Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
TRA AEREI, VILLE, E YACHT, ROMAN SPENDE 750.000 DOLLARI A SETTIMANA…PER QUESTO AVREBBE CHIESTO A CIASCUNO DEI SUOI AMICI AMERICANI UN PRESTITO DA 1 MILIONE DI DOLLARI… E NON E’ L’UNICO OLIGARCA A PASSARSELA MALE
Un giorno, all’inizio degli anni Duemila, Roman Abramovich si ritrovò a desiderare un piatto di sushi dal suo ristorante giapponese preferito, Ubon, a Canary Wharf a Londra. Sfortunatamente si trovava a Baku, la capitale dell’Azerbaigian , a circa 4.000 chilometri di distanza.
Ma quando sei un oligarca russo con miliardi in banca, questi piccoli ostacoli sono facilmente superabili. E così un aiutante è stato incaricato di effettuare un ordine di 1.400 euro di prelibatezze per il capo e i suoi amici.
La cena è stata prelevata da una limousine con autista, traghettata all’aeroporto di Luton, caricata su un jet privato e trasportata attraverso l’Europa fino al luogo in cui Abramovich stava aspettando, con le bacchette in mano. Al prezzo finale stimato di 48.000 euro, deve essere considerato il cibo da asporto più costoso della storia.
Quando vivi questo tipo di stile di vita da cartone animato opulento per più di due decenni, deve essere un bel colpo avere il cucchiaio d’argento strappato via. Ma questo è proprio quello che è successo al proprietario del Chelsea FC dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
Con i suoi beni congelati sia dal Regno Unito che dall’UE a causa dei suoi legami con il Cremlino, Abramovich, 55 anni, si è ritrovato tagliato fuori dalla maggior parte della sua fortuna di 7,6 miliardi di euro (in calo rispetto agli 13,3 miliardi di euro all’inizio della guerra).
In effetti, questa settimana è stato riferito che le cose stanno andando così male che il miliardario si è ridotto a chiedere prestiti agli amici
Secondo quanto riferito, Abramovich si è avvicinato a una serie di ricchi contatti negli Stati Uniti, dal produttore di Hollywood Brett Ratner ai membri della plutocratica famiglia Rothschild, chiedendo 1 milione di dollari a testa per permettergli di pagare il suo conto settimanale di 750.000 dollari per il personale, anche se l’oligarca nega queste affermazioni.
erché, ovviamente, uno degli svantaggi di possedere un portafoglio di case in tutto il mondo, una flotta di cinque superyacht e almeno tre jet privati è l’enorme costo della loro manutenzione.
Lo stipendio di un capitano di yacht di prim’ordine da solo può costare di 260.000 euro all’anno, poi c’è l’esercito di ufficiali, ingegneri, marinai, hostess e chef che compongono l’equipaggio. L’Eclipse di 550 piedi, con le sue 24 cabine e la coppia di eliporti, ha un equipaggio di non meno di 70 persone. I palazzi richiedono governanti, maggiordomi, addetti alle pulizie e giardinieri.
I jet privati hanno bisogno di piloti e personale di bordo. E questa complessa sovrastruttura deve essere controllata e amministrata da un team di contabili. E Abramovich non è affatto l’unico oligarca che risente del colpo.
Il suo vecchio amico Petr Aven, l’uomo sul cui yacht Abramovich è stato presentato per la prima volta al suo defunto partner Boris Berezovsky nel 1995, si è lamentato di essere un membro dei nouveau pauvres (nuovi poveri).
Aven, 67 anni, direttore della più grande banca privata russa che ha guadagnato 5,4 miliardi di euro dagli investimenti petroliferi, non ha mai imparato a guidare e ora è costretto a pensare alla vita senza autista. Prima che arrivassero le sanzioni, sua moglie girava per i bancomat di Londra cercando di ritirare il maggior numero di contanti, ma non basteranno a lungo.
«Mi sarà permesso avere un addetto alle pulizie o un autista?» ha chiesto Aven in un’intervista il mese scorso. «Io non guido una macchina. . . forse guiderà la mia figliastra. Non capiamo come sopravvivere».
A Virginia Water, nel Surrey, Aven – cresciuto in un appartamento comune a Mosca con cucina e bagno condivisi da otto famiglie – ha una proprietà ancora più salubre, un palazzo neo-palladiano immerso in 8,5 acri di prati verdi. Nel parco, ‘Reclining Figure’, un nudo in bronzo lungo 8 piedi del compianto scultore britannico Henry Moore, che ha acquistato per 19 milioni di sterline, ha un posto d’onore.
All’interno della casa, la collezione d’arte multimilionaria di Aven comprende dipinti di maestri russi come Kandinsky e Chagall. Non che possa svendere nessuno di questi beni per raccogliere soldi, ovviamente. Le sanzioni lo vietano.
Anche il socio in affari di Aven, Mikhail Fridman, del valore di 14,2 miliardi di euro, si è lamentato della sua nuova vita da povero. Parlando al quotidiano spagnolo El Pais, ha detto: «Le autorità del Regno Unito dovrebbero darmi una certa somma così che possa andare in taxi e comprare cibo, ma sarà una cifra molto limitata in relazione al costo della vita a Londra».
«Non posso nemmeno pagare in un ristorante. Devo mangiare a casa e sono praticamente agli arresti domiciliari».
(da Daily Mail)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
BISOGNA ORGANIZZARSI DA SOLI, SENZA VIE UFFICIALI, E RAGGIUNGERE LEOPOLI, DOVE SI RADUNANO I SOLDATI VOLONTARI
«Vuoi andare a combattere in Ucraina? L’Italia lo vieta ma…». Lo spiraglio aperto lo lascia una delle funzionarie dell’ambasciata ucraina a Roma. Non può dire troppo di più perché il palazzetto che si trova in via Guido d’Arezzo è presidiato da due militari italiani che guardano e ascoltano tutto. Impossibile entrare, lo stesso personale ucraino non si fida.
Sul citofono ci sono due pulsanti: uno in italiano e l’altro in caratteri cirillici. Suono mentre c’è un viavai di persone. «Italiyska», dicono tra loro. Subito dopo esce un militare dell’esercito ucraino che vuole sapere cosa vogliamo.
Non parla italiano ma non ci toglie gli occhi di dosso. Scruta ogni movimento e si fa tradurre tutto dalla signora che ci dà indicazioni. «Vorrei sapere come entrare a far parte della Legione Internazionale dell’Ucraina». «Per gli italiani è vietato», risponde subito la ragazza che si è fermata a parlare con noi sull’uscio. Poi, dietro le nostre insistenze, si sbottona un po’: «È vietato ma…».
Dietro quel ma ci sono un mondo di possibilità. Il primo approccio è molto deciso: «Gli italiani non si possono arruolare, la legge italiana lo vieta». Ci giriamo un po’ intorno, cercando un pertugio. «Ma un modo per andare ci sarà?».
«Beh…se vuole…». A quel punto parla più piano si guarda un po’ intorno e ci apre una strada per andare a combattere in Ucraina: «Dovrebbe organizzarsi da solo, senza vie ufficiali. Cioè dovrebbe raggiungere da solo l’Ucraina. A quel punto, una volta arrivato in una delle città più grandi, c’è la possibilità di arruolarsi come soldato volontario».
Tra l’altro le selezioni di volontari pare non siano così accurate. Dunque, aggirare i divieti, è possibile. Nessuno lo mette nero su bianco ma basta toccare i tasti giusti per sentirsi dire «non si può fare ma se lei lo fa di sua iniziativa…». Tradotto non la fermerà nessuno.
Eppure, prima del piccolo incidente con la Farnesina, il sito fightforua, messo online dal Ministero della Difesa ucraino, che dà indicazioni su cosa debbano fare gli stranieri che vogliono arruolarsi nella Legione di difesa ucraina, dava libero accesso anche agli italiani. Ora cliccandoci sopra l’Italia è sparita dalla lista dei paesi, ma il vademecum è ancora lì, utilissimo per chi decide di effettuare il viaggio fai da te.
Il primo step prevede di «rivolgersi all’ambasciata dell’Ucraina del proprio paese, puoi seguire tre strade: andare in ambasciata; chiamare; scrivere una mail».
Il secondo riguarda l’esperienza in campo militare o in agenzie di sicurezza: «I documenti e il tipo di equipaggiamento di cui hai bisogno. Carta d’identità o passaporto; documenti che attestino lo svolgimento del servizio militare o attività in agenzie di sicurezza e la partecipazione in operazioni militari».
Il terzo passo prevede il colloquio in ambasciata con il responsabile della Difesa e l’avvio delle procedure per ottenere il visto con il console. Il punto quattro riguarda la domanda di ammissione: «È possibile scrivere una domanda di ammissione alla Difesa territoriale delle forze armate dell’Ucraina per il servizio militare con contratto su base volontaria».
In sostanza, il candidato viene informato che non dovrà sostenere spese né per il vitto né per l’alloggio una volta al fronte. Viene poi consigliato al volontario – se è nelle sue possibilità – di portare con sé abbigliamento tecnico-militare come elmetto e giubbotto antiproiettile. L’indicazione più importante è alla fine dove si specifica che il raduno avviene a Leopoli, a 500 chilometri da Kiev, al confine con la Polonia.
Il suggerimento, soprattutto per chi viene da Roma, è di percorrere la direttrice che attraversa lo stato polacco. Una volta a Leopoli, i volontari potranno beneficiare di vitto e alloggio pagati. Sarebbe previsto anche un rimborso spese. Ma è bene non dirlo davanti ai soldati italiani che ascoltano fuori dall’ambasciata.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
DA UN CRIMINALE ALL’ALTRO, I PRECEDENTI NEL MASSACRO DEI SIRIANI
Si chiama Alexander Dvornikov e secondo la Bbc è la nuova guida militare sul campo della Russia in Ucraina.
È quindi al comando dell’«operazione speciale» lanciata il 24 febbraio da Vladimir Putin. Un funzionario occidentale ha confermato al media britannico che la Russia ha riorganizzato il comando delle operazione dandolo al generale Dvornikov, che ha una vasta esperienza in Siria.
E questo perché c’era uno scarso coordinamento tra i comandi e le forze russe non erano addestrate per quello che hanno trovato sul campo.
Una tesi confermata da Serghej Markov, ex consigliere dello Zar, che in un’intervista a Repubblica ha spiegato che la Russia si attendeva un’accoglienza diversa dagli ucraini e credeva che i militari di Kiev avrebbero disertato presto.
Il generale Dvornikov ha molta esperienza nelle operazioni militari russe in Siria. Ed è stato messo a capo dell’Operazione Speciale anche in vista del 9 maggio, ovvero il giorno che in Russia è festa nazionale e che potrebbe essere quello giusto per annunciare la vittoria.
«C’è un delta tra la logica militare, che sta preparando un’offensiva imponente nel Donbass, e quella politica che si chiede se andare o meno avanti nelle operazioni», ha spiegato il funzionario alla Bbc.
Attualmente la Russia ha poco meno di cento gruppi tattici di battaglione pronti a operare. Questa è la forza sostanziale messa in campo dalla Russia in Ucraina. Che, secondo gli Stati Uniti, è all’85% delle forze a causa delle ingenti perdite subite sul campo.
Intanto l’intelligence militare britannica sostiene che le operazioni militari russe, in Ucraina, «continuano a concentrarsi sulla regione del Donbass, a Mariupol e a Mykolaiv, supportate dai continui lanci di missili da crociera da parte delle forze navali»; e si prevede «che l’attività aerea russa aumenterà nel Sud e nell’Est del Paese a sostegno di questa attività». I servizi segreti dicono anche che i militari russi continuano a colpire i civili ucraini. Mentre le forze armate ucraine hanno impedito ai russi di creare un corridoio tra Mariupol e la Crimea.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
ALMENO 100.000 BAMBINI PORTATI CON LA FORZA OLTRECONFINE
Mezzo milione di ucraini sono stati deportati in Russia. Dove sono destinati a diventare migranti economici e manodopera a basso costo.
La denuncia è del giornale russo The Insider, che ha raccolto la testimonianza del deputato ucraino Dmitry Lubinets.
Mentre secondo il difensore civico ucraino Tatyana Lomakina fino all’8 aprile sono 400 mila gli ucraini portati a forza in Russia. Lubinets ne conta invece 500 mila, tra cui 100 mila bambini.
Oleg Kadochnikov, vice capo della direzione principale per la migrazione del ministero degli Affari interni della Russia, ha dichiarato che dalle due repubbliche popolari riconosciute da Mosca sono arrivate in Russia 18 mila persone, che hanno già ricevuto la cittadinanza.
Secondo le autorità ucraine invece la maggior parte di loro è stata portata in Russia con la forza. Il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko ha dichiarato il 19 marzo che diverse migliaia di residenti sono finiti in alcuni campi di smistamento russi dai quali sono stati successivamente deportati.
«Secondo l’ufficio del commissario per i diritti umani in Ucraina Lyudmila Denisova al momento circa 492mila ucraini sono arrivati con la forza in Russia. Se una persona non ha documenti, le autorità russe non danno l’opportunità di avere quelli ucraini», ha detto Lubinets.
I russi hanno aperto 400 centri di accoglienza temporanea in 35 regioni, ma è impossibile controllarli secondo il quotidiano. Quando i russi prendono una zona, istituisce posti di blocco nelle strade. Se una persona cerca di andarsene lo deportano. A volte riusciamo a concordare corridoi umanitari e i soldati russi lasciano passare le auto, anche se ci sono controlli sui veicoli. Ma anche quando i corridoi sono concordati i soldati a volte fanno cambiare strada ai profughi e li mandano in Russia. Gli ucraini accusano anche la Croce Rossa Internazionale: «Violando tutte le regole, hanno aperto un ufficio di rappresentanza nella regione di Rostov e aiutano a portare le persone in Russia».
A volte ritornano?
Gli ucraini sostengono di non sapere se qualcuno sia stato in grado di tornare dopo essere finito in territorio russo. Ma c’è chi cerca di attraversare i confini verso gli stati baltici o la Bielorussia. Ma in Russia gli dicono: «Trovati un lavoro, prenditi i documenti, ti aiuteremo». E parlano di programmi in Siberia.
Questo, sempre secondo la denuncia del deputato, serve a mandare gli ucraini in città lontane dove non ci sono abbastanza lavoratori per diventare migranti economici: «Ma dal punto di vista del diritto internazionale sono ostaggi».
Nei giorni scorsi il quotidiano The New Voice of Ukraine ha scritto che alcuni dei deportati sono fuggiti proprio in Estonia.
Gli unici collegamenti di trasporto attualmente operanti tra Russia ed Estonia sono i servizi di autobus e secondo quanto riferito da Rait Remmel, membro del Cda della compagnia di autobus Lux Express, ultimamente oltre il 20% dei passeggeri sulla rotta Estonia-Russia sono cittadini di altri Paesi. Il numero di rifugiati ucraini è aumentato. Sono arrivati in Russia da Mariupol e stanno andando in Estonia passando per San Pietroburgo.
Il destino di Marianna
Questo potrebbe essere stato anche il destino di Mariana Vyscemyrska, la ragazza ritratta mentre scappava dall’ospedale pediatrico di Mariupol dopo l’attacco russo. Ora, secondo le fonti ucraine, sarebbe ostaggio dei russi costretta alla propaganda. Come dimostrerebbe un controverso video rilanciato da alcuni siti legati a Mosca, in cui la beauty blogger racconterebbe una versione diversa, secondo cui l’ospedale era stato trasformato in una caserma per i soldati ucraini, invitando a non fare confusione con l’ospedale centrale di Mariupol, dove erano stati trasferiti i civili e le donne incinte. Una versione raccontata senza mai citare le parole “bombe” o attacco. Per questo molti la considerano dettata dai russi.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
DURE DICHIARAZIONI SUL SOCIOLOGO DELLA RESA AI RUSSI
Porta a Porta sbarra le entrate al professore più controverso delle ultime settimane: Alessandro Orsini, il docente di Sociologia del terrorismo alla Luiss le cui affermazioni hanno generato non poco scalpore dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina.
Dopo il direttore di Rai3 Franco di Mare, che ha definito le osservazioni di Orsini al programma Cartabianca «riprovevoli e assolutamente incondivisibili», anche Bruno Vespa riserva al professore aspre critiche – dirette e indirette – in un’intervista rilasciata a Repubblica.
« La pandemia ci ha insegnato quanti danni può fare una informazione distorta. Con la guerra non si può commettere lo stesso errore. È in gioco la civiltà occidentale, la libertà per cui si sono battuti i nostri padri», ha esordito il conduttore, aggiungendo: «Da una legittima critica agli errori degli ucraini in passato, non si può passare al “né né” tipico di troppi italiani».
A differenza dunque della collega Bianca Berlinguer, che parla di pluralismo delle idee da garantire, Vespa si mostra categorico: «In ogni trasmissione, se si usano toni troppo alti, si stona e il pubblico deve tapparsi le orecchie. Un conto è il confronto, altro è la rissa. Ed è facile portare lo spettatore meno informato fuori dei sentieri della storia».
Con una stoccata finale a Orsini: «È un mio difetto, ma non l’ho mai ascoltato. Se è vero quello che leggo, non l’avrei invitato».
Il professore, dal canto suo, non ha tardato a replicare: «Caro Dottor Bruno Vespa, ci tengo a farle sapere, molto rispettosamente, che non metterei piede nella sua trasmissione per nessun motivo al mondo»
Come no, ci crediamo tutti.
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
LA CNN HA AVUTO ACCESSO AL SITO
La Cnn ha avuto accesso esclusivo alla centrale di Chernobyl per la prima volta dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
E ha trovato un luogo in cui il beep del rilevatore delle rilevazioni si ascolta in continuazione. Si tratta della stanza in cui i soldati russi vivevano durante l’occupazione della centrale nucleare.
Nella stanza non è visibile la fonte del materiale radioattivo, ma secondo i funzionari ucraini viene dalle piccole particelle e dalle polvere che i soldati hanno portato dentro l’edificio.
«Sono andati nella Foresta Rossa», ovvero l’area intorno a Chernobyl che è tuttora la zona più contaminata del pianeta in seguito al disastro nucleare del 1986, «e hanno portato dentro» la centrale «il materiale attraverso le loro scarpe», spiega il soldato ucraino Ihor Ugolkov. «Nelle altre aree le radiazioni sono sotto controllo, ma qui aumentano perché loro vivevano qui», aggiunge.
I funzionari dell’impianto spiegano all’emittente americana che i livelli nella stanza usata dai soldati russi sono solo leggermente superiori a quelle presenti in natura: un contatto singolo non è pericoloso, ma l’esposizione mette a rischio la salute.
«Sono andati ovunque, hanno anche portato della polvere radioattiva sui loro corpi», quando se ne sono andati, sostiene Ugolkov.
In un’area ai margini della foresta la Cnn ha anche trovato un contenitore col pranzo dei soldati con livelli di radiazione 50 volte di quelli naturali.
Nelle immagini della Cnn le aree della centrale occupata dai russi appaiono come saccheggiate: a terra abiti, beni personali, scatole e sacchetti.
«I soldati russi hanno frugato negli abiti e nelle cose personali degli ucraini in cerca probabilmente di denaro, cose di valore, portatili», afferma il ministro dell’interno ucraino all’emittente Denys Monastyrskyy. «Qui stavano facendo un saccheggio – aggiunge -. Hanno rubato computer e attrezzatura».
(da agenzie)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
I FAN DEI TORTURATORI DI BAMBINI AGISCONO DI NOTTE COME I LADRONI… ADESSO LE BANDIERE SONO DUE
Dieci “Z” disegnate in piena notte sulla facciata di un condominio a Montecchio Maggiore, vicino Vicenza, messe lì perché proprio in quel palazzo dal 2003 abita Olena, cresciuta a Zytomyr, nell’Ucraina occidentale.
Alla sua finestra aveva esposto una bandiera del suo Paese, e proprio lì sotto qualcuno ha pensato di imbrattare il muro con il simbolo dell’appoggio all’invasione voluta da Vladimir Putin lo scorso 24 febbraio.
“Quando le ho viste sono risalita in casa ma quando ho raggiunto il pianerottolo non ce l’ho fatta e sono scoppiata a piangere. È orribile: chi può odiare fino a questo punto?”, le parole della donna 41enne riportate dal Corriere della Sera.
Lei lavora da Mc Donald’s, suo marito Marco – il papà delle loro due figlie di 17 e 11 anni — fa il cuoco. La loro abitazione adesso marchiata come accadeva con le case degli ebrei durante la seconda guerra mondiale: “Ci ho pensato anch’io – confida – quel simbolo, per me, ha lo stesso valore che può avere una svastica disegnata sulla casa di un ebreo. È un gesto violento”.
La famiglia ha sporto denuncia ai carabinieri e la Polizia sta vagliando le immagini registrate dalle telecamere di sicurezza per risalire all’autore del gesto. “Non credo sia stato un russo – spiega Olena – qui da noi non c’è la censura e quindi chi vive in Italia sa bene che questa è una guerra di invasione. Ma non penso neppure a una ragazzata. Qualcuno ha voluto mettermi paura, e devo ammettere che un po’ ci è riuscito”.
“Il responsabile deve sapere che non riuscirà a farci vivere nel terrore – aggiunge Marco – la nostra reazione ha già potuto vederla”.
Le bandiere esposte sulla facciata dell’edificio infatti adesso sono due: “Non solo: in tantissimi ci hanno espresso solidarietà, e questo ci infonde moltissima forza”.
(da NetQuotidiano)
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Aprile 9th, 2022 Riccardo Fucile
ESPONENTI POLITICI E COMMENTATORI LO COSTRINGONO A RETTIFICARE
Il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov nell’occhio del ciclone in Russia per le sue dichiarazioni sulle “perdite” dell’esercito di Mosca in Ucraina.
Giovedì 7 aprile aveva rilasciato un’intervista a Sky News nella quale aveva parlato di “significative perdite” in battaglia definendole “una grave tragedia” e auspicando la fine delle ostilità tramite negoziati.
“Il nostro esercito – aveva detto – sta facendo di tutto per portare a termine l’operazione. Ci auguriamo che nei prossimi giorni, nel prossimo futuro, l’operazione raggiunga risultati o si concluda a seguito di negoziati tra le delegazioni russa e ucraina”.
Parole che non sono piaciute a diversi alti esponenti di Mosca, tra i quali diversi commentatori filo-russi e il senatore e presidente del Consiglio generale del partito di Putin Russia Unita Andrej Turchak.
“Quali sono le perdite ‘significative’ e quali le ‘non significative’?”, ha chiesto Turchak. “Che dire – ha aggiunto – delle vittime di otto anni di genocidio del Donbass? E i nostri combattenti a Mariupol, che stringono i denti, salvano i civili sotto tiro e chiedono una vera denazificazione, non capiscono nulla di tragedie?”. Contro Peskov anche Aram Gabreljanov, creatore del portale Life.ru e presidente del cda del giornale russo Izvestia: “Dobbiamo ammettere che Peskov è impreparato a essere l’addetto stampa del presidente durante le ostilità. Tanto è stato efficace in tempo di pace, quanto è indifeso, confuso e perso in tempi difficili! Le sue dichiarazioni danneggiano il morale dei nostri soldati”.
Il megafono di Putin – fa notare Repubblica – ha ricevuto attacchi inoltre da noti canali Telegram filo-Cremlino e pro-conflitto rilanciati dalla direttrice di Rt e Sputnik Margarita Simonjan.
Alla fine Peskov ha precisato di riferirsi ai 1.351 militari uccisi resi noti dal ministero della Difesa: “Abbiamo solo questi dati”, ha spiegato. Dati inconfutabili perché chi lo facesse rischierebbe un’incriminazione ai sensi della legge bavaglio votata dalla Duma che punisce con la reclusione fino a 15 anni di carcere chi propaga “fake news” con la guerra, dove per “fake news” si intende qualunque versione non pre-approvata da Mosca.
(da NetQuotidiano)
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