Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
“STANNO SACCHEGGIANDO CASE DI GENTE COMUNE, ELETTRONICA, VESTITI, SCARPE, COSMETICI. QUESTO NON È UN ESERCITO”: INFATTI E’ UN INSIEME DI CRIMINALI MORTI DI FAME
Tutti i soldati portano a casa un ricordo quando vanno in guerra. Ma i soldati russi hanno deciso di fare di meglio: nella città bielorussa di Narovlya, subito dopo il confine con l’Ucraina, hanno aperto un vero e proprio bazar nel quale raccolgono e vendono le merci saccheggiate nelle abitazioni dei civili. Vi si trova di tutto: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, gioielli, opere d’arte, cosmetici, giocattoli, auto, bici, moto, tappeti, piatti, posate, scarpe e vestiti.
Gran parte della merce viene inviata in Russia, utilizzando anche il servizio di consegna espresso russo Sdek, che ha un ufficio in Bielorussia ed è contento di avere l’opportunità di migliorare il fatturato.
Anche le mogli dei soldati sono felici di ricevere la merce, che ha il vantaggio di essere di ottima qualità e di non costare nulla.
La Ukrayinska Pravda ha pubblicato la conversazione telefonica tra una giovane donna e il marito al fronte. Un’intercettazione choc, registrata mentre lei gli suggeriva cosa prendere in base alle sue necessità e a quelle della figlia.
Il semplice passaggio di un esercito in un territorio, si sa, è sempre una grave disgrazia per gli abitanti, ma stavolta si è superato ogni limite.
Dopo avere bombardato, devastato e ucciso i civili, i soldati russi hanno completato l’opera passando al saccheggio sistematico, come facevano i barbari ai tempi dell’antica Roma. Poiché non potevano portare con sé gli oggetti dei quali si sono impadroniti, i militari hanno creato, con l’evidente aiuto di molti graduati, un deposito oltre il confine.
Le merci viaggiano sui camion Kamaz dell’esercito, robusti, indistruttibili e protagonisti persino della Parigi-Dakar, che hanno vinto 18 volte su 43 edizioni disputate.
Decine di Kamaz stracarichi di merce sono stati visti nella cittadina ucraina di Buryn, al confine con la Russia, e altri camion si concentrano a Mazyr in Bielorussia, dove vengono scaricati.
Gli oggetti più ingombranti finiscono al bazar di Narovlya, gli altri proseguono verso Mosca.
Nelle abitazioni i soldati hanno spesso rubato anche denaro, dollari ed euro, che ora è più difficile smerciare a causa delle restrizioni interne. Si può sempre andare in una banca bielorussa, dunque, ma almeno questo è vietato dal comando militare.
«Mentre le truppe russe si ritirano dalla regione di Kiev dopo aver subito perdite immense, stanno saccheggiando case di gente comune – ha scritto su Twitter il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko -. Elettronica, vestiti, scarpe, cosmetici. Questo non è un esercito. Questa è una vergogna. Non dimenticheremo mai e non perdoneremo mai».
I soldati russi non sembrano però provare alcuna vergogna, come dimostra proprio la telefonata intercettata dai servizi di sicurezza ucraini e pubblicata dalla Ukrayinska Pravda.
Un militare di nome Andrej parla con la moglie e si vanta dei cosmetici, delle scarpe da ginnastica di marca e delle magliette di qualità che ha rubato in una casa. Invece di domandargli come gli sia venuto in mente di diventare ladro e saccheggiatore, la moglie gli ha chiesto di guardare meglio, per verificare se non trovava anche un laptop e delle tute sportive di cui aveva bisogno.
Nella telefonata Andrej aggiunge che i residenti della casa erano benestanti, prendevano vitamine costose e avevano anche una sauna che i soldati hanno utilizzato più volte. Poi dice alla moglie: «Ci sono scarpe da ginnastica da donna. Beh, sono New Balance, sono di marca, tutto qui lo è. Misura 38. Sono assolutamente fantastiche».
