Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
LE AUTOMOBILINE DI DANILO E LE LACRIME DI SUA MAMMA: “GRAZIE GENOVA“
Questa decappottabile blu e questa Cadillac metallizzata arrivano da Kiev: ma ci sono arrivate in treno. Hanno viaggiato con Danilo, che ha cinque anni e le teneva strette in mano quando di notte, con sua mamma e sua nonna, andavano a dormire giù nel seminterrato e avevano paura, e infatti i grandi hanno deciso che bisognava partire: subito, il primo giorno di guerra.
Puoi prendere un gioco e basta, gli ha detto la mamma: e lui ha scelto le sue macchinine. Che sarebbero due, in effetti: però piccole. Sono pezzi di antiquariato di una vita lontana anni luce, questi oggetti che i profughi ucraini hanno portato con sé durante viaggi rocamboleschi e terribili, tutti diversi eppure identici: l’angoscia, la decisione di andare, l’adrenalina e il sollievo, la gratitudine di essere qui, e di essere vivi.
Stupore, anche, e infatti le macchinine di Danilo come l’inalatore per l’asma di Vasyl o i quadri di Tania custoditi nel telefonino sono prove di esistenza della vita di prima. Danilo le sue auto da corsa le ha strette nelle mani sudate, quando a Poltava hanno preso il treno, e dopo poco quel treno è stato bombardato mentre loro ci erano seduti sopra. La mamma lo ha protetto stringendolo a sé, per ripararlo dalle schegge, e lui ha pensato che forse quelle macchinine sono magiche, perché non si sono fatti niente.
Hanno solo dovuto scendere e aspettare un altro treno, poi un altro, Danilo ha perso il conto dei giorni e a un certo punto sono arrivati qui, a Villa Quartara, a Quarto, nel centro gestito dal Ceis e lui le ha parcheggiate sul comodino della sua nuova stanza. La mamma e la nonna hanno gli occhi rossi mentre raccontano, attraverso la mediatrice, di quel treno bombardato e di quel viaggio infinito.
Però lei, la mamma che ha trent’ anni, si ricordava di Genova e dentro di sé lo sapeva, che sarebbe andata bene.
Ci era già stata, vent’ anni prima, in estate: con l’associazione dei bambini di Cernobyl qui aveva trovato una seconda famiglia che la portava al mare a Sestri Levante.
E infatti ci tiene a ripeterlo all’interprete, con la voce che si frantuma: grazie, grazie Genova.
Per Tania, il padre anziano e il figlio di tredici anni, tra il prima e il dopo c’è il buio: e non è una metafora. Il treno su cui viaggiavano, fino a Leopoli, teneva le luci spente per non farsi bombardare dai russi. Loro sono scappati il 4 marzo: con i vestiti che avevano addosso, e basta. Il nonno è pensionato, lei lavorava in banca ma ha la passione per l’arte. Le sue opere le conserva sul telefonino, non è lo stesso ma è qualcosa. Ha portato solo il passaporto e le bottiglie d’acqua.
L’amuleto di Vasyl non è una macchinina magica: anche se la sua auto, una più ordinaria station wagon, qualche superpotere deve pur averlo avuto, visto che ha portato lui e sua moglie fino qui, da Mykolaïv.
Professore di Storia in pensione lui, insegnante alla primaria sua moglie, di partire non avevano alcuna intenzione: «Amiamo la nostra terra». Il rumore delle bombe, però, è stato più forte: le sentivano cadere sempre più vicine, «ogni dieci minuti » .
A un certo punto il palazzo accanto al loro si è polverizzato. Puf. Non c’era più: solo terra. Vasyl ha problemi al cuore, e soffre d’asma. Lui e la moglie stavano da giorni nel seminterrato. Buio, freddo, paura, eppure sul telefonino le conservano ancora, le fotografie di quel rifugio: forse perché, a modo suo, è casa. Il muro scrostato, un lettuccio di fortuna sommerso di coperte di lana, ai piedi due file di bottiglie d’acqua. Sono scappati in macchina, una mattina. Non hanno portato quasi niente: le medicine, sì. Perché Vasyl è asmatico, e si è portato l’inalatore. Lo tiene ancora lì, sul comodino
(da la Repubblica)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
DOVE E COME LAVORA IL PRESIDENTE UCRAINO
Da 43 giorni tutto il mondo si chiede dove esattamente sia Volodymyr Zelensky. All’inizio del conflitto i media russi insinuarono che era fuggito all’estero con la famiglia e l’ex comico diventato presidente uscì in strada giurando che sarebbe rimasto in Ucraina «fino alla morte».
