di un’anziana che era riuscita a uccidere alcuni soldati russi dopo aver offerto loro una torta avvelenata.
Nei giorni scorsi era stata diffusa dai media ucraini la notizia di oltre 500 soldati russi che nella città di Izium, sul Mar Nero, erano finiti in ospedale per aver bevuto alcolici anche stavolta offerti dai civili.
Quello che in apparenza sembrava un brindisi di benvenuto, si sarebbe poi dimostrato un cocktail velenoso che ha messo KO le truppe russe.
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
FORNITO A ZELENSKY IL PIANO SEGRETO DI INVASIONE DA PARTE DEI RUSSI
Le mosse dell’esercito russo svelate in anticipo, la richiesta al Cremlino di fermare tutte le operazioni e poi la via di fuga offerta al presidente Volodymyr Zelensky.
Il Wall Street Journal ha pubblicato la ricostruzione di tutte le mosse fatte negli ultimi mesi da William Burns.
Classe 1956, nato in una base militare di Fort Bragg nel North Carolina, Burns dal gennaio 2021 è stato nominato da Joe Biden direttore della Cia.
Secondo il Wall Street Journal il suo ruolo sarebbe stato cruciale nella crisi ucraina almeno in due episodi.
Il primo si colloca all’inizio dello scorso novembre, quando avrebbe chiamato Vladimir Putin per chiedergli di non proseguire con il suo piano di invadere l’Ucraina. Il capo della Cia ha maturato i suoi rapporti con la Russia tra il 2005 e il 2008, quando è stato ambasciatore a Mosca per gli Stati Uniti.
I due si sarebbero sentiti al telefono, grazie a una linea criptata. Putin avrebbe negato ogni intenzione di arrivare a Kiev, ma già in questa occasione avrebbe detto che l’Ucraina non era un Paese reale ma solo una decisione politica di Lenin.
Le stesse tesi che il Capo del Cremlino ha usato per giustificare mesi dopo l’invasione.
A gennaio invece Burns sarebbe andato a Kiev, per incontrare direttamente il presidente Volodymyr Zelensky.
Qui, ormai certo dall’attacco deciso da Putin, avrebbe spiegato nel dettaglio tutti i piani dei russi. Stando a quanto ricostruito dal Wall Street Journal, Putin puntava a prendere possesso nei primi giorni di guerra dell’aeroporto di Gostomel a nord della capitale. Qui avrebbe fatto arrivare tutte le truppe necessarie per procedere a un accerchiamento di Kiev.
Il piano sarebbe fallito quindi proprio perché l’esercito e i servizi segreti ucraini erano già a conoscenza delle intenzioni dei russi. Non solo.
La Russia avrebbe sperato anche in un aiuto fornito dall’interno e nello specifico da porzioni dell’esercito ucraino che avrebbero collaborato con il Cremlino. Un aiuto che non è mai arrivato.
In tutte queste ricostruzioni è stato chiarito anche un’offerta fatta direttamente dalla Cia a Zelensky. Nei primi giorni del conflitto gli Stati Uniti avrebbero offerto una via di fuga al presidente che però avrebbe scelto di restare. Il 26 febbraio, riporta l’Associated Press, Zelensky avrebbe detto a Washington: «La battaglia è qui. Mi servono munizioni, non un passaggio».
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
COMINCIATE A MANDARE A CASA TUTTI GLI AMBASCIATORI E CHIUDERE TUTTI GLI SPAZI AEREI E MARITTIMI: QUESTI DEVONO MARCIRE A CASA LORO
Quelli a Bucha sono «crimini che lasciano attoniti» dice Mario Draghi, commentando le immagini arrivate dai territori liberati dalle truppe russe intorno alla capitale ucraina: «La crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile. Le autorità russe devono cessare subito le ostilità, interrompere le violenze contro i civili, e dovranno rendere conto di quanto accaduto. L’Italia condanna con assoluta fermezza questi orrori, e esprime piena vicinanza e solidarietà all’Ucraina e ai suoi cittadini». Ma il premier italiano non è il solo leader a condannare quanto accaduto a Bucha.
