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ALTRO CHE DENAZIFICAZIONE, A PUTIN INTERESSA IL DONBASS PERCHE’ CI SONO GIACIMENTI FINO A 113 MILIARDI DI METRI CUBI DI GAS

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

IL DONBASS È UN TERRITORIO MOLTO RICCO DAL PUNTO DI VISTA MINERARIO: CI SONO 900 SITI INDUSTRIALI, 40 FABBRICHE METALLURGICHE, 177 SITI CHIMICI AD ALTO RISCHIO, 113 SITI CHE USANO MATERIALI RADIOATTIVI, 248 MINIERE, 1.230 CHILOMETRI DI TUBATURE CHE TRASPORTANO GAS, PETROLIO

Perché la Russia punta ad un’annessione di fatto del Donbass? E si va verso due Ucraine, di cui una sotto il controllo di Putin?
Alla prima domanda – nel giorno della strage alla stazione ferroviaria di Kramatorsk – c’è una motivazione economica ed energetica.
L’Ucraina detiene oggi le seconde riserve di gas conosciute in Europa. Alla fine del 2020, le riserve ucraine conosciute ammontavano a 1,09 trilioni di metri cubi di gas naturale, seconde solo alle risorse conosciute della Norvegia di 1,53 trilioni di metri cubi.
Solo nell’area del Donetsk i giacimenti stimati conterrebbero fino a 113 miliardi di metri cubi di gas. Tuttavia oggi l’Ucraina ha un basso tasso di utilizzo della riserva annuale di circa il 2%.
Nelle intenzioni dichiarate di Mosca l’operazione speciale condotta in Donbass sarebbe finalizzata a portare soccorso alla popolazione russa schiacciata e discriminata dal governo di Zelensky.
Pura propaganda: il Donbass è anche un territorio molto ricco dal punto di vista minerario.
Secondo un report della Banca mondiale, in Donbass ci sono 900 siti industriali, 40 fabbriche metallurgiche, 177 siti chimici ad alto rischio, 113 siti che usano materiali radioattivi, 248 miniere, 1.230 chilometri di tubature che trasportano gas, petrolio e ammoniaca, 10 miliardi di tonnellate di rifiuti industriali.
Il controllo di questa zona vorrebbe dire impossessarsi dei giacimenti di carbone, una risorsa mineraria fondamentale per l’affermazione della potenza economica russa.
(da agenzie)

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NON SOLO CRIMINALI; ANCHE IMBECILLI: I MEDIA RUSSI AVEVANO RIVENDICATO LA STRAGE DI KRAMATORSK PRIMA DI DARE LA COLPA ALL’UCRAINA

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

QUANDO E’ EMERSO CHE LE VITTIME ERANO CIVILI IL DIETROFRONT PER TAMPONARE LA CONDANNA DEI PAESI CIVILI

I media affiliati al Cremlino in un primo momento hanno rivendicato trionfalmente l’attacco alla stazione di Kramatorsk, poi – quando sono iniziate a circolare voci del coinvolgimento di diversi civili – hanno iniziato ad incolpare gli ucraini.
Questo è quanto emerge da un’analisi del giornalista politico del quotidiano tedesco Bild Julian Röpcke, che su Twitter ha condiviso gli screenshot del canale Telegram di una delle agenzie governative russe che rilanciano la propaganda di Mosca dall’inizio della guerra.
Le truppe russe erano convinte di aver colpito e distrutto un vagone pieno di munizioni, in realtà è stata una vera e propria carneficina, con il conteggio dei morti che si aggiorna di ora in ora: al momento ne sono segnalati cinquanta, con centinaia di feriti.
Erano tutti civili che volevano prendere un treno per provare a scappare via dal Paese. Inizialmente la Russia aveva rivendicato anche l’arma utilizzata per portare a termine il massacro, un razzo Tochka-U, che poi il ministero della difesa ha smentito di aver utilizzato. Secondo la milizia separatista della sedicente Repubblica popolare di Donetsk, citata dall’agenzia di stampa governativa russa Tass quel tipo di razzo non è nella disponibilità delle forze russe o filo-russe, “ma è utilizzato attivamente dall’esercito ucraino”.
Tesi smentita da diverse prove video che mostrano convogli russi carichi proprio di quel tipo di armi, oltre che delle attrezzature necessarie per lanciarli. Avanzano anche nuove teorie sulla scritta “Per i bambini” trovata sulla fiancata del missile: c’è chi dice che potrebbe essere una sorta di messaggio di vendetta per la morte di bambini tra le fila dei separatisti, e chi ci legge un messaggio di puro sadismo nell’indirizzare l’attacco proprio dove si sperava di trovare famiglie e persone più fragili.
(da agenzie)