Il soldato spiega che «tutto viene portato via dai soldati in buste piene» e che se ne avesse avuto l’opportunità avrebbe preso anche un laptop. La moglie lo sollecita a farlo: «Beh, pensaci, Sofia sta andando a scuola, anche lei avrà bisogno di un computer». E aggiunge: «Bene, prendi tutto. Anche le magliette sono utili». Andrej descrive la casa, bellissima e «ricoperta di pietra». La moglie sembra invidiosa: «Come vivevano vero? E come viviamo noi È per questo che combattono».
Al momento dei saluti, come una moglie che parla con il marito andato a fare acquisti in centro, gli chiede: «C’erano delle tute per caso? Avresti potuto prendere delle tute belle». Le bombe, le stragi, le esecuzioni, gli stupri, le devastazioni sembrano non contare nulla, ma forse in Russia nessuno ne sa niente. Quando Andrej tornerà a casa, la moglie gli chiederà com’ è andata, come fosse il ritorno da una gita. E se si è ricordato delle tute.
(da il Messaggero)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
“ANCHE AL SUD POTREBBE ESSERE PEGGIO DI BUCHA“
«Sapremo tutto entro due giorni. E credo che se le autorità ucraine già dicono che ci sono state atrocità peggiori di quelle di Bucha in altre città è perché hanno prove che controlleranno ulteriormente una volta entrati nelle città abbandonate dai russi».
Nona Mikhelidze, ricercatrice dell’Istituto affari internazionali ed esperta di “spazio post sovietico”, si dice convinta che le dichiarazioni provenienti da varie autorità ucraine sulle torture di civili in altre città oltre a Bucha saranno presto confermate dalle immagini sul campo.
Non solo: «Secondo alcuni report, anche in città dove apparentemente le manifestazioni sono tollerate, come Cherson, sarebbero sparite centinaia di persone».
Dottoressa Mikhelidze, le autorità ucraine dicono di essere certe che atrocità pari o superiori a quelle viste a Bucha sono avvenute almeno anche nel distretto di Sumy, a Borodyanka e nell’area di Chernihiv. Se gli ucraini non hanno ancora ripreso pienamente il controllo di alcune di queste aree come possono essere già certi di quanto accaduto?
«Prima di tutto perché le immagini satellitari stanno mostrando molti elementi di questa guerra. Come ha dimostrato la ricostruzione del New York Times su Bucha, le immagini della città mostrano i corpi nelle strada e, tra l’altro, hanno confermato che quella crudeltà non è avvenuta durante la ritirata ma anche durante l’occupazione. I satelliti e, probabilmente, le analisi elaborate dalle intelligence internazionali, sono già in grado di dire che cosa è avvenuto nelle altre città occupate. Poi ci sono le fonti di intelligence che riescono a raccogliere informazioni da chi è sotto occupazione. A Bucha sono stati trovati cellulari nascosti da chi provava a consegnare agli occupanti i vecchi dispositivi per provare a rimanere in contatto con il mondo. Ovviamente stiamo parlando di supposizioni che solo una volta entrati nelle città potranno essere confermate».
Qual è, se c’è, il collegamento tra queste città?
«Sono tutte nell’area nord del paese, non appartengono alle zone del Sud Est, ovvero alle aree degli obiettivi russi ridimensionati, quelle che rappresentano le rivendicazioni russe. In questo momento i russi puntano a prendere Mariupol, il Donbass e a stabilire un corridoio stabile con la Crimea. Le atrocità nel nord ci dimostrano che il primo obiettivo era effettivamente l’occupazione dell’intero paese».
Da alcune città del sud est, nelle scorse settimane, abbiamo avuto immagini più rassicuranti. Manifestazioni tollerate per giorni come a Cherson, ad esempio. Perché nel nord è andata diversamente?
«Secondo alcune fonti, in città come Cherson le crudeltà sono semplicemente nascoste meglio. Alcune manifestazioni sono state tollerate quando i russi pensavano di essere ripresi dai cellulari, ma le autorità locali denunciano che anche da Cherson sono sparite 400 persone. Del resto anche a Bucha abbiamo saputo i dettagli dell’orrore solo a massacro compiuto. Solo entrando in città si avrà la certezza dell’accaduto, ma i report che parlano di omicidi anche nelle città apparentemente più tranquille vengono da fonti abbastanza affidabili».
Quale può essere la logica militare di torture così efferate sui civili?