In un tweet la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in riferimento alle informazioni giunte dalle aree intorno a Kiev dopo che le forze ucraine ne hanno ripreso il controllo si è detta «sconvolta dalle notizie di indicibili orrori nelle aree da cui si sono ritirati i russi. Un’inchiesta indipendente è necessaria e urgente. Gli esecutori di crimini di guerra ne saranno ritenuti responsabili».
La presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, si è detta «sconvolta dalle atrocità dell’esercito russo» commesse «a Bucha e in altre aree ora liberate». «I responsabili» di queste atrocità «e i loro comandanti devono essere portati davanti alla giustizia». Metsola ha poi aggiunto: «Dobbiamo essere coscienti di che cosa sta accadendo» in Ucraina e per questo «devono essere imposte sanzioni ancora più dure».
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, commentando le «spaventose» immagini del massacro dei civili di Bucha, in una nota ufficiale diffusa dalla cancelleria, ha dichiarato: «Dobbiamo fare chiarezza senza mezzi termini su questi crimini dei militari russi». Nel comunicato, il cancelliere tedesco ha poi aggiunto: «Io rivendico che organizzazioni internazionali come il Comitato internazionale della Croce rossa abbiano accesso a questa area, per documentare in modo indipendente queste atrocità. I carnefici e i loro mandanti devono essere assicurati alla giustizia».
Il presidente francese Emmanuel Macron, in un tweet, ha scritto: «Le immagini che ci giungono da Bucha, una città liberata vicino a Kyiv, sono insopportabili. Per le strade, centinaia di civili assassinati in modo vigliacco. Esprimo compassione per le vittime e solidarietà agli ucraini. Le autorità russe dovranno rispondere di questi crimini».
Per il segretario di Stato americano Antony Blinken, intervistato dalla Cnn, le immagini dei corpi di civili uccisi per le strade di Bucha «sono un pugno nello stomaco. È la realtà di quanto accade ogni giorno da quando è iniziata la brutale invasione dell’Ucraina da parte della Russia».
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
DEI DELINQUENTI CHE RUBANO PERSINO NELLE CASE DENARO E OGGETTI PER RIVENDERLI IN BIELORUSSIA
Sono stati ritrovati altri 57 corpi a Bucha, dove solo ieri il sindaco aveva denunciato di aver dovuto seppellire quasi 300 cadaveri di civili raccolti dalle strade della cittadina alle porte di Kiev, dopo che l’esercito russo aveva cominciato il ritiro dalla regione della capitale ucraina.
Il capo dei soccorritori a Bucha, Serhii Kaplytchny, ha spiegato di aver ritrovato la fossa comune con una dozzina di corpi che erano ancora visibili, mentre altri erano solo parzialmente sepolti.
Rapporti di questo tenore si stanno accumulando sulle scrivanie delle autorità di Kiev, tracciando un «quadro post-apocalittico» di quel che è accaduto sotto l’occupazione russa, ha detto il consigliere presidenziale Oleksiy Arestovych citato dall’agenzia ucraina Unian. «Questo è un appello speciale volto ad attirare l’attenzione del mondo su quei crimini di guerra, crimini contro l’umanità, che sono stati commessi dalle truppe russe a Bucha, Irpin e Hostomel».
Le immagini diffuse sui social, rilanciate anche dal capo delegazione ucraino Podolyak, sembrano: «scene da film horror – ha detto Arestovych – Le vittime di questi crimini di guerra sono già state trovate, tra cui donne violentate che hanno cercato di bruciare, funzionari del governo locale uccisi, bambini uccisi, anziani uccisi, uomini uccisi, molti di loro con le mani legate, tracce di tortura e colpi alla nuca. Rapine, tentativi di prendere oro, oggetti di valore, tappeti, lavatrici».
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
LO SFOGO DEL CAPO DELEGAZIONE UCRAINO ALL’UE SULLA STRAGE DI BUCHA
Le atrocità sui civili a Bucha dell’esercito russo poco prima che lasciasse la regione di Kiev dovrebbero essere un promemoria sufficiente per l’Ue a ricordare gli orrori che hanno sconvolto l’Europa nelle guerre vissute negli ultimi 70 anni.