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“I RUSSI HANNO SPARATO ALLA NONNA A LETTO“

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

COSI’ HANNO ASSASSINATO LA 77ENNE DISABILE

Svetlana Mykolayivna era un’anziana di Ivankiv, cittadina alla periferia di Kiev. 77enne, gravemente disabile, si è svegliata di notte durante il secondo giorno dell’invasione russa, quando le truppe di Putin hanno fatto saltare in aria la parete della sua camera da letto con proiettili traccianti da 40 mm.
È stata uccisa a colpi di arma da fuoco. A raccontare la sua storia sono i suoi parenti, intervistati dal Mirror.
Svetlana avrebbe acceso la sua lanterna, terrorizzata dopo aver udito i colpi, i proiettili di un fucile d’assalto l’hanno raggiunta attraverso la sua finestra senza darle scampo, secondo i suoi vicini devastati.
Sua figlia Irina, 52 anni, che vive a 200 metri di distanza, ha detto in lacrime: “Hanno sparato nella casa di mia madre, l’hanno svegliata, poi le hanno sparato una volta che ha acceso la luce”.
Il genero di Svetlana, Andrei, un riparatore di lavatrici di 52 anni, ha trovato il suo corpo il giorno successivo. “Sono troppo arrabbiato per andare a casa sua. Non so cosa posso dire – non la riporterà indietro. Stavano uccidendo dei civili qui. Nessuno sapeva che sarebbe successo. È così scioccante”.
Nella camera da letto di Svetlana uno dei bossoli è stato trovato vicino al tappeto insanguinatola, la dentiera dell’anziana sul pavimento, i suoi bastoni da passeggio appoggiati al muro.
Andrei, visibilmente scioccato, indica le foto di sua suocera, dei suoi nipoti, e dei suoi stessi figli. Poi guarda i detriti e le pareti distrutte dai proiettili: “Lo hanno fatto. Guarda cosa hanno fatto i russi”.
“Sapevamo che erano qui. Potevamo sentire i rumori e gli spari, ma non avremmo mai pensato che avrebbero sparato deliberatamente ai civili. Mia moglie non può venire qui. Lei rifiuta. È troppo sconvolgente. Sì, sono stato io a trovarla. Tutto quello che ha fatto è stato accendere una luce e poi hanno saputo che era lì e l’hanno uccisa”.
(da Fanpage)

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SONDAGGIO SWG: CHI VORRESTE PREMIER DOPO DRAGHI?

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

CONTE 31% , MELONI 28% , LETTA 26%, CALENDA 18% , SALVINI E TAJANI 16%

Gli italiani vorrebbero Giuseppe Conte di nuovo premier una volta terminato il mandato di Mario Draghi: è quanto emerge dagli ultimi sondaggi politici elettorali elaborati da Swg.
L’istituto di ricerca, infatti, ha chiesto a un campione rappresentativo di 1200 maggiorenni, quale leader, tra quelli elencati, fosse più adeguato a diventare il prossimo presidente del Consiglio nel 2023, ovvero dopo la conclusione del mandato da premier di Mario Draghi con le nuove elezioni politiche.
Secondo la rilevazione, il 31% degli intervistati vorrebbe di nuovo Giuseppe Conte nel ruolo di premier. Al 28 per cento c’è Giorgia Meloni, seguita, al 26%, da Enrico Letta.
Al 18 per cento c’è Carlo Calenda, mentre Matteo Salvini è solo al 16% insieme al coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. L’attuale ministro della Salute, Roberto Speranza, è il favorito del 13 per cento degli intervistati, mentre Silvio Berlusconi è al 12%. Chiude Giovanni Toti con l’11 per cento, mentre tra i leader, che hanno un gradimento inferiore al 10%, figurano, tra gli altri, Matteo Renzi e Gianluigi Paragone.
(da TPI)

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IL MEGA ATTICO DOVE È CRESCIUTA LA 19ENNE LUIZA ROZOVA, FIGLIA SEGRETA DI PUTIN, CONCEPITA CON L’EX AMANTE SVETLANA KRIVONOGIKH, LA COLF 45ENNE DIVENTATA ORA MILIONARIA