«Non è chiaro, ma non era chiaro anche in Cecenia dove ci sono stati 25mila morti, vittime sia dei bombardamenti sia dei militari sul campo. Se per Mariupol il senso strategico è evidente – la città è centrale nel disegno russo e visto che non riescono a prenderla da terra la bombardano dal cielo – le atrocità avvenute a Bucha ci dicono molto della situazione socio culturale ed economica della Russia. E infatti io credo sia probabile che il battaglione autore del massacro fosse siberiano, come è stato detto. Quando diciamo che la Russia è Europa, tutti pensiamo a Mosca e San Pietroburgo. Ma la Russia è fatta di grandi spazi rurali poverissimi che hanno un rapporto molto diverso da quello europeo con il valore della vita, zone in cui la cultura staliniana è ancora molto forte anche nell’educazione scolastica. Sono le stesse zone da cui provengono molto soldati che saccheggiano le case e poi chiamano a casa chiedendo “cosa vuoi per regalo?” o dove si obbligano i bambini a denunciare gli insegnanti se parlano contro la guerra. L’Ucraina, che sta certamente vincendo la guerra della comunicazione prima di quella sul terreno, ha tenuto a far sapere che ha chiesto ai militari di rispettare la convenzione di Ginevra e dunque di non abbandonarsi a crudeltà sui prigionieri. Non è detto che basti, ovviamente, ma ci dice molto dell’immagine che l’Ucraina vuole dare di sé al mondo».
Quando sapremo meglio cosa è effettivamente avvenuto nel nord dell’Ucraina?
«Credo che basteranno due giorni. L’annuncio che Sumy e Chernihiv erano tornate sotto controllo ucraino è di ieri (4 aprile ndr), i militari generalmente aspettano almeno due giorni per verificare che non sia un agguato. E’ possibile che i russi ora cerchino di nascondere meglio le prove di quanto hanno fatto, ma anche a Bucha avevano il tempo di nascondere i corpi e invece in molti casi li hanno lasciati sulle strade».
(da agenzie)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
“NON E’ COSI’ CHE SI FA LA PACE“: ANDATELO A DIRE AL VOSTRO AMICHETTO CRIMINALE
«La Farnesina avrà fatto le sue valutazioni. Di certo, la storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici».
Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, attuale capo dipartimento Esteri del Carroccio ed ex ministro per gli Affari europei e per le Disabilità durante il governo Conte I, si è detto «stupito» dalla decisione del ministero degli Esteri di espellere dall’Italia 30 diplomatici, ritenuti agenti dei servizi segreti per conto di Mosca.
Da via Bellerio l’auspicio è che «si arrivi alla pace in Ucraina il prima possibile». Secondo l’esponente leghista «l’Italia deve lavorare per tutelare e salvare più civili possibili e al tempo stesso difendere gli interessi del Paese».
Una chiosa che ha fatto intendere che da via Bellerio, la decisione della Farnesina, e dunque dell’esecutivo guidato da Mario Draghi e di cui la Lega stessa fa parte, non è stata ben accolta, facendo peraltro velatamente intendere che l’azione del governo sulla guerra russa in Ucraina non sia sufficiente, secondo il Carroccio.
E le parole di Fontana sono subito state oggetto di replica da parte del ministro degli Esteri Di Maio, oggi in visita a Berlino, che ha derubricando la posizione del vice di Salvini a «provocazione a cui evito di rispondere», ribadendo che «l’azione del governo italiano mira al raggiungimento della pace: ci stiamo impegnando in questa direzione ogni giorno».
E il titolare della Farnesina, rispondendo al suo ex alleato del governo gialloverde ha infine aggiunto: «Abbiamo la necessità di tutelare i cittadini italiani e abbiamo agito per questioni di sicurezza nazionale».
(da agenzie)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
RISALE IL PD, CALANO LEGA, M5S E FORZA ITALIA
Continua la corsa del Pd per raggiungere il vertice del gradimento degli elettori.
Il sondaggio di Swg per il TgLa7 rivela infatti che, rispetto alla scorsa settimana, i dem guadagnano ancora lo 0,3 per cento passando dal 21,1 del 4 aprile al 21,4.