È un attacco durissimo quello del capo negoziatore ucraino Mikhailo Podolyak, che su Telegram ha diffuso alcuni scatti agghiaccianti delle strade di Bucha, alle porte di Kiev: «Ora il mondo ha ricevuto una paura totale e indicibile dell’anti-umanità a Bucha, Irpen, Gostomel – scrive Podolyak – Centinaia, migliaia di persone uccise, dilaniate, violentate, legate, violentate e uccise di nuovo. Centinaia, migliaia di civili ucraini. Vuoi la Srebrenica del 21° secolo? Fatto? Sei soddisfatto?».
«Volevi ricordare qual è l’orrore infernale di lavorare nei forni crematori, che le persone vengono bruciate vive perché ucraine? – scrive nel suo messaggio il consigliere di Volodymyr Zelensky – Proverai a voltarti di nuovo? Organizzare un altro vertice per esprimere preoccupazione e scuotere la testa? Dai un’altra occhiata da vicino alle migliaia di ucraini dilaniati, violentati e bruciati. Nel XXI secolo. Nell’ambito dell’”operazione speciale”. Dilaniato dai russi. E ora dì ancora una volta al mondo intero che la Russia è normale. Guardare e dire. O voltare le spalle. Dopotutto, l’importante è non provocare. E lasciamo massacrare gli ucraini…».
(da agenzie)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
I SOSTENITORI DEL CRIMINALE HANNO URLATO “ZETA, ZETA”
Non c’è limite alla vergogna: a Modena i manifestanti No Vax che sono scesi per strada sfoggiavano sul petto la ‘Z’ simbolo dell’invasione russa. Insomma, il cortocircuito tra i deliri no vax e la propaganda putiniana alla fine è avvenuta.
Il non credere a nulla alla fine conduce a questo: i No Vax adesso sostengono la guerra di Putin. Infarciti di complottismo, di ‘non ce lo dicono’, di deliri ideologici che li portano a negare ciò che i nostri giornalisti stanno vedendo sul campo ogni giorno: una guerra micidiale e devastante portata avanti da un folle.
La stampa locale ha riportato anche che, dopo essersi radunati mostrando la lettera sulle proprie magliette, su “consiglio” della Digos i manifestanti filo-russi hanno preferito sfilare senza, salvo poi urlare a più riprese “Zeta, zeta!”.
In tutto sono stati 50 gli attivisti che, dopo mesi di silenzio, sono tornati in piazza per dire no al certificato verde, ma anche per protestare contro il presidente del Consiglio, Mario Draghi, il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini. E, a quanto pare, a favore della guerra in Ucraina.
(da Globalist)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
I RACCONTI DRAMMATICI DALLA CITTA’ MARTIRE
La ragazza si muove veloce, precisa. Riempie il bicchierone di plastica con il brodo, lo mette con gli altri per non lasciare spazi vuoti. Intanto controlla che dal tavolo non manchino mai 5 piattini di riso e gulasch. Ha l’atteggiamento zelante di chi è alla sua prima ora di lavoro e invece è qui da una settimana. Ieri aveva una maglia nera con le braccia scoperte e i jeans grigi.
Chi stava servendo invece indossava minimo tre maglie più cappelli e giacconi. Loro sono i fuggiaschi da Mariupol, i dimenticati dal mondo, gli assediati, i bombardati, gli affamati col freddo nelle ossa. La ragazza si chiama Olga e si è caricata sulle spalle il senso di colpa di tutti noi. Se li guardasse negli occhi scoppierebbe a piangere e allora li serve. Veloce per schivare il magone. Da una settimana.
Roxana Bogdanova, invece, è pediatra. Sta a pochi metri dalle minestre di Olga in una sorta di minuscolo ambulatorio. È lì per chi vuole una pastiglia, un consiglio. «Il loro corpo non riesce a produrre abbastanza calore. Hanno bronchiti e polmoniti.
Un’enorme quantità di malattie della pelle. Un mese senza lavarsi lascia il segno. Di denutriti ne ho visti pochi, disidratati di più, ma io posso controllare solo l’involucro.
Hanno bevuto l’acqua dalle pozzanghere o, quando andava bene, dal fiume. Non so cos’ è finito nei reni. E gli esplosivi che hanno respirato per settimane? Cosa faranno ai polmoni? E poi, li ha visti? Cos’ hanno vissuto? Qui non serve lo psicologo, prima devono realizzare che sono vivi».