Ora la stampa ucraina svela dove lavora la maggior parte del tempo, anche se ogni tanto torna nel suo ufficio soprattutto per i collegamenti in streaming con l’Occidente. Il leader ucraino ha scelto come rifugio sicuro un bunker segreto a Kiev, costruito in epoca sovietica e progettato per resistere ad una guerra nucleare.
Lì Zelensky decide e coordina le operazioni militari così come gli interventi umanitari e di soccorso – oltre a lanciare i suoi ormai famosi j’accuse al resto del mondo – insieme ad una squadra di militari, diplomatici ed economisti.
Il bunker non si sa esattamente dove sia ma è presumibile si trovi vicino ai palazzi presidenziali di Kiev. Chi è stato in questo rifugio in passato, come l’ex premier ucraino Mykola Azarov, dice che «è un bunker completamente protetto, preparato in epoca sovietica per la leadership politica e militare dello Stato contro un attacco nucleare. Neanche l’impatto diretto delle munizioni nucleari può colpire le persone nel rifugio».
Zelensky e il suo team, spiega Pravda Ukraina, utilizzano le stanze del palazzo presidenziale per riunioni, interviste, briefing e alcune riunioni. Ma i lavori principali si svolgono nei locali del bunker.
Chi sono i suoi uomini?
A stretto contatto con il presidente lavora il vice capo dell’ufficio presidenziale Kyrylo Tymoshenko e il ministro delle Infrastrutture Oleksandr Kubrakov, definiti scherzosamente «primi ministri ombra».
Nei primi giorni di guerra Tymoshenko non era a Kiev, ma poi è tornato e ha guadagnato spazio accanto al presidente partecipando ai colloqui a Istanbul come parte della delegazione ucraina. Kubrakov è invece responsabile della logistica nella consegna degli aiuti e del ripristino delle infrastrutture strategiche.
I responsabili delle attività di politica estera sono il capo dell’ufficio del presidente, Andriy Yermak, che ha contatti con la Casa Bianca; il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che negozia con i governi; il vice capo dell’Ufficio di presidenza Andriy Sibiga, che prepara il quadro diplomatico per il presidente e per gli autori dei suoi discorsi prima dei colloqui importanti.
Anche se, chiariscono i media ucraini, la maggior parte del lavoro diplomatico è svolto dallo stesso Zelensky che tiene i contatti con i leader internazionali, incontra i partner a Kiev, comunica con i giornalisti e rilascia interviste, anche ai media russi.
Il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa Oleksiy Danilov, il comandante in capo delle forze armate Valery Zaluzhny, nonché numerosi comandanti militari sono responsabili della sfera della difesa.
David Arakhamia, leader del partito del presidente Servitore del Popolo è uno dei principali negoziatori con la Russia.
Il primo ministro Denis Shmygal è infine responsabile dell’economia insieme al ministro dell’Economia Yulia Svyridenko e al vice capo dell’ufficio del presidente Rostyslav Shurma, che producono idee e trovano nuove opportunità per finanziare la resistenza ucraina.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
LA PROPAGANDA DI KIEV PUO’ ABBASSARE IL MORALE
I social possono nuocere alla salute, anche a quella dei soldati in guerra. Così i generali russi hanno dovuto limitare l’uso dei telefoni da parte delle truppe, in modo che non vengano influenzati dalla propaganda ucraina che potrebbe condizionarne il morale, già non propriamente alle stelle.
Lo racconta il “The Telegraph”, citando l’intelligence di Kiev.
Un documento russo presumibilmente ottenuto e parzialmente pubblicato dalla GUR (la principale agenzia di 007 in Ucraina) sulla sua pagina Facebook affermava: «Comandanti di tutti i gradi in un certo numero di unità hanno affrontato l’opposizione del personale che esprimeva insoddisfazione per lo svolgimento dell’operazione militare speciale in Ucraina. Le principali fonti di tali informazioni provengono da Internet».