La distanza dal partito di Giorgia Meloni (stabile al 21,6 per cento) si riduce ancora e resta un margine dello 0,2 per cento.
Gli stessi punti (0,2) li ha persi invece la Lega che dal 16% scende al 15,8 restando comunque al terzo posto.
Sostanzialmente invariato il risultato del Movimento 5 Stelle che però, probabilmente a causa delle ultime dichiarazioni di Conte sull’Ucraina e sulle sanzioni contro la Russia, perde lo 0,1 per cento scendendo al 13,3.
Anche Forza Italia perde lo 0,2 e dal 7,9 per cento della scorsa settimana si ferma al 7,7.
Le variazioni nei punteggi dei partiti sono comunque limitate e anche Italia viva perde lo 0,2 e si ferma al 2,2 per cento seguita con lo stesso punteggio da Italexit di Gianluigi Paragone che conferma la sua crescita e guadagna lo 0,3.
(da agenzie)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
PER POTERSI SEDERE A UN TAVOLO DEI NEGOZIATI, LA RUSSIA HA BISOGNO DI OTTENERE UN VANTAGGIO SUL TERRENO. QUANTIFICABILE IN UNA PENETRAZIONE LUNGO LA FASCIA COSTRIERA DI ALMENO 40, 50 CHILOMETRI
Consapevole di non aver raggiunto uno solo degli obiettivi militari dell’invasione, Putin si prepara a una fase due della guerra che vedrà nell’est ucraino (il Donbass) e nella fascia costiera a sud del Paese le sue principali direttrici. Lo farà – come riferiscono fonti di intelligence Nato – contando su una forza d’urto dimezzata rispetto a quella inizialmente impiegata nell’invasione. Non più di 90 battle groups, per un totale di circa 100 mila uomini.
Che dovrebbero riprendere l’offensiva a Sud e a Est in un periodo compreso tra la terza e la quarta settimana di aprile. Che è il tempo necessario – da quando è cominciata la ritirata strategica a Nord – non soltanto per rigenerare la capacità operativa dell’Armata di invasione ma anche per spostare nella regione del Donbass la forza aviotrasportata al momento riparata in territorio bielorusso.
La fase due dell’offensiva russa dovrebbe fare tesoro degli errori esiziali consumati nelle prime sei settimane di guerra. I soldati inviati in Ucraina non erano abbastanza addestrati, informati e motivati. La catena di comando ha fallito, soprattutto nei gradi intermedi.
L’aviazione, che avrebbe dovuto rapidamente dominare i cieli e aprire la strada all’offensiva di terra, non ha funzionato come ci si sarebbe aspettato. Ciò ha esposto i carri armati agli attacchi da terra, con i Javelin e gli altri sistemi anti carro, e dall’aria, con i caccia ucraini che sono pochi, ma comunque hanno continuato a volare.
La logistica è stata molto carente, lasciando le truppe senza rifornimenti ed isolate.
La previsione che oggi sentono di poter formulare fonti di intelligence Nato è che sia a Est che a Sud la ripresa dell’offensiva russa seguirà un metodo diverso. A cominciare dalla rinuncia a ingaggiare obiettivi militari ucraini al momento non aggredibili se non a costo di perdite insostenibili, come la città di Odessa
Grazie anche a linee di rifornimento di munizioni e armamento Nato che hanno sin qui assicurato e continuano ad assicurare, anche in queste ore, un sostegno importante ai reparti ucraini e che non sembrano essere state intaccate in modo significativo dall’offensiva russa.
Putin dunque non molla perché sa che si gioca tutto. E la guerra si annuncia lunga. Anche perché, per potersi credibilmente sedere a un tavolo dei negoziati ha bisogno di ottenere un vantaggio strategico sul terreno.
Quantificabile – sono ancora fonti di intelligence Nato a stimarlo – in una penetrazione lungo la fascia costriera a sud dell’Ucraina di almeno 40, 50 chilometri.