Arrivano a Zaporizhzhia con il contagocce. Venerdì ne sono filtrati dal Mare d’Azov 6.200, di cui 3.071 da Mariupol. Sabato forse altrettanti. La Turchia sta proponendo di inviare una nave. Il porto di Mariupol sarebbe agibile ed è molto vicino all’area controllata dagli ucraini. Basterebbe un cessate il fuoco e, senza controlli, chiunque potrebbe imbarcarsi.
Via terra, invece, il «corridoio umanitario» che la Croce Rossa sta cercando di aprire, per il momento, è solo una crepa nell’assedio russo. Visto che i pullman non arrivano, visto che le automobili funzionanti sono quasi finite, la gente scappa a piedi. «Abbiamo resistito 30 giorni. Nascosti nella botola della cantina, con la casa senza tetto. I vicini morti come la cagna colpita dalle schegge. Avevamo scorte per restare ancora – dice Ivan, padre di Ilona, 15 anni, e Milan 10 -, ma non ce la facevamo più mentalmente. Capivamo dal rumore dove sarebbero cadute le bombe. Mentre cucinavamo all’aperto, avevamo 6 secondi per nasconderci prima dell’esplosione». Troppo. E allora via, a piedi, in mezzo alla battaglia. Per superare il fiume hanno strisciato sulle condutture del riscaldamento, per passare tra i cecchini hanno solo pregato. «Sulla strada i cadaveri di chi ha avuto un trattamento diverso. Da Mariupol a Berdnyansk sono 40 chilometri con decine di check point russi. Ogni volta Ivan è stato fatto spogliare e, ogni volta, senza tatuaggi sospetti, è sopravvissuto.
Nella zona della città già sotto controllo russo, invece, ci sono bus che partono regolarmente verso la Russia. Basta iscriversi e si sale. Cosa succeda a destinazione non è chiaro.
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
SONO DOTAZIONI DI “QUARTA MANO” ED È PROBABILE CHE ABBIANO BISOGNO DI REVISIONE. NON È DA ESCLUDERE CHE ALCUNI SIANO USATI COME PEZZI DI RICAMBIO PER AGGIUSTARE QUELLI ABBANDONATI DAI RUSSI
Washington è pronta a fornire, in via indiretta, carri armati all’Ucraina. Questa mossa, rivelata dal New York Times , può permettere a Zelensky di rendere ancora più difficile la missione russa: l’aumento dello scudo può consentire a Kiev di replicare all’aggressione, ma anche ridurre il divario tra i contendenti e convincerli che sia meglio negoziare.
Sono già in corso i contatti per favorire quello che viene definito «un trasferimento», in quanto non si tratta di componenti americane.
A Kiev il supporto serve subito, non c’è troppo tempo per l’addestramento: la resistenza deve saper usare i mezzi che riceverà. Dunque – come spiega il New York Times e conferma la logica – gli Stati Uniti si rivolgeranno all’infinito mercato dell’Est Europa, dove possono trovare materiale compatibile con quello già in possesso degli ucraini.
Tra i «candidati» ci sono i carri armati T-72 di progettazione sovietica e Pt- 91 polacchi: Varsavia ne possiede centinaia e potrebbe partecipate allo sforzo. Tra l’altro ha appena ordinato i più moderni Abrams americani e dunque potrà rimpiazzarli in seguito. Nessuno però vuole sguarnire le proprie difese: gli slovacchi, per esempio, si sono impegnati a inviare i sistemi anti-aerei S-300, ma prima vogliono in cambio i Patriot (già promessi da olandesi e tedeschi).
Sempre nella parte orientale del continente – Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia – possono essere individuati altri corazzati (ancora T72), ma anche cannoni e munizioni. Quarta mano Complicato, ma non raro, il «giro» che coinvolge una cinquantina di blindo Pvb-501. Di concezione sovietica, usati dalla Germania Est, acquisiti con la riunificazione dalla Germania Ovest e rimodernati, sono stati venduti alla Svezia che poi li ha esportati nella Repubblica Ceca.
Adesso saranno spediti a Kiev – come racconta The War Zone – con il placet di Berlino: sono di «quarta mano» ed è probabile che abbiano bisogno di una profonda revisione. Non è da escludere che alcuni siano usati come pezzi di ricambio per aggiustare quelli abbandonati dai russi: gli ucraini hanno messo in piedi da tempo officine per il «recupero» delle prede belliche (almeno 160 «pezzi» secondo stime ufficiose).