Il documento spiega che l’aumento delle attività propaganda militare ucraina è dovuto al «successo delle forze armate russe».
Gli ucraini, si legge, «stanno cercando di influenzare la memoria storica (distorsione dei fatti storici della storia russa, ndr) e manipolare le opinioni», nonché «distribuire false informazioni sugli eventi e sulla situazione» nella zona di guerra.
Sui social il dominio dell’Ucraina sulla Russia è evidente già dalle prime settimane di guerra. Da Telegram a Twitter a Instagram, la rete di informazioni è fitta e convincente, oltre che ben organizzata. Non stupisce dunque la scelta di limitare il flusso di informazioni, che sicuramente stanno avendo già un grosso impatto sull’opinione pubblica.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
PROGETTATI PER GUERRA NUCLEARE, VULNERABILI IN QUELLA CONVENZIONALE
Le foto che arrivano dall’Ucraina parlano da sole: centinaia di carri armati russi abbattuti dall’esercito ucraino poi abbandonati nelle campagne e nelle città, come moniti per altri battaglioni di invasori che seguiranno.
In effetti una delle chiavi di lettura per spiegare la disfatta di Mosca a Kiev sta proprio nelle caratteristiche dei suoi mezzi meccanizzati, che secondo le previsioni della vigilia di molti analisti avrebbero dovuto distinguersi e garantire a Putin una vittoria rapida e indolore.
Così, evidentemente, non è stato: se le truppe russe infatti hanno impiegato pochi giorni per arrivare alle porte della capitale, poi si sono letteralmente impantanate contro una guerriglia ucraina ben addestrata e armata fino ai denti dall’occidente. Ma per quale ragione i carri armati russi si sono mostrati così vulnerabili? Una possibile spiegazione la fornisce, in un lungo thread su Twitter, il professor Kamil Galeev, oppositore di Putin già arrestato nel 2020, ricercatore indipendente e giornalista residente a Mosca che ha concentrato i suoi studi sulle politiche identitarie nella Russia post-sovietica, l’etnificazione del nazionalismo russo e la repressione delle repubbliche etniche.
Ebbene, secondo Galeev la premessa necessaria da fare è che “l’attuale esercito russo è solo un esercito sovietico riformato superficialmente.
E l’esercito sovietico era uno strumento multitasking progettato per: 1. Vincere la guerra nucleare 2. Raccogliere patate 3. Pacificare gli stati satelliti, non eccellendo però in nessuna di queste tre cose”.
Ma torniamo ai carri armati: uno dei veicoli da combattimento impiegati per invadere l’Ucraina è il BMP-1 (in cirillico: БМП-1), mezzo di origine sovietica, con capacità anfibie, entrato in servizio nelle forze armate dell’Unione Sovietica nel 1966. Secondo Galeev il carro era stato progettato proprio nell’ambito di un possibile conflitto nucleare, ma “i soldati in prima linea lo chiamavano Братская могила пехоты (fossa comune della fanteria)”.
Come mai? “Sia in Afghanistan che in Cecenia i soldati preferivano viaggiare sull’armatura che all’interno. La corazza infatti offriva una protezione sufficiente dalle armi leggere, specialmente dalla parte anteriore. Ma lateralmente l’armatura era così debole che spesso le mitragliatrici o i frammenti di proiettili la infrangevano”.
Insomma, il BMP-1 era un mezzo piuttosto fragile già nei decenni passati. “Quel che è peggio è che questo carro non offre quasi nessuna protezione dai proiettili ad alto potenziale esplosivo o dalle mine terrestri. In caso di esplosione di una mina, i soldati non sarebbero in grado di uscire e brucerebbero vivi all’interno.
Come mai? Soprattutto perché non era affatto ergonomico”. Secondo il professor Galeev, infatti, questo mezzo corazzato era stato progettato per partecipare a una guerra nucleare nella quale, verosimilmente, non avrebbe incontrato sul suo percorso una grande opposizione ma solo cadaveri e distruzione. Il BMP-1, tuttavia, nulla ha potuto nella guerra convenzionale, tanto meno considerando le moderne armi anticarro impiegate dall’esercito ucraino.