Una porzione di territorio per altro di valore strategico fondamentale per la stessa Ucraina, trattandosi di un vitale sbocco sul mare delle sue attività manifatturiere e commerci. Putin sa bene che quando si fermerà la guerra, il risultato diplomatico dipenderà infatti dalla situazione sul terreno
( da la Repubblica)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
“I RUSSI HANNO TRASFORMATO INTERE PARTI DELLA CITTÀ IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO. BUCHA È LA VENDETTA DEI RUSSI ALLA RESISTENZA UCRAINA”
L’ultima foto che circola nelle chat è quella di una famiglia trucidata. Si vede un lettone e quattro corpi. In basso c’è la figlia, avrà 6 anni. È senza vestiti, le mani legate da quella che sembra una garza bianca, la stessa che le avvolge la bocca e il mento. Non si vede il volto, ma solo il buco del proiettile dritto nel cuore.
«Perché questa cattiveria?», si chiede Anatoly Fedoruk, dal 1998 sindaco di Bucha, la città a 37 chilometri da Kiev diventata il teatro dell’inimmaginabile. Il bilancio delle vittime non è ancora chiaro, «ma si parla di centinaia di persone trucidate, torturate, buttate in fosse comuni», racconta Fedoruk.
Ora dove si trova?
«A Bucha. Non abbiamo né linea, né elettricità, né gas. La temperatura è sotto zero».
Aveva capito che si trattava di un massacro?
«Sì, ma non pensavo che la mia gente sarebbe stata uccisa per divertimento o per rabbia. I russi hanno sparato a tutto ciò che si muoveva: passanti, persone in bicicletta, alle auto con la scritta “bambini”. Bucha è la vendetta dei russi alla resistenza ucraina».
A Mosca dicono che sono immagini false.
«Che vengano qui di persona a vedere di chi sono le armi, di chi sono le mani, da quanti giorni i corpi giacciono nelle strade».
Lei ha visto prima di tutti le immagini che hanno sconvolto il mondo.
«Non le scorderò mai. Hanno trasformato intere parti della città in un campo di concentramento. Le persone sono state chiuse negli scantinati per settimane, senza acqua e cibo. Chi usciva a cercarne veniva ucciso».
Cosa la fa arrabbiare di più?
«Il cinismo. Questo è il secondo esercito al mondo, dei professionisti. Ma siccome non sono riusciti nell’operazione militare hanno organizzato un “safari” sui civili».
I media russi, rilanciati dai social, la accusano di non aver segnalato subito il massacro quando ha annunciato la liberazione della città, come prova di una messa in scena. Cosa risponde?
«Questo lo apprendo da lei, è assurdo. La città è stata tagliata fuori dal mondo per settimane. Solo quando l’hanno liberata abbiamo potuto vedere la realtà e renderci conto della dimensione dell’orrore. Appena ho visto e capito ho raccontato».
Lei dove ha passato quest’ ultimo mese?
«A casa mia. Un giorno i soldati sono entrati e mi hanno puntato una mitragliatrice alla testa. Hanno chiesto di me ma non mi hanno riconosciuto, non avevo il passaporto. Poi sono stato ospitato dai cittadini».
Zelensky è venuto da voi.
«Il suo sostegno è fondamentale. Ci serve anche quello dell’Europa e degli Usa. Speriamo che Putin e i suoi criminali vengano puniti».
Che cosa farà ora?
«Prima di ricostruire penso a dare un nome a ogni morto».
(da Il Corriere della Sera)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
INCAPPUCCIATO E CON LE MANI LEGATE DIETRO LA SCHIENA COME I CIVILI UCRAINI MASSACRATI A BUCHA
Le mani legate dietro la schiena, un cappuccio sulla testa, il corpo riverso sull’asfalto: così sono stati trovati centinaia di corpi di civili nelle strade di Bucha, periferia Nord Ovest di Kyiv, massacrati dall’esercito russo che batteva in ritirata pochi giorni prima dell’arrivo delle truppe ucraine.
Così, un manifestante russo, ha deciso di protestare a Mosca contro la guerra, facendosi fotografare in alcuni punti di interesse della capitale.
Le immagini della protesta sono state condivise dal sito indipendente russo Holod.media, hanno come sfondo il Giardino di Alessandro, vicino alla Cattedrale di Cristo Salvatore, in via Nikolskaya e sulla Vecchia Arbat.