L’Australia ha invece annunciato che metterà a disposizione dei blindo Bushmaster che dovrebbero essere di qualità superiore, mentre Londra spedirà mezzi analoghi e artiglieria semovente As-90 Braveheart. La discriminante, tuttavia, è sempre il reale stato di efficienza.
Le indiscrezioni sui carri armati – e vedremo se avranno conferme – sono state accompagnate dall’annuncio di un nuovo pacchetto da parte degli Stati Uniti in favore di Kiev. Interessante la lista: razzi per artiglieria a guida laser (permettono un tiro accurato); i ben noti droni kamikaze Switchblade utilizzabili da un solo soldato; droni da ricognizione Puma, necessari per garantire la sorveglianza e la ricerca di target; sistemi anti-droni per contrastare le incursioni avversarie; apparati radio criptati; mitragliatrici; munizioni; ricambi; materiale medico.
Poi, anche se gli Stati Uniti lo lasciano sempre in fondo alla lista, c’è un elemento fondamentale legato al supporto dell’intelligence: le immagini satellitari.
Un aspetto su cui vegliare è la catena di approvvigionamento: le sorprese sono in agguato, il diavolo è nei dettagli. C’è chi può essere tentato di liberarsi di vecchi residuati o di piazzare «prodotti» non proprio a norma. In passato, poi, sono emerse vicende nebulose che hanno coinvolto ditte private poco affidabili, azioni sotto coperture e fornitori (bulgari, bielorussi).
Nel 2015, ad esempio, un militare americano perse la vita mentre testava un missile contro-carro Konkurs in Bulgaria, parte di un lotto destinato ai ribelli siriani nell’ambito di un’operazione «segreta». Nel 2008 un’inchiesta ha smascherato un imprenditore della Florida di soli 22 anni che aveva vinto un contratto da 300 milioni di dollari per fornire proiettili all’esercito afghano: aveva sostenuto che fossero cartucce albanesi, invece erano cinesi. L’episodio è remoto, ma rivela un certo mondo sommerso. L’urgenza di sostenere la resistenza ucraina potrebbe indurre a prendere delle scorciatoie.
(da il Corriere della Sera)
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Aprile 3rd, 2022 Riccardo Fucile
“PUTIN HA PASSATO LA VITA CORROMPENDO O RICATTANDO LA GENTE. RICORRE A FIDUCIARI E PRESTANOME CHE ALTRI NON SONO CHE I FAMOSI E FAMIGERATI OLIGARCHI RUSSI“…“QUELLA GENTE CUSTODISCE I SOLDI PER LUI. IL 50% DELLE RICCHEZZE DEGLI OLIGARCHI SONO IN REALTÀ DI PUTIN”
Sono anni che il Cremlino gli dà la caccia: Bill Browder è la bestia nera di Putin, il finanziere anglo-americano che è stato il promotore del Magnitsky Act, la legge voluta da Obama che sanziona la corruzione e le violazioni dei diritti umani in Russia. Sergej Magnitsky era l’avvocato e socio russo di Browder: venne fatto morire in carcere dopo che aveva portato alla luce una maxi-frode di Stato da 230 milioni di dollari.
E una parte di quel malloppo, sostiene Browder nel suo libro Freezing Order , in uscita in questi giorni, finì direttamente nelle tasche di Putin.
È da allora che Browder si batte per rendere giustizia a Magnitsky e fare luce sul tesoro nascosto del leader russo. Mosca ha emesso un mandato di cattura contro di lui tramite l’Interpol e ha cercato più volte di farlo arrestare: ma il Cremlino, quando deve sbarazzarsi di personaggi scomodi, sa ricorrere a metodi ben più sinistri.
Nonostante ciò, Browder non si nasconde: all’ingresso del suo ufficio, all’ultimo piano di un palazzo nel cuore della City di Londra, non ci sono misure di sicurezza né guardie del corpo. Ed è lui stesso, mano tesa e modi affabili, che viene incontro a ricevere il visitatore.