(da Fanpage)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
AIUTA I PROFUGHI UCRAINI IN FUGA DALLA GUERRA
Ha indossato un piumino con la scritta sulla schiena “Ogni vita umana non ha prezzo” e ha caricato su un furgone buste di abiti e scarpe da donare ai profughi ucraini ospitati nella regione di Kaluga, in Russia.
Marina Ovsyannikova, protagonista del blitz in diretta tv sul Primo Canale russo per dire no alla guerra in Ucraina, ha smesso i panni della giornalista per indossare quelli della volontaria.
Non senza polemica. Raccontando, infatti, l’esperienza di raccolta di donazioni tra amici e vicini di casa e di consegna dei beni nel sanatorio di Zvezdny, la Ovsyannikova riferisce che non è riuscita ad entrare nella struttura, neanche senza telecamere, e che il direttore del sanatorio, prima interpellato per sapere di cosa avesse bisogno, nel faccia a faccia le ha detto di avere tutto e di poter ricevere solo oggetti nuovi. Quelli usati sarebbero stati consegnati alla Croce Rossa.
“Ho solo poche foto rimaste di questo viaggio – ha raccontato la reporter sul suo canale Telegram. – Ai giornalisti che hanno viaggiato con me è stato vietato di pubblicare video. Ma spero davvero che tutte le nostre cose alla fine raggiungano i bisognosi”.
“E’ un peccato – ha concluso – non aver potuto parlare con gli ucraini e trasmettere loro di persona parole di sostegno e amore”.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
LA STAZIONE È AFFOLLATA DI GENTE, SONO MIGLIAIA QUELLI CHE TENTANO DI SCAPPARE DALL’AVANZATA RUSSA
«Qui sarà guerra totale». La stazione di Kramatorsk è affollata di gente. Sono migliaia quelli che tentano di scappare dall’avanzata russa. In un solo giorno cinquemila persone hanno lasciato le loro case e i loro affetti attraverso questa stazione. Altre sei, settemila da Sloviansk e dai paesi vicini, migliaia ancora in macchina.
La strada che porta a Dnipro, per buona parte dei suoi duecentocinquanta chilometri, è una lunga coda di autovetture, autobus, mezzi di ogni tipo che tentano di raggiungere luoghi più sicuri a ovest. E questo avviene da giorni.
I russi cercano di salvare qualcosa da questo fallimento militare, da questa invasione dell’Ucraina iniziata lo scorso ventiquattro di febbraio e per portare a casa le terre del Donbass sono disposti a tutto.
I soldati di Mosca si definiscono liberatori ma per le persone che stanno fuggendo, terrorizzate da quanto visto a Mariupol e Bucha e altri luoghi nel Paese, sconvolte dai bombardamenti indiscriminati di Kharkiv e Kiev e dall’inumanità di questi barbari, sono solo dei brutali occupanti.
L’invito emanato dalle autorità ucraine, quello di lasciare la regione il prima possibile, è stato seguito dalla maggioranza della popolazione.
«Faccio appello a ogni residente della regione di Lugansk: evacuate finché è sicuro», ha scritto in un comunicato diffuso online il governatore Serhiy Gaidai. «Finché ci sono bus e treni, cogliete questa opportunità». La stessa cosa è avvenuta nell’oblast di Donetsk. Le banche e molti negozi sono chiusi e così tutti gli uffici pubblici. Evacuato tutto il personale amministrativo.
Kramatorsk è diventata una città fantasma. Alla stazione, sin dalle prime ore del mattino, si accalcano le persone, molte le donne, i bambini e gli anziani. Pochi gli uomini. Qui tutti ricordano i pochi mesi di occupazione separatista avvenuta tra l’aprile e il giugno 2014. Una occupazione militare effettuata con il pugno di ferro dal famigerato Igor Strelkov Girkin, allora comandante delle forze separatiste.
Colonnello dell’esercito russo, un passato militare in Cecenia, ex agente dell’Fsb, i servizi segreti russi, Igor Girkin per un breve periodo, dal maggio 2014 all’agosto dello stesso anno, ricopre anche il ruolo di Comandante delle Forze Armate della Repubblica Popolare di Donetsk e poi viene nominato ministro della difesa dell’autoproclamata repubblica.