Lo staff del sito è riuscito a sfuggire alla censura russa scappando dal Paese: il Cremlino aveva messo il sito nel mirino, come per tutti i media indipendenti non allineati alla versione ufficiale governativa, ma il dominio non è stato ancora messo offline. Holod.media non ha fornito dettagli sul possibile arresto dell’attivista né ha reso riconoscibile l’uomo per tutelare la sua incolumità.
A Bucha secondo le stime delle autorità locali sono stati massacrati almeno 400 civili, alcuni dei quali torturati in stanze di seminterrati prima di ricevere un colpo alla testa. Mosca si è affrettata a bollare la notizia come “false flag” ma il New York Times ha fornito le prove della responsabilità delle truppe russe tramite il confronto con immagini satellitari.
In seguito alla pubblicazione delle immagini dalle strade dei sobborghi di Kyiv il presidente americano Joe Biden ha chiesto un processo per crimini di guerra nei confronti di Vladimir Putin. Il ministro degli Esteri ucraino Dmitro Kuleba ha proposto come ulteriore sanzione “per smettere di finanziare la macchina da guerra di Putin” il blocco alle importazioni di petrolio, gas e carbone dalla Russia.
(da agenzie)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
LA CENSURA DEL REGIME COLPISCE ANCORA
“Stop war”, “Stand with Ukraine”. Questi i due messaggi che campeggiano, da settimane, sugli spazi pubblicitari a bordo campo in molti degli stadi europei che ospitano partite dei maggiori campionati e delle principali competizioni continentali (per club e per Nazionali).
Messaggi di pace e di vicinanza al popolo ucraino che non sono piaciuti all’emittente russa MatchTV che trasmette (a questo punto trasmetteva) a Mosca e dintorni le partite del campionato tedesco, la Bundesliga.
E proprio per via di quei messaggi per chiedere la fine del conflitto, sabato scorso è stata decisa l’interruzione della trasmissione in diretta dell’incontro tra Borussia Dortmund e Lipsia.
La parta era trasmessa sul canale “Match!Calcio3” che fa parte dell’emittente televisiva MatchTV in Russia. Una trasmissione che seguiva gli accordi e i bandi firmati a inizio stagione, con la trasmissione delle partite principali di ogni singola giornata del massimo campionato tedesco.
Ma la diretta di Borussia Dortmund-Lipsia è durata meno di 13 minuti. Dopo che sui tabelloni luminosi a bordo campo sono apparsi quei messaggi – “Stop war”, “Stand with Ukraine” -, l’emittente russa ha deciso di interrompere il collegamento, la telecronaca e la trasmissione del match.
“Purtroppo dobbiamo interrompere la trasmissione per motivi al di fuori del nostro controllo. In generale calcio e politica dovrebbero essere tenuti separati. Ma questa regola non è sempre rispettata in Bundesliga”.
Parole pronunciate dal commentatore Igor Kytmanov che ha interrotto la diretta. Una decisione in linea con la censura che sta silenziando tutti i media che non si piegano alle regole decise dal Cremlino e legiferate dalla Duma russa proprio nei giorni successivi all’inizio dell’invasione dell’Ucraina.
Parlare di “guerra”, dunque, è diventato reato a Mosca e dintorni. E anche in questa direzione va letta la decisione di MatchTv: non possono passare messaggi contro la guerra.
(da agenzie)
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Aprile 5th, 2022 Riccardo Fucile
GEORGY PETRUNIN ERA IL COMANDATE DI SAMARA
Ancora un generale russo morto in Ucraina, il nono dall’inizio della guerra, segno delle enormi difficoltà che Putin sta riscontrando.
L’ultimo a cadere è Georgy Petrunin, erede di una famiglia che per sette generazioni ha servito negli eserciti zarista, sovietico e russo.
I dettagli sulla sua uccisione non sono stati forniti.
Era il comandante della polizia militare di Samara, ma la città dove è morto non è stata rivelata. Petrunin aveva prestato servizio nelle guerre in Siria e Cecenia.
Il colonnello dovrebbe essere sepolto martedì a Volgograd. La notizia arriva mentre Putin si prepara a inviare migliaia di nuovi coscritti inesperti, per combattere in Ucraina mentre la sua invasione continua a bloccarsi
(da agenzie)
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