Il finanziere 57enne ha fatto la sua fortuna nel Far West delle privatizzazioni nella Russia post-sovietica a cavallo del secolo: ed è già allora che aveva avuto a che fare con Putin. Il leader russo, racconta, «ha cominciato tutta la sua carriera come un tipo al quale piacciono i soldi: e nessuno entra nella carriera pubblica in Russia con altri obiettivi che non siano rubare quanti più soldi possibile».
La Russia, spiega Browder, «è organizzata come i Soprano»: ossia un sistema di mafie che si spartisce i territori e manda il denaro al capo dei capi, ovvero Putin. In questo modo, lo zar del Cremlino «ha accumulato ben oltre 200 miliardi di dollari da quando è diventato presidente: cosa che ne fa l’uomo più ricco del mondo».
Ma ovviamente non ci sarà mai un pezzo di carta in grado di dimostrarlo: «Putin è anche un agente del Kgb molto efficace: e ha passato tutta la sua vita corrompendo o ricattando la gente perché diventassero parte del suo sistema. Per cui sa che chiunque avesse un documento col suo nome sopra potrebbe ricattarlo: così non è mai nella posizione di essere formalmente il proprietario di qualche bene».
PRESTANOME E SODALI
Il sistema escogitato è dunque quello di ricorrere a dei fiduciari, dei prestanome: che altri non sono che i famosi e famigerati oligarchi russi. «Quando vuoi scoprire dove Putin tiene i suoi soldi – sostiene Browder – devi partire dagli oligarchi: perché quella gente custodisce i soldi per lui. Stimo che il 50% delle ricchezze degli oligarchi sia in realtà di Putin. Chi sono? Nella lista di Forbes ci sono 118 miliardari in Russia: e 110 di loro sono fiduciari di Putin».
La stessa cosa vale anche per i magnati che stanno a Londra, che in tanti casi proclamano di non aver nulla a che fare con lo zar del Cremlino: «Ma la realtà è che nessuno di loro sarebbe potuto diventare ricco o rimanerlo senza il beneplacito di Putin. Lui è quello che dà loro il permesso di essere ricchi: e il permesso è elargito in cambio della custodia di beni e della fornitura di ogni tipo di servizi finanziari che lui richieda».
È per questo che sanzionare gli oligarchi è l’unico modo di colpire Putin direttamente: mettere lui sulla lista delle sanzioni è un gesto simbolico, ma di nessun impatto, mentre colpire gli oligarchi devasta la capacità di Putin di accedere a capitali esteri. E tuttavia, avverte Browder, «bisogna sottolineare che gli oligarchi non sono attori politici: chiunque creda che in qualche modo gli oligarchi complotteranno per rovesciarlo resterà amaramente deluso, questo non accadrà mai».
E lo stesso vale per gli uomini della cerchia ristretta che sta attorno a Putin, i «ministri della forza» e i capi dei servizi di sicurezza: «Neanche queste persone muoveranno contro di lui, perché Putin è un piccolo uomo paranoico che va alla ricerca della slealtà anche dove non esiste: non si fida di queste persone, ognuno è monitorato dagli altri, nessuno si fida di nessuno e se lui avvertisse il minimo segno di slealtà, queste persone sarebbero spedite in Siberia o uccise».ù
Non è dunque per nulla ottimista, Browder: «Putin è un piccolo criminale paranoico, a capo di quella che è fondamentalmente una organizzazione criminale: non ci dobbiamo aspettare null’altro che miserie, perché alla fine non ha costrizioni da parte della storia o della morale. Sarebbe assolutamente capace di usare l’arma nucleare: l’Ucraina è solo l’inizio delle sue ambizioni».
Una realtà che ha cambiato anche il calcolo di sicurezza del finanziere: non ha paura di essere ammazzato? «Putin mi dà la caccia da un decennio – sorride – dopo l’approvazione del Magnitsky Act. L’unica ragione per cui sto seduto qui è che lui ha tenuto sempre un piede nel mondo civilizzato e uno nel mondo criminale: da quest’ ultimo lato arrivavano le minacce di morte contro di me, ma dall’altro lato gli piaceva apparire al G20 e ai summit internazionali. Questo è ciò che mi ha tenuto in vita: ma ora che ha messo tutti e due i piedi nel mondo criminale, c’è un rischio esponenziale di violenza nei miei confronti, perché lui non ha più nulla da perdere. Quindi sì, devo essere in uno stato di allerta diverso rispetto a prima».
(da agenzie)
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