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

UN APPARTAMENTO SU TRE LIVELLI A SAN PIETROBURGO CHE LE DUE STANNO PROVANDO AD AFFITTARE ALLA CIFRA DI 9.200 EURO AL MESE…TETTI DIPINTI, HOME CINEMA E ARREDAMENTO IN STILE CASAMONICA

Date un’occhiata agli interni lussuosi dell’attico dove è cresciuta Luiza Rozova, 19 anni, figlia segreta di Putin, concepita con l’ex amante Svetlana Krivonogikh: la 45enne era una colf diventata in pochi anni una multimilionaria che ha una partecipazione in una grande banca russa.
Luiza e Svetlana stanno cercando di affittare l’appartamento di San Pietroburgo per 9.200 euro al mese. L’attico è stato dato a Krivonogikh l’anno dopo la nascita di Luiza, figlia mai riconosciuta da Putin che non è stata raggiunta dalle sanzioni di Europa e Stati Uniti.
Il complesso residenziale si distingue per l’architettura classica. Il primo piano è composto da soggiorno e terrazzo con vista sul fiume Neva.
Al secondo piano ha una camera da letto con un letto placcato in oro e una stanza per bambini con un soffitto dipinto e un’area giochi. Al terzo piano dell’appartamento c’è un bar con home cinema. L’attico è il più grande del complesso con i suoi 447 metri quadrati.
All’inizio degli anni 2000, gli appartamenti furono venduti ad alcuni dei più stretti amici di Putin: i magnati Vasily Shestakov, Arkady Rotenberg, Yuri Kovalchuk, Nikolai Shamalov, Sergey Fursenko e Alexei Mordashov.
Pare che le due stiano tentando di affittare l’appartamento perché vivono in un altro attico da quasi 2 milioni di euro.
Krivonogikh e sua figlia hanno anche una casa da oltre 3 milioni di euro a Monaco: l’ex amante di Putin – una delle donne più ricche della Russia – ha una fortuna finanziaria e immobiliare stimata in 88 milioni di euro.
(da agenzie)

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SE VI STATE CHIEDENDO PERCHÉ PUTIN HA SBATTUTO IN CARCERE NAVANLY, GUARDATE IL DOCUMENTARIO SUL PRINCIPALE OPPOSITORE DEL DITTATORE FIRMATO DA DANIEL ROHER

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

IL FILM È UNO SPACCATO SULLA RESISTENZA RUSSA E RIPERCORRE LE MANIFESTAZIONI DI PIAZZA, L’AVVELENAMENTO IN AEREO, LA TELEFONATA PER SCOPRIRE I MANDANTI CHE INCHIODA PUTIN, L’ARRESTO E IL CARCERE

C’è un nuovo guaio per Vladimir Putin e per il suo controllo del potere a Mosca. Stavolta viene da un film, Navalny, proiettato in anteprima a New York.
Protagonista di questo documentario straordinario, un thriller che tiene aggrappati alla sedia, è Alexey Navalny, carismatico oppositore del regime putiniano.
L’opera del canadese Daniel Roher ricostruisce le dinamiche dell’attentato a Navalny il 20 agosto 2020 e il suo dramma politico e personale. Ma l’importanza del film è nell’essere il primo documento a darci la misura di quanto forte, determinata, diffusa, pronta a tutto, sia la resistenza russa alla dittatura di Putin.
Lo avevamo sospettato. Abbiamo visto anche recentemente coraggiose dimostrazioni contro la guerra. Abbiamo seguito alcune voci dissidenti contro Putin e la sua devastante guerra. Ma non avevamo ancora visto, nella coerenza di un’opera a tutto campo, quanto l’ispirazione, l’esempio di un leader d’opposizione come Navalny possa toccare i cuori di milioni di persone.
I sondaggi ci raccontano che la maggioranza dei russi è schierata con Putin e che i dissidenti sono una minoranza. Ma da questo documentario si capisce che la minoranza è talmente motivata da rendere possibile un cambiamento al Cremlino. A patto che ai pochi milioni che resistono oggi se ne aggiungano altri.
Ben costruito, con molte immagini inedite, il film parte da un’intervista di Roher a Navalny dopo l’attentato e poco prima del ritorno a Mosca nel gennao del 2021. All’arrivo l’arresto.
Da li, un flashback che ci riporta alle battaglie, alle denunce, ai comizi affollatissimi, ai 182mila volontari che lo appoggiano. E ai momenti chiave della sua battaglia: il viaggio a Tomsk, in Siberia, dove gli agenti del Fsb organizzano l’avvelenamento con il Novichok. Le convulsioni in aereo, l’atterraggio di emergenza a Omsk, l’intervento dei medici che gli danno antidoti provvidenziali, il volo in Germania dove viene curato e dove si prova che l’intossicazione è da Novichok.
C’è poi l’incontro con Christo Grozev, il giornalista investigativo di Bellingcat , che riesce a ricostruire alcune dinamiche chiave che puntano il dito direttamente sul Cremlino.
Putin nega qualunque coinvolgimento in una conferenza stampa live. Sbertuccia Navalny come un debole. Ma capiamo che la debolezza è da un’altra parte. E quanto la tecnologia possa essere importante: Christo recupera i nomi dei possibili esecutori materiali dell’attentato setacciando biglietti aerei per Tomsk, compra informazioni a buon mercato, riesce a mimetizzare il numero da cui Navalny chiama i suoi attentatori.
E, in un momento chiave, il leader politico si presenta come assistente di uno dei capi della Fsb a Konstantin Kudryavtsev, il chimico nel commando organizzato per avvelenarlo. Assistiamo in diretta alla telefonata. Navalny chiede a Kudryavtsev dettagli su quel che è successo a Tomsk per fare un rapporto sul fallimento dell’operazione e quello, convinto di parlare a un suo superiore, confessa tutto. La registrazione viene messa su Internet. Putin è furioso. Kudryavtsev scompare e non sarà mai più ritrovato. Poi, dopo cinque mesi in Germania per curarsi, la decisione di Navalny di rientrare a casa, a Mosca, dove rischia una condanna per … violazione della condizionale.
I protagonisti del giallo sono Navalny stesso, la sua assistente Maryia Pevchickh, la coraggiosa moglie Yulia e, nei momenti più intimi, i figli Daria e Zahar.
Incontro alcuni di loro al Walter Reade Theater, al Lincoln Center, a un ricevimento dopo l’anteprima. Yulia mi dice che il film «mobiliterà una protesta che porterà alla liberazione di Alexey», condannato giorni fa a nove anni di carcere.
Daria, che studia psicologia a Stamford, è commovente nel ricordo del padre in prigione: «Non ho mai avuto dubbi, non gli ho mai chiesto di smettere, anche se ero addoloratissima, perché lui è dalla parte della ragione. E vincerà contro la barriera delle menzogne». Christo mi dice che «ognuno ha la sua versione dei fatti e mente anche senza saperlo.Ma i dati non mentono mai. E i dati che ho recuperato con Alexey inchiodano Putin alle sue responsabilità ».
Daniel, il regista, appena 29 anni, ha cominciato con l’idea di raccontare la storia di Bellingcat : «È stato Christo – rivela – a dirmi due anni fa che stava per scoprire cose importanti sull’attentato a Navalny e ho dirottato il progetto. Ora la sfida è politica». Navalny è anche un film che ci conferma quanto la Russia sia una cugina europea. E che l’Europa – non la Francia, la Germania, l’Italia, ma l’Europa – resta un punto di riferimento chiave per i russi: pur nella loro tradizione, come noi pensano di appartenere alla storia, alla cultura, all’economia europea. Dall’11 aprile il film sarà distribuito in 800 sale in America e in Canada. Presto anche in Italia.
E Daniel, felice per aver vinto al Sundance, a gennaio, il premio per il miglior film votato dal pubblico, mi dice che la grande sfida, anzi la promessa della Warner Brothers, che l’ha prodotto con la Cnn, è trovare il modo di distribuirlo a Mosca: «Spero che in Russia possano vedere in molti il film, anche in modo clandestino, su Internet, via streaming o grazie alle copie private». Se dovesse succedere, se il film sarà davvero visto in Russia, non possiamo non credere, come dice Navalny, che quella minoranza che oggi forma la resistenza a un regime, non possa ingrandirsi davvero, grazie a chi sceglierà di venire allo scoperto. Del resto, la storia conferma: sulle fake news vince l’evidenza dei fatti.
(da la Repubblica)

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MOSCA È ENTRATA NEL CLUB DEGLI STATI PARIA: CON L’ESPULSIONE DAL CONSIGLIO DEI DIRITTI UMANI, LA RUSSIA SI UNISCE A VENEZUELA, CUBA E CINA

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

TRA LE 23 NAZIONI CHE NON HANNO VOTATO PER IL BANDO CI SONO I SOLITI DEMOCRATICI: COREA DEL NORD, SIRIA, IRAN E BIELORUSSIA. E OVVIAMENTE PECHINO, CHE TEME CHE IL VOTO POSSA INDURRE QUALCUNO A TIRARE FUORI LA QUESTIONE DEI DIRITTI CIVILI E I CAMPI DI CONCENTRAMENTO (PARDON, “RIEDUCAZIONE”) PER GLI UIGURI NELLO XINJIANG

Le Nazioni Unite hanno finalmente fatto qualcosa di utile riguardo alla guerra di Vladimir Putin all’Ucraina, dato che l’Assemblea Generale ha votato giovedì per sospendere la Russia dal Consiglio dei Diritti Umani. Il voto è un segno tra i tanti di questa settimana che la scoperta di probabili crimini di guerra russi in Ucraina sta causando maggiori problemi al Cremlino.
Il voto dell’ONU è stato di 93-24, più della maggioranza di due terzi necessaria. L’effetto pratico è trascurabile, ma il simbolismo conta qualcosa quando la Russia è bandita da un Consiglio dei Diritti Umani che include nomi come Venezuela, Cuba e Cina. Apparentemente il Cremlino è troppo imbarazzante come arbitro dei diritti umani anche per le Nazioni Unite – leggiamo nell’editoriale del WSJ.
Le 23 nazioni che hanno votato con la Russia includono i soliti sospetti: Cuba, Corea del Nord, Siria, Iran, Bielorussia e Cina.
Trattare l’appartenenza al Consiglio dei Diritti Umani in questo modo creerà un nuovo pericoloso precedente, intensificherà ulteriormente il confronto nel campo dei diritti umani, portando un maggiore impatto sul sistema di governance delle Nazioni Unite, e produrrà gravi conseguenze”, ha detto l’ambasciatore cinese all’ONU Zhang Jun.Traduzione: Pechino teme che il voto possa indurre qualcuno a tirare in ballo i campi di rieducazione per gli uiguri nello Xinjiang.
Cinquantotto paesi si sono astenuti dal voto, dopo che la Russia aveva tranquillamente minacciato i paesi di punizione se avessero votato per la sospensione. Tra i paesi che non si sono astenuti figurano l’Arabia Saudita, l’Indonesia, il Messico e la Giordania.
Il Kuwait merita una speciale menzione disonorevole per essersi astenuto. I suoi leader hanno dimenticato come gli Stati Uniti li hanno salvati dalle prigioni di Saddam Hussein nel 1991? Anche l’India mantiene il suo steccato morale e strategico in questa guerra, che diventa più difficile da difendere man mano che la barbarie della Russia diventa ovvia.
Su questo punto, si stanno accumulando prove che la brutalità della Russia è deliberata. Der Spiegel, la rivista tedesca, ha riferito che l’intelligence tedesca ha intercettato il traffico radio dei soldati russi che operano a nord di Kiev, vicino a Bucha dove sono state scoperte le fosse comuni.
Fonti hanno detto alla rivista che le intercettazioni indicano “che l’omicidio di civili è diventato un elemento standard dell’attività militare russa, potenzialmente anche parte di una strategia più ampia. L’intenzione è quella di diffondere la paura tra la popolazione civile e quindi ridurre la volontà di resistere”. Questo è conforme alla strategia russa di bombardamento indiscriminato delle città ucraine.
Le atrocità stanno aumentando il sostegno occidentale per più sanzioni alla Russia e più armi per l’Ucraina. L’Unione Europea ha approvato giovedì nuove sanzioni che includono una graduale eliminazione delle importazioni di carbone russo e il blocco delle navi russe dai porti dell’UE. La Germania e altri paesi possono trovare sostituti pronti per il carbone russo, anche se ci vuole tempo.
Ma la vergogna è che l’UE non vuole ancora vietare l’importazione di petrolio e gas russo. Questo significa che ogni giorno l’Europa sovvenziona la guerra della Russia finanziando il Cremlino. Se un divieto è troppo, l’UE dovrebbe almeno mettere i pagamenti per l’energia russa in un conto di garanzia fino a quando Putin terminerà la sua guerra, come ha suggerito il nostro Holman Jenkins.
Il Senato degli Stati Uniti si è anche mosso giovedì per fornire più aiuto all’Ucraina, approvando una legge “lend lease” che permetterà al Pentagono di accelerare la consegna di attrezzature militari e altre forniture all’Ucraina. Permette anche che l’equipaggiamento sia consegnato come un dono per ora, con la promessa di ripagare in una data successiva. Speriamo che la Camera approvi rapidamente il disegno di legge.
L’Ucraina ha vinto la battaglia di Kiev, ma la battaglia per il Donbas a est sarà probabilmente ancora più selvaggia. L’Ucraina sa che se Putin occupa un quarto del paese, può congelare il conflitto e riarmarsi per futuri attacchi. Potrebbe anche pianificare un assalto alla città portuale di Odessa per tagliare tutta l’Ucraina dall’accesso al Mar Nero.
Questa guerra potrebbe essere lunga, e la determinazione dell’Occidente dovrà corrispondere alla brutalità di Putin.
(da Wall Street Journal)

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LITUANIA, LA NUOTATRICE OLIMPICA NUOTA IN UN LAGO ROSSO DAVANTI ALL’AMBASCIATA RUSSA

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

QUEL SANGUE SIMBOLEGGIA LA RESPONSABILITA’ DELLA RUSSIA PER I CRIMINI DI GUERRA

Si chiama «Swimming Through» la performance con cui la campionessa lituana Ruta Meilutyte ha voluto denunciare gli orrori nella guerra in Ucraina.
Medaglia d’oro a Londra 2012, la 25enne si è mostrata in un video in cui nuota davanti all’ambasciata russa a Vilnius in un lago rosso sangue, realizzato con vernice ecologica.
«Lo stagno insanguinato – ha spiegato – simboleggia la responsabilità della Russia per aver commesso crimini di guerra contro gli ucraini. Il nuoto è invece la necessità di uno sforzo continuo per combattere».
La nuotatrice lituana fin dall’inizio della guerra ha espresso solidarietà al popolo ucraino sui suoi social e, a seguito della performance, ha sottolineato che «è fondamentale continuare ad agire, diffondendo informazioni veritiere, facendo volontariato, protestando, donando e facendo pressioni sui governi affinché agiscano».
(da agenzie)

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L’EX BAMBINA DI SCHINDLER’S LIST ORA AIUTA I RIFUGIATI UCRAINI

Aprile 8th, 2022 Riccardo Fucile

AVEVA TRE ANNI QUANDO’ APPARVE NEL FILM DI SPIELBERG. OGGI NE HA 32

La bambina col cappottino rosso di “Schindler’s List” e’ in questi giorni al confine tra Ucraina e Polonia ad aiutare i profughi in fuga dall’invasione russa.
Oliwia Dabrowska aveva tre anni quando Steven Spielberg la filmo’ per le scene nel ghetto di Cracovia mentre i suoi abitanti venivano “liquidati” dalle truppe naziste.
Ne ha oggi 32 e, oltre ad adoperarsi personalmente in prima linea alla frontiera, ha lanciato ripetuti appelli sui suoi profili social, rilanciati oggi da Deadline: “Tutto aiuta. Ci servono materiali e soprattutto donazioni in denaro. Ci servono volontari. La situazione e drammatica e l’ho visto con i miei occhi”.
Nel film, girato interamente in bianco e nero, il cappottino rosso di Oliwia e’ la sola macchia di colore: simbolo dell’alternanza di speranza e disperazione, violenza e compassione, colpevolezza e innocenza al centro del messaggio di Spielberg. In uno dei suoi post su Instagram Oliwia ha ‘photoshoppato’ il fotogramma che la ritrae bambina, cambiando il colore del cappotto in azzurro e giallo, come nella bandiera ucraina
Ha anche raccontato di momenti drammatici vissuti negli ultimi giorni, come quando la Russia ha bombardato Yavoriv, a soli 20 chilometri dal confine: “Ho paura ma questo mi motiva ancora di piu’ ad aiutare i profughi”.
Rievocando il significato della scena nel 2018, in occasione del 25esimo anniversario di “Schindler’s List”, Spielberg spiego’ che per lui la scena della bambina con cappotto rosso rappresentava una chiamata alle armi contro atrocita’ come quelle commesse dai nazisti: “Nel libro da cui e’ tratto il film, Oscar Schindler non riesce a capacitarsi di come una bambina potesse camminare illesa nel Ghetto di Cracovia quando tutti gli altri venivano caricati su camion o uccisi. Una bambina con il cappotto rosso apparentemente invisibile veniva ignorata dalle Ss pur indossando un soprabito del piu’ brillante dei colori”. Per Spielberg quello rappresento’ un simbolo: significo’ che Roosevelt e Eisenhower, e probabilmente anche Churchill e Stalin, sapevano dell’Olocausto e non fecero nulla per fermarlo. Fu una bandiera rossa che, chiunque avesse prestato attenzione, avrebbe potuto vedere”.
(da agenzie)

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