Quando nel luglio dello stesso anno, le forze armate ucraine, insieme alla Guardia Nazionale, riprendono il controllo della cittadina, Girkin e i suoi uomini si ritirano lasciando dietro di loro una scia di morti e violenze, la maggior parte indirizzate contro i civili.
Le autorità ucraine hanno scoperto infatti, a distanza di anni, due fosse comuni piene dei loro corpi e di militari catturati. Svariati sono in quel periodo gli omicidi e le sparizioni. Ma Girkin è noto a livello internazionale principalmente per essere oggi sul banco degli imputati all’Aja al processo per l’abbattimento del volo di linea Malaysia Airlines 17 (noto anche come MH17), avvenuto il 17 luglio 2014.
Un missile terra-aria di fabbricazione russa, un Buk, proveniente dal territorio sotto controllo separatista, centrò il velivolo causando la morte di duecentosettantasette persone.
«Strelkov aveva emanato una serie di editti secondo cui la stessa legge marziale che era in vigore durante la seconda guerra mondiale lungo la linea del fronte avrebbe dovuto essere in vigore a Sloviansk. E questo significava che anche un reato minore come rubare un paio di pantaloni da una casa abbandonata era considerato saccheggio.
E la pena per il saccheggio era la morte», racconta Simon Ostrovsky, ex inviato di Vice News e oggi corrispondente speciale per la televisione americana Pbs.
Anche lui si trova in Ucraina in questi giorni. Nell’aprile 2014 era stato sequestrato dagli uomini di Girkin. Tenuto per tre giorni in uno scantinato, interrogato e malmenato. Sospetta spia, dicevano i miliziani.
Gli stessi che sequestrarono in quel periodo degli osservatori Osce: merce di scambio per liberare prigionieri in mano al governo ucraino. Gli stessi che rapirono, torturarono e uccisero cinque membri della chiesa pentecostale di Sloviansk. Accusati anche loro di essere spie, solo perché di fede protestante. Il nemico è di nuovo vicino, adesso. Molto più potente rispetto agli infiltrati russi del 2014 e i loro alleati locali. Le truppe russe muovono verso sud, dopo aver preso Izyum e Rubizhne.
I soldati ucraini tentano con ogni mezzo di fermare la loro avanzata. Ci sono i migliori uomini in campo, come i parà del 95° battaglione d’assalto guidato dal pluridecorato generale Zabdrodksy, già protagonista di azioni militari vittoriose in Donbass e della difesa della collina di Karachun nel 2014 contro i miliziani separatisti. Da alcuni giorni le forze russe sono impegnate in una manovra a tenaglia che punta a colpire da due direzioni la difesa ucraina nel Donbass.
(da Il Messaggero)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
LA BANDIERINA DELL’UCRAINA IN BELLA VISTA SUI SUOI ACCOUNT E POST IN CUI SI SMONTANO LE TESI NEGAZIONISTE FILO-RUSSE SUI MASSACRI DI BUCHA
La bandierina dell’Ucraina in bella vista, sullo sfondo poi un drappo strappato con i colori di Kiev – blu e giallo – con una mano che prova a ricucire quel tessuto.
Luca Morisi, ex guru social di Matteo Salvini, ha modificato così il suo profilo social dopo una lunga assenza in seguito alla vicenda di festini che lo ha visto protagonista e costretto a farsi da parte
Non ci sono post dal 2021, ma dai «mi piace» degli ultimi giorni si evince una convinta adesione di Morisi alle ragioni di Kiev.
Non solo, l’ex braccio destro di Salvini condivide post in cui si smontano le tesi negazioniste filo-russe sui massacri di Bucha e vengono criticate le opinioni degli opinionisti «putiniani» italiani (Orsini, Di Cesare). la «Bestia» non è più sovranista filorussa
(da il Giornale)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
NEL PACCHETTO DELLE SANZIONI NUOVE CONFISCHE DEI BENI DEGLI OLIGARCHI
Più sanzioni per la Russia, che includono anche l’import di energia: il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla risoluzione di maggioranza, votata con 513 voti favorevoli, 19 astensioni e 22 contrari.
«La nostra posizione è chiara», ha commentato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. Il quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca è stato illustrato ieri dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen: include la sospensione delle transazioni con quattro banche russe (che rappresentano circa il 23 per cento del mercato del settore bancario nazionale), il blocco dell’import di carbone e lo stop all’export da Mosca per un valore complessivo di 10 miliardi di euro. Per rendere le sanzioni più efficaci, il Parlamento ha oggi chiesto l’esclusione delle banche russe dal sistema Swift, il divieto di ingresso nelle acque territoriali dell’Unione europea e l’attracco nei porti dell’Unione europea di qualsiasi nave battente bandiera russa, registrata, posseduta, noleggiata, gestita dalla Russia e il trasporto di merci su strada da e per Russia e Bielorussia.
I deputati, inoltre, hanno sollecitato il sequestro di tutti i beni appartenenti agli oligarchi o ai funzionari russi e bielorussi, e chiesto ai leader Ue di escludere la Russia dal G20 e da altre organizzazioni multilaterali, come ad esempio l’Unhcr, l’Interpol, l’Organizzazione Mondiale del Commercio e l’Unesco.
«Totale e immediato embargo su gas, petrolio e carboni russi», oltre che «l’abbandono dell’utilizzo dei gasdotti Nordstream 1 e 2». Sono questi i contenuti dell’emendamento presentato da Ppe, S&D, Renew, Greens e Ecr, approvato e accolto dall’applauso dell’assemblea.
I rappresentanti di tutti partiti italiani a Strasburgo hanno votato a favore dell’emendamento. L’embargo per l’import di carbone, tuttavia, potrebbe iniziare in ritardo, dietro richiesta della Germania: a causa del nodo dei contratti in essere, il rinvio avrebbe ottenuto una preliminare approvazione da parte dei 27 ambasciatori dei Paesi membri nella riunione di questa mattina, giovedì 7 aprile. Questa sera, si attende l’ok del Coreper al pacchetto di misure.
(da agenzie)
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Aprile 7th, 2022 Riccardo Fucile
FRUTTO DI UNA PRECISA STRATEGIA CRIMINALE DEL CREMLINO
Non solamente le foto satellitari pubblicate dal New York Times che mostrano i cadaveri per le strade di Bucha prima che i russi lasciassero la città.
Ora nuove e determinanti prove smontano le tesi della propaganda russa che negano l’eccidio e incolpano l’Ucraina per il massacro.
Si tratta di intercettazioni in mano ai servizi tedeschi: l’intelligence che ha ascoltato le trasmissioni radio dei militari di Putin racconta una storia molto diversa da quella che riporta Mosca.
Secondo il servizio di intelligence tedesca BND infatti le informazioni sulle atrocità commesse nel villaggio di Bucha dimostrerebbero un metodo consolidato dell’esercito russo.
Come riporta Spiegel, la BND avrebbe intercettato trasmissioni radio del personale militare russo in cui si discuteva di omicidi di civili a Bucha. Alcune delle conversazioni radio sarebbero legate a specifici corpi ritrovati e fotografati a Bucha, alcuni dei quali diventati tristemente riconoscibili come simboli della carneficina, come l’uomo vicino alla bicicletta la cui morte è stata registrata anche in un video.
Il materiale dimostrerebbe anche che membri delle truppe mercenarie russe “Wagner” erano significativamente coinvolti nelle atrocità.
Spiegel spiega anche che il dossier raccolto da BND avalli l’ipotesi che gli omicidi di civili non siano stati né casuali né iniziativa individuale dovuta a singoli soldati. I militari nelle conversazioni raccolte dall’intellgence tedesca parlerebbero delle uccisioni e delle esecuzioni come di azioni abituali, segno di una pratica consolidata e non di un’eccezione.
Omicidi e crudeltà sarebbero così parte di una chiara strategia con l’obiettivo di diffondere paura e terrore tra la popolazione civile e quindi soffocare la resistenza. Spiegel scrive che il BND ha presentato il materiale mercoledì a un organo parlamentare.
Ad esempio in una delle trasmissioni un soldato dice di aver giustiziato un civile che passava in bicicletta e il racconto coincide con il ritrovamento di un cadavere nel luogo indicato dal militare. Non sarebbe l’unica corrispondenza tra le parole dei russi e la localizzazione delle vittime di Bucha.
(da agenzie